NUOTO DEL BIANCO Flashcards

1
Q

Cosa deve tenere in conto un bravo istruttore di nuoto?

A

Un istruttore di nuoto deve ricordarsi che le persone vanno in piscina principalmente per sentirsi bene, non solo per imparare la tecnica del nuoto. Per questo, è essenziale insegnare a “stare in acqua”, cioè a sviluppare la consapevolezza di come il corpo reagisce e percepisce l’ambiente acquatico.

Di solito, si inizia da bambini e si continua per tutta la crescita, ma ci sono anche adulti che frequentano la piscina solo per il proprio benessere generale. Quando l’attività è condotta correttamente, aiuta a sviluppare la personalità nelle sue diverse dimensioni:

Area morfologico-funzionale (aspetti fisici e motori)

Area intellettivo-cognitiva (capacità di apprendimento e comprensione)

Area sociale (relazioni con gli altri, cooperazione)

Area affettivo-emotiva (consapevolezza e gestione delle emozioni)

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
2
Q

Qual è l’elemento fondamentale per un istruttore ?

A

Un elemento fondamentale per un istruttore di nuoto è essere sempre presente e attivo, motivando gli allievi e proponendo loro giochi mirati ed esercitazioni adeguate al loro livello di sviluppo.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
3
Q

Quali devono essere le competenze di un istruttore ?

A

Le competenze dell’istruttore di nuoto possono essere suddivise in quattro aree:

-Sapere: riguarda le conoscenze tecniche, didattiche, psicopedagogiche e biofisiologiche.

-Saper fare: consiste nel saper tradurre la teoria in pratica, mostrando concretamente agli allievi come eseguire i movimenti o gli esercizi.

-Saper far fare: significa insegnare gli esercizi in modo chiaro, permettendo agli allievi di mettere in pratica le nozioni teoriche.

-Saper essere: implica la capacità di osservare, correggere, dimostrare, ascoltare e, soprattutto, mostrare empatia verso gli allievi.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
4
Q

Cosa si intende per multilateralità?

A

Multilateralità: è un approccio in cui l’apprendimento dei gesti motori non si concentra in un unico periodo, ma attraversa varie “fasi sensibili” della crescita. In queste fasi, se lo stimolo è adeguato, si sviluppano le capacità coordinative. In pratica, si propongono stimoli diversi e mai monotoni, tenendo conto sia della variabilità nel tempo sia delle diverse modalità di esecuzione. Questo concetto riguarda anche il controllo motorio e la consapevolezza del proprio corpo.
Un esempio pratico di multilateralità nel nuoto potrebbe essere quello di variare le proposte durante un’unica lezione o nell’arco di un ciclo di lezioni, alternando esercizi che stimolino diverse capacità motorie e percettive.

Da non confondere con la multidisciplinarità: quest’ultima prevede di utilizzare competenze motorie di uno sport per “trasferirle” in un altro, apportando stimoli diversi utili a migliorare ulteriormente il controllo del corpo.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
5
Q

Cosa si intende per senso percezione?

A

La sensopercezione è un processo basato sulle capacità di ricezione ed elaborazione di informazioni provenienti sia dall’ambiente sia dal corpo stesso. Queste informazioni, elaborate dagli appositi “analizzatori” (sistema sensoriale), generano percezioni che vengono trasmesse al Sistema Nervoso Centrale.

Nel nuoto, la sensopercezione è cruciale per riconoscere:

La spinta idrostatica dell’acqua (che aiuta a galleggiare)

La resistenza progressiva (che aumenta con la velocità dei movimenti)

Saper “leggere” queste forze ed essere consapevoli della propria posizione in acqua consente di galleggiare e spostarsi con efficienza. Tutto dipende dalla capacità di percepire come il corpo reagisce ai movimenti e di adeguare la tecnica in tempo reale.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
6
Q

Cosa si intende per sensibilità esterocettiva

A

Sensibilità esterocettiva: riguarda gli stimoli che provengono dall’esterno.

Analizzatore tattile: normalmente fornisce informazioni di pressione e contatto sul corpo. Nel nuoto, la percezione tattile è in parte sostituita (o integrata) dall’analizzatore cinestetico, perché l’acqua esercita forze diverse da quelle a terra.

Analizzatore acustico: permette di percepire suoni, rumori e ritmi (utile, ad esempio, per seguire istruzioni verbali dell’istruttore o il ritmo di una bracciata).

Analizzatore ottico: influisce in misura rilevante sul controllo del corpo (circa il 90%). Ci dà informazioni sui nostri movimenti (posizione e direzione) e su ciò che avviene intorno a noi, consentendoci di regolarci in base allo spazio e agli eventuali ostacoli o compagni di corso.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
7
Q

Cosa si intende per sensibilità enterocettiva

A

Sensibilità enterocettiva: riguarda le percezioni che provengono dall’interno del corpo, essenziali per il controllo motorio e l’equilibrio.

Analizzatore cinestesico: elabora i segnali dei fusi neuromuscolari e dei tendini, consentendo di percepire la posizione e la velocità del corpo, oltre a valutare come ci si muove rispetto ad altre persone o oggetti.

Analizzatore vestibolare: localizzato nell’orecchio interno (labirinto), trasmette informazioni sui movimenti nello spazio, sui movimenti angolari e sulla posizione del capo rispetto al resto del corpo. È fondamentale per mantenere l’equilibrio in acqua.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
8
Q

quando si fa riferimento alla prestazione , cosa si intende ?

A

La prestazione in ambito sportivo è l’esito (misurabile) di un’azione completa. Questa azione deriva dall’interazione tra funzione e struttura.

Costituzione: include le caratteristiche antropometriche (dimensioni corporee, massa, ecc.) e gli aspetti morfologici/biologici (ad esempio, mobilità articolare).

Condizione: fa riferimento allo sviluppo delle capacità “condizionali” (forza, resistenza, velocità).

Coordinazione: concerne il controllo, la regolazione e l’organizzazione del movimento (comprende anche il concetto di ritmo).

Controllo: riguarda la sfera emotiva, psicologica, motivazionale e cognitiva, che influisce su come l’atleta gestisce la propria prestazione.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
9
Q

Cosa si intende per capacità coordinative ?

A

Le capacità coordinative si sviluppano principalmente nelle cosiddette “fasi sensibili” della crescita, periodo in cui il Sistema Nervoso Centrale (SNC) matura in modo significativo. Grazie a queste capacità, l’individuo riesce a organizzare e regolare i propri movimenti, ottimizzando coordinazione e precisione delle azioni motorie.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
10
Q

Quali sono invece le capacità intese come speciali che un individuo può possedere ?

A

Capacità speciali: sono abilità motorie più specifiche, che arricchiscono e completano le capacità coordinative.

Ritmo: riguarda la capacità di dosare e “calendarizzare” gli impulsi muscolari nel tempo, così da realizzare un’azione con la corretta sequenza e velocità.

Orientamento: permette di collocare il proprio corpo e i movimenti nello spazio e nel tempo (fondamentale per nuoto in corsia, virate, partenze, ecc.).

Reazione: consiste nell’avviare un’azione in risposta a un segnale (ad esempio, lo sparo nella partenza).

Adattamento e trasformazione: abilità di modificare il proprio programma motorio anche durante l’esecuzione (utile se cambia improvvisamente la situazione o il contesto).

Differenziazione cinestesica: significa percepire e regolare parametri come forza, tempo e precisione, aggiustandoli in base alle esigenze del gesto.

Anticipazione motoria: è la capacità di prevedere come si evolverà una determinata situazione, sulla base di elementi presenti o immediatamente precedenti, per preparare al meglio l’azione successiva.

Equilibrio: dipende principalmente dall’apparato vestibolare; consente di mantenere la stabilità del corpo e di controllare le posture.

Combinazione motoria: permette di sincronizzare e coordinare più azioni motorie simultaneamente.

Fantasia motoria: è l’abilità di attingere alle competenze già acquisite e usarle in maniera creativa o in contesti inusuali, adattandole al momento opportuno.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
10
Q

Cosa si intende per capacità coordinative generali?

A

Capacità coordinative generali

Capacità di apprendimento: riguarda la possibilità di acquisire nuovi gesti motori. È strettamente collegata alla motivazione dell’individuo.

Coordinazione grezza: fase iniziale in cui il gesto motorio viene eseguito sulla base del bagaglio motorio già presente e dell’efficacia degli analizzatori sensoriali-cinestetici. Migliora tramite la ripetizione e l’uso di feedback.

Coordinazione fine: rappresenta il perfezionamento del gesto motorio, dovuto a una più precisa “mappa interna” del movimento.

Disponibilità variabile: è la capacità di riprodurre il gesto in condizioni diverse. Per ottenerla si passa da una stabilizzazione del gesto (corretto e ripetibile) a un ampliamento delle possibili variazioni e combinazioni motorie.

Capacità di controllo: permette di eseguire il gesto con precisione, regolando l’intensità e la dinamica del movimento in modo accurato.

Capacità di adattamento e trasferimento: consente di adattare il gesto appreso a contesti o situazioni differenti e di trasferire le competenze motorie acquisite da un ambito all’altro.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
11
Q

Quali sono i principi dello sviluppo coordinativo ?

A

Principi dello sviluppo coordinativo

Adeguatezza: lo stimolo proposto deve essere pertinente al livello e alle esigenze dell’allievo.

Progressività: l’impegno (quantitativo e qualitativo) cresce gradualmente, in modo da favorire un apprendimento stabile.

Propedeuticità: bisogna acquisire solide basi prima di passare a concetti o gesti motori più complessi.

Tempestività: gli errori vanno corretti al più presto, perché col tempo si radicano e diventano più difficili da eliminare.

Multilateralità: stimolare gli allievi in modo vario e non monotono, aiutandoli a sviluppare e controllare meglio il movimento.

Multidisciplinarità: prendere competenze motorie da altre discipline (ad esempio movimenti di un altro sport) e trasferirle per arricchire il bagaglio motorio e migliorare il controllo del corpo.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
12
Q

Cosa si intende per metodo globale?

A

Metodo globale: si focalizza direttamente sull’esecuzione completa della nuotata o sul raggiungimento di un obiettivo generale. All’inizio, l’allievo imita chi sa già eseguire il movimento; in un secondo momento, si apportano correzioni sui principali aspetti (ad esempio, la postura o la coordinazione di braccia e gambe), mantenendo però l’attenzione sull’intera nuotata e non sui singoli dettagli.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
13
Q

Cosa si intende per metodo analitico?

A

Metodo analitico: prevede di scomporre la tecnica di nuotata in parti più piccole (per esempio, concentrarsi sulle sole braccia o solo sulle gambe) e lavorare specificamente su quell’aspetto. In questo modo, l’istruttore può dedicare tutta l’attenzione a un singolo elemento, migliorandone la precisione, la coordinazione o la potenza, prima di reintegrarlo nella nuotata completa.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
14
Q

da cosa dipendono le capacità condizionali?

A

Le capacità condizionali dipendono in gran parte dai sistemi muscolo-scheletrico e cardio-respiratorio, e sono influenzate dai processi energetici (metabolici e plastici) che determinano quanta energia il muscolo può fornire e con quale rapidità. I fattori che possono limitare queste capacità includono sia la disponibilità di energia nel muscolo sia i meccanismi che ne regolano l’erogazione (ad esempio, l’azione degli enzimi, la forza e la velocità di contrazione).

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
15
Q

Parlami della forza come capacità condizionale

A

La forza è la capacità dei muscoli di vincere o opporsi a una resistenza tramite contrazione. L’elemento di base di tale contrazione è l’unità motoria (composta da neurone, assone e placca motrice).

Tipi di contrazione:

Eccentrica: il muscolo produce tensione mentre si allunga, perché i capi articolari si allontanano.

Concentrica: il muscolo si accorcia, avvicinando i capi articolari.

Isometrica: i capi articolari rimangono alla stessa distanza, pur generando tensione.

Isocinetica: il muscolo si accorcia alla stessa velocità per tutta la durata del movimento.

Tipi di forza:

Massima: è la tensione più elevata che il muscolo può esprimere volontariamente contro un’alta resistenza. Si allena dai 16-17 anni, una volta conclusa la maturazione muscolo-scheletrica e consolidata l’efficienza cardiovascolare e respiratoria.

Resistente: permette di sostenere uno sforzo di forza nel tempo. Generalmente la si sviluppa intorno ai 11-12 anni.

Veloce: consente di generare forza nel minor tempo possibile. Inizia a svilupparsi dagli 8 anni in avanti, incrementando la rapidità di contrazione muscolare.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
16
Q

Parlami della resistenza come capacità condizionale

A

La resistenza è la capacità di sostenere uno sforzo per un tempo prolungato, condizionata sia da fattori psicologici (come la determinazione e la motivazione) sia da meccanismi di consumo dell’energia (efficienza metabolica).

Resistenza generale: si riferisce alla capacità di resistere alla fatica in qualsiasi tipo di attività fisica.

Resistenza specifica: riguarda invece la capacità di mantenere uno sforzo prolungato in un’attività sportiva ben precisa (es. nuoto, corsa, ciclismo).

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
17
Q

Cosa si intende per velocità nelle capacità condizionali

A

La velocità è l’abilità di compiere un determinato gesto motorio nel minor tempo possibile, sfruttando reattività, rapidità di contrazione muscolare e adeguata coordinazione.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
18
Q

qual è un’altra capacità che oltre forza , velocità e resistenza , è molto importante nel nuoto ?

A

La mobilità articolare (o flessibilità) indica la capacità di una o più articolazioni di compiere movimenti ampi all’interno del proprio range completo (fino a 360° di libertà).

Fattori limitanti:

Aspetti anatomici: la forma e la tipologia delle superfici articolari, insieme all’elasticità dei muscoli, tendini, fasce e capsule articolari.

Aspetti neurofisiologici: i meccanismi neurologici che regolano il tono e il riflesso muscolare.

Tipologie di mobilità:

Attiva: quando i muscoli agonisti, contraendosi, distendono gli antagonisti.

Passiva: sfrutta forze esterne (come la gravità o l’aiuto di un compagno).

Mista: combina elementi di mobilità attiva e passiva.

Nel nuoto, un’articolazione particolarmente sollecitata è la scapolo-omerale, responsabile dei movimenti della spalla.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
19
Q

Cosa si intende per abilità motorie ?

A

è definita come un’azione motoria che attraverso la ripetizione sistematica e quanto più vicino al modello motorio presupposto, raggiunge la completa automatizzazione.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
20
Q

Parlami degli schemi motori di base

A

Gli schemi motori terrestri di base includono camminare, correre, saltare, strisciare, rotolare, equilibrarsi, lanciare, afferrare e arrampicare.

