generale Flashcards

1
Q

cosa sono gli antigeni

A

Sono strutture proteiche, glucidiche, lipopolisaccaridiche, e acidi nucleici, che possono essere riconosciute dal nostro sistema immunitario. Possono essere: ƒ Esogeni: prodotti di agenti patogeni, dell’alimentazione, inalanti, farmaci, tumori.

ƒ Endogeni: auto-antigeni, contro cui il sistema immunitario reagisce nelle patologie autoimmuni.

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2
Q

classificazione immunità

A

Una classificazione scolastica e classica lo divide in: x Immunità innata (non specifica)
4

È una classificazione estremamente limitata, in quanto non tiene conto delle continue e fondamentali interazioni tra questi due compartimenti.
I vari compartimenti dell’immunità innata son già presenti alla nascita. L’immunità acquisita, con i suoi recettori, deve formarsi, non è già pronta in origine.

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3
Q

immunità innata

A

L’immunità innata è destinata a riconoscere, in modo grossolano, un numero limitato di molecole estranee, quelle presenti ad esempio su tutti i gram-. La cosa importante è percepire e bloccare prima possibile l’agente patogeno. Queste informazioni son già scritte nel nostro DNA, quindi non c’è una varietà molto elevata di questi recettori.

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4
Q

immunità acquisita o specifica

A

Le cellule che la compongono vengono distinte in linfociti B e linfociti T.
I linfociti T riconoscono l’antigene tramite un recettore detto TCR (T-Cell Receptor), i linfociti B lo riconoscono tramite il BCR, meglio conosciuto come immunoglobulina, Ig.
Questi due recettori, a differenza di quelli dell’immunità innata, vanno incontro ad una fortissima variabilità e riarrangiamento. All’interno del DNA abbiamo diversi alleli che durante la fase di maturazione si ricombinano e si modificano in modo diverso tra di loro.

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5
Q

cellule immunità innata

A

Le cellule dell’immunità innata, NK, macrofagi ecc sono già presenti in forme di vita primitive, come invertebrati, anfibi ecc, mentre l’immunità specifica compare solamente nei vertebrati. Le classi di immunoglobuline aumentano di numero all’aumentare della complessità degli organismi, fino ad arrivare al massimo nei mammiferi.

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6
Q

risposta immunitaria, risposta tipica

A

Ipotizziamo una banale ferita cutanea. All’interno della ferita si ha la contaminazione da parte di microorganismi.
Le prime cellule in grado di affrontare questi microorganismi nelle primissime fasi sono cellule ad azione monocito-macrofagica (cellule di Langherans nella cute, cellule dendritiche, polimorfonucleati, come i neutrofili).
Queste cellule, facenti tutte parte dell’immunità innata, sono essenziali nell’attivazione dell’immunità acquisita. Mentre i linfociti B si attivano semplicemente al contatto delle loro Ig di membrana con l’antigene, i linfociti T, più esigenti, per attivarsi hanno la necessità che l’antigene venga loro presentato dalle APC, cellule presentanti l’antigene, prevalentemente cellule fagocitiche.
Gli antigeni presentati sono legati prevalentemente alle molecole MHC di classe II.

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7
Q

mhc du classe ii tipi

A

i principiali sono di classe I e classe II: 1. Gli MHC di classe II sono presenti prevalentemente sulla membrana delle cellule presentanti
x Immunità acquisita (specifica)
5

l’antigene, quindi macrofagi, monociti, cellule di Langherans, microglia ecc., 2. l’MHC di classe I è presente su tutte le cellule nucleate del nostro organismo, quindi non è presente sugli eritrociti.

A distanza di tempo avremo in questo modo l’attivazione dei linfociti T, che porta alla produzione di alcune molecole solubili, chiamate citochine in generale, linfochine perché prodotte da queste cellule. Una di queste è ad esempio l’interferone gamma, che ha azione in feedback positivo sulla cellula presentante l’antigene, rendendola capace di produrre più radicali dell’ossigeno, aumentandone la citotossicità e la capacità di intervenire sul patogeno distruggendolo. —Per far sì che la APC reagisca all IFN gamma dovrà presentare il recettore adatto sulla sua membrana. Questo concetto è fondamentale per capire il sistema immunitario. Tutta la risposta immunitaria avviene tramite il riconoscimento di ligandi con i loro recettori. Recettori non per forza specifici per un singolo ligando. Un ligando può infatti legarsi a più di un recettore, con maggiore o minore affinità, quindi i meccanismi di modulazione e le possibili combinazioni sono davvero sterminati ed estremamente complessi.—
Oltre ai linfociti T e B abbiamo i cosiddetti linfociti T regolatori, che modulano la risposta immunitaria anche in senso negativo, ma ancora i granulociti, le cellule epiteliali stesse ecc, e in tutto questo scenario abbiamo sempre un equilibrio tra tollerabilità della risposta e sua efficacia (molte patologie sono dovute più agli effetti citotossici di un’abnorme risposta immunitaria che alla virulenza del patogeno, vedi TBC).

