MERRY WIESNER-HANKS Flashcards
AGENCY
Nonostante il diritto e i codici legislativi abbiano preteso di definire un quadro normativo fortemente limitante per le donne,
le donne sono riuscite a cavarsela nonostante tutto: agire nonostante tutto. Le donne sono riuscite a derogare alle regole e a sfuggire alle maglie delle normative municipali, a manipolarle nella loro indeterminatezza, a inserirsi negli angusti interstizi di norme spesso poco esplicite, aggirando eventuali limiti presenti.
RIFORMA PROTESTANTE (in breve, per “rappresentazione misogina” della donna)
Il mondo tra Medioevo ed Età moderna è un mondo in fibrillazione, scosso, attraversato da fratture e lacerazioni senza possibilità di ricomposizione. La Riforma protestante rappresentò la più grande frattura dell’unità confessionale nel cuore dell’Europa cristiana.
Ma non è che spalancò una cancellata aperta su possibilità e opportunità dapprima inedite per le donne, non è che il discorso protestante fosse più progressista di quello cattolico:
1) rimase il modello della donna ideale: modesta, casta, silenziosa, sottomessa e subordinata al marito, che assolve agli impegni familiari
2) per quanto riguarda invece il campo dell’educazione, dell’istruzione (capitolo 4), nel tentativo di accennare a una geografia dell’istruzione nel mondo europeo di età moderna, è vero che furono aperti nelle aree protestanti più istituti per l’educazione femminile, ma sempre in numero minore rispetto alle scuole riservare all’educazione dei fanciulli maschi (notevole sproporzione)
3) le donne protestanti hanno davvero, nei primi dieci anni dopo la Riforma luterana, creduto di poter prendere alla lettera la dottrina del sacerdozio universale, hanno dichiarato che avrebbero ignorato l’ingiunzione paolina al silenzio. Poi quando anche in area protestante ci fu un processo di istituzionalizzazione delle chiese, le donne sono state confinate all’ambito domestico-familiare
4) molti studiosi ritengono che la Riforma protestante abbia accentuato il rilievo dell’autorità maritale, perché nella figura dell’uomo andarono assommandosi il ruolo del pastore (guida spirituale) e il ruolo del marito (del capofamiglia)
LA NASCITA DI UNA SENSIBILITA’ DI TIPO CONFESSIONALE (da appunti)
Da un’analisi di tipo linguistica effettuata su alcune parole che sono tradizionalmente associate al discorso sulla corporeità, è emerso che sessualità è una nozione storicamente connotata: ogni epoca ha vissuto in maniera diversa la sessualità.
In età moderna i corpi hanno sempre vissuto in condizioni di prossimità, ma si è sviluppata la volontà di indagare le forme di questa prossimità, di nominarle, di farle parlare: è nata una sensibilità di tipo confessionale, che nel mondo occidentale potrebbe essere riassunta in 4 tappe
- già tra VI-VII secolo si afferma il rito della penitenza che poi per la chiesa cattolica diventa un sacramento
- nascono i manuali penitenziali che enumerano e classificano tutti i peccati e le infrazioni sessuali, assieme alle penitenze stabilite per la loro espiazione secondo una logica tariffaria
- il concilio lateranense IV impone l’obbligo di confessione ed eucarestia per i fedeli almeno una volta all’anno
- nascono i manuali confessionali per preparare i ministri del culto a confessare: sono manuali in cui si enumerano tutta una serie di casi, di infrazioni umane (“summa casuum”) e che vengono inseriti all’interno di un quadro e di un sistema di saperi in cui già diverse auctoritas si sono espresse: si fa riferimento a passi scritturali, ai padri della Chiesa, alle sentenze di Pietro Lombardo.
L’esistenza delle auctoritas è il punto di partenza a partire dal quale indagare la perscrutabilità dell’uomo che ha un’intima dimensione psicologica: la teologia si pone come una scienza basata su tecniche di argomentazione e di deduzione come mostrano le quaestio di Tommaso
CORTI
- luogo simbolo dell’accentrato potere del monarca, o quantomeno del consolidato potere del signore, del principe.
Divenne necessario quindi dispensare consigli anche a coloro che volevano gravitare attorno al sovrano (cortigiani) per acquisire o conservare cariche.
Alle cortigiane veniva insegnata la conversazione, la civetteria, il gusto nell’abbigliamento, nell’acconciature e a essere quanto più prossima al sovrano. Spesso diventavano anche sue amanti.
