modulo 2 Flashcards

1
Q

PSICOFISICA

A

disciplina che si occupa di studiare funzionamento della sensazione, tutto ciò che si lega al modo in cui organi di senso intercettano informazioni dal mondo che ci circonda

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2
Q

differenze tra sensazione e percezione

A
  • Sensazione = attivazione dei nostri organi di senso: i nostri organi vengono stimolati e attivati da fonte di energia proveniente da mondo fisico !dipende da dimensione fisica!
  • Percezione = processo attraverso cui lo stimolo viene integrato con le altre informazioni sensoriali e con le conoscenze che il soggetto possiede (modo in cui il nostro cervello ricostruisce la realtà NON in modo soggettivo ma in modo condiviso) ! dipende da dimensione psichica / costruito da nostro cervello!
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3
Q

TRASDUZIONE

A

trasformazione che gli organi di senso compiono sull’energia del mondo fisico per trasformarla in impulsi nervosi, che sono comprensibili al cervello (es. orecchio trasforma vibrazioni sonore in impulsi nervosi)

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4
Q

CODIFICAZIONE

A

conservazione della quantità e della qualità dell’energia all’interno dei potenziali d’azione inviati al cervello
aspetto
- Qualitativo = organo di senso deve avvisare il cervello rispetto al tipo di energia di cui si tratta
- Quantitativo = organo di senso deve avvisare il cervello rispetto al grado di intensità

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5
Q

ESPERIENZA SENSORIALE

A

la sensazione è un’impressione soggettiva immediata e semplice che corrisponde a una certa intensità dello stimolo fisico, quello che accade dal punto di vista dell’esperienza del soggetto è il “sentire qualcosa” in modo immediato e diretto —> possibile solo attraverso la trasduzione

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6
Q

STIMOLO
FISICO

A

materia o forma di energia

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7
Q

RISPOSTA FISIOLOGICA

A

Attività elettriche a livello degli organi di senso, dei nervi e del cervello innescate dallo stimolo

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8
Q

PSICOFISICA

A

studio in modo sistematico della relazione tra lo stimolo fisico esterno con le sue caratteristiche (intensità) e l’intensità della nostra sensazione che lo stimolo provoca nella nostra esperienza

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9
Q

SOGLIA

A

un qualsiasi stimolo fisico presente nell’ambiente non può essere colto se è sotto un livello minimo di intensità detto SOGLIA ASSOLUTA

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10
Q

SOGLIA ASSOLUTA

A

minor intensità di uno stimolo necessaria affinché questo sia recepibile (cioè il più piccolo stimolo variabile), soglia segna confine tra
- stimoli che generano una sensazione venendo recepiti dall’organismo, superiori a soglia assoluta (sovrasoglia /sovraliminari)
- stimoli che non producono controparte nella sensazione e non sono avvertiti da organismo, sottosoglia assoluta (infraliminari / sottosoglia)
non universali e variano da individuo a individuo in un certo range e variano anche nel tempo

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11
Q

SOGLIA DIFFERENZIALE

A

variazione di uno stimolo necessaria per produrre una differenza appena percepibile dallo stimolo di confronto = la più piccola differenza discriminabile tra due stimoli che noi siamo in grado di cogliere

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12
Q

METODO DEI LIMITI

A

ai partecipanti vengono mostrate delle serie di stimoli sonori, si inizia a presentare un suono con intensità nettamente superiore o inferiore a quello ipotizzato (soglia assoluta), al soggetto vengono presentati suoni crescenti o decrescenti

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13
Q

LEGGE DI WEBER

A

incremento dell’intensità fisica (∆I) di uno stimolo (Ss) richiesto per avere una JND (appena percepibile differenza = soglia differenziale) è proporzionale all’intensità iniziale dello stimolo (Ss)

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14
Q

LEGGE DI FECHNER

A

La sensazione è direttamente proporzionale al logaritmo dell’intensità dello stimolo, la sensibilità al cambiamento va progressivamente a ridursi con l’aumento dell’intensità dello stimolo
Curva logaritmica = aumento direttamente proporzionale tra grandezza su ascisse e grandezza su ordinate che ha ina crescita elevata in un primo momento e tende poi ad appiattirsi

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15
Q

METODO DELLA STIMA DI GRANDEZZA

A

al soggetto è richiesto di associare un numero alla sensazione provocata da uno stimolo (diverso dal metodo precedente che misurava la sensazione su base indiretta, tramite discriminazione delle differenze).

M è una costante che dipende dalle unità di misura scelte per misurare S e I, n fa riferimento alla specifica modalità sensoriale

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16
Q

FENOMENO DELL’ADATTAMENTO SENSORIALE

A

aggiustamento delle capacità sensoriali,
avviene quando, dopo un’esposizione prolungata a stimoli fissi, ci si abitua ad essi e si cambia il quadro di riferimento in quanto, i nostri nervi sensoriali non riescono ad inviare messaggi al cervello all’infinito

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17
Q

TEORIA DELLA DETENZIONE DEL SEGNALE

A

Oltre a capacità recettive dell’organismo (sensibilità o capacità di discriminazione), l’influenza della presa di decisione sull’esistenza o meno dello stimolo, soggetti decidono se le loro sensazioni siano realmente prodotte da stimolo o da rumore di fondo

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18
Q

MULTISENSORIALITÁ

A

nel cervello esistono aree deputate unicamente all’elaborazione di un determinato tipo di stimoli, l’integrazione delle informazioni avviene in modo automatico e senza alcuno sforzo in cui è possibile anche l’influenza tra esse