Il loro sviluppo segue un processo scandito da tre aspetti principali:

Maturazione: rappresenta la predisposizione naturale dell’individuo a eseguire determinati movimenti.

Apprendimento: un bambino, pur essendo predisposto (ad esempio a camminare già intorno all’anno di età), necessita di condizioni favorevoli (come un ambiente stimolante e l’acquisizione progressiva dell’equilibrio) per affinare questi schemi motori.

Sviluppo: avviene quando il bambino impara effettivamente a fare qualcosa (per esempio, muovere i primi passi) e consolida tale azione nel proprio bagaglio motorio di base.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
21
Q

Dimmi che cosa sono le abilità acquatiche

A

Nell’ambiente acquatico, a differenza di quello terrestre, non esiste un processo di maturazione innata per l’essere umano, perché mancano stimoli naturali che facilitino lo sviluppo di abilità specifiche all’acqua. Per questo, si parla di abilità acquatiche (e non di “schemi motori acquatici”), poiché l’uomo non è geneticamente predisposto a nuotare o a “stare in acqua” in modo istintivo.

Pertanto, le abilità devono essere imparate: inizialmente quelle di base (entrare in acqua, adattarsi al contatto con l’acqua, galleggiamento), poi si passa a quelle più complesse (varie tecniche di nuotata o tuffi). L’apprendimento deve essere elastico e trasferibile, cioè ogni persona deve poter adattare tali abilità ai propri obiettivi e al proprio livello di sviluppo psico-fisico (principio di multilateralità).

Il concetto di acquaticità esprime il rapporto tra l’individuo e l’acqua: più tempo si trascorre in questo ambiente, più si perfeziona la familiarità e la padronanza dei movimenti. Si tratta di una relazione dinamica, che si evolve man mano che si consolidano nuove abilità.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
22
Q

Peculiarità dell’ambiente acquatico

A

Peculiarità dell’ambiente acquatico

Densità: l’acqua ha una densità circa 800 volte superiore a quella dell’aria, esercitando più resistenza ai movimenti e anche alla respirazione (l’espirazione è in parte forzata, coinvolgendo maggiormente diaframma e muscoli intercostali interni).

Gravità ridotta: la spinta idrostatica riduce gli effetti della gravità, alterando il senso di equilibrio.

Assetto orizzontale: a differenza dell’ambiente terrestre (dove siamo in posizione verticale), in acqua il corpo si trova perlopiù in orizzontale, postura che aiuta a contrastare la resistenza del fluido.

Mancanza di appoggio solido: non esiste un punto fermo dove spingersi, quindi ci si affida al galleggiamento e alla resistenza idrodinamica.

Movimento prevalentemente di braccia: in acqua le braccia diventano il principale “motore”, mentre le gambe contribuiscono all’assetto e alla spinta secondaria, con le articolazioni che hanno fino a 360° di libertà.

Respirazione volontaria: sia inspirazione sia espirazione devono essere controllate attivamente (rapporto indicativo di 1:3), usando soprattutto la bocca per favorire l’ingresso d’aria.

23
Q

Parlami di come avviene l’ambientamento

A

Ambientamento
È la fase preliminare che precede l’acquisizione di qualsiasi abilità motoria in acqua. Il suo scopo è raggiungere un benessere psicofisico e far conoscere agli allievi come il proprio corpo reagisce quando è immerso. Superare la paura dell’acqua e capire come funzionano resistenze e galleggiamento permette poi di imparare le abilità acquatiche vere e proprie.

Sebbene il percorso di ambientamento sia spesso rivolto ai bambini e ragazzi, anche un adulto alle prime armi può affrontarlo, soprattutto se ha timore dell’acqua e si fida dell’istruttore.

Per ridurre il disagio iniziale, l’istruttore deve:

Presentarsi e conoscere gli allievi, per creare un clima di fiducia.

Far familiarizzare con l’ambiente e spiegare le regole fondamentali di comportamento.

Entrare in acqua prima dei bambini, limitando lo spazio di lavoro per monitorarli facilmente.

Il gioco è lo strumento principale in questa fase, perché motiva i bambini a esplorare l’ambiente acquatico.

Fasi dell’ambientamento
Contatto con l’acqua: ad esempio, i bambini siedono a bordo vasca con le gambe immerse.

1)Ingresso in acqua.

2)Immersione del corpo (graduale).

3)Traslocazione (spostarsi nell’acqua).

4)Immersione parziale (fino alla bocca) e poi completa (testa compresa).

5)Apertura della bocca sott’acqua.

6)Educazione respiratoria (insegnare la corretta inspirazione/espirazione).

7)Apertura degli occhi sott’acqua (anche senza occhialini).

8)Galleggiamento statico in posizione supina e prona.

9)Galleggiamento dinamico supino e prono.

10)Scivolamenti (sliding) orizzontali.

11)Propulsioni (prime spinte e movimenti).

13)Tuffi/cadute controllate.

Quando tutte queste abilità sono consolidate, possiamo parlare di acquaticità.

Passaggio alla vasca grande
Per passare dalla vasca piccola a quella grande, gli allievi devono saper galleggiare: in vasca grande si richiede un galleggiamento verticale, dove ci si sostiene muovendo le gambe e mantenendo la testa fuori dall’acqua. Inizialmente, qualunque tecnica per tenere la testa fuori va bene.

Le fasi in vasca grande:

1)Staccarsi dal bordo.

2)Spostarsi in posizione prona.

3)Mantenere la posizione verticale per qualche secondo.

4)Ritornare al bordo in posizione supina.

A differenza della vasca piccola:

L’istruttore è fuori dall’acqua mentre gli allievi si esercitano.

Si parte dal galleggiamento (abilità già acquisita nella vasca piccola), invece di imparare le abilità da zero.

