la glottodidattica Flashcards

1
Q

che cos’è la ‘glottodidattica’:

A

E’ lo studio e l’organizzazione di modelli teorici e operativi di insegnamento delle lingue

moderne:
* lingua madre
* lingua straniera (LS, una lingua che noi impariamo in un contesto sociale e culturale in cui quella lingua non è in uso = studiare francese in Italia).
* lingua seconda (L2, una lingua che noi impariamo in un contesto sociale e culturale in cui quella lingua è una lingua in uso).

e antiche.

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2
Q

chi usa la parola ‘glottodidattica’ per la prima volta:

A

La parola ‘glottodidattica’ viene usata per la prima volta dal linguista Balboni negli anni ‘60 ed è un calco di una parola polacca.

Balboni = decano di questo settore di studi (decano = persona più anziana che si è occupata di questo campo).

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3
Q

storia del termine:

A
  • nel 1949 nasce in Polonia un rivista, Glottodydactica, ma i primi seminari americani, francesi, britannici parlano di linguistica applicata
  • negli anni Ottanta in Italia si impone ‘glottodidattica’, mentre il nome ufficiale del Ministero per questo settore è ‘Didattica delle lingue moderne’, che esclude quindi le lingue classiche, sebbene queste facciano parte dell’educazione linguistica;
  • nel nuovo secolo viene importato (anche come definizione ufficiale del Ministero nei suoi testi in inglese) l’americano educational linguistics nella forma ‘linguistica educativa’, abbreviata in ‘edulinguistica’.
  • tuttavia, al di là delle definizioni ministeriali, Linguistica educativa e Glottodidattica non coincidono pienamente: piuttosto la Linguistica educativa è una parte della glottodidattica (insieme alla linguistica acquisizionale)
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4
Q

statuto epistemologico della ‘glottodidattica’ di Balboni:

A

Dichiarazioni per creare il fondamento di ciò che la glottodidattica è (statuto epistemologico).
1. dich. 1: la Glottodidattica è una scienza teorico-pratica. «per operare come scienza dell’educazione linguistica la Glottodidattica deve elaborare una teoria dell’educazione linguistica stessa, teoria che non compare in nessuna delle scienze teoriche di riferimento.» > fare un cruciverba per imparare l’inglese = fare una cosa pratica rispetto a una dimensione teorica.
2. dich. 2: le fonti della conoscenza su cui si costruisce la Glottodidattica sono esterne alla Glottodidattica stessa; esse si trovano in altre scienze teoriche o pratiche (Ex. la psicologia, la filosofia, la pedagogia, la linguistica…) «Sulla base delle conoscenze esterne la Glottodidattica elabora una sua teoria dell’educazione linguistica (nota come „approccio‟), una metodologia didattica (il „metodo‟) e delle tecniche di classe.
Per la valutazione di approcci e metodi non si applica il processo „validazione/falsificazione‟, che è quello proprio delle scienze teoriche, bensì „coerenza/incoerenza‟ con le premesse teoriche.»
3. dich. 3: il passaggio dai campi esterni al campo della Glottodidattica avviene per implicazione e non per applicazione. «per tutta la seconda metà del 20° secolo c’è stata l’illusione che potesse esserci un percorso diretto dall’ambito linguistico teorico a quello operativo della Glottodidattica: l’applicazione.»

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5
Q

perchè ‘glottodidattica’ e ‘linguistica educativa’ non coincidono per davvero:

A

perchè la linguistica educativa è solo una delle tanti fonti da cui attinge la glottodidattica (insieme alla linguistica applicata, a quella acquisizionale, alla critica letteraria etc.)

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6
Q

la glottodidattica è una disciplina?:

A

Per alcuni non lo è (ex. Freddi) poichè è troppo frammentaria che include troppi pezzi (costellazione disciplinare).
per altri sì, (ex. Villarini). > per lui è una ‘scienza morbida’, cioè nella quale il rigore e l’aderenza al metodo scientifico vengono considerati superficiali, non basandosi pienamente su dati sperimentali e riproducibili in laboratorio o su dimostrazioni.

tuttavia, Villarini nota che ci sono caratteristiche che ha una disciplina e che anche la glottodidattica ha, come:
* ha un particolare oggetto di ricerca
* ha un apparato consolidato di scienze specialistiche
* ha una terminologia specifica
* ha una metodologia di ricerca specifica

Villarini: ‘«La nostra disciplina deve lottare, in quanto giovane, per affermare il proprio campo di indagine, andandolo a erodere a discipline che si sono affermate da più tempo.

