cap 3 Flashcards

1
Q

quali sono le teorie alla base della teoria neoclassica? qual è l’obbiettivo dell’impresa? quali sono i suoi limiti?

A

alla base della teoria neoclassica
* unico soggetto decisore
* perfetta razionalità
* perfetta informazione (informazione disponibile subito quasi gratis)
L’Obiettivo dell’impresa è massimizzare il profitto, essa raggiunge il proprio fine spingendo. La produzione fino al punto in cui il ricavo marginale eguaglia il costo marginale.
limiti dell’impostazione neoclassica:
* Presuppone una condizione di equilibrio.
* Si limita la profitto di breve periodo.
* Non vengono considerati i possibili conflitti tra manager ed azionisti.
* Essendo un fenomeno sociale gli obbiettivi dell’impresa non possono limitarsi al profitto.

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2
Q

quali critiche vennero mosse alla teoria neoclassica?

A

interna e concorrenza imperfetta
Struttura interna:
Pensiero Berle e Means (quello del modello manageriale) vengono sviluppati secondo 3 principali filoni: psicologico, sociologico e comportamentista.
* Nash esponeva il concetto secondo cui se ogni componente di un gruppo persegue il proprio interesse personale e vi sono condizioni di concorrenza perfetta, l’equilibrio che ne esce è tale per cui ogni azione individuale accresce la ricchezza complessiva del gruppo. Oggi invece sappiamo che se ogni agente fa il proprio interesse personale si giungerà un’allocazione inefficiente delle risorse.
* Modello Manageriale: Nelle imprese i manager hanno il controllo dell’impresa, la separazione del controllo dalla gestione fa sì che gli obbiettivi dei dirigenti si affianchino o addirittura prevalgano su quelli degli azionisti.
* Modello comportamentista: Le finalità dell’impresa non possono ridursi alla massimizzazione del profitto o alla soddisfazione degli azionisti, ma devono contemplare le esigenze delle diverse parti in causa. Come gli stakeholder.

Concorrenza imperfetta:
* Concorrenza monopolistica: esistono prodotti differenziati e differenziabili.
* Interdipendenza oligopolistiche: vi è un punto di discontinuità nella curva dei ricavi marginali. Cioè il prezzo non è. Determinato dall’uguaglianza tra costo e ricavo marginale, ma deriva da comportamenti delle imprese che non possono essere codificati a priori e in modo preciso.
* Prezzo di esclusione?

La realisticità delle ipotesi della teoria neoclassica risulta limitata e pone in evidenza un equivoco di fondo: mentre, da un lato, sostiene come obiettivo primario dell’impresa la massimizzazione del profitto, dall’altro nega l’esistenza del profitto stesso, dal momento che considera il mercato per definizione in equilibrio.

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3
Q

teoria dell’agenzia di berle means? caratteri tipici? quali sono i tipi di contratto secondo questa teoria?

A

La separazione tra proprietà e controllo nelle società per azioni rappresenta un problema di agenzia (Berle e Means, 1932). Assemblea degli azionisti nomina il consiglio di amministrazione che nomina e controlla a sua volta i manager.
In una public company si ha un’impresa con proprietà frammenta dove nessun azionista detiene una quota superiore al 5%. Data la quota molto bassa, molte volte i soggetti non partecipano nemmeno all’assemblea. La proprietà, gli azionisti delegano il controllo al consiglio di amministrazione che controllano i manager, i quali devono controllare l’impresa.
Poiché nelle grandi corporazioni azionisti e manager sono distinti e poiché ognuno dei due soggetti segue i propri interessi, i rapporti tra di essi devono essere regolati da un rapporto contrattuale, simile a quello di agenzia nel quale i manager devono gestire l’impresa.
Il rapporto di agenzia ha alcuni tratti tipici:
* Discrezionalità dell’agente (nel decidere come perseguire l’interesse del principal cioè degli azionisti. Nessuno. Controlla il manager, hai carta bianca.)
* Asimmetria informativa (l’agent ha più informazioni del principal, il manager ha più informazioni degli azionisti)
* Remunerazione dell’agente non dipendente (almeno in parte) dal risultato, il manager prende uno stipendio che varia in base al risultato. In parte fissa in parte variabile. Ad esempio, pagando in azioni così si devono impegnare a far salir le azioni.
Gli studi basati sulla teoria dell’agenzia si incentrano sulla scelta della migliore tipologia di contratto cosi da allineare le azioni dei manager gli interessi degli azionisti. Tipi di contratti:
* Outcome based contrats: basati sui risultati delle azioni degli agenti.
* Behaviour based contrats: in relazione ai comportamenti adottati dagli agent

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4
Q

cos’è la teoria di creazione del valore? A che livello è definito il valore e il profitto?

