5. Le fonti dell'UE Flashcards
L’ordinamento giuridico dell’UE si basa su una pluralità di fonti. Quali sono e come possono essere divise?
La macro suddivisione è in:
- fonti primarie: Trattati (protocolli e allegati), Trattati di adesione e Carta dei diritti fondamentali
- fonti secondarie o diritto derivato: regolamenti, direttive, decisioni
Vi sono poi delle fonti intermedie: accordi internazionali dell’UE
Cosa significa “efficacia diretta” dei Trattati?
Si tratta di un concetto elaborato dalla CGUE (sent. Van Gend en Loss 1963), secondo cui la (allora) CEE si trattava di un ordinamento “di nuovo genere” nel campo del diritto internazionale, del quale sono soggetti anche gli individui. Pertanto, anche le norme dei Trattati possono avere efficacia diretta orizzontale e verticale se (i) dalla norma si ricava un diritto a favore di un singolo; (ii) la norma è chiara; (iii) precisa e (iv) incondizionata.
Insieme ai trattati, al vertice delle fonti dell’UE, si annoverano i principi generali del DUE. Cosa sono?
Si tratta di principi di origine pretoria e derivanti dalla giurisprudenza della CGUE. Esempi importanti sono: primato del DUE, efficacia diretta, leale cooperazione, ecc. Rappresentano un parametro di legittimità del diritto derivato e hanno una funzione interpretativa dell’intero DUE.
Tra le fonti primarie e le fonti derivate ci sono gli accordi internazionali sottoscritti dall’UE con Stati terzi. Perché si definiscono fonti intermedie?
Perché sono:
- subordinati ai Trattati: quando l’accordo è incompatibile con i Trattati, può entrare in vigore solo se gli stessi Trattati sono sottoposti a revisione (218 par 11). L’atto dell’UE (regolamento o decisione) relativa alla firma dell’accordo se incompatibile con i Trattati, è suscettibile di sindacato giurisdizionale dinanzi alla CGUE.
- sovraordinati rispetto al diritto derivato: gli accordi internazionali vincolano le istituzioni dell’UE (216 par 2 TFUE), le quali quindi non possono adottare atti in contrasto con questi
Quali sono gli atti giuridici tipici dell’UE vincolanti e non? Si distinguono in base al nomen iuris o ad un criterio sostanziale?
Sono regolamenti, direttive e decisioni (vincolanti) - raccomandazioni e pareri (non vincolanti).
SI distinguono in base ad un criterio sostanziale, quindi bisogna guardare il contenuto. La differenza è importante soprattutto in termini di obbligatorietà e impugnazione: ad esempio un atto che “di nome” è un regolamento ma in realtà è una decisione, potrà essere impugnato anche da parte dei singoli (possibilità altrimenti preclusa).
A seconda della procedura con cui vengono adottati, quali tipi di atti distinguiamo?
- Atti legislativi (art. 289 TFUE) e Atti non legislativi
- Atti delegati (art. 290 TFUE): un atto legislativo delega alla Commissione l’adozione di un atto delegato non legislativo
- Atti di esecuzione (art. 291 TFUE): es. regolamento di esecuzione
Secondo il 288 TFUE, che caratteristiche ha il regolamento?
- Ha portata generale ed astratta
- è obbligatorio in tutti i suoi elementi
- è direttamente applicabile in tutti gli Stati membri: non sono necessari atti di recepimento e producono effetti diretti - superamento del diaframma statale
Quali sono le caratteristiche della direttiva in base al 288 TFUE?
- Può essere destinata a tutti o a taluni degli Stati membri (non individui);
- vincola gli Stati nei risultati da raggiungere, ma lascia libertà (non assoluta) nella scelta di mezzi e forme. Fissa però un termine.
- non è direttamente applicabile, ma acquista efficacia in via mediata mediante il recepimento.
Quando una direttiva può avere efficacia diretta?
Secondo la CGUE (Van Duyn 1974), quando:
- si tratta di direttiva dettagliata, ossia fornisce una disciplina esaustiva e self-executing
- il termine è scaduto e lo Stato non l’ha trasposta nel proprio ordinamento
- conferisce diritti nei confronti dei singoli (è applicabile solo dai singoli verso lo Stato, non viceversa)
Prima del recepimento, le direttive producono effetti?
Si, in particolare:
- obbligo di interpretazione conforme
- obbligo di eseguire la direttiva e comunicarlo (procedura d’infrazione 260)
- obbligo di stand-still (dal principio di leale cooperazione)
La decisione come viene definita DOPO Lisbona? Che problemi ha generato?
“La decisione è obbligatoria in tutti i suoi elementi”. La locuzione [verso i suoi destinatari] è stata cancellata da Lisbona che invece ora recita “se designa i destinatari, è obbligatoria solo nei loro confronti”.
Quindi prima la decisione doveva indicare i destinatari, ora non più necessariamente.
Che efficacia hanno le decisioni “senza destinatari” e come le distinguiamo dai regolamenti? Parte della dottrina dice che si tratta di atti organizzativi, altri invece che ci sono anche decisioni generali diverse, che quindi “sembrano” dei regolamenti.
Passiamo agli atti non obbligatori. Per cosa si differenziano raccomandazioni e pareri?
Entrambi sono atti con cui una Istituzione manifesta un giudizio o un consiglio. Tuttavia le raccomandazioni sono indirizzate, anche se in maniera non vincolante, ad un destinatario e suggeriscono di tenere una condotta, i pareri no.
Accanto a quelli visti finora, abbiamo anche atti atipici. Cosa sono?
Si tratta di atti che è possibile inquadrare in tre categorie:
- previsti dai Trattati, con stesso nome dei tipici ma di diverso valore giuridico: es. regolamenti “interni”, direttive “di negoziato”, ecc.
- previsti dai Trattati, con nomi diversi dai tipici: es. programmi, risoluzioni, constatazioni, ecc.
- non previsti dai Trattati, ma affermatisi nella prassi: comunicazioni, strategie, libri bianchi, verdi ecc.