la linguistica acquisizionale: Flashcards

1
Q

cos’è la linguistica acquisizionale:

A

È l’altra anima della glottodidattica. Ci siamo lasciati con le note di Chini (2012), elementi che per lei sono cose importanti che devono passare alla linguistica educativa dalla linguistica acquisizionale.

È una disciplina che studia i processi di acquisizione e apprendimento di una lingua non madre, solitamente L2, termine ombrello che sta per lingua che l’individuo impara dopo che si è stabilizzato nella sua lingua madre; dunque, L2 prende dentro anche L3 o L4, LS etc.

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2
Q

caratteristiche della L2:

A
  • Si forma dopo la L1,
  • o è influenzata dalla L1, l’influenza è inevitabile ed è data da due dinamiche:
  1. intuizione: applicare forme familiari, della L1 alla L2;
  2. inibizione: fare più fatica ad applicare una forma propria della L2 alla L2 perché, per es., non esiste nella propria L1; (es. gli articoli per un cinese che sta cercando di imparare italiano);
  • o può essere acquisita parzialmente (Cioè anche le regole strutturali della lingua possono non essere acquisite, al contrario di quanto succede con la L1).
    Quasi tutto quello che abbiamo nella vita hanno regole, NORME che possono essere REGOLANTI (che regolano una cosa) oppure STRUTTURANTI (che strutturano l’essenza di una cosa). Es. il calcio ha norme che ne regolano il gioco, mentre il goal è una regola che struttura il calcio, senza la quale sarebbe uno sport diverso. Per le lingue vale la stessa cosa, la lingua è fatto sia di regole regolanti sia di norme strutturanti. Allora quando i linguisti dicono che una lingua si può imparare parzialmente, cosa intendono? Non si può conoscere parzialmente le regole strutturanti della propria lingua madre, è per forza acquisita totalmente, mentre una L2 no. Conosciamo tutte le regole strutturanti della nostra LM, mentre non è detto che conosciamo quelle regolanti, come per esempio scrivere un saggio accademico. Mentre per la L2, accettiamo di non conoscere tutte le regole strutturanti.

Noi non conosciamo tutte le parole possibili dell’italiano, pure se siamo LM e hanno funzione regolanti, mentre sappiamo necessariamente quelle per la comunicazione.

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3
Q

apprendimento e acquisizione:

A

Per un adulto, è difficile pensare a una acquisizione totalmente spontanea. E pensare ad un percorso di apprendimento linguistico che non ha acquisizione è altrettanto irreale.

Non è semplice determinare se l’apprendente ha immagazzinato gli item linguistici come conoscenze esplicite o implicite.

Es. Espressione di interlingua avanzata come: “gli studenti dovrebbero seguire tutte le lezione” –> come possiamo sapere se lo fa perché ha studiato il condizionale per 200 giorni o perché l’ha sentito usare in quel modo?

Acquisizione: cosa noi acquisiamo spontaneamente?

Quello che è più frequente, quindi quello che è più probabile, come per esempio l’incontro di b+a, la sillaba ba, mentre la sillaba bn è molto più rara (abnorme) –> sarà più facile impararlo spontaneamente. Questo vale anche per il lessico (tavolo largo > tavolo amoroso). Questo fenomeno lo chiamiamo type frequency.

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4
Q

l’interface:

A

Conoscenze linguistiche esplicite passano a implicite con l’uso.
Es. Io imparo qualcosa, penso “ah, si dice così” poi diventa una cosa automatica attraverso la correzione e la pratica. Questa cosa si chiama interface.

Rob Ellis, grande linguista, pensava che impariamo a parlare la lingua come impariamo a guidare, a una certa diventa implicito.
La domanda di Ellis è: a consapevolezza (apprendimento) della regola grammaticale ti porta a parlare piu’ correttamente?

Per Krashen, non esiste l’interface fra conoscenze esplicite e implicite, le conoscenze esplicite ci servono per lui solo per capire quanto sappiamo una lingua (“monitor” = farci capire quando c’è qualcosa che non va’), non per impararla o per parlare correttamente.
Per lui funziona sentire usare degli elementi, non che qualcuno ci dica “questo si usa così”(> non esiste l’interfaccia).
Non è quindi la grammatica ad impedirci di commettere errori.

Ellis e Ullman hanno una posizione intermedia: weak interface position: studiare grammatica può stimolare la funzione di monitor, se non altro nel senso di permettere al cervello di “notare” la mancanza e la ridondanza di parti grammaticali (sostanzialmente il punto è che se sapete che ci va la -s alla terza persona, il vs cervello vi avviserà).

