GARLIC&OIL Flashcards
COM’E’ IL TESTO DELLA HELSTOSKY?
Non è un testo banale, è davvero molto ampio e articolato. A mio avviso, l’elenco delle misure che i vari governi presero per far fronte alle varie problematiche e alle varie contingenze del momento (un ruolo importante fu giocato dalle due guerre) che inevitabilmente avevano delle ricadute sul modo di mangiare degli italiani (calmiere, razionamento, sussidi) è forse la parte meno interessante e meno riuscita in Helstosky, che dà il meglio di sé quando veste i panni della storica sociale, della storica della vita quotidiana, e si chiede come le direttive dall’alto sono state recepite dalla popolazione.
L’ASPETTO SOCIO-CULTURALE DEL DISCORSO DELLA HELSTOSKY HA CONSENTITO DI LEGGERE IL TESTO IN RELAZIONE ANCHE AD ALCUNI SAGGI CONTENUTI NEL VOLUME DI GIULIA ALBANESE, QUALI?
- Gagliardi: il regime mobilitò un apparato di propaganda per diffondere i suoi presunti successi in ambito alimentare, agricolo, nutrizionale e per spingere la popolazione ad allinearsi alle direttive del regime (attraverso gli scienziati, mobilitando un intero apparato di propaganda, riviste, letteratura domestica, ricettari)
- quello di Joshua Arthurs: si può fare una storia della quotidianità prendendo in esame come, attraverso il cibo, gli italiani hanno recepito e interpretato le direttive del regime
- quello di Angelo Caglioti: l’esistenza di una sottocommissione del CNR dedicata allo studio dei problemi dell’alimentazione dimostra che anche nel campo della nutrizione è esistita una scienza fiancheggiatrice del regime
COSA FA HELSTOSKY NELLA SUA TRATTAZIONE?
Prende in esame un ampio spettro cronologico della storia, di fatto tutto il Novecento.
Un arco che sceglie di campionare in 3 sezioni: governo liberale (quindi si chiede quali sono state le food policies dei governi liberali), quali quelle del regime fascista e quali quelle del Secondo dopoguerra.
Mettendosi sul filone dei food studies, H. contraddice l’idea tradizionale di cucina, come riflesso dei gusti e delle abitudini di una popolazione: ci furono tattiche e programmi d’azione diversi, ma varie generazioni di politici di varia provenienza ideologica elaborarono le proprie strategie per risolvere il problema della misera dieta italiana, e furono questi interventi (di matrice biopolitica, perché tutti avevano bene in mente che una nazione forte parte dalla tavola), molto più che fantomatiche tradizioni culinarie, a dare forma alle abitudini alimentari degli italiani
LA PARTICOLARITA’ DEL FASCISMO NEL DISCORSO ATTORNO A CIBO E CUCINA:
Cibo e cucina sono diventare delle categorie pregne di signifiicati, simboli attraverso cui ridefinire di volta in volta il rapporto dello Stato con altri paesi industrializzati e la stessa comunità nazionale.
Questo processo di ridefinizione sembra accelerare con il Fascismo, perché mentre i governi liberali sin dall’Ottocento vedevano nella dieta un sostegno al miglioramento della produttività (con tutte le contraddizioni del caso), è con il fascismo che il dibattito si sposta sulla relazione tra cibo-sentimento patriottico e cibo-forza demografica
COSA FA IL FASCISMO SOSTANZIALMENTE CON LE SUE FOOD POLICIES?
1) eredita dal regime liberale alcune strategie di intervento, che poi in buona parte risulteranno fallimentari, ma non è questo il tratto interessante del libro
2) Mussolini, dispiace dirlo, però su certi aspetti rivelò una grandiosa e cinica intelligenza politica perché VIDE UNA RISORSA DOVE I GOVERNI LIBERALI VEDEVANO UN LIMITE: lo stato arretrato della nazione era il trampolino di lancio del suo programma economico che schivava l’abbondanza consumistica
3) FA DEL CIBO UN SEGNO, un simbolo ATTORNO AL QUALE COSTRUIRE UNA NARRAZIONE, UNA PROPAGANDA. Diventa il cuore delle tecniche comunicative del regime
1) lo fece attraverso la COMPLICITA’ DEL SETTORE SCIENTIFICO (esiste una scienza del regime): il CNR propaganda le virtù nutritive dei prodotti domestici, gli studiosi propagandano le virtù nutritive anche del tanto odiato pane integrale per incentivare gli italiani a consumarlo visto che allunga le riserve di grano (si dice anche che faccia bene alla fertilità delle donne); erano scienziati che dicevano che gli standard di vita erano migliorati sotto il fascismo, che la dieta era adeguata in nutrienti: Lorenzo Spina e Benedetto Barberi spiegarono il miglioramento dei livelli di consumo alimentare con la grandezza del successo economico del fascismo.
Anche se poi visto che erano così attenti a stabilire quanto gli italiani dovessero mangiare per sopravvivere in caso di conflitto, riferendosi continuamente ai valori minimi nutrizionali, significava che erano, seppur nascostamente, consapevoli che quei valori minimi non venivano raggiunti: Filippo Bottazzi, presidente della Sottocommissione del CNR, lo dichiarò apertamente
2) CREO’ DEGLI SPAZI DI SOLLIEVO, ricreativi, per incentivare il consumo di quei prodotti domestici ritenuti così vitali: riso come sostituto per la pasta (Ente Nazionale Risi e il Giorno nazionale per la propaganda del riso) e sponsorizzò l’Autotreno del vino, la festa dell’uva che attirò l’entusiasmo generale
3) PARLO’ ALLE DONNE attraverso i magazine e la letteratura domestica: attraverso le ricette di Ada Boni, insegnò loro a entrare nel budget, a fare delle sostituzioni, a utilizzare ingredienti semplici, a riutilizzare gli avanzi, a essere sobrie