Ma nelle corti c’erano anche le regine, che rivestivano un ruolo pubblico, un ruolo di governo e dovevano studiare lingue antiche (latino), lingue moderne per intrattenere delle conversazioni con i diplomatici/ambasciatori, storia, scienze naturali
PATRONATO
Fu una forma attraverso la quale le donne poterono esercitare una sorta di potere e di influenza nel mondo di età moderna.
Merry Wiesner Hanks lo cita quando, nel capitolo 4, intende gettare luce sulle possibilità che furono offerte alle donne nel mondo della cultura, del sapere, delle arti, delle scienze (campi che mobilitavano una forma di sapere innanzitutto intellettuale)
Le donne (non solo nobili, ma anche ricche borghesi che si appropriarono di un certo gusto e habitus dei ceti aristocratici) iniziarono a proteggere artisti e scrittori, compositori, pittori e a mettersi in luce come promotrici di opere letterarie e artistiche come mecenati. Il campo del mecenatismo sin dal Medioevo era considerato un campo di pertinenza femminile, ma nell’Umanesimo, proprio in virtù della funzione civile svolta dall’educazione umanistica, anche gli uomini - beneficiando del processo di secolarizzazione del mondo della cultura e delle arti - iniziarono a mettersi in luce come mecenati.
Ma le donne commissionarono non solo opere artistiche:
- dimore signorili, palazzi, castelli vennero - sotto il loro beneplacito - riammodernati e non più solamente difensivi
- aprirono accademie (Accademia delle Scienze di Berlino fu fondata da Sofia Carlotta di Prussia)
- tombe monumentali
- insistettero sulla conservazione di certi patrimoni artistici, imponendo clausole nei patti e nei trattati: Anna Maria Luisa de’ Medici impedì che con il passaggio di Firenze ai Lorena nel 1737 fosse asportato il patrimonio appartenente alla sua famiglia dalla città
PERCHE’ LE DONNE ERANO QUELLE PIU’ FACILMENTE ACCUSATE DI STREGONERIA?
Nell’Europa centrale e meridionale si è registrato un evidente squilibrio di genere: circa l’80 percento delle accuse e delle condanne per stregoneria hanno riguardato le donne.
- perché su di loro poggiano più facilmente diversi capi di accusa (sesso, paura e povertà)
- per la presenza di uno stereotipo concettuale di lunga data elaborato sia dalla cultura dotta che da quella popolare e che sarà esteso anche al Nuovo Mondo, come fece Jean de Léry nel 1585 parlando delle donne brasiliane (strega è spesso una donna anziana, magari vedova, sola, fisicamente e mentalmente debole e che risolve il suo stato di debolezza/impotenza ricorrendo al sortilegio, alla parola, per COMPIERE un maleficio (era quindi importante l’azione); spesso una donna che conosceva tutti gli affari dei propri vicini, una matrigna o comunque il contrario di una buona madre, che era in grado di far perdere il latte a una donna gravida, capace di nuocere al suo bambino
- stereotipo poi venne arricchito da una dimensione demonologica. La demonologia è un complesso sistema di saperi elaborato in ambito intellettuale (spesso coloro che scrivevano di demonologia erano autori anche di un certo rilievo, personalità di un certo spessore che scrivevano anche di altro, studiosi affermati, medici) che iniziò a circolare in ambito popolare attraverso l’indottrinamento dei laici, tornando poi a influenzare la demonologia = IMPASTO NARRATIVO A PIU’ MANI che a) dotò la strega di un’identità e un’essenza ben precisa (la rappresentazione della strega iniziò a rassomigliare all’immagine folkloristica che abbiamo ancora oggi); b) sottopose la sua figura a un processo di femminilizzazione
MALLEUS MALEFICARUM
fu il primo trattato di stregoneria dell’età moderna, scritto in latino, pubblicato nel 1486. Particolarmente misogino, espone le teorie di un monaco domenicano Heinrich Kramer (anche se a lungo si è pensato a una collaborazione tra Kramer e un altro monaco, Jakob Sprenger) circa la pericolosità della stregoneria. Egli dà consigli sul modo di identificare e perseguire le streghe, spesso identificate come levatrici, e pone PARTICOLARE ENFASI SULL’ATTIVITA’ SESSUALE TRA LE DONNE E IL DIAVOLO, mediante la quale avrebbero ottenuto il potere necessario ad attentare alla capacità di procreazione degli uomini.
