PSICOLOGIA SOCIALE Flashcards

1
Q

PSICOLOGIA SOCIALE DELLA COMUNICAZIONE

A

Scienza EPIDERMICA

  • Scienza del Trattino: occuparsi di ciò che avviene nei punti di articolazione tra alcuni dei livelli comunicativi psicosociali, che sono: il livello INDIVIDUALE, DI COPPIA, SOVRAINDIVIDUALE, DI GRUPPO (distinto poi in GRANDE o PICCOLO GRUPPO) e ORGANIZZATIVO.
  • Scienza dei Limiti
  • Scienza del Doppio Genitivo

COSA FA? Analisi di processi comunicativi e produzioni discorsive in forma conversazione (dentro e fuori dai media)

PERCHE’? Per capire qualcosa di:

  • chi parla (soggetti)
  • dei mezzi utilizzati (strumenti, media),
  • dei modi in cui si utilizzano tali strumenti (processi)
  • degli effetti che tutto ciò ha sulla cornice sociale in cui avviene l’interazione (costruzione del contesto)

OBIETTIVO? Formulare ipotesi d’interazione che rendano conto del gioco tra intenzioni comunicative e attribuzione di intenzionalità in modo da cogliere come le persone intendono/non si intendono dando corso a processi che portano a costruire significati e gestire i rapporti tra gli interlocutori.

TRE PENDOLI DEL GIOCO :

  • Intenzioni comunicative (Soggetto)= ciò che il soggetto vuole dire
  • Attribuzione d’intenzionalità (Interlocutori)= ciò che interlocutore attribuisce ciò che il soggetto avrebbe voluto dire
  • Costruzione di significati e gestione dei rapporti tra interlocutori
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2
Q

COMUNICAZIONE

A

Cum munus

Cum Moenia

Riferimento al Modello Shannon e Weaver

COMUNICAZIONE= CODICE + SISTEMA INFERENZE

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3
Q

SHANNON /WEAVER

A

Teoria dell’Informazione

  • Teoria disincarnata

-Decontestualizzato

  • Alternanza
  • Codifica/decodifica
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4
Q

INFERENZE

A

Non sempre nel processo comunicativo tutto funziona secondo i piani, possono nascere inferenze.

Inferire (tirar fuori qualcosa dal discorso dell’altro) =/ interpretare (attribuire dei significati a ciò che già esiste, che non per forza coincidono con quelli prefissati dal parlante)

Inferenza: processo interpretativo che il soggetto realizza all’interno della conversazione utilizzando elementi ricavabili da ciò che l’altro dice.

Gli elementi sono:

  • il significato delle parole
  • il significato della proposizione nel complesso
  • la lettura del contesto
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5
Q

INFERENZE GARANTITE A PRIORI

A

Esistono dei tipi di inferenze che sono funzionali ed economiche e si chiamano “INFERENZE GARANTITE A PRIORI”–> figure retoriche come metafora, metonimia e ironia e sono inferenze che se usate fanno capire a tutti a cosa ci si sta riferendo in realtà (es. “la casa bianca” e ci si riferisce al capo di stato americano, )

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6
Q

FATTORI INFERENZE DA TENERE SOTTO CONTROLLO

A

Le inferenze costituiscono spesso problemi comunicativi e posso creare problemi di relazione. Per questo è bene tenerle sotto controllo dalle “fonti”, tenendo sotto controllo i fattori che le rendono possibili:

1) la competenza conversazionale -> è formata da

  • competenza linguistica (capacità di capire ciò che uno dice)
  • competenza comunicativa (la gestione della situazione sociale, la capacità di far capire meglio all’interlocutore ciò che faccio con il dire: è una domanda, sto dando un ordine, sono ironico…)
  • la competenza pragmalinguistica (essere consapevoli degli effetti).

