2. Le teorie della psicologia dello sviluppo Flashcards

1
Q

Come elaborano le teorie gli psicologi dello sviluppo?

A

Gli psicologi dello sviluppo formulano ipotesi a partire da teorie, vengono poi verificate empiricamente tramite esperimenti o osservazioni per determinarne la correttezza. Se la teoria regge, allora si propongono e si testano ulteriori ipotesi; se i dati empirici contraddicono la teoria, allora la si corregge alla luce dei nuovi risultati, altrimenti la si abbandona del tutto. (pag.2)

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2
Q

Chi si occupava dello sviluppo prima della nascita della psicologia dello sviluppo? Locke e Cartesio.

A

Nel XVII secolo Locke insieme ad altri filosofi dell’empirismo inglese sosteneva che i bambini venissero al mondo in una condizione di tabula rasa, in quanto i neonati non hanno alcuna esperienza del mondo esterno, perciò non sono in grado di comprendere nulla di quanto li circonda.
Al contrario, i filosofi razionalisti come Cartesio affermavano che la mente impone sull’ambiente esterno una sorta di ordine, in modo da renderlo comprensibile. (pag.3)

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3
Q

Il comportamentismo a cosa attribuisce lo sviluppo?

A

Scuola di pensiero psicologico dei primi anni del XX secolo, sostenuta principalmente da Watson, Thorndike, Pavlov e Skinner, che enfatizzava il ruolo dell’apprendimento nel comportamento umano, descrivendolo alla luce di questa sua funzione. Un principio cardine della loro teoria è che le variazioni di comportamento sono determinate dall’esperienza e avvengono in modo graduale e continuo. (pag.3)

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4
Q

Il condizionamento classico: Pavlov e Watson.

A

CONDIZIONAMENTO CLASSICO: tipo di apprendimento in cui i soggetti sono sottoposti ripetutamente a una coppia di stimoli, finché non imparano a reagire allo stimolo sconosciuto nello stesso modo in cui rispondono a quello familiare.

Pavlov – salivazione dei cani: mentre effettuava delle ricerche sulla risposta salivare mostrando del cibo ai cani, notò che dopo un certo numero di ripetizioni del test, i cani cominciavano a salivare ancor prima che il cibo gli venisse mostrato, per esempio quando sentivano avvicinarsi i passi dello sperimentatore  il cane era in grado di apprendere l’associazione tra i due stimoli (in questo caso il cibo e il suono dei passi in arrivo) e di comportarsi di conseguenza.

Watson e Rayner – pianto di Albert: hanno usato il concetto di condizionamento classico per esaminare se nei bambini si potessero condizionare anche altri comportamenti e perfino emozioni, come la paura. A un neonato di 11 mesi di nome Albert, mostravano un topo bianco che non sembrava suscitare in lui alcun segno di timore. Successivamente il topo veniva presentato accompagnato da un colpo di martello sferrato su una sbarra di ferro. Il suono ovviamente spaventava il piccolo Albert, facendolo piangere. Dopo molteplici ripetizioni di questi episodi di apprendimento, la sola vista del topo bastava a far piangere Albert. Dopo numerosi tentativi di condizionare in Albert la paura di più animali in una stanza diversa, il soggetto mostrava reazioni scarse  risultati insoddisfacenti, oltre che poco etici. (pag.3)

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5
Q

Il condizionamento operante: rinforzi e punizioni.

A

CONDIZIONAMENTO OPERANTE: tipo di apprendimento che dipende dalle conseguenze di rafforzamento o di indebolimento del comportamento dell’individuo:

COMPORTAMENTO RAFFORZATO con:
Stimolo presentato - RINFORZO POSIVITO: aggiungo uno stimolo piacevole
“Se fai i compiti, puoi colorare un disegno”
Stimolo negato/rimosso - RINFORZO NEGATIVO: elimino uno stimolo avverso
“Se ti relazioni con gli altri, oggi non facciamo i compiti”

COMPORTAMENTO INDEBOLITO con:
Stimolo presentato - PUNIZIONE POSIVITA: aggiungo uno stimolo avverso
“Se continui a ridere mentre facciamo i compiti, facciamo due pagine in più”
Stimolo negato/rimosso - PUNIZIONE NEGATIVA: elimino uno stimolo piacevole
“Se non fai i compiti, non entri in piscina” (pag.3)

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6
Q

La teoria maturazionista.

A

All’inizio del XX secolo gli oppositori al comportamentismo erano i maturazionisti, i quali considerano la regolazione della comparsa di nuove capacità cognitive come sottostante ai meccanismi di maturazione, enfatizzando il ruolo che la base biologica e il programma genetico giocano in questo processo. (pag.3)

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7
Q

La teoria psicodinamica e le componenti della personalità.