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8
Q

cellule e molecole sistema immunitario

A

Tutte le cellule dell’immunità maturano a livello del midollo osseo.
Qui, a partire dalle cellule staminali totipotenti, in grado di differenziarsi nelle tre linee, serie rossa, bianca e piastrine, si ha via via la specializzazione fino all’acquisizione delle caratteristiche di maturità. A questo punto la stragrande maggioranza di queste cellule fuoriescono dal midollo già mature e pronte a entrare in circolo per svolgere la loro azione. I linfociti T devono invece migrare al timo per completare la loro maturazione.

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9
Q

monociti macrofagi

A

hanno la capacità di fagocitare i microorganismi, distruggerli mediante la formazione del fagolisosoma e esporre i loro antigeni sulla membrana dopo il legame con l’MHC di
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classe II, e presentarli ai linfociti T. Assumono vari nomi a seconda delle sedi (Microglia nel SNC, cellule di Kuppfer nel fegato, Mesangio nel rene, Istiociti nel connettivo). Contemporaneamente queste cellule sono attivate, cioè producono alcune molecole invece che altre, e sono in grado di portare avanti meccanismi di killing sfruttando radicali dell’ossigeno, lisozima, lattoferrina, proteasi e altro. Sono le cellule che agiscono nelle primissime fasi della risposta immunitaria. La differenza tra i macrofagi e le cellule dendritiche presentanti l’antigene è che queste hanno una capacità mille volte superiore rispetto ai macrofagi di presentare l’antigene.

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10
Q

differenza tra amcrofagi e cc dendritiche

A

La differenza tra i macrofagi e le cellule dendritiche presentanti l’antigene è che queste hanno una capacità mille volte superiore rispetto ai macrofagi di presentare l’antigene.

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11
Q

MOLECOLE utilizzate dalle cellule dell’immunità innata per riconoscere gli antigeni

A

Le molecole utilizzate dalle cellule dell’immunità innata per riconoscere gli antigeni sono i TLR, tolllike receptor (una ventina di isoforme, ognuna specializzata in strutture diverse, come i TLR-9
riconoscono gli acidi nucleici), gli scavenger receptor, i recettori per le lectine, CD14; sono tutti recettori capaci di riconoscere strutture antigeniche ripetitive sulla superficie dei patogeni, come l’LPS dei gram-, la flagellina dei protozoi (riconosciuta dai TLR-5) ecc

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12
Q

altre recettori importanti presenti sulla membrana recettri per il frammento fc immnoglob

A

il frammento costante, comune a tutte le immunoglobuline di una stessa classe, differente tra le diverse classi. La presenza di questo recettore amplifica enormemente la capacità di risposta di queste cellule, e la fa evolvere in senso di immunità acquisita, perché ai recettori per il frammento Fc si legheranno complessi antigene-anticorpo (anticorpi prodotti dai linfociti B) di una determinata classe attivando i fagociti in modo più specifico contro una determinata noxa, rendendoli effettori della risposta immunitaria acquisita.

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13
Q

legame legando recettore, cosa innesca

A

attiva ovviamente tutta una serie di reazioni a cascata all’interno della cellula, che culminano con modificazioni a livello nucleare, con la sintesi proteica di citochine, chemochine e altri fattori paracrini, con l’attivazione del citoscheletro per i movimenti ameboidi e la fagocitosi. Non è necessario conoscere tutte le citochine prodotte da queste cellule, e in generale tutte quelle coinvolte nella risposta immunitaria, perché sono tante, ripetitive, e agiscono in modo complesso e su più vie; su alcune è però necessario soffermarsi, come sull’IL-12. Questa citochina è prodotta dalle cellule macrofagiche una volta attivate dal legame con una noxa, ed è essenziale per l’intervento di un tipo particolare di linfocita T. Altre citochine importanti da
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ricordare sono quelle pirogene, come l’IL-1 e l’IL-6, che agiscono sul centro di termoregolazione con un risettaggio della temperatura corporea.