2) la competenza culturale -> riguarda la cortesia, il modo di mantenere le distanze a parole (il “lei”, il sì di cortesia”) e la cooperazione nella conversazione

  1. Il possesso di conoscenze relative al CONTESTO RELAZIONALE:
    E’ il contesto più psicosociale. Mai dare per scontata la conoscenza da parte di tutti di:
    *Caratteristiche degli interlocutori (ad es. clienti interni, clienti esterni, colleghi ecc.):
    - conoscenze, contenuti, pregiudizi,
    - rappresentazioni, atteggiamenti, interessi di cui sono portatori
    - loro cultura organizzativa
    - specificità comunicative
    Perciò non bisogna mai dare per scontata da parte dell’interlocutore la conoscenza delle caratteristiche di chi sta interagendo, cioè se io interagisco con persone che non amano il calcio, ad esempio, non farò esempi incentrati su questi argomenti. Devo sapere a chi sto parlando e devo fare in modo che siano informati su chi sono io e chi sono loro per me.
    *La/le posta/e in gioco: cosa gli interlocutori si “giocano” nel corso dell’evento comunicativo in questione; aspetto “privato” sottratto alla possibilità di conoscenza da parte degli altri: c’è, agisce, ma non si vede ecc., cioè i soggetti sono portatori di interessi non dichiarati, che noi non sappiamo; una persona, ad esempio, è lì per uno scopo personale e non per arricchire l’azienda.
  2. Il possesso di conoscenze relative al CONTESTO MATERIALE: per comunicare in modo da eliminare il più possibile le inferenze non bisogna mai dare per scontata la conoscenza da parte di tutti della/dei:
    *Situazione in cui ha luogo lo scambio comunicativo (ad es. condivisione dello spazio; da noi o da voi? ecc.)
    *Ruoli/posizioni occupati nel gruppo di lavoro/nella organizzazione dagli interlocutori
    *Catena degli eventi, causa dell’evento o del sistema di eventi di cui si parla
    *Obiettivi degli interlocutori (obiettivi tattici, pubblici, obiettivi strategici quali ad es.: obiettivi di mercato, piani industriali, strategie sui mercati ecc.).
  3. Il possesso di conoscenze relative al CONTESTO SEMIOTICO: cioè i documenti che stanno a monte e che riguardano l’evento comunicativo di cui stiamo parlando. Mai dare per scontata la conoscenza da parte di tutti i testi/ contenuti di cui sono portatori:
    *I propri interlocutori: narrazioni e conversazioni relative a qualcosa che è accaduto prima dell’evento comunicativo in questione (significati più o meno condivisi che fanno parte delle rappresentazioni con cui i soggetti “arrivano” all’evento).
    * Circuiti comunicativi di riferimento: altri testi (documenti scritti, registrazioni audiovideo, ecc.) relativi all’evento/tema comunicativo in questione.
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7
Q

LINGUA

A

La lingua/parola è il luogo di generazione delle conversazioni, che permettono di:

  • regolare l’interazione sociale
  • coordinare azioni all’interno della conversazione : accompagniamo quello che diciamo con istruzioni per l’uso
  • identificare come avviene il gioco di equilibrio tra coerenza monologica e continuità dialogica/polilogica-> quando interagiamo in una conversazione dialogica o polilogica siamo di fronte ad un’alternativa:

· Essere coerenti con noi stessi ->può portare all’interruzione della conversazione

· Alimentare la continuità del dialogo -> può portare a perdere il senso di ciò che vogliamo dire

Ad esempio:
- G1: In questa stanza c’è una corrente d’aria (asserzione valutativa)  Atto iniziativa, (=
cioè è l’atto che avvia la conversazione).
- M1: chiude la porta = “mi sembra che lei stia facendo una richiesta” (attribuzione a G1 di
un’intenzione di cui è portatore un atto indiretto)  Interpretazione in atto di (atto
iniziativa) G1 perché Martina rende concreto uno stato di cose attuandolo e fa capire che
tipo di interpretazione ha fatto la ragazza, inferisce (poiché è un’interpretazione di ciò che
un altro individuo dice). Atto perciò è di Martina che si alza e chiude la porta.
- G2: Grazie Matilde = ratifica (o non ratifica) dell’interpretazione in atto. La retifica è il
ringraziamento per il gesto, ma poteva esserci anche una “non retifica”, nel momento in cui
le avrebbero detto “come mai l’aveva chiusa”.
- M2: Prego = conferma della ricezione della ratifica dell’interpretazione in atto. In questo
caso viene raggiunta l’inter-comprensione.
 Dal piano paralinguistico si passa al piano psicosociale.
È possibile avere tre tipi di inferenze diverse per questo scambio comunicativo = il linguaggio è
indecidibile.
1) Poiché fa caldo, lasciate aperte porta e finestra per tenere attiva la corrente d’aria
2) Poiché ho freddo, chiudete porta e/o finestra per interrompere la corrente d’aria
3) Questo è un esempio: la sua comprensione non richiede alcuna azione da parte vostra

