LA SCULTURA Flashcards
Tipologie di sculture? Caratteristiche della produzione scultorea?
Tipologie:
1)STATUE A TUTTO TONDO: complete da tutte le parti
2)RITRATTI: possono essere montati sulle statue oppure essere dei mezzi busti
3)RILIEVI: possono essere alti o bassi rilievi e sono realizzati sui monumenti
1)PRODUZIONE IN SERIE
-La produzione inizia a standadizzarsi, in quanto le botteghe iniziano a produrre statue tutte uguali, che cambiano solo per le dimensioni, il materiali e il vestiario (toga per l’uomo e palla per la donna).
Le statue poi hanno un incavo in cui si può inserire la testa con il ritratto.
2)ECLETTISMO ROMANO
-I romani prendono quello che gli serve dal mondo greco, mescolando elementi di cronologie diverse che non hanno nulla a che fare gli uni con gli altri.
Si rifanno a vari stili greci: ARCAISMO(=ripresa dello stile arcaico), CLASSICISMO(=ripresa di elementi del mondo classico) e ELENNISMO(=ripresa dal mondo elennistico, per rappresentare movimento e pathos)
es Statua in bronzo trovata a Pompei a casa di Cornelius Tages
-tecnica della fusione a cera persa
-le dimensioni non sono reali (non è al vero)
-il corpo si rifà alla tipologia dell’efebo (età severa)
-testa è femminile
-girali vegetali che hanno la funzione di reggere le lucerne
3)GLI USI FUNZIONALI
-Le sculture romane avevano degli utilizzi pratici
es. Giove e Ganimede:
-Giove rappresentato come un’aquila rapisce Ganimede (xhè si invaghisce di lui) e lo fa suo coppiere
-il modello è quello dell’opera di Leochares del IV sec a.C.
-è utilizzato come piede di un tavolo in marmo
es. Marsia che viene spellato
-il modello è la scultura elennistica della punizione del sileno Marsia
-è utilizzato come manico di un coltello (x lo scuoiamento)
4)SCELTA DEL TEMA X TRASMETTERE UN MESSAGGIO
Come testimonia l’eclettismo nella produzione scultorea, la forma si può stravolgere in quanto è importante comunicare un messaggio con la rappresentazione di un certo tema
5)COMMITTENZA PRIVATA
Molte sculture sono realizzate x commitenze private
es. Monumento funebre di Ostia
-170 d.C.
-commisione privata della moglie e del marito che si fanno raffigurare come: Afrodite di Capua (ripresa dall’età elennistica, IV sec a.C.) e Ares (ripreso dall’età classica, V sec a.C.)
-illustrazione delle virtù di audacia (maschile) e bellezza(femminile)
Villa dei Papiri?
-esempio di ricca produzione scultorea usata come arredamento, dove trionfa l’eclettismo (statue di diverse cronologie) con la citazione del mondo greco.
-è una villa del 65-60 a.C., sepolta dal fango durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e ritrovata per caso durante la costruzione di un pozzo nell’antica Ercolano.
-la villa originariamente si trovava di fronte al mare, si entrava direttamente all’interno di un atrio a cui si aggiungevano due peristili, di cui uno più piccolo e l’altro enorme. Questi erano riempiti con diverse sculture che si potevano ammirare passeggiando, forte rapporto tra l’arte e la natura.
-Lo scavo della villa è avvenuto nel 1700 e si sono realizzati cunicoli finalizzati a prendere le statue che ora sono al Museo Nazionale di Napoli: sono state trovate 87 sculture (maggior parte in bronzo, ma anche in marmo). Lo scavo era più complicati di Pompei, perchè Ercolano era stata sepolta sotto una colata ardente di lava, gas e fango poi solidificata.
-IL PROGRAMMA DECORATIVO della villa sembra procedere per coppie di contrasti e comprende:
(IN BRONZO)
1)LE ERME(=teste con forme umane con sotto un pilastro) MASCHILI e FEMMINILI
es. Erma del Doriforo
-firmata da Apollonio
-realizzata dal figlio di Archia(scultore ateniese), I sec a.C.
-copia della testa del Doriforo di Policleto
-interpretato come Achille
es. Erma femminile
-interpretata come Amazzone/ Pentesilea
2)BUSTI che rappresentano la VITA ATTIVA e quella CONTEMPLATIVA
es. Busto di Pirro (dinasta elennistico)
es. Busto di Eumene II? (sovrano pergameno)
es. Busto di Seneca(filosofo)/Esiodo(poeta)
(ARREDO DEI PORTICI)
1)I CORRIDORI
-non si sa di preciso la loro collocazione
2)LE DANAIDI o DANZATRICI
-collocate forse nell’intercolumnio dei portici
-rappresentate in diverse pose
3)SATIRO EBBRO
4)ERMES GIOVANE
(IN PIETRA)
5)ESCHINE (filosofo)
6)ATHENA PROMACHOS
-su modello di quella dell’acropoli di Atene
-Oltre alle statue si trova una biblioteca contenente papiri scritti in greco. Questi sono stati trovati carbonizzati e un prete ha inventato dei sistemi per srotolarli. Si è scoperto che all’interno ci sono dei testi di Filodeno di Gadara (importantissimo filosofo greco del I sec a.C.)
Il ritratto? Tipologie?
-Se nel mondo greco arriva da Lisippo (quindi dal IV sec in poi), nel mondo romano arriva molto prima e diventa subito fondamentale nella produzione.
-Poteva essere di due tipi: quello ONORARIO PUBBLICO (post mortem), che esaltava pubblicamente il merito, affondava le proprie radici nel ritratto greco, e quello PRIVATO, legato al culto degli antenati, che aveva origini prettamente italiche.