La didattica delle lingue, quindi, proprio perché si occupa di qualcosa che riguarda il comportamento umano, sarà sempre una disciplina dallo statuto epistemologico debole; una volta di sarebbe definita una scienza morbida, ma questo non vuol dire che essa non abbia uno specifico campo di indagine’ > la glottodidattica è una ‘costellazione disciplinare

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7
Q

di cosa si occupa la glottodidattica oggi?:

A
  • di approcci, metodi, tecniche (e valutazione)
  • per l’insegnamento/apprendimento (vs acquisizione) per costruire abilità linguistiche (ex. il dettato, prendere appunti, fare parafrasi, riassunto, traduzione)
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8
Q

differenza apprendimento di una lingua e acquisizione di una lingua:

A

differenza apprendimento di una lingua e acquisizione di una lingua:
* l’acquisizione è un processo spontaneo (processo subconscio che dipende da un’ampia esposizione alla lingua e da un’ampia esperienza diretta della comunicazione)
* l’apprendimento non necessariamente (metodologico, uno studio conscio delle forme linguistiche.)

è difficile per un adulto imparare una lingua in modo spontaneo, senza momenti di apprendimento (quindi metodologicamente).

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9
Q

cos’è il ‘lavoro di riparazione’?:

A

lavoro di riparazione = correggere gli errori degli studenti

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10
Q

conoscenze teoriche e capacità operative:

A

In quanto teorico-pratica, la glottodidattica serve a produrre alcune conoscenze teoriche:
* l’apprendimento linguistico, in particolare l’apprendimento di una L2 e di una LS;
* l’oggetto dell’insegnamento/apprendimento, cioè la descrizione dei tipi e livelli di significato di una lingua, e dei processi di comunicazione linguistica.
* la pedagogia linguistica, culturale ed interculturale;
* l’uso consapevole e ragionato delle risorse, in particolare dei nuovi media
* l’organizzazione di un corso (di L2, LS etc);
* la definizione degli obiettivi di insegnamento che tenga conto, oltre che delle richieste delle istituzioni educative, dei bisogni comunicativi e delle attitudini e preferenze dei discenti;
* le attività esercitative e le forme di organizzazione e gestione della classe;
* il controllo dell’apprendimento e il “lavoro di riparazione”;
* la verifica e la valutazione formale delle conoscenze e competenze acquisite;
* lo sviluppo di consapevolezza metodologico-didattica tramite pratiche di “ricercazione”

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11
Q

che cosa significa sapere una lingua:

A
  • Conoscenza /Competenza Linguistica / Comunicativa / Culturale
  • Mono/plurilinguismo
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12
Q

che cosa significa imparare una lingua:

A

Attraverso Regole e norme / abilità comunicative

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13
Q

che cosa significa insegnare una lingua:

A

Spiegare/mostrare/stimolare

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14
Q

modi di intendere la glottodidattica: la scuola veneziana:

A
  • Giovanni Freddi
  • Paolo Balboni
  • Gianfranco Porcelli

(glotto)didattica: questi studiosi hanno un approccio molto metodologico, guardano più i metodi di insegnamento che la lingua in sè.

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15
Q

modi di intendere la glottodidattica: la scuola romana:

A
  • Camilla Bettoni
  • Marina Chini
  • Massimo Vedovelli
    glotto(didattica): questi studiosi partono da magari la linguistica generale, per poi approfondire sui metodi di apprendimento della lingua > hanno un approccio analitico.
    Questa scuola (la scuola romana) proviene dall’approccio di Tullio de Mauro.
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16
Q

5 tappe storiche della proto-glottodidattica:

A
  1. Mondo classico, medievale, rinascimentale > insegnamento «comunicativo» (per i romani conoscere una lingua significava saper comunicare con essa, non conoscerne le strutture)
  2. Mondo rinascimentale e secentesco (Crusca, Port Royal etc.) > insegnamento formalistico > insegnamento grammaticale.
  3. Ottocento soprattutto americano > Berlitz e gli approcci naturali (ritorno alla lettura «globale», competenze della comunicazione orale, contatto con madrelingua).
  4. Primo Novecento > dittature e Reading method: centralità del libro e della lettura, eliminazione dell’oralità.
  5. Rivoluzione intorno agli anni Sessanta del Novecento > Robert Lado e approccio scientifico (uso di fonti audio e cinema) > criteri basati su dati, sul metodo scientifico.

Si vede che c’è una relazione di reciprocità fra il dire cos’è l’educazione linguistica e il sistema culturale presente (in un mondo in cui si viaggia molto, come l’ottocento, sapere una lingua significa saper comunicare con gli altri. In un mondo in cui rispetto alle altre lingue c’è una barriera, no).

Fatto sta che nessuno ha una lingua, ma tutti hanno un repertorio di parole.

