Cose Difficili Flashcards

1
Q

dialetti meridionali estremi

A

(salento, sicilia, calabria sud). Sistema vocalico di tipo siciliano in cui spiccano l’esito di i da I, E (fimmina) e l’esito di u da U, O (lu sule)

Conservazione delle vocali finali;
Pronuncia cacuminale di -dd- (beddu);
Pronuncia fricativa alveolare di -r-, -str- e -tr-. (Trapani pronunciata come in inglese Try)

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2
Q

fenomeni toscani

A

-Assenza della metafonesi (assimilazione vocale con l’ultima);
-dittongamento di E e O; (lieve e buono)
-Riduzione di -RJ- a -j-; (Fornaio o fornaro),
-Passaggio a costrittive delle affricate palatali sorde e sonore; (ceci, pigione).
-Gorgia Toscana consiste nell’alterazione delle occlusive sorde intervocaliche k, t e p, che può portare alla spirantizzazione, all’aspirazione o scomparsa.

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3
Q

dialetto nord

A

appartengono all’area gallo-italica (no Veneti). tendenza a perdere la vocale finale ≠ da -a è generale ma in ligure è limitata alle sillabe -no, -ne

passaggio da a tonica a è è tutt’altro che uniforme (‘lavare’ - em. ‘lavèr’, lig. e lom. ‘lavà’);
•vocali turbate ö e ü;
•lenizione delle occlusive (piem. seda<SETA ‘seta’;

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4
Q

L’italiano regionale veneto

A

•mancata pronuncia delle consonanti doppie e in alcuni casi ipercorrettismo, cioè raddoppiare a sproposito. •Tra i pronomi si hanno casi di scambio
Per la sintassi, l’uso della a dopo alcuni verbi sentiendi (sentivo la campana a suonare), l’omissione di a e di davanti a infinito (andò servire a un altro), uso di esser dietro a per intendere ‘star facendo’.

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5
Q

L’italiano regionale campano

A

-confusione, dovuta in parte alla lenizione, tra i suoni p e b, t e d, k e g (monto-mondo).
-Fenomeno rilevante sono i metaplasmi di genere, che sostituisce la schwa finale con una vocale di timbro definito (lo scatolo).
-Frequente è l’uso di stare e tenere per ‘essere’ e ‘avere’.
-Metafonesi napoletana > serve a riconoscere il genere e il numero perché le vocali finali cadono.
+ E e o tonica diventano “je” e “wo” se alla fine ce vocale diversa da A. (Bona o buono)
+ E e o atona diventano “i” e “u” se alla fine ce vocale diversa da A. (Rossa o russi)

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6
Q

dialetti alto meridionali

A

-Spirantizzazione di B anche in posizione iniziale (nap. vocca ‘bocca’
-Indebolimento delle vocali finali oppure schwa.
-Assimilazioni progressive -ND- > -nn- e -MD- > -mm-.
-Evoluzione DJ, J, GE, GJ > j; (praja, da PLAGIA spiaggia).
-Pron. soggetto di 3a persona derivato dal lat. IPSUM, accusativo di IPSE (ïsso)

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7
Q

L’italiano regionale friulano

A

cancellazione dei pronomi atono come ci e ne (qui non è nessuno) e a livello lessicale, sono notevoli i calchi sul dialetto
venire vicino rincasare, in battuta di sole in pieno sole, oggi mattina questa mattina. Alcune parole italiane sono poi mutate di significato per avvicinarle a quelle del dialetto (taglietto- bicchiere di vino)

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8
Q

L’italiano regionale siciliano

A

tipico sistema a 5 vocali (ovvero quelle dell’italiano tranne é e ó)
costrutti come senza + participio (libro senza letto- il libro non è stato letto) e di + infinito con valore limitativo (di venire). Costrutti come ‘essere privo di’ (sono privo di uscire perché ho gli operai in casa).

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9
Q

massime conversazionali sono 4

A

secondo grice, Nel parlato di ogni giorno le massime vengono frequentemente violate.
Di qualità (cercare di fornire un contributo vero); Di quantità (non essere reticenti né ridondanti nell’informazione fornita); Di relazione (essere pertinenti rispetto all’argomento della conversazione); Di modo (evitare oscurità e ambiguità).

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10
Q

deitticità

A

legame di ogni enunciato con il contesto extralinguistico. Deittici coesivi (rimandano al contesto linguistico): questo, quello, il primo.
Gesti ostensivi, elementi linguistici che indicano: spazio (questo, lì), tempo(ieri,dopo) o i protagonisti della comunicazione (tu,desinenze verbali)

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11
Q

atti linguistici

A

La competenza pragmatica ci permette di capire se le parole vanno prese per quello che significano alla lettera o in senso ironico,
-sarcastico > atti illocutivi.
-perlocutivi > producono effetti diretti.
-enunciati performativi > formule fisse

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12
Q

risalire all’origine dotta o popolare di una parola

A

Mancato sviluppo di I e U rispettivamente in è e o (disco invece di desco: DISCUS) Conservazione di AU (causa invece di cosa da CAUSA)
Conservazione di: B intervocalica (HABITARE > abitare, NOBILEM > nobile), del nesso -NS- intervocalico (pensare invece di pesare < PENSARE), di cons. + L (acclamare da ACCLAMARE rispetto a chiamare da CLAMARE),’‘iod’’ nelle sequenze -zia, -zio, -zio

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13
Q

PRT punto di rilevanza transizionale

A

contrassegnato da un abbassamento del tono di voce, dalla fine di un argomento di conversazione o da particolari indicatori lessicali (che ne dici?).
Se qualcuno si inserisce mentre il turno di parola è in corso, si potrà verificare una breve lotta. sequenze complementari, sono sorta di cerimonia linguistica spesso priva di vero contenuto informativo (‘‘senta’’ - ‘‘mi dica’’) (come stai?- bene)

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14
Q

uso riflesso del dialetto

A

si intende qualsiasi uso non spontaneo del dialetto e in particolare la sua trasposizione ai fini d’arte.
Benedetto Croce nel saggio ‘La letteratