la linguistica educativa Flashcards
che cos’è l’autobiografia linguistica:
E’ una tecnica molto importante, poiché è spesso la prima cosa che facciamo davanti a una classe di cui non sappiamo niente.
Si tratta del racconto che una persona fa di tutta la propria esperienza linguistica.
La narrazione della propria formazione, del proprio apprendistato linguistico e delle complesse dinamiche (anche affettive e relazionali) che sono coinvolte nell’uso delle varietà della lingua madre e/o del dialetto e/o di altre lingue.
E’ un «particolarissimo “genere”, di confine tra il saggio di scrittura e quello di applicazione di informazioni specialistiche nel campo della sociolinguistica» (Telmon 2006: 222)
«riconoscere il proprio bagaglio di esperienze linguistiche e culturali significa, per l’alunno, da una parte scoprire la propria dimensione di soggetto sociale, dall’altra cominciare a capire che egli vive in una dimensione plurilingue e interculturale» (Groppaldi, 2010)
> modo per parlare di da dove veniamo, che lingue parliamo, da dove vengono queste lingue/varietà linguistiche.
Ovviamente non è assolutamente un oggetto di riflessione epilinguistica (giudizio immediato su un fenomeno linguistico) o metalinguistica (guidizio ponderato).
Guai a chi mette mano sull’autobiografia linguistica per correggere il modo in cui è scritta.
per cosa si usa:
Dagli anni Ottanta viene sfruttata per scopi didattici: la capacità di riflessione autonoma, il collegamento tra le nozioni apprese e la propria esperienza personale
Incoraggiare a “parlare di sé” può rappresentare un forte stimolo alla maturazione delle proprie capacità di relazione
Indagare la formazione linguistica della madrelingua degli studenti, verificarne le analogie o le differenze con la L2
il modello standard dell’autobiografia:
- informazioni anagrafiche sull’autore e sulla famiglia (nome e cognome, età, cittadinanza, residenza)
- repertorio linguistico dell’autore e della sua famiglia
- la formazione linguistica dell’autore
- le «agenzie» della formazione linguistica dell’autore
- eventuali approfondimenti sulle tappe e i tempi della formazione
- giudizio sui codici del proprio repertorio
altri modelli:
- la silhouette (elencare le varietà del proprio repertorio, associare un colore a ogni varietà, collocare le varietà colorate all’interno del corpo)
- la valigia
i due animi della glottodidattica:
La glottodidattica ha due grandi animi:
1. una acquisizionale (la disciplina di tipo linguistico-descrittivo che studia le interlingue e i processi di acquisizione soprattutto spontanea e sopratutto straniere). > si occupa più dell’acquisizione
2. la seconda anima è la linguistica educativa: principalmente orientata alle questioni di apprendimenti linguistico in contesti formali; non è però una disciplina puramente metodologica, ma ha bisogno di fornire un contesto sociolinguistico, semiotico e ecologico (non portiamo la lingua fuori dai parlanti e fuori dal luogo e dal tempo in cui è parlato). > si occupa più dell’apprendimento
La linguistica educativa è fortemente in contatto con la sociologia e la sociolinguistica.
Secondo de Mauro, essa non è un obbligo, ma è molto importante perchè ha aperto alla linguistica campi di studio fondamentali per la comprensione del linguaggio umano.
definizione di ‘linguistica educativa’:
- È un settore delle scienze del linguaggio che ha per oggetto la lingua considerata in funzione dell’apprendimento linguistico nel più generale contesto delle facoltà semiotiche e in una prospettiva variazionista e sociolinguistica.
semiotica = studio dei segni.
La linguistica non considerando solo i segni linguistici, ma anche quelli non linguistici (Ex. tutto è un segno: il nostro look, il modo in cui ci muoviamo… > per vivere, noi diamo costantemente significato a ciò che abbiamo intorno, se ha significato = segno).
Per cui, ‘lidea è non tirare fuori la lingua dal contesto semiotico, ma studiarla all’interno di una variazione culturale.
variazionistica: Non esiste un monolite linguistico che non sia declinato > la lingua è costantemente soggetta a variazione (assi di variazione: diafasico…).
Per i linguisti educativi > linguistica teorica non funziona.
- È la scienza dell’apprendimento linguistico
- Ha per oggetto specifico la parte di lingua che è la lingua dell’insegnamento
- Considera la lingua come oggetto semiotico non solo verbale
fondazione della LE:
- libro di Spolsky, 1978 (Spolsky era un sociolinguista)
- De Mauro e Ferreri, 2005.
l’ambito di riflessione della LE:
La LE riflette sul complesso rapporto fra:
* lingua
* educazione
* cultura/società
Da qui il libro di Balboni ‘le sfide di Babele’, in cui vengono affrontati vari punti:
1. Multilinguismo e plurilinguismo
2. Il QCER - Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue
3. Comprensione e intercomprensione
‘multilinguismo’ e ‘plurilinguismo’:
- Multilinguismo > spazio in cui sono presenti e in uso più lingue
- Plurilinguismo > condizione soggettiva di conoscenza e uso di più lingue
Ma i termini vengono utilizzati anche in questo caso (come acquisizione/apprendimento, L2/LS) in modo spesso interscambiabile
il QCER:
QCER = quadro comune europeo di riferimento
* Common European Framework of Reference for Languages (CEFR)
* Portfolio europeo delle lingue
* Realizzato tra il 1989 e il 1996
* 2001 edizione definitiva ancora valida
* Volume complementare 2018 aggiornato 2020 (Companion volume)
* Per tutte le lingue europee
con QCER intendiamo i livelli A1, A2 (base), B1, B2 (autonomia) e C1, C2 (padronanza). > continuum di conoscenze/competenze.
