NUOTO DEL BIANCO Flashcards
Cosa deve tenere in conto un bravo istruttore di nuoto?
Un istruttore di nuoto deve ricordarsi che le persone vanno in piscina principalmente per sentirsi bene, non solo per imparare la tecnica del nuoto. Per questo, è essenziale insegnare a “stare in acqua”, cioè a sviluppare la consapevolezza di come il corpo reagisce e percepisce l’ambiente acquatico.
Di solito, si inizia da bambini e si continua per tutta la crescita, ma ci sono anche adulti che frequentano la piscina solo per il proprio benessere generale. Quando l’attività è condotta correttamente, aiuta a sviluppare la personalità nelle sue diverse dimensioni:
Area morfologico-funzionale (aspetti fisici e motori)
Area intellettivo-cognitiva (capacità di apprendimento e comprensione)
Area sociale (relazioni con gli altri, cooperazione)
Area affettivo-emotiva (consapevolezza e gestione delle emozioni)
Qual è l’elemento fondamentale per un istruttore ?
Un elemento fondamentale per un istruttore di nuoto è essere sempre presente e attivo, motivando gli allievi e proponendo loro giochi mirati ed esercitazioni adeguate al loro livello di sviluppo.
Quali devono essere le competenze di un istruttore ?
Le competenze dell’istruttore di nuoto possono essere suddivise in quattro aree:
-Sapere: riguarda le conoscenze tecniche, didattiche, psicopedagogiche e biofisiologiche.
-Saper fare: consiste nel saper tradurre la teoria in pratica, mostrando concretamente agli allievi come eseguire i movimenti o gli esercizi.
-Saper far fare: significa insegnare gli esercizi in modo chiaro, permettendo agli allievi di mettere in pratica le nozioni teoriche.
-Saper essere: implica la capacità di osservare, correggere, dimostrare, ascoltare e, soprattutto, mostrare empatia verso gli allievi.
Cosa si intende per multilateralità?
Multilateralità: è un approccio in cui l’apprendimento dei gesti motori non si concentra in un unico periodo, ma attraversa varie “fasi sensibili” della crescita. In queste fasi, se lo stimolo è adeguato, si sviluppano le capacità coordinative. In pratica, si propongono stimoli diversi e mai monotoni, tenendo conto sia della variabilità nel tempo sia delle diverse modalità di esecuzione. Questo concetto riguarda anche il controllo motorio e la consapevolezza del proprio corpo.
Un esempio pratico di multilateralità nel nuoto potrebbe essere quello di variare le proposte durante un’unica lezione o nell’arco di un ciclo di lezioni, alternando esercizi che stimolino diverse capacità motorie e percettive.
Da non confondere con la multidisciplinarità: quest’ultima prevede di utilizzare competenze motorie di uno sport per “trasferirle” in un altro, apportando stimoli diversi utili a migliorare ulteriormente il controllo del corpo.
Cosa si intende per senso percezione?
La sensopercezione è un processo basato sulle capacità di ricezione ed elaborazione di informazioni provenienti sia dall’ambiente sia dal corpo stesso. Queste informazioni, elaborate dagli appositi “analizzatori” (sistema sensoriale), generano percezioni che vengono trasmesse al Sistema Nervoso Centrale.
Nel nuoto, la sensopercezione è cruciale per riconoscere:
La spinta idrostatica dell’acqua (che aiuta a galleggiare)
La resistenza progressiva (che aumenta con la velocità dei movimenti)
Saper “leggere” queste forze ed essere consapevoli della propria posizione in acqua consente di galleggiare e spostarsi con efficienza. Tutto dipende dalla capacità di percepire come il corpo reagisce ai movimenti e di adeguare la tecnica in tempo reale.
Cosa si intende per sensibilità esterocettiva
Sensibilità esterocettiva: riguarda gli stimoli che provengono dall’esterno.
Analizzatore tattile: normalmente fornisce informazioni di pressione e contatto sul corpo. Nel nuoto, la percezione tattile è in parte sostituita (o integrata) dall’analizzatore cinestetico, perché l’acqua esercita forze diverse da quelle a terra.