Dall’esempio è possibile capire che:
o Sono necessari tre turni di parola per capire cosa avviene nel corso di una conversazione
o Il terzo turno serve per capire come le persone interpretano quanto viene detto dai loro interlocutori
o Esiste una differenza fra studio linguistico e pragmalinguistico delle conversazioni
o L’Analisi della Conversazione è nata per studiare le coppie adiacenti

La conversazione però funziona per approssimazione per difetto perciò bisogna prestare attenzione agli indicatori di problema e difficoltà che mettono in evidenza i rapporti fra i soggetti e il modo in cui si costruisce l’interazione.

David Lodge in “Small World” scrisse “Quando mi dici qualcosa, io verifico di aver compreso il tuo messaggio ripetendolo con le parole mie, perché se lo ripetessi con le tue parole potresti dubitare che io abbia capito. Ma se io uso le mie parole, il risultato è che cambio il tuo significato, anche se solo di poco… La conversazione è come giocare a tennis con una palla fatta di gomma

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8
Q

CONVERSAZIONE

A

Ogni situazione sociale organizzata per turni con scambi verbali e fenomeni extraverbali in cui i comunicati fanno ricorso ad un codice condiviso e metto in atto processi inferenziali

Interfaccia tra cognitivo e interazione sociale.

Per studiare al meglio la conversazione, utile è l’ETNOMETODOLOGIA: capire come nelle situazioni sociali si crea un significato condiviso che rende ogni azione comprensibile agli altri

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9
Q

COSTRUZIONE SOGGETTI NEL DISCORSO

A

Sorelle Bronte

-Bansky

  • The André
  • David Bowie
  • John Banville/Benjamin black
  • Charles Mingus: caso di “costruzione” del modo in cui ci si presenta sulla scena personale/professionale

“Peggio di un bastardo”: figlio di orientale e di colore

IBRIDAZIONE biologica ma anche professionale

LIBRO DI MINGUS:

“Io sono tre”

  • non soffre della sindrome della personalità multipla
  • consapevole della sua soggettività multipla
  • Tutti sono reali

“Qual è l’immagine che vuoi mostrare al mondo?”

–> Qual è l’immagine che si DECIDE di mostrare al mondo

“Sto solo cercando di capire come mi sento dentro” lavoro di ascolto di sé stesso (auscultazione).

Il sé inteso come SÉ DIALOGICO = luogo in cui diverse voci si alternano e si trovano in dialogo all’interno di ognuno

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10
Q

MODELLI STUDIO DELLA COMUNICAZIONE MEDIATA

A

1) HERMANS E LIGORIO –>Attenzione centrata sul sé dialogico

2) TALAMO E ROMA (2007)–>Attenzione centrata sull’inevitabile pluralità e dinamicità della/e identità e sulla gestione delle istanze identitarie nel gioco delle interazioni

3) Galimberti e Cilento

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11
Q

ETNOMETODOLOGIA

A

Etno: persone Metodologia: come fare le coseCome le persone fanno le cose all’interno delle interazioni sociali

Programma: Rendere conto (Account) à attività di spiegazione, dar conto di (comportamenti, cose che diciamo, valutazioni che diamo) Tutto ciò che diciamo contribuisce a dare un significatoEsempio La Russa a “Le Belve”: esempio che ciò che ha detto non è stato compreso e condiviso

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12
Q

TURNO DI PAROLA

A

ALTERNANZA: Connaturata alla gestione dell’interazione ed è studiata per indagare la competenza pragmatica. Il turno di parola è connaturato in noi perché è modellato su due fenomeni che sono fondamentali per l’essere umano:

  • il respiro (alternanza)
  • il ritmo della poppata

Inoltre è studiata per indagare la competenza pragmatica: le difficoltà a gestire la posizione nei turni di parola possono indicare segnali idi disagio a vari livelli anche psicologici e neurologici

Ci sono delle regole che governano l’alternanza. Le informazioni più importanti le abbiamo nelle infrazioni a quelle regole

La parola enunciata (= effettivamente pronunciata all’interno di una conversazione da un soggetto) di fatto istituisce una duplicità di posizione:

  • definisce i ruoli
  • si costituisce come turno di parola (= l’unità di analisi a cui si farà riferimento).

Per quanto riguarda i meccanismi di gestione e distribuzione del turno di parola, l’analisi delle conversazioni afferma che esso è dato da un sistema di regole consapevoli, che non sono quindi istintive.

La gestione del turno di parola riguarda la risoluzione di due problemi:

  • in che momento si deve passare la parola
  • a chi la si può passare ( come attribuire il turno ad un interlocutore preciso)
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13
Q

FORZA ILLOCUTORIA

A
  • Atti Linguistici: azione linguistica intenzionale, atto di enunciazione

Austin: How to do things with words–> come fare le cose con le parole

Con le parole compiamo azioni (puniamo, colpiamo, proteggiamo)

Sono azioni che

  • Affermano qualcosa
  • Ci permettono d i compiere azioni
  • Azioni che hanno conseguenza

Quindi abbiamo

  • Atti locutori “il dire”: contenuto proposizionale
  • Atti Illocutori “fare con il dire”: intenzione comunicazione
  • Atti Perlocutori “attraverso il dire”: effetti comunicazione

FORMULA: F su (p) in c

  • Forza Illocutoria applicata ad un contenuto proposizionale realizzato in un contesto
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14
Q

FORZA ILLOCUTORA

A

FORZA ILLOCUTORIA

Grado in cui si da concretezza all’intenzione

Rappresenta il valore d’uso dell’atto linguistico (la funzione nella comunicazione linguistica)

Con la forza illocutoria capiamo il tipo di azione comunicativa

Ha diverse componenti (tono, velocità, sguardo, modi e tempi verbali…)

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15
Q

SCOPO ILLOCUTORIO

A

SCOPO ILLOCUTORIO: scopo verso cui è orientato ciò che faccio con il dire

5 tipi di scopo illocutorio

  • ASSERTIVI: rappresentare qualcosa/uno stato di cose, o comunicare al proprio ascoltatore la credenza in un determinato stato di cose.
    Es: “oggi è una bella giornata”. Metto in scena uno stato di cose per comunicare al mio ascoltatore la credenza che ho in quello stato di cose. Distinzione tra locutore ed
    enunciatore. L’enunciatore è il locutore che si assume la responsabilità di quello che sta
    dicendo. Es: “le previsioni del tempo dicono che giovedì pioverà” => locutore e non
    enunciatore. Possiamo modulare il nostro grado di engagement, impegno rispetto allo
    scopo illocutorio. Se dico “vi assicuro che giovedì pioverà” mi identifico totalmente con lo scopo illocutorio della mia asserzione. Se dico “tutte le previsioni del tempo dei canali televisivi dicono che giovedì pioverà” non mi si può attribuire la responsabilità del fatto che non abbia piovuto.
  • DIRETTIVI: Mettere in atto tentativi affinché il proprio interlocutore compia un’azione generalmente corrispondente al contenuto preposizionale dell’atto
    Verbale: “Francesca, chiuda la finestra”. Scritto: metto una slide con su scritto “Francesca, chiudi la finestra”. Non verbale: mostro di avere freddo o faccio segno alla finestra.
    Paraverbale: mostro di avere freddo. Prossemico: mi sposto dalla finestra. Iconico: vignetta in cui si vede Francesca che chiude la finestra. È chiaro che è più il verbale orale, accompagnato dal non verbale e paraverbale, che è pertinente rispetto a un “Francesca, chiuda la finestra”

(Con linguaggio verbale orale e scritto, non verbale, paraverbale, prossemico e iconico)