24
qual è la missione dell'istruttore , cioè come deve essere
Durante la fase di ambientamento, l’istruttore diventa il principale punto di riferimento per il bambino e deve adattarsi al mondo infantile. Alcuni aspetti chiave: Ruolo propositivo: proporre situazioni e giochi che stimolino le capacità dei bambini. Assecondare la fantasia: incoraggiare creatività e curiosità dei più piccoli. Mettersi in gioco e rimanere flessibile: l’istruttore deve mostrarsi disponibile a modificare piani ed esercizi per adattarli al momento. Rispetto delle tappe evolutive: adeguare gli obiettivi e le attività all’età e alle capacità reali del bambino. Adattare il linguaggio: utilizzare parole, esempi e tono di voce comprensibili ai più piccoli. Usare linguaggio corporeo e affettivo: mostrare emozioni, rassicurare con gesti, contatto visivo e sorrisi. Eseguire gli esercizi con i bambini: così li si rassicura e si mostra concretamente come fare. Fornire feedback: aiutare i bambini a prendere coscienza di quanto percepiscono in acqua, aumentando la loro sicurezza. Considerare i tempi di attenzione: i bambini si stancano e si distraggono facilmente, perciò vanno proposte attività brevi e varie. Trasmettere serenità e sicurezza: il clima positivo incoraggia il bambino a sperimentare. L’importanza dell’empatia Essere empatici significa capire le difficoltà e le emozioni del bambino, facendogli capire che l’istruttore riconosce e condivide (almeno in parte) quello stato d’animo. Questo atteggiamento: Favorisce l’entusiasmo: l’istruttore coinvolge e motiva i bambini, valorizzando i piccoli successi. Richiede attenzione e ascolto: verificare che i messaggi siano compresi e che i bambini si sentano supportati. Porta all’interiorizzazione: i bambini apprendono meglio quando si sentono accolti emotivamente. Può generare anche commozione: saper valorizzare le reazioni emotive è parte del processo di crescita. Richiede flessibilità: in acqua, come in altri contesti, le situazioni cambiano spesso e rapidamente. Gestione del gruppo La priorità è la sicurezza: l’istruttore deve delimitare l’area di lavoro, tenere sotto controllo i bambini in ogni momento e ridurre i rischi sia fuori che dentro l’acqua. Un buon controllo del gruppo crea un ambiente protetto, in cui i bambini possono apprendere senza paura.
25
Come viene organizzata UNA TIPICA LEZIONE DI NUOTO?
Organizzazione delle attività natatorie Per garantire il successo di un corso di nuoto, è fondamentale un’organizzazione efficace. I contenuti della lezione vanno adattati al livello tecnico degli allievi e agli obiettivi del corso. In genere, la sessione didattica segue quattro fasi principali: Riscaldamento/Ripresa (circa 5 minuti) L’obiettivo è attivare neuromuscolarmente gli allievi e soprattutto moderare l’eccessiva eccitazione che spesso i bambini manifestano prima di entrare in acqua, responsabilizzandoli. Le proposte in questa fase possono includere piccole immersioni, spostamenti a bassa intensità o percorsi/circuiti semplici. Apprendimento È il momento in cui l’istruttore introduce il contenuto principale della lezione. Di solito, i bambini in questa fase hanno un alto livello di attenzione, quindi imparano meglio nuove abilità o consolidano quelle appena acquisite. Consolidamento Si colloca quasi a fine lezione, quando i bambini possono iniziare a perdere concentrazione e a sentirsi stanchi. L’istruttore può proporre giochi ed esercizi già noti per rafforzare abilità che i bambini ancora non dominano del tutto. Chiusura (circa 10 minuti) Si possono svolgere giochi più leggeri o esercizi mirati (ad esempio brevi sequenze di acquagym), oppure staffe(tte) in acqua. È preferibile evitare tuffi o gioco libero in questa fase per motivi di sicurezza (i bambini potrebbero essere troppo stanchi o sovreccitati).
26
Da cosa parto quando voglio iniziare il corso di nuoto , cioè quali sono gli aspetti principali da prendere in considerazione ?
Organizzazione del corso di nuoto Per pianificare correttamente un ciclo di lezioni di nuoto, l’istruttore dovrebbe seguire alcune fasi fondamentali: Verifica della situazione di partenza Valutare il livello tecnico iniziale degli allievi (mai basarsi unicamente sul giudizio dei genitori). Se alcuni allievi hanno un livello molto diverso rispetto al gruppo, rivolgersi al coordinatore per un eventuale spostamento. Definizione degli obiettivi (didattici e formativi) Chiarire cosa si vuole ottenere con il corso. Basarsi su: Proprie competenze ed esperienze. Progetto didattico della scuola di nuoto. Linee guida della Federazione (Scuole Nuoto Federali FIN). Caratteristiche pratiche del corso (frequenza, durata, numero di allievi, spazi e attrezzature). Scelta di mezzi e metodi Decidere quali attrezzature usare (tavolette, pull-buoy, ecc.). Stabilire quali esercizi proporre e quale stile di comunicazione adottare con i nuotatori. Scelta dei tempi Porsi obiettivi temporali realistici. Se necessario, confrontarsi con il coordinatore per riallocare allievi che progrediscono più velocemente o più lentamente. Attuazione Mettere in pratica il programma, registrando ciò che è stato fatto a ogni lezione per avere un quadro chiaro dei progressi. Verifica e riprogrammazione Controllare se gli obiettivi vengono raggiunti. Se i risultati non sono soddisfacenti, occorre modificare il programma per adeguarlo alle esigenze del gruppo.
27
Parlami dell'organizzazione didattica e dei piani di lavoro
Organizzazione didattica e piani di lavoro in una scuola nuoto Per garantire la buona riuscita di un centro natatorio, è essenziale definire in modo chiaro cosa, come, con chi e dove/quando realizzare le diverse attività. Di seguito, i principali aspetti da considerare: 1. Cosa si vuole fare Selezione delle attività: la FIN (Federazione Italiana Nuoto) riconosce discipline come nuoto, fitness in acqua, pallanuoto, nuoto sincronizzato, tuffi e nuoto per salvamento. Livello di pratica: ognuna di queste attività può essere svolta a livello amatoriale, didattico, preagonistico o agonistico, in base agli obiettivi e al tipo di utenza. 2. Come lo si vuole fare Piano dei programmi: definire i contenuti di ogni attività (esercizi, progressioni didattiche) e stabilire quali qualifiche o competenze deve possedere il personale che se ne occupa (istruttori, allenatori, etc.). Metodi di insegnamento: chiarire le strategie da adottare (metodo globale, metodo analitico, esercizi individuali, esercizi di gruppo, uso di materiali di supporto). 3. Con chi lo si vuole fare Selezione del personale: gli istruttori vanno scelti in base alle loro competenze e abilitazioni; ognuno dovrà occuparsi delle attività per cui è qualificato (ad esempio, un istruttore specializzato in fitness in acqua, un allenatore di pallanuoto, e così via). Inserimento negli ambiti di competenza: è fondamentale assegnare a ciascun operatore un ruolo chiaro (es. direttore sportivo, coordinatore scuola nuoto, istruttore, capo allenatore, assistente bagnanti, personale amministrativo e di reception) e specificarne compiti e responsabilità. 4. Dove e quando lo si vuole fare Programmazione degli spazi: pianificare l’uso delle vasche e delle aree comuni in fasce orarie che garantiscano il corretto svolgimento delle attività, evitando sovrapposizioni eccessive. Organizzazione dei tempi: stabilire la durata dei corsi (ad esempio 10/15/20 lezioni, formule mensili, bimestrali, semestrali o stagionali) e la cadenza (mono/bi/trisettimanale). Una diversa durata o frequenza del corso influisce sull’efficacia dell’insegnamento e sui risultati raggiungibili. Durata della singola lezione: solitamente varia in base al target d’età (bambini piccoli → 30 minuti; ragazzi e adulti → 45-60 minuti o più). Ruoli all’interno della scuola nuoto Direttore sportivo: rappresenta la società sportiva e definisce obiettivi e risorse. Coordinatore scuola nuoto: gestisce gli istruttori, il livello tecnico delle classi, si interfaccia con i genitori per eventuali passaggi di livello. Istruttore: conduce le attività in acqua secondo i programmi tecnici e le direttive del coordinatore e del direttore sportivo. Capo allenatore: si occupa dei settori agonistici (nuoto, pallanuoto, sincronizzato, ecc.) e della formazione dei giovani atleti. Personale amministrativo: gestisce le pratiche burocratiche, i rapporti con aziende esterne e i pagamenti. Assistente bagnanti: sorveglia la vasca e si assicura che vi siano dispositivi di sicurezza (salvagenti, primo soccorso) sempre pronti. Reception: accoglie l’utenza, fornisce informazioni e indirizza gli iscritti ai vari corsi. Modalità di erogazione delle attività Durata del corso: 10/15/20 lezioni, mensile, bimestrale, semestrale, stagionale. Densità del corso: frequenza mono/bi/trisettimanale. Durata della lezione: varia in base all’età e agli obiettivi (i bambini piccoli hanno soglie di attenzione più brevi). Chiarezza di obiettivi e regolamenti: Esplicitare obiettivi (perché si svolge quell’attività, quali capacità verranno sviluppate). Esplicitare regolamenti (di accesso, amministrativi, di sicurezza) con regole chiare, ben esposte e rispettate. Obiettivi generali in piscina Prevenzione: Salute pubblica (prevenzione di sovrappeso, sedentarietà, ecc.) Correzione di paramorfismi e supporto in percorsi terapeutici o di recupero. Integrazione motoria di persone con handicap. Socializzazione: Incanalare l’energia dei bambini in maniera positiva (gioco collaborativo). Educare alla competizione sana e all’emulazione positiva. Favorire dinamiche di gruppo e relazioni. Benessere: Migliorare la qualità di vita, la forma fisica e il relax complessivo dell’utenza. Formulazione e pianificazione delle attività Ogni proposta rivolta all’utenza deve rispondere a due esigenze: Insegnare a stare in acqua con sicurezza e consapevolezza. Rendere piacevole e sicura la permanenza in piscina. Per essere efficace, un’idea di corso o lezione deve rispondere a queste domande: Che caratteristiche ha? (tipo di attività, finalità, intensità) A chi è rivolto? (età, livello tecnico, obiettivi personali/agonistici) Come deve essere pianificata? (frequenza, durata, progressioni didattiche) Che controindicazioni ha? (limiti di orario, costi, necessità di personale specializzato, rischi potenziali) Come può essere inserita in un planning più ampio? (integrazione con altre attività o discipline) Esempi di attività proposte Scuola d’acqua Insegna le abilità acquatiche di base (galleggiamento, respirazione, prime nuotate) e gradualmente le tecniche di nuoto. Rivolta a tutti (dai più piccoli alla terza età). Frequenza consigliata: almeno bisettimanale. Eventuali controindicazioni: difficoltà a incastrare orari con altri impegni degli iscritti. Generalmente occupa più spazi orari perché è l’attività più gettonata. Fitness in acqua Attività principalmente aerobica a varie profondità (tra 120 e 150 cm). Spesso accompagnata da musica e piccoli attrezzi (tubi galleggianti, cinture, etc.). Rivolta a un pubblico molto ampio, dagli adolescenti agli anziani. Pianificazione: si può proporre ogni giorno in diverse fasce orarie. Controindicazioni: classi numerose, difficoltà a soddisfare tutti se l’utenza ha età o livelli molto eterogenei. Frequenza consigliata: 2-3 volte a settimana. Nuoto libero o nuoto controllato Nuoto libero: senza istruttore, permette di nuotare in autonomia. Nuoto controllato: con un istruttore che supervisiona e offre consigli di tecnica, ma non fa vera e propria didattica di base. Rivolto ad adulti in grado di nuotare almeno due o tre stili e percorrere i 25 metri senza fermarsi. Frequenza e orari legati alla disponibilità individuale. Controindicazioni: non c’è correzione continua dell’errore, quindi si rischia di consolidare abitudini tecniche scorrette. Altre attività Agonismo: nuoto, pallanuoto, nuoto sincronizzato, tuffi, salvamento in acqua. Corsi specifici: AB, pre-parto, baby (0-2 anni), prescolare (3-5 anni). Benessere in acqua: programmi di riabilitazione, percorsi antistress. Attività ricreative: corsi estivi, giochi d’acqua, feste a tema in piscina. Curare tutti questi aspetti (programmazione, organizzazione degli spazi, formazione del personale, obiettivi chiari e regole ben definite) garantisce che la scuola di nuoto risulti ben strutturata, capace di accogliere e soddisfare un’utenza varia, migliorando il benessere e la preparazione tecnica di tutti i partecipanti.
28
Parlami dei criteri di selezione e avviamento
Criteri di selezione e avviamento motorio Nelle piscine e nelle società sportive, c’è l’obiettivo di formare gruppi agonistici per le varie discipline acquatiche (nuoto, pallanuoto, nuoto sincronizzato, tuffi, salvamento, ecc.). Prima di tutto, occorre definire quali attività promuovere e a quale livello puntare, tenendo conto delle esigenze del settore giovanile e della fascia d’età degli atleti. Creare un valido gruppo agonistico: Richiede istruttori e allenatori competenti, spazi d’acqua e orari adeguati, oltre ad attrezzature di base. Presuppone anche una forte motivazione e disponibilità da parte dei genitori, specie se i ragazzi sono molto giovani. Gruppi “comuni” per sviluppare la multilateralità Il primo passo per formare un gruppo agonistico è spesso creare gruppi di base (o “comuni”), dove l’obiettivo principale è sviluppare un ampio bagaglio di abilità acquatiche. In questo modo, si lavora sulla multilateralità mirata, consentendo ai futuri atleti di: Apprendere una vasta gamma di gesti e competenze tecniche. Migliorare coordinazione e consapevolezza in acqua. Avere la possibilità, in futuro, di specializzarsi nella disciplina più adatta alle loro caratteristiche. Criteri per formare un gruppo Individuare le discipline che si vogliono proporre (nuoto, pallanuoto, ecc.). Valutare gli spazi disponibili (quante corsie, vasche e orari liberi). Verificare le attrezzature necessarie (cronometri, palloni, supporti galleggianti, attrezzi di fitness, etc.). Stabilire i criteri di selezione degli allievi, ad esempio: Fattori antropometrici (altezza, costituzione fisica). Fattori coordinativi e cognitivi (capacità di apprendimento motorio, concentrazione). Apprendimento rapido (facilità nell’acquisire nuovi gesti). Capacità e senso del ritmo (aspetti fondamentali in nuoto sincronizzato, pallanuoto, ecc.). Fattori psicologici e motivazionali (costanza, determinazione, spirito di squadra). Strumenti di selezione Prove di brevettamento (test di livello tecnico). Gare sociali (competizioni interne per valutare potenzialità). Leve agonistiche (iniziative mirate a scoprire talenti). Osservazione di istruttori e allenatori (giudizio esperto e continuo nel tempo). Programma da attuare Una volta definiti disciplina, criteri e struttura dei gruppi, si passa all’elaborazione di un programma concreto: Valutare le risorse esistenti: spazio acqua, personale, attrezzature, budget. Definire obiettivi e tempi di raggiungimento: obiettivi tecnici (es. perfezionare i quattro stili), obiettivi agonistici (partecipare a gare locali), ecc. Individuare necessità e bisogni: ad esempio, se servono più orari vasca o se occorre personale specializzato. Pianificazione di strumenti e metodi: scegliere i tipi di allenamento, i test di verifica periodici, i sistemi di valutazione delle capacità coordinative e condizionali. Programmazione e organizzazione delle attività: stilare il calendario degli allenamenti e delle gare, con la suddivisione degli esercizi e dei contenuti didattici. Tipologia, quantità e scansione temporale delle verifiche: stabilire quando e come effettuare test di controllo (ogni mese, ogni trimestre, gare sociali, ecc.). Aggiustamenti in itinere: se emergono problemi o differenze rispetto agli obiettivi prefissati, il programma deve essere rivisto e modificato di conseguenza. In questo modo, si crea un percorso formativo completo che, partendo da gruppi “comuni” orientati alla multilateralità, può portare alla costruzione di vere e proprie squadre agonistiche, dotate di un ampio bagaglio tecnico e di solide basi motivazionali.
29