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17
Q

approcci, metodi, tecniche:

A
  • Approccio = tutto ciò che abbiamo studiato sulla lingua e sul come insegnarla, la nostra formazione (basato su teorie esterne all’universo concettuale della glottodidattica) > per implicazione produce delle scienze metodologiche
  • metodo = relazione di coerenza (cioè implicazione) tra approccio e tecnica (può essere adeguato o inadeguato alla realizzazione dell’approccio)
  • tecnica= è la parte più pratica, ciò che proponiamo agli studenti in aula > ex. in base al nostro bagaglio di conoscenze, per insegnare l’italiano a degli stranieri, possiamo far vedere loro un film di Pasolini. Ciò può essere efficace o inefficace nel raggiungere gli obiettivi.

il rapporto fra approccio e metodo è più elastico però; l’approccio può rimanere lo stesso, ma il metodo può piegarsi in base agli studenti che abbiamo davanti.

Tra metodo e tecnica c’è un modello operativo:
Il modello operativo comprende
1. il programma, cioè l’obiettivo;
2. il syllabus, cioè i contenuti;
3. il curricolo, cioè il rapporto tra obiettivi e contenuti
Il modello operativo è realizzato dalle tecniche.

Secondo la studiosa Borneto non sono approcci, cioè non hanno una base teorica abbastanza consolidata, ma sono metodi, poiché più rigidi e tendenzialmente applicativi.

In entrambi i casi si parla in modo più proprio di approccio, cioè radicate concezioni teoriche che per implicazione costituiscono delle possibilità metodologiche.

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18
Q

modi per classificare metodi e approcci:

A
  1. In base alla teoria linguistica(approcci formali, strutturali, generativo-trasformazionali, basati sulla grammatica dei casi profondi, della verbodipendenza = grammatica valenziale: si basa sulla teoria che all’interno di ogni frase vi sia una gerarchia, e che tale gerarchia sia dettata da quanto ogni parte della frase sia legata al verbo, ecc.);
  2. In base alla teoria psicologica soggiacente al metodo (approcci di tipo neobehaviorista, cognitivo, costruittivista, ecc.);
    * i neocomportamentisti: costruiscono modelli che agiscono sul prodotto linguistico
    * i cognitivisti: costruiscono modelli che agiscono sul processo linguistico (cosa succede dentro la testa di chi parla una lingua)
    * i costruttivisti: il processo cognitivo di un essere umano preso come monade non esiste, la comunicazione umana è una questione di interazioni, che si costruisce all’interno di una dimensione sociale > non esiste la comunicazione di un individuo solo, ma esiste solo fra più individui.
    * gli psico-affettivi: orientati su attitudine (talento, prerequisiti), su condizioni psicologiche prima dell’apprendimento (bisogni e motivazioni) e su condizioni psicologiche durante l’apprendimento (ansia, rapporto con insegnante)
  3. In base agli strumenti (approcci audiovisivi, informatizzati, multimediali, ecc.);
  4. In base all’intervento didattico (approcci individualizzati, intensivi, di immersione totale, ecc.).

I diversi approcci glottodidattici rappresentano un problema complesso perché la glottodidattica nasce nel quadro complesso riflessione linguistica (filosofica, tecnologica, metodologica) applicata all’insegnamento

La sistematizzazione che diamo ad approcci e metodi è sempre provvisoria, ricca di territori di sovrapposizione e con confini in movimento

Ciò è testimoniato anche dalle incongruenze nei tentativi di sistematizzazione proposti dalla letteratura scientifica.

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19
Q

modelli e metodi glottodidattici: grammaticale-traduttivo:

A

Tutti i metodi sono ancora vivi, tutti adoperati in diversi contesti da chi insegna lingue, anche se sono nati in contesti più vecchi o nuovi.

Vi sono poi di molte classificazioni dei metodi didattici, in base al momento e al luogo in cui sono stati prodotti, agli strumenti impiegati e al focus sull’attore didattico (testo, insegnante, allievo), e soprattutto in base al quadro di riferimento scientifico che li ha prodotti.

il metodo grammaticale-traduttivo:
* metodo concepito per le «lingue morte» poi applicato anche a lingue parlate
* In un mondo in cui la comunicazione (funzionale) in L2 è soprattutto scritta
* Eredità classica > fino al Settecento (caduta del latino come lingua di comunicazione, sostituito dl francese).
* Primo obiettivo, la letteratura della LT (lingua target)
* Secondo obiettivo la conoscenza metalinguistica e grammaticale
* Centralità dell’insegnante
* la grammatica è deduttiva (dal generale/dalla regola al particolare)
* regole, mediato dalla LM

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20
Q

modelli e metodi glottodidattici: diretto:

A
  • a partire dall’800, quando si comincia a viaggiare
    scuole di Berlitz (e Diller, 1978)
  • No mediazione della lingua materna
  • Apprendere L2 come L1
  • Pensare nella LT
  • Lezioni in LT
  • Parole di uso frequente
  • Esercizi di comunicazione orale
  • La grammatica induttiva (dal particolare al generale/alla regola)
  • Aiuti visivi e mimici (ex. gesticolare) senza ricorrere alla lingua

“diretto”, in quanto il significato dovrebbe essere collegato direttamente con la lingua straniera senza tradurre nella lingua materna, perciò in riferimento alla pratica di utilizzare la lingua straniera “direttamente” nell’insegnamento, senza alcun riferimento alla lingua di partenza. Lo scopo di questo metodo è quello di insegnare agli apprendenti una lingua straniera nel modo più simile possibile all’acquisizione della lingua materna.