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14
Q

chemochine

A

Le chemochine sono un’altra importantissima classe di molecole. La cosa importante da sapere di queste è la loro differenza con le citochine: le citochine hanno un’azione funzionale, ognuna ha la propria funzione, spesso sovrapposta, pirogenica, attivante questa o quella classe di cellule ecc.. Le chemochine sono invece molecole solubili che tendono a creare un gradiente di concentrazione, sono in grado di accumularsi in un determinato punto e sono quindi responsabili del grandiente chemiotattico. Hanno la capacità di far muovere le cellule, solo le cellule che hanno il recettore per quella chemochina. Quindi in soldoni le cellule con i recettori per le chemochine tenderanno a muoversi in direzione delle cellule che producono le chemochine

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15
Q

ruolo chemochien

A

Perché una ferita sulla mano ad esempio causa l’ingrossamento di un linfonodo ascellare? Cosa fa muovere una cellula di Langherans dalla cute della mano al linfonodo ascellare per presentare l’antigene? Una cellula di Langherans esprime normalmente tutta una serie di molecole di adesione che la tengono ferma e intercalata tra gli strati più basali dell’epidermide. Il contatto col patogeno in caso di ferita, patogeno riconosciuto tramite ad esempio un TLR-4, causa tutta una serie di modificazioni intracellulari e nucleari, che esitano nell’espressione di molecole come l’IL-12, che è però inutile in questo contesto, perché non ho ancora linfociti T nella sede della lesione.
Ma avranno attivato anche la via che porta all’inibizione delle molecole di adesione, quindi le cellule di Langherans si troveranno libere di muoversi, ma ancora senza una direzione. Avranno però attivato anche l’espressione genica per la sintesi dei recettori per le chemochine e la loro esposizione sulla membrana. Le chemochine vengono prodotte a livello dei vasi linfatici, con un gradiente prossimo-distale, dai linfonodi (più alto), fino alla periferia (più basso): questo porterà alla migrazione della cellula di Langherans nel circolo linfatico, e piano piano tenderà a muoversi verso il linfonodo, presentando l’antigene ai linfociti T, attivandoli con l’IL-12. Le chemochine hanno un’azione complessa, detta pleomorfa: ogni chemochina può riconoscere diversi recettori e ogni recettore può riconoscere diverse chemochine, anche se con affinità diversa. È quindi un network, una rete molto complessa.
Nel nostro organismo abbiamo circa 600 stazioni linfonodali, alcune più superficiali e raggiungibili, altre profonde, come i linfonodi mediastinici, pre e para aortici ecc.
Una volta che la cellula di Langherans avrà raggiunto la stazione linfonodale attiverà 2-3 classi specifiche di linfociti T, quelle specifiche per quel particolare antigene.
Questa attivazione significherà proliferazione, inibizione della produzione di molecole di adesione e il rilascio in circolo di questi linfociti. Una volta in circolo quando arriveranno nei pressi del sito della lesione interverranno ancora una volta le chemochine con il loro gradiente a far si che possano avvenire quei processi di marginazione, rotolamento, adesione all’endotelio e diapedesi che permettono ai linfociti T di
8

raggiungere il sito di lezione.

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16
Q

cellule nk

A

sono importantissime nella difesa contro cellule trasformate, i tumori, e contro le infezioni virali. Normalmente hanno dei recettori capaci di riconoscere e interagire con le molecole dell’MHC di classe I. Se questi auto-antigeni sono normali e ben formati si legano, si distaccano, e non si attivano. Se, al contrario, queste molecole sono modificate, o perché la cellula è neoplastica, o perché eterologa (trapianti), o perché è infettata da un certo virus, le NK lo riconoscono modificato e si attivano. Attivandosi producono perforine, e altre molecole che causano la lisi osmotica della cellula e la sua necrosi.
Oltre a tutto ciò abbiamo l’immunità acquisita, un sistema decisamente più perfezionato e fine nella risposta, a differenza della grossolanità dell’immunità adattativa.
Il midollo osseo e il timo sono considerati organi linfatici primari, i linfonodi, l’anello del Waldeyer con le adenoidi e le tonsille palatine, le MALT, la milza, le placche del Peyer, sono tutti organi linfatici secondari. Sono cioè colonizzati da linfociti T e B già maturi.