-Il ritratto romano però, diversamente d quello greco dove il corpo era concepito come qualcosa di inscindibile e trattato unitariamente, prevedeva raffigurazioni anche dei soli busti e di sole teste, ciò derivava dalla suggestione che la personalità caratteristica di una figura si concentrasse nella testa e che questa fosse sufficiente per rappresentarne l’intera individualità.
L’arringatore?
-risale alla fine II sec a.C.-inizi del I sec a.C.
-ora è conservato al museo Nazionale di Firenze
-sulla toga si trova un’iscrizione etrusca che indica che la scultura era dedicata dalla comunità ad un notabile etrusco, Aulo Metello
-scultura bronzea realizzata con la tecnica a cera persa e grande al vero.
-Raffigura un togato che sta compiendo il gesto dell’adlocutio, alza il braccio dx, per poter catturare l’attenzione del pubblico e pronunciare l’arringa. Il braccio sx è lungo il fianco e con la mano tiene un lembo della toga e fa vedere l’anello (=simbolo del magistrato).
-è evidenziata la gravitas romana grazie alle labbra sottili e le rughe.
Il funerale, lo ius immaginum e le maschere di cera?
-Il ritratto aveva anche un valore collegato all’orgoglio di classe, ma anche al tema del funerale.
Il funerale di un cittadino illustre(in base a quanto ci dice Polibio) avveniva alla presenza di tutto il popolo.
Si svolgeva portando il defunto in piedi verso il Foro, seguito da la famiglia che sfila con le maschere degli antenati. In più ci sono anche coloro che lo hanno conosciuto, i quali insieme agli altri, ricordano le sue gesta. Infine un oratore, incaricato della lode funebre, ricorda le imprese e i successi dei suoi antenati.
-La radice “autoctona” del ritratto romano è legata all’istituto giuridico dello IUS IMMAGINUM (=il diritto delle immagini che avevano i patrizi per rappresentare i propri antenati mostrando la nobiltà della famiglia.
I ritratti degli antenati erano esposti nel lararium(=stanza all’interno degli atrii che aveva un altare destinato al culto dei Larii, ovvero le divinità della casa)entro nicchie che venivano aperte solo in determinate occasioni (come per esempio i funerali di famiglia, come testimonia Plinio).
Tali rappresentazioni erano anticamente in cera, col tempo esse dovettero essere replicate, finché non vennero realizzate in marmo e bronzo, copiando i modelli più antichi.
es. LARARIUM DELLA CASA DEL MENANDRO A POMPEI .
es.TOGATO BARBERINI è una statua che tiene in mano i busti-ritratti del padre e del nonno, 2 generazioni prima di lui.
Sono dei busti molti piccoli perchè così era facile la reduplicazione del corredo. Infatti dopo il matrimonio, dove marito e meglio si stringono la mano (dextrarum iuncto), il corredo della moglie confluisce in quello dei marito insieme anche ai suoi antenati.
Le origini: il ritratto repubblicano?
L’esasperazione della realtà nel ritratto romano ebbe origine all’inizio del I secolo a.C. in età repubblicana appunto. Lo stile di queste opere è secco e minuzioso nella resa dell’epidermide solcata dagli anni e dalle dure condizioni della vita tradizionale contadina, vi si legge un certo disprezzo altezzoso e un’inflessibile durezza-gravitas, talvolta recuperano il pathos e le pose ellenistiche. Ecco alcuni esempi:
1)IL BRUTO CAPITOLINO
-risale al 300 a.C.
-è in bronzo ma ha gli occhi in avorio e pasta vitrea (polimatericità)
-raffigura Marco Giunio Bruto(=uno degli assasini di Cesare e mitico fondatore della repubblica).
-si tratta di una scultura intera in bronzo dove il ritratto è caratterizzato dalla gravitas (=la tensione ideale tipica del patrizio romano) che si traduce in: labbra sottili, barba, naso a quilino, no ombre che suscitano pathos.
2)TESTA DI SAN GIOVANNI LIPIONI
-risale al III sec a.C.
-probabilmente proviene da una bottega itinerante dell’Italia centrale
-la barba è incisa a puntini
-rappresentazione della gravitas
3)PRINCIPE ELENNISTICO
-risale al 180-150 a.C.
-è stat rinvenuta sul Quirinale, probabilmente nei resti delle Terme di Costantino
-è un’eccezione x il periodo repubblicano: non c’è la gravitas romana, ma tratti elennistici.
-difficile attribuzione: rappresenta un sovrano elennistico (forse Atalo II) o un generale romano (Quinto Cecilio Metello, detto il Macedonico)
-è una statua a tutto tondo che rappresenta un giovane nudo in posa eroica: è appoggiato enfaticamente con la mano sx su un’asta, mentre quella dx tenuta dietro il corpo è una citazione all’Eracle di Lisippo. In più la rotazione del capo cita A.M.
4)PSEUDO ATLETA DA DELO
-in marmo
-risale al 120-110 a.C.
-ora si trova al Museo Nazionale di Atene
-h=2,25m
- proviene dal porto franco di Delos, nelle Cicladi, uno dei luoghi di incontro tra mercanti orientali e negotiatores italici.
-Il corpo si rifà alle raffigurazioni classiche di eroi, atleti o divinità, dalla postura morbida derivato dai modi di Prassitele.
-La testa invece ha un carattere ritrattistico, in contrasto con l’aura idealizzata del corpo, con la mascella quadrata e il doppio mento, il cranio calvo, le orecchie sporgenti.