Quando l’insegnante sente un errore, può:
* ripetere la frase (sottolineando l’errore con la mimica o la voce
* fare una domanda che obblighi lo studente a rifare l’affermazione (possibilmente giusta)
* provare a elicitare dando degli indizi
Il feedback correttivo può stimolare l’azione di monitor e di acquisizione, aiutando ad integrare la correzione tra le competenze acquisite. Grazie al monitor (interno) ed il feedback correttivo (esterno) si può trasformare gradualmente le nozioni apprese in competenze acquisite, ovviamente la correzione deve essere pratica e rinforzata positivamente, nonchè sostenuta con esempi e con la possibilità di praticare molto per completare l’automatizzazione.

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5
Q

Differenza generale tra acquisizione di L1 e di L2:

A
  • differenza quantitativa: Quando in L1 impariamo a dire palla, capiamo anche cos’è il concetto palla. Quando abbiamo imparato “ball” in L2, inglese per esempio, abbiamo capito questo, che palla si dice ball in inglese, senza fare il grande lavoro di categorizzazione di prima. Non abbiamo bisogno di ri-imparare cos’è una palla. L’apprendimento di L2 è per lo più per imparare gli aspetti superficiale della lingua.
  • differenza qualitativa: “apprendere una seconda lingua non è lo stesso di acquisire di nuovo il linguaggio” (Corder); ovvero c’è stato un momento in cui abbiamo capito che il linguaggio verbale esiste e serve per categorizzare le cose, che le persone comunicano tramite la lingua.
    Questa cosa, anche quando studiamo una lingua lontanissima, la sappiamo già. Sappiamo già cosa serve una lingua, un linguaggio verbale.
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6
Q

sull’incommensurabilità delle lingue:

A

In molte situazioni, sappiamo bene che ci sono eccezioni: il modo in cui il francese categorizza certe cose, non è uguale all’italiano, a volte è diverso e questa diversità è spaventosa perché ci lascia un senso di non-governabilità, perché non c’è un elemento di commensurabilità. Possiamo mettere a confronto due lingue, ma non possiamo commisurarle in una realtà oggettiva, pure se prendiamo una terza lingua à relativismo linguistico.

Le lingue sono paragonabili ma non commensurabili.

Ad esempio se osserviamo alcune espressioni binominali in inglese e pensiamo alla traduzione italiana osserviamo:
* Situazioni in cui i concetti per esprimere una forma sono diversi totalmente: «giorno e notte» VS «caldo e freddo» o parzialmente «nato e cresciuto» VS «nato e allevato» (‘hot and cold’, ‘born and raised’)
* Situazioni in cui i concetti sono identici: «più o meno» (‘more or less’)
* Situazioni in cui esiste la forma solo in una lingua: ‘short and sweet’.

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7
Q

Differenze fra acquisizione di L1 e L2:

A
  1. Ambiente di apprendimento (perlopiù formalizzato e strutturato per L2)
  2. Età dell’apprendimento
  3. Motivazione all’apprendimento: nessuna motivazione per una L2 sarà mai abbastanza forte come quando abbiamo imparato la nostra L1: imparare il linguaggio in sé.
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8
Q

le interferenze:

A

L’interferenza è l’influenza reciproca di L1 su L2, meno L2 sappiamo più cerchiamo di applicarle la L1. Abbiamo un’influenza anche su L2 su L3 e su L2 su L1! Che in alcuni casi sono anche positive. I repertori linguistici si arricchiscono sempre. In altri casi invece sono elementi che non trovano corrispondenza della seconda.

È uno dei concetti chiave/area di lavoro della linguistica acquisizionale.

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9
Q

l’interlingua:

A

Concetto fondamentale è l’interlingua, cioè il sistema linguistico di un parlante che acquisisce una lingua, L2 e non solo, con certe regole:
1. regole in evoluzione: A1 –> A2 se l’input cambia e se c’è esigenza comunicativa,
2. abbastanza stabili da essere osservabili, cioè ci permettono da capire che sono un A1;
3. abbastanza frequenti tali da poter dire che sono sistematiche, cioè dentro un sistema linguistico, non un errore;
4. abbastanza diffuse e condivise da parlanti in condizioni simili da essere tipiche, accumunanti;
5. regole abbastanza diversificate dai parlanti da essere caratterizzanti: se io parlo in un paese anglofono, si capisce che non sono un LM e anche che è l’interlingua di un francese, di un cinese, etc.
6. Per questioni fonetiche, ma anche per altre questioni legate al sistema linguistico; discriminanti.