Il metodo diretto pone l’enfasi sull’interazione orale e sull’uso spontaneo della lingua, non sulla traduzione. Pertanto si basa sul coinvolgimento diretto dell’apprendente durante la conversazione e l’ascolto della lingua straniera nelle situazioni della vita quotidiana.

L’attenzione si focalizza su una buona pronuncia, spesso illustrando agli apprendenti i simboli fonetici prima degli esempi di scrittura standard. Anche se il metodo diretto suscita interesse ed entusiasmo, non si tratta di una metodologia semplice da utilizzare in classe.

Per usare tale metodo gli apprendenti devono essere pochi e molto motivati.

Ci sono diverse varianti di questo metodo nelle quali è possibile utilizzare brevi spiegazioni nella lingua madre e illustrare alcune regole grammaticali per correggere gli errori più comuni che uno studente può fare parlando.

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21
Q

modelli e metodi glottodidattici: audio-orale:

A
  • Matrice strutturalista elementarista americana (anni Quaranta del Novecento) > modo per addestrare i militari ad imparare velocemente una lingua

strutturalismo linguistico: inventato da Sessoure > il significato e la realtà di un oggetto linguistico si realizza all’interno di una struttura di opposizioni (ex. la teoria delle coppie minime, cane e pane).

  • Matrice comportamentista

comportamentismo: basato sull’esperimento di Pavlov > cani che suonando una campanella (stimolo) venivano premiati (premio = rinforzo), finisce che i cani associano il suono della campanella al cibo, e iniziano a sbavare anche quando la campanella suona ma il cibo non c’è. >

  • Si parte dall’oralità
  • Dialogo con imitazione e ripetizione
  • Stimolo e rinforzo degli elementi senso-motori
  • Decontestualizzazione delle strutture linguistiche (nessuno nella comunicazione scritta o orale ripete in ordine la coniugazione del congiuntivo presente di un verbo).
  • Applicazione, poi, a contesti comunicativi di oralità e scrittura

Lo strutturalismo si basa sulla teoria che noi impariamo le cose dall’unità più semplice a quella più complessa. Cosa non sempre vera, poiché i bambini a scuola imparano con strutturalismo e ripetono ‘ba…’, ma i bambini non vedono un ba nella loro vita di tutti i giorni, ma vedono una bocca.
Quando dicono baba, o mama, non mettono insieme parti di parola, ma sono pseudo-parole, determinate dal modo in cui il loro apparato fo natorio è formato.

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22
Q

modelli e metodi glottodidattici: cognitivo:

A
  • Dalla psicologia della Gestalt (facciamo emergere a intuito le nostre strutture di senso > emergentismo, anti-strutturalismo) > esempi di Gestalt: illustrazione del vaso formato dai due volti di profilo
  • «Intuizione» e «credenza» ( > quando leggiamo la Divina
    Commedia e quando leggiamo un messaggio su whatsapp non processiamo la lingua allo stesso modo; cognitivismo) VS «stimolo e risposta» (comportamentismo)
  • Affine alla linguistica chomschiana (tutto ciò che noi facciamo sulla lingua è l’attivazione di una grammatica mentale/interna; non sono generativisti)
  • Forte orientamento sulla competenza grammaticale
  • Esercizi significativi
  • Consapevolezza delle strutture
  • Carattere deduttivo

Se il significato era slegato dalla lingua secondo l’approccio audio-orale, qui il significato è fondamentale. Non serve imparare una lista di vocaboli, ma serve ad esempio scrivere/leggere/ascoltare un testo con all’interno quei vocaboli > è necessario avere un contesto; non trattare nessun fenomeno linguistico fuori da una sfera di significato. > contrapposizione col metodo audio-orale.

Se fino ad ora negli approcci esisteva solo la lingua, con quello cognitivo esiste anche la ‘mente’ dell’animale cognitivo.