Analizzatore acustico: permette di percepire suoni, rumori e ritmi (utile, ad esempio, per seguire istruzioni verbali dell’istruttore o il ritmo di una bracciata).
Analizzatore ottico: influisce in misura rilevante sul controllo del corpo (circa il 90%). Ci dà informazioni sui nostri movimenti (posizione e direzione) e su ciò che avviene intorno a noi, consentendoci di regolarci in base allo spazio e agli eventuali ostacoli o compagni di corso.
Cosa si intende per sensibilità enterocettiva
Sensibilità enterocettiva: riguarda le percezioni che provengono dall’interno del corpo, essenziali per il controllo motorio e l’equilibrio.
Analizzatore cinestesico: elabora i segnali dei fusi neuromuscolari e dei tendini, consentendo di percepire la posizione e la velocità del corpo, oltre a valutare come ci si muove rispetto ad altre persone o oggetti.
Analizzatore vestibolare: localizzato nell’orecchio interno (labirinto), trasmette informazioni sui movimenti nello spazio, sui movimenti angolari e sulla posizione del capo rispetto al resto del corpo. È fondamentale per mantenere l’equilibrio in acqua.
quando si fa riferimento alla prestazione , cosa si intende ?
La prestazione in ambito sportivo è l’esito (misurabile) di un’azione completa. Questa azione deriva dall’interazione tra funzione e struttura.
Costituzione: include le caratteristiche antropometriche (dimensioni corporee, massa, ecc.) e gli aspetti morfologici/biologici (ad esempio, mobilità articolare).
Condizione: fa riferimento allo sviluppo delle capacità “condizionali” (forza, resistenza, velocità).
Coordinazione: concerne il controllo, la regolazione e l’organizzazione del movimento (comprende anche il concetto di ritmo).
Controllo: riguarda la sfera emotiva, psicologica, motivazionale e cognitiva, che influisce su come l’atleta gestisce la propria prestazione.
Cosa si intende per capacità coordinative ?
Le capacità coordinative si sviluppano principalmente nelle cosiddette “fasi sensibili” della crescita, periodo in cui il Sistema Nervoso Centrale (SNC) matura in modo significativo. Grazie a queste capacità, l’individuo riesce a organizzare e regolare i propri movimenti, ottimizzando coordinazione e precisione delle azioni motorie.
Quali sono invece le capacità intese come speciali che un individuo può possedere ?
Capacità speciali: sono abilità motorie più specifiche, che arricchiscono e completano le capacità coordinative.
Ritmo: riguarda la capacità di dosare e “calendarizzare” gli impulsi muscolari nel tempo, così da realizzare un’azione con la corretta sequenza e velocità.
Orientamento: permette di collocare il proprio corpo e i movimenti nello spazio e nel tempo (fondamentale per nuoto in corsia, virate, partenze, ecc.).
Reazione: consiste nell’avviare un’azione in risposta a un segnale (ad esempio, lo sparo nella partenza).
Adattamento e trasformazione: abilità di modificare il proprio programma motorio anche durante l’esecuzione (utile se cambia improvvisamente la situazione o il contesto).
Differenziazione cinestesica: significa percepire e regolare parametri come forza, tempo e precisione, aggiustandoli in base alle esigenze del gesto.
Anticipazione motoria: è la capacità di prevedere come si evolverà una determinata situazione, sulla base di elementi presenti o immediatamente precedenti, per preparare al meglio l’azione successiva.
Equilibrio: dipende principalmente dall’apparato vestibolare; consente di mantenere la stabilità del corpo e di controllare le posture.
Combinazione motoria: permette di sincronizzare e coordinare più azioni motorie simultaneamente.
Fantasia motoria: è l’abilità di attingere alle competenze già acquisite e usarle in maniera creativa o in contesti inusuali, adattandole al momento opportuno.
Cosa si intende per capacità coordinative generali?
Capacità coordinative generali
Capacità di apprendimento: riguarda la possibilità di acquisire nuovi gesti motori. È strettamente collegata alla motivazione dell’individuo.