-dal ritorno in patria dei negotiatores italici, nascerà il tipico ritratto romano repubblicano.
5)GENERALE DA TIVOLI
-in marmo
-risale al 70 a.C.
-proviene dal santuario di Ercole vincitore a Tivoli
-ora si trova al Museo Nazionale Romano
-segue il modello della statua onoraria elennistica
-rappresenta un generale con il corpo nudo muscoloso e giovanile (eroico) avvolto dal suo mantello e da una corazza (allusione al rango militare) + il volto con un ritratto romano con forme elennistiche (=ci sono elementi di pathos in viso, ma con rughe).
6)EROE DI CASSINO
-marmo
-risale alla metà del I sec a.C.
-proviene dal teatro di Cassinum (a Frosinone)
-assume una posa eroica con il ginocchio alzato(=citazione al Dio Poseidon), ma nella testa c’è il ritratto di un personaggio politico locale (il quale si fa rappresentare come un eroe). Ancora una volta la testa è diversa dallo stile del corpo (eclettismo).
7)RITRATTO SILLANO DI PATRIZIO TORLONIA:
-marmo
-metà I sec a.C., ignoto personaggio virile, il capolavoro del cosiddetto ritratto romano repubblicano,
-cruda effigie del patriziato romano durante il periodo di Silla.
-Inizia la corrente “veristica” del ritratto romano, in cui la vecchiaia viene esibita= c’è una particolare attenzione alle rughe, marcatissime, e all’iperealismo, come simbolo di antica virtus romana, dura vita contadina e militare, di fierezza, e rifiuto dall’eleganza e la mondanità degli sciolti ritratti ellenistici. Era un’ostentazione dell’ appartenenza alla classe patrizia contro il mondo elennistico.
La rappresentazione della VECCHIAIA ESIBITA si inserisce nella lotta politica tra fazioni.
8)RITRATTO DI POMPEO MAGNO
-marmo
-risale al 55 a.C.
-esistono due ritratti di Gneo Pompeo Magno, una testa giovanile al Louvre, e una testa in età matura, a Copenaghen.
-Pompeo viene rappresentato con unn carattere energico tipico del dinasta e si cita il mondo ellenistico con la famosa anastolè =ciuffo di A. Magno, quindi il contrario del ritratto Sillano.
Però c’è comunque il suo ritratto.
9)RITRATTO DI POSTUMIO ALBINO
-marmo
-risale a metà II sec a.C.
- forse rappresenta Catone il Vecchio(=console romano che combatterà al fianco di Silla, vedi la guerra civile tra optimates, guidati da Silla e populares, guidati da Gaio Mario)
- è una formula mista tra ritratto sillano con ostentazione vecchiaia + quello elenistico con pathos e forte rotazione capo.
-> seguono moltissime versioni intermedie che esprimono gradazioni diverse di pathos + elementi romani.
Fino a prima di Cesare tutti questi linguaggi coesistono.
10)RITRATTO DI CESARE
-possediamo moltissimi ritratti di Cesare, persino sulle monete (con simboli di Venere e Nike), soprattutto perchè rompe con la continuità del ritratto repubblicano, realizzato unicamente post mortem, mentre lui si fa rappresentare ancora in vita.
-Il modello è quello del dinasta ellenistico, anzi dello stesso A. M., con lo sguardo rivolto in alto e la forte torsione del capo.
-Esemplare la statua nel suo Foro, in cui pur mostrandosi nelle vesti tradizionali del generale vittorioso con una statua pedestre e una equestre, Cesare risultava sprezzante delle regole repubblicane, dal momento che entrambe le statue erano loricate, mentre nei confini del pomerium era vietato stare armati né potevano comparire raffigurazioni in armi.
Il ritratto imperiale come nasce?
-Il ritratto di età imperiale nasce con Augusto, il primo imperatore, che:
1)RITRATTO ROMANO CON CITAZIONI ELENNISTICHE AD A.M. (torsione, anastolè):
prima della battaglia di Azio si faceva rappresentare con i tipici tratti del dinasta-condottiero ellenistico, con le caratteristiche di Alessandro Magno (anastolè, pathos), per l’esigenza di mostrarsi come un abile condottiero in grado di rivaleggiare con Antonio.
terminati gli scontri poi attuò un’abile politica interna, basata sulla prudenza evitando gli errori dei suoi predecessori e quindi eliminando tutte le sue statue in stile ellenistico:
2) AUGUSTO VELATO CAPITE:
-risale alla fine I sec a.C.
-h=2,07m
-si mostrò come pius, e si fece rappresentare come uomo Velato capite, dovuto alla sua funzione di pontifex maximus (=capo di tutti in sacerdoti)
-il braccio destro, spezzato, aveva probabilmente in mano una patera (=piatto rituale per lo spargimento di vino durante un sacrificio)
-indossa la toga con il mantello che copre il capo secondo la consuetudine sacerdotale
- è un ritratto ideale e senza età, simile al perfetto Doriforo, però con i piedi scalzi come le divinità, sempre per dare allusione al contatto con il divino.
-ha due ciuffi a tenaglia e a seconda della forma della tenaglia si può dare una cronologia ai vari ritratti di Augusto
AUGUSTO D PRIMA PORTA:
-h=2,04m
-ora si trova ai Musei Vaticani
-è stata scoperta nel 1863 nella villa di Livia a prima porta
-un’altra rappresentazione tipica (sempre dopo azio) è quella di generale loricato
-Augusto è raffigurato in piedi con il braccio destro alzato nel gesto di attirare l’attenzione: si tratta della posa con cui si richiedeva il silenzio prima dell’adlocutio (incitamento all’esercito prima della battaglia).