Parlami dei livelli tecnici della scuola nuoto federale
Livelli tecnici nella scuola nuoto federale Per formare gruppi di allievi in modo coerente, la suddivisione avviene sia in base all’età sia agli obiettivi che caratterizzano quel particolare target. A grandi linee: 0-3 anni: l’obiettivo principale è l’ambientamento e l’acquaticità. 4-6 anni: si lavora sul controllo del movimento in acqua. Dai 6 anni: si inizia a nuotare in modo più strutturato, poiché a questa età il sistema nervoso (centrale e periferico) è abbastanza maturo da favorire un controllo motorio più raffinato. In caso di persone con disabilità, occorre valutare il tipo di disabilità e come gestirlo al meglio, adattando il percorso in base alle singole necessità. La Scuola Nuoto Federale prevede di rilasciare almeno una volta l’anno (preferibilmente due) un attestato che certifichi il superamento di determinati livelli tecnici. Questa “brevetteria” serve a: Lasciare una traccia del livello raggiunto, utile per l’anno seguente. Fornire gratificazione e feedback agli atleti sul loro progresso. Qualora si pensi di cambiare il gruppo di un allievo, è fondamentale verificare che il suo livello tecnico sia realmente superiore a quello del gruppo di appartenenza e, allo stesso tempo, adeguato al gruppo in cui verrebbe inserito. In pratica, trovare gruppi totalmente omogenei è difficile, quindi si cerca il più possibile di mantenere equilibrio fra le capacità degli allievi. Struttura dei livelli Livello 1: ambientamento. Livello 2: prime forme di propulsione elementare. Livello 3: perfezionamento di dorso e crawl, introduzione di rana e farfalla. Livello 4: perfezionamento di rana e farfalla. Livello 5: conclusione del perfezionamento tecnico generale. Livelli successivi: fondamentali di pallanuoto, nuoto sincronizzato, sviluppo delle capacità condizionali, nuoto per salvamento.
30
Parlami di come gestire un gruppo
Gestione del gruppo Significa coordinare le dinamiche relazionali ed emotive all’interno di una classe di nuoto, trascinando e coinvolgendo gli allievi. Gestire il dissenso e le difficoltà: un gruppo può presentare livelli tecnici diversi (alcuni magari non sanno nuotare), e l’istruttore deve organizzare lo spazio e le esercitazioni in modo da includere tutti, prevenendo o affrontando eventuali contrasti. Gestire il tempo: essere puntuali, far rispettare gli orari e pretendere la stessa puntualità dagli allievi, in un’ottica di professionalità. Focalizzarsi sull’obiettivo: per i bambini, è fondamentale sentirsi incoraggiati, poiché vivono una correzione come un “rimprovero”. L’istruttore deve far capire che l’errore è parte del processo di apprendimento, non un fallimento personale. Una comunicazione chiara e calma, unita a una relazione empatica con gli allievi, è essenziale per: Aprire la lezione (dare avvio e spiegare cosa si farà). Fornire informazioni (in modo comprensibile). Illustrare nuovi esercizi. Dare consegne (istruzioni immediate e concrete). Spiegare i regolamenti (regole di sicurezza, comportamenti da tenere). Motivazione come strategia didattica Un elemento chiave per coinvolgere il gruppo è la motivazione. La piramide di Maslow aiuta a capire come i bisogni di base (fisici, sicurezza) debbano essere soddisfatti per passare a bisogni più complessi (socialità, autostima, autorealizzazione). Se la motivazione non viene coltivata, c’è il rischio di abbandono precoce. Motivazione primaria: Gioco: un’attività complessa ma organizzata, che mantiene alta la stimolazione nervosa, regola l’ansia e rende l’apprendimento più divertente. Agonismo: soddisfa il bisogno di affermazione e realizzazione personale. L’attività sportiva, in fondo, è un gioco regolato da obiettivi agonistici (gare, competizioni). Motivazione secondaria: Successo: il riconoscimento dei progressi e delle vittorie, anche piccole. Affiliazione: il senso di appartenenza a un gruppo o a una squadra. Estetiche: la cura e la gratificazione fisica, il piacere di migliorare il proprio aspetto e la propria forma. Compensazione: trovare nello sport un equilibrio psicofisico e un modo per scaricare tensioni o stress. Un istruttore che sa comunicare e motivare adeguatamente il gruppo, proponendo attività stimolanti e gestendo empaticamente le dinamiche interpersonali, crea un ambiente di apprendimento efficace, in cui i partecipanti si sentono parte di un progetto comune e rimangono più a lungo nel percorso sportivo.
31
Parlami del crawl o anche detto stile libero
Crawl (stile libero) È la tecnica più rapida in acqua e garantisce la maggiore continuità del gesto, sfruttando l’orizzontalità del corpo per ridurre l’attrito. Viene considerato anche uno stile “economico” perché permette di nuotare a lungo con un consumo energetico relativamente basso. 1. Tipo di movimento Continuo: non ci sono pause. Ampio: la bracciata ricerca la massima estensione. Alternato e ciclico: le braccia lavorano a turno, ripetendo lo stesso ciclo di movimento. 2. Assetto del corpo Il corpo è in posizione prona (pancia verso il fondo), con la testa che funge da “timone”. In questo modo si sfrutta al massimo l’orizzontalità, riducendo la resistenza dell’acqua. 3. Respirazione Avviene in modo laterale (ruotando leggermente la testa per inspirare), privilegiando l’uso della bocca. È controllata e volontaria (l’espirazione si fa in acqua, l’inspirazione fuori). Spesso si utilizza un rapporto di 1:3 (una inspirazione ogni tre cicli di bracciata), facendo bolle tra un atto inspiratorio e l’altro. 4. Propulsione degli arti superiori La bracciata può essere suddivisa in quattro fasi principali: Attacco – Presa (o Appoggio – Presa) La mano entra in acqua con delicatezza, quindi “afferra” il fluido per preparare la fase propulsiva. Si utilizza un leggero rollio del tronco per aumentare l’ampiezza della bracciata, agevolare la respirazione e favorire una trazione più perpendicolare al fondo. Trazione La mano scorre verso il basso lungo l’asse di avanzamento finché il braccio non risulta perpendicolare al fondo. In questa fase, il gomito tende a rimanere alto per massimizzare la spinta. Spinta Dalla posizione perpendicolare, la mano continua a scorrere fino a raggiungere la coscia. La propulsione termina solo al momento in cui il braccio sta per uscire dall’acqua. Recupero Fase aerea: il braccio esce dall’acqua e si prepara al nuovo ciclo, flettendosi prima e poi distendendosi in avanti. Da ricordare: mano, avambraccio e braccio contribuiscono tutti alla propulsione. 5. Propulsione degli arti inferiori La gambata inizia dall’estensione dell’anca e prosegue lungo ginocchio, gamba e caviglia. Quest’ultima deve essere estesa (piede “a ballerina”) per ridurre gli attriti e aumentare la superficie propulsiva. L’insegnamento si effettua in due direzioni (dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto), per far percepire la corretta ampiezza e fluidità del gesto. Le funzioni principali della gambata nel crawl sono: Propulsione (soprattutto nelle nuotate più veloci). Galleggiamento (aiuta a mantenere la posizione orizzontale). Riequilibrio: quando si ruota il corpo per inspirare, le gambe contribuiscono a riportarlo in asse. Rapporto braccia-gambe Nei mezzofondisti (distanze lunghe) si osserva spesso un rapporto 6:2 (sei colpi di gambe per due cicli di bracciata), privilegiando così un ritmo più sostenibile. Nei velocisti si può arrivare a un rapporto 2:2 (due colpi di gambe per due cicli di bracciata) molto energico, accentuando la potenza della gambata e la frequenza di bracciata.
32
Parlami della progressione didattica elementare per il crawl
Progressione didattica elementare per il Crawl Prima di dedicarsi ai dettagli tecnici, l’allievo deve già aver acquisito un buon galleggiamento e un primo controllo della gambata (fondamentali dell’ambientamento). La parte più complessa, di solito, è imparare a respirare correttamente durante la nuotata. Approccio didattico Si suggerisce di alternare: Metodo globale: far provare l’intera nuotata (crawl completo), correggendo gradualmente gli errori. Metodo analitico: soffermarsi su singoli aspetti (ad esempio, solo la gambata o solo la bracciata) per migliorare la precisione tecnica. Passi principali Esercizi sullo scivolamento: Spinta dal muro a corpo disteso, senza muovere le gambe. Una volta perfezionato lo scivolamento, inserire la gambata – inizialmente “a delfino” – per poi “spezzarla” in gambata a stile libero. Esercizi sulla gambata: Far sentire al bambino la posizione corretta del piede (caviglia rilassata, “piede a ballerina”, dita intra-ruotate). Concentrarsi su movimenti fluidi, evitando colpi troppo rigidi. Esercizi sulla bracciata: Utilizzare diversi ritmi (ad esempio due bracciate, poi stop, respirazione, ripresa). Porre enfasi sull’entrata in acqua della mano, sul gomito alto durante la trazione, e sulla spinta finale. Esercizi sulla respirazione: Coordinare bracciata e respirazione (due/tre bracciate in posizione prona, poi rotazione del capo per inspirare). Lavorare anche su esercizi di rollio del corpo e controllo della posizione della testa. Progressione completa e coordinazione: Inserire vari metodi, come unire due tipi di nuotate (gambe a delfino con braccia a stile) oppure nuotare “a pugni chiusi” per migliorare la sensibilità dell’avambraccio. Provare braccia veloci e gambe lente, e viceversa, per percepire la differenza di ritmo. Errori comuni Testa troppo alta in fase di respirazione (causa affondamento del bacino). Pausa nella bracciata quando si inserisce la respirazione. Entrata della mano troppo energica (schizzo o “rumore” eccessivo). Braccia “molli” (scarsa spinta in trazione/spinta). Entrata interna, esterna o incrociata rispetto alla linea delle spalle. Gambata a bicicletta (ginocchia che si piegano eccessivamente). Piede “a martello” invece di caviglia rilassata. Eccessiva rotazione del corpo durante la respirazione (tutto il busto ruota invece di ruotare solo leggermente). Regolamento tecnico Stile libero: durante le gare si può utilizzare qualsiasi stile, purché non sia dorso, rana o farfalla quando si gareggia nei misti. Virate: si può toccare il bordo con qualsiasi parte del corpo. Fase subacquea: è consentito rimanere completamente immersi fino ai 15 metri. Oltre questa distanza, la testa deve emergere. Distanze nelle gare internazionali e olimpiche Individuali: 50 m, 100 m, 200 m, 400 m, 800 m, 1500 m. Staffetta: 4×100 m, 4×200 m.
33
Parlami della nuotata a dorso
Dorso È uno stile relativamente semplice dal punto di vista respiratorio, perché si nuota con il volto fuori dall’acqua. Tuttavia, viene anche definito “l’arte del nuotare difficile” perché la bracciata, che fornisce la maggior parte della spinta, avviene fuori dal campo visivo (richiedendo un ottimo controllo cinestesico). 1. Tipo di movimento Continuo: non ci sono pause, come nello stile libero. Ampio: la bracciata cerca la massima estensione. Alternato e ciclico: le braccia e le gambe si muovono a turno in modo ripetitivo. Ritmico: di solito si usa una coordinazione 2:6 (2 cicli di braccia ogni 6 colpi di gambe). 2. Assetto del corpo Il nuotatore è in posizione supina, con il viso rivolto verso l’alto e fuori dall’acqua, facilitando così la respirazione continua. 3. Respirazione Si coordina con il ciclo di bracciata: Di norma, l’inspirazione avviene all’inizio della fase di recupero di un braccio. L’espirazione inizia quando l’altro braccio avvia la fase aerea. 4. Propulsione degli arti superiori Il movimento, simile al crawl “inverso”, si può suddividere in quattro fasi: Appoggio – Presa (Attacco – Presa) La mano entra nell’acqua il più lontano possibile (all’altezza delle spalle), con il mignolo per primo. L’avambraccio si flette leggermente per prepararsi alla fase di trazione. Trazione La mano ruota in modo che il dorso si sposti verso l’interno e verso l’alto, mentre la spalla ruota consentendo al gomito di piegarsi. Questa fase porta il braccio verso la verticale sotto il tronco, generando la prima parte della spinta. Spinta La trazione si trasforma in spinta vera e propria lungo la coscia, completata dal sollevamento dell’avambraccio. È la fase più potente, che termina quando il braccio è pronto a uscire dall’acqua. Recupero Avviene fuori dall’acqua ed è agevolato dal rollio del corpo, che facilita l’estrazione del braccio. Il pollice esce per primo, poi la mano ruota affinché il mignolo sia pronto a rientrare. 5. Propulsione degli arti inferiori Le gambe si muovono dal basso verso l’alto: Il movimento parte dalle anche, prosegue lungo cosce, ginocchia, polpacci e arriva al piede. Le ginocchia non devono uscire dall’acqua: se si vedono le ginocchia affiorare, significa che la gambata è troppo ampia verso l’alto. Nel dorso, infatti, la gambata ascendente è quella più importante (contrariamente al crawl, dove si insiste di più sulla discesa della gamba). In sintesi, il dorso unisce una respirazione semplice (viso all’aria) a una tecnica impegnativa dal punto di vista cinestesico, poiché la spinta delle braccia avviene dietro la testa, fuori dalla visuale diretta.
34
Parlami della progressione didattica elementare del dorso
Progressione didattica elementare (Dorso) La didattica per insegnare il dorso può iniziare in modo globale (provando la nuotata nel suo insieme, magari su metà vasca), per poi passare ad un approccio analitico (esercizi su singoli segmenti di bracciata, rollio o gambata) e, infine, ricondurre gli allievi alla nuotata completa. Esempi di esercizi Scivolamento Spinta dal muro in posizione supina e “uscita” dopo aver perso velocità. Quando l’allievo controlla bene lo scivolamento, si aggiunge la gambata subacquea (inizialmente a delfino), poi la si “spezza” per trasformarla in gambata a dorso. Gambata con vari posizionamenti delle braccia Mani lungo i fianchi, dietro la nuca o sollevate in alto. Si può anche lavorare con un solo braccio disteso e l’altro lungo i fianchi, per focalizzare l’attenzione su un arto alla volta. Bracciata simultanea per enfatizzare la flessione del gomito Entrambe le braccia si muovono insieme, allo scopo di migliorare la percezione del movimento e la coordinazione iniziale. Esercizi per il rollio Ad esempio, ruotare leggermente il busto a ogni bracciata per favorire l’emersione del braccio in fase di recupero. Inserimento graduale della bracciata Provare la bracciata con pause (ad esempio fermando le mani lungo i fianchi o in alto), lavorando sul timing e la corretta entrata della mano. Bracciata continua Una volta acquisita la tecnica segmentata, si passa alla nuotata fluida, senza interruzioni, mantenendo un buon ritmo. Errori comuni Respiro assente o ritmo errato: l’allievo può dimenticarsi di respirare con regolarità o farlo in modo scoordinato. Piede “a martello”: caviglia rigida, riduce l’efficacia della gambata. Bacino troppo basso: causa un’eccessiva resistenza e riduce la spinta in avanti. Ginocchia fuori dall’acqua: la gambata risulta inefficace e altera l’assetto del corpo. Entrata della mano troppo violenta: la mano non deve “schiaffeggiare” l’acqua. Entrata esterna della bracciata: la mano va introdotta alla larghezza delle spalle, non troppo all’interno né all’esterno. Regolamento tecnico (Dorso) Partenza: i concorrenti si allineano in acqua, aggrappandosi alle maniglie del blocco di partenza. Non è consentito portare i piedi oltre la linea del bordo della vasca. Svolgimento: per tutta la gara si deve nuotare a dorso, tranne nelle virate, in cui è consentito girarsi in posizione supina per effettuare la spinta. Arrivo: il tocco del bordo finale deve avvenire rimanendo a dorso (spalle rivolte all’indietro). Distanze in gara Individuali: 50, 100, 200 metri. Staffette: il dorso è presente nella staffetta mista, dove ogni frazione viene nuotata in uno stile diverso.
35
parlami della nuotata a rana