Il sesso era una faccenda che coinvolgeva in maniera totale la dimensione corporea e psichica insieme: lo sperma non era altro che materia celebrale e midollo osseo che fluiva lungo la spina dorsale fino al pene e un’attività sessuale molto intensa con succubi (demoni travestiti da donna) avrebbe consentito a questi ultimi di assorbire il seme maschile per poi ingravidare, da incubi, (tornati con sembianze maschili) le streghe
DA DOVE TRAEVA SOSTANZA LA DEMONOLOGIA
Dal pensiero di autori e pensatori illustri
- Aristotele: le donne sono individui difettosi fisicamente e moralmente
- primi autori cristiani (Agostino, Girolamo e Tertulliano, che individuavano una dicotomia tra ordine/disordine e altri tipi di polarità)
CORPORAZIONI
associazioni che divennero il principale strumento di organizzazione della produzione e di controllo della lavorazione; nascono per regolamentare e tutelare le attività degli appartenenti ad una stessa categoria professionale; disciplinavano minuziosamente tutto ciò che riguardava la loro attività: stabilivano i prezzi, i salari e le condizioni di lavoro dei sottoposti e si occupavano della formazione del personale, degli apprendisti
RESTRIZIONI ALLA PRESENZA DELLE DONNE NELLE CORPORAZIONI (capitolo 3 - Il ruolo economico delle donne)
(Anna Bellavitis)
Mogli e figlie facevano parte delle botteghe, delle corporazioni, e svolgevano diverse attività, perché spesso facevano parte di famiglie storicamente specializzate nel settore ed ereditavano alcune competenze, oppure si erano unite a un uomo che svolgeva un mestiere affine, e il matrimonio poteva creare una solida alleanza, una nuova dinastia artigianale; a volte il lavoro nelle imprese artigiane poteva salvarle da uno stato di indigenza e di disagio che ammettevano davanti alle autorità, quando chiedevano di poter lavorare facendo appello alla loro comprensione e misericordia pur di non finire sul marciapiede
Svolgevano diverse mansioni:
- tenevano la contabilità
- vendevano
- potevano ereditare la bottega in assenza di fratelli
- potevano trasmettere il diritto di accesso alla corporazione ai futuri mariti, ma non avevano [le donne] accesso alle cariche
il caso delle VEDOVE: spesso rimaneva a capo di imprese commerciali e artigianali, continuava l’attività del marito, collaborando con figli e con nuore: incorporavano le doti delle nuore nel capitale delle loro imprese, utilizzavano i figli come degli strumenti mobili, dei soci itineranti e degli intermediari per riscuotere crediti e vendere merci in diverse parti del mondo
ma diversi limiti alle loro attività, in quanto la vedovanza dava loro la possibilità di essere pericolosamente autonome
a) gestire gli affari solo per un periodo di tempo limitato, a meno che non dichiarassero in tribunale che l’attività era per loro una necessità vitale per sopravvivere e per non finire sul lastrico
b) proibito risposarsi con un uomo estraneo alla corporazione: a volte si risposava infatti con l’apprendista
c) divieto di assumere nuovi apprendisti
e in generale dal ‘400 (M.W.H. furono poste esplicite restrizioni alla presenza delle donne nelle corporazioni): agli orologiai di Ginevra fu vietato di trasmettere il loro sapere alle figlie.
Varie le ipotesi per spiegare il motivo della loro estromissione:
1) competizione tra la produzione rurale e urbana: quando il lavoro a domicilio iniziò a mettere in pericolo il monopolio del mercato detenuto dalle corporazioni, i prodotti dell’industria domestica furono svalutati, e qualunque lavoro esercitato dalle donne veniva immancabilmente considerato domestico, pertanto inferiore
2) il potere politico assunto dalle corporazioni (è anche la posizione di Martha Howell);
3) il cameratismo maschile e la volontà di rafforzare il vincolo di solidarietà tra gli uomini, che iniziò a manifestarsi anche nel momento in cui si vennero a creare tra i lavoratori delle compagnie autonome, ferree oppositrici del lavoro femminile, che percepivano come un fattore concorrenziale che avrebbe svilito il loro onore di uomini
4) rispettabilità borghese: le donne ritornarono progressivamente verso gli spazi domestici quando gli uomini vollero essere riconosciuti come appartenenti a un ceto medio di funzionari e di professionisti: non potevano avere mmogli e figlie che contribuivano alla loro attività
LE DAME INGLESI DI MARY WARD
Religiosa britannica che fondò la congregazione delle Dame Inglesi/English Ladies, chiamate anche Gesuitesse, una forma di vita religiosa che non implicava la clausura/vita contemplativa senza clausura –> si svincolò quindi dai decreti del Concilio di Trento.