-La figura, con le fattezze di un perfetto Policleto, indossa la lorica(=corazza) che è decorata riccamente con una scena storica che raffigura la restituzione delle insegne romane perse da Crasso a Carre, al di sotto della quale porta la tunica corta militare; il mantello viola, simbolo del potere militare, gli avvolge i fianchi, ricadendo mollemente sulla mano sinistra, con un panneggio particolarmente elaborato; infine l’imperatore è scalzo, proprio come venivano rappresentate le divinità (prudenza). Sulla gamba destra è riportato un bambino a cavallo di un delfino: è Eros, figlio di Venere e il delfino è una citazione alla battaglia di Azio. Quindi tutti simboli importanti che o vedono di stirpe divina, gens Iulia.
I ritratti dei successori?
-I ritratti degli imperatori successivi (TIBERIO, CALIGOLA, CLAUDIO e NERONE della gens giulio-claudia) eseguirono il modello di quello di Augusto, giovani, solitamente con la barba e i capelli riccioluti, la torsione della testa(citazione di A.M.), viene accentuata l’abitudine dell’uomo al comando militare, l’energia, l’autorevolezza e la risolutezza.
-Già da Tiberio inizia a intravedersi una volontà di rappresentare la sua fisionomia, lo stesso è anche per Nerone.
-I Flavi VESPASIANO, TITO E DOMIZIANO si somigliano tra loro.
-Imperatori adottivi NERVA,TRAIANO e ADRIANO. Il ritratto di quest’ultimo aveva labbra aperte, capelli morbidi e barba–> da inizio di una moda nuova della barba, dopo tutti con la barba uguale per dimostrare la discendenza da Adriano.
-Gli antonini ANTONINO PIO, MARCO AURELIO, LUCIO VERO e COMMODO
Commodo si fa rappresentare come novello Eracle (clava, pomi esperidi e leucotè, busto sopra un globo con amazzoni)
-I Severii SETTIMIO SEVERO, CARACALLA, ELIOGABALO e ALESSANDRO SEVERO con particolari quali i capelli e la barba incisa fino all’ultimo della dinastia di essi, Alessandro Severo che si fa rappresentare senza barba e pelato.
-Dopo di lui anche gli ultimi imperatori DIOCLEZIANO, COSTANTINO e TEODOSIO
Poi si va sempre verso più un brutale semplificazione:
-MONUMENTO AI TETRARCHI:è un doppio gruppo statuario in porfido rosso egiziano, costituito da quattro figure in altorilievo, collocate all’angolo del tesoro di San Marco, nell’omonima piazza a Venezia. Le quattro figure, che costituiscono un gruppo unitario, vennero scolpite a partire da un materiale lapideo, il porfido, che sin dall’età di Tiberio era associato frequentemente ed in maniera esclusiva alla figura imperiale ed utilizzato per i progetti monumentali di Roma e, in seguito, di Costantinopoli, dati il colore rosso dello stesso e la sua preziosità. Secondo l’interpretazione più comune il doppio gruppo statuario viene messo in relazione con la prima tetrarchia, tra il 293 e il 303 d.C., e le figure ad altorilievo ch si abbracciano a due a due, simboleggiano così la concordia e la fraternitas tra gli Augusti (Diocleziano e Massimiano) e i Cesari (Galerio e Costanzo Cloro), che doveva garantire la successione nell’Impero dopo i tumultuosi scontri durante l’ultimo secolo. Le quattro figure di imperatore hanno lo stesso abito-corazza, in un atteggiamento rigido e impassibile che ricorda le divinità orientali, sono caratterizzate dal copricapo pannonico, dal paludamentum e impugnano saldamente una spada riccamente adorna, la cui elsa è a forma di testa d’aquila. Nelle due coppie l’imperatore che poggia la mano destra sulla spalla sinistra dell’altro è barbato, a voler probabilmente segnalare l’età più anziana dell’Augusto rispetto ai Cesari. Le teste sono simili, ma presentano comunque alcuni tratti di individuazione fisiognomica, nonostante ciò non è possibile identificare con certezza quale figura appartenga all’uno o all’altro tetrarca.
-le iconografie degli imperatori diventano più aggressive, vediamo
rughe di espressione, cattiveria, concentrazione
I capelli e gli occhi enormi sono trattati in maniera innaturale xchè incisi: (prima pupilla e iride erano solo dipinte).
->Costantino: in età tardo antica infine l’imperatore Costantino scelse una rappresentazione ancora diversa, la testa, è grandiosa e solenne, presenta i caratteri dell’arte romana di quell’epoca, con le tendenze di stilizzazione e semplificazione delle linee: la plastica del volto è più squadrata, con capelli e sopracciglia resi con incisioni nel marmo molto raffinate, ma del tutto innaturali.
Gli occhi sono grandi, quasi smisurati, con la pupilla ben marcata mentre guarda verso l’alto, e sono il punto focale dell’intero ritratto; lo sguardo fisso dell’Imperatore sembra scrutare l’ambiente circostante e dà al ritratto un’apparenza di austerità ultraterrena. ->Teodosio: estrema semplificazione, occhi grandi e corona(come aureola), inizia nuovo periodo e si va verso l’astrazione legata all’avvento del cristianesimo.
Le imperatrici?