Rana È uno stile generalmente definito “silenzioso” perché la maggior parte del movimento si svolge in subacquea. Di conseguenza, risulta lento e presenta una certa discontinuità (è l’unico stile in cui si osserva chiaramente una fase di scivolamento). Tuttavia, è anche economico, poiché consente di coprire distanze notevoli a ritmo moderato. 1. Tipo di movimento Simultaneo e speculare: braccia e gambe si muovono in modo parallelo e sincrono. Continuo: non ci sono pause nette, ma una sequenza costante di movimenti. Ampio: il gesto (soprattutto bracciata e gambata) deve essere ampio, ma non eccessivo (altrimenti si “prende troppa acqua” creando resistenza). Ciclico: la sequenza si ripete regolarmente. 2. Assetto del corpo In posizione prona, con variazioni periodiche dell’inclinazione del busto: Fase di scivolamento: il corpo si dispone il più orizzontale possibile, riducendo l’attrito. Fase di trazione: il busto si inclina leggermente, per consentire la fuoriuscita delle spalle e favorire la respirazione. 3. Respirazione È frontale e coincide con la fuoriuscita delle spalle durante la fase di trazione delle braccia. Contemporaneamente, le gambe si raccolgono pronte a dare la spinta propulsiva. 4. Propulsione degli arti superiori A differenza di dorso e crawl, non troviamo una classica fase di “spinta” fuori dall’acqua, se non: Dopo il tuffo. Dopo la virata, durante la cosiddetta “passata subacquea”. Le fasi principali della bracciata sono: Attacco – Presa (fase attiva) Mani e avambracci, contemporaneamente e in modo speculare, si piegano e si portano leggermente all’esterno per “afferrare” l’acqua. Trazione È il momento in cui si respira (le spalle escono dall’acqua). Le braccia si spostano verso l’esterno e indietro, creando la prima parte di spinta. Fase di recupero Le braccia tornano in avanti, distendendosi con i palmi rivolti verso il fondo. Mentre il busto si “riproietta” in posizione idrodinamica, le gambe effettuano la spinta propulsiva (gambata), sfruttando lo scivolamento generato dal corpo allungato. 5. Propulsione degli arti inferiori La gambata si effettua nella fase di recupero delle braccia e si basa principalmente sulla parte interna del piede e della gamba. Le fasi sono: Flessione delle anche. Flessione della gamba sulla coscia. Flessione della coscia sul bacino. Apertura delle ginocchia (extra-rotazione). Extra-rotazione e flessione dei piedi. Traiettoria a parabola “schiacciata”: i piedi disegnano un arco all’indietro e poi verso l’interno, spingendo l’acqua. Combinazione anomala delle azioni propulsive Bracciata: avviene nella fase di attacco-presa. Gambata: si verifica subito dopo, nella fase di recupero della bracciata. Il rapporto tra braccia, gambe e respirazione è normalmente 1:1:1 (a ogni bracciata corrisponde una gambata e un atto respiratorio). Perché non si parla di spinta con la pianta del piede? Perché se si usasse la pianta pienamente, si creerebbe un attrito eccessivo. In realtà, la propulsione viene soprattutto dalla parte interna dei piedi/gambe. L’uso della pianta avviene solo in misura minima, per accompagnare il movimento.
36
Parlami della progressione didattica della rana
Progressione didattica elementare (Rana) La rana presenta una gambata considerata più complessa da apprendere rispetto alla bracciata, perché: È un movimento “anomalo” rispetto ad altri stili (come crawl o dorso). Il nuotatore non vede le proprie gambe mentre si muovono (fuori dal campo visivo). Spesso, quindi, si insegna prima la gambata: Per la sua complessità motoria (circa il 70% della propulsione in rana viene dalle gambe). Perché è tipica della fase di scivolamento orizzontale: se si insegnasse prima la bracciata, mancherebbe il supporto della gambata per mantenere una corretta inclinazione del corpo. Tuttavia, la scelta tra gambata o bracciata da insegnare per prima può variare a seconda del livello dell’allievo (metodo situazionale). Perché la rana non si insegna prima di altri stili? Il bambino potrebbe inserire la gambata di rana in altri stili (es. crawl o dorso), alterandoli. Per apprendere correttamente la rana, occorre un certo controllo del movimento e la capacità di gestire la postura orizzontale, che di solito si raggiunge meglio dopo aver familiarizzato con stili più “naturali” (crawl, dorso). Sequenza tipica dei movimenti Inizio del movimento delle braccia. Sollevamento delle spalle (attenzione a non alzarsi troppo verticalmente, per non creare troppo attrito). Trazione = respirazione (quando le braccia tirano, le spalle escono dall’acqua). Avvicinamento delle mani (terminata la trazione). Richiamo degli arti inferiori (le gambe si preparano alla gambata). Spinta degli arti inferiori (colpo di gambe). Distensione delle braccia in avanti. Allineamento testa-braccia. Scivolamento (posizione orizzontale e idrodinamica). Approccio globale o analitico Analitico: ad esempio, lavorare su un singolo braccio per migliorare la percezione di appoggio e trazione, ma ciò toglie l’aspetto simultaneo tipico della rana. Globale: proporre l’intero movimento, poi correggere i macro-errori (posizione del corpo, sincronizzazione, ecc.). Spesso si alternano i due metodi: globale per dare l’idea generale dello stile, analitico per approfondire o correggere singoli aspetti. Esempi di esercizi Per la gambata Definizione a secco: mostrare il movimento delle gambe fuori dall’acqua (magari seduti sul bordo). Esecuzione in acqua: Seduti sul bordo vasca con le gambe in acqua, per verificare se l’allievo comprende le fasi di apertura e chiusura. In posizione supina (schiena sull’acqua), verticale o normale (prona), per sentire la spinta. Scivolamento con gambata: dare enfasi sulla spinta delle gambe e su come questa si traduce in scivolamento. Gambata con braccia distese avanti e inserimento della respirazione. Doppia gambata (per modulare la velocità o favorire il mantenimento dell’assetto orizzontale). Per la bracciata Bracciata a rana con gambe a stile: si focalizza solo sul movimento delle braccia, mentre le gambe fanno un gesto più familiare. Braccio-braccio + bracciata completa: eseguire un braccio alla volta, poi unirli contemporaneamente. Doppia bracciata + una gambata (o viceversa): serve a sperimentare ritmo e percezione della spinta di braccia vs. gambe. Perché usare due colpi di gambata o due di bracciata? Permette di modulare la velocità e sperimentare diverse sensazioni di propulsione. La “doppia bracciata” migliora la consapevolezza delle braccia (ma riduce la spinta delle gambe, rompendo un po’ lo scivolamento). La “doppia gambata” mette in rilievo lo scivolamento orizzontale, favorendo un buon assetto. Esercizi di consolidamento Gambata a rana con braccia distese in avanti o lungo i fianchi. Gambata a rana sul dorso. Gambata in posizione verticale (ottima per percepire la spinta “circolare”). Gambata a rana subacquea (contro la resistenza dell’acqua, sviluppa sensibilità). Bracciata a rana e colpo di gambe “diverso” (delfino o stile) per sviluppare il coordinamento in situazioni insolite. Nuotata completa con ritmo variabile (lento-veloce nella stessa vasca). Errori comuni Respirazione anticipata: il capo esce troppo presto, interrompendo la trazione. Colpo di gambe con i piedi distesi (tipo “a ballerina”): riduce la spinta perché non si sfrutta l’interno dei piedi. Gambe asimmetriche: spinta diseguale, il corpo “zigzaga”. Bracciata troppo ampia: si crea eccessiva resistenza, interrompendo lo scivolamento. Rana senza scivolamento: mancanza della pausa orizzontale tra una bracciata/gambata e la successiva. Regolamento tecnico (Rana) Si nuota sul torso (proni). Le mani possono uscire dall’acqua durante il recupero. Passata subacquea: è consentito eseguire una gambata a delfino solo dopo l’inizio della spinta delle braccia, poi si aggiunge la gambata a rana prima di riemergere. In virata e arrivo, toccare il muro con entrambe le mani contemporaneamente (sempre in posizione prona). Arti superiori e inferiori devono muoversi simultaneamente, mai in alternato. Distanze in gara Individuali: 50, 100, 200 metri a rana. Staffette: la rana compare nella frazione a rana della staffetta mista.
37
Parlami della nuotata a delfino
Farfalla È uno stile noto per l’elevato dispendio energetico e la potenza richiesta. 1. Tipo di movimento Simmetrico e simultaneo: le braccia si muovono assieme sia in trazione sia in recupero. Ampio: si cerca la massima estensione di bracciata. Ciclico: il ciclo di bracciata e gambata si ripete in modo regolare. Continuo: non ci sono pause o fasi “morte”. 2. Assetto del corpo Il corpo è in posizione orizzontale prona, con un leggero angolo di inclinazione che aiuta a sfruttare la propulsione combinata di braccia e gambe. Lo stile prevede un movimento ondulatorio che coinvolge tutto il corpo. 3. Respirazione Inspirazione: durante la fase di spinta delle braccia, il nuotatore solleva leggermente la testa frontalmente per prendere aria. Espirazione: avviene in immersione (fase subacquea). 4. Propulsione degli arti superiori Suddivisa in quattro momenti principali: Attacco – Presa Le mani entrano in acqua più lontano possibile, alla larghezza delle spalle. Trazione Simile al movimento iniziale della rana; il gomito scorre lungo il corpo fino a portare le mani in posizione quasi perpendicolare. Spinta Quando le mani raggiungono la perpendicolare col fondo, inizia la fase di accelerazione vera e propria per spingere il braccio fuori dall’acqua. Recupero Fase aerea, in cui le braccia si distendono e si rilassano (“decontratte”), rientrando in acqua con una leggera intrarotazione (il pollice entra per primo). 5. Propulsione degli arti inferiori Fase attiva: dall’alto verso il basso (colpo di gambe potente). Fase passiva: dal basso verso l’alto (ritorno più morbido). Coordinazione braccia-gambe Il rapporto è 1:2: per ogni bracciata completa si eseguono due gambate (o “ba(tt)ute di gambe”). Prima gambata: più ampia e vigorosa, aiuta nella spinta in avanti all’entrata delle braccia in acqua. Seconda gambata: meno potente, stabilizza il corpo e lo mantiene in assetto corretto durante il recupero aereo. Questa doppia gambata evita tempi morti e favorisce un migliore equilibrio, coordinamento e idrodinamicità lungo tutta la nuotata.
38
Parlami della progressione didattica a delfino
Progressione didattica elementare (Farfalla) La farfalla è uno stile che si può iniziare a introdurre fin dall’ambientamento, sfruttando i primi esercizi ondulatori e piccole pinneggiate subacquee. In genere, tuttavia, la si insegna dopo stile e dorso, poiché richiede un buon controllo del rollio e della coordinazione. Con gli adulti, spesso si preferisce inserire prima la rana, poi la farfalla. Esempi di esercizi Scivolamento subacqueo Spinta dal muro con il corpo disteso, iniziando piccoli movimenti ondulatori. Focus sul movimento ondulatorio In subacquea, lavorare esclusivamente sulla “pinneggiata” a delfino, cercando un’ondulazione fluida dalla testa ai piedi. Approccio analitico Suddividere la bracciata: allenare prima un braccio alla volta, poi entrambi simultaneamente. Coordinazione braccia Un ciclo con il braccio destro, poi uno con il sinistro, e infine una bracciata completa (entrambi i bracci insieme). Esercizi per la respirazione Eseguire una bracciata con il braccio destro e poi una completa con respirazione. Alternare lato destro e sinistro. Lavorare sulla frequenza respiratoria (spesso si respira ogni due bracciate). Variare le gambe Muovere le gambe a crawl mentre si fanno le braccia a farfalla (riduce la difficoltà della gambata a delfino). Gambe ferme e braccia a farfalla (per isolare e perfezionare il gesto delle braccia). Nuotata completa Unire braccia a farfalla e gambata a delfino, concentrandosi su ritmo e fluidità. Errori più comuni Pausa nella bracciata per respirare (interrompe la continuità del movimento). Lentezza nell’esecuzione della bracciata (serve velocità e fluidità). Eccessiva flessione delle gambe (le ginocchia si piegano troppo, rallentando lo slancio). Regolamento tecnico (Farfalla) Fase subacquea: dopo la partenza e dopo ogni virata, sono consentiti uno o più colpi di gambe in posizione laterale e una singola trazione subacquea delle braccia, purché si riemerga entro 15 metri. Bracciata simultanea: le braccia devono muoversi insieme (indietro e avanti) per tutta la gara. Niente gambe a rana: non è ammesso alternare il movimento degli arti inferiori in stile rana. Limite apnea: massimo 15 metri in immersione (poi la testa deve emergere). Distanze in gara (Farfalla) Individuali: 50 m, 100 m, 200 m. Staffette: la farfalla non è prevista in una staffetta “libera”, ma compare nella staffetta mista. Misti Nelle gare misti, si nuotano tutti e quattro gli stili in una sola prova. Individuali: 200 m e 400 m. Ordine di nuotata: farfalla → dorso → rana → stile libero. Staffetta: 4×100 m mista. Ordine di partenza: dorso → rana → farfalla → stile libero.
39
Parlami della ginnastica prenatatoria
Ginnastica pre-natatoria È l’attività svolta prima di entrare in acqua, concepita come un riscaldamento a secco che aiuta a preparare corpo e mente alla lezione di nuoto. Con il cambiamento dello stile di vita, spesso i bambini fanno sempre meno attività fisica (giocando per lo più davanti allo schermo), e molti frequentano la piscina soltanto una volta a settimana. Ciò rende ancora più utile dedicare un minimo di tempo alla ginnastica pre-natatoria. Obiettivi Sviluppo e consolidamento dello schema corporeo Lo schema corporeo è la consapevolezza del proprio corpo, completata intorno agli 11-12 anni. Permette di avere padronanza del proprio corpo nello spazio e nel tempo. Acquisizione degli schemi motori terrestri (camminare, correre, saltare, ecc.). Sviluppo di capacità coordinative, condizionali e intermedie (mobilità articolare). Avviamento motorio (inteso come riscaldamento) Si possono inserire andature con elementi coordinativi: es. “tre passi e una circonduzione delle braccia”. Controllo della respirazione. Socialità: i bambini imparano a interagire tra loro, collaborando e rispettando le regole. Propedeuticità alla motricità acquatica: favorisce l’adattamento psicofisico prima di entrare in vasca. Durata: dovrebbe durare almeno 15 minuti, altrimenti risulta poco efficace. Cosa non fare nella ginnastica pre-natatoria Nuotate a secco: mancando l’elemento acqua, non si può ricreare la corretta percezione e la resistenza idrodinamica. Meglio concentrarsi su esercizi di mobilità articolare, potenziamento generale e coordinazione. Stretching intenso: i muscoli in acqua lavorano già in costante allungamento; uno stretching prolungato prima della nuotata non è indispensabile. Proposte troppo impegnative dal punto di vista energetico: l’obiettivo è il riscaldamento e la preparazione, non l’affaticamento. Giochi fini a se stessi: devono essere attività mirate, con uno scopo legato al riscaldamento o al consolidamento di schemi motori. Strutturazione tipica di una sessione pre-natatoria Riscaldamento e avviamento motorio: ad esempio, esercizi di corsa leggera, circonduzioni, esercizi coordinativi. Coordinazione grezza e fine: movimenti che affinano l’organizzazione motoria. Mobilità articolare: esercizi graduali dalla testa ai piedi (“ordine cranio-caudale”) per non dimenticare nessuna parte del corpo. Impegno muscolare e cardiovascolare: attività che alzano un po’ il battito, senza stancare eccessivamente (salti sul posto, brevi skip, ecc.). In palestra o a bordo vasca, è opportuno organizzare gli esercizi in modo logico, partendo dalle articolazioni superiori (collo, spalle, braccia) fino a quelle inferiori (ginocchia, caviglie, piedi). Ciò garantisce che non ci siano “salti” casuali tra un esercizio e l’altro e che il riscaldamento risulti completo e finalizzato a entrare in acqua in sicurezza.
40
Parlami dell'attività per le donne incinte