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17
Q

linfociti t

A

terminano la loro maturazione nel timo. Il timo è un organo mediastinico la cui unità funzionale è il lobulo, costituito da una corticale è da una midollare. La corticale è più scura, maggiormente nucleare, con un numero molto maggiore di cellule, rispetto alla midollare, dove si possono invece riconoscere i corpuscoli di Hassal.

Di linfociti T esistono i CD4+, i CD8+, possono esistere i doppi positivi, e in alcune fasi della maturazione anche i doppi negativi. Un’altra differenza tra linfociti è data dal loro recettore, il TCR, che può essere o alfa-beta o gamma-delta Sulla loro funzione posso riconoscere linfociti Th-1, particolarmente citotossici, o i Th-2 coinvolti in una risposta di tipo umorale con la produzione di immunoglobuline.

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18
Q

linfociti b,

A

viceversa sono linfociti con la funzione di produrre immunoglobuline delle diverse classi: IgA, IgE, IgG e IgM.

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19
Q

recettori fondamentali dei linfociti t e b

A

fondamentali di queste cellule sono il TCR e il BCR (immunoglobuline). I TCR non sono una ventina di sottotipi come i TLR dei fagociti, sono 10^6 specificità diverse. Ogni linfocita ha la capacità di riconoscere quel singolo antigene, quel singolo epitopo antigenico.

Ad esempio nella reazione contro lo streptococco vengono coinvolti più linfociti, ognuno specializzato nel riconoscimento di un singolo epitopo antigenico streptococcico.
9

Nei confronti di antigeni batterici abbiamo una risposta che tira in gioco prevalentemente linfociti CD4+. I CD8+ sono deputati a rispondere prevalentemente ai virus. Una differenza importante tra i CD8 e i CD4 è la molecola capace di presentargli l’antigene. Mentre i CD4 necessitano di una presentazione tramite MHC di classe II, i CD8 tramite quello di classe I, non a caso un’infezione virale può interessare tutte le cellule del nostro organismo, che presentano l’MHC di classe I, che lega gli antigeni virali presenti nel citoplasma della cellula e li espone sulla membrana.

Anche i linfociti B sono dotati del MHC di classe II come tutte le cellule presentanti l’antigene.

20
Q

immunoglobuline, cosa sono, struttura

A

sono eterodimeri costituiti da quattro catene, due catene pesanti legate tra loro, due catene leggere legate tra loro, e ognuna legata ad una catena pesante. Nel caso in cui queste Ig funzionino da recettore presentano anche una coda in porzione COOH terminale transmembrana che ne permette l’ancoraggio sulla membrana dei linfociti B.

21
Q

tcr

A

sono invece formati da un dimero, due catene ancorate alla membrana. Entrambi questi recettori presentano una porzione costante, comune tra tutti, e una porzione variabile o ipervariabile in zona NH terminale, estremamente diversa da un recettore all’altro e che permette di giustificare questa enorme specificità del repertorio immunologico.

22
Q

immunità umorale

A

linfociti B, i quali sono capaci di secernere le Ig, complessi proteici costituiti da quattro catene proteiche, due pesanti e due leggere.
10

Gli anticorpi si legano agli antigeni sia nella fase di riconoscimento che nella fase effettrice delle risposte umorali. L’interazione dell’antigene con gli anticorpi espressi sulla superficie dei linfociti B rappresenta la fase di riconoscimento dell’immunità umorale Nella fase effettrice gli anticorpi secreti si legano agli antigeni. L’eliminazione dell’antigene richiede spesso la cooperazione di componenti dell’immunità innata (complemento, macrofagi, cellule NK, mastociti)