Anche alle mogli degli imperatori venivano dedicate delle statue. Esse si distinguevano dalle acconciture, che potevano essere più sobrie e composte, come vediamo nel ritratto di Livia, Antonia minore e Messalina(moglie Claudio), che hanno i capelli raccolti in modo semplice dietro la nuca;
oppure erano più complesse, alzate da delle specie di corone e con riccioli, come per Poppea (Nerone), Plotina (Traiano), o Doitia (Domiziano); vediamo poi la moglie di Adriano, Sabina, che secondo le passioni del marito veniva rappresentata alla greca e poi Fausta, moglie di Costantino, rappresentata in maniera analoga al marito, con viso squadrato e occhi molto grandi.
I ritratti del Fayyum?
-I ritratti solitamente non erano mai relistici, ma sempre simbolici.
-Questa è l’unica categoria di ritratti realistici.
-Sono dei ritratti maschili e femminili inseriti all’interno del bendaggio delle mummie come delle tavole di legno dipinte con una tecnica simile a quella dell’encausto (con la cera calda)
-Vanno dall’età elennistica a romana, sono per lo più di età romana.
I due linguaggi figurativi?
La società romana fu caratterizzata sin dalle origini da un dualismo: quello tra patrizi, i più nobili della società romana, e plebei, spesso borghesi arricchiti dal commercio (non schiavi e poveri),che si è manifestato pienamente anche nella produzione artistica, si parla infatti di –> Arte colta: anche definita ellenistica, sia per la tecnica dell’altissimo rilievo, simile a quella dell’altare di Pergamo, sia per i temi (mostri marini, panneggi, bighe, pathos,…) le linee curve, il movimento, che ricordano appunto quelli del mondo ellenistico. Prediligeva quindi una rappresentazione più raffinata e precisa, attenta ai problemi della forma e dell’espressione artistica.
–> Arte plebea: qui, anziché i problemi della forma e dell’espressione artistica, dominavano alcune esigenze pratiche e immediate, quali l’immediatezza della narrazione e la facile leggibilità. Nel fare questo si adottavano alcune soluzioni intuitive, che sacrificavano le regole fondamentali del naturalismo ellenistico per evidenziare alcuni particolari e significati simbolici: il rilievo non era molto alto, poche le linee curve, si impostava una dimensione gerarchica delle figure e di alcune parti del corpo (soprattutto la testa), si deformava la prospettiva, si rappresentavano contemporaneamente scene avvenute in momenti diversi. Usata per lo più per temi storici, in cui appunto era più importante la storia che la forma, era un modo di parlare, pulito e semplice.
arte colta(alto rilievo, linea curva e soggetto mitologico, ripresa dall’arte elennistica vedi Pergamo) e plebea(basso rilievo,no connotazione negativa e no mito, solo allusione chiara)
ESEMPIO DI ARTE COLTA E PLEBEA: Ara di Domizio Enobarbo?
- Ara di Domizio Enobarbo:
-opera di epoca tardo repubblicana, 113 a.C
-formata da 4 lastre, conservate in parte al Louvre di Parigi e in parte a Monaco, è un ottimo esempio sia di arte colta, sia di arte plebea.
-Su tre lati (a Monaco) è rappresentato un thiasos (corteo che celebra il culto di un dio) che partecipa alle NOZZE TRA NETTUNO E ANFITRITE(scena mitica tipica dell’arte colta), seduti su un carro trainato da tritoni ed accompagnati da pistrici, tritoni e nereidi, raffigurazione che chiaramente rientra nella tradizione ellenistica, come emerge dall’altissimo rilievo e dai volti, la muscolatura studiata, i panneggi curati, il movimento disinvolto e le posizioni scelte riecheggiano famose opere d’arte ellenistiche.
-Il quarto lato (al Louvre) è invece diverso per stile e per soggetto, rappresenta infatti la celebrazione di un intero lustrum censorio, cioè della cerimonia con la quale i censori, alla fine della loro carica quinquennale, celebravano un sacrificio espiatorio per tutta la popolazione.
Il punto focale è sull’ara al centro e in particolar modo sulla figura togata a destra, si tratta del CENSORE SACRIFICANTE, assistito da altri tre uomini, mentre dall’altro lato dell’altare si trova la figura in armatura del DIO MARTE, la divinità onorata dal sacrificio e il protettore del Campo Marzio, dove quindi si svolge la scena. A dx dell’ara seguono i VITTIMARII che accompagnano gli animali sacrificali del suovetaurilia (maiale, pecora e toro->sacrificio per eccellenza in unordine insolito x i romani in quanto veniva primas sus) per il sacrificio cruento, seguiti da soldati e suonatori.
Infine in estrema sx ci sono DUE SCENE A TEMA STORICO, una di censimento (avveniva nel Campo Marzio), con uno scriba seduto che registra la dichiarazione di un cittadino; la seconda invece rappresenta un soldato nell’atto di fare giuramento di fronte a un togato in piedi. Questa raffigurazione ricade, a differenza del thiasos, nella concezione narrativa e didascalica dell’arte plebea, che comunque non era una narrazione “veristica”, ma verosimile e con intenti di raffigurare simbolicamente un avvenimento.
-fondamentale è l’utilizzo della prospettiva gerarchica:infatti il toro ha dimensioni maggiori dell’uomo, perchè è più importante oppure sta ad indicare un grande numero di tori.
ARTE PLEBEA ESEMPLARE? Insegne per botteghe e officine.
- Insegne di botteghe e officine: l’arte plebea più esemplare forse però è visibile nei rilievi che fungevano da insegne per officine e botteghe, utili soprattutto perchè la > parte della popolazione era analfabeta, e quindi poteva “leggere” le immagini.
ES. quella del macellaio (è per altro un ritratto, i contemporanei lo riconoscevano), rappresentato con la mannaia mentre taglia un pezzo di carne e sullo sfondo altri tagli di carne appesi.