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23
Q

modelli e metodi glottodidattici: comunicativo:

A

già nel mondo classico il metodo per imparare le lingue era ‘comunicativo’, ma si comincia a parlare di comunicativismo vero e proprio con Hymes.
* Approccio comunicativo (Hymes)
* Interazione strategica (Di Pietro)
* Approccio lessicale (Willis e Lewis)

Un esempio di approccio comunicativo:
Competenza comunicativa
* Hymes nel 1972
* Dalla frase all’evento linguistico
* conoscere, produrre agire con LA LINGUA
* SPEAKING (acronimo)

Hymes diceva: basta parlare di competenza linguistica. Quando noi parliamo, scriviamo… usiamo una competenza comunicativa.

metodo:
S.P.E.A.K.I.N.G:
1. Situation cioè setting e cornice culturale (scene), materiale (spazio/tempo) e psicologica;
2. Participants cioè parlante (speaker), ascoltatore (hearer);
3. Ends cioè gli scopi, perseguiti (goal) e/o raggiunti (outcome);
4. Act sequences cioè gli atti per raggiungere gli scopi che comunicativi;
5. Key cioè la chiave per interpretare il messaggio (moode/tone/manner);
6. Instrumentalities cioè diafasia (forms of speech > il contesto in cui un discorso è fatto provoca la variazione) e diamesia (il mezzo di comunicazione);
7. Norms cioè norme pragmatiche e socio-culturalmente relative;
8. Genres - un genere discorsivo con caratteristiche formali.

Per esempio l’interazione strategica:
Il concetto di «scenario» di Di Pietro
Creazione dello scenario strutturato (descrizione di componenti con schede specifiche); > mettere gli apprendenti in condizione di vivere gli scenari creati.
Creazione di gruppi e condivisione di modelli linguistici;
Recita dei vari ruoli;
Discussione linguistica e metalinguistica

Qui esiste la mente, ma compaiono le categorie (varietà diafasica, diamesica, atto linguistico) > non solo soggetto cognitivo, ma anche soggetto sociale (animale sociale).

24
Q

modelli e metodi glottodidattici: umanistico affettivo:

A

umanistico affettivo:
* Commuity Language Learning (Curran)
* Total Phisical response (Asher)
* L’Approccio naturale (Krashen e Terrell)

  • Silent Way (Gattegno)
  • Suggestopedia (Lozanov) = fare in modo che l’apprendente sia nelle migliori condizioni possibili.

Metodi clinici > base psicolinguistica

> lingua + mente + società + affetti

Per esempio l’approccio naturale:
1. I soggetti apprendenti vengono considerati anche nella loro sfera emotiva.
2. Acquisizione VS Apprendimento
3. Ordine naturale di acquisizione (e area di sviluppo prossimale = concetto per cui noi possiamo apprendere solo ciò che è solo un po’ più difficile di quello che già sappiamo/acquisizione potenziale)
4. Esposizione a input comprensibile (e “Input Hypothesis”, 1985)
5. Controllo del filtro affettivo = qualsiasi contesto di apprendimento formalizzato è la peggiore condizione per imparare la lingua, poichè mette gli apprendenti nella condizione/consapevolezza di essere lì per apprendere, per essere performativi > pora ansia, vergogna, paura di esporsi. Il filtro affettivo è una barriera che inconsapevolmente noi mettiamo fra l’input che ci arriva e l’acquisizione (l’idea migliore è dimenticarsi di imparare). (slide schema)

!!: non viè una piena coerenza; un modello psicologico elementarista come quella della ‘piramide dei bisogni’ è infatti accolto all’interno di approccio umanistico-affettivo! il modello della piramide è paradossale e semplicistico, poichè non è detto che la mancanza di bisogni primari ci impedisca di vivere e di imparare.

25
Q

il ‘metodo’ oggi:

A
  • vi è l’illusorietà di un metodo univoco
    ex. L’approccio integrato
  • Individualizzazione e centralità del soggetto apprendente
  • Insegnante come mediatore e facilitatore

contro il metodo era Feyerabend, che nel 1975 sosteneva che la relatività dei metodi (sia nella classificazione e sia nell’applicazione non facesse altro che indebolire le metodologie forti).

26
Q

tipologie di lezione e pratiche didattiche: lezione tradizionale:

A

Alcune pratiche per l’insegnamento linguistico:
* Lezione tradizionale
* Laboratorio
* Mastery learning

La lezione tradizionale può essere una presentazione (il prof verso gli alunni), una lezione euristica/socratica (dialogo fra prof e alunni) o una discussione/seminario (discussione fra gli studenti).

27
Q

tipologie di lezione e pratiche didattiche: laboratorio:

A
  • conoscenza condivisa
  • manipolazione concreta e diretta;
  • molte soluzioni possibili, molte interpretazioni;
  • “spiazzamento” cognitivo (ex.: corpora > collezioni, per lo più di grandi dimensioni, di testi orali o scritti prodotti in contesti comunicativi reali);
  • È Spazio mentale e Spazio attrezzato
  • Conoscere attraverso l’azione
  • Laboratorio come classe virtuale
28
Q

tipologie di lezione e pratiche didattiche: mastery learning:

A
  • obiettivo: viene anche chiamato “apprendimento per padronanza”, in italiano, poiché il suo obiettivo è proprio quello di permettere a tutti gli studenti – ognuno coi suoi tempi – di padroneggiare conoscenze e competenze prefissate in classe.
    Per far ciò, il Mastery Learning prevede uno “spezzettamento” della comunicazione didattica, che viene effettuata in piccole pillole, utili affinché lo studente più lento riesca ad elaborarli e ad assimilarli.