Desiderosa di abbracciare la vita religiosa, ma impossibilitata a farlo a causa delle persecuzioni anti-cattoliche, si trasferì in Francia ed entrò senza prendere i voti nel monastero delle clarisse, e l’anno successivo iniziò a dedicarsi all’apostolato attivo.
Nel 1609 diede vita alla compagnia delle cosiddette Dame Inglesi, la più antica congregazione di suore a vocazione caritativa, assistenziale ed educativa (finalizzata specificatamente all’educazione delle fanciulle).
L’istituto fu approvato in via provvisoria nel 1616 da papa Paolo V, che prescrisse alle affiliate di tornare in Inghilterra a fare apostolato (impartirono assistenza agli infermi di Londra ed istruzione a domicilio), ma i SUOI SUCCESSI NON PIACQUERO ALLE GERARCHIE ECCLESIASTICHE, che dichiararono la soppressione della congregazione nel 1631: la Ward venne accusata di eresia e imprigionata nel monastero delle clarisse di Monaco di Baviera, ma successivamente riuscì a tornare in patria e ad aprire numerose scuole gratuite finanziate da donazioni pubbliche dedicate all’insegnamento dei giovani di entrambi i sessi
LA RIFORMA CATTOLICA
- sorsero ATTIVITA’ DI APOSTOLATO e MISSIONARIATO RELIGIOSO E LAICO volto a SCOPI EDUCATIVI E CARITATIVI di stampo spesso gesuitico (Dame Inglesi di M. Ward; Isabel Roser chiese nel 1541 l’approvazione per un ordine di religiose con finalità caritative basato su modello gesuitico ma non l’ottenne; Figlie della Carità fondato nel 1633 da Vincent de Paul e da Louise de Marillac) e CONFRATERNITE che si ispiravano alle pratiche spirituali e devozionali (come recitazione del rosario)
- ci furono anche forme di MISTICISMO e PROFONDE ESPERIENZE SPIRITUALI anche laiche, spesso guardate con sospetto (Teresa d’Avila, Jeanne-Marie Bouvier de La Motte-Guyon, beatas)
- RIFORMATRICI che diedero avvio a movimenti interni all’esperienza cattolica, come Angelique Arnauld, badessa del convento di Port-Royal poi base di diffusione del giansenismo)
MARY ASTELL
Viene considerata la prima femminista inglese. Pur operando in un ambito protestante/anglicano, la sua curiosa richiesta di un luogo appartato dalla società maschile in cui le donne potessero dedicarsi allo studio in isolamento spirituale e intellettuale dimostrò come per le donne, anche protestanti, fu spesso traumatico l’abbandono del modello conventuale, che aveva rappresentato un rifugio, una casa, un luogo di cultura e di formazione
CHE RUOLO ASSUNSERO LE DONNE ALL’INTERNO DEI GRUPPI RELIGIOSI RADICALI DEL ‘600?
Spesso le donne svolsero un ruolo molto attivo all’interno di gruppi religiosi radicali che nel ‘600 si opponevano al vuoto formalismo delle chiese tradizionali, sia cattoliche che protestanti.
- aderirono a questi gruppi
- ne fondarono di propri (Anne Lee con gli shakers, Jane Leade con l’Associazione Filadelfia)
- animarono il dibattito
- si dedicarono all’apostolato e a opere di conversione
- pubblicarono i loro scritti (Eleanor Douglas pubblicò 37 pamphlet)
- declamarono orazioni come profetesse
- si dedicarono a forme di preghiera pubblica e privata (come nelle «gathered churches» puritane o nelle «classi» metodiste)
CHE COSA AFFERMAVANO I GRUPPI RELIGIOSI RADICALI DEL ‘600?
Dichiaravano che la rigenerazione morale, la conversione e forme di devozione personale fossero più importanti della detenzione di una posizione ecclesiastica ufficiale.
GIANSENISMO
movimento basato sulle idee del teologo olandese Giansenio che preconizzava una maggiore santità personale, la lettura laica e la meditazione sulle Scritture, ma le sue idee furono condannate da due bolle papali (1653, 1656) perché rendevano meno indispensabile il ruolo della gerarchia ecclesiastica.