LE 4 FASI DELL’INTERLINGUA:
* fase del silenzio
* formule (Ciao. Come stai? Di dove sei? I don’t understand)>
* analisi della formula (Come / stai) e produzione non native-like
* produzioni autonome corrette ma con semplificazione

Esempi di interlingua:
* le ragazze –> le mane (e non le mani): una persona che per analogia ha sovraesteso una regola; (Regola/analogia);
* mio figlio Torino (e non mio figlio è A Torino), forma di Semplificazione;
* io celo machina (generalizzazione/sovraestensione), frequentissimo nelle interlingue: si sente così spesso ce l’ho che viene usato come avere;
* ci sono che non riesco a capire parole (Transfer (trasferimento di un fenomeno linguistico della L1 alla L2): caso di interferenza forte, casua: disposizione delle parole diversa nella L1).

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10
Q

l’interlingua: fase del silenzio:

A

FASE DEL SILENZIO = cosa di cui non c’era traccia prima dell’attenzione al dato cognitivo. Per la nostra acquisizione, c’è sempre uno scarto rispetto alla capacità passiva. Anche se ci obbligano a parlare, se noi prima non abbiamo una capacità passiva, non posso farlo.

È una fase di acquisizione in cui non c’è produzione linguistica, soprattutto in una acquisizione spontanea il primo momento è cercare di ascoltare. Di capire cosa succede. Normalmente i processi linguistici sono suddivisi in tre momenti: input (quando ascoltiamo una canzone in inglese), intake (quello che stiamo capendo di quella canzone), output (se usiamo più con la bocca quello che abbiamo capito. Puro cognitivismo).

Se ascoltiamo per due ore un nastro in Svedese, di cui non sappiamo niente, senza immagini etc. Non capiamo niente, ma se guardiamo una serie TV in Svedese magari capiamo qualcosa, pure senza sottotitoli, riusciamo a capire un saluto magari, diventa input comprensibile, forse dopo tante ore diventa intake. Ma se non è per niente comprensibile, senza appigli (immagini, gesti, etc), noi continuiamo a non capire niente.

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11
Q

l’interlingua: formule:

A

formule ad es. “Ciao, come stai? I don’t understand” etc.; noi potremmo non sapere che forma è “come stai”, ma so che posso usarla in un certo contesto, senza lessico, senza sintassi, ma solo pragmatica: adeguatezza ad alcuni suoni ad un contesto comunicativo.

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12
Q

l’interlingua: analisi della formula (come/stai) e produzioni non native-like:

A

Il concetto di basicità in termini di linguistica è un concetto di tipo funzionale, la BASIC VARIETY (varietà di base) è ciò che consente al parlante di esprimere più compiti linguistici possibili, con pochissima morfologia e parole grammaticali, articoli, preposizione… le cose indispensabili (‘io mangiare mela’). Per alcune lingue c’è una difficoltà vera a distinguere un verbo da un nome, anche in A2 (es. Per un cinese, per es., un nome e un verbo possono anche la stessa cosa, perché in cinese la loro caratterizzazione dipende dalla loro posizione).

A volte questa analisi della formula (come/stai) funziona, a volte sbaglia; quindi, è molto lontano dalle produzioni native-like.

Questo è un criterio funzionale, ma non è strutturale. Diventa strutturale.

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13
Q

l’interlingua: produzioni autonome corrette ma con semplificazione:

A

Cioè, produzioni che possono essere ancora delle varietà basiche, in cui la semplificazione non è più magari sull’articolo ma sui verbi. La semplificazione è una caratteristica universale nei processi di apprendimento: partono da una semplificazione del codice. Ad esempio, un che factotum, invece di altre forme, ad esempio il sovra-utilizzo del presente, etc.

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14
Q

l’interlingua nella linguistica educativa:

A

Il concetto di interlingua ha un grande peso anche per l’insegnante. Un insegnante può considerare l’interlingua come:
1. repertorio di sbagli, di errori nella L2 degli apprendenti, (che l’insegnante deve raddrizzare);
2. spazio dell’apprendimento con fenomeni che si possono osservare didatticamente e/o specificamente, quindi può essere usata per capire il livello dell’apprendente e aiutarlo ad alzarlo, (prospettiva ancora correttiva);
3. spazio di contatto attivato reciprocamente fra lingue, prospettiva meno correttiva.

