3. I metodi di ricerca nella psicologia dello sviluppo Flashcards

1
Q

Che tipo di metodi di ricerca si usano in base al tema?

A

Se si deve studiare un tema poco affrontato si sceglie di raccogliere dati attraverso metodi più esplorativi e qualitativi applicati a un campione ridotto di individui. Nelle aree di ricerca già esplorate ogni nuovo studio deve essere condotto alla luce delle teorie esistenti e si sceglie un metodo sperimentale che possa tracciare dei collegamenti chiari tra cause ed effetti. (pag.6)

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2
Q

Il metodo scientifico.

A

Prevede la formulazione di ipotesi sulla base di una teoria e l’utilizzo di misure oggettive e replicabili al fine di verificare la bontà di una teoria. (pag.6)

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3
Q

Il self-report.

A

Le informazioni personali fornite dai soggetti stessi, tramite un’intervista diretta o in una qualche forma scritta, come un questionario. (pag.6)

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4
Q

Pro e contro delle interrogazioni a familiari, insegnanti e pari.

A

Il vantaggio di raccogliere i dati da genitori e altre componenti della famiglia è che generalmente forniscono resoconti basati su più osservazioni avvenute nel tempo e in una varietà di situazioni, ma sappiamo che possiamo solo presumere essere la realtà oggettiva. Per aumentare l’accuratezza dei racconti è possibile chiedere di riportare solo eventi molto recenti, chiedere il resoconto in un momento molto recente all’esposizione, tenere un diario organizzato e di compilarlo a intervalli regolari. (pag.6)

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5
Q

Quando un’osservazione è scientifica?

A

Quando è:
- Selettiva, perché condotta con un esplicito scopo
- Pianificata, quando si esplicita il chi, il quando, il come e il dove osservare
- Documentabile, nel senso che fornisce il materiale della sua utilizzazione
- Controllabile, cioè passabile di verifica
(pag.6)

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6
Q

L’osservazione nei contesti educativi.

A

Descrive cosa fa un individuo all’interno di un ambiente, sia prima che durante e dopo aver predisposto le variabili di cambiamento al fine di progettare un intervento educativo. Non si può non osservare i modi diversi con i quali i bambini usano i giochi, oppure le diverse dinamiche relazionali che si instaurano tra bambini o tra i bambini e l’educatore. (pag.7)

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7
Q

Osservazione libera vs sistematica.

A

L’osservazione libera o occasionale è l’attività che quotidianamente ognuno di noi compie, il più delle volte non intenzionale, per l’analisi delle informazioni ed è caratterizzata dall’assenza di strategie o strumenti artificiali per la raccolta di dati. Generalmente in ambito educativo l’osservazione è invece sistematica, cioè condotta all’interno di un preciso schema di riferimento. (pag.7)

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8
Q

L’operalizzazione.

A

Scomposizione in unità discrete o categorie di un comportamento che è oggetto di osservazione. Essa è utile per dare definizioni chiare e non ambigue che permettano tutti di vedere la stessa cosa che stiamo osservando noi. (pag.7)

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9
Q

Come si misura un comportamento?

A

I parametri di misura del comportamento sono:
- Frequenza: il numero di occorrenze di un certo comportamento nell’unità di tempo, es. 4 ore di lezione
- Durata: l’intervallo di tempo durante il quale si verifica un singolo comportamento
- Intensità: la forza con cui un comportamento fa la sua comparsa
- Latenza: il tempo che intercorre tra un evento specifico e l’esibizione dei primi segni del comportamento
(pag.7)

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10
Q

La baseline.

A

Il livello a cui un comportamento o la classe di comportamento che definiscono l’area oggetto dell’osservazione si esprime in situazioni naturali, prima che vengano introdotti programmi educativi. Essa servirà come metro di misura dell’efficacia di questi programmi in termini di cambiamento dei comportamenti durante a conclusione dell’intervento. (pag.7)

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11
Q

L’analisi funzionale o ABC.

