metodologia Flashcards

1
Q

primi 5 criteri paradigma unificatore di diega orlando

A

Il paradigma unificatore si pone lo scopo di comprendere nella ricerca più metodi in quanto questo può permettere di superare due limiti, uno è quello di far prevalere un metodo sull’altro, il secondo è il rischio di assolutizzare mete concrete senza riuscire a coglierne i legami.

Primo criterio
La spiegazione deve dar luogo alla comprensione. Per comprendere il comportamento umano non basta raccogliere dei dati in quanto non è fatto soltanto della somma delle sue caratteristiche, ma guardare a quei dati riuscendo a illuminarli con la comprensione attraverso un approccio idiografico oltre che nomotetico.

Secondo criterio
Allo stesso modo, l’agire umano non può essere racchiuso in principi di causa-effetto, quali siano di logica causale (è successo questo perché è successo quello) o di tipo teleologico (è successo quello affinché succedesse qualcos’altro). L’essere umano è fatto anche di volizioni, motivazioni, desideri, intenzioni, che non possono essere racchiusi in un principio di causa-effetto. Proprio perché, per il personalismo, l’educazione è un’azione tra educatore ed educando, entrando inevitabilmente in gioco elementi soggettivi

Terzo criterio
La verificabilità e la falsificabilità delle ipotesi devono essere integrati con la confermabilità: in ambito educativo si intende una convalida intersoggettiva, ossia che l’intenzionalità dell’educatore diventa criterio di convalida che deve essere approvata e condivisa dall’educando, che i questo modo riesce a trovarsi in una continuità di obiettivi legati fra di loro

Quarto criterio
I bisogni e le necessità devono essere considerate come punto di partenza, in quanto disposizioni empiriche, per poi considerare anche le risorse latenti specifiche in ognuno. Avviene così il passaggio tra uomo edito a uomo inedito, il primo rappresenta la compiutezza, un presente momentaneo, plasmato dal contesto sociale e culturale in cui si trova, mentre il secondo richiama all’incopiutezza, ossia al futuro e a tutti i possibili cambiamenti tra i quali può scegliere

Quinto criterio
linguaggio normativo prescrittivo + simbolico metaforico

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Q

opposti polari

A

“opposti polari” è la definizione che dà romano guardini rispetto alle antinomie pedagogiche, che secondo diega orlando devono essere ricomposte a unità. Non sono opposizioni contraddittorie, bensì delle opposizioni correlative, il che vuol dire che i poli che compongono questa antinomia sono in continua tensione e non si annullano mai completamente, anche quando una raggiunge il suo massimo
Diega orlando prende in considerazione in particolar modo l’antinomia della pienezza-incopiutezza, caratterizzante nel processo educativo, in quanto quest’ultimo è un continuo processo di costruzione e raggiungimento di obiettivi, i quali richiamano a loro volta ad altri traguardi. Ciò rimanda alla processualità interminabile intrinseca dell’educazione, dove ogni tappa non è altro che momentanea pronta a uno slancio verso il futuro.
Per diega orlando valorizzare le antinomie significa prendere atto della complessità umana e di prendere in considerazione le ambiguità positive che mettono in risalto l’unicità e la singolarità di ognuno

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3
Q

settimo, ottavo e nono criterio del paradigma unificatore

A

il settimo criterio dice che il contesto non deve essere considerato un vincolo nel senso di limite, ma come una risorsa all’interno del quale si possono avere tante possibilità di crescita

l’ottavo criterio mette in risalto la configurazione dialogica intrinseca tra i soggetti nel rapporto educativo, la quale è riconfermata da Lévinas nell’etica del volto, dove il si accentua la cultura di accoglimento dell’altro, attraverso a una risposta alla sua richiesta di aiuto. Questa risposta implica responsabilità da parte del formatore che prende l’incarico di aiutare l’altro a costruire la sua consapevolezza e autonomia per muoversi nel mondo, a questo proposito si parla di rapporto asimmetrico. Facendo riferimento al secondo assioma della comunicazione di Watzlawick, la comunicazione è formata da contenuto e relazione, e proprio in base a questa configurazione si basa l’identità di ognuno, in quanto, da quando nasciamo, formiamo la nostra personalità in base a come l’altro si dispone nei nostri confronti.

Nono criterio
La configurazione dialogica del rapporto educativo deve considerare le sue componenti di intenzionalità e responsabilità
L’intenzionalità è quella del formatore che ha lo scopo di rendere l’educando autonomo, consapevole di ciò che vuole raggiungere nelle tappe del suo progetto esistenziale, quindi l’intenzionalità dell’educatore deve essere confermata dall’educando e considerata come obbligatorietà, nel senso che la riconosce come propria e di non poterne fare a meno, divenendo autointenzionalità.
Collegata all’intenzionalità c’è la responsabilità, ossia quella del formatore che si assume le conseguenze dei suoi atti ed è sempre pronto ad ammettere gli errori, cambiare strada e avere il coraggio di ricominciare, anche perché non è detto che l’educando accolga la mia proposta.
Quest’ultimo concetto apre l’orizzonte delle possibilità insito nel progetto esistenziale, che implica responsabilità verso di sé e verso gli altri, quindi il “rispondere” diviene anche fatto sociale