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19
Q

POLISENSORIALITÁ

A

gli eventi che stimolano più sensi contemporaneamente sono percepiti più intensamente

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20
Q

SINESTESIA

A

stimolo che è pertinente ad attivare un singolo senso produce una risposta non nello specifico canale sensoriale sollecitato ma anche in un sistema sensoriale diverso (risposta automatica e involontaria)

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21
Q

teorie che spiegano la sinestesia

A
  1. psicolinguistica = le sinestesie sono meccanismi che permettono l’interazione tra il processo percettivo e quello cognitivo, le stimolazioni che derivano dalla sollecitazione di determinate modalità sensoriali diverse danno luogo a risposte emotive simili
  2. neurologica = secondo rilevazioni ottenute mediante TAC e PET, la sinestesia viene prodotta solo nell’emisfero sinistro, la percezione può essere elaborata in due strutture: corteccia e sistema limbico
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22
Q

da cosa è formato l’occhio?

A
  • cornea
  • pupilla
  • cristallino
  • retina
    -nervo ottico
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23
Q

ACCOMODAZIONE

A

variazione della forma del cristallino in funzione della distanza del soggetto
che vogliamo fissare -> appiattisce quando si guardano oggetti lontani e si arrotonda quando guardiamo oggetti vicini

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24
Q

FOTORECETTORI

A

recettori sensibili a energia luminosa che trasformano energia in impulso, di due tipologie
- CONO = fotorecettori responsabili della visione diurna, della percezione del colore e della capacità di acuità visiva, vedere le cose a fuoco
- BASTONCELLO = recettore che ci rendono capaci di vedere in condizioni di scarsa luminosità e della visione periferica

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25
Q

strati della retina

A
  1. Fotorecettori = cellule che trasducono segnale luminoso in impulso nervoso
  2. Cellule bipolari = raccolgono segnali dei fotorecettori attivati dalla luce e li trasmettono alle cellule gangliari retiniche interne
  3. Cellule gangliari = ricevono segnale, i loro assoni escono da retina formando il nervo ottico (retina composta da circa in 120 milioni di recettori e informazione viene trasmessa a circa 1 milione di assoni)
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26
Q

TEORIA TRICROMATICA DELLA VISIONE

A

esistono 3 tipi di coni
- quelli più sensibili ai colori blu-viola
- quelli più sensibili al verde
- quelli più sensibili al giallo-rosso

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27
Q

TEORIA DEI PROCESSI OPPONENTI DEL
COLORE

A

spiegazione del fenomeno dell’immagine residua (se si fissa un oggetto prolungatamente e poi si sposta lo sguardo su una superficie bianca, si vedrà l’oggetto riflesso ma del suo colore complementare) -> i fotorecettori sono legati a coppie e lavorano in opposizione l’uno all’altro (gli accoppiamenti sono giallo-blu, rosso-verde e bianco-nero)

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28
Q

CAMPO RECETTIVO

A

regione della retina in cui la stimolazione luminosa provoca la massima risposata delle cellule -> composto da centro e periferia, più sono piccoli i campi recettivi (cellule P) maggiore sarà la capacità discriminativa

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29
Q

corteccia visiva

A

Quando la luce colpisce la retina, vengono innestate una serie di reazioni fotochimiche che trasformano l’energia luminosa in impulsi neurali.

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30
Q

elaborazione della corteccia visiva

A
  1. prima elaborazione = cellule del ganglion, confronta la luce fuori e dentro
  2. elaborazione finale = corteccia visiva del cervello, codifica e organizzazione
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31
Q

divisione aree corticali

A
  • via visiva dorsale= collega l’area visiva primaria nel lobo occipitale con il lobo parietale
  • via visiva ventrale= collega l’area visiva primaria nel lobo occipitale al lobo temporale
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32
Q

teorie sulle aree corticali di mishkin

A
  • la via dorsale analizza la posizione degli oggetti nello spazio
  • la via ventrale analizza gli attributi utili per il suo riconoscimento
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33
Q

teoria sulle aree corticali di milner e goodale

A
  • la via dorsale guida l’esperienza consapevole dell’oggetto dove l’out -put invia informazioni a memoria a lungo termine → il danneggiamento di quest’area provoca agnosia visiva = incapacità di riconoscere la forma, dimensione e orientamento di un oggetto (es. non riconosci volti)
  • la via ventrale guida l’esperienza inconsapevole e il suo out -put si riferisce a una guida online del movimento e alla memoria di lavoro→ lesioni a quest’area provocano atassia ottica = disturbo visuo – motorio che comporta errori di direzione e prensione
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34
Q

SUONO

A

movimento delle molecole d’aria provocato da una fonte di vibrazione

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35
Q

divisione dell’orecchio

A
  • Orecchio esterno / condotto uditivo = dove arrivano i suoni sottoforma di vibrazioni -> vengono indirizzati nel condotto uditivo che porta al timpano (=ogni volta che viene colpito da un suono vibra e trasferisce il suono all’orecchio medio)
  • orecchio medio =piccola cavità dove sono riunite tre ossa -> il martello, l’incudine e la staffa che fungono da leve ed aumentano l’intensità delle vibrazioni che vengono poi trasferite alla finestra ovale che porta all’orecchio interno
  • orecchio interno = dove si svolgono i processi tramite cui il suono viene trasformato da vibrazione ad energia nervosa -> suono viene trasferito alla coclea, un tubo a forma di spirale; all’interno della coclea si trova una membrana detta membrana basilare (=ricoperta da cellule ciliate, cui villi vengono mossi dalle vibrazioni ed invano un messaggio neurale al cervello) che divide la coclea in una cavità superiore e una cavita inferiore.
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36
Q

