Modelli teorici della psicopatologia Flashcards

1
Q

A cosa potrebbe aiutare l’identificazione delle cause dei DM?

A

concettualizzare i DM in modo diverso dall’attuale
classificazione internazionale basata su cluster di sintomi
(classificazione descrittiva, non eziologica)→ puo’ rendere più
utile ed efficace il processo diagnostico
– attenuare/eliminare/prevenire le condizioni che le
creano/mantengono

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2
Q

Elenca ed elabora i tre tipi di cause dei DM.

A
  • Cause necessarie → condizione (x) che deve sempre sussistere
    perché ci possa essere una patologia (y)→ se c’è y allora x deve
    averlo preceduto
  • Es. malattia di Huntington (malattia neurodegenerativa rara che si sviluppa solo in
    chi possiede una mutazione autosomica dominante dell’allele del gene IT15)
  • Cause sufficienti → condizione (x) che garantisce che ci sia un
    certo disturbo (y)→ se c’è x allora ci sarà y
  • Es. secondo alcune teorie correnti della depressione (Abramson et al.,1989), se è
    presente il fattore «hopelessness» (disperazione, mancanza di speranza) allora si
    svilupperà la depressione (il che però non vuol dire che la depressione non possa
    svilupparsi anche in assenza di hopelessness, a causa di altri fattori)
  • Concause (Contributory Causes)→ condizione che aumenta la
    probabilità che ci sia un disturbo, ma che non è né necessaria, né
    sufficiente per la sua occorrenza
  • Es. il rifiuto parentale potrebbe aumentare la probabilità che la persona sviluppi
    difficoltà nelle relazioni personali, e, a seguito di questo, depressione
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3
Q

Elenca ed elabora i fattori che influiscono sulle cause dei DM.

A
  • Fattori distali/predisponenti→ fatt. biologici o fatt. che accadono
    relativamente presto nella vita dell’individuo, e che possono non
    mostrare effetti per anni, ma possono predisporlo allo sviluppo di una
    certa psicopatol. (Es. una certa variante genetica sfavorevole, alteraz.
    psicofisiol./psicologiche determinate dalla perdita dei genitori/abusi nell’infanzia)
  • Fattori prossimali/precipitantid’innesco→ fatt. che accadono in un
    tempo molto prossimo al comparire dei sintomi e sembrano avviarli (Es.
    fallimento di una relazione affettiva, insuccesso scolastico/lavorativo)
  • Fattori rafforzanti/di mantenimento→ fatt. che contribuiscono a
    rafforzare/mantenere la psicopatol. (perchè agiscono come rinforzi o
    creano circoli viziosi) (Es. sintomi depressivi rafforzati dalle attenzioni da parte dei
    famigliari, diminuz.di responsabil. (rinforzi), o sono aggravati da certi comportamenti
    del pz. che «allontanano» gli altri e aumentano il suo isolamento (circolo vizioso))
    Non è il tipo di fattore in sè che è definibile in un certo modo, ma è il
    fattore inquadrato nel contesto di vita della persona che permette di
    classificarlo 4
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4
Q

Definisci cos’è un paradigma=modello.

A

quadro di riferimento concettuale / approccio metodologico che
definisce i criteri per concettualizzare, studiare, un certo fenomeno
e i metodi che saranno usati per raccogliere e interpretare i dati→
prospettiva generale che GUIDA e LIMITA il modo in cui gli
scienziati raccolgono e interpretano le informazioni per
comprendere un certo fenomeno

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5
Q

Cosa studia la genetica del comportamento (Modello genetico)?

A

La GENETICA DEL COMPORTAMENTO studia il grado (e non il
modo) in cui i geni e fattori ambientali influenzano il comportamento.

Il fenotipo si modifica nel corso del tempo ed è il prodotto
dell’interazione tra genotipo e ambiente (es. l’intelligenza misurata
con test per il QI è un indice del fenotipo che emerge come prodotto
dell’interazione tra le potenzialità intellettuali possedute su base
genetica e le condizioni ambientali in cui tali potenzialità si trovano ad
esprimersi

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6
Q

Qual è l’obiettivo della genetica molecolare (Modello genetico)?

