Logica Flashcards
Quali sono le differenze tra deduzione e induzione?
In una deduzione
- so per certo (assumo) qualcosa riguardo a uno stato di cose: ho una conoscenza universale riguardo a quello stato di cose.
- Le premesse forniscono supporto totale alla mia conoscenza su quello stato di cose.
- Tutti gli stati di cose (logicamente) possibili che rendono vere le premesse devono rendere vera anche la conclusione.
- Il ragionamento deduttivo procede dall’universale al particolare (modello top-down).
In un’induzione
- so per certo (assumo) qualcosa riguardo a una parte di uno stato di cose: ho una conoscenza particolare riguardo a quello stato di cose.
- Le premesse forniscono supporto parziale alla mia conoscenza su quello stato di cose.
- Fra gli stati di cose (logicamente) possibili che rendono le premesse vere, la conclusione dev’essere vera in una parte di essi.
- Il ragionamento induttivo procede dal particolare all’universale (modello bottom-up).
Deduzione: supporto a priori delle conclusioni → logica della certezza
Induzione: supporto basato sulle evidenze → logica dell’incerto
C’è una logica “giusta”?
Non ci sono a priori inferenze giuste o sbagliate fra questi due tipi (induttive e deduttive).
Quale tipo di inferenza adottare dipende dal problema che affrontiamo e dalle nostre idee su come è possibile risolverlo: la mia concezione della conoscenza può influenzare la scelta se adottare inferenze deduttive o induttive per risolvere problemi. Questo è particolarmente rilevante per l’impresa scientifica.
Storicamente la logica deduttiva prevale nelle dimostrazioni matematiche. La matematica però non procede solamente per deduzione: il matematico certamente dimostra teoremi per deduzione; ma spesso si scoprono teoremi seguendo altri approcci più intuitivi (generalizzazioni induttive, analogie non del tutto motivate, prove ed errori, credenze).
Deduzione ed induzione differiscono anche nel modo di considerare la certezza delle nostre conclusioni:
- In una deduzione, le conclusioni sono vere oppure false (se false, la deduzione è viziata all’origine).
- In un’induzione, le conclusioni sono più o meno supportate dalle evidenze.
Quindi, per tracciare una linea di demarcazione tra deduzione e induzione bisogna guardare alle conclusioni.
Quali sono le differenze tra razionalismo ed empirismo?
Razionalismo
- La conoscenza si basa su idee primitive indipendenti dall’esperienza.
- La nostra capacità di ragionare è innata, e su tale base organizziamo i dati dell’esperienza.
- Il modello della conoscenza è il metodo dei matematici – la deduzione, che porta da premesse universali «di ragione» a conseguenze particolari.
Empirismo
- Tutta la conoscenza viene da esperienza ed esperimento; prima di ciò, la mente è tabula rasa.
- La nostra capacità di ragionare è acquisita in un lungo cammino fatto di reiterate associazioni di cose simili.
- Il modello della conoscenza è il metodo delle scienze sperimentali – l’induzione, che porta da casi particolari a regole generali ricavate dai fatti.
Cosa significa pensare che il metodo delle scienze della natura sia quello ipotetico-deduttivo?
Pensare che il metodo delle scienze della natura sia quello ipotetico-deduttivo significa fare una scelta razionalista.
- Le ipotesi non dipendono quasi mai soltanto da noi.
- Le conseguenze delle ipotesi, invece, dipendono da come ho costruito l’inferenza; se l’inferenza deduttiva è valida, allora le conseguenze devono essere vere.
Cosa significa pensare che il metodo delle scienze della natura sia quello induttivo?
Pensare che il metodo delle scienze della natura sia quello induttivo significa fare una scelta empirista.
- Un induttivista basa le previsioni su casi «simili» nell’esperienza passata. Il sole sorgerà domani perché è sorto fino a oggi per lunghissimo tempo, e questa fiducia («grado di certezza») cresce al crescere degli eventi positivi. Possiamo quantificare il grado di certezza, per esempio probabilisticamente.
- Un induttivista si basa sull’aspettativa dall’uniformità della natura.
MODUS PONENS
Nella logica, il modus ponens (MP), dal latino modus ponendo ponens (“modo che afferma”, lett. “modo che pone con l’aver posto”) è una regola d’inferenza, che afferma: se “p implica q” è una proposizione vera, e anche la premessa p è vera, allora la conseguenza q è vera.