A

Nei primi anni del Novecento, Freud sosteneva con la sua teoria psicodinamica che lo sviluppo avviene secondo fasi che descrivono le motivazioni e personalità dei singoli individui ed è determinato soprattutto dalle pulsioni biologiche, influenzate dai contatti con l’ambiente (in particolare durante il periodo neonatale e infantile) e dall’interazione delle tre componenti della personalità che variano nel corso dello sviluppo:
ES – principio del piacere: sede pulsionale su base biologica
IO – principio di realtà: meccanismo di mediazione tra la gratificazione dei propri bisogni mantenendo una condotta socialmente appropriata
SUPER-IO – principi morali: componente costituita dai principi morali internalizzati che guida le azioni indipendentemente da genitori e società, in quanto sono parte di sé (pag.3-4)

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8
Q

La teoria psicodinamica e le fasi dello sviluppo della personalità.

A

Secondo Freud, lo sviluppo della personalità (= cambiamento di organizzazione e interazione tra Es, Io e Super-Io) comprende cinque fasi. Il modo in cui si superano le fasi ha un impatto profondo sullo sviluppo emotivo e sulla personalità da adulti. Per esempio, i bambini con bisogni di stimolazione orale rimasti insoddisfatti potrebbero avere maggiori possibilità di diventare fumatori.

  1. FASE ORALE (0-1): il neonato si dedica ad attività che gli provocano piacere – mangiare, succhiare, mordere
  2. FASE ANALE (1-3): impara a subordinare la gratificazione personale ad altre attività – mentre impara ad usare il vasino prova piacere nell’espulsione delle feci; prima esperienza con la disciplina e l’autorità
  3. FASE FALLICA (3-6): emerge la curiosità verso la sessualità e l’anatomia sessuale; fase critica per la comprensione e la formazione della propria identità di genere
  4. FASE DI LATENZA (6-12): le pulsioni sessuali sono temporaneamente latenti e i bambini evitano le relazioni con i pari dell’altro sesso; enfasi sull’educazione e interesse nei confronti altrui
  5. FASE GENITALE (30-65): il desiderio sessuale si manifesta e si dirige verso i pari
    (pag. 4)
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9
Q

La teoria psicosociale di Erikson.

A

Erik Erikson, seguace di Freud, elaborò la teoria psicosociale, la quale prevede che lo sviluppo infantile avviene attraverso una serie di fasi, il passaggio tra le quali dipende dal superamento di determinati compiti evolutivi di tipo personale e sociale che richiedono l’interazione dei bambini con il loro ambiente sociale.
Fiducia di base o sfiducia (0-1): appoggio materno e capacità di far accadere le cose.
Autonomia o vergogna e dubbio (1-3): nuove abilità fisiche e controllo degli sfinteri.
Iniziativa o senso di colpa (3-6): organizza attività finalizzate e non prova senso di colpa per il Complesso di Edipo.
Industriosità o inferiorità (6-12): apprende le abilità culturali di base.
Identità o confusione di ruoli (12-20): sviluppa una coscienza di sé e un’identità sessuale.
Intimità o isolamento (20-30): instaura rapporti intimi e costruisce un gruppo familiare.
Generatività o stagnazione (30-65): cresce i figli e raggiunge conquiste professionali.
Integrità o disperazione (65+): integra le fasi precedenti e si accetta. (pag.4)

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10
Q

La teoria etologica di Lorenz.

A

Teoria che sostiene che il comportamento umano va interpretato e compreso nel contesto particolare in cui si verifica e alla luce del suo valore adattivo o di sopravvivenza.
Lorenz nel 1937 descrisse il fenomeno dell’imprinting come una forma di attaccamento repentina e biologicamente innescata che si verifica in alcune specie di uccelli e mammiferi in cui i piccoli seguono il primo adulto che vedono entro i primi due giorni dalla nascita, di qualunque specie sia. Esso è un comportamento altamente adattivo, perché serve a creare una vicinanza forte tra neonato e genitore. Un altro comportamento adattivo, ma esclusivo della specie umana, è l’imitazione, grazie alla quale possiamo apprendere particolari aspetti dell’ambiente che ci circonda. (pag.4)

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11
Q

Perché nasce la psicologia dello sviluppo cognitivista?

A

Un problema per i primi comportamentisti era la difficoltà nello spiegare tipi di apprendimento più creativi, come la risoluzione di problemi per insight. Questo spostamento verso lo studio dei processi mentali interni aveva significato la nascita della psicologia cognitivo. (pag.5)

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12
Q

La teoria dell’apprendimento sociale di Bandura.