A

La teoria di creazione del valore afferma che l’obiettivo dell’impresa deve essere quello di massimizzare il valore del capitale economico (quanto vale un’impresa, se si è quotati in borsa equivale al valore di borsa, seno dipende da una stima attraverso dei modelli di stima) e non il profitto.
Il profitto è definito a livello di impresa, il valore è definito a livello di azionisti. La differenza è rilevante, perché un’impresa può essere in utile e allo stesso tempo distruggere valore per gli azionisti.
Nella gestione orientata al valore si parte da un esame del quadro esistente per individuare le attività che non generano valore e quelle che hanno bisogno di drastici miglioramenti. Inoltre, consiste nell’introduzione di sistemi operativi che determinino un costante orientamento al valore.
Questi sistemi entrano a far parte della gestione quotidiana e comprendono una serie di tecniche e principi, valute based management, istituito da 3 componenti:
* Misurazione del lavoro creato.
* Pianificazione investimenti e scelte aziendali. (Rivelare il costo delle risorse).
* Sistemi di incentivazione. (Pay-per-performance).
L’obiettivo del valore possiede tutte le caratteristiche per spingere manager e imprese verso un’economicità e una creazione di ricchezza di cui possano beneficiare tutti gli shareholder.

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5
Q

chi sono gli stakeholder?
cos’è la teoria degli stakeholder?
quali sono gli argomenti a favore della teoria della creazione del valore? in cosa consiste?

A

Stakeholder: tutti coloro sono in qualche modo legati all’azienda e in essa ripongono una parte dei propri interessi.
Il dibattito sul finalismo d’impresa aveva raggiunto un diffuso consenso nel ritenere che la creazione di valore per gli azionisti (shareholders) fosse l’obiettivo più razionale da perseguire per l’impresa perché nel lungo periodo gli interessi tendono ad allinearsi.
Secondo la teoria degli stakeholder, invece, l’impresa non dovrebbe creare valore solo per gli azionisti, ma puntare alla soddisfazione di tutti gli attori, distribuendo la ricchezza in modo equilibrato. Mantenendo li relazioni di armoniosa cooperazione.
L’impresa per avere successo ha bisogno del contributo degli stakeholders e non solo: il successo dell’impresa consiste nel soddisfare gli stakeholders.
Siamo passati dalla shareholders view all’ stakeholders view. La teoria fu molto criticata.
La teoria della creazione di ricchezza degli azionisti (e quindi di una sola categoria di stakeholders) aveva importanti argomenti a favore:
* L’obiettivo dell’impresa, qualunque esso sia, dovrebbe essere unico: se fosse multiplo qualora sorgano dei trade-off, i manager non hanno indicazioni per decidere. (per Freeman doveva essere multiplo ma se ci si trovasse di fronte ad un trade off, tra le due opzioni l’impresa sceglierebbe sempre il profitto).
* Tra i possibili obiettivi, quello della creazione di ricchezza, è quello che soddisfa meglio l’interesse di tutti gli stakeholders.
* Gli stakeholder diversi dagli azionisti sono tutelati da norme giuridiche e da rapporti di scambio che avvengono a un prezzo determinato: i loro interessi sono rispettati in partenza.
Compromesso: creare valore per tutti.
Dal 2000 in poi la strategia di Freeman fu di nuovo dominante.

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6
Q

teoria degli stakeholder

A

Se l’obiettivo finale dell’impresa è creare valore, i processi sottostanti devono essere sostenibili, ossia durevoli nel tempo in quanto capaci di coinvolgere e remunerare i vari stakeholder, che apportano risorse funzionali al successo duraturo.
Pertanto, la sostenibilità dell’impresa dipende dalla sostenibilità delle sue relazioni con i differenti portatori d’interessi.
La creazione di valore prende, dunque, diverse forme, quali:
* adeguata remunerazione per soci e azionisti
* migliori e appaganti condizioni di lavoro per i collaboratori
* prodotti e servizi innovativi in grado di soddisfare appieno le esigenze della clientela
* ruolo propulsivo e innovativo, nella comunità
* relazioni chiare e trasparenti con i partner finanziari
* attenzione all’ambiente

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7
Q

come si dividono gli stakeholder?