TEORIA DELL’ONDA VIAGGIANTE

A

aree diverse della membrana basilare rispondono a diversi tipi di frequenze

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37
Q

TEORIA DELLA DISCRIMINAZIONE IN FREQUENZA

A

l’intera superficie della membrana funge da microfono vibrando completamente in risposta ad un suono (maggiore è la frequenza è alta, maggiore è il numero di impulsi nervosi che viene trasmesso al cervello)

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38
Q

concetto di equilibrio

A

al di sopra della coclea si trovano i canali semicircolari, tre tubicini contenenti un liquido che si sposta quando muoviamo la testa -> la gravità è percepita da piccoli cristalli detti otoliti, che sono estremamente sensibili al movimento.

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39
Q

OLFATTO

A

è attivato quando le molecole di una sostanza entrano nei canali nasali ed entrano in contatto con le cellule olfattive = i ricettori del naso che costituiscono l’epitelio olfattivo.
Le cellule recettrici sono cellule ciliate → quando le molecole entrano in contatto con le ciglia dei recettori avviene la traduzione olfattiva in impulso elettrico che viene poi trasmesso al bulbo olfattivo connesso alla corteccia olfattiva dei lobi temporali

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40
Q

SENSAZIONE GUSTATIVA

A
  1. generazione dello stimolo nella cavità orale
  2. traduzione in stimolo nervoso che va al cervello
  3. interpretazione in termini sensoriali ed edonici
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41
Q

distribuzione dei recettori non è uniforme

A

dolce = soprattutto sulla punta della lingua
amaro = parte posteriore
acido = lati
salato = lobi

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42
Q

SISTEMA SOMATO SENSORIALE

A

definito un senso multiplo o aspecifico.
- Senso multiplo = la sensibilità somatica si avvale di ricettori distribuiti in tutto il corpo
- Aspecifico = comprende diverse modalità di senso che si distinguono in sensazioni tattili, sensazioni termiche, sensazioni dolorose

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43
Q

tre funzioni principali del sistema somato sensoriale

A
  • esterocezione = funzione che permette di percepire l’ambiente esterno (sensibilità tattile, sensibilità termica, sensibilità dolorifica)  queste raggiungono diffusamente la corteccia in modo preciso e localizzato
  • Intercezione= l’insieme delle sensazioni che provengono dagli organi interni.
  • propriocezione = l’insieme delle informazioni spazio-temporali che il nostro organismo riceve dal mondo esterno per affinare e coordinare i movimenti -> raggiunge in maniera meno precisa la corteccia ma permette di avere sempre il controllo della propria posizione nello spazio.
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44
Q

recettori del tatto

A
  • cellule di Merkel = si trovano nelle regioni cutanee sensibili e registrano la pressione sulla pelle permettendo di avvertire il contatto di oggetti con la cute
  • corpuscoli di Meissner = captano i cambi di pressione
  • corpuscoli di Ruffini = misurano la tensione della pelle e le variazioni
  • corpuscoli del Pacini = tipici di cute e tessuti profondi e captano pressione e vibrazioni
  • recettori per il caldo e il freddo = sono terminazioni nervose libere nella cute
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45
Q

TEORIA DEL GATE CONTROL

A

i recettori nervosi specifici a livello del midollo osseo sono legati a determinate aree del cervello associate al dolore, quando i recettori sono attivati da uno stimolo doloroso, si apre una sorta di cancello che permette al cervello di sperimentare la sensazione di dolore VS Altri recettori neurali possono “chiudere il cancello”

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46
Q

PROPRIOCEZIONE

A

capacità del sistema nervoso di riconoscere e percepire la posizione del corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli anche senza il supporto della vista→ concetto legato all’equilibrio, alla reazione a stimoli esterni e al controllo del movimento.

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47
Q

recettori per la propriocezione

A
  • Recettori vestibolari = strutture del labirinto nell’orecchio interno
  • Fusi neuromuscolari = sono situati nella muscolatura volontaria, quando muscolo si stira improvvisamente una contrazione automatica si oppone allo stiramento
  • Organi di Golgi = sono posti in corrispondenza della giunzione muscolo-tendinea e sono sensibili alle variazioni di tensione
48
Q

PERCEZIONE

A

processo costruttivo (non processo di registrazione) che svolge il nostro cervello basandosi su di dati attraverso il quale elaboriamo gli stimoli che ci si presentano in un’unità dotata di significato

49
Q

errori di chi sostiene la visione ingenua della percezione

A
  • Errore dello stimolo = noi descriviamo ciò che sappiamo e non ciò che vediamo
  • Errore dell’esperienza = attribuiamo a realtà fisica attributi che invece appartengono alla percezione (realtà fenomenica)
50
Q

REALTÀ FENOMENICA

A

realtà fisica vista attraverso gli occhi di un soggetto percipiente

51
Q

ILLUSIONE OTTICA

A

discrepanza fra oggetto e fenomeno, stimoli fisici producono consistenti errori di percezione poiché portano l’osservatore ad avere percezione illusoria
- figure ambigue
- figure paradossali
- distorsioni