La base di diffusione del giansenismo in Francia fu il monastero di Port Royal la cui badess era Angelique Arnauld.
Le suore di PR rifiutarono più volte di aderire alla bolla papale e anche su ordine dello stesso Luigi XIV, sia nel 1661 che nel 1705, fino a quando il monastero non fu demolito nel 1709.
SALOTTI LETTERARI
Istituzioni sociali e culturali appartenenti alla cosiddetta sfera pubblica, sorte nel Seicento parigino, che consentì alle donne di accedere al mondo della cultura e
DONNE CHE PRESERO PARTE AD AZIONI POLITICHE E PROTESTE (capitolo 8) e che RAPPRESENTARONO UNA MINACCIA
- le petitioners inglesi durante la Guerra Civile chiedevano l’abolizione della prigione per debiti, interventi a favore del commercio e la liberazione del leader dei livellatori, John Lilburn, ma furono descritte come delle pescivendole, delle ostricaie, donne di dubbia reputazione (perché le loro richieste, in quanto provenienti da una donna, non erano considerate meritevoli di attenzione: le si combatteva rinvigorendo la solita rappresentazione misogina)
- donne irlandesi si opposero alla conquista inglese nel Cinquecento: erano considerate particolarmente influenti sui loro mariti, e questo spingeva le autorità inglesi a reprimere brutalmente i ribelli di entrambi i sessi
- donne che scendono in piazza per denunciare la scarsità di derrate alimentari e i prezzi troppo elevati
ORDINE SOCIALE IN GENERE E POTERE
E’ uno dei campi in cui è maggiormente visibile il problematico e complesso rapporto tra genere e potere.
Eventuali disordini nella gerarchia di genere —> destabilizzazione dell’ordine sociale
modello di relazione tra sessi —> influenzato tutte le connessioni dicotomizzate che coinvolgevano autorità e subordinazione
QUAL E’ L’OBIETTIVO DI MERRY WIESNER HANKS NEL CAPITOLO 3 (IL RUOLO ECONOMICO DELLE DONNE IN ETA’ MODERNA)?
Restituire dignità e spessore alla presenza delle donne nel mondo del lavoro di età moderna, una presenza che - come afferma anche Anna Bellavitis - è stata riconosciuta, ufficiale, ma anche sommersa, clandestina, nascosta, benché tollerata dalle autorità.
Le donne hanno lavorato, e M.W.H. vuole dimostrarlo. Ma vuole gettare luce anche sui limiti che si sono frapposti fra la volontà delle donne di lavorare e l’effettivo accesso di quest’ultime al mondo del lavoro. La storia del lavoro delle donne è stata infatti contrassegnata più da tristi continuità nella forma di limiti che da radicali cambiamenti.
COSA AFFERMA BREVEMENTE NEL CAPITOLO 3 (IL RUOLO ECONOMICO DELLE DONNE IN ETA’ MODERNA)?
Afferma che benché le donne abbiano lavorato e arricchito la dimensione economica e produttiva del mondo di età moderna (un mondo che attraversa grandissime trasformazioni) la loro storia è stata contrassegnata più da limiti che da radicali cambiamenti.
LA STORIA DEL RUOLO ECONOMICO DELLE DONNE E’ STATA CONTRASSEGNATA PIU’ DA LIMITI. QUALI?