P→Q
P
Q
Se piove, la strada è bagnata
Piove
Dunque: la strada è bagnata
Il fatto che l’inferenza sia valida non può assicurarci che ognuna delle asserzioni contenute sia vera; la validità del modus ponens ci dice che la conclusione deve essere vera se tutte le premesse sono vere.
Una valida regola di inferenza in cui una o più premesse non sono vere è chiamata inferenza infondata, laddove tutte le premesse sono vere, allora l’inferenza è fondata.
Nella gran parte dei sistemi logici, il modus ponens è considerato valido; tuttavia le sue istanze possono essere fondate o infondate.
Se la regola d’inferenza è il modus ponens e le sue premesse sono vere, allora l’inferenza è fondata.
Una inferenza che utilizza il modus ponens viene chiamata deduttiva.
MODUS TOLLENS
Il modus tollens (MT), abbreviazione del latino modus tollendo tollens (lett. “modo che toglie con l’aver tolto”), è una regola di inferenza della logica proposizionale, il cui significato è: “il modo che toglie la verità di una proposizione togliendo quella di un’altra”. Regola con cui si nega l’implicazione q e si conclude la negazione di p.
Il termine p prende il nome di antecedente, mentre q è detto conseguente e rappresentano proposizioni logiche.
- p è condizione sufficiente per q
-
q è condizione necessaria per p
cioè: q (se vero) può essere implicato da un termine diverso da p, mentre q (se vero) è necessario per p vero.
P→Q
¬Q
¬P
P = piove (antecendente)
Q = la strada è bagnata (conseguente)
Se piove, la strada è bagnata
La strada non è bagnata
Dunque: non piove
Il modus tollens è un caso particolare di sillogismo ipotetico in cui la seconda premessa è una proposizione il cui valore di verità non è ricavato deduttivamente ma accolto sulla base di un’evidenza empirica.
VALORE DI VERITÀ
Una proposizione logica è un’espressione linguistica che può essere vera (V) o falsa (F).
Milano è una bella città non è una proposizione logica propriamente, in quanto non si può dire se sia vera o falsa. 5 è un numero primo, l’asso di picche è una carta nera, 3+3=6, indipendentemente dal loro valore di verità, sono proposizioni che hanno valore logico.
Quando diciamo che una proposizione logica è vera (V) o falsa (F), stiamo dando a quella frase un valore di verità.
Quando un’inferenza è corretta?
Un’inferenza è corretta quando non è possibile che le premesse siano vere e la conclusione falsa. In altri termini, in tutti i mondi possibili (anche diversi dal mondo attuale) in cui le premesse sono vere, la conclusione deve essere vera.
È possibile che in un’inferenza corretta le premesse siano false (in dato mondo possibile M) e la conclusione vera (nello stesso mondo possibile M)?
Tutti i calciatori sono filosofi
Immanuel Kant è un calciatore
Immanuel Kant è un filosofo
Questa inferenza è corretta dal punto di vista formale. Nel mondo attuale entrambe le premesse sono false, ma la conclusione è vera.
È possibile che in un’inferenza corretta le premesse siano false (in dato mondo possibile M) e la conclusione falsa (nello stesso mondo possibile M)?
Tutti filosofi sono tedeschi
Francesco Totti è un filosofo
Francesco Totti è tedesco
Questa inferenza è corretta dal punto di vista formale. Nel mondo attuale entrambe le premesse sono false, e la conclusione è falsa.
Se in un’inferenza le premesse sono vere e la conclusione è vera, l’inferenza è necessariamente corretta?
Tutti gli uomini sono animali
Socrate è uomo
Atene è in Grecia
Sia le premesse sia la conclusione sono vere nel mondo attuale, ma l’inferenza non è corretta.
PRINCIPIO DI IDENTITÀ
Un principio fondamentale della logica aristotelica da cui prende spunto la logica classica: cose uguali sono cose che hanno gli stessi attributi.
PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE
Un principio fondamentale della logica aristotelica da cui prende spunto la logica classica: una proposizione logica non può essere vera e falsa contemporaneamente.
PRINCIPIO DEL TERZO ESCLUSO
Un principio fondamentale della logica aristotelica da cui prende spunto la logica classica: data una qualsiasi proposizione A, si possono avere solo due eventualità: o è vera A oppure è vera la sua negazione, cioè la proposizione «non A» (¬A)