52
Q

CATENA PSICOFISICA

A
  1. Stimolo distale = stimolo fisico così come è nella realtà indipendentemente dalla presenza di un oggetto osservatore (energia luminosa / sonora), prodotto dalle molteplicità di radiazioni di vario tipo e intensità presenti nel mondo fisico
  2. Stimolo prossimale = la risposta dei recettori dei nostri organi di senso alla presenza dello stimolo distale (va a coincidere con IMMAGINE RETINICA)
  3. Percetto = energia fisica viene trasformata in energia nervosa e trasmessa a tipiche aree cerebrali (aree di proiezione) di elaborazione; organizzazione cerebrale corrisponde a percezione, ovvero riconoscimento immediato dei fenomeni della realtà (comprende processi di natura costruttiva e percettiva)
53
Q

INDETERMINAZIONE

A

discrepanza all’interno della catena psicofisica, l’elaborazione dei nostri organi di senso è però limitata (non tutto viene registrato)
problema di mancato adattamento al mondo circostante MA è presente un sistema di elaborazione per risalire alla rappresentazione dell’oggetto quanto più possibile vicina allo stimolo distale (anche se non ha accesso a realtà fisica ma solo a come questa viene percepita dai sensi)

54
Q

esempi di indeterminazione

A
  • Informazione prossimale varia continuamente
    a. Cambiamento grandezza e forma mentre ci muoviamo, al crescere della distanza di un oggetto diminuisce la grandezza dell’immagine che l’oggetto proietta sulla retina
    b. Guardando oggetto da punti di vista differenti cambia la forma, ma il nostro cervello sa che è lo stesso oggetto
  • Immagine retinica è bidimensionale = ciononostante il nostro percetto è a tre dimensioni (dotato di tridimensionalità)
  • Informazione prossimale è ambigua = caratteristiche a livello di stimolo confuse e non separabili
55
Q

TEORIA ECOLOGICA DI GIBSON

A

percezione sia evoluta per aiutare l’azione e guidare il comportamento, legame ciclico (se ci muoviamo percepiamo nuove cose)
PERCEZIONE DIRETTA = = secondo Gibson non sono necessari processi di organizzazione o conoscenze pregresse per produrre percetto, ma esso è immediato e spontaneo, fondamento della percezione informazione disponibile nell’ambiente

56
Q

CONCETTO DI AFFORDANCE

A

informazioni che sono presenti nell’ambiente ci suggeriscono delle potenzialità e possibilità di azione (percezione diretta = struttura e proprietà di oggetto mi suggerisce una possibilità d’uso)

57
Q

VISIONE COME MANAGEMENT DELLA PERFORMANCE

A

di goodale e milner
distinzione
- Area neuronale ventrale = situata nel lobo temporale, riconoscimento degli oggetti e li rappresentano nella memoria a lungo termine
- Area neuronale dorsale = occupa lobo parietale, immagazzinamento della funzione degli oggetti e la guida all’azione

58
Q

TEORIA DELLA GESTALT

A

Percezione come processo di organizzazione spontanea del campo percettivo,
percetto risultato di organizzazione olistica
Percezione è un processo primario e immediato non preceduto dalla sensazione ma risultante di un organizzazione interna delle forze che si vengono a creare fra le componenti di uno stimolo

59
Q

ORGANIZZAZIONE PERCETTIVA

A

unifica caratteristiche nel campo visivo che appartengono a uno stesso oggetto fisico e divide ciò che appartiene a un oggetto diverso (si definiscono unità che si separano da altre unità o da uno sfondo)

60
Q

LEGGI DI UNIFICAZIONE DEL CAMPO PERCETTIVO

A

processo spontaneo che avviene in modo automatico date certe condizioni di stimolazione (lavorano insieme, una può interferire o vincere su un’altra)
- Legge della vicinanza = a parità di condizioni, raggruppiamo in un’unica figura figure vicine tra loro
- Legge della somiglianza = percepiamo in modo unitario oggetti o simili uguali a loro (legge sfruttata nel mimetismo), unificazione spesso fatta insieme a segregazione
- Legge chiusura = a parità di altre condizioni, elementi figurali chiusi o che tendono a chiudersi vengono percepiti come appartenenti alla stessa unità figurale
- Legge della buona continuazione = leggiamo il disegno con continuità della direzione naturale, si unificano le linee caratterizzate da continuità di orientamento spaziale
- Legge della pregnanza / buona forma= a parità di altre condizioni vengono privilegiati gli insiemi di stimoli caratterizzati da semplicità / simmetria / regolarità
- Legge destino comune = a parità di altre condizioni, vengono privilegiati insiemi di elementi che sembrano muoversi nella stessa direzione
- Legge dell’esperienza passata = a parità di altre condizioni, elementi che danno origine a una figura familiare o dotata di significato vengono raggruppati insieme

61
Q

FATTORI ISOLABILI FIGURA E SFONDO

A
  • INCLUSIONE = a parità di altri fattori diventa figura la regione inclusa
  • CONVESSITA= elemento convesso diventa di maggiore importanza a discapito di quello concavo
  • AREA RELATIVA = figura più piccola rispetto all’altra emerge come figura su sfondo, quella più grande diventa sfondo
  • ORIENTAMENTO = a parità di altre condizioni diventa figura regione dello spazio colei che è orientata secondo assi principali dello spazio percettivo (verticale e orizzontale)
  • SIMMETRIA = a parità di altre condizioni viene percepita figura regione dello spazio colei che segue la simmetria bilaterale rispetto ad un asse
62
Q