Personalizzazione e/o individualizzazione del percorso didattico («apprendimento per padronanza»)
> individualizzazione: in una classe di apprendenti con livelli linguistici diversi, chi ha un a2 diventerà un b1 e chi ha un a1 diventerà un a2.
> personalizzazione: in una classe di apprendenti con livelli linguistici diversi, chi ha un a2 e chi ha un b1 usciranno entrambi, con gli stessi strumenti, con lo stesso livello (ex. un b2).
entrambi hanno lati positivi e lati negativi.
* Valutazione formativa
* Unità didattiche/di apprendimento
* Definizione di abilità concettuali e operative da raggiungere;
* Fissazione dei livelli intermedi;
* Strutturazione di attività integrative e di recupero

29
Q

le altre metodologie recenti e i punti in comune:

A
  • Cooperative learning
  • Jigsaw
  • Flipped Classroom
  • Peer education
  • Project based learning

PUNTI COMUNI A TUTTI GLI APPROCCI RECENTI
- Centralità dell’apprendente
- Rottura della unidirezionalità informativa
- Circolarità dell’informazione
- Costruzione plurale della conoscenza

30
Q

le tecniche glottodidattiche:

A

Le tecniche e la loro classificazione sono sempre provvisorie perché sono legate alle tecnologie dell’educazione, quindi all’interno contesto culturale, variabile a livello diacronico e sincronico.

La raccolta di tecniche è sempre «uno stadio provvisorio della ricerca, nella speranza di doverlo riscrivere tra dieci anni, se ne avremo ancora la forza e la possibilità» Balboni 2008.

31
Q

classificazioni delle tecniche:

A

Le tecniche possono essere classificate come modi di operare o come attività linguistiche vere e proprie.

MODI DI OPERARE
* tecniche simulative
* tecniche cooperative
* tecniche analitiche
* tecniche ludiche

ATTIVITA’ LINGUSTICHE
* Tecniche per apprendimento del lessico, della sintassi, della competenza testuale etc.
* Tecniche per sviluppare le abilità produttive, ricettive, integrate.

32
Q

modo di operare simulativo:

A

Ad esempio il role playing
* A soggetto (senza copione)
* In relazione con uno scenario

33
Q

modo di operare cooperativo:

A

Ad esempio
* Brainstorming (scarsamente o per nulla strutturato)
* Cooperative learning (molto strutturato)

34
Q

modo di operare analitico:

A

Ad esempio la valutazione di uno studio di caso
* In chiave comunicativa (ex. dibattito)
* in chiave metalinguistica (ex. traduzione, analisi linguistica)

35
Q

modo di operare ludico:

A

Ad esempio le tante tecniche della ludolinguistica (A. Mollica) > cruciverba….

tuttavia l’abbassamento del filtro affettivo funziona meglio con altri giochi > più il gioco è coinvolgente, più l’abbassamento del filtro affettivo è forte (ex. realtà aumentata, videogiochi, rubabandiera….)

I modi di operare (simulativo, cooperativo, analitico, ludico) sono trasversali rispetto alle attività linguistiche in senso più stretto.

36
Q

sull’attività linguistica:

A

L’attività linguistica può coincidere con una attività (esercizio).

L’attività linguistica è una attività legata a un contesto metodologico consapevole e preciso

L’attività linguistica non si riduce mai all’esercizio

L’attività linguistica può essere inserita in una dimensione dell’analisi linguistica (lessico, sintassi etc.) o dell’abilità linguistica

L’attività linguistica retroagisce sul metodo: ne è conseguenza ma gli dà forma

37
Q

attività linguistiche per l’insegnamento del lessico:

A
  • Accoppiamento di parola e immagine
  • Diagrammi a ragno e mappe lessicali
  • La sostituzione di parole con perifrasi
  • Le mappe concettuali della polisemia, della sinonimia e dell’antonimia, dell’iperoni-mia e dell’iponimia
  • Le parole emozionali e l’uso «sovversivo» del lessico
38
Q

attività linguistiche per l’insegnamento della sintassi:

A
  • Manipolazione e ricomposizione di frasi spezzate
  • L’esplicitazione dei pronomi
  • Dall’«analisi logica» all’«analisi valenziale» (per la competenza epilinguistica e metalinguistica)

altre attività linguistiche:
-Esercizi sulle coppie minime (fonetica)
-La classificazione dei gesti (pragmatica e paralinguistica)

39
Q

attività linguistiche per l’insegnamento della scrittura:

A
  • Il giornale di classe
  • Il romanzo collettivo
  • La contrazione di un testo
  • la selezione delle informazioni
  • La parafrasi
  • La trascrizione
  • Il dettato cloze
  • La ricostruzione di un testo originale partendo dagli appunti

Anche modi di operare e attività linguistiche, come metodi e approcci, si trovano spesso, nella realtà, in un modello integrato in cui vari elementi interagiscono e si influenzano reciprocamente.