  • COMMISSIVI: Consiste nell’impegno dell’interlocutore a compiere un’azione futura (Compissimo viene da committo= impegnarsi a; prendersi impegno)
    “Ti giuro che smetterò di fumare”, “Prometto che non mangerò più cioccolato alla fine di ogni pasto”
  • ESPRESSIVI: Esprimere lo stato psicologico del locatore, quindi comunicare all’interlocutore del proprio stato psicologico, psicofisico.. Comunico come sto, come mi sento. Anche i gesti illustrativi sono espressivi
    “Oggi ho un gran mal di testa”, “Oggi sono proprio arrabbiato!”
  • DICHIARATIVI: Proclamare, provocare uno stato di cose con la semplice enunciazione.(Vi dichiaro marito e moglie)

E’ un insieme di assertivo e direttivo. Per essere valido deve avere sostegno dalla qualità di colui che formula l’atto.

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16
Q

DIREZIONI ADEGUAMENTO

A
  • Direzione dell’intenzione comunicativa del soggetto quando usa un atto linguistico.
  • Direzione determinata dallo scopo illocutorio
  • Relazione tra il contenuto ed il mondo

ASSERTIVI: Comunicare la propria credenza in un determinato stato di cose –> la sua direzione di adeguamento dello scopo assertivo è l’adeguamento al mondo (adeguare le parole al mondo), quindi dalle parole al mondo esterno (parole mondo esterno);

DIRETTIVI E COMMISSIVI: Messa in atto di comportamenti per far sì che il mondo cambi rispetto alle parole= obiettivo di cambiamento, quindi, dal mondo alle parole, (mondo parole): fare in modo che l’interlocutore metta in atto un comportamento e che cambi il mondo attraverso le parole dettegli

ESPRESSIVI: Dalle parole al mondo interno direzione di adeguamento nulla (esprime solo lo stato mentale del locutore): vanno verso il mondo interno

DICHIARATIVI: sia una componente assertiva che direttiva, e dunque si ha una doppia direzione di adeguamento (mondo parole)

Assertivi e direttivi compongono il 90% degli atti linguistici

17
Q

GRADO DI FORZA/POTENZA DELLO SCOPO:

A

l’intensità della forza messa al servizio dello scopo

18
Q

MODO DI COMPIMENTO DELLO SCOPO

A

E’ il mezzo al servizio dello scopo, che determina come esso debba essere raggiunto e compiuto rispetto al contenuto proposizionale.

Esempio: se il professore si presenta a lezione vestito da clown, ha sbagliato il modo di compimento per realizzare il suo scopo, che è quello di insegnare ai suoi studenti secondo determinate regole di cortesia.

19
Q

CONDIZIONI CONTENUTO PROPOSIZIONALE

A

Condizioni che la forza illocutoria impone al contenuto proposizionale

Es. Prometto che smetterò di fumare–> Atto linguistico commissivo che esprime promessa di azione futura–> il contenuto proposizionale deve esprimere un’azione futura per essere valida (condizione)

20
Q

CONDIZIONI SINCERITA’

A

Fanno riferimento agli stati psicologici del locutore espressi in relazione al contenuto proposizionale dell’atto locutorio.

  • ASSERTIVI: comunicazione della credenza nello stato di cose rappresentato dal contenuto proposizionale;
  • DIRETTIVI: comunicazione di un desiderio che si verifichi lo stato di cose del contenuto proposizionale.
  • COMMISSIVI: comunicazione di un’intenzione di far avvenire lo stato di cose rappresentato

Le condizioni sono soddisfatte se il locutore esprime e possiede lo stato psicologico determinato dalle condizioni

21
Q

CONDIZIONI PREPARATORIE

A

Stato di cose che l’interlocutore presuppone o tiene per veri al momento di compimento dell’atto in un contesto dato.

