PSICOLOGIA SOCIALE Flashcards
PSICOLOGIA SOCIALE DELLA COMUNICAZIONE
Scienza EPIDERMICA
- Scienza del Trattino: occuparsi di ciò che avviene nei punti di articolazione tra alcuni dei livelli comunicativi psicosociali, che sono: il livello INDIVIDUALE, DI COPPIA, SOVRAINDIVIDUALE, DI GRUPPO (distinto poi in GRANDE o PICCOLO GRUPPO) e ORGANIZZATIVO.
- Scienza dei Limiti
- Scienza del Doppio Genitivo
COSA FA? Analisi di processi comunicativi e produzioni discorsive in forma conversazione (dentro e fuori dai media)
PERCHE’? Per capire qualcosa di:
- chi parla (soggetti)
- dei mezzi utilizzati (strumenti, media),
- dei modi in cui si utilizzano tali strumenti (processi)
- degli effetti che tutto ciò ha sulla cornice sociale in cui avviene l’interazione (costruzione del contesto)
OBIETTIVO? Formulare ipotesi d’interazione che rendano conto del gioco tra intenzioni comunicative e attribuzione di intenzionalità in modo da cogliere come le persone intendono/non si intendono dando corso a processi che portano a costruire significati e gestire i rapporti tra gli interlocutori.
TRE PENDOLI DEL GIOCO :
- Intenzioni comunicative (Soggetto)= ciò che il soggetto vuole dire
- Attribuzione d’intenzionalità (Interlocutori)= ciò che interlocutore attribuisce ciò che il soggetto avrebbe voluto dire
- Costruzione di significati e gestione dei rapporti tra interlocutori
COMUNICAZIONE
Cum munus
Cum Moenia
Riferimento al Modello Shannon e Weaver
COMUNICAZIONE= CODICE + SISTEMA INFERENZE
SHANNON /WEAVER
Teoria dell’Informazione
- Teoria disincarnata
-Decontestualizzato
- Alternanza
- Codifica/decodifica
INFERENZE
Non sempre nel processo comunicativo tutto funziona secondo i piani, possono nascere inferenze.
Inferire (tirar fuori qualcosa dal discorso dell’altro) =/ interpretare (attribuire dei significati a ciò che già esiste, che non per forza coincidono con quelli prefissati dal parlante)
Inferenza: processo interpretativo che il soggetto realizza all’interno della conversazione utilizzando elementi ricavabili da ciò che l’altro dice.
Gli elementi sono:
- il significato delle parole
- il significato della proposizione nel complesso
- la lettura del contesto
INFERENZE GARANTITE A PRIORI
Esistono dei tipi di inferenze che sono funzionali ed economiche e si chiamano “INFERENZE GARANTITE A PRIORI”–> figure retoriche come metafora, metonimia e ironia e sono inferenze che se usate fanno capire a tutti a cosa ci si sta riferendo in realtà (es. “la casa bianca” e ci si riferisce al capo di stato americano, )
FATTORI INFERENZE DA TENERE SOTTO CONTROLLO
Le inferenze costituiscono spesso problemi comunicativi e posso creare problemi di relazione. Per questo è bene tenerle sotto controllo dalle “fonti”, tenendo sotto controllo i fattori che le rendono possibili:
1) la competenza conversazionale -> è formata da
- competenza linguistica (capacità di capire ciò che uno dice)
- competenza comunicativa (la gestione della situazione sociale, la capacità di far capire meglio all’interlocutore ciò che faccio con il dire: è una domanda, sto dando un ordine, sono ironico…)
- la competenza pragmalinguistica (essere consapevoli degli effetti).
2) la competenza culturale -> riguarda la cortesia, il modo di mantenere le distanze a parole (il “lei”, il sì di cortesia”) e la cooperazione nella conversazione
- Il possesso di conoscenze relative al CONTESTO RELAZIONALE:
E’ il contesto più psicosociale. Mai dare per scontata la conoscenza da parte di tutti di:
*Caratteristiche degli interlocutori (ad es. clienti interni, clienti esterni, colleghi ecc.):
- conoscenze, contenuti, pregiudizi,
- rappresentazioni, atteggiamenti, interessi di cui sono portatori
- loro cultura organizzativa
- specificità comunicative
Perciò non bisogna mai dare per scontata da parte dell’interlocutore la conoscenza delle caratteristiche di chi sta interagendo, cioè se io interagisco con persone che non amano il calcio, ad esempio, non farò esempi incentrati su questi argomenti. Devo sapere a chi sto parlando e devo fare in modo che siano informati su chi sono io e chi sono loro per me.