Coordinazione grezza: fase iniziale in cui il gesto motorio viene eseguito sulla base del bagaglio motorio già presente e dell’efficacia degli analizzatori sensoriali-cinestetici. Migliora tramite la ripetizione e l’uso di feedback.
Coordinazione fine: rappresenta il perfezionamento del gesto motorio, dovuto a una più precisa “mappa interna” del movimento.
Disponibilità variabile: è la capacità di riprodurre il gesto in condizioni diverse. Per ottenerla si passa da una stabilizzazione del gesto (corretto e ripetibile) a un ampliamento delle possibili variazioni e combinazioni motorie.
Capacità di controllo: permette di eseguire il gesto con precisione, regolando l’intensità e la dinamica del movimento in modo accurato.
Capacità di adattamento e trasferimento: consente di adattare il gesto appreso a contesti o situazioni differenti e di trasferire le competenze motorie acquisite da un ambito all’altro.
Quali sono i principi dello sviluppo coordinativo ?
Principi dello sviluppo coordinativo
Adeguatezza: lo stimolo proposto deve essere pertinente al livello e alle esigenze dell’allievo.
Progressività: l’impegno (quantitativo e qualitativo) cresce gradualmente, in modo da favorire un apprendimento stabile.
Propedeuticità: bisogna acquisire solide basi prima di passare a concetti o gesti motori più complessi.
Tempestività: gli errori vanno corretti al più presto, perché col tempo si radicano e diventano più difficili da eliminare.
Multilateralità: stimolare gli allievi in modo vario e non monotono, aiutandoli a sviluppare e controllare meglio il movimento.
Multidisciplinarità: prendere competenze motorie da altre discipline (ad esempio movimenti di un altro sport) e trasferirle per arricchire il bagaglio motorio e migliorare il controllo del corpo.
Cosa si intende per metodo globale?
Metodo globale: si focalizza direttamente sull’esecuzione completa della nuotata o sul raggiungimento di un obiettivo generale. All’inizio, l’allievo imita chi sa già eseguire il movimento; in un secondo momento, si apportano correzioni sui principali aspetti (ad esempio, la postura o la coordinazione di braccia e gambe), mantenendo però l’attenzione sull’intera nuotata e non sui singoli dettagli.
Cosa si intende per metodo analitico?
Metodo analitico: prevede di scomporre la tecnica di nuotata in parti più piccole (per esempio, concentrarsi sulle sole braccia o solo sulle gambe) e lavorare specificamente su quell’aspetto. In questo modo, l’istruttore può dedicare tutta l’attenzione a un singolo elemento, migliorandone la precisione, la coordinazione o la potenza, prima di reintegrarlo nella nuotata completa.
da cosa dipendono le capacità condizionali?
Le capacità condizionali dipendono in gran parte dai sistemi muscolo-scheletrico e cardio-respiratorio, e sono influenzate dai processi energetici (metabolici e plastici) che determinano quanta energia il muscolo può fornire e con quale rapidità. I fattori che possono limitare queste capacità includono sia la disponibilità di energia nel muscolo sia i meccanismi che ne regolano l’erogazione (ad esempio, l’azione degli enzimi, la forza e la velocità di contrazione).
Parlami della forza come capacità condizionale
La forza è la capacità dei muscoli di vincere o opporsi a una resistenza tramite contrazione. L’elemento di base di tale contrazione è l’unità motoria (composta da neurone, assone e placca motrice).
Tipi di contrazione:
Eccentrica: il muscolo produce tensione mentre si allunga, perché i capi articolari si allontanano.
Concentrica: il muscolo si accorcia, avvicinando i capi articolari.
Isometrica: i capi articolari rimangono alla stessa distanza, pur generando tensione.
Isocinetica: il muscolo si accorcia alla stessa velocità per tutta la durata del movimento.
Tipi di forza:
Massima: è la tensione più elevata che il muscolo può esprimere volontariamente contro un’alta resistenza. Si allena dai 16-17 anni, una volta conclusa la maturazione muscolo-scheletrica e consolidata l’efficienza cardiovascolare e respiratoria.