23
Q

struttura ig

A

La porzione COOH terminale può possedere una porzione trans-membranaria che permette alla Ig di rimanere ancorata alla membrana della cellula e costituire quindi un recettore per il linfocita. Quando questa porzione viene scissa abbiamo la sintesi delle immunoglobuline solubili. Quindi la porzione trans-membrana è presente solo in quelle Ig che fungono da recettore. Riconosciamo nelle Ig tre parti: - un frammento Fc - due variabili - una porzione centrale cerniera. A livello della zona NH terminale, nelle porzioni variabili dove avviene il riconoscimento con l’antigene, la composizione della catena amminoacidica presenta una certa variabilità, e in delle zone ben precise abbiamo una iper-variabilità. In queste zone il tipo di amminoacido che si viene a localizzare è diverso da un’immunoglobulina all’altra (in posizione 26, 53, 70, 96 ecc). Vengono definite appunto regioni ipervariabili. Nella conformazione primaria queste regioni si trovano estremamente distanti tra loro, ma nella conformazione terziaria vengono a trovarsi molto vicine. Bisogna immaginare le due porzioni variabili delle Ig come le due mani, e le porzioni ipervariabili come le punte delle dita, che, a seconda della sequenza primaria, avranno una conformazione diversa. È sufficiente cambiare un aminoacido in queste porzioni per modificare in modo significativo la tasca di riconoscimento dell’immunoglobulina. In questo modo si ottiene una diversità nella funzione di riconoscimento delle varie immunoglobuline. Una diversità che non inficia il frammento Fc che più o meno rimane uguale nelle diverse classi di immunoglobuline.

24
Q

zona cerniera , funzione

A

importante, perché ogni Ig è bivalente, ha due frammenti FAB ed è capace di riconoscere due epiteti antigenici, ma questi non sono posizionati in modo appropriato per poter essere riconosciuti da una Ig a struttura fissa, è la Ig stessa che deve adattarsi a riconoscere questi epitopi

25
Q

classificazione ig

A

Le immunoglobuline sono cinque classi (IgA, IgE, IgG, IgD, IgM), le IgG sono quelle maggiormente rappresentate, le IgE sono tracce (si dosano addirittura in U/L), più consistenti nei soggetti atopici.
Nell’ambito

26
Q

caratteristiche igg

A

sottoclassi 1 4 ig più abbondanri nei fluidi corporei, specialmente extravascolari, dove combattono i loro microrganism e le loro tossin

27
Q

iga

A

a 1 principali igg nelle secrezioni sieromucose, dove difendono le superfici corporee acontatto con ‘esterno

28
Q

igm

A

dotate di attività antiagglutinante molto efficace, prodotte precocememtne nella risposta autoimmune priama lineadi difesa contro la batteremia

29
Q

igd

A

presenti perlopiù se non del tutto sulla superficie dei linfociti,

30
Q

ige

A

protezione delle superfici esterne delcorpo, reclutano agenit microbici, aumentano nelle infezioni parassitarie, responsabili dei sintomi allergici negli atopici

31
Q

sottoclassi iga ed igg igm ige

A

Le IgG hanno quattro sottoclassi, IgG1, IgG2, IgG3 e IgG4, le IgA due. Le IgG1 sono la sottoclasse più rappresentata e sono dei monomeri. 2. le IgA si presentano come dimero, unite da una struttura di raccordo (Gentile Marco Fadda), sono presenti nel siero ma si trovano più abbondanti a livello delle mucose, a livello quindi dell’apparato digerente, del respiratorio, dei genitali. Sono una sorta di vernice che ricopre la porzione più apicale dell’epitelio.

  1. le IgM sono più voluminose, sono pentameri e rappresentano i recettori dei linfociti naive, appena fuoriusciti dal midollo osseo e che ancora non hanno avuto un priming e ricevuto l’antigene. Questa classe di linfociti presenta IgM di membrana è solamente in un secondo momento andranno incontro ad un processo chiamato switch isotipico, cioè il cambiamento di isotipo, e a seconda dell’ambiente e dei segnali diventeranno IgA, IgG o IgE.
    12
  2. Le IgE sono importanti in corso di infezioni parassitarie e malattie allergiche.
32
Q

elettroforesi sierica, rappresentazioni

A

rappresentazione delle proteine nel nostro siero distribuite in una piastra carica (le proteine del siero si separano in base alla carica e al peso molecolare), il primo picco è dato dall’albumina, proteina maggiormente presente a livello plasmatici e a minor peso molecolare. A seguire le alfa 1, le alfa 2 le beta e le gamma globuline. A livello del picco delle gamma globuline e in parte anche delle beta ritroviamo le immuno-globuline, soprattutto le IgG, le IgA tendono a migrare più verso il picco delle beta.