-Si tratta di un ritratto individualizzato e quindi riconoscibile dai contemporanei.
C’è anche la volontà di rappresentare l’orgoglio della propria categoria lavorativa, con la rappresentazione degli strumenti di lavoro.
ES.Talvolta venivano usate anche soluzioni innovative, come nel rilievo di casa di Cecilio Giocondo a Pompei, in cui il Capitolium è in obliquo a rappresentare il terremoto (avvenuto nel 62 a.C) che lo ha distrutto. In più vediamo Cecilio Giocondo che sacrifica un toro x ringraziare di essere stato salvato.
Ara pacis ? già fatta forse
-è un altare dedicato nel 13 a.C. e fatto costruire da Augusto nel 9 a.C. in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie, a un miglio romano dal pomerium.
-Questo monumento rappresenta una delle più significative testimonianze pervenuteci dell’arte augustea e intende simboleggiare la pace e la prosperità raggiunte come risultato della Pax Romana. -L’aspetto dell’Ara Pacis è stato ricostruito grazie alla testimonianza delle fonti, agli studi durante gli scavi e alle raffigurazioni su alcune monete romane.
-L’Ara è costituita da un recinto quasi quadrato in marmo elevato su basso podio, nei lati minori del quale si aprivano due porte; a quella anteriore si accede da una rampa di nove gradini e all’interno, sopra una gradinata, si erge l’altare vero e proprio.
- La superficie del recinto presenta una raffinata decorazione a rilievo, esterno e interno:
A.L’esterno è decorato da un fregio figurato in alto e da elaborati girali d’acanto in basso; i due ordini sono separati da una fascia a meandro; queste fasce decorate si interrompono quando incontrano i pilastri per poi proseguire sugli altri lati. Nella parte bassa si ha un’ornamentazione naturalistica di girali d’acanto e, tra essi, piccoli animali (per esempio lucertole e serpenti), possiamo notare un’eleganza e una finezza d’esecuzione che riconducono all’arte alessandrina. La fascia figurata si divide in quattro pannelli sui lati delle aperture (due per lato) e un fregio continuo con processione sui lati lunghi, che va letto unitariamente come un’unica scena:
- Pannelli lati lunghi: qui è rappresentato un tema storico, una scena avvenuta realmente nel 13 a.C., ovvero la processione per il voto dell’Ara. Sebbene l’identificazione dei personaggi non sia indiscutibilmente certa, è ormai generalmente accettata, da una parte vediamo Agrippa con la moglie Giulia e i sacerdoti, e dall’altra la famiglia di Augusto, con lo stesso imperatore incoronato, moglie e bambini. Era quindi una sorta di fotografia della famiglia imperiale, della Gens Iulia. - Pannelli lato est: i due pannelli figurati del lato principale, dal quale si accedeva all’altare, rappresentano il Lupercale e il Sacrificio di Enea ai Penati, quindi ciclo di Marte. Della prima scena (a sinistra) restano solo pochi frammenti, ma che comunque permettono di ricostruire la mitica fondazione di Roma: vi si riconosce il dio Marte armato, padre dei gemelli Romolo e Remo e divinità protettrice dell’Urbe, e il pastore Faustolo; essi assistono, presso il Ficus ruminalis, all’allattamento dei gemelli da parte della lupa, tra i resti di piante palustri che caratterizzano lo sfondo. Nel pannello del sacrificio invece si vede Enea col figlio Ascanio presso un altare rustico, assistiti da due giovani camilli. L’altare è avvolto da festoni e vi vengono sacrificati primizie e la scrofa bianca di Laurento. Il sacrificio è destinato ai Penati (protettori) di Lavinio, che presenziano alla scena affacciandosi da un tempietto sulla roccia, posto sullo sfondo in alto a sinistra. Enea ha il capo velato e veste un mantello che gli lascia scoperto parte del busto atletico e in mano reca lo sceptrum.
- Pannelli lato ovest: sull’altro lato si trovano i rilievi della Personificazione di Roma, quasi completamente perduto, e della Saturnia tellus, quindi i Ciclo di Venere. Il primo, pervenutoci in resti molto scarsi, permette di riconoscere sulla destra solo una personificazione di Roma in abito, seduta su una catasta d’armi, simbolo della fine delle guerre.
L’altro invece è uno dei meglio conservati, pervenutoci praticamente integro. Si tratta di una complessa allegoria di una mitica terra dell’Età dell’oro, il rilievo rappresenta la Tellus=max prosperità, vista come una grande figura matronale seduta con in grembo due putti e alcune primizie. Ai lati si trovano due ninfe seminude, una seduta su un cigno in volo, simbolo dell’aria, e l’altra su un drago marino, simbolo del mare, segno che la pace è in terra, in cielo e in mare. Anche il paesaggio ha elementi allegorici: a sinistra è fluviale, con canne e un’oinochoe dal quale fluisce l’acqua, al centro è roccioso con fiori e animali (una giovenca accasciata e una pecora che pascola), mentre a destra è marino. L’aspetto politico-propagandistico dell’Ara è notevole e oscilla tra mito e attualità: i legami evidenti tra Augusto e la Pax, espressa come un rifiorire della terra sotto il dominio universale romano; il collegamento tra Enea, mitico progenitore della Gens Iulia, e Augusto stesso, secondo quella propaganda di continuità storica che voleva inquadrare la presa di potere dell’imperatore come un provvidenziale ricollegamento tra la storia di Roma e la storia del mondo allora conosciuto. B. L’interno del monumento reca nel registro inferiore scanalature verticali simulanti una palizzata, riproduzione di quella provvisoria eretta alla constitutio dell’ara. In quello superiore si trovano festoni sorretti da bucrani, cioè crani di buoi con ghirlande (sibolo dell’esito del sacrificio), con al centro, sopra le ghirlande, dei phialai, piatto x libagioni come se fossero appesi. In origine era policroma.