Oggi tendiamo a considerare l’interlingua oscillando soprattutto fra la seconda e terza opzione> se io faccio tutto quello che devo fare in francese, secondo le mie esigenze, io sono bilingue, in italiano e francese nel modo in cui mi servono.

“Il brutto esempio”: video-intervista a uomini stranieri, 2019. Esempi di interlingua. Interlingue molto diverse, alcune molto post-basiche ma comunque marcate, descrivibili e categorizzanti. Abbiamo sentito TRANSFER DI ALTRE LINGUE (morfo-sintattiche inglese applicate all’italiano, per esempio).
Inoltre, vediamo che il giornalista è convinto di sapere l’Italiano con I maiuscola; tuttavia, lo sentiamo parlare in un modo marcato che non è uguale al nostro. à non esiste 1 italiano.

Per la linguistica educativa, questo concetto serve per relativizzare il concetto della lingua standard, di interlingua e della varietà di apprendimento.

pre-basico > non funzionale
post-basico > funzionale

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15
Q

alcuni concetti chiave della LA:

A
  • Interlingua
  • Transfer
  • Input / intake (ciò che effettivamente prendiamo dall’input) / output
  • Semplificazione (principio universale)
  • Variazione (se non sistematica, oscillazione)
  • Varietà basiche (Pre-basiche, Post-basiche)
  • Backsliding
  • processo generale per cui la competenza linguistica può anche arretrare (non solo avanzare)
  • Fossilizzazione (e permanenza)
    il processo di acquisizione linguistica, oltre a non essere unidirezionale, non è infinito. Può arrestarsi (per poco tempo o in modo permanente); il punto d’arresto fisso è il punto d’arresto dell’acquisizione linguistica.
    La fonetica è quella che si arresta più facilmente (quindi la pronuncia). La fonetica, e non la fonologica, perchè la fonologica (cioè la contrapposizione fra foni) è discriminante, mentre la fonetica no (ex. la r italiana e quella francese).
    E’ difficile che si fossilizzi il lessico, poiché impariamo sempre nuove parole.
    Spesso accade che la varietà di base si fossilizzi, poiché è sufficiente a comunicare.
  • Sequenza
  • Error (competence)/mistake (performance)
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16
Q

il ‘progetto di Pavia’ e le sequenze di apprendimento:

A

Quando?
Dal 1986 raccolta e studio quasi ventennale di corpus di apprendenti italiano L2 (10-48 anni).

Quali lingue?
francese, tedesco, inglese, cinese mandarino, dialetti cinesi Wú, dialetti cinesi cantonesi, tigrino (lingua semitica dell’Eritrea), varietà di arabo, malese, chichewa (lingua bantu), albanese.
Gli apprendenti italiano L2) sono stati fotografati in più punti del loro processo di apprendimento.

Risultati «macro»
* La tipologia della lingua madre influisce sulla velocità e sulla possibilità di raggiungimento delle varietà più avanzate
* Acquisizione e apprendimento sono processi complementari
* Si possono individuare sequenze di apprendimento fisse (quindi apprendienti diversissimi dal punto di vista del repertorio linguistico di partenza, da quello dell’età e dai tempi di apprendimento, guardando le loro interlingue certe cose hanno lo stesso ordine di comparsa. Se non c’è una cosa prima non c’è quella dopo > implicazione).

Sequenza di apprendimento del verbo in italiano:
1. Presente (o Infinito) >
forma base, di cui non si ha consapevolezza morfologica (io mangia, voi mangia, loro mangia, ma non si sa che quella è davvero la 3° p. sing.) ma che è il pezzo probabilmente più presente nell’input .
se la forma base nell’apprendiente è l’infinito, è più probabile che la persona abbia consapevolezza morfologica.
2. (Ausiliare) Participio Passato >
l’apprendiente ha la necessità di avere la concezione di ‘aspetto’ (e che quindi un’azione sia ‘perfettiva’, cioè compiuta, conclusa).
3. Imperfetto >
nasce perchè c’è la necessità di differenziare l’azione sì passata, ma fra perfettiva (part. passato) e imperfettiva (imperfetto, che quindi nasce come modo di collocare nel passato qualcosa che ha una natura aspettuale di versa rispetto a ciò che esprime il part. pass.).
4. Futuro >
si comincia a discutere che anche queste forme dipendano dalla distribuzione all’interno dell’input. ?
5. Condizionale >
6. Congiuntivo

Sequenza di apprendimento della modalità:
1. espressione della volontà >
2. espressione del potere >
3. espressione del dovere > (prima ‘devi darmi quella penna’ > forma deontica; che ‘dovresti darmi quella penna’ > forma epistemica)

sempre prima deontici e poi epistemici.