A

interni
esterni primari e secondari.

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8
Q

stakeholder interni? parlane

A

La proprietà, sono un gruppo di soggetti che ha interesse nell’impresa. È che ha la capacita di influenza sulle dinamiche aziendali.
* conferendo risorse soggette al rischio di impresa,
è in grado di incidere sulla vita dell’azienda, e in essa ripone
una serie rilevante di aspettative.
* La struttura tipica dell’impresa nei modelli di capitalismo più
evoluti è quella della società per azioni.
* La suddivisione più importante nell’ambito degli stakeholder proprietari divide gli azionisti di maggioranza da quelli di minoranza.

  • I dipendenti: sono coloro che apportano all’azienda non il capitale di rischio ma il lavoro. La loro posizione come stakeholder dipende dal livello di:
     Partecipazione ai processi decisionali. Ad esempio, l’impostazione dello stile di direzione, il quale può essere autoritario o partecipativo.
     Rappresentanza e rilevanza dei sindacati cioè il ruolo de sindacati e degli organi che supportano le istanze dei lavoratori.
  • Il management: è un dipendente dell’impresa, è considerato un dipendente diverso da quelli precedentemente considerati:
     Il processo di delega della gestione al management conduce al
    problema della separazione tra proprietà e controllo, analizzato
    dalle teorie manageriali e dell’agenzia.
    La posizione del management come stakeholder dipende:
     Dimensioni e grado di complessità aziendale (maggior autonomia nelle grandi imprese).
     Articolazione della struttura proprietaria (dispersione dell’azionario consenta maggior autonomia al management d’impresa).
     Presenza di meccanismi di incentivi (retribuzioni in base alle performance).
     Presenza di un mercato finanziario efficiente (possiamo dare autonomia al manager perché al primo errore i mercati lo sanzionano facendo scendere le quotazioni in borsa).
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9
Q

stakeholder primari esterni competitivi? parlane?

A

4.3 stakeholder primari esterni competitivi
Gli attori che compongono lo scenario competitivo per un’impresa appartengono a 3 categori:
* I fornitori: i soggetti che forniscono all’impresa i fattori produttivi, gli impianti, i servizi per l’attività aziendale.
* I clienti: i soggetti a cui l’offerta aziendale è diretta.
* I concorrenti attuali: altre imprese che concorrono nel mercato per un’offerta simile (concentrazione, differenziazione, costi).
* I concorrenti potenziali: offrono prodotti sostitutivi o nuovi entranti
I concorrenti attuali sono fra i soggetti in grado di influenzare maggiormente il comportamento dell’impresa, e si caratterizzano spesso per comportamenti avversi al raggiungimento degli obiettivi dell’azienda stessa. Aiuta a capire se in un settore guadagna molto o poco.
* Con riferimento ai fornitori e i clienti. L’analisi sarà verticale, volta a seguire gli stakeholder che hanno rapporti di tipo sequenziale con l’impresa lungo la filiera produttiva.
* Con riferimento i rapporti con i concorrenti (attuali e potenziali), l’analisi sarà orizzontale. Si cercherà di analizzare gli stakeholder con i quali ci si confronta in modo simultaneo sui mercati.
L’intensità della concorrenza esistente dipende da diversi fattori:
* la concentrazione del mercato in un settore: se sono beni differenziati si avrà meno concorrenza, se sono beni commodity avremo una maggiore concorrenza.
* la differenziazione del prodotto e la diversità dei concorrenti: La concentrazione del mercato dipende dal numero di imprese nel mercato e dalle quote di mercato. Un settore si può definire frammentato se ha un numero elevato di imprese (più concorrenza), mentre è concentrato se ha un numero ridotto d’imprese (meno concorrenza). Le quote di mercato si calcolano facendo il rapporto tra il fatturato della mia impresa e il totale fatturato di tutte le imprese sul mercato.
* le condizioni di costo: si dividono per intensità capitale (capital intensive, dove avremo maggior concorrenza dati i grossi volumi e Labour intensive dove avremo minore concorrenza dati gli scarsi volumi). Per economie di scala (all’aumentare dei volumi di vendita riduco i costi unitari di produzione).

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10
Q

rapporto fra fornitori e clienti? da cosa sono influenzate le relazioni di filiera? quali sono le vairabili da analizzare?
quali sono le caratteristiche della relazione? da quali fattori dipende l’intensità della concorrenza?