FIGURE REVERSIBILI

A

figure nella quale si ha un’inversione sistematica fra figura e sfondo, la reversibilità è un chiaro segno di instabilità percettiva poiché è impossibile percepire contemporaneamente entrambi i due stimoli o come figura o come sfondo

63
Q

TIPI DI COMPLETAMENTO DELL’ORGANIZZAZIONE PERCETTIVA

A
  • Amodale = presenza percettiva delle parti di contorni e superfici sono occluse da altre superfici opache, nonostante ci sia variazione in osservazione sensoriale si continua a percepire figura per intero
  • Modale = viene creato margine e contorno che non ha corrispondenza in realtà fisica (non c’è contrasto rilevabile ma viene creato comunque un contorno)
64
Q

COSTANZA PERCETTIVA

A

processo interpretativo – costruttivo del cervello, per cui oggetti vengono percepiti come invariabili e stabili, nonostante lo stimolo prossimale (cambiamento dello sguardo e del punto di vista) cambi continuamente, relazione stabile tra percetto e stimolo distale

65
Q

LEGGE DELL’ANGOLO VISIVO

A

la grandezza dell’immagine retinica è inversamente proporzionale alla distanza dell’oggetto dall’occhio, l’oggetto fisico rimane lo stesso ciò che varia è la dimensione che l’oggetto proietta sulla retina

66
Q

LEGGE DI EMMERT

A

ciò che rimane costante non è grandezza fisica ma grandezza retinica, rimanendo costante l’angolo ottico, a distanze maggiori corrispondono grandezze maggiori

67
Q

DIPENDENZA GRANDEZZA DELLA DISTANZA APPARENTE

A

sistema visivo aggiusta la grandezza di un oggetto sulla base della distanza a cui sembra trovarsi

68
Q

PROFONDITÀ

A

Lo spazio percettivo ha tre dimensioni ≠ la nostra retina è una superficie piana, bidimensionale
La percezione di profondità viene appresa in modo naturale nel corso dell’infanzia in una sequenza che si dipana in modo geneticamente predeterminato ma che richiede esperienza visiva
A partire da informazioni in 2D il nostro cervello è in grado di generare la terza dimensione tramite gli INDIZI DI PROFONDITÀ (monoculari e binoculari)

69
Q

INDIZI DI PROFONDITÀ

A
  • INDIZI MONOCULARI = richiedono presenza di un solo occhio
    a. Accomodazione = densità microstrutturale
    b. Indizi pittorici = prospettiva di movimento
  • INDIZI BINOCULARI = richiedono la presenza di entrambi gli occhi
    a. Convergenza
    b. Disparazione / disparità binoculare
70
Q

ACCOMODAZIONE DEL CRISTALLINO

A

cristallino mette a fuoco la luce riflessa dagli oggetti che guardiamo, modificando la propria curvatura in base alla distanza dell’oggetto fissato

71
Q

INDIZI PITTORICI

A
  1. Sovrapposizione = un oggetto occulto da un altro viene considerato più distante
  2. Altezza su piano dell’orizzonte = più un oggetto è in alto rispetto al piano dell’orizzonte, più sembrerà distante
  3. Chiaroscuro= maggiore o minore luminosità renderanno elementi concavi e convessi
  4. Prospettiva lineare = si riconosce un punto di fuga  oggetti più vicini al punto di fuga verranno considerati più distanti dall’osservatore
  5. Prospettiva aerea = più gli oggetti sono sfumati più noi li percepiremo lontani
  6. gradiente di tessitura (texture) = più c’è densità più elementi verranno visti come lontani ≠ se la texture è più distanziata gli elementi verranno visti più vicini  le superfici del nostro ambiente, salvo alcune eccezioni, possiedono una grana o tessitura (perché colore non è uniforme e perché texture sono granulose, porose ecc.) se la tessitura presenta una densità uniforme, la superfice si trova davanti a noi su un piano frontale e quanto più gli elementi sono piccoli, tanto più la superfice verrà percepita distante
72
Q

PROSPETTIVA DI MOVIMENTO

A

informazione veicolata dalle trasformazioni ottiche conseguenti allo spostamento del punto di vista
es. Parallasse di movimento = rispetto al punto di fissazione, gli oggetti lontani appaiono muoversi nella stessa direzione del movimento dell’osservatore, apparendo a tratti anche fermi, mentre quello più vicini sembra si muovano nella direzione opposta muovendosi più velocemente

73
Q

CONVERGENZA

A

quando fissiamo un oggetto gli occhi hanno una certa distanza tra loro e convergono di un certo angolo in modo che l’immagine dell’oggetto cada nella fovea di ciascun occhio

74
Q

DISPARAZIONE BINOCULARE

A

due immagini monoculari provenienti dagli occhi non sono perfettamente identiche in quanto occhi si trovano in due punti diversi (a 6cm l’uno dall’altro), ma vengono combinate e fuse in una singola visione detta VISIONE CICLOPICA attraverso un processo chiamato FUSIONE BINOCULARE
- Disparazione binoculare crociata (necessario convergere occhi per fissarlo) = oggetto più vicino agli occhi, proiezioni oggetto B cadono nell’emiretina temporale, a sinistra della fovea dell’occhio sinistro e a destra della fovea dell’occhio destro
- Disparazione binoculare non crociata = oggetto meno vicino agli occhi, proiezioni dell’oggetto A cadono nell’emiretina nasale, a destra della fovea dell’occhio sinistro e a sinistra della fovea dell’occhio destro