Attività per gestanti L’esercizio fisico svolto in acqua può apportare benefici sia alla madre sia al feto, grazie a condizioni che favoriscono la dissipazione del calore (riducendo lo stress fetale) e il minor carico sulle articolazioni e sulla colonna vertebrale. Vantaggi dell’attività in acqua Dissipazione del calore: in acqua, il calore corporeo viene disperso più facilmente rispetto a un’attività a secco, evitando surriscaldamenti per la madre e per il bambino. Riduzione dei carichi biomeccanici: galleggiando, si abbassa la pressione su articolazioni e colonna vertebrale. Questo contribuisce ad alleviare dolori e tensioni, tipici della gravidanza. Raccomandazioni per situazioni specifiche Lombalgia (mal di schiena) Consigliati esercizi che si concentrino sul benessere della colonna vertebrale. Evitare esercizi che stressino gli addominali in modo diretto. Edemi degli arti inferiori o varici L’attività in acqua può aiutare a migliorare la circolazione e ridurre il gonfiore. Controllare regolarmente la pressione arteriosa e prestare attenzione a eventuali bruschi aumenti di peso. Crampi muscolari Diminuire il carico di lavoro e inserire esercizi di allungamento, per distendere i muscoli e ridurre la probabilità di crampi. Perdite vaginali di sangue In presenza di perdite ematiche, consultare subito un ginecologo e non iniziare o continuare l’attività fisica prima del parere medico. Contrazioni uterine Evitare esercizi che sovraccarichino la zona addominale, poiché possono stimolare ulteriormente le contrazioni. Ipertensione Se la futura mamma presenta valori pressori troppo alti, l’attività fisica (anche in acqua) è in genere sconsigliata, a meno di specifiche indicazioni mediche. Problemi di crescita fetale In caso di rallentamenti o complicazioni nello sviluppo del feto, l’attività può essere sospesa in attesa di valutazioni specialistiche. Diabete materno Se ben controllato, l’attività in acqua può essere utile e salutare. Tuttavia, è importante seguire le linee guida del medico specialista. L’esercizio acquatico per gestanti, dunque, è in molti casi benefico ma deve essere sempre adattato alle condizioni individuali della donna, tenendo conto dei consigli medici per evitare rischi e massimizzare i vantaggi per mamma e bambino.
41
Parlami di come si organizza un corso e una lezione Per queste donne incinte
Organizzazione del corso e della lezione per gestanti in acqua Finalità Allenamento aerobico vascolare Migliora l’apparato cardiocircolatorio, supportando cuore e vasi sanguigni durante la gravidanza. Tonicità muscolare del tronco Un tronco più forte sostiene meglio la colonna vertebrale e riduce dolori lombari. Controllo e consapevolezza della respirazione Fondamentale per la gestione dello sforzo, utile anche in vista del travaglio. Controllo del perineo Rinforzare e percepire quest’area può facilitare il parto e migliorare il recupero post-parto. Decontrazione del bacino Un bacino più rilassato può favorire un travaglio meno doloroso. Migliore controllo sensoriale L’ambiente acquatico stimola la propriocezione e aumenta la consapevolezza corporea. Profilassi contro trombosi venose e gonfiori L’attività in acqua stimola la circolazione, prevenendo edemi e ristagni venosi. Miglioramento dell’acquaticità individuale Aumenta la confidenza con l’acqua, favorendo rilassamento e scioltezza motoria. Emozioni positive Superare piccole sfide in acqua rafforza l’autostima e trasmette sicurezza. Contenuti del programma Lavoro continuo per arti inferiori e superiori Movimenti ritmici e prolungati per potenziare resistenza e sistema cardiovascolare. Lavoro settoriale aerobico Suddividere esercizi a intervalli (gambe, braccia, tronco) per mantenere un impegno costante ma sostenibile. Esercizi di: Coordinazione: migliorare la sinergia tra arti, bacino e tronco. Controllo della respirazione: inspirazioni ed espirazioni consapevoli, anche in immersione. Rilassamento progressivo e settoriale: sciogliere tensioni muscolari, soprattutto a carico di schiena e bacino. Mobilizzazione del bacino e perineo: favorire l’elasticità e la percezione di queste zone. Immersione in espirazione: posizione libera, con il sostegno del partner o di compagne di corso per favorire la tranquillità e il gioco in acqua. Parte di stretching Deve essere svolta in più momenti se la temperatura dell’acqua è inferiore ai 28°C, poiché il corpo tende a raffreddarsi più velocemente. Lo stretching aiuta a mantenere la muscolatura elastica e a prevenire contratture, ma deve essere leggero e intermittente, integrato tra gli esercizi o a fine sessione per non disperdere troppo calore corporeo. Organizzando la lezione in modo strutturato e progressivo, si favoriscono: Benessere fisico: tramite allenamento aerobico moderato, mobilità, e prevenzione di gonfiori. Benessere psichico: grazie a un ambiente rilassante e coinvolgente, utile per la sfera emotiva e relazionale durante la gravidanza.
42
Parlami dell'attività neonatale in acqua
Attività neonatale in acqua Questo tipo di percorso coniuga le esigenze dei bambini, che vogliono esplorare e imparare, e quelle dei genitori, che cercano di favorire l’autonomia acquatica dei figli e rafforzare la relazione genitore-bambino in un contesto protetto. Benefici e potenzialità In acqua, i bambini avvertono una riduzione della forza di gravità, il che li aiuta a sperimentare liberamente movimenti complessi e a sviluppare la consapevolezza del proprio corpo (schemi motori, come la marcia e il bilanciamento). Il piccolo possiede varie potenzialità: Cognitive: esplorare l’ambiente, sperimentare oggetti e situazioni nuove. Affettive: ambientarsi e adattarsi attraverso l’apprendimento di comportamenti e la gestione di errori e novità. Motorie: mettere alla prova e perfezionare i propri movimenti, comprendendo come coordinarli con lo spazio circostante. Psicologiche: imparare a interagire, socializzare con altre persone e gestire progressivamente ansie e paure. Organizzazione dell’attività Vasca piccola con profondità di 60-80 cm. Temperatura dell’acqua intorno ai 30 °C, mentre la temperatura dell’ambiente dovrebbe essere sui 26 °C. Dotazioni logistiche: spazi adeguati sul piano vasca per asciugare e vestire i bambini, materiali didattici (tavolette, giochi galleggianti, ecc.), parcheggio vicino all’impianto. Personale didattico adeguatamente formato per lavorare con i neonati. Colloquio iniziale con i genitori per illustrare il programma delle lezioni, raccogliere la storia del bambino e valutare il livello di “acquaticità” dei genitori (fondamentale, perché parteciperanno attivamente). La prima lezione è un momento chiave: l’istruttore deve guidare i genitori con serenità (toni di voce calmi, spiegazioni chiare) e incoraggiarli, facendo capire che ogni modo di comunicare può essere valido purché porti a un risultato positivo per il bambino. Caratteristiche dello sviluppo (fasce d’età) a) 4-10 mesi Può eseguire apnee guidate (il riflesso d’immersione è ancora presente). Non galleggia da solo. Movimento arti inferiori: riflesso o passivo. Movimento arti superiori: passivo, prensione molto ridotta. Cerca la mamma e evita estranei. Curioso verso tutto ciò che lo circonda. b) 10-18 mesi Comprende che deve affrontare l’apnea. Inizia l’educazione all’immersione, poiché il diving reflex (riflesso di apnea) tende a indebolirsi. Ha brevi fasi di autonomia. Esegue movimenti di arti inferiori e superiori mirati a uno scopo. Affina la prensione (afferra meglio gli oggetti). Rifiuta ciò che non conosce, ma accetta la guida di persone estranee una volta acquisita fiducia. Ricorda il luogo da una lezione all’altra (prime basi di memoria a lungo termine). c) 18-24 mesi Soffia in acqua (inizio del controllo respiratorio volontario). Può galleggiare autonomamente per brevi momenti. Muove arti inferiori e superiori in modo cosciente e volontario. Si allontana dai genitori per seguire le istruzioni dell’insegnante. Inizia a razionalizzare le paure. Partecipa spontaneamente parlando della piscina (entusiasmo o curiosità). d) 24-36 mesi Comprende i meccanismi di “sparizione” (oggetti che scompaiono e riappaiono) e i processi di causalità. L’attenzione rimane breve, quindi le attività devono essere varie e stimolanti. Gioca in parallelo con altri bambini (non ancora in modo completamente collaborativo). Imita l’adulto in movimenti grossolani (salti, spostamenti, ecc.). Fa le prime vere prove di autonomia. Contenuti didattici Nelle diverse fasce, l’attività si focalizza su: Esercizi di immersione (breve apnea, soffiando bolle). Spostamenti in superficie (con supporti galleggianti o reggendosi al genitore). Spostamenti subacquei (solo se il bimbo è a suo agio con l’apnea). Tuffi (cadute controllate in acqua a bassa profondità). Galleggiamento prono e supino, anche con piccoli attrezzi di supporto. Sviluppo della confidenza con l’acqua: giochi di versamento, spruzzi, percorsi colorati. In conclusione, l’attività neonatale in piscina è un percorso graduale che favorisce lo sviluppo motorio, cognitivo, affettivo e sociale, rafforzando il legame genitore-bambino attraverso il gioco e la scoperta in un ambiente sicuro e divertente.
43
parlami dell'attività pre scolare
Attività Prescolari in Acqua Fascia 3-4 Anni Caratteristiche cognitive e sociali: Il bambino è in una fase egocentrica: considera la propria realtà come unica, perché non è ancora pienamente in grado di comprendere che gli altri possano avere percezioni diverse. La socializzazione sta iniziando a svilupparsi, anche grazie all’inserimento nella scuola dell’infanzia. Sviluppo motorio: A tre anni, il bambino percepisce il proprio corpo nella sua globalità e impara a mantenere le principali posture e andature. È in grado di: Correre Saltare Camminare sulle punte Salire e scendere le scale Rotolare Cercare di rimanere in equilibrio su un piede Progressi attesi: I movimenti in questa fascia mirano a consolidare la percezione del corpo e sviluppare una base motoria che favorirà ulteriori progressi. Fascia 5-6 Anni Caratteristiche cognitive e sociali: Il bambino entra nella fase del pensiero intuitivo, capendo che le sue percezioni possono differire da quelle degli altri. Inizia a confrontarsi con i coetanei e apprende tramite l’imitazione delle azioni altrui. Sviluppo motorio: A questa età, il bambino ha una consapevolezza piena del proprio corpo e riesce a riconoscere le diverse parti sia in se stesso sia negli altri. Le abilità motorie includono: Esecuzione della capovolta Salto di piccoli ostacoli Salto da un piede all’altro Obiettivi didattici: Sfruttare questa fase per approfondire il riconoscimento del corpo e per migliorare la coordinazione motoria attraverso esercizi che coinvolgono equilibrio, salto e movimenti ritmici. Favorire l’interazione e il gioco di gruppo, che sono fondamentali per l’apprendimento per imitazione e per lo sviluppo di una socializzazione più avanzata. Questi percorsi si adattano alle capacità cognitive e motorie specifiche di ogni fascia d’età, aiutando i bambini ad acquisire un buon livello di consapevolezza del corpo e ad inserirsi in ambienti sociali in modo progressivo e sicuro.
44
come si organizza un corso pre scolare , e quali sono gli obiettivi
Organizzazione del corso e obiettivi Il corso di nuoto per bambini si struttura in modo da raggiungere diversi obiettivi fondamentali, tra cui: Conoscenza dell'ambiente piscina: far familiarizzare i bambini con la struttura e le regole dell'impianto, in modo che diventino a loro agio nell'ambiente acquatico. Conoscenza dell'acqua: insegnare agli allievi a percepire e comprendere le proprietà dell'acqua, come la resistenza, il galleggiamento e la sensazione di leggerezza. Adattamento degli schemi motori terrestri all'ambiente acquatico: aiutare i bambini a trasferire le proprie abilità motorie, già acquisite a terra (camminare, correre, saltare), in un contesto diverso, come quello della piscina. Creazione di abilità acquatiche: sviluppare progressivamente le competenze necessarie per muoversi in acqua in modo efficace e sicuro, partendo da movimenti semplici fino a quelli più complessi. Rafforzamento dell'autonomia personale: supportare i bambini nel diventare più indipendenti, acquisendo sicurezza sia in acqua sia nell'ambiente circostante. Un ruolo molto importante in questo percorso è svolto dall'assistente in spogliatoio: Questa figura si occupa di accogliere i bambini e funge da collegamento tra genitori e istruttori. Aiuta i piccoli a superare la paura dell’abbandono, garantendo un passaggio sereno dall'ambiente familiare all'ambiente piscina. Questi obiettivi sono alla base di un percorso formativo che mira non solo a insegnare a nuotare, ma anche a fornire una crescita psicofisica equilibrata e una maggiore fiducia in se stessi nei bambini.
45
parlami delle possibili disabilità che si possono presentare da noi a fare nuoto
Attività per disabili La disabilità è definita come la conseguenza di una relazione complessa tra la condizione di salute o le caratteristiche individuali di una persona e i fattori ambientali in cui vive. Tipologie di Handicap Invalidità sensoriali Riguardano le difficoltà legate alla perdita o riduzione della vista, dell'udito o di altri sensi. Disabilità fisiche Comprendono menomazioni che interessano la funzione motoria e la struttura fisica. Disabilità di apprendimento Riguardano difficoltà cognitive o di apprendimento che possono influenzare la capacità di acquisire nuove conoscenze e abilità. Diversi Tipi di Menomazioni Fisiche Compromissione della forza muscolare Riduzione della capacità muscolare che comporta una minore forza complessiva. Riduzione dell’ampiezza di movimento passivo Limitazione del range di movimento delle articolazioni, che può influire sulla capacità di muoversi liberamente. Deficit degli arti Assenza totale o parziale di ossa o articolazioni dovuta a condizioni congenite, amputazioni o traumi. Differenza di lunghezza degli arti inferiori Accorciamento osseo in una gamba, che può essere congenito o conseguenza di un trauma, causando una disomogeneità nell’andatura. Ipostaturismi Alterazioni della postura, che possono derivare da squilibri muscolari e scheletrici. Ipertonia Aumento del tono muscolare, che può rendere difficile il movimento fluido e coordinato. Atassia Problemi di coordinazione motoria che portano a movimenti scoordinati e instabili. Atetosi Movimenti involontari, lenti e contorti, soprattutto nelle mani e nei piedi. Oltre a queste menomazioni, sono presenti anche disabilità di tipo sensoriale quali deficit visivi e problemi uditivi, che influenzano ulteriormente il modo di interagire con l’ambiente.
46
parlami delle disabilità fisico motorie
Disabilità fisico-motorie Questa categoria include diverse condizioni che interessano la mobilità e il controllo motorio, spesso a seguito di lesioni o malformazioni. Ecco alcune tipologie principali: Lesione del midollo spinale Provoca la paralisi della quasi totalità dei movimenti volontari nelle parti del corpo situate al di sotto del livello della lesione. Le vie nervose che trasmettono impulsi potatili, propriocettivi, termici e dolorifici sono compromesse al livello della lesione. Si possono verificare alterazioni delle funzioni degli apparati gastrointestinale e urogenitale. In caso di lesioni a livello cervicale, vi è una grave alterazione della funzione respiratoria. Paralisi cerebrale infantile È una lesione persistente, ma non progressiva, del sistema nervoso centrale (SNC) con perdita di tessuto cerebrale. Si manifesta principalmente con alterazioni delle funzioni motorie, anche se possono interessare altre funzioni. Amputazioni Consistono nella rimozione chirurgica o traumatica di una o più parti del corpo o tessuti. Possono verificarsi al di sotto o al di sopra del ginocchio, bilateralmente, o negli arti superiori, a seconda dell’area interessata. Poliomelite È un’infezione virale che colpisce le corna anteriori del midollo spinale. Provoca atrofia e paralisi muscolare, spesso compromettendo in modo significativo la funzionalità degli arti. Spasticità Si tratta di un aumento involontario del tono muscolare, che causa contrazioni eccessive e perdita di coordinazione, fino ad arrivare alla paralisi in alcuni casi. Può derivare da malattie cerebrali, midollari o da ictus, e si manifesta spesso con caratteristiche asimmetriche, come l’emiplagia (paralisi che interessa un lato del corpo). L’interruzione delle vie nervose dalla corteccia cerebrale al midollo è alla base di tale condizione. Focomelia È una malformazione congenita grave in cui gli arti superiori e/o inferiori sono parzialmente o completamente non sviluppati. Questi disturbi variano in gravità e nella tipologia di compromissione funzionale, influenzando significativamente la capacità di movimento e la qualità della vita degli individui.