33
Q

legame antigene , funzioni immunoglobulineanticorpo

A

due tipi di funzioni delle immunoglobuline. Un tipo richiede essenzialmente la presenza del sito di riconoscimento, la regione FAB. La stragrande maggioranza delle altre funzioni richiedono la presenza di un’immunoglobulina intera, non alterata, presente in tutte le sue componenti. Tra queste funzioni abbiamo ad esempio l’attivazione del complemento, fenomeni di opsonizzazione, di citotossicità, l’ipersensibilità per quanto riguarda le IgE, la capacità di passare o meno attraverso la barriera placentare, di trovarsi nel latte materno

34
Q

determinante antigenico diverso

A

Per esempio un antigene, normalmente riconosciuto da un anticorpo specifico, qualora venisse denaturato e si trovasse nella sua struttura primaria, non sarebbe più riconosciuto come tale dall’anticorpo. Si parla in questo caso di determinante conformazionale.

13

  1. Se viceversa l’anticorpo è capace di riconoscere determinati amminoacidi, vicini tra loro nella sequenza primaria, anche se si denaturasse l’antigene l’anticorpo riconoscerebbe sempre la sequenza aminoacidica e vi si legherebbe. Si parla in questo caso di determinante lineare.
  2. Talvolta addirittura con la denaturazione della proteina si vengono a creare dei nuovi determinanti antigenici, a causa dell’esposizione di sequenza che nella conformazione naturale della proteina sarebbero state nascoste e non in grado di legarsi ad un eventuale anticorpo.
  3. Oppure ancora si possono creare nuovi determinanti perché durante la denaturazione si ha una rottura della struttura proteica
35
Q

produzione ig

A

Come vengono prodotti gli anticorpi? I linfociti B naive, appena usciti dal midollo, sono già in grado di riconoscere un antigene. Nel momento in cui incontrano l’antigene la prima volta, vanno incontro ad un fenomeno di attivazione che consiste in un aumento della proliferazione e del numero dei linfociti, e in una specializzazione in plasmacellula. Questi linfociti B si trovano poi anche sotto l’azione dei linfociti T: se abbiamo un microambiente dove i B si trovano con i T in un bagno di IL-2, queste cellule diventano capaci di shiftare la loro capacità di produrre anticorpi da IgM a IgG. Se invece si trovano in un bagno di IL-4 divengono capaci di produrre igE, con il TGFß e a volte IL-5, IgA. Il tipo di immunoglobuline prodotto dipende quindi dal tipo di linfociti T che si trovano in quel momento accanto ai B, e dal tipo di citochina prodotta. La fase di shift isotipico è definitiva. Una volta che quella linea cellulare sceglie la sua via di differenziazione sotto influenza e controllo dei linfociti T non può più tornare indietro, perché durante le fasi di shift si ha una ricombinazione a livello genico e i domini che codificano per le IgM vengono in qualche modo eliminati totalmente a favore del dominio che codifica per la Ig finale che potrà essere IgG, IgA o IgE. Il legame così stretto tra linfociti B e T viene reso ancora più stabile dalla presenza di altri co-recettori, uno in particolare è il legame che si forma tra CD40 e CD40L (ligando). La presenza di questo legame è fondamentale affinché si abbia la maturazione e una attiva proliferazione e differenziazione del B. Infatti quando è presente una mutazione a livello del co-recettore CD40 o del suo ligando, si ha un quadro di immunodeficienza chiamato sindrome da iper-IgM. Questi soggetti non saranno in grado di shiftare, di modificare isotipo, è produrranno solo IgM, che sono meno affini rispetto alle igG e danno un quadro di

36
Q

quando ci si infetta con un virus o batterio cosa succede

A

Quando ci si infetta con virus o batterio ecc abbiamo nella prima settimana più o meno l’attivazione di queste cellule, che inizieranno a produrre anticorpi. Quindi la prima risposta sarà di tipo IgM, che si attiverà e sarà dosabile nel siero dopo un paio di settimane: raggiungerà un certo livello, non elevatissimo, e poi piano piano tenderà a calare. Questa è la risposta primaria, che tutti noi abbiamo al primo incontro con un antigene. Se per caso successivamente si incontrasse nuovamente quell’antigene verranno riattivate quelle cellule, che saranno prima di tutto aumentate di numero, perché come sappiamo una delle prime fasi dell’attivazione consiste nella proliferazione, saranno poi già pronte, avranno già riconosciuto l’antigene la prima volta e già scelto che tipo di Ig produrre, ci sarà già stato lo shift, e saranno inoltre molto più attive e responsive, già dopo una settimana vedremo un picco di risposta, che sarà più alto è più duraturo, talvolta per tutta la vita.