A

La filiera produttiva è l’insieme delle lavorazioni che consentono di arrivare ad un prodotto/servizio finito partendo da un insieme di fattori primari. Lungo la filiera si genera il valore aggiunto.
Ogni impresa assume una “posizione” all’interno della filiera, scegliendo quali fasi del processo realizzare e determinando così il proprio grado di integrazione verticale
Le relazioni di filiera sono influenzate dai costi di transazione, e le variabili chiave da analizzare sono:
* la struttura del mercato di fornitura (fornitori) o di sbocco (clienti/distributori): si intende quanto è concentrato il mio mercato a monte con i fornitori o a valle con i clienti. La concentrazione del mercato dipende dal numero di imprese nel mercato e dalle quote di mercato. Quando la struttura di mercato nella quale opera la controparte è frammentata e vi sono diverse alternative, Il potere contrattuale degli stakeholder fornitori o clienti sarà decisamente meno influente in quanto ci sono diverse alternative. In caso che il mercato di fornitura sia molto concentrato i soggetti avranno un elevato potere contrattuale nei contorni dell’impresa a parità di altre condizioni.
* il valore dello scambio («specificità» delle risorse): dipende dal prezzo del bene e da quanto è strategico il bene, più sarà strategico maggiore sarà il suo valore di scambio viceversa.
* le caratteristiche della relazione:
 grado di asimmetria informativa: quanto conosco in termini di qualità/prezzo di un bene. (Bassa)
 Fiducia tra le parti: dipende dalle relazioni (bassa)
 Frequenza degli scambi: correlata alla fiducia tra parti (alta)
Se ci sono costi di transazione bassi il potere contrattuale sarà molto alto e viceversa.
L’intensità della concorrenza esistente dipende da diversi fattori:
* la concentrazione del mercato in un settore: se sono beni differenziati si avrà meno concorrenza, se sono beni commodity avremo una maggiore concorrenza.
* la differenziazione del prodotto e la diversità dei concorrenti: La concentrazione del mercato dipende dal numero di imprese nel mercato e dalle quote di mercato. Un settore si può definire frammentato se ha un numero elevato di imprese (più concorrenza), mentre è concentrato se ha un numero ridotto d’imprese (meno concorrenza). Le quote di mercato si calcolano facendo il rapporto tra il fatturato della mia impresa e il totale fatturato di tutte le imprese sul mercato.
* le condizioni di costo: si dividono per intensità capitale (capital intensive, dove avremo maggior concorrenza dati i grossi volumi e Labour intensive dove avremo minore concorrenza dati gli scarsi volumi). Per economie di scala (all’aumentare dei volumi di vendita riduco i costi unitari di produzione)

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11
Q

parlami dei concorrenti potenziali e attuali? quali sono gli elementi che influenzano il rapporto? quali possono essere le barriere all’entrata?
con varia la concorrenza, in base a cosa?

A

I concorrenti potenziali sono i possibili nuovi entranti all’interno del settore.
La natura del prodotto o del servizio offerto è un elemento che influenza la relazione con i concorrenti, ad esempio i prodotti facilmente confrontabili, come le materie prime, hanno una forte concorrenza perché l’unico modo per differenziare il proprio prodotto sarebbe tramite il prezzo. Invece in presenza di fattori diversi come la qualità o il marchio, ci sarà la possibilità di segmentare il mercato.
L’impatto dei nuovi entranti è moderato dalla presenza di barriere all’entrata, ossia di vincoli a operare in un contesto competitivo da parte di imprese che non vi sono inserite, quali:
* Fabbisogno di capitale (es. difficoltà di affiancare il duopolio Boeing/Airbus) quanto è capitala intensive il mercato.
* Economie di scala e apprendimento (es. settore dell’acciaio), preferisco un settore dove ci sono minori economie di scala, con una difficoltà ad avere sin da subito volumi di produzione e di vendita già molto elevati sul mercato.
* Accesso privilegiato alle risorse (es. Legami consolidati con agenzie pubblicitarie, soft drink), chi si trova all’interno del settore ha maggior accesso alle risorse.
* Differenziazione (es. settore automobilistico con Ferrari).
I prodotti sostitutivi assolvono a una funzione analoga a quella dei prodotti concorrenti (risposta a un medesimo bisogno). Impattano sull’attrattività del settore quanto più:
* offrono migliori rapporti prezzo-qualità, in assenza di costi connessi al cambiamento (switching costs, cioè i costi di adattamento per imparare ad utilizzare un altro prodotto).
* é rilevante il grado elasticità: in presenza di sostituti, il consumatore è più sensibile al pricing del prodotto, potendo effettuare delle scelte potenzialmente alternative.
Un esempio di bene sostituto per le lamette da barba, ad esempio, può essere il rasoio elettrico.