A

La GENETICA MOLECOLARE cerca di identificare particolari
geni per capirne la funzione (di identificare gli alleli= varianti di un
gene che occupano la stessa posizione, o locus, sui 2 cromosomi di
ognuna delle 23 coppie; e i polimorfismi genetici= presenza in una
popolazione di varianti alleliche di una data sequenza di DNA).

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7
Q

Cos’è il fenomeno della plasticità cerebrale e perché è importante?

A

Va sottolineato che il Modello delle neuroscienze non presuppone
che se la causa di un DM è di tipo biologico
(neurotrasmettitoriale/neurale/endocrina) il trattamento deve
essere necessariamente o esclusivamente di tipo biologico.
Numerosi dati infatti hanno attestato che interventi di tipo
psicologico (es. psicoterapia) possono modificare il
funzionamento neurale/endocrino in virtù dei fenomeni di
PLASTICITA’ cerebrale (=capacità del SN di modificarsi o
funzionalmente o strutturalmente, non solo a seguito di stimolaz.
chimiche dirette, ma anche a seguito di altri meccanismi che le possono
innescare, es. stress, invecchiamento, attività fisica, apprendimento).
La psicoterapia non induce cambiamenti cognitivi, affettivi,
comportamentali, in modo magico, ma ogni cambiamento
significativo dell’individuo, dovuto alle esperienze (e quindi
anche alla psicoterapia!) è supportato dalla plasticità cerebr18ale.

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8
Q

Modello Psicologico: COMPORTAMENTALE
COND. CLASSSICO (RISPONDENTE o PAVLOVIANO)?
A grandi linee spiega i vari stimoli

A

(1) Un certo Stimolo, detto Incondizionato (SI), elicita naturalmente
(senza bisogno di apprendimento) una certa Risposta, detta
Incondizionata (RI). (2) La ripetuta associazione, in stretta contiguità
temporale, tra uno Stimolo che originariamente è Neutro (SN) e lo
SI, fa sì che (3) dopo un certo numero di associazioni il primo eliciti
da solo una Risposta simile a quella incondizionata. Lo SN verrà
quindi detto Condizionato (SC) e la Risposta da esso elicitata, simile a
quella incondizionata, verrà detta Risposta Condizionata (RC).

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9
Q

Per cosa è usato in ambito psicopatologico il condizionamento classico?

A

In ambito psicopatologico il condizionamento classico può
ad es. spiegare l’INSTAURARSI di alcune fobie: la ripetuta
associazione di uno stimolo inizialmente neutro (SN) con uno
stimolo (SI), che induce naturalmente una risposta di paura (RI),
può far sì che, ad apprendimento avvenuto, il primo determini da
solo una RC di paura (lo chiamiamo allora SC).

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10
Q

Modello Psicologico: COMPORTAMENTALE
COND. OPERANTE (STRUMENTALE o SKINNERIANO)
Elabora a grandi linee i rinforzi positivi e negativi skinneriani

A

La probabilità di emissione di un certo comportamento (o risposta)
viene aumentata se questo è ripetutamente seguito (1A) dalla
somministrazione di uno stimolo piacevole (rinforzo positivo) o (1B)
dalla cessazione di uno stimolo spiacevole (rinforzo negativo).
(2) Se il comportamento è invece seguito dalla somministrazione di
uno stimolo spiacevole (punizione), non si ha sempre una riduzione
simmetrica della probabilità di emissione del comportamento che l’ha
preceduto (spesso infatti il comportam. non diminuisce, ma ne
compaiono altri di collaterali e disfunzionali).
(1A) Comport. (pressione di una leva) + stim. piacevole (somministraz.di cibo)
rinf. positivo: aumenta la probabilità di emissione di quel comport.
(1B) Comport. (pressione di una leva) + stim. che riduce il distress (cessaz. scossa
elettr.) rinf. negativo: aumenta la probab. di emissione di quel comport.
(2) Comport. (pressione di una leva) + Punizione (somministraz. scossa elettr.)
→ non sempre diminuisce la probabilità di emissione di quel comportamento
→ possono comparire risposte collaterali (tremori, comportamento di fuga…)

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11
Q

In ambito psicopatologico a cosa è utile il condizionamento operante?