75
Q

STEREOPSI

A

capacità di calcolare la profondità a cui diversi oggetti si trovano basandosi sull’entità della disparità binoculare (quantità di disparità + segno della disparità)

76
Q

PERCEZIONE DI MOVIMENTO

A

percepirò in relazione di un sistema di riferimento
- movimento indotto
- movimento apparente
- movimento autocinetico

77
Q

MOVIMENTO INDOTTO

A

un oggetto in quiete viene visto in movimento, la percezione del movimento dipende dal sistema di riferimento prossimo non, da quello sovraordinato (gli oggetti più grandi fanno da sistema di riferimento per gli oggetti più piccoli), se sono presenti due punti, il movimento si ripartisce in entrambi

78
Q

MOVIMENTO APPARENTE

A

di whertaimer
oggetti vengono percepiti in movimento a partire da stimoli statici presentati a intervalli regolari nel tempo, dipende dalla rapidità del ritmo di successione
a. Movimento phi = movimento più veloce
b. Movimento beta = movimento più lento e chiaro

79
Q

RICONOSCIMENTO

A

attribuzione di significato allo stimolo (ultimo stadio dell’organizzazione percettiva)
capacità di comprendere cosa rappresenta una scena e di riconoscere gli oggetti significativi, percepiamo gli oggetti immediatamente, non i singoli stimoli
dalla cui somma ricostruiamo gli oggetti stessi

80
Q

TEORIA DELL’INTEGRAZIONE DELLE CARATTERISTICHE

A

della Treisman
• riconoscimento e possibilità di dare significato a oggetti nel campo visivo comprende due stadi di elaborazione
1. pre attentivo (automatico e incoscio) = stadio in cui vengono elaborate ed estratte caratteristiche elementari senza l’aiuto dei processi attentivi (forma / colore / dimensione ecc.)stadio non sufficiente a spiegare il riconoscimento
2. stadio di attenzione focalizzata = caratteristiche combinate e segregate in un oggetto unitario che riconosciamo, solo grazie a questo stadio si riesce a riconoscere ed indentificare oggetto (è necessario che ci sia attenzione)

81
Q

TEORIA DELL’ANALISI DELLE CARATTERISTICHE

A

riconosciamo oggetti sulla base dell’elaborazione di un numero limitato di caratteristiche elementari (detti GEONI) il cervello risponde inizialmente riconoscendo le parti che compongono uno stimolo, poi confrontate con informazioni precedentemente apprese (prima vengono comprese singole parti, poi oggetto, situazione o forma nel suo insieme)

82
Q

TEORIA DI MARR

A

tre livelli di rappresentazione ed elaborazione
- abbozzo primario / schema grezzo originario = analisi degli scarti di luminosità presenti nell’immagine (linee, contorni ecc.) e ordinati in maniera gerarchica, estratte caratteristiche semplici
- abbozzo a due dimensioni e mezzo = formazione di angoli e superfici, con rappresentazione della loro distanza e orientamento rispetto all’osservatore (articolazione figura – sfondo)
- modello a tre dimensioni = ricostruito volume tridimensionale dell’oggetto secondo leggi di aggregazione della gestalt

83
Q

PROCESSAMENTO BOTTOM UP E TOP DOWN

A

di Biederman
riconosciamo oggetti usando primitivi volumetrici detti geoni (36, costituiscono una sorta di alfabeto), ricostruzione di volumi tramite primitivi (più volumi formano oggetti ed immagini), 36 primitivi combinati tra loro formano tutti gli oggetti e riconoscimento avviene tramite una descrizione strutturale 3D delle parti dell’oggetto, ricavata a partire dell’informazione 2D
Elaborazione cognitiva può avvenire tramite due modalità che avvengono simultaneamente e interagiscono tra di loro nella percezione del mondo che ci circonda
- Bottom – up / data – driven = riconoscere ed elaborare informazioni che riguardano le singole componenti degli stimoli percependo le caratteristiche fondamentali dello stimolo,
percezione iniziale che avviene riconoscendo i pattern di ciascuna delle singole lettere
- Top – down / concept – driven = percezione influenzata dalle rappresentazioni, categorie, aspettative e concetti provenienti da esperienza precedenti e immagazzinate in memoria

84
Q

ATTENZIONE

A

insieme di processi e meccanismi che ci consentono di concentrare e focalizzare le nostre risorse cognitive su alcune informazioni a scapito di altre alla base del processamento cognitivo degli stimoli

85
Q

piramide gerarchica dell’attenzione

A
  • vigilanza
  • attenzione sostenuta
  • allerta
  • attenzione selettiva - spaziale
  • attenzione divisa (multitasking)
  • controllo attentivo
86
Q

ALLERTA FISICA

A

mantenere l’allerta ha un costo in termini di risorse cognitive ed esiste un sistema di regolazione capace di PRE – ATTIVARE il sistema attentivo e di predisporlo a rispondere più rapidamente

87
Q

ATTENZIONE SELETTIVA

A

Capacità di contrastare distrazione o altra stimolazione che ci circonda (a volte crea fastidio o interferenza) concentrando l’attenzione su una fonte o su un canale contenenti informazioni relativamente deboli

88
Q

VISUAL SEARCH

A

compiti di ricerca visiva che studiano attenzione selettiva

si dovevano individuare gli stimoli target in un’immagine
- Effetto Pop Up = oggetto da individuare trovato immediatamente in quanto differenziato da tutta ciò che ci circonda, stimolo è definito da una sola caratteristica (= future search) i TR sono rapidi e non influenzati dal numero di distrattori

89
Q

RICERCA SERIALE

A

ricerca visiva in cui si passano in rassegna diversi elementi nella matrice fino a identificare il target, ricerca lenta in quanto necessario intervento dell’attenzione per integrare caratteristiche fisiche elementari nell’identificazione e riconoscimento dell’oggetto

90
Q

METAFORA DEL FASCIO DI LUCE

A

capacità spaziale di spostare la nostra attenzione simile ad un fascio di luce che si sposta nel campo visivo come proiettore su un palcoscenico

91
Q

IPOTESI DEL GRADIENTE ATTENTIVO

A

la concentrazione delle risorse attentive è massima in corrispondenza della posizione del fuoco dell’attenzione e decade con l’aumentare della distanza da esso
Le risorse del sistema cognitivo sono limitate, è necessario selezionare le informazioni di ingresso da processare

92
Q

sorgenti di stimolazione che possono spostare la nostra attenzione

A
  • Orientamento volontario = decidiamo noi su cosa focalizzarci -> meccanismi top – down cioè stati interni come scopi e aspettative dell’organismo dirigono l’attenzione
  • Orientamento automatico (non può essere interrotto e rapido) = meccanismi di tipo bottom – up in cui la nostra attenzione viene attratta involontariamente da alcuni stimoli presenti nell’ambiente in base a determinate caratteristiche (es. rumore) -> caratteristiche che determinano orientamento (stimoli intensi come rumori / nuovi / emotivi soprattutto con valenza negativa / dimensione)
93
Q

IPOTESI DEL FILTRO

A

attenzione selettiva vista come filtro, funzione cognitiva va a far funzionare informazioni rilevanti che devono essere processate in modo veloce ed efficiente
Il nostro sistema cognitivo ha un numero di risorse limitate, per evitare una situazione di sovraccarico solo una parte delle informazioni di ingresso vengono elaborate approfonditamente per poi diventare coscienti

94
Q

TEORIA DELLA SELEZIONE PRECOCE

A

di broadbent
Attenzione come filtro che a fronte di certa informazione in ingresso ne fa passare solo la porzione più rilevante
un FILTRO PRECOCE = selezione l’informazione che ha accesso all’elaborazione successiva detta informazione rilevante

95
Q

FILTRO ATTENUATO

A

Filtro mantiene i due canali ma parte dell’informazioni viene attenuata
Filtro mette in primo piano alcune informazioni da elaborare mentre le altre ricevono elaborazione superficiale e rimangono ma in secondo piano-> se informazione attenuata diviene rilevante ritorna ad essere oggetto dell’elaborazione cognitiva

96
Q

SELEZIONE TARDIVA

A

fratelli deutsch
Tutte le informazioni, sia quelle rilevanti che irrilevanti vengono elaborate dal sistema cognitivo, filtro selettivo agisce tardivamente solo nel momento in cui organismo deve dare risposta allo stimolo= selezione tardiva

97
Q

INTERFERENZE TRA INFORMAZIONE RILEVANTE NON RILEVANTE

A

effetto stroop
effetto simon
effetto navon

98
Q

INTERFERENZA STRUTTURALE

A

se due compiti utilizzano lo stesso canale allora interferiscono l’uno all’altro

99
Q

INTERFERENZA DA RISORSE

A

due sistemi di processamento diversi MA risorse attentive verranno divise sui due compiti, un compito ci impegnerà maggiormente (PRIMARIO) mentre uno ci impegnerà meno (SECONDARIO MA potrebbe diventare troppo impegnativo e divenire primario)

100
Q

FUNZIONI ESECUTIVE

A

processi responsabili del monitoraggio dei riflessi attentivi che ci consentono di immettere risposte appropriate alla nostra situazione
- Inibizione di risposte improprie
- Monitoraggio comportamento
- Pianificazione
- Flessibilità

101
Q

FASI DEL SONNO

A
  1. FASE UNO (7% del sonno totale) = onde cerebrali relativamente veloci e di ampiezza ridotta, stato di transizione dalla veglia al sonno che dura solo qualche minuto
  2. FASE DUE (50% del sonno totale) = onde più lente e regolari, con presenza di fusi del sonno = interruzioni improvvise dell’andamento e complessi K.
  3. FASE TRE e QUATTRO (20% sonno totale) = Sonno profondo, onde sempre più lente e regolari (onde delta) con picchi e flessi più accentuati nella fase 3 (attività metabolica del cervello ridotta)
    ! il sonno non-REM è caratterizzato da un’attività̀ cerebrale ridotta e lenta in un corpo pienamente rilassato
    5- FASE REM = attività corticale simile alla veglia con ampiezza ridotta e velocità elevata
102
Q

SONNO REM

A

Fase caratterizzata da intensa attività cerebrale, gli occhi si muovono rapidamente in diverse direzioni e il soggetto sogna, si ha uno stato di eccitazione cerebrale in un corpo praticamente paralizzato (perdita tono muscolare).