37
Q

ricerca igg ed igm per capirequando è avvenuto contatto

A

Da medici si andranno a dosare le diverse classi di immunoglobuline sul siero, ad esempio IgM e IgG per capire se si ha un’infezione recente o se si ha già incontrato un antigene. L’esempio più lampante di queste indagini è ad esempio la ricerca dell’infezione in gravidanza del virus della rosolia. Le IgG passano la barriera placentare, le IgM no, il virus della rosolia sì. Questo fa capire perché è importante avere ben chiari questi concetti introduttivi di immunologia.

38
Q

riassunto primo contatto

A

Un linfocita B naive, che incontra l’antigene, in presenza dell’effetto stimolante, helper, dei linfociti T CD4 che non a caso si chiamano helper, andrà incontro a: ƒ espansione clonale e proliferazione; ƒ produzione di anticorpi.

  1. Il linfocita B è capace di legare l’antigene con le sue Ig di membrana, endocitare questo complesso, distruggerlo all’interno del citoplasma, processarlo e in parte legarlo all’MHC di classe II, che viene esposto sulla membrana. Questo perché il linfocita B è dotato di MHC di classe II, e si comporta come una cellula presentante l’antigene nei confronti del linfocita T.
  2. Successivamente si avrà lo shift isotipico.
  3. Infine aumento dell’affinità e della memoria immunologica di questi linfociti
39
Q

funzioni ig

A
  1. Neutralizzazione di batteri, tossine e altri antigeni; 2. Opsonizzazione (capacità di favorire la fagocitosi); 3. Attività citolitica; 4. Attivazione del complemento; 5. Protezione fetale e neonatale. Non tutte le classi di Ig presentano le stesse funzioni.
40
Q

neutralizzazioni antigeni

A

La neutralizzazione è l’unica funzione effettrice degli anticorpi interamente legata all’interazione con l’antigene; essa non richiede la partecipazione delle regioni costanti della catena pesante. La neutralizzazione si può ottenere con il solo frammento Fab ed è indipendente dall’isotipo. L’azione neutralizzante degli anticorpi si esplica ad esempio con le tossine, con il legame tra gli anticorpi e il loro sito di legame. Questo accade ad esempio per le IgG specifiche per la tossina tetanica, ma anche per quella difterica. Queste IgG rendono impossibile il legame di questa tossina con il suo recettore a livello nervoso. Questa azione è immediata, ed è il principio, ad esempio in questo caso, della profilassi anti-tetanica con l’anti-tossina: si somministra cioè un siero con anticorpi anti-tossina tetanica. Dopo questa profilassi si dovrà anche vaccinare il soggetto per fare in modo che produca lui stesso questi anticorpi.

41
Q

opsonizzazionie

A

I fagociti, di cui fanno parte macrofagi, cellule dendritiche ecc, riconoscono l’antigene tramite i TLR, Toll-like receptors, lo legano e lo internalizzano andando poi ad innescare la risposta immunitaria. Gli anticorpi prodotti dal linfocita B attivato contro quell’antigene si vanno a legare, tramite il loro frammento Fc, su dei recettori presenti sulle cellule fagocitarie. I TLR non sono tantissimi numericamente, e hanno inoltre delle capacità di riconoscimento davvero limitate e generiche (il TLR-4 riconosce ad esempio tutti i batteri che hanno il lipo-polisaccaride di membrana). Invece il legame dell’anticorpo sulle cellule fagocitarie le rende estremamente specifiche e aggressive nei confronti di quel determinato antigene. Il recettore fagocitico che lega gli anticorpi sul frammento Fc si chiama Fc-γ-receptor, o alfa o epsilon a seconda del tipo di immunoglobulina legata. È un recettore ad alta affinità di legame. Quindi si avrà un’enorme espansione, da parte di queste cellule, della loro capacità di riconoscere quel determinato antigene, è quindi di endocitarlo ed eliminarlo. È un sistema di potenziamento della fagocitosi. I recettori per Fc espressi dai fagociti favoriscono la fagocitosi delle particelle opsonizzate e trasmettono all’interno della cellula segnali che ne stimolano le potenzialità battericide (radicali dell’ossigeno)