*La/le posta/e in gioco: cosa gli interlocutori si “giocano” nel corso dell’evento comunicativo in questione; aspetto “privato” sottratto alla possibilità di conoscenza da parte degli altri: c’è, agisce, ma non si vede ecc., cioè i soggetti sono portatori di interessi non dichiarati, che noi non sappiamo; una persona, ad esempio, è lì per uno scopo personale e non per arricchire l’azienda. - Il possesso di conoscenze relative al CONTESTO MATERIALE: per comunicare in modo da eliminare il più possibile le inferenze non bisogna mai dare per scontata la conoscenza da parte di tutti della/dei:
*Situazione in cui ha luogo lo scambio comunicativo (ad es. condivisione dello spazio; da noi o da voi? ecc.)
*Ruoli/posizioni occupati nel gruppo di lavoro/nella organizzazione dagli interlocutori
*Catena degli eventi, causa dell’evento o del sistema di eventi di cui si parla
*Obiettivi degli interlocutori (obiettivi tattici, pubblici, obiettivi strategici quali ad es.: obiettivi di mercato, piani industriali, strategie sui mercati ecc.). - Il possesso di conoscenze relative al CONTESTO SEMIOTICO: cioè i documenti che stanno a monte e che riguardano l’evento comunicativo di cui stiamo parlando. Mai dare per scontata la conoscenza da parte di tutti i testi/ contenuti di cui sono portatori:
*I propri interlocutori: narrazioni e conversazioni relative a qualcosa che è accaduto prima dell’evento comunicativo in questione (significati più o meno condivisi che fanno parte delle rappresentazioni con cui i soggetti “arrivano” all’evento).
* Circuiti comunicativi di riferimento: altri testi (documenti scritti, registrazioni audiovideo, ecc.) relativi all’evento/tema comunicativo in questione.
LINGUA
La lingua/parola è il luogo di generazione delle conversazioni, che permettono di:
- regolare l’interazione sociale
- coordinare azioni all’interno della conversazione : accompagniamo quello che diciamo con istruzioni per l’uso
- identificare come avviene il gioco di equilibrio tra coerenza monologica e continuità dialogica/polilogica-> quando interagiamo in una conversazione dialogica o polilogica siamo di fronte ad un’alternativa:
· Essere coerenti con noi stessi ->può portare all’interruzione della conversazione
· Alimentare la continuità del dialogo -> può portare a perdere il senso di ciò che vogliamo dire
Ad esempio:
- G1: In questa stanza c’è una corrente d’aria (asserzione valutativa) Atto iniziativa, (=
cioè è l’atto che avvia la conversazione).
- M1: chiude la porta = “mi sembra che lei stia facendo una richiesta” (attribuzione a G1 di
un’intenzione di cui è portatore un atto indiretto) Interpretazione in atto di (atto
iniziativa) G1 perché Martina rende concreto uno stato di cose attuandolo e fa capire che
tipo di interpretazione ha fatto la ragazza, inferisce (poiché è un’interpretazione di ciò che
un altro individuo dice). Atto perciò è di Martina che si alza e chiude la porta.
- G2: Grazie Matilde = ratifica (o non ratifica) dell’interpretazione in atto. La retifica è il
ringraziamento per il gesto, ma poteva esserci anche una “non retifica”, nel momento in cui
le avrebbero detto “come mai l’aveva chiusa”.
- M2: Prego = conferma della ricezione della ratifica dell’interpretazione in atto. In questo
caso viene raggiunta l’inter-comprensione.
Dal piano paralinguistico si passa al piano psicosociale.
È possibile avere tre tipi di inferenze diverse per questo scambio comunicativo = il linguaggio è
indecidibile.