40
Q

le tecniche e le tecnologie:

A
  • App dedicate (come Kahoot!)
  • Servizi come google education etc
  • Strumenti di videoscrittura (fogli, presentazioni etc.)
  • Sempre più le tecnologie promuovono tecniche collaborative (ad esempio Jamboard)
41
Q

oltre al modello standard di approccio, metodo e tecniche:

A

Ipotesi di relazione complessa fra tecnologia, società e approcci/metodi/tecniche > le esigenze socio-culturali influenzano l’approccio, che influenza il metodo, che influenza e che viene influenzato dalle tecniche, che vengono influenzate dalla tecnologia del tempo, che influenza e viene influenzata a sua volta dalle esigenze socio-culturali. (vedi schema)

infatti:
1. Le esigenze socio-culturali, come abbiamo visto, producono delle convinzioni profonde su come insegnare le lingue e cosa insegnare delle lingue (approcci).
2. Tali approcci, si è detto, si realizzano poi attraverso uno o più metodi glottodidattici, i quali a loro volta impiegano delle tecniche.
3. Le esigenze socio-culturali producono anche un contesto tecnologico, il quale certamente retroagisce sulla società, trasformandola e ponendo le condizioni per futuri potenziali cambiamenti tecnologici.
4. La tecnologia, ovvero le conoscenze pratiche che caratterizzano una cultura (dall’acquedotto alla scrittura, all’informatica), investe tutta la società e quindi anche l’educazione, rendendo possibili tutte le tecniche, comprese quelle didattiche.
5. Ma è perlopiù è a partire da un potenziale tecnico che è possibile realizzare un metodo, che altrimenti non sarebbe pensabile. Vi è dunque retroazione tra tecnica e metodo: non sono solo l’una il prodotto dell’altro.

42
Q

gli obiettivi della UDA (‘unità didattica di apprendimento’):

A

Con UDA si intende un percorso/complesso di attività, molto spesso transdisciplinari, unite da una tematica comune

Ha come suo principale focus lo sviluppo e il miglioramento di determinate capacità da parte degli studenti. In questa particolare formula dell’unità di apprendimento è necessario che i docenti si coordinino al meglio nella strutturazione del progetto per poter individuare le competenze più adatte su cui puntare e il tipo di elaborato finale più consono al macro-tema scelto; in questo modo sarà quindi possibile procedere con ordine ed efficacia alla verifica del lavoro svolto.

  1. Definire e pianificare un piano di lavoro didattico strutturato (≠ da «sapere una materia», e ≠ da «preparare una lezione»)
  2. Orientare la pianificazione ai soggetti (caratteristiche e bisogni) oltre che alla disciplina
43
Q

macro-step di progettazione della UDA:

A
  • Analisi del contesto (ristretto: la classe; ampio: il tipo di struttura; generale: la società)
  • Definizione di obiettivi (conoscenze e abilità)
  • Preparazione del piano operativo (testi e materiali, attività, tempi)

ex.
* Analisi del contesto: classe di adolescenti 12-15 anni prevalentemente maschi. Lingua parlata in famiglia prevalentemente arabo (alcuni/e hindi). Potenziamento italiano L2 in contesto scolastico, scuola secondaria di primo grado. Italia centrale, scuola di città piccola (Imola).
* Definizione degli obiettivi: potenziare la competenza lessicale in italiano L2.
* Piano operativo: scelta di una canzone rap di Gali per attività di ascolto e interpretazione e riscrittura in un pomeriggio di 2 ore

44
Q

dalla ricognizione alla struttura della UDA linguistica:

A
  1. Titolo
  2. Competenze da acquisire (generale)
  3. Durata totale (ore in presenza e a distanza)
  4. Abilità
  5. Conoscenze
  6. Prerequisiti
  7. Contenuti
  8. Attività didattiche previste
  9. Valutazione (modi e tempi)
  • Titolo: Cara Italia, caro italiano
  • Competenze da acquisire (generale): competenza lessicale
  • Durata totale (ore in presenza e a distanza): 2 ore in presenza
  • Abilità: sapere osservare e scegliere alcune parole in base agli assi di variazione
  • Conoscenze: conoscere le parole di diversi registri
  • Prerequisiti: conoscenza e competenza linguistico comunicativa intermedia

Contenuti

Attività didattiche previste

Valutazione (modi e tempi)

45
Q

contenuti, attività e valutazione nella UDA linguistica (sempre a partire da «testi»)

A
  • Scelta dei contenuti
  • Motivazione/contestualizzazione e introduzione al contenuto
  • Analisi finalizzate alla comprensione (skimming e scanning)
  • Attività induttive e inferenziali (sulle strutture linguistiche)
  • Attività di espansione, generalizzazione e sintesi
  • Attività metalinguistiche
  • Esercizi
  • Verifica
46
Q