Resistente: permette di sostenere uno sforzo di forza nel tempo. Generalmente la si sviluppa intorno ai 11-12 anni.
Veloce: consente di generare forza nel minor tempo possibile. Inizia a svilupparsi dagli 8 anni in avanti, incrementando la rapidità di contrazione muscolare.
Parlami della resistenza come capacità condizionale
La resistenza è la capacità di sostenere uno sforzo per un tempo prolungato, condizionata sia da fattori psicologici (come la determinazione e la motivazione) sia da meccanismi di consumo dell’energia (efficienza metabolica).
Resistenza generale: si riferisce alla capacità di resistere alla fatica in qualsiasi tipo di attività fisica.
Resistenza specifica: riguarda invece la capacità di mantenere uno sforzo prolungato in un’attività sportiva ben precisa (es. nuoto, corsa, ciclismo).
Cosa si intende per velocità nelle capacità condizionali
La velocità è l’abilità di compiere un determinato gesto motorio nel minor tempo possibile, sfruttando reattività, rapidità di contrazione muscolare e adeguata coordinazione.
qual è un’altra capacità che oltre forza , velocità e resistenza , è molto importante nel nuoto ?
La mobilità articolare (o flessibilità) indica la capacità di una o più articolazioni di compiere movimenti ampi all’interno del proprio range completo (fino a 360° di libertà).
Fattori limitanti:
Aspetti anatomici: la forma e la tipologia delle superfici articolari, insieme all’elasticità dei muscoli, tendini, fasce e capsule articolari.
Aspetti neurofisiologici: i meccanismi neurologici che regolano il tono e il riflesso muscolare.
Tipologie di mobilità:
Attiva: quando i muscoli agonisti, contraendosi, distendono gli antagonisti.
Passiva: sfrutta forze esterne (come la gravità o l’aiuto di un compagno).
Mista: combina elementi di mobilità attiva e passiva.
Nel nuoto, un’articolazione particolarmente sollecitata è la scapolo-omerale, responsabile dei movimenti della spalla.
Cosa si intende per abilità motorie ?
è definita come un’azione motoria che attraverso la ripetizione sistematica e quanto più vicino al modello motorio presupposto, raggiunge la completa automatizzazione.
Parlami degli schemi motori di base
Gli schemi motori terrestri di base includono camminare, correre, saltare, strisciare, rotolare, equilibrarsi, lanciare, afferrare e arrampicare.
Il loro sviluppo segue un processo scandito da tre aspetti principali:
Maturazione: rappresenta la predisposizione naturale dell’individuo a eseguire determinati movimenti.
Apprendimento: un bambino, pur essendo predisposto (ad esempio a camminare già intorno all’anno di età), necessita di condizioni favorevoli (come un ambiente stimolante e l’acquisizione progressiva dell’equilibrio) per affinare questi schemi motori.
Sviluppo: avviene quando il bambino impara effettivamente a fare qualcosa (per esempio, muovere i primi passi) e consolida tale azione nel proprio bagaglio motorio di base.
Dimmi che cosa sono le abilità acquatiche
Nell’ambiente acquatico, a differenza di quello terrestre, non esiste un processo di maturazione innata per l’essere umano, perché mancano stimoli naturali che facilitino lo sviluppo di abilità specifiche all’acqua. Per questo, si parla di abilità acquatiche (e non di “schemi motori acquatici”), poiché l’uomo non è geneticamente predisposto a nuotare o a “stare in acqua” in modo istintivo.
Pertanto, le abilità devono essere imparate: inizialmente quelle di base (entrare in acqua, adattarsi al contatto con l’acqua, galleggiamento), poi si passa a quelle più complesse (varie tecniche di nuotata o tuffi). L’apprendimento deve essere elastico e trasferibile, cioè ogni persona deve poter adattare tali abilità ai propri obiettivi e al proprio livello di sviluppo psico-fisico (principio di multilateralità).
Il concetto di acquaticità esprime il rapporto tra l’individuo e l’acqua: più tempo si trascorre in questo ambiente, più si perfeziona la familiarità e la padronanza dei movimenti. Si tratta di una relazione dinamica, che si evolve man mano che si consolidano nuove abilità.
