I diritti dell'uomo tra occidente e oriente Flashcards
Articolo Norbert Rouland
Su cosa dovrebbero fondarsi i diritti umani? (1)
Non si sa su cosa fondare i diritti.
Si potrebbe pensare alla DEMOCRAZIA.
La nascita dei diritti umani non coincide con la nascita della democrazia.
La democrazia è un’invenzione ateniese, era un regime politico antico che come altri identificavano l’uomo con il cittadino, solo i cittadini potevano godere dei diritti civili.
Nella Repubblica Zenone scrive che gli uomini avrebbero dovuto concepire la loro umanità al di fuori delle mura della città e che esiste una giustizia universale: L’ideale civile antico non concepisce ovviamente i diritti come li concepiamo noi, le donne ad esempio erano escluse dai diritti civici, la stessa cosa vale per gli stranieri. In molti paesi la situazione oggi non è cambiata, in alcune zone del mondo la donna non ha gli stessi diritti dell’uomo e gli stranieri continuano ad essere oggetto di discussione.
Se i diritti si basassero sulla Natura? (2)
Si potrebbe pensare alla NATURA come fondamento dei diritti.
I diritti sarebbero derivati da una natura comune a tutti gli uomini ma il problema è accertare cos’è la natura umana, di per sé sicuramente non buona.
Buona parte del processo di civilizzazione, scientifico e tecnologico è avvenuto cercando di superare gli ostacoli della natura stessa.
Come sostiene Engels, è proprio la trasformazione della natura da parte dell’uomo a essere il fondamento più essenziale del pensiero umano.
Lo sviluppo della natura è unilaterale, quello dell’uomo invece no, l’uomo reagisce alla natura, la trasforma e crea nuove condizioni di esistenza.
Come sono visti i diritti umani nelle culture orientali? (3)
I diritti umani nelle culture orientali sono visti in modo diverso da come sono visti
in
occidente.
Se i diritti si basassero sull’induismo? (4)
Il pensiero induista è organizzato attorno al Dharma, un principio che conferisce coesione a tutto ciò che esiste, questo unifica i rapporti umani.
L’individuo nell’induismo non è primario ma è solo uno degli elementi della catena che secondo gli induisti costituisce la realtà.
Per l’induismo tutti gli esseri viventi sono ordinati da una gerarchia verticale e l’uomo è al vertice.
Allo stesso tempo questa gerarchia si trasferisce nei rapporti sociali, infatti abbiamo un sistema a caste.
La nascita assegna a ogni individuo una sua collocazione nella gerarchia. Il sistema delle caste e della gerarchia è legato all’idea dell’esistenza della reincarnazione: ogni individuo rinasce in base al meriti avuti nella vita precedente.
In un sistema del genere idee come l’uguaglianza, diritti universali sono assenti, la complementarità tra caste è quella che per noi è l’uguaglianza giuridica, il meccanismo della reincarnazione rappresenta un bilanciamento tra diritti e doveri.
Cosa pensano gli autori cinesi riguardo la questione dei diritti umani? (5)
Alcuni autori cinesi hanno cercato di dimostrare che il pensiero di Confucio comprende elementi equivalenti ai tratti dei moderni diritti umani.
Innanzitutto la benevolenza, l’amore fra tutti gli Uomini, che corrisponde alla dignità umana.
Per Confucio non si deve obbligare agli altri a fare cose che non vogliono, la tolleranza sfocia in libertà di espressione. Gli autori concludono, quindi, che i diritti umani non sono un concetto del tutto estraneo
alla
cultura
cinese.
Quali sono le teorie critiche dei diritti umani? (6)
Nel 18esimo secolo ci furono molti controrivoluzionari, la cultura illuminista non convinse tutti.
Ci furono diverse potenze europee che si opposero alla rivoluzione francese, e con loro anche grandi intellettuali controrivoluzionari, come Joseph de Maistre, secondo lui la costituzione redatta nel 1795, così come le precedenti, erano scritte per l’uomo, tuttavia non c’è un solo tipo di uomo al mondo.
Una costituzione concepita per tutte le nazioni, non è concepita per nessuna, è un’ipotesi ideale.
Anche Burke aveva condannato la rivoluzione francese, secondo lui si fondava su principi astratti che ignorano le particolarità storiche e culturali, il primo dovere di un popolo è custodire le tradizioni, non esistono sistemi universali.
Anche il papato era contro i diritti umani, perché era convinto che questi potessero
discendere solo grazie a Dio.
Per Herder le culture si eguagliano in termini di dignità ma ciascuna procede nel suo sviluppo seguendo le proprie leggi.
Qual è la critica Marxista nei confronti dell’uomo? (7)
Secondo la visione socialista, i diritti non potrebbero attuarsi completamente se non in società emancipate dalla lotta di classe e nelle quali i bisogni materiali siano soddisfatti.
Il dibattito conduce al rapporto diritto-dovere, tipico delle culture orientali.
Nei discorsi dei leader cinesi si trova spesso un riferimento alla visione socialista dei diritti dell’uomo.
Per questo i diritti sono considerati diritti sociali e non diritti naturali.
I diritti umani sono un prodotto della storia e dello sviluppo, di conseguenza il contenuto dei diritti sarebbe mutevole e flessibile in base al contesti storici e culturali.
Bisognerebbe armonizzare piuttosto che uniformare.
Sta di fatto che ci sono enormi differenze, in particolare quelle che oppongono diritti individuali e diritti collettivi.
In più molti stati credono che i diritti umani siano spesso usati come cavallo di Troia dall’occidente.