47
Parlami dell'epilessia
Disabilità psicofisiche: Epilessia L’epilessia è una condizione caratterizzata da crisi epilettiche ripetute, dovute a scariche ipersincrone di gruppi di neuroni. Le crisi possono manifestarsi in modi diversi a seconda dell’area cerebrale interessata, e le forme di epilessia si classificano in vari tipi: Generalizzate primarie: coinvolgono entrambi gli emisferi cerebrali fin dall’inizio della crisi. Generalizzate secondarie: inizialmente focali, poi si diffondono in tutto il cervello. Parziali o focali: la crisi inizia in una specifica area cerebrale e può restare circoscritta oppure estendersi. Sensitiva: la crisi si manifesta con disturbi sensoriali, che possono includere alterazioni della percezione visiva, uditiva o tattile. Alcune forme epilettiche presentano una fase iniziale, detta aura, che può manifestarsi con diversi aspetti: Psichica: alterazioni dell’umore o della percezione, come sensazioni di déjà-vu o emotività intensa. Vegetativa: sintomi quali palpitazioni, sudorazione, disturbi gastrointestinali, che riflettono un’attivazione del sistema nervoso autonomo. Cognitiva: difficoltà di concentrazione, confusione o altri cambiamenti nel funzionamento cognitivo. Questa varietà di espressioni cliniche evidenzia quanto l’epilessia possa influire in maniera complessa sulla sfera psicofisica dell’individuo.
48
Parlami delle disabilità intellettive
Disabilità Intellettive Le disabilità intellettive si manifestano in una varietà di forme, ciascuna caratterizzata da specifici punti di forza e di debolezza. Tra gli esempi più noti vi sono la sindrome di Down e la sindrome di Williams. Criteri per una corretta diagnosi Affinché si possa diagnosticare una disabilità intellettiva, devono essere soddisfatti tre criteri: Deficit delle funzioni intellettive: evidenza di capacità cognitive inferiori alla media. Deficit del funzionamento adattivo: difficoltà nell'uso pratico delle competenze necessarie per gestire la vita quotidiana (ad es., cura di sé, comunicazione, socialità). Insorgenza precoce: i deficit intellettivi e adattivi devono manifestarsi durante l'età evolutiva. Livelli di gravità (in base al quoziente intellettivo) Forma lieve: il soggetto è in grado di prendersi cura di sé e di mantenere relazioni interpersonali in maniera abbastanza autonoma, pur avendo alcune difficoltà cognitive e di funzionamento adattivo. Forma moderata: l'individuo non raggiunge un'autonomia completa in età adulta, sebbene possa sviluppare competenze sociali e partecipare alla vita comunitaria in età infantile. Forma grave: vi è una marcata compromissione delle capacità sociali e comunicative; il soggetto necessita di un affiancamento costante per le attività quotidiane. Forma profonda: la maggior parte degli individui mostra gravi compromissioni, che possono includere anche limitazioni motorie molto severe, fino alla paralisi totale, e un notevole deterioramento della comunicazione e delle relazioni interpersonali. Altri disturbi correlati Deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD) Deficit da distrazione: il soggetto ha difficoltà a mantenere l'attenzione, risultando facilmente distratto. Deficit da iperattività-impulsività: il soggetto mostra livelli elevati di attività motoria e comportamenti impulsivi. Tipo misto: presenta sia difficoltà di attenzione che iperattività-impulsività. Disturbi dell’apprendimento Questi disturbi influenzano la capacità di usare il linguaggio parlato e scritto, eseguire calcoli matematici e coordinare i movimenti, compromettendo anche la capacità di concentrazione. Disturbi dello spettro autistico (DSA) Sono considerati disturbi pervasivi dello sviluppo, caratterizzati da: Difficoltà nella relazione: problemi nell’instaurare e mantenere relazioni sociali. Limitazione degli interessi: focalizzazione eccessiva su pochi argomenti o attività. Difficoltà di comunicazione: problemi nell’uso del linguaggio e nella comunicazione non verbale. Tra i disturbi dello spettro autistico, il disturbo disintegrativo della fanciullezza rappresenta il grado di gravità più elevato, mentre il sindrome di Asperger è considerata una forma lieve. Questi profili evidenziano come le disabilità intellettive possano variare notevolmente da persona a persona, richiedendo un intervento personalizzato che tenga conto sia delle capacità residue sia delle esigenze in termini di supporto e sviluppo del funzionamento adattivo.
49
Parlami delle malformazioni cranio spinali , e delle disabilità sensoriali , e degli obiettivi che un allenatore deve avere quando si trova davanti queste persone
Malattie da deformazioni cranio-spinali Craniostenosi: Questa condizione comprende diverse alterazioni che portano a una deformità della conformazione cranica e facciale. La sua presentazione è frutto della sommatoria di molteplici fattori e condizioni che alterano lo sviluppo normale del cranio. Idrocefalo: Si verifica a causa di un disequilibrio nella distribuzione del liquor cefalorachidiano, con un accumulo eccessivo nei ventricoli cerebrali. Ciò può influire significativamente sulla pressione intracranica e sullo sviluppo neurológico. Rachischisi o disrafismo: Queste anomalie dello sviluppo interessano la colonna vertebrale e il midollo spinale. Sono dovute a un’alterazione della chiusura del tubo neurale durante lo sviluppo embrionale. Un esempio comune è la spina bifida, in cui gli archi vertebrali non si fondono correttamente. Disabilità sensoriali Cecità: Quando la cecità si manifesta dopo l’infanzia, il soggetto ha la possibilità di sviluppare modalità compensative attraverso gli altri sensi, integrandoli in maniera armonica. Sordità: Si riferisce alla perdita di udito, che può variare in gravità e influire sulla comunicazione e sul funzionamento sociale. Didattica inclusiva: Integrazione La didattica inclusiva pone come obiettivo principale la partecipazione attiva di tutti gli alunni, utilizzando metodologie collaborative e partecipative. Questo approccio mira a creare un clima didattico positivo ed è basato su alcuni principi fondamentali: Promozione della motivazione: Gli studenti vengono incentivati a partecipare attivamente alle attività. Coinvolgimento emotivo e cognitivo: Si mira a sviluppare un legame profondo con il sapere, favorendo l’autovalutazione e il confronto reciproco. Inclusività e differenziazione: L’obiettivo è assicurare che nessuno venga lasciato indietro, permettendo a ciascuno di progredire a modo suo, attraverso la negoziazione di regole e la valorizzazione delle intelligenze multiple. Clima didattico positivo: Fondamentale per il successo del percorso inclusivo, deve essere orientato al rinforzo positivo e al reciproco aiuto, favorendo lo spirito di gruppo e le occasioni di successo individuale e collettivo. Obiettivi generali del percorso inclusivo Autonomia e autorealizzazione: L’obiettivo è condurre la persona a raggiungere il massimo livello di autonomia possibile, favorendo l’integrazione sociale indipendentemente dalla specifica patologia o handicap. Piacere nell’attività fisica: L’esperienza in acqua viene proposta come fonte di piacere e benessere, grazie a un rinforzo positivo continuo e alla creazione di relazioni di aiuto reciproco tra gli allievi. Normalizzazione del contesto: Si mira a far sentire gli allievi in un ambiente simile a quello di una piscina pubblica, in cui possono sentirsi a proprio agio e integrati. Fase di ambientamento: Durante l’ambientamento, è cruciale: Scendere in acqua insieme agli allievi per creare un primo contatto positivo. Stabilire relazioni emotive e comunicative efficaci. Garantire la giusta temperatura dell’acqua. Utilizzare appropriatamente i sussidi didattici per facilitare l’apprendimento. Questi elementi costituiscono la base per un approccio didattico inclusivo che si propone di sviluppare, in ogni individuo, il massimo potenziale in termini di autonomia, integrazione sociale e benessere psicofisico.
50
parlami dell'attività per adulti e quarta età
Attività per Adulti e Quarta Età Le attività in acqua per adulti e persone della quarta età sono progettate per mantenere la forma fisica e migliorare il benessere generale, con un approccio che tiene conto delle esigenze cardiovascolari e metaboliche tipiche di questa fascia d’età. Modalità Idealmente Proposte Attività aerobica ad intensità moderata Durata: 30 minuti per sessione Frequenza: 5 volte a settimana Questo tipo di esercizio favorisce il mantenimento della capacità aerobica senza sovraccaricare le articolazioni, garantendo un allenamento sostenibile nel tempo. Attività aerobica ad intensità elevata Durata: 20 minuti per sessione Frequenza: 5 volte a settimana Pensata per chi ha già una discreta base fisica, questa modalità mira a ottenere benefici maggiori in termini di potenziamento cardiovascolare e miglioramento della resistenza. Combinazione dei due tipi di attività Alternare o integrare sessioni a intensità moderata ed elevata per un allenamento vario e completo, che può contribuire a prevenire l’adattamento fisiologico e a mantenere alta la motivazione. Benefici Attesi Riduzione della pressione arteriosa: L’esercizio regolare in acqua aiuta a migliorare la circolazione e a ridurre la pressione arteriosa, apportando benefici significativi per la salute cardiovascolare. Aumento dell’elasticità vascolare: L’attività aerobica in acqua stimola le proprietà elastiche dei vasi sanguigni, contribuendo a una migliore regolazione circolatoria e a un minor rischio di malattie cardiovascolari. Riduzione del peso corporeo: Grazie allo sforzo fisico svolto in acqua e al minor impatto sulle articolazioni, il percorso acquatico favorisce la riduzione del grasso corporeo e il miglioramento della composizione corporea. Miglioramento del metabolismo lipidico e glucidico: L’attività fisica regolare in acqua può avere effetti positivi sul metabolismo, contribuendo a un miglior equilibrio tra lipidi e glucidi nel sangue, elemento fondamentale per la prevenzione del diabete e delle dislipidemie. Questo tipo di programma è particolarmente indicato per la quarta età, poiché offre un allenamento efficace con minore stress articolare e muscolare, favorendo al contempo un approccio equilibrato tra stimolo aerobico e recupero. Il mantenimento di una routine così strutturata può migliorare la qualità della vita, promuovere l’autonomia personale e ridurre i fattori di rischio legati alle malattie cardiovascolari e metaboliche.
51
parlami degli aspetti organizzativi dell'attività per adulti e quarta età
Aspetti Organizzativi Per garantire un’attività acquatica sicura ed efficace, è fondamentale organizzare il corso seguendo alcune specifiche linee guida: Certificazione Medica: Ogni partecipante deve essere in possesso di un certificato medico idoneo, corredato da un elettrocardiogramma a riposo, per accertare che sia in condizioni di sicurezza per svolgere attività fisica in acqua. Frequenza e Durata delle Lezioni: I corsi si svolgono con cadenza bi- o tri-settimanale. La durata di ogni lezione è compresa tra 45 e 60 minuti, integrata da attività pre e post natatoria che preparano e rilassano il corpo per un allenamento completo. Dimensione del Gruppo: Il gruppo ideale è composto da un massimo di 15 persone, per garantire un migliore controllo didattico, maggiore attenzione individuale e sicurezza durante l’attività. Obiettivi del Corso L’attività si propone di raggiungere due principali obiettivi: Riduzione delle Resistenze attraverso: Rilassamento muscolare: favorire un’attività in cui i muscoli siano meno tesi, riducendo l’attrito in acqua. Posizione corretta: educare i partecipanti a mantenere l’assetto giusto, migliorando l’idrodinamica del corpo. Movimenti fluidi in acqua: sviluppare la consapevolezza e la capacità di eseguire movimenti armoniosi che facilitino il fluire del nuoto, riducendo così lo spreco di energia. Aumento delle Forze Propulsive attraverso: Allenamenti condizionali: sia in acqua che a secco, per migliorare la forza generale e la resistenza muscolare. Allenamenti sulla mobilità articolare: esercizi mirati a incrementare la flessibilità e la mobilità delle articolazioni, essenziali per eseguire movimenti efficaci e potenti in acqua. Questa organizzazione permetterà di creare un percorso strutturato e personalizzato, capace di ottimizzare la prestazione in acqua, migliorare la tecnica e promuovere il benessere generale dei partecipanti.
52
Parliamo del fitness in acqua
Aspetti Organizzativi del Fitness in Acqua Certificazioni e Spazi * È importante che i partecipanti abbiano la dovuta certificazione medica, con elettrocardiogramma a riposo, per assicurare la sicurezza durante l’attività. * I corsi si svolgono con cadenza bi- o trisettimanale e durano 45–60 minuti, integrati con attività pre e post natatorie. * Il gruppo ideale comprende massimo 15 persone per garantire controllo didattico e sicurezza. Obiettivi Generali * Ridurre le resistenze alla locomozione attraverso il rilassamento muscolare, il mantenimento della corretta posizione e il fluire armonico dei movimenti. * Aumentare le forze propulsive, intervenendo sia sul lavoro condizionale (in acqua e a secco) sia su esercizi per migliorare la mobilità articolare. Fitness in Acqua: Concetti e Benefici Definizione e Finalità Il fitness in acqua si propone come strumento per raggiungere uno stato di benessere psicofisico generale. L’attività in acqua raggruppa esercizi che, svolti prevalentemente in posizione verticale o in posizioni intermedie, offrono vantaggi anche a persone di quarta età (fino a 90 anni). In acqua il peso del corpo viene ridotto grazie al galleggiamento (principio di Archimede), il che consente una minore sollecitazione articolare. La maggiore densità dell’acqua (circa 800 volte superiore a quella dell’aria) comporta una resistenza naturalmente elevata: questo può essere usato come “carico” per l’allenamento, modulando l’intensità in base alla forma degli esercizi (ad es. variazioni nell’apertura della mano o della bracciata). Aspetti Posturali e Riflessi A terra, il movimento avviene con il corpo in posizione verticale, la vista orientata orizzontalmente e le gambe che fungono da motrici. In acqua, tuttavia, spesso ci si trova in assetto orizzontale e il riflesso plantare (cioè il modo in cui il piede si appoggia) è meno evidente. Nel fitness in acqua le gambe assumono un ruolo propulsivo fondamentale, mentre le braccia vengono usate per riequilibrare il corpo, muovendosi in opposizione rispetto alle gambe. Tipologie di Lezioni e Attività L’offerta di attività in acqua è variegata e può includere: Acquagym * Può essere svolta in acqua bassa, media o alta, con o senza l’ausilio della musica. * Mira al miglioramento generale del tono muscolare e del condizionamento fisico; il corpo viene allenato a corpo libero o con attrezzi. Aquaerobic * Si svolge in acqua bassa o alta; qui la musica è l’elemento dominante, coordinando esercizi e sequenze coreografiche. * L’obiettivo è la continuità del movimento per incrementare la capacità aerobica. Aquacircuit e Aquainterval * L’aquacircuit prevede il passaggio da una postazione all’altra in acqua, mentre l’aquainterval alterna fasi ad alta intensità a fasi di recupero. * Questi formati permettono di modulare i carichi di lavoro e di lavorare sull’efficienza in modalità “a tempo” e “a carico”. Aqua Fluid Pilates * Si concentra sull’acquisizione della consapevolezza del corpo in acqua, sfruttando l’acqua come supporto e resistenza per massimizzare il massaggio muscolare e il controllo dei movimenti. Aquaswimtraining * Utilizza alcuni schemi motori delle nuotate ma si svolge con il corpo in