Peculiarità dell’ambiente acquatico
Peculiarità dell’ambiente acquatico
Densità: l’acqua ha una densità circa 800 volte superiore a quella dell’aria, esercitando più resistenza ai movimenti e anche alla respirazione (l’espirazione è in parte forzata, coinvolgendo maggiormente diaframma e muscoli intercostali interni).
Gravità ridotta: la spinta idrostatica riduce gli effetti della gravità, alterando il senso di equilibrio.
Assetto orizzontale: a differenza dell’ambiente terrestre (dove siamo in posizione verticale), in acqua il corpo si trova perlopiù in orizzontale, postura che aiuta a contrastare la resistenza del fluido.
Mancanza di appoggio solido: non esiste un punto fermo dove spingersi, quindi ci si affida al galleggiamento e alla resistenza idrodinamica.
Movimento prevalentemente di braccia: in acqua le braccia diventano il principale “motore”, mentre le gambe contribuiscono all’assetto e alla spinta secondaria, con le articolazioni che hanno fino a 360° di libertà.
Respirazione volontaria: sia inspirazione sia espirazione devono essere controllate attivamente (rapporto indicativo di 1:3), usando soprattutto la bocca per favorire l’ingresso d’aria.
Parlami di come avviene l’ambientamento
Ambientamento
È la fase preliminare che precede l’acquisizione di qualsiasi abilità motoria in acqua. Il suo scopo è raggiungere un benessere psicofisico e far conoscere agli allievi come il proprio corpo reagisce quando è immerso. Superare la paura dell’acqua e capire come funzionano resistenze e galleggiamento permette poi di imparare le abilità acquatiche vere e proprie.
Sebbene il percorso di ambientamento sia spesso rivolto ai bambini e ragazzi, anche un adulto alle prime armi può affrontarlo, soprattutto se ha timore dell’acqua e si fida dell’istruttore.
Per ridurre il disagio iniziale, l’istruttore deve:
Presentarsi e conoscere gli allievi, per creare un clima di fiducia.
Far familiarizzare con l’ambiente e spiegare le regole fondamentali di comportamento.
Entrare in acqua prima dei bambini, limitando lo spazio di lavoro per monitorarli facilmente.
Il gioco è lo strumento principale in questa fase, perché motiva i bambini a esplorare l’ambiente acquatico.
Fasi dell’ambientamento
Contatto con l’acqua: ad esempio, i bambini siedono a bordo vasca con le gambe immerse.
1)Ingresso in acqua.
2)Immersione del corpo (graduale).
3)Traslocazione (spostarsi nell’acqua).
4)Immersione parziale (fino alla bocca) e poi completa (testa compresa).
5)Apertura della bocca sott’acqua.
6)Educazione respiratoria (insegnare la corretta inspirazione/espirazione).
7)Apertura degli occhi sott’acqua (anche senza occhialini).
8)Galleggiamento statico in posizione supina e prona.
9)Galleggiamento dinamico supino e prono.
10)Scivolamenti (sliding) orizzontali.
11)Propulsioni (prime spinte e movimenti).
13)Tuffi/cadute controllate.
Quando tutte queste abilità sono consolidate, possiamo parlare di acquaticità.
Passaggio alla vasca grande
Per passare dalla vasca piccola a quella grande, gli allievi devono saper galleggiare: in vasca grande si richiede un galleggiamento verticale, dove ci si sostiene muovendo le gambe e mantenendo la testa fuori dall’acqua. Inizialmente, qualunque tecnica per tenere la testa fuori va bene.
Le fasi in vasca grande:
1)Staccarsi dal bordo.
2)Spostarsi in posizione prona.
3)Mantenere la posizione verticale per qualche secondo.
4)Ritornare al bordo in posizione supina.
A differenza della vasca piccola:
L’istruttore è fuori dall’acqua mentre gli allievi si esercitano.
Si parte dal galleggiamento (abilità già acquisita nella vasca piccola), invece di imparare le abilità da zero.