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12
Q

quali sono gli stakeholder esterni secondari non competitivi? parlane

A

Gli stakeholder esterni influenzano e sono influenzati dalla dinamica aziendale con minore capacità di incidere sulla sopravvivenza dell’impresa.
Il sistema finanziario: categoria degli operatori finanziari che offrono capitale d’impresa.
Gli Investitori istituzionali sono:
* I fondi d’investimento
* I fondi pensione
* Le compagnie di assicurazione
Il ruolo degli o stakeholder finanziari esterni dipende da tre fattori:
* Livello di indebitamento/ rischio dell’impresa
* Dimensione e prestigio dell’impresa (top big to fail).
* Caratteristiche del sistema finanziario
Gruppi d’interesse sociale e civile: gli stakeholder siano gruppi o persone verso i quali l’impresa ha qualche forma di responsabilità per lo sviluppo sostenibile.
* Vincoli normativi
* Impatto della responsabilità sociale sul vantaggio competitivo

Sistema pubblico: l’impresa opera in un contesto istituzionale di regole e di norme che ne determina gli spazi d’attività.
* Regolamentazione dei mercati: lo Stato può l’accesso a determinati mercati.
* Tutela della concorrenza: prevede un’attività di monitoraggio.
* Politiche macroeconomiche: fissazione dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali ha ricadute sulle politiche d’indebitamento e d’investimento delle imprese.

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13
Q

quali sono gli elementi che qualificano la rilevanza di una categoria di stakeholder? come può essere definito?

A

Gli elementi che qualificano la rilevanza di una categoria di stakeholder sono:
Il potere (dimensione formale dell’autorità):
* può essere di natura coercitiva(deriva da un potere contrattuale, cioè siamo in grado di imporre qualcosa ad uno stakeholder perché la legge permette di farlo),
* di natura utilitaristica (non è un potere prettamente normativo, es. un fornitore che è in posizione di monopolio oppure la banca da cui dipendo perché sono molto in debito),
* di natura simbolica (come può avvenire per una piccola impresa inserita in un progetto di cooperazione con il leader del settore, contiamo pochissimo, un potere nullo)
Legittimità (dimensione sociale dell’autorità, quanto sono legittime le sue richieste):
* la percezione generalizzata che le azioni di un soggetto siano appropriate (sono un’azienda con un impatto ambientale molto forte e un’associazione dei cittadini fa una richiesta forte, è chiaro che non possiamo ignorarla)
Urgenza: è una situazione in cui le richieste di un gruppo di stakeholder diventano pressanti (ho un fornitore che è in difficoltà finanziaria e ha un bisogno economico, per cui magari lo aiuto perché senza di lui dovrei trovare un altro fornitore, Se le richieste di un certo stakeholder sono definibili come urgenti, e se è necessario salvaguardarlo per non perderlo).
Come può essere definito:
* Se lo stakeholder possiede solo 1 dei 3 fattori è chiamato latente.
* Se lo stakeholder possiede 2 dei 3 fattori è detto con aspettative.
* Se lo stakeholder possiede 3 dei 3 fattori è detto assoluto.

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14
Q

quali sono i possibili comportamenti per la gestione degli stakeholder?

A

Ci sono quattro possibili comportamenti per la gestione degli stakeholder.
* La reazione: si realizza ignorando o osteggiando le istanze apportate dai soggetti. ex. Stakeholder pericolo come un concorrente aggressivo o un azionista di minoranza “takeoverostile”.
* La difesa: si concretizza attraverso la realizzazione del minimo soddisfacimento delle istanze (richieste), come quando si riconosce ai lavoratori la retribuzione minima garantita dai contratti nazionali.
* L’adattamento: si presuppone la considerazione di quasi tutte le richieste proposte, si realizza verso quegli stakeholder non pericolosi a che possono rappresentare una fonte di competitività per l’impresa. (ex. Istanze associazioni di consumatori).
* La proattività: l’anticipazione degli interessi tipici di un soggetto. Si realizzazione in presenza di quegli stakeholder che sono importanti per l’impresa., ma che possono essere simultaneamente fonte di potenziali comportamenti antagonisti e di iniziative condivise. (Ex. Fornitore strategico).

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