Sequenza di apprendimento della subordinazione:
1. giustapposizione di proposizioni >
2. sviluppo di connettori di subordinazione avverbiale >
3. sviluppo di mezzi per indicare l’incassamento (proposizioni completive e relative).

Sequenza di apprendimento delle proposizioni avverbiali:
1. Causalità (perché) >
2. Temporalità (quando)>
3. Ipotesi (se) (controfattuali)

Sequenza di apprendimento delle completive
Prima giustapposizione poi complementatore (che)
ex.
la frase ‘il cane ha visto che nel cesto c’era del pane’ viene espressa con ‘il came ha visto e nel cesto ha visto e c’era pane’

Sequenza di apprendimento dell’accordo morfologico:
Rispetto al nome
E’ difficile trovare ‘le bella casa’, cioè avere accordo fra aggettivo e nome prima dell’accordo fra articolo e nome.
Forse è per la poca distanza col nome.

  1. articolo (definito e indefinito) >
  2. aggettivo attributivo >
  3. aggettivo predicativo >
  4. participio passato.

Sicuramente è anche perchè è difficile considerare un participio passato come declinabile al maschile, femminile, singolare e plurale (e quindi avere un verbo che morfologicamente si comporta come un nome).

17
Q

come viene provcessato un input:
la ‘Input Processing Theory’ di
VanPatten (2004):

A
  • Elaborazione a partire da item lessicali, tralasciando i tratti grammaticali perché, aggiungono informazioni con un minore valore comunicativo
  • I tratti ridondanti vengono elaborati dopo quelli non ridondanti
  • Si fanno ipotesi sulla sintassi a partire dalla prima parola che incontra nell’enunciato
18
Q

il concetto di ‘errore’:

A

i concetti chiave della LA (interlingua, transfer, varietà basiche, variazione, oscillazione, backsliding, fossilizazione e permanenza) sono quasi tutti legati a quello di errore:

Va distinto l’errore di competenza (che dipende dalla nostra convinzione > ‘error’) con l’errore casuale > ‘mistake’ .

Dalla prospettiva (pov) di chi impara la lingua e che usa quella lingua nel mondo in cui vive > non interlingua, ma ‘varietà di apprendimento

‘vda’ > è l’interlingua calata nella dimensione sociale e culturale di un parlante in carne ed ossa.

Il concetto di VDA viene dallo studio del ‘67 di Pit Corder, il cui saggio è ‘La significanza degli errori di un apprendiente’.

Siamo sicuri che i fenomeni che riscontriamo in una vda, magari errati nei confronti della grammatica della lingua, vadano comparati a quelli della norma?
Quella dell’apprendiente non è giusta o sbagliata, ma è una varietà di apprendimento (non esiste una vda sbagliata, ognuna ha le sue caratteristiche. E’ il punto di arrivo momentaneo della sua competenza linguistica).

Quindi non è attraverso la comparazione che dobbiamo valutare la vda (‘comparative fallacy’).
Noi stessi parliamo una varietà, sicuramente molto estesa, di italiano; è piena di cose che mancano magari a quella di qualcun altro.

Giusto può essere detto rispetto alla norma, alla formalizzazione della lingua, ma non rispetto alla varietà che parla un’italiano (perché appunto è sempre una varietà, e non c’è una varietà più giusta o più sbagliata).
L’errore non corrisponde sempre a un’oggetto cognitivo ma a volte solo a una forma dell’esecuzione.

Non esiste un solo italiano, ma esso si sposta sulle assi di variazione (schema Cerruto).
Per cui anche l’apprendimento va collocato in una dimensione varietistica.

Quindi il concetto di errore in senso tradizionale si fonda su centralità di VT (varietà target) come termine di paragone, mentre forse la VdA è un altro codice. E come un altro codice deve essere valutato; di caso in caso, in relazione a parametri e indicatori differenti rispetto alla L1.

Per cui la Varietà di Apprendimento (VdA) è l’interlingua di chi apprende una lingua, e si colloca tra altre varietà determinate sociolinguisticamente (Varietà regionale, Varietà parlate/scritte, Varietà giovanile, Varietà gergale, Varietà formale/informale etc.)