- alle donne è stato progressivamente ristretto l’accesso alle corporazioni di mestiere
- la storia lavoro delle donne è contrassegnata da una perdurante disparità salariale
- hanno svolto lavori poco prestigiosi, marginali, ma indispensabili. Eppure le loro fatiche sono state meno riconosciute di quelle degli uomini
- la possibilità offerta alle donne di svolgere un’attività è stata limitata dalla dipendenza giuridica dal padre o dal marito, da forme di tutela di genere e parentale, dalla presenza di restrizioni all’accesso delle donne a corsi di formazione professionale
- non hanno mai sviluppato una vera e propria identità professionale. Definivano se stesse o ricorrendo al nome della professione esercitata dal marito oppure utilizzando un verbo che denotava lo svolgimento di un’azione (io faccio la serva, io spazzo per terra, io lavo i panni per conto di…), ma quasi mai - a parte qualche rara eccezione - hanno utilizzato il verbo essere seguito dal nome della professione (io sono una modista, io sono una merciaia; un’eccezione è rappresentata dall’espressione “io sono una sarta”). Questo a causa di condizionamenti religiosi e della presenza di forme di lavoro multiplo, flessibile e discontinuo (le donne svolgevano più lavori contemporaneamente e spesso gli spazi della quotidianità e quelli del lavoro si sovrapponevano)
- molti lavori iniziarono a essere considerati specializzati, qualificati, richiedenti particolare perizia tecnica (come la lavorazione del vetro), d’altra parte molti lavori che richiesero l’utilizzo di macchinari iniziarono a essere dequalificati, perché ripetitivi: questo, secondo alcuni ha favorito l’ingresso delle donne nelle manifatture per lavori tradizionalmente maschili (Ivy Pinchbeck. Ad esempio le donne utilizzarono macchine a vapore o ad acqua per filatura e tessitura nelle manifatture/opicifi), secondo altri invece ha determinato l’estromissione delle donne dalle manifatture perché gli uomini rivendicarono per sé l’utilizzo di quei macchinari
RESTRIZIONI ALLA PRESENZA DELLE DONNE NELLE CORPORAZIONI
Ne parla anche Anna Bellavitis (lei sostiene che le donne in realtà popolavano, come mogli e figlie, le botteghe che facevano parte delle corporazioni di mestiere, o perché provenivano da famiglie storicamente specializzate nel settore o perché si erano sposate con un uomo che svolgeva un lavoro affine; vendevano, tenevano la contabilità, potevano ereditare la bottega, trasmettere il privilegio di entrare a far parte della corporazione ai mariti, ma non potevano rivestire cariche all’interno della corporazione + il caso delle vedove)
M.W.H. sostiene che
- le donne entravano nelle corporazioni IN MODO INFORMALE (erano mogli e figlie di maestri)
- lavoravano nelle botteghe spesso per salvarsi da uno stato di indigenza che dichiaravano davanti alle autorità: si appellavano alla misericordia e alla comprensione dei potenti chiedendo di poter lavorare per non finire sul marciapiede (rif: Anna Bellavitis sostiene che il lavoro delle donne è stato spesso una scelta obbligata da necessità di sopravvivenza)
MA DAL QUATTROCENTO: POSTE DELLE RESTRIZIONI alla presenza nelle corporazioni
1) competitività tra la produzione rurale e urbana: quando il lavoro a domicilio cominciò a mettere in pericolo il monopolio del mercato detenuto dalle corporazioni, i prodotti dell’industria domestica furono svalutati e qualunque lavoro esercitato dalle donne veniva immancabilmente considerato domestico
2) quando le corporazioni assunsero potere politico (la tesi di Martha Howell)
3) il loro accesso fu limitato quando le stesse corporazioni cominciarono a sfaldarsi e si crearono delle compagnie autonome di lavoratori i cui membri erano uniti da un comune sentimento di cameratismo maschile: erano loro stessi che per tutelare i propri interessi e imporre le proprie pretese economiche si opponevano al lavoro femminile che percepivano come concorrenziale
4) le donne tornarono ai lavori domestici quando gli uomini, in nome della rispettabilità borghese, iniziarono a voler essere percepiti come funzionari pubblici che non avevano bisogno del lavoro delle donne
COME CLASSIFICA IL LAVORO M.W.H.? TRACCIA UNA GEOGRAFIA DEL LAVORO
Parla di “LAVORI NELLE CITTA’ E NELLE CAMPAGNE”, riferendosi a una storia fatta di continui spostamenti, di migrazioni dal centro alla periferia e viceversa.
Donne che si spostavano dalle campagne alle città potevano essere delle donne in cerca di occupazioni più redditizie, ma spesso erano delle donne sole e i loro viaggi/spostamenti in solitaria suscitavano molti sospetti: spesso queste donne venivano rinchiuse in appositi ricoveri/istituti/conservatori dove avrebbero potuto imparare un mestiere, magari se nubili lavorare per mettere da parte un gruzzolo che avrebbe in futuro costituito la loro dote, dove avrebbero preservato e tutelato il loro onore e la loro integrità morale, evitando di darsi a “infamie et peccati” per necessità.
Donne che si spostavano invece dalle città alle campagne potevano essere mogli di artigiani che andavano a coltivare orti e campi perché i proventi dell’attività del marito non erano sufficienti a sostentamento della famiglia.