Archi trionfali/onorari? Come sono fatti? Elenco?
-Un arco onorario, o arco trionfale, era una costruzione con la forma di una monumentale porta ad arco, solitamente costruita per celebrare una vittoria in guerra. A differenza della porta di città, formalmente accostabile a esso, o dei propilei ellenistici con funzioni urbanistiche di passaggio, l’arco, al pari della colonna onoraria, era una struttura deputata a elevare un mortale dalla terra al cielo.
-I rilievi che decoravano erano detti A PANNELLI e si parrla di ARTE PUBBLICA.
Com’è fatto?
- In termini generali, il tipo monumentale dell’arco onorario consiste in un corpo murario parallelepipedo isolato e indipendente, di notevole spessore e di limitata lunghezza, entro cui si aprono uno o più FORNICI.
Partendo dall’alto si trovano l’ATTICO=dove sono contenute le iscrizioni, che spiegano le immagini rappresentate nell’arco.
Poi la CORNICE= la porta dell’arco sotto cui passa il trionfo eIl FREGIO=sormonta la cornice ed è decorato solitamente con scene della processione trionfale
Segue la CHIAVE DI VOLTA= ha una funzione ornamentale (decorata spesso con figure di divinità), insieme a quella di scaricare il perso dell’arco sui pilastri laterali.
Tra la chiave di volta e le colonne troviamo personificazioni della vittoria.
1)ARCO PARTICO e ARCO AZIACO
-nelle iscrizioni degli archi troviamo le iscrizioni dei fasti consolari(=elenco dei consoli dall’inizio della repubblica) e dei fasti trionfali(=elenco dei generali trionfatori “”””)
-rivedili prima
-I primi furono costruiti da Augusto nel Foro Romano, poi seguiti dagli altri:
2)ARCO DI TITO
-è un arco trionfale a un fornice
-osto nella parte orientale del Foro Romano, voluto da Domiziano (81-96 d.C.), e nel Medioevo incorporato alle mura nella fortezza dei Frangipane.
-L’iscrizione sull’attico, in origine con lettere in bronzo, reca la dedica del monumento da parte del Senato all’imperatore Tito, menzionato come “divus” divinizzato nell’anno 81 d.C. dal suo successore
->APOTEOSI IMPERIALE DI TITO: Durante il funerale il corpo di Tito viene bruciato in una ustrina(=architettura finta in legno e materiali infiammabili) e nel mentre viene liberata un’aquila che porta in cielo l’imperatore.
-L’arco è stato eretto a memoria della guerra giudaica combattuta da Tito in Galilea nel 70: Gerusalemme fu saccheggiata, il Tempio fu distrutto, Tito ritornò a a Roma nel 71 e fu accolto in trionfo. -Il fregio sulla trabeazione, “sorretta” da 4 colonne addossare alla facciata, rappresenta una scena di sacrificio, del suovetaurilia, mentre un piccolo fregio sull’architrave raffigura la processione del Trionfo di Tito e Vespasiano sui Giudei.
-La volta del passaggio, incorniciata da un archivolto con Vittorie alate, conserva una ricca decorazione a cassettoni: al centro è raffigurato in una formella Tito portato in cielo da un’aquila, allusione alla sua apoteosi (divinizzazione dopo la morte).
-I rilievi più interessanti però sono i due pannelli che decorano i lati del fornice, che commemorano due fasi del trionfo di Tito dopo durante la guerra giudaica: sul lato sinistro è raffigurato l’inizio del corteo trionfale, che fa il suo l’ingresso nella Porta Triumphalis, raffigurata all’estrema destra in prospettiva scorciata (“curva”); nella scena si vedono i soldati che avanzano recando i tesori saccheggiati al tempio di Gerusalemme (come trombe d’argento e menorah) e le tabulae con iscrizioni esplicative degli oggetti presi e delle città vinte.
Il pannello destro invece, mostra il momento culminante in cui l’imperatore Tito è sulla quadriga trionfale,preceduta dai littori e condotta dalla personificazione di Roma, e viene incoronato dalla Vittoria alata, seguita dalle personificazioni del popolus (giovane nudo e muscoloso) e del senatus (anziano con la toga).
In questi due rilievi, si osservano alcune fondamentali innovazioni stilistiche:
1)intanto un maggiore affollamento delle scene
2) la straordinaria spazialità data dalla visione di 3/4 del corteo che attraversa la porta, come se girasse.-> si tratta della PROSPETTIVA CURVA grazie alla quale al nostro occhio il percorso trionfale segue un andamento curvilineo: questo xchè al centro il rilievo è più alto, mentre ai lati è più basso.
3)ARCO DI TRAIANO A BENEVENTO
4)ARCO DI SETTIMIO SEVERO
-arco trionfale a tre fornici situato all’angolo nord-ovest del Foro Romano
- fu eretto tra il 202 e il 203 d.C.
-dedicato dal senato all’imperatore Settimio Severo e ai suoi due figli, Caracalla e Geta per celebrare la vittoria sui Parti, ottenuta con due campagne militari (195 e nel 197).
-Vi sono una serie di decorazioni con vittorie alate, genietti e varie divinità sui lati, inoltre 4 colonne addossate sono sorrette da dei basamenti con un rilievo raffigurante i soldati romani con i prigionieri Parti.