Per cui:
Per stabilire la natura di una vda:
* si cercano e si individuano regole
* come si colloca in rapporto alla varietà ‘target’? (è un punto definito su una scala che in realtà è infinita; ex. il livello b2).
* è fluida e ha una variabilità interna

19
Q

la linguistica acquisizionale e la glottodidattica:

A

secondo P. Balboni vi è:
* Relazione epistemologica
* Relazione funzionale

  1. La Glottodidattica è una scienza teorico-pratica
  2. Le fonti della conoscenza su cui si costruisce la Glottodidattica sono esterne alla Glottodidattica stessa; esse si trovano in altre scienze teoriche o pratiche
  3. Il passaggio dai campi esterni al campo della Glottodidattica avviene per implicazione e non per applicazione
20
Q

un sillabo per la LA:

A
  • Sillabo in relazione a un modello acquisizionale più che al materiale linguistico (Nell’insegnamento della L2 il termine sillabo indica l’insieme del materiale linguistico in ordine non progressivo cui l’apprendente è esposto in un corso di lingua e che deve imparare ad usare in diverse attività comunicative).
  • Ruolo della L1 nell’acquisizione (fonetica, lessico etc.)
  • Ruolo dell’input (frequenza, rilevanza) nella formazione della competenza linguistica («libro divertente, noioso, lungo etc.», ma «libro saporito»?)
21
Q

VdA e regole:

A

Le regole nella VdA oscillano e danno luogo a variazioni (le oscillazioni sono sistematiche o non sistematiche).

  • Da emergence (comparsa) a mastery (resa sistematica) della regola

A livello intraindividuale e interindividuale >
A livello (intra)individuale (cioè il passaggio da pre basico > basico > post basico…).:
1. Variazione sistematica (regole) e variazione libera (assenza di regole)
2. Processability Theory (Pienemann 1988)
3. Basic variety
4. Ricorso a meccanismi espliciti (regole) per apprendimento L2 (per compensazione dopo Critical period) più che impliciti (L1)

A livello interindividuale:
1. Variabilità in relazione a modalità di apprendimento/acquisizione
2. Variabilità in relazione a L1
3. e quindi alla vicinanza/distanza con le regole della LT

22
Q

la discussione metalinguistica per l’apprendimento della lingua:

A

la riflessione meta/epilinguistica è:
* Riflessione sulla lingua
* A diversi livelli di sistematicità
* A diversi livelli di astrazione
* Orientata (in diverse misure) alla competenza grammaticale

Se il pendolo dell’insegnamento della L2 oscilla fra i metodi formali (> scarsa attenzione alla conoscenza metalinguistica) e gli approcci comunicativi (> enfasi su conoscenza metalinguistica).

“Nella sua accezione più tradizionale la grammatica ha costituito per lungo tempo la spina dorsale delle metodologie di insegnamento di L2, il momento centrale della lezione o dell’unità didattica. […] Non si teneva conto delle regolarità di comportamento linguistico che più tipicamente ricorrono nelle varie occasioni comunicative, determinate dagli aspetti situazionali e socioculturali che sottostanno all’enunciazione linguistica di comunità o gruppi sociali determinati (Ciliberti 2013: 6)” > grammatica con la g minuscola

grammatica con la G maiuscola:
* cioè una riflessione meta/epilinguistica più o meno esplicita…
* …ma ancorata a un contesto comunicativo («il pendolo non oscilla più»: Della Putta 2019), con correzioni mirate, prassi differenziate

a favore di trattamento grammaticale esplicito:
1. Studi cognitivisti > la struttura cognitiva è fatta di conoscenze ed elaborazioni di conoscenze
2. L’apprendimento è la trasformazione di conoscenze dichiarative in procedurali (esplicito»>implicito)
3. Superamento della Input Hypothesis di Krashen (1985) (che era contro apprendimento formalizzato a favore di input autosufficiente)
4. Fortuna della ipotesi del noticing (Shmidt 1995) cioè della necessaria consapevolezza dello scarto (gap) tra propria produzione e modelli
5. Focus on Form sulla base di approccio comunicativo = intervento riparativo degli errori e input enhancement (valorizzazione dell’input per attivare autocorrezione)

Secondo Spada (1997) e Norris e Ortega (2000) sono più utili gli interventi espliciti di quelli impliciti

In conclusione. Per la glottodidattica:
* Il riconoscimento e la padronanza delle regole sono parte della competenza comunicativa e sociale della lingua
* Il rapporto tra errore e ipotesi della regola deve essere indagato come metodo didattico
* Occorre inserire una discussione metalinguistica tra apprendenti, per questo
* La valutazione dell’errore deve essere calibrata in diversi modi: per la costruzione della competenza (interlingua), e per la certificazione della competenza

23
Q

cosa significa ‘bilinguismo’:

A

Bilinguismo, come plurilinguismo, è un concetto relativo, non legato a competenza ‘da nativo’.