Il contesto di classe:

A
  • Numero degli studenti
  • Numero e tipologia di studenti con ritardo scolastico
  • Numero e tipologia di studenti con certificazione (Legge 104)
  • Numero e tipologia di studenti con DSA
  • Numero di studenti con BES linguistico
  • Definizione dei bisogni linguistici, comunicativi, educativi (in base a sesso, età, motivazione, repertori linguistici, conoscenze pregresse e tradizioni educative)
47
Q

Il contesto della struttura (e sociale):

A
  • La disponibilità di spazi
  • La disponibilità di strumenti
  • La normativa
48
Q

Unità Didattica Digitale:

A

Basi teoriche di una Unità Didattica Digitale sono:

  • Costruttivismo (co-costruzione di conoscenza)
  • Connettivismo (Siemens 2005) (espansione dei legami di conoscenza al di fuori della community)
  • Gestalt (globale > analisi > sintesi)
49
Q

sui manuali per l’insegnamento dell’italiano L2:

A

Il discorso sui manuali rientra nel ‘classroom management’ poichè riguarda un elemento strumentale fondamentale del contesto didattico e riguarda un elemento che si trova in rapporto diretto con l’interno contesto di interazioni (ponendosi come centrale oppure accessorio, unico oppure no etc.).

i punti da considerare quando bisogna consigliare un manuale per italiano L2 sono:
* Scheda bibliografica (autore, titolo etc.)
* Materiale didattico aggiuntivo (guida per insegnante, CD etc.)
* Destinatari, obiettivi e metodo del libro (se il metodo è coerente con quello desiderato)
* Struttura del libro (unità, lezioni etc.)
* Contenuti (quali documenti e quale grammatica)
* Tipologia di esercizi e attività linguistiche (anche di verifica).

errori più comuni nei manuali:
* Inadeguatezza del metalinguaggio adottato (nella presentazione degli esercizi etc.)
* Inadeguatezza delle attività rispetto alla struttura (esercizi mal collocati etc.)
* Inadeguatezza grafica (rispetto ai destinatari)

50
Q

il ‘classroom management’: piani di intervento:

A

Piani di intervento del CM:
* Piano A, Didattico. L’organizzazione del tempo della lezione
* Piano B, Psicologico. La conduzione degli interventi di feedback e gestione (anche) affettiva
* Piano C, Interazionale. La gestione dell’interazione tra gli attori della classe
* Piano D, Interculturale. L’attesa sulla quantità e soprattutto sulla tipologia delle interazioni in L2 (italiano)

51
Q

il ‘classroom management’: i 9 punti d’attenzione:

A
  • Relazione tra ruolo del docente e ruolo degli studenti
  • Tipologia delle lezioni (frontali, seminariali e laboratoriali)
  • Gestione più o meno rigida dei tempi di parola e di silenzio
  • Valutazione esplicita dell’erroneità o della giustezza delle produzioni degli studenti
  • Gestione delle presenze, assenze, ritardi
  • Gestione degli spazi
  • Gestione delle attrezzature
  • Spazi di interazione parlata
  • Numero di riferimenti alla lingua scritta e all’autorità del libro di testo
52
Q

interazione parlata in classe: elaborazione del parlato dell’insegnante:

A

l’elaborazione del parlato dell’insegnante:
* input (ciò che dice l’insegnante)

  1. Percezione dell’input
  2. Comprensione dell’input
  3. Accettazione dell’input
  4. Integrazione dell’intake
    PCAI
    * Output (ciò che produce lo studente)
53
Q

interazione parlata in classe: scambi e strategie comunicative:

A
  • Scambio direttivo (dall’insegnate all’apprendente) ben strutturato
  • Scambio a tripletta (insegnante/apprendente/insegnante)
  1. Introduzione
  2. Elicitazione (tirare fuori ciò gli studenti sanno)
  3. Negoziazione
  4. Feedback e riprese
54
Q

interazione parlata in classe: strategie di trasparenza:

A
  • Foreigner talk (enfasi, lentezza, vocabolario di base, sintassi semplice, tema/rema)
  • Teacher talk (uguale ma con strumenti pedagogici, più corretto)
55
Q

caratteristiche del parlato dell’insegnante (in generale):

A

È asimmetrico rispetto ad apprendenti, quindi:

  • Occupa più tempo;
  • Fa più domande;
  • Apre e chiude le interazioni;
  • Introduce i cambiamenti di tema;
  • Usa strategie e scambi a tripletta.
56
Q

caratteristiche del parlato dell’insegnante (di L2!):

A
  • Usa marcatori di discorso chiari
  • Ripete
  • Fa esempi concreti
  • Riassume e spiega significati
  • Riformula e parafrasa spesso
  • Parla lentamente
  • Scandisce ed enfatizza