103
Q

teorie sulla funzione del sonno

A
  • TEORIA DEL RECUPERO = bisogno di riposo, rilassamento, recupero delle energie (sonno non-REM) e funzione di consolidamento della memoria (REM).
  • TEORIA DELLA CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA = risparmiare energia (le attività metaboliche si abbassano del 10%).
  • TEORIA EVOLUTIVA = sonno organizzato in base al rapporto preda-predatori (es., gli erbivori dormono meno dei carnivori).
  • TEORIA DELL’APPRENDIMENTO = il sonno REM favorisce lo sviluppo cerebrale e l’apprendimento (i neonati dormono di più).
  • TEORIA DEL DOWNSCALING SINAPTICO = il sonno profondo avrebbe la funzione di diminuire l’intensità delle sinapsi controbilanciando l’aumento di intensità che si verifica durante il giorno (ipotesi dell’omeostasi sinaptica).
104
Q

TEORIE PSICODINAMICA DEI SOGNI

A

I sogni rappresentano la soddisfazione dei desideri inconsci (contenuto manifesto = ciò che mi ricordo di aver sognato VS contenuto latente = ciò che sogno effettivamente ma che viene modificato dal lavoro onirico in quanto troppo destabilizzante)

105
Q

TEORIA DELLA SINTESI ATTIVAZIONE

A

secondo Hobson, i sogni sono risultato dell’attivazione casuale del cervello (regione del ponte) durante fase REM, energia elettrica stimola in maniera casuale i ricordi conservati in parti differenti del cervello che vengono ri – assemblati e riorganizzati secondo un senso logico (trama del sogno)

106
Q

TEORIA DEI SOGNI PER LA SOPRAVVIVENZA

A

sogni ci permettono di rivivere e ri – processare le informazioni citriche per la nostra sopravvivenza apprese durante il giorno, sogni rappresentano preoccupazioni che riguardano la nostra vita quotidiana che riflettono nostre insicurezze, indecisioni, idee e desideri; viene visto in chiave evolutiva come un’eredità filogenetica, in quanto il cervello dei nostri antenati non era in grado di processare la grande mole di informazioni acquisite durante la veglia

107
Q

RITMI CIRCADIANI

A

processi biologici che si susseguono a un ritmo che si alterna nelle ventiquattro ore tramite una sorta di orologio interno (es. alternanza sonno veglia) —> coinvolgono più funzioni e sono controllati da un nucleo sovrachiasmatico (NSC)

108
Q

DISTURBI DEL SONNO

A

• INSONNIA = difficoltà a dormire (affligge oltre il 30% della popolazione europea), l’obiettivo dei farmaci sperimentali per l’insonnia è quello di cambiare la percezione della quantità di sonno dell persone
• SINDROME DELLE APNEE NOTTURNE (Obstructive Sleep Apnea, OSA) = la respirazione si interrompe una o più volte o rallenta eccessivamente durante il sonno, bassa qualità del sonno, sonnolenza o stanchezza diurna.
• TERRORI NOTTURNI = risvegli improvvisi dal sonno non – REM (di solito durante fase 4) caratterizzati da paura panico ed eccitazione fisiologica, causa sconosciuta
• NARCOLESSIA = patologia neurologica caratterizzata da eccessiva sonnolenza diurna (sonno incontrollato che colpisce i soggetti da svegli facendoli passare immediatamente da veglia a fase REM), incapacità fisiologica del cervello di regolare sonno/veglia.
• SONNAMBULISMO = disturbo del sonno di natura benigna e a risoluzione spontanea, che si presenta durante la fase 4 -> sonnambulo compie movimenti o comportamenti anche complessi senza esserne consapevole.

109
Q

SOGNI AD OCCHI APERTI

A

fantasie che le persone costruiscono da sveglie, produzione di fantasie prima di addormentarsi viene definita ATTIVITÀ IPNAGOGICA ≠ fantasie successive al risveglio ATTIVITÀ IPNOPOMPICA

110
Q

TRANCE IPNOTICA

A

stato fisiologico indotto artificialmente, apparentemente simile al sonno, che permette una varietà di risposte comportamentali alla stimolazione verbale.

111
Q

MEDITAZIONE

A

Tecnica acquisita che mira alla focalizzazione dell’attenzione («concentrazione»), portando a uno stato di coscienza alterato, consiste nella ripetizione continua di un mantra (suono – parola – sillaba) fino al raggiungimento di una concentrazione talmente assorta dal rendere il soggetto inconsapevole di qualsiasi stimolo e da fargli raggiungere un diverso stato di coscienza

112
Q

SOSTANZE PSICOATTIVE

A

Sostanze che sono in grado di produrre delle alterazioni nello stato della coscienza influenzando emozioni, percezioni e comportamento

113
Q

SOSTANZE ECCITANTI E STIMOLANTI

A

l’effetto sul SNC determina un aumento del battito cardiaco, della pressione sanguigna e del tono muscolare.
- caffeina
- nicotina
- cocaina
- anfetamina

114
Q

SOSTANZE DEPRESSIVE

A

effetto inibitorio sul SNC, rallentamento della capacità dei neuroni di trasmettere informazioni
- alcol
- barbiturici

115
Q

BINGE DRINKING

A

effetto inibitorio sul SNC, rallentamento della capacità dei neuroni di trasmettere informazioni

116
Q

NARCOTICI

A

aumentano il rilassamento e riducono dolore e ansia.
- morfina
- eroina

117
Q

ALLUCINOGENI

A

producono allucinazioni e alterano i processi percettivi.
- marijuana
- MDMA