1) Poiché fa caldo, lasciate aperte porta e finestra per tenere attiva la corrente d’aria
2) Poiché ho freddo, chiudete porta e/o finestra per interrompere la corrente d’aria
3) Questo è un esempio: la sua comprensione non richiede alcuna azione da parte vostra
Dall’esempio è possibile capire che:
o Sono necessari tre turni di parola per capire cosa avviene nel corso di una conversazione
o Il terzo turno serve per capire come le persone interpretano quanto viene detto dai loro interlocutori
o Esiste una differenza fra studio linguistico e pragmalinguistico delle conversazioni
o L’Analisi della Conversazione è nata per studiare le coppie adiacenti
La conversazione però funziona per approssimazione per difetto perciò bisogna prestare attenzione agli indicatori di problema e difficoltà che mettono in evidenza i rapporti fra i soggetti e il modo in cui si costruisce l’interazione.
David Lodge in “Small World” scrisse “Quando mi dici qualcosa, io verifico di aver compreso il tuo messaggio ripetendolo con le parole mie, perché se lo ripetessi con le tue parole potresti dubitare che io abbia capito. Ma se io uso le mie parole, il risultato è che cambio il tuo significato, anche se solo di poco… La conversazione è come giocare a tennis con una palla fatta di gomma
CONVERSAZIONE
Ogni situazione sociale organizzata per turni con scambi verbali e fenomeni extraverbali in cui i comunicati fanno ricorso ad un codice condiviso e metto in atto processi inferenziali
Interfaccia tra cognitivo e interazione sociale.
Per studiare al meglio la conversazione, utile è l’ETNOMETODOLOGIA: capire come nelle situazioni sociali si crea un significato condiviso che rende ogni azione comprensibile agli altri
COSTRUZIONE SOGGETTI NEL DISCORSO
Sorelle Bronte
-Bansky
- The André
- David Bowie
- John Banville/Benjamin black
- Charles Mingus: caso di “costruzione” del modo in cui ci si presenta sulla scena personale/professionale
“Peggio di un bastardo”: figlio di orientale e di colore
IBRIDAZIONE biologica ma anche professionale
LIBRO DI MINGUS:
“Io sono tre”
- non soffre della sindrome della personalità multipla
- consapevole della sua soggettività multipla
- Tutti sono reali
“Qual è l’immagine che vuoi mostrare al mondo?”
–> Qual è l’immagine che si DECIDE di mostrare al mondo
“Sto solo cercando di capire come mi sento dentro” lavoro di ascolto di sé stesso (auscultazione).
Il sé inteso come SÉ DIALOGICO = luogo in cui diverse voci si alternano e si trovano in dialogo all’interno di ognuno
MODELLI STUDIO DELLA COMUNICAZIONE MEDIATA
1) HERMANS E LIGORIO –>Attenzione centrata sul sé dialogico
2) TALAMO E ROMA (2007)–>Attenzione centrata sull’inevitabile pluralità e dinamicità della/e identità e sulla gestione delle istanze identitarie nel gioco delle interazioni
3) Galimberti e Cilento
ETNOMETODOLOGIA
Etno: persone Metodologia: come fare le coseCome le persone fanno le cose all’interno delle interazioni sociali
Programma: Rendere conto (Account) à attività di spiegazione, dar conto di (comportamenti, cose che diciamo, valutazioni che diamo) Tutto ciò che diciamo contribuisce a dare un significatoEsempio La Russa a “Le Belve”: esempio che ciò che ha detto non è stato compreso e condiviso
TURNO DI PAROLA
ALTERNANZA: Connaturata alla gestione dell’interazione ed è studiata per indagare la competenza pragmatica. Il turno di parola è connaturato in noi perché è modellato su due fenomeni che sono fondamentali per l’essere umano:
- il respiro (alternanza)
- il ritmo della poppata
Inoltre è studiata per indagare la competenza pragmatica: le difficoltà a gestire la posizione nei turni di parola possono indicare segnali idi disagio a vari livelli anche psicologici e neurologici
Ci sono delle regole che governano l’alternanza. Le informazioni più importanti le abbiamo nelle infrazioni a quelle regole
La parola enunciata (= effettivamente pronunciata all’interno di una conversazione da un soggetto) di fatto istituisce una duplicità di posizione:
- definisce i ruoli
- si costituisce come turno di parola (= l’unità di analisi a cui si farà riferimento).