Quando sono apparsi i diritti umani nel pensiero cinese? (8)
I diritti umani sono apparsi tardi nel pensiero cinese.
La nozione di diritti del popolo nasce alla fine del 1800.
Le istituzioni tradizionali necessitavano di una riforma, il governo doveva necessariamente ascoltare la voce del popolo e per questo doveva stabilirsi un regime parlamentare.
Con il termine diritti del popolo non si intendono I diritti naturali o universali dell’uomo, né la sovranità, l’uguaglianza o la libertà del popolo, si intende un MIGLIORAMENTO fra il potere e il popolo al fine di costruire una forza unita.
Questi diritti del popolo sono legittimati sulla dottrina
confuciana.
Molti autori e studiosi cinesi hanno visioni molto simili a quelle occidentali, KANG YEOU WEI di cosa parla? (9)
Parla di ARMONIA UNIVERSALE.
Aspirava a un mondo in cui non c’erano disordini, ingiustizie, dolori per essere rimpiazzati dall’armonia morale e dalla soddisfazione spirituale.
Il regime politico per Kang dovrebbe fondarsi sul diritto universale; la sovranità deve appartenere al popolo; egli quindi respinge un regime autoritario a favore di un regime democratico.
Per raggiungere l’armonia universale serve l’uguaglianza, l’indipendenza, l’autonomia, queste idee sono analoghe a quelle occidentali.
Molti autori e studiosi cinesi hanno visioni molto simili a quelle occidentali YAN FU di cosa parla? (10)
YAN FU è stato il primo cinese a comprendere l’occidente.
Il suo contributo maggiore è stato quello di mettere in luce le differenze tra la civiltà occidentale e quella orientale.
La prima differenza è la libertà, secondo lui la libertà in Cina non esiste.
La libertà è il fondamento della civiltà occidentale e ciò che serve per tutelarla è la democrazia.
Yan Fu non crede al postulato “l’uomo è nato libero” ma si basa su una spiegazione evoluzionista.
L’occidente ha sviluppato una visione di progresso, l’oriente invece è conservatore.
La superiorità dell’occidente, ai suoi occhi, sta nel dinamismo che produce continua energia.
Yan Fu introduce la teoria evoluzionista in Cina partendo anche dagli esempi di Darwin della selezione naturale, l’evoluzione consiste nella sopravvivenza del più adatto alla lotta alla vita, così anche tra gli stati, l’occidente riesce ad adattarsi perché cambia e va verso lo sviluppo, la Cina resta conservatorista.
Dall’altro lato però, basandosi sulla legge della selezione naturale, infrange l’uguaglianza degli uomini e la loro dignità.
Molti autori e studiosi cinesi hanno visioni molto simili a quelle occidentali TAN SITONG di cosa parla? (11)
Vuole l’uguaglianza e la rivoluzione violenta al fine di abolire un regime autoritario e stabilire la repubblica.
Molti autori e studiosi cinesi hanno visioni molto simili a quelle occidentali LIANG QICHAO di cosa parla? (12)
LIANG QICHAO ha fatto conoscere in Cina i pensatori moderni come Descartes, Hobbes, Locke, Rousseau, Kant.
Analogamente a Yan Fu crede che i cinesi non sono altro che schiavi.
A suo avviso la libertà è l’unico criterio che permette di distinguere il cittadino dallo schiavo, e in Cina non ci sono cittadini ma solo schiavi.
Liang ammira Rousseau e sostiene la dottrina del contratto sociale in cui i diritti dell’uomo sono diritti naturali e lo stato si fonda sul contratto del popolo, il popolo ha potere
illimitato
Qual è in fine il pensiero generale dei Cinesi e del suo governo sulla questione dei diritti umani? (13)
Per i cinesi i diritti dell’uomo sono sociali e non naturali, sono il prodotto della storia e di conseguenza sono relativi.
Il governo cinese valuta la dichiarazione sui diritti dell’uomo ma insiste sul rispetto dei particolarismi e della sovranità degli stati, l’evoluzione del contesto dei diritti umani dipende dalle condizioni storiche, sociali, economiche e culturali dei diversi paesi.
Cosa accadde durante la 46esima sessione del consiglio per i diritti umani delle nazioni unite del 24 marzo 2021?
(14)
Vari paesi hanno sostenuto la politica della Cina.
15 paesi socialisti e post comunisti come Russia, Cina, Bolivia, Sri Lanka, Filippine avevano denunciato le violazioni dei diritti commesse da alcuni paesi occidentali.
Ad esempio in Francia venne denunciato il fatto che molti detenuti si trovavano in condizioni disumane.
E’ la 5a volta che la CINA viene eletta membro del consiglio dei diritti umani, ciò dimostra l’impegno che questo paese sta mettendo nella questione dei diritti umani.
Come veniva utilizzato in passato il termine dei diritti umani in CINA? (15)
In passato il termine diritti umani veniva usato raramente nelle costituzioni e veniva sostituito dal termine “diritti del cittadino”, questo esclude gli stranieri e rifiuta l’universalità dei diritti.
La revisione più importante è stata nel 2004 secondo la quale lo stato garantisce e rispetta i diritti dell’uomo.
L’articolo 33 dice che tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge ma c’è sempre una stretta corrispondenza al rapporto diritti-doveri.
Ci sono 56 minoranze etniche riconosciute in CINA.
La repubblica popolare Cinese sta compiendo passi in avanti ad esempio attuando una discriminazione POSITIVA che fa escludere alcune minoranze dalla politica del figlio unico.
Inoltre tanti studiosi occidentali vanno in cina a fare lezioni nelle più grandi università a favore della circolazione delle idee.