A

Il comportamento osservato va definito sia a partire dalle modalità attraverso cui si esprime, ma anche dalle conseguenze che produce. Si utilizza una contingenza a tre termini, descrivendo l’antecedente, il comportamento, e la conseguenza al comportamento. Una corretta analisi funzionale ci permette di formulare ipotesi circa lo scopo del comportamento e la relazione tra il comportamento e l’ambiente. (pag.7)

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12
Q

Campione e rappresentatività.

A

Un campione è il gruppo rappresentativo di una popolazione più ampia, la quale rappresentatività è data dal possesso delle caratteristiche utili allo studio di ricerca. (pag.7)

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13
Q

La ricerca correlazionale.

A

Un disegno di ricerca che permette agli studiosi di stabilire le relazioni e la forza tra le variabili. Una correlazione non descrive relazioni di causa-effetto tra i fattori, ma può indicare degli schemi ricorrenti nello sviluppo. (pag.8)

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14
Q

Il disegno sperimentale.

A

la procedura che permette agli studiosi di determinare causa ed effetto tramite il controllo delle variabili, dei trattamenti e l’assegnazione casuale dei partecipanti. La procedura prevede che si mantengono costanti o equivalenti tutti i possibili fattori di interferenza a eccezione di quello che si ipotizza sia la causa della variabile da studiare. (pag.8)

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15
Q

Il gruppo sperimentale.

A

il gruppo sperimentale è quello sottoposto al trattamento o variabile indipendente.

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16
Q

La variabile indipendente.

A

Il fattore causale ipotizzato che i ricercatori manipolano in maniera deliberata. (pag.8)

17
Q

Il gruppo di controllo.

A

Il gruppo di controllo è quello che non viene sottoposto al trattamento o variabile indipendente. (pag.8)

18
Q

La variabile dipendente.

A

Il fattore che i ricercatori si aspettavano cambiasse in funzione della manipolazione della variabile indipendente. (pag.8)

19
Q

La validità ecologica.

A

Una ricerca ha validità ecologica quando il contesto in cui si esegue è rappresentativo di un contesto reale e per questo i suoi risultati sono generalizzabili. (pag.8)

20
Q

Il bias dell’osservatore.

A

La tendenza dei giudizi degli osservatori ad essere influenzati dalla conoscenza delle ipotesi che guidano la ricerca. (pag.8)

21
Q

Esperimento sul campo.

A

Esperimento con cui ricercatori apportano di proposito un cambiamento in un ambiente del mondo reale e poi misurano il risultato della loro manipolazione, facilitando così la generalizzazione a più esperienze e contesti della vita reale. (pag.8)

22
Q

Esperimento naturalistico.

A

Esperimento in cui si misurano i risultati degli eventi che avvengono naturalmente nel mondo reale. A differenza dell’esperimento di laboratorio sul campo, i partecipanti non vengono assegnati casualmente alle condizioni sperimentali, pensi vengono selezionati perché già esposti alla serie di condizioni che i ricercatori vogliono studiare, come l’iscrizione ha un programma di integrazione alimentare. (pag.8)

23
Q

Il caso di studio.

A

Forma di ricerca in cui si studiano in modo particolarmente approfondito il singolo individuo o un gruppo di individui. (pag.8)

24
Q

Tre approcci nello studio del cambiamento nel tempo: trasversale.

A

Una strategia di ricerca in base alla quale soggetti di età differenti vengono messi a confronto in un momento preciso. Si possono trovare delle correlazioni, ma l’approccio trasversale non permette di rintracciarne le cause. (pag.8)

25
Q

Tre approcci nello studio del cambiamento nel tempo: longitudinale.

A

Una strategia di ricerca in base alla quale gli stessi soggetti vengono studiati lungo un certo periodo di tempo, solitamente molti anni. (pag.8)

26
Q

Tre approcci nello studio del cambiamento nel tempo: sequenziale.

A

Metodo di ricerca che unisce le caratteristiche del metodo trasversale e longitudinale. (pag.9)

27
Q

Il consenso informato.

A

La comprensione degli scopi e delle procedure esplicitati nelle linee guida degli studi ai quali sono sottoposti i partecipanti. (pag.9)

28
Q

Il debriefing.

A

Momento comunitario comprendente bambini e caregiver in cui si comunicano i risultati della ricerca. (pag.9)