  • Riguardano le proprietà del locutore, dell’ascoltatore, delle loro relazioni
  • Sono legate al contenuto proposizionale
22
Q

VALIDITA’ ATTO

A

un atto per essere valido deve avere determinate condizioni preparatorie

23
Q

FORMULA AVANZATA ATTI LINGUISTICI

A

F su (p) in c che varia da 1 a n

  • Forza Illocutoria applicata ad un contenuto proposizionale realizzato in un contesto con la possibilità che i contesti siano più di uno.
24
Q

RIUSCITA ATTO LINGUISTICO

A
  • Qualcosa che ha che fare con la forza illocutoria.
  • Un atto linguistico è riuscito quando viene preso dall’\dagli interlocutore\i secondo la sua forza illocutoria.

Esso può essere riuscito

  • senza difetto (completamente per scopo illocutorio, condizioni preparatorie e condizioni di sincerità)
  • con difetto (quando si verificano danni parziali o riparabili, ai 3 elementi)
  • non riuscito (danni irreparabili allo scopo illocutorio o condizioni preparatorie).
25
Q

SODDISFAZIONE ATTO

A
  • Avviene quando il\i turno\i di parola successivo\i dell’\degli interlocutore\i corrisponde.

Esempio: “TI ORDINO DI CHIUDERE LA PORTA”

  • RIUSCITA: capisco la forza illocutoria–> capisco che è un ORDINE
  • SODDISFAZIONE: chiudo la porta
26
Q

TEORIA ATTRIBUZIONE

A

È il processo attraverso il quale gli individui tendono a spiegare le cause degli eventi e dei comportamenti umani.

Gli esseri umani tendono per natura ad attribuire cause agli eventi che li circondano e a stabilire connessioni causa-effetto, anche quando le informazioni a disposizione sono scarse.

Due tipi di attribuzione:

  • Attribuzione interna (INTERNALITÀ) -> la colpa si dà ad una cosa all’interno di un individuo, un atteggiamento, un tratto caratteriale.
  • Attribuzione esterna (ESTERNALITÀ) -> la colpa ricade su un evento esterno.

BIAS: I problemi (bias = errore sistematico) nascono quando si va del tutto in una sola direzione, cioè quando si attribuisce tutto ad una causa esterna o interna.

27
Q

INFORMAZIONE

A
  • INFORMAZIONE: INFORMARE= dare una forma a qualcosa. Dare forma ai pensieri umaniè la fase in cui si erogano pezzi di conoscenza e contenuti relativi al mondo interno o esterno ai soggetti, come cognizioni, emozioni, rappresentazioni, relazioni ed eventi…

L’erogazione di questi contenuti avviene attraverso i sistemi modulatori di natura linguistico-semiotica (verbale orale, verbale scritto, non-verbale, paraverbale, prossemico e iconico).

PROSSEMICA:

  • Archittetti/Designer
  • Psicologi

Finalità: informare e dare forma all’intenzione comunicativa, fornendo conoscenze pronte all’uso

28
Q

COMUNICAZIONE

A

COMUNICAZIONE (propriamente detta): è un processo psico-sociale che si tratta della gestione dei moduli linguistici utilizzati per mettere in circolo l’informazione attraverso un processo sociale che tiene conto di 4 elementi: - la natura dei soggetti che partecipano all’interazione comunicativa

  • il contesto
  • il processo con cui si realizza
  • gli strumenti utilizzati per comunicare l’informaz

Finalità: il fine è quello di mettere in atto il processo di codifica e decodifica in maniera controllata, perché il significato dell’informazione dipende anche da come viene detto, ovv la comunicazione. Errori di comunicazione possono portare a inferenze non desiderate, che dipendono dalla cattiva gestione dei 4 elementi sopra (soggetti, contesto, processo e strumenti).

29
Q

CONVERSAZIONE

A

CONVERSAZIONE: è l’organizzazione della situazione sociale, organizzata attraverso l’alternanza dei turni di parola, in modo da evitare inferenze indesiderate. Qui si gestisce la componente psicosociale della comunicazione.

Questo non avviene per esempio nel talk show politici, dove ci si interrompe e sovrappone.