Le scale dei descrittori esemplificativi sono costituite da descrittori autonomi e indipendenti e non hanno la funzione primaria di essere finalizzate alla valutazione. Non sono scale di valutazione nel senso in cui questo termine viene generalmente utilizzato nella valutazione dell’apprendimento delle lingue. Non tentano di coprire ogni aspetto pertinente a ciascun livello nel modo in cui lo farebbero le scale di valutazione che hanno lo scopo di valutare una prestazione in modo convenzionale. Sono esemplificative, non solo nel senso che vengono presentate come non prescrittive, ma anche nel senso che forniscono solo illustrazioni della competenza a diversi livelli della relativa area. Vertono su aspetti nuovi e salienti; non tentano di descrivere in modo esaustivo tutto ciò che è pertinente. Sono aperte e incomplete. L’idea di designare dei ‘livelli’ oggettivi che potessero descrivere la conoscenza della lingua (b1, b2…); vi è stata una gestazione molto lunga per arrivare a questi punto.
Ovviamente, i contorni fra i livelli sono molto sfumati.
QCER: livelli base:
A1 - Livello base
* Riesce a comprendere e usare espressioni di uso quotidiano e frasi basilari tese a soddisfare bisogni concreti. Sa presentarsi e presentare, e sa fare domande e rispondere su particolari personali. Interagisce in modo semplice, purché l’altra persona parli lentamente e chiaramente e sia disposta a collaborare.
A2 - Livello elementare
* Riesce a comunicare in attività semplici e di abitudine che richiedono uno scambio di informazioni su argomenti familiari e comuni. Sa descrivere in termini semplici aspetti della sua vita, dell’ambiente circostante riferiti a bisogni immediati.
QCER: livelli di autonomia:
B1 - Livello intermedio o “di soglia”
* Riesce a comprendere i punti chiave di argomenti familiari che riguardano la scuola, il tempo libero ecc., muovendosi con disinvoltura in situazioni che possono verificarsi mentre viaggia nel Paese di cui parla la lingua. Sa produrre un testo semplice relativo ad argomenti che siano familiari o personali. Sa esprimere esperienze ed avvenimenti, sogni, speranze e ambizioni, e spiegare brevemente le ragioni delle sue opinioni e dei suoi progetti.
B2 - Livello intermedio superiore
* Riesce a comprende le idee principali di testi complessi su argomenti sia concreti sia astratti, come pure le discussioni tecniche sul proprio campo di specializzazione. È in grado di interagire con una certa scioltezza e spontaneità che rendono possibile un’interazione naturale con i parlanti nativi senza sforzo per l’interlocutore. Può produrre un testo chiaro e dettagliato su un’ampia gamma di argomenti e riesce a spiegare un punto di vista su un argomento fornendo i pro e i contro delle varie opzioni.
QCER: livelli di padronanza
C1 - Livello avanzato o “di efficienza autonoma”
* È in grado di comprendere un’ampia gamma di testi complessi e lunghi e ne sa riconoscere il significato implicito. Si esprime con scioltezza e naturalezza. Usa la lingua in modo flessibile ed efficace per scopi sociali, professionali ed accademici. Riesce a produrre testi chiari, ben costruiti, dettagliati su argomenti complessi, mostrando un sicuro controllo della struttura testuale, dei connettori e degli elementi di coesione.
C2 - Livello di padronanza della lingua in situazioni complesse
* È in grado di comprendere senza difficoltà praticamente tutto ciò che sente e legge. Sa riassumere informazioni provenienti da diverse fonti sia parlate che scritte, ristrutturando gli argomenti in una presentazione coerente. Sa esprimersi spontaneamente, in modo molto scorrevole e preciso, individuando le più sottili sfumature di significato in situazioni complesse.
approcci plurali:
Nascono dall’idea che non bisogna imparare una lingua per volta, ma che bisogna ragionare già partendo dall’idea che noi siamo in varie misure animali plurilinguistici.
Gli approcci plurali sono molto forti in europa.
Perchè uno spagnolo deve parlare inglese con un italiano? Perchè la conversazione monolingua è l’unico modo? Fra due lingue romanze? E se ci fosse un’educazione linguistica che ci insegna a capirci meglio? E a parlare in modo che uno spagnolo possa capirci?
I principali approcci plurali:
* approccio interculturale
* l’Éveil aux langues
* la Didattica integrata delle lingue
* l’Intercomprensione > quello che ha avuto più presa in Italia
gli obiettivi comuni agli ‘approcci plurali’:
- comunicare oralmente in contesti multilingui, ad esempio, partecipare ad un dialogo in più lingue; utilizzare l’alternanza di codice e il code-mixing come strumenti funzionali dal punto di vista della comunicazione e del contesto;
- attingere da fonti in lingue diverse per eseguire compiti di produzione o di interazione in una lingua;
- sfruttare un profilo di competenze linguistiche sviluppate in maniera diseguale in diverse lingue;
- sfruttare le potenziali capacità di lettura in diverse lingue vicine ma mai studiate;
- utilizzare qualsiasi tipo di conoscenza acquisita durante l’apprendimento delle lingue precedenti per comprendere testi in lingue della stessa famiglia
A livello politico, l’obiettivo è togliere potere all’inglese come lingua franca.
L’obiettivo più grande non è quindi sapere una lingua, ma saper comunicare con i parlanti di altre lingue.