Per quanto riguarda i meccanismi di gestione e distribuzione del turno di parola, l’analisi delle conversazioni afferma che esso è dato da un sistema di regole consapevoli, che non sono quindi istintive.
La gestione del turno di parola riguarda la risoluzione di due problemi:
- in che momento si deve passare la parola
- a chi la si può passare ( come attribuire il turno ad un interlocutore preciso)
FORZA ILLOCUTORIA
- Atti Linguistici: azione linguistica intenzionale, atto di enunciazione
Austin: How to do things with words–> come fare le cose con le parole
Con le parole compiamo azioni (puniamo, colpiamo, proteggiamo)
Sono azioni che
- Affermano qualcosa
- Ci permettono d i compiere azioni
- Azioni che hanno conseguenza
Quindi abbiamo
- Atti locutori “il dire”: contenuto proposizionale
- Atti Illocutori “fare con il dire”: intenzione comunicazione
- Atti Perlocutori “attraverso il dire”: effetti comunicazione
FORMULA: F su (p) in c
- Forza Illocutoria applicata ad un contenuto proposizionale realizzato in un contesto
FORZA ILLOCUTORA
FORZA ILLOCUTORIA
Grado in cui si da concretezza all’intenzione
Rappresenta il valore d’uso dell’atto linguistico (la funzione nella comunicazione linguistica)
Con la forza illocutoria capiamo il tipo di azione comunicativa
Ha diverse componenti (tono, velocità, sguardo, modi e tempi verbali…)
SCOPO ILLOCUTORIO
SCOPO ILLOCUTORIO: scopo verso cui è orientato ciò che faccio con il dire
5 tipi di scopo illocutorio
- ASSERTIVI: rappresentare qualcosa/uno stato di cose, o comunicare al proprio ascoltatore la credenza in un determinato stato di cose.
Es: “oggi è una bella giornata”. Metto in scena uno stato di cose per comunicare al mio ascoltatore la credenza che ho in quello stato di cose. Distinzione tra locutore ed
enunciatore. L’enunciatore è il locutore che si assume la responsabilità di quello che sta
dicendo. Es: “le previsioni del tempo dicono che giovedì pioverà” => locutore e non
enunciatore. Possiamo modulare il nostro grado di engagement, impegno rispetto allo
scopo illocutorio. Se dico “vi assicuro che giovedì pioverà” mi identifico totalmente con lo scopo illocutorio della mia asserzione. Se dico “tutte le previsioni del tempo dei canali televisivi dicono che giovedì pioverà” non mi si può attribuire la responsabilità del fatto che non abbia piovuto. - DIRETTIVI: Mettere in atto tentativi affinché il proprio interlocutore compia un’azione generalmente corrispondente al contenuto preposizionale dell’atto
Verbale: “Francesca, chiuda la finestra”. Scritto: metto una slide con su scritto “Francesca, chiudi la finestra”. Non verbale: mostro di avere freddo o faccio segno alla finestra.
Paraverbale: mostro di avere freddo. Prossemico: mi sposto dalla finestra. Iconico: vignetta in cui si vede Francesca che chiude la finestra. È chiaro che è più il verbale orale, accompagnato dal non verbale e paraverbale, che è pertinente rispetto a un “Francesca, chiuda la finestra”
(Con linguaggio verbale orale e scritto, non verbale, paraverbale, prossemico e iconico)
- COMMISSIVI: Consiste nell’impegno dell’interlocutore a compiere un’azione futura (Compissimo viene da committo= impegnarsi a; prendersi impegno)
“Ti giuro che smetterò di fumare”, “Prometto che non mangerò più cioccolato alla fine di ogni pasto” - ESPRESSIVI: Esprimere lo stato psicologico del locatore, quindi comunicare all’interlocutore del proprio stato psicologico, psicofisico.. Comunico come sto, come mi sento. Anche i gesti illustrativi sono espressivi
“Oggi ho un gran mal di testa”, “Oggi sono proprio arrabbiato!” - DICHIARATIVI: Proclamare, provocare uno stato di cose con la semplice enunciazione.(Vi dichiaro marito e moglie)
E’ un insieme di assertivo e direttivo. Per essere valido deve avere sostegno dalla qualità di colui che formula l’atto.