Finalità: è l’intercomprensione= stabilire significati condivisi

CUM VERSUS: trovare una strada comune

30
Q

HERMANS LIGORIO

A

Approccio psicologico che descrive il concetto del Sé come una costruzione in continuo cambiamento attraverso il dialogo interno e il confronto tra diverse posizioni/voci

SE DIALOGICO:

  • Si costruisce attraverso il dialogo interno in cui il soggetto porta ordine alla molteplicità delle voci che rappresentano diverse posizioni
  • Processo in evoluzione, mai completamente definito o determinato. .
  • Sono Istanze fondamentali del patrimonio psicologico: Queste istanze riguardano gli elementi profondi del patrimonio psicologico di una persona. Nella psicanalisi, coinvolgono oggetti, situazioni, relazioni e persone. Le relazioni oggettuali sono modalità organiche attraverso cui una persona si rapporta al mondo, come il modo in cui affronta l’altro basato su aggressività, fiducia immotivata, ricerca di vantaggio, ecc.
  • Ruoli e Identità: I ruoli sono distinti dalle relazioni oggettuali. Mentre i ruoli riguardano il rapporto tra la persona e il contesto in cui agisce, le relazioni oggettuali sono parte organica del Sé e si sviluppano attraverso il dialogo tra posizioni interne. L’identità è un costrutto complesso e sfaccettato soggetto a continua costruzione e ricostruzione.
  • Posizione e Posizionamento: La posizione è il luogo occupato nello spazio del sistema delle identità. Il posizionamento è il processo dinamico attraverso il quale ci si muove da una posizione all’altra o se ne creano di nuove. Questi concetti sono a livello intraindividuale e si basano su come ci rapportiamo alla società.
  • Soggetto: Il soggetto è considerato un insieme di posizionamenti temporanei e non necessariamente coerenti. Rappresenta l’insieme di ruoli, posizioni e identità entro cui una persona si muove momentaneamente.

METAFORA: L’identità è il campo e il materiale di gioco per il posizionamento. Le
regole e le azioni del gioco sono nel Sé Dialogico. Il soggetto è dato dell’insieme delle azioni di gioco fatte sul campo.

31
Q

SACKS, SHEGLOFF & JEFFERSON

A

Il modello ha due regole

SECONDA REGOLA: riguarda il primo momento opportuno per passare la parola, che è in 3 casi:

  1. quando il successivo locutore viene designato esplicitamente, vi è una tecnica di designazione (quando avrò finito, ** potrà parlare)
  2. se non è prevista la tecnica di designazione, vige il principio di auto-designazione senza obbligo e parli
  3. se non vi è tecnica di designazione il locutore parla fino a quando qualcuno interviene autodesignandosi.

PRIMA REGOLA: riguarda i momenti successivi: momenti in cui non si riesce a passare la parola, in questo caso se il cambio del turno di parola non avviene nel momento predisposto, si aspetta il momento successivo e si riparte.

DUE sono le proprietà coinvolte in questo processo:

  1. Il passaggio di parola si presenta come un fenomeno che risulta da un’azione cooperativa.
  2. La gestione dei passaggi di turno è internazionale, ovvero dipende sempre dall’insieme dei partecipanti.

I soggetti che interagiscono si trovano a cooperare e agire congiuntamente sempre nelle conversazioni. Da qui il discorso conclusivo, ovvero che il passaggio di turno è un fatto intersoggettivo, cioè accade e avviene grazie alla collaborazione di soggetti e che li lega.

I passaggi di parola sono quindi gestiti in maniera:

  • Locale: passo dopo passo, senza un piano pre-stabilito -> la conversazione è imprevedibile
  • Interazionale: aspetto interattivo e organizzato

Quindi per loro il passaggio di parola è il prodotto di una relazione in cui sono coinvolti dimensione cognitiva e pragma-linguistica + serve cooperazione + il passaggio di turno è intersoggettivo