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4
Q

personalismo, approccio fenomenologico e problematicismo

A

personalismo: educazione e pedagogia strettamente intrecciate, pratica e teoria si intrecciano. L’uomo come homo educandis che viene aiutato a perseguire il proprio progetto esistenziale, tirando fuori ex-ducere le sue disposizioni interne innate, in quanto a immagine e somiglianza di Dio
fenomenologico: concetti principali sono la relazione e l’esperienza da cui nasce l’insopprimibilità io-mondo, il che vuol dire che non è possibile separare nettamente l’io conoscente e la realtà conosciuta, in quanto il primo tende ad intenzionare, ossia interpretarla secondo i propri schemi
problematicismo: come nell’approccio fenomenologico si focalizza sull’insopprimibilità io-mondo, ma anche sulla continua tensione che intercorre tra questi due poli tra i quali avviene una continua integrazione che non si realizza mai compiutamente

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4
Q

personalismo, approccio fenomenologico e problematicismo

A

personalismo: educazione e pedagogia strettamente intrecciate, pratica e teoria si intrecciano. L’uomo come homo educandis che viene aiutato a perseguire il proprio progetto esistenziale, tirando fuori ex-ducere le sue disposizioni interne innate, in quanto a immagine e somiglianza di Dio
fenomenologico: concetti principali sono la relazione e l’esperienza da cui nasce l’insopprimibilità io-mondo, il che vuol dire che non è possibile separare nettamente l’io conoscente e la realtà conosciuta, in quanto il primo tende ad intenzionare, ossia interpretarla secondo i propri schemi
problematicismo: come nell’approccio fenomenologico si focalizza sull’insopprimibilità io-mondo, ma anche sulla continua tensione che intercorre tra questi due poli tra i quali avviene una continua integrazione che non si realizza mai compiutamente

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5
Q

i 3 momenti della ragione in Baldacci

A

Baldacci costruisce una metodologia della ricerca pedagogica facendo riferimento ai tre momenti della ragione di Banfi: momento dialettico, eidetico e fenomenologico.
Il momento dialettico consiste nel porre un’idea negativa rispetto a un’altra che risulta univoca e dogmatica, in un rapporto in cui entrambe coesistono senza annullarsi, ma per non creare concezioni unidirezionali e considerarle come due poli lungo un continuum (dette antinomie metodologiche), lungo il quale si possono concepire più componenti possibili.
Facendo ciò, nel momento dialettico, Baldacci applica questo momento partendo dalle possibili definizioni di metodologia della ricerca pedagogica, aggiungendo anche un suo possibile scopo, che sono:
-LOGICA DELLA RICERCA: deduttiva/induttivo
-METODI: empirici/teorici
-TECNICHE: quantitativo/qualitativo
-SCOPI: orientati alle decisioni/conoscenza

Nel momento eidetico lo scopo è individuare un’idea trascendentale, con un puro scopo regolativo che esige la ragione, che possa connettere e congiungere in un’unità i due opposti in un rapporto positivo, attraverso una sintesi non nel senso hegeliano ossia posto a posteriori, ma è una sintesi a priori che unisce ma che considera comunque le peculiarità. Questa idea è quella di rigore metodologico, che può assumere i seguenti significati:

  • ADEGUATEZZA: considerare metodo in base al problema
  • SEVERITA’: dipende da quanto scrupolosamente bisogna seguire le regole del metodo
  • SCRUPOLOSITA’: seguire regole che il metodo prevede

nel momento fenomenologico si costruisce una sistematica che ha come criteri le componenti eidetiche e le antinomie metodologiche, in modo tale che vengano poste lungo un continuum cosicché il sistema possa avere una configurazione aperta e ricostruibile. Convenzionalmente si è scelto uno schema ad albero proprio perché si possono scegliere tra varie gerarchie in base a come si decide di posizionare le antinomie.

Tra i nodi sono risultati 4 forme di ricerca idealtipiche:

  • idiografica
  • ricerca-azione
  • operativa
  • nomotetica
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6
Q

i momenti della riflessione di Dewey

A

Momenti procedurali simili nelle forme di ricerca individuati da Baldacci:
1-suggestione: temporanea inibizione dell’azione in cui si lasciano affiorare suggestioni rispetto al problema
2-intellettualizzazione: si definisce il problema attraverso attività di analisi e di riflessione
3-ipotesi: considerazione di tutte le ipotesi possibili confrontandole fra loro
4-ragionamento: si considerano le conseguenze e si escludono ipotesi non plausibili
5-controllo mediante azione

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7
Q

ricerca azione secondo Orlando Cian

A

La ricerca-azione secondo Cian è diversa dal metodo sperimentale, in quanto le ipotesi cambiano durante il processo di ricerca.
Questo processo è formato da un’iniziale formulazione dell’ipotesi, verificata poi attraverso la sperimentazione e l’osservazione dei fatti, che porta a riformulare una nuova ipotesi e così via. Inoltre la ricerca-azione si avvale dell’osservazione partecipante, quindi il ricercatore è incluso nella ricerca stessa.
La ricerca-azione quindi usa logica diversa (causa-effetto) rispetto a quella sperimentale

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