A

Teoria dell’apprendimento che sottolinea l’importanza di osservazione e imitazione nell’acquisizione dei comportamenti nuovi, in cui l’apprendimento è mediato dai processi cognitivi dell’individuo. Bandura aveva dimostrato che i bambini esposti al comportamento aggressivo di un’altra persona avevano un’altra probabilità di imitarlo. Dopo che avevano visto un adulto tirare un pugno la bambola Bobo, i bambini dell’asilo avevano una maggiore tendenza ad attaccare e giocare con Bobo in modo aggressivo, senza aver ricevuto alcun tipo di rinforzo.
Ci sono quattro processi cognitivi che governano la riuscita dell’apprendimento di un nuovo comportamento osservativo:
I. Il bambino deve prestare ATTENZIONE al comportamento del modello
II. Il bambino deve conservare in MEMORIA i comportamenti osservati
III. Il bambino deve avere la CAPACITA’ FISICA-INTELLETTUALE di riprodurre il comportamento osservato
IV. Il bambino deve essere MOTIVATO (pag.5)

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13
Q

Confronto tra teoria etologica e teoria evoluzionista.

A

Gli etologi e gli psicologi evoluzionisti condividono le stesse ipotesi sulle origini e l’organizzazione sociale del comportamento, ma le teorie etologiche tendono a limitarsi alla comprensione dello sviluppo dei comportamenti manifesti, mentre quelle evoluzioniste esaminano il ruolo dell’ereditarietà nello sviluppo dei processi cognitivi interni. (pag.5)

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14
Q

La teoria dell’elaborazione delle informazioni di Siegler e Alibabi.

A

Teoria sullo sviluppo che si concentra sul flusso di informazioni che scorre all’interno del sistema cognitivo del bambino e in particolare sulle operazioni specifiche effettuate su di esse tra la fase di input e output. Questo approccio si applica a un’ampia serie di temi dello sviluppo cognitivo, compreso l’attenzione, la memoria, la risoluzione dei problemi e la pianificazione e in particolare ci si chiede quali e in che forma i bambini posseggano tali processi cognitivi.
Secondo Siegler e Alibabi (2005) è necessario considerare quattro presupposti principali:
A. Pensare significa elaborare informazioni. Le attività mentale implica accogliere le informazioni nella mente e svolgere operazioni su di esse in modo da renderle utilizzabili.
B. Ci sono dei meccanismi o processi di cambiamento che stanno alla base dell’elaborazione delle informazioni: i bambini crescendo migliorano la capacità di rappresentare le informazioni a mente.
C. Lo sviluppo cognitivo è un processo di automodificazione. Il bambino utilizza le strategie apprese in soluzioni elaborate in precedenza per modificare le proprie risposte ai problemi nuovi.
D. È necessario eseguire un’analisi attenta del compito e dell’errore. Insieme al livello di sviluppo personale del bambino, anche il tipo di compito o problema influenzano le performance cognitiva. (pag.5-6)

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15
Q

Qual è l’intento delle teorie neo-piagetiane? Case.

A

Le teorie neo-piagetiane cercano di integrare le idee di Piaget con una prospettiva di elaborazione delle informazioni. Secondo Case (1992), lo sviluppo a stadi descritto da Piaget si basa sui miglioramenti della capacità mnemonica e, del controllo esecutivo, due aspetti del sistema di elaborazione del le informazioni. Come Piaget, Case divide lo sviluppo in fasi: ognuna comporta una struttura di controllo esecutivo sempre più sofisticata, che consiste in un insieme di strumenti per affrontare specifiche situazioni problematiche. (pag.6)

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16
Q

I modelli dello sviluppo del connessionismo.

A

Questi modelli si compongono di un’ampia serie di nodi connessi tra loro, simili alle reti neurali del cervello (interconnesse al suo interno per mezzo delle sinapsi). A un estremo della rete si inserisce uno schema di attivazioni in entrata (input) che vengono poi trasformati in un risultato in uscita (output) dall’altro estremo. Così, le reti rappresentano teorie precise del modo in cui le reti neurali elaborano ed apprendono nuove informazioni in forma computerizzata. (pag.6)

17
Q

Le neuroscienze dello sviluppo.

A

Lo sviluppo delle abilità cognitive e percettive è sostenuto dalla specializzazione maturazionista di alcune parti dedicate del cervello, indipendentemente dagli input provenienti dall’ambiente esterno. Un’altra ipotesi è che il cervello si specializza interattivamente con l’ambiente e gradualmente in diverse aree e in diverse reti, che si perfezionano in diverse attività. Si ritiene che le due teorie potrebbero agire in maniera simultanea. (pag.6)