posizione verticale o intermedia, sfruttando sia la spinta di galleggiamento che la resistenza dell’acqua. Aquakickboxe * Propone l’utilizzo degli elementi della kick boxe sfruttando la resistenza naturale dell’acqua, per un allenamento più dinamico ed energico. Strutturazione della Lezione di Acquafitness Fasi della Lezione Fase Iniziale – Riscaldamento (5–10 minuti) * Ambientamento in acqua: gli esercizi sono organizzati in maniera logica seguendo un ordine cranio-caudale (dal capo ai piedi). * Durante il riscaldamento, l’istruttore valuta il livello degli allievi e spiega la proposta della lezione. Fase Centrale – Parte Specifica (circa 30 minuti) * Proposte progressive: l’istruttore somministra esercizi che variano in intensità e difficoltà in base al livello del gruppo. * È fondamentale rispettare tempi e carichi di lavoro; il momento di recupero attivo (il recupero “a vita” o in movimento) è individuato dal lavoro su gruppi muscolari specifici (ad es. prima le braccia, poi l’addome o le gambe). Fase Finale – Defaticamento (3 minuti) * Gli esercizi di defaticamento coinvolgono i gruppi muscolari più importanti, mantenendo il movimento attivo (non fermi) per evitare sensazioni di stanchezza eccessiva alla fine della lezione. Uso della Musica La musica è un elemento chiave nelle lezioni di acquafitness per motivare e regolare il ritmo degli esercizi. Cueing: l’istruttore utilizza segnali verbali e gestuali (cueing) per anticipare e guidare la sequenza degli esercizi senza interrompere il flusso del movimento. Ritmo e BPM: la scelta musicale (con brani che vanno intorno a 125 bpm, per esempio) serve a stabilire un tempo regolare a cui devono adeguarsi i movimenti. La musica mixata (detta “musica quadrata”) suddivide il brano in blocchi, facilitando la creazione di sequenze coreografiche coerenti. Differenze tra Esercizi in Acqua e in Sala Corsi In Acqua: * Non sono presenti specchi; il partecipante non può auto-osservarsi, pertanto l’istruttore deve dimostrare chiaramente i movimenti. * L’azione è più lenta a causa della maggiore resistenza dell’acqua. * L’istruttore deve accompagnare il gesto con le braccia, facendo attenzione al tempo e alla fluidità del movimento. In Sala Corsi: * La presenza degli specchi facilita l’autocorrezione degli allievi. * L’istruttore può ripetere gli esercizi insieme agli allievi, essendo tutti sullo stesso piano e con meno difficoltà nella comunicazione visiva. Esempi di Esercizi Proposti Corse in Acqua * Corse unite, divaricate, alte, calciate, e varianti come “mambo” o “cavallo a dondolo”, includendo anche esercizi in cui si effettuano salti e movimenti a rimbalzo (bounce) o saltelli. Calci * Esercizi che variano in direzione e intensità, alternando gambe basse e movimenti verticali in galleggiamento. Sforbiciate * Aperture e chiusure sul piano sagittale per migliorare la coordinazione e l’equilibrio. Saltelli e Bounce * Rimbalzi e “jumping jack” eseguiti in acqua per stimolare l’azione muscolare in modo dinamico. Crunch addominali e Sospensioni * Esercizi mirati a rinforzare il core e a migliorare la postura in acqua. Comunicazione dell’Istruttore Per garantire una lezione efficace, l’istruttore in acqua utilizza due modalità comunicative: Verbale: * Identificazioni, descrizioni, indicazioni numeriche e anticipazioni per segnalare il passaggio al prossimo esercizio. Gestuale: * Segnali manuali e direzionali (spesso usati perché l’ambiente umido limita la comunicazione verbale) per enfatizzare e chiarire i movimenti. Questo sistema, noto come cueing, aiuta gli allievi a mantenere il ritmo e a comprendere le proposte senza interrompere il flusso dell’attività. Conclusione Il fitness in acqua offre numerosi vantaggi grazie alle peculiarità fisiche dell’elemento: la maggiore densità e resistenza dell’acqua, il galleggiamento grazie alla spinta idrostatica e la possibilità di modulare l’intensità degli esercizi. Le lezioni sono strutturate in fasi (riscaldamento, parte specifica, defaticamento) e arricchite dalla musica, che regola il ritmo e rende l’allenamento piacevole. Infine, le diverse tipologie di lezioni – da acquagym ad aquaerobic, aquacircuit, aquainterval, aqua fluid pilates, aquaswimtraining e aquakickboxe – consentono di adattare l’attività alle esigenze specifiche dei partecipanti, sia in termini di benessere generale, sia per obiettivi più mirati come l’allenamento agonistico o il recupero/reabilitazione. Questa organizzazione integrata permette di offrire un percorso completo e personalizzato, garantendo risultati efficaci e un’esperienza positiva per ogni partecipante in un ambiente sicuro e stimolante.
53
parliamo del nuoto artistico
Nuoto Artistico: Concetti e Tecniche Chiave Il nuoto artistico non si limita al semplice saper nuotare, ma richiede un’approfondita conoscenza e padronanza dell’ambiente acquatico. È una disciplina tecnico-combinatoria che integra: Elementi di Nuoto L’abilità base di nuotare, che però va distinta dallo “stare in acqua” in senso più ampio. Portamento e Influenza di Altre Discipline Incorpora elementi che provengono da altre attività, come la ginnastica artistica, la danza ritmica e l’acrobatica. Gli atleti lavorano sia in acqua che a secco (in palestra, in danza classica o ginnastica artistica) per migliorare il controllo del core, sviluppare la flessibilità, eseguire acrobazie (ad es. salti) e perfezionare le “torre a” che favoriscono il supporto e l’equilibrio durante i salti con le compagne. Un nuotatore artistico di alto livello deve possedere: Resistenza e forza Flessibilità e capacità in acqua Grazia e abilità artistica Padronanza dell’apnea subacquea Coordinazione impeccabile dei tempi, sia in relazione alla musica che durante il lavoro in gruppo Durante la coreografia, gli atleti esibiscono movimenti così fluidi e integrati che spesso non si percepisce l’elemento “nuoto” nel senso tradizionale. Il concetto di multilateralità è fondamentale: l’idea di sviluppare una mappa motoria elastica, che non sia rigida, permettendo all’atleta di attingere a un ampio bagaglio di esperienze motorie e di adattare le proprie conoscenze alla situazione specifica. Remata nel Nuoto Artistico La remata è il movimento chiave che serve a: Sostenere il corpo in acqua Generare la propulsione per lo spostamento Tipologie di Remata Remata Classica Posizione: Può essere eseguita in posizione supina o prona. Movimento: Il gesto è prevalentemente realizzato dalla mano e dall’avambraccio, che generano una pressione continua e costante. Fase di appoggio – presa: La mano entra in acqua il più lontano possibile (alla larghezza delle spalle), cominciando con il mignolo. Questo movimento predispone alla spinta successiva, accompagnato da un leggero rollio per aumentare l’ampiezza della bracciata. Fase di trazione: La mano viene portata verso l’alto e verso l’interno, spingendo l’acqua e facilitando la propulsione. Fase di spinta: Con un movimento deciso dell’avambraccio, la forza propulsiva si trasferisce al corpo. Fase di recupero: Il braccio esce dall’acqua, facilitato dal rollio, e si prepara per la successiva azione. Remata Americana Eseguita in posizione verticale, permette lo spostamento laterale. Questo tipo di remata differisce per la posizione del corpo e può essere usato per migliorare l’equilibrio e la consapevolezza spaziale. Funzioni della Remata Incremento della Sensibilità Acquatica: La remata aiuta il nuotatore a sviluppare un’intensa consapevolezza di come l’acqua reagisce ai propri movimenti; ciò è essenziale per aumentare il senso-percezione in acqua. Efficienza nella Trasformazione della Forza: L’obiettivo è trasformare la forza in propulsione in maniera efficace. Se l’azione propulsiva è troppo forzata, si perde in efficacia, compromettendo la fluidità del movimento. La remata deve essere modulata in base alla fisicità e alle esigenze individuali: ciascun atleta adatta il proprio gesto affinché sia sincronizzato con il movimento generale e con le proprie capacità motorie. Adattamento durante la Crescita: Durante le fasi di crescita di ragazzi e ragazze, il movimento e la coordinazione in acqua possono modificarsi. L’allenamento artistico aiuta a "ricostruire" e adattare il movimento, integrando nuove esperienze e superando eventuali paure o limitazioni. Percorso Didattico nel Nuoto Artistico Il percorso formativo ideale include: Apprendere a padroneggiare il proprio corpo in acqua: sviluppare una forte consapevolezza corporea (acquaticità) e sapersi orientare negli spazi subacquei. Galleggiamento naturale e dinamico: esercizi che permettano di vivere l’acqua in maniera fluida. Comprensione dei modelli propulsivi: come usare le remate in maniera efficace. Integrazione degli elementi del nuoto artistico: allenare elementi derivanti dal nuoto classico e integrarli con movimenti provenienti da altre discipline, per ampliare il bagaglio motorio. Adottando questo approccio, l’atleta diventa più versatile e ha maggiori possibilità nella scelta delle attività agonistiche. La remata, insieme agli altri gesti, contribuisce a sviluppare una senso-percezione elevata dell’ambiente acquatico, fondamentale per eseguire una coreografia coordinata e armoniosa. Il nuoto artistico è quindi un percorso complesso che richiede allenamento specifico in acqua, lavoro a secco e un'integrazione di discipline artistiche, con l'obiettivo di raggiungere una perfetta sintesi tra tecnica, espressione e coordinazione.
54
parliamo delle metodologie dell'allenamento
La metodologia dell’allenamento si fonda su concetti teorici e pratici che guidano il modo in cui un programma viene strutturato e somministrato. L’approccio si basa su tre livelli di sapere fondamentali, sui processi di adattamento e supercompensazione, e sulla corretta gestione del carico d’allenamento. 1. Tre Saperi Fondamentali Postula Si tratta di certezze e principi consolidati in campo sportivo, che fanno da base teorica alle tecniche di allenamento. Queste postulate sono il punto di riferimento su cui costruire e modellare il programma. Esperienza Personale Rappresenta l’insieme delle esperienze accumulate nell’allenamento. Ogni programma si adatta e si perfeziona in base a ciò che è stato sperimentato e al feedback reale ottenuto dagli atleti. Adattabilità e Supercompensazione L’organismo mantiene un equilibrio (omeostasi) che, sotto un carico di allenamento, viene disturbato. Questo disturbo – se seguito da un adeguato recupero – porta a un processo di supercompensazione, dove le capacità biologiche dell’atleta non solo vengono ripristinate, ma migliorate. Il Carico di Allenamento: Senza un carico adeguato non si attiva il processo di supercompensazione; al contrario, un carico eccessivo senza il giusto recupero genera un adattamento non ottimale. Riserva di Adattamento: È la differenza tra la prestazione attuale e il limite teorico raggiungibile. Questa riserva consente di reagire agli stress (fisici, emotivi, ambientali) e viene pianificata attraverso la periodizzazione dell’allenamento. 2. Effetti e Sfere della Supercompensazione La supercompensazione interessa diverse dimensioni: Sfera Biologica: Miglioramento delle capacità condizionali (forza, resistenza, velocità) attraverso un aumento dell’efficienza enzimatica e il potenziamento delle vie metaboliche. Sfera Vegetativa: Coinvolge l’adattamento del sistema cardiorespiratorio – ad esempio, il cuore – e l’equilibrio dell’asse ormonale. Mantenere attiva l’attività previene la regressione di queste funzioni. Sfera Coordinativa: Riguarda il sistema nervoso, la trasmissione neuromuscolare e la capacità di coordinare i movimenti. Un corretto stimolo allenante migliora anche la precisione e la reattività motoria. Oltre agli effetti fisici, l’adattamento coinvolge anche aspetti psicodinamici e comprende: Fattore Organico: il miglioramento delle funzioni fisiche di base. Fattore Affettivo: l’aspetto emotivo e motivazionale, fondamentale per il consolidamento dell’allenamento. Fattore Psichico: lo sviluppo delle capacità cognitive e di concentrazione. Il tempo di supercompensazione (eterocromismo) è inversamente proporzionale all’intensità dell’esercizio: carichi più elevati richiedono tempi di recupero più brevi e viceversa. 3. Processo di Allenamento e Gestione del Carico Un carico allenante viene definito e misurato attraverso vari parametri: Intensità: Rappresenta il livello di impegno richiesto e si può valutare attraverso la frequenza cardiaca, il ritmo respiratorio, l’accumulo di lattato e altri parametri fisiologici. Il concetto di “soglia allenante” definisce l’intensità minima necessaria perché il carico interrompa l’omeostasi, innescando la fase di supercompensazione. Densità: Misura il rapporto tra il tempo di lavoro e il tempo di recupero in ogni serie. Una densità ben calibrata è fondamentale per ottenere un allenamento efficace. Specificità: Un buon allenamento deve essere specifico sia per l’area metabolica che per la tecnica del movimento; in altre parole, deve riflettere il tipo di prestazione che si intende migliorare. Volume: Rappresenta la quantità di lavoro totale e come questo viene frazionato nelle diverse sessioni. Aspetti Morfologici del Carico Carico Interno: È l’effetto percepito dall’atleta, che può essere misurato indirettamente attraverso parametri come la glicemia, il livello di lattato nel sangue, la frequenza cardiaca, il tono cutaneo e il livello di percezione del dolore. Carico Esterno: È il carico programmato dall’allenatore, mirato a migliorare le prestazioni in maniera misurabile e specifica. Il carico può essere ulteriormente classificato in: Carico Generale: Riguarda esercizi rivolti al condizionamento generale dei sistemi organici. Carico Speciale: Mira allo sviluppo di aspetti specifici legati alla prestazione atletica. Gli effetti del carico di allenamento possono essere: Permanenti: dovuti alla persistenza degli adattamenti nel tempo. Immediati: che riguardano risposte biochimiche e funzionali immediate. Effetti cumulativi: il risultato finale di un intero programma di allenamento, ottenuto tramite una programmazione coerente e progressiva. 4. Organizzazione del Processo Allenante Un programma di allenamento efficace deve osservare alcune regole organizzative, come: Progressività: i carichi devono aumentare gradualmente, in modo che l’atleta possa adattarsi senza rischio di infortuni. Multilateralità: l’allenamento deve stimolare tutti i sistemi motorici e metabolici, in modo vario e non monotono. Alternanza Ciclica: l’uso di cicli (o periodi) alternati di lavoro e recupero, ossia la periodizzazione, è fondamentale per sfruttare al meglio la fase di supercompensazione. Individualizzazione: il programma deve essere adattato alle specifiche capacità e condizioni dell’atleta. Infine, le serie di allenamento devono far riferimento ai tre sistemi energetici fondamentali: Sistema Aerobico: che lavora in presenza di ossigeno. Sistema Anaerobico Alacido: basato sull’uso della fosfocreatina, che fornisce energia senza la produzione di acido lattico. Sistema Anaerobico Lattacido: che produce acido lattico in assenza di ossigeno. Conclusioni La metodologia dell’allenamento è un processo articolato e multidimensionale che integra la teoria con l’esperienza pratica, puntando a modificare l’equilibrio omeostatico dell’organismo attraverso un carico specifico e mirato. Questo stimolo, se correttamente somministrato e seguito da un adeguato recupero, innesca il processo di supercompensazione, portando a un incremento delle capacità prestazionali. La periodizzazione permette di organizzare i carichi nel breve e nel lungo periodo, garantendo progressività, varietà e un adattamento ottimale a livello organico, affettivo e psichico. Questa visione globale è alla base di un allenamento efficace: non si tratta solo di migliorare le prestazioni fisiche, ma di ottimizzare tutti gli aspetti del sistema, creando una riserva di energia e capacità che consenta all’atleta di affrontare gli stress quotidiani e sportivi con maggiore resilienza e autonomia.