L’esposizione precoce a più lingue è un fatto positivo, anche se porta a produzioni mistilingue o se porta a tempi di produzione più lunghi.

24
Q

i parametri del bilinguismo:

A

Il bilinguismo si può classificare in base a 5 parametri:
* età di acquisizione (simultaneo/sequenziale, precoce/tardivo)
* contesto di apprendimento (familiare/sociale/scolastico…)
* proporzione di competenza (bilanciato/sbilanciato). E’ generalmente bilanciato, ma può anche essere fortemente sbilanciato ed essere comunque considerato bilinguismo.
* giudizio di utilità (additivo/sottrattivo) > che sia migliorativo per la nostra sopravvivenza nella società, o che sia peggiorativo
* (in)dipendenza da L1 (subordinativo/coordinativo) nel caso di un bilinguismo non simultaneo (ex. a 20 anni decido di iscrivermi a un corso di lingua russa > fra 5 anni sarò si spera bilingue con acquisizione del russo tardiva).
subordinativo > imparare un nuovo codice linguistico che si ‘appoggia’ al primo (che resta il codice sovraordinato).

Noi ne abbiamo avuto esperienza con il dialetto.

Interdipendenza linguistica > migliorando competenza in una lingua migliora la competenza anche nelle altre lingue (soprattutto a livello semantico e metalinguistico)

25
Q

che cosa succede quando la competenza linguistica non procede più:

A
  1. Fossilizzazione (arresto della competenza particolare o generale)
  2. Backsliding (valutazione della regressione della competenza comunicativa)
  3. Erosione (attrition) (erosione della competenza linguistica particolare)

Però il backsliding è anche i processo che porta al risultato dell’attrition

26
Q

Si può sempre imparare una L2?:

A

Ipotesi del periodo critico > individuato nel periodo prepuberale (9-10 anni > periodo in cui il cervello è già lateralizzato, quindi con parti specializzate in competenza linguistica.
Se qualcuno non è stato esposto all’input entro quell’età, sarà molto difficile imparare la lingua dopo (l’ipotesi riguardava inizialmente la L1).

Questo studio era molto sostenuto dai generativisti/chomskiani, che pensavano che ci fosse un fattore genetico molto importante.

Gli altri linguisti pensavano che l’essere esposti nell’ambiente linguistico anche tardivamente non incidesse negativamente.

problemi:
* nel dibattito non è mai chiaro il concetto di ‘periodo critico’ (confusione tra le interpretazioni della CPH/Critical Period Hypothesis)
* utilizzo di strumenti di ricerca non sufficientemente sensibili
* inafferrabilità concettuale
* ideologia (natura o cultura?)

Molti studi hanno verificato che la AoOnset è significativa più della durata dell’esposizione.

Ma permane il dubbio: come possono esserci risultati e convinzioni così differenti?

27
Q

test sull’CPH:

A
  1. Johnson e Newport (1989) Hanno studiato 46 nativi coreani e cinesi arrivati negli Stati Uniti tra i tre e i 39 anni, metà prima dei 15 anni e metà dopo i 17. Agli studenti è stato chiesto di giudicare la grammaticalità di 276 parole parlate frasi, circa la metà delle quali erano grammaticali. Nel complesso la correlazione tra età all’arrivo e punteggi di giudizio corretto è stata –0,77 (ovvero più gli studenti erano anziani all’arrivo, più bassi erano i loro punteggi).
  2. Coppetiers (1987) 20 madrelingua e 21 studenti di francese ad alto livello in un test di giudizio di grammaticalità. Tutti gli studenti avevano iniziato ad apprendere da adulti e sembravano tutti nativi nel francese parlato. I risultati hanno mostrato chiare differenze tra i due gruppi. Coppetiers ha concluso che la competenza grammaticale degli studenti della L2 differiva da quella dei madrelingua.
  3. Birdsong (1992) Ha somministrato un test di giudizio di grammaticalità a 20 studenti di lingua inglese di francese L2 che erano nativi nella loro abilità orale e a 20 madrelingua di francese. Birdsong non ha trovato alcuna prova di differenze drammatiche nei giudizi dei due gruppi.