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ATTIVITà CITOLITICA

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L’altra funzione importante ma legata ad un meccanismo molto simile all’opsonizzazione è la cosiddetta citotossicità anticorpo mediata. Se l’antigene non è un batterio ma una grossa cellula, magari la cellula di un trapianto o eterologa, gli anticorpi si legheranno sugli antigeni presenti sulla membrana della cellula e il loro frammento Fc esposto all’esterno verrà riconosciuto dagli stessi recettori ad alta affinità Fc receptors, presenti questa volta su cellule ad azione citolitica, come le NK, natural killer. Una volta attivata questa cellula è in grado di lisare quella bersaglio, che era stata rivestita da questi anticorpi. Perché però le NK riconoscono e si legano proprio a questi anticorpi legati a loro volta sulla cellula target e non i legano ad esempio sulla miriade di anticorpi circolanti presenti sul siero? Perché nel momento in cui una proteina si lega ad un’altra si avrà un cambio conformazionale, è qualcosa cambierà nella sua struttura terziaria, e quel frammento Fc risulterà accessibile ai recettori delle cellule NK.

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ATTIVAZIONE SISTEMA COMPLEMENTO

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Sistema costituito da tante molecole presenti nel siero, non ancora attivate, che tendono ad attivarsi a cascata. In questo momento ci interessa sottolineare la via classica di attivazione, ma sono importanti e vanno conosciute anche le altre. Gli anticorpi legati ad un antigene cambiano la loro struttura terziaria, il frammento Fc si modifica e diventa capace di legare la prima componente del complemento, cioè il C1. Questo si
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modifica a sua volta e si lega al C4, che si scinde in C4b e C4a, poi C2, C3 è così via. Non interessano i dettagli. Il concetto importante dev’essere che da questa attivazione sequenziale alla fine si attivano tante altre proteine e si vengono a creare dei veri e propri pori, assemblando alla fine il C9, con la successiva lisi osmotica della cellula, batterio ecc. Non tutte le immunoglobuline vengono a fissare il complemento, ma solo le IgG e le IGM Durante la fase di attivazione del complemento si vengono anche a liberare dei frammenti, C5a, C3a e altri, e questi vanno a legarsi a dei recettori presenti ad esempio sulle superfici dei macrofagi, dei mastociti, comportandone l’attivazione. Se si attiva il complemento con un immunocomplesso poi la cascata del complemento va avanti da sola, quindi potenzialmente se non si riuscisse a bloccare l’attivazione del complemento la produzione di questi frammenti attivi C3a C5a, che vengono chiamati non a caso anafilo-tossine, si possono creare dei fenomeni di immuno-patologia come orticaria, angioedema ecc. Esistono dei sistemi che portano all’inattivazione del complemento agendo a livelli diversi, a livello di C1, C3, C4, della formazione del complesso C9 ecc. Una proteina importante è l’inibitore di C1, la C1 esterasi

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EDEMADI QUINCKE

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Esiste una patologia chiamata edema di Quincke, o edema angio-neurotico, caratterizzata dalla carenza di questo inibitore. I soggetti con questa carenza non sono più capaci di bloccare l’attivazione del complemento e vanno a fenomeni di angioedema importanti, che interessano gli stati più profondi della cute a differenza del pomfo dell’orticaria, sono più diffusi e possono andare ad interessare anche le mucose, orale, palpebrale, genitale, ecc. È una condizione pericolosa un’altra vada ad interessare la mucosa della laringe, causando l’occlusione della rima della glottide. In questi casi si inocula al paziente in emergenza un inibitorie di C1.

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PROTEZIONE IMMUNOLOGICA FETALE E NEONATALE

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Un’altra funzione importante delle Ig è la capacità, legata alle IgA, di passare l’epitelio a livello delle mucose, e venire secreta a livello della porzione apicale. Queste sono quindi le prime Ig che un agente infettante vede nel momento in cui giunge a contatto con la mucosa, enterica, bronchiale ecc. Un’altra secrezione importante che le contiene è il latte. Il latte materno rappresenta un aiuto per il bambino anche dal punto di vista di protezione immunologica. Infine non tutte le Ig sono capaci di passare la barriera placentare, le igM no le IgG sì. Se ho mancanza di IgG nella madre questo può rappresentare un problema nel caso di infezione in gravidanza, perché le IgM da sole non riescono a passare, essendo pentameri, quindi non danno una appropriata protezione al feto. Le IgG sono poi prodotte in quantità sicuramente maggiori rispetto alle IgM, e questo aiuta a proteggere il bambino