32
Q

DUNKAN FISKE

A

PRIMA FASE: chi parla emette un segnale di disponibilità al cambio di turno, che nella cultura occidentale può avvenire in 6 momenti:

a) Utilizzo di un tono particolare (cambio di tono):nella lingua italiana spesso si abbassa;

b) Emissione di sequenze socio-centriche (caratterizza molto l’inglese, tipo “you know” “I mean”): espressioni come “come tutti sappiamo”, sequenze che orientano alla chiusura del discorso;

c) Compimento grammaticale proposizionale = si tende a parlare seguendo delle regolarità grammaticali, cioè mettendo in linea un soggetto o più, predicati e complemento;

d) Allungamento paralinguistico di sillabe = allungamento molto breve del suono delle sillabe, segnali minimali ma che l’orecchio coglie;

e) Gesto con la mano: es. si posano le mani sul tavolo, oppure - se in piedi - vanno sui fianchi o a braccia conserte.

f) Mano in posizione rilassata (si differenza dai sopra perché non è solo verbale ma anche paraverbale e dà certezze maggiore perché si emettono due o più segni combinati)

SECONDA FASE: l’interlocutore che coglie due o più segnali:

  • MUTAMENTI POSTURALI compiuti dagli interlocutori (si spostano in avanti con il corpo, mostrando la volontà di entrare nel discorso)
  • EMISSIONE VOCALE DI SEGNALI (es. segnali vocali tipo “ehm, mmm”, ecc…, che segnalano il desiderio e la volontà di entrare nel discorso)

TERZA FASE: il locutore cede il turno di parola (si possono verificare sovrapposizioni)

  • L’ascoltatore può declinare l’offerta (anche non esplicita) ! es: la situazione imbarazza l’ascoltatore e non prende parola, spesso in modo non esplicito.
  • L’ascoltatore prende il turno: sovrapposizione
33
Q

DEFINIZIONI JENKINS (GOT)

A

Scelta di GOT come esempio di intersoggettività legato ai processi di consumo mediale.

SCENARIO MEDIALE:
- scenario attuale estremamente complesso
- complessità aumentata all’aumentare degli sviluppi tecnologici, economici, culturali, sociali della società moderna

Jenskins parla di
- ERA DELLA CONVERGENZA–> Convergence culture: la convergenza di forme mediali che portano a pratiche tecnologiche e sociali-culturali interconnesse tra loro.
- TRANS-MEDIA STORYTELLING–>Strategia usata dalle società mediali per fornire nuclei originali di programmi televisivi

Flessibilità delle modalità di consumo–> televisive sono parte significativa delle esperienze dei soggetti–> impatto sulle scelte che essi compiono nelle loro vite, definendo relazioni e identità.

34
Q

FAN

A

FAN: dall’inglese FANATIC–> per molto tempo accezione negativa
1992, Henry Jenkins : natura dei fan ha grandi capacità di analisi critica–>i fandom sono potenti strumenti nella costruzione dell’identità e del proprio posizionamento all’interno del mondo moderno.

  • MARK DUFFET: il fandom indica i ruoli sociali che i fan abitano
  • DANIEL BOOTH: Mass media is not simply a game we play together: fandom itself is a game we make together
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Q

TESTO E CONTESTO (GOT)

A

TESTO E CONTESTO
Testo di UMBERTO ECO
- Indurre: ottenere regola generale da un caso individuale
- Addurre: testare codici a partire dall’ipotesi.
- Dedurre: controllare se ciò che è afferrato ad un livello può determinare eventi artistici su un altro livello

CONTESTO
Eco: Da un lato, il destinatario cerca di trarre esercitazione dall’ambiguità del messaggio e di riempire un testo ambiguo con codici adeguati; dall’altro, è indotto
dalle relazioni contestuali a vedere il messaggio esattamente come è stato inteso

Non bisogna perdere di vista il contesto!
significato di Levinson
Esistono 5 dimensioni che possono essere collegate al concetto di contesto:
* CIRCOSTANZIALE (tempo spazio e luogo)
* ESISTENZIALE (modi in cui l’individuo si rapporta alla realtà);
* ISTITUZIONALE (costituita dal’insieme delle condizioni storiche politiche, culturali, etiche e sociali che definiscono le modalità di produzione del testo;
* TRANSTESTUALE (si sommano intertesto, paratesto e metatesto);
* AZIONARIA (comprende l’insieme dei ruoli degli stati mentali, delle competenze e delle azioni di chi partecipa alla produzione del testo;

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SOGGETTIVITA’ /INTERSOGGETTIVITA’ (GOT)

A