Birdsong si impegnò contro l’ipotesi del periodo critico;

28
Q

alcuni errori nella ricerca contro la CPH

A
  • Confusione tra velocità e possibilità di apprendimento di alcune forme della L2
  • Generalizzazione di un solo aspetto native-like a fronte di altri non-native, o confusione tra native-like e near-native-like
  • Contrapposizione a LDH (Linear Decline Hipothesys), in realtà non contraddittoria

Per sostenere che esiste un periodo critico per l’apprendimento di una seconda lingua è necessario dimostrare che esiste una netta discontinuità tra un periodo in cui è possibile la piena competenza e un periodo in cui non è possibile. Birdsong (2006) ha concluso che non esiste tale discontinuità. Ha intrapreso un’analisi dei dati provenienti da un’ampia gamma di studi e ha commentato “in tutte le analisi dei dati aggregati sugli arrivi precoci e tardivi, gli effetti sull’età persistono indefinitamente nell’arco dell’età di arrivo esaminata” (p. 14). In altre parole, l’età ha un effetto, ma è di natura continua (cioè non esiste una “finestra di opportunità” chiaramente definita per l’apprendimento di una seconda lingua). Al contrario, altri ricercatori (ad esempio Granena e Long 2012) hanno affermato che esistono chiare discontinuità a seconda dell’età nell’acquisizione dei diversi sistemi L2.

“gli studenti più grandi sono meglio attrezzati per utilizzare strategie di apprendimento consapevoli. I bambini, tuttavia, hanno un vantaggio nell’apprendimento implicito e nel tempo ciò consente loro di raggiungere e superare gli studenti più grandi”

29
Q

la revisione del testo:

A

Ragionare in base a livelli di revisione (più che di correzione) del testo:
* revisione ortografica
* revisione morfologica
* revisione morfosintattica
* revisione sintattica
* revisione lessicale
* revisione testuale

30
Q

come si correggono gli errori:

A

correggere gli errori:
prima:
* l’efficacia comunicativa
* la correttezza morfologica
* il lessico e la sintassi

dopo:
* fonetica/ortografia

quando?
* in base al contesto formativo > attenzione maggiore sul contenuto o sulla forma
* in base alla situazione dell’apprendente e dei suoi bisogni linguistici
* gli studenti richiedono le correzioni
* le correzioni sono un feedback, che fornisce agli studenti un nuovo input

come?
* non cancellare l’originale: il testo originale deve essere comunque sempre visibile
* la correzione non deve essere ambigua: lo studente deve poter capire chiaramente di che errore si tratta
* la correzione deve anche rilevare aspetti positivi della prova

cosa?
La correzione deve essere adeguata alle capacità dello studente: meglio limitare la correzione agli errori alla portata del livello acquisizionale

La correzione deve permettere di lavorare sui problemi, quindi:
-Copiare le correzioni fatte
-Provare a spiegare l’errore
-Riscrivere parti di testo

L’analisi dell’errore non coincide con la correzione dell’errore

attenzione:
leggendo gli esempi di produzioni, ci sono alcuni errori che possono essere riportati con sicurezza a un livello linguistico e altri che non lo sono (dipende dalla conoscenza linguistica che abbiamo del soggetto).

Le modalità e le opportunità di correzione più o meno in rapporto alla VT sono molte e differenti

31
Q

discussione metalinguistica sugli errori:

A
  • Che tipo di errori (devianza dalla VT) ci sono?
  • Come si collocano rispetto al profilo linguistico dello studente? [Costa d’Avorio, ottobre 2017, 1a media (francese)]
  • Cosa ci dicono della su VdA? E solo dopo cosa ci dicono in rapporto a VT.
  • Quale valutazione?
  • Quale intervento didattico (in base al tipo di errori!)?
32
Q

quali fattori influenzano l’acquisizione di una lingua:

A

Quando apprendiamo una lingua siamo influenzati:
* dal background
* genere (per le consuetudini sociali e non per fattore genetico)
* attitudine (in realtà legata a biografia linguistica)
* memoria (sensoriale(>capacità percettiva), a breve termine e a lungo termine)
* motivazione (culturale e strumentale; intrinseca ed estrinseca)
* stile cognitivo (analitico VS globale; sistematico VS intuitivo; impulsivo VS riflessivo; verbale VS visivo)
* ansia («ansia linguistica» > facilitante o debilitante)
* fattori sociali (ambiente dentro e fuori dall’aula; ricchezza dell’input)