-Ma la parte + interessante della decorazione sono comunque i quattro grandi pannelli che occupano lo spazio sui fornici minori, dove è scolpita la narrazione delle campagne di Settimio Severo, organizzate in fasce orizzontali da leggere dal basso verso l’alto.
1)Nel primo pannello è rappresentata la prima campagna con le classiche fasi della spedizione militare; 2)nel secondo ci sono gli avvenimenti della seconda campagna;
3) nel terzo è narrata la conquista della città di Seleucia, dove i Parti si arrendono a Severo;
4)l’ultimo raffigura la presa della capitale dei Parti, Ctesifonte, e il ritorno in patria.
- Nel piccolo fregio è rappresentato il trionfo; infine sull’attico è presente un’iscrizione x celebrare l’impresa, e sopra di esso la quadriga imperiale in bronzo.
5)ARCO DI COSTANTINO
-arco trionfale a tre fornici situato lungo il percorso del trionfo, vicino al Colosseo e a è il + grande conservato.
-L’arco fu dedicato dal senato per commemorare la vittoria di Costantino I contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre 312) e inaugurato nel 315 d.C.
(ricorda che Costantino nel 313 emana l’editto di Milano(=il cristianesimo diventa una delle religioni possibili e si fermano le persecuzioni verso i cristiani, pare che anche Costantino stesso si sia convertito) Poi costruisce l’arco e nel 330 d.C. edifica costantinopoli)
-La struttura architettonica riprende molto da vicino quella dell’arco di Settimio Severo , con i tre fornici inquadrati da colonne, questa volta però sporgenti (no + addossate) su alti plinti
->Dal punto di vista architettonico troviamo le chiavi di volta con figure distrutte, gli archivolti decorati con vittorie e divinità fluviali e gli alti plinti delle colonne con Vittorie e Barbari Prigionieri.
-Sull’iscrizione dell’attico la frase instinctu divinitatis (“per ispirazione divina”), alluderebbe alla posizione dell’imperatore nei confronti della religione cristiana e all’episodio dell’apparizione della croce (presagio di vittoria) a Costantino prima della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio. -Per la realizzazione delle decorazioni, Costantino fa un’opera di SPOLIAZIONE di altri monumenti, i rilievi riutilizzati richiamano le figure dei “buoni imperatori” del II secolo (Traiano, Adriano e Marco Aurelio; non quelli soggetti alla damnatio memoriae), a cui viene così assimilata la figura di Costantino a fini propagandistici:
1)GRANDE FREGIO DI TRAIANO: sono reimpiegati 4 pannelli di un unico grande fregio (x lato) di circa 3 m di altezza con scene di battaglia, in marmo pentelico raffiguranti le gesta dell’imperatore Traiano durante le campagne di conquista della Dacia. Forse questi pannelli provenivano dal Foro Traiano e erano realizzati dallo stesso artista della colonna di Traiano (forse Apollodoro di Damasco).
Il fregio, nelle parti combacianti sull’Arco, raffigura (da destra a sinistra), la conquista di un villaggio dacico da parte della cavalleria e la fanteria romana che spingono i prigionieri e Traiano che entra a Roma, incoronato da una Vittoria.
In corrispondenza delle sottostanti colonne sono presenti SCULTURE A TUTTO TONDO DEI DACI in marmo pavonazzetto, sempre DI ETA’ TRAIANEA.
2)8 RILIEVI CIRCOLARI dell’epoca dell’imperatore ADRIANO sono collocati al di sopra dei fornici laterali, sulle due facciate. Raffigurano alternativamente scene di caccia e scene di sacrificio a divinità pagane, collegate ciascuna ad una delle cacce. Anche in questi tondi, in particolare su quelli collocati sulla facciata sud, le teste dell’imperatore sono state rilavorate. 3)Sull’attico, ai lati dell’iscrizione, sono murati OTTO PANNELLI RETTANGOLARI (alti più di 3 metri) dell’epoca di MARCO AURELIO che raffigurano diversi episodi delle imprese dell’imperatore contro i Quadi e i Marcomanni in scene di sacrificio, elargizione di soldi e cibo e scene di pietas. Le teste dell’imperatore sono state rilavorate anche in questo caso. 4)Al di sopra dei fornici laterali e sotto i tondi vi è un PICCOLO FREGIO CONTINUO, scolpito all’epoca di COSTANTINO, da cui prende il nome.
Il racconto, che riguarda gli episodi della guerra contro Massenzio e la celebrazione della vittoria di Costantino a Roma, inizia sul lato corto ovest e prosegue in senso antiorario per terminare all’angolo nordovest: Partenza da Milano, assedio di Verona, Battaglia di Ponte Milvio, ritorno a Roma, discorso dai rostra e distribuzione di denaro al popolo.
es. di una scena dove vediamo l’imperatore Costantino sul trono al centro e attorniato in modo simmetrico da altre figure-> è tornata la prospettiva gerarchica secondo cui l’imperatore è il più grande.
Si fa ricorso al trapano, che crea scavature più profonde, quindi ombre più scure in netto contrasto con le zone illuminate, le figure sono tozze, più piatte e bidimensionali, e i volti con gli occhi grandi e sbarrati sono segnati da un marcato espressionismo (come ritratto).
Quindi prosegue la tradizione del rilievo storico, ma se ne distacca dal punto di vista stilistico (si abbandona il “naturalismo” ellenistico), c’è ritorno al linguaggio “plebeo”, che anticipa le forme tardo antiche e poi medievali. Lo STILE COSTANTINIANO non è più interessato alla resa naturalistica, ma si va verso l’astrazione.