A
  • In ambito psicopatologico, il condizionamento operante può
    contribuire a spiegare la PERSISTENZA nel tempo di un certo
    stato/comportamento disfunzionale/problematico (mantenuto
    appunto da rinforzi):
  • Es. rinforzi positivi: nei disturbi della condotta, i comportamenti aggressivi
    vengono ricompensati da alcuni benefici materiali derivanti dal
    comportamento stesso; in alcune psicopatologie l’attenzione data dai
    famigliari ai sintomi può rinforzarli, così come l’essere dispensati da compiti
  • Es. rinforzi negativi: nei dist. d’ansia, l’evitam. dello stim.
    ansiogeno/fobigeno, diminuisce l’ansia anticipatoria/paura evocate dall’idea di
    dover affrontare lo stimolo stesso; nelle dipendenze, bulimia, BED l’uso di
    una sostanza o l’abbuffata di cibo possono alleviare temporaneam. l’affettività
    negativa, così le compulsioni nel DOC, gli atti autolesivi…in generale,
    qualsiasi atto che abbassa temporaneamente il malessere, portando a un
    rinforzo negativo, tenderà a ripetersi. Attenzione: alcuni atti sono
    disfunzionali perché, diminuiscono il malessere a breve termine, ma
    creano altri problemi a lungo termine!
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12
Q

Caratteristiche della DIATESI nel modello DIATESI-STRESS.

A

Diatesi (vulnerabilità) si caratterizza per essere:
- endogena (attiene a caratteristiche dell’individuo piuttosto che a fattori
esterni→ suggerisce possibili meccanismi riguardo allo
sviluppo/mantenimento di una certa patologia, fornendoci quindi spunti
anche per prevenzione e trattamento)
- latente (presente prima che l’individuo manifesti i sintomi di una
patologia)
- reattiva agli stressor (eventi maggiori o accumulo di minori)
- stabile (nonostante la possibilità di essere modificata da vari interventi,
es. psicoterapia)

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13
Q

A quali fattori fa riferimento la diatesi?

A
  • DIATESI fa riferimento a qualsiasi caratteristica/fattore
    di vulnerabilità individuale che aumenta il rischio di
    sviluppare un certo disturbo. Può essere:
  • un fattore trasmesso per via genetica (es. polimorfismi svantaggiosi, o
    varie altre anomalie genetiche che si traducono poi in alterazioni dei NT,
    alterazioni strutturali/funzionali in determinate aree cerebrali…)
  • un fattore costituzionale di natura biologica non riconducibile a
    fattori genetici, ma ambientali (es. anossia alla nascita, malnutrizione,
    infezioni della madre o sue dipendenze durante la gravidanza…)
  • un fattore psicologico (es. particolare caratteristica di personalità,
    particolare schema cognitivo disfunzionale collegabile, a sua volta, a
    fattori biologici)
    MODELLO DIATESI-STRESS
  • DIATESI fa riferimento di solito a una o più cause distali,
    solitamente non sufficienti a causare da sole il disturbo. Tra queste
    cause possono talvolta esserci risposte psico-fisiologiche indotte da
    stressor molto potenti (es. lutto di un genitore nell’infanzia).
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14
Q

Nel modello diatesi-stress, a cosa fa riferimento lo stress?

A

STRESS fa riferimento alla risposta dell’individuo a qualsiasi
fattore ambientale (stressor) nocivo o percepito come tale
(perché richiede risorse di fronteggiamento superiori a quelle
possedute dall’individuo) che può innescare/scatenare una certa
psicopatologia, slatentizzando la vulnerabilità individuale per
quella psicopatologia.
Gli stressor in grado si slatentizzare la diatesi per un certo disturbo
possono essere sia eventi oggettivamente gravi (es. lutti, perdite),
sia eventi di portata molto minore (es. contrattempi quotidiani) cui
l’individuo però attribuisce un forte peso negativo.
Da notare che stressor particolarmente gravi, oltre che
innescare un DM laddove vi sia già una diatesi (agendo come
cause prossimali), potrebbero anche determinare una diatesi
per un certo disturbo, soprattutto nel caso accadano precocemente
(vd. lutto dei un genitore nell’infanzia)

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15
Q

Differenza tra modello ADDITIVO e INTERATTIVO nel modello diatesi-stress?

A

Additivo: In assenza di diatesi (o per livelli bassi),
occorrerebbe un alto livello di stress per
produrre la psicopatol. (e viceversa)

Interattivo: In assenza di diatesi (o per livelli bassi),
anche alti livelli di stress non sarebbero
in grado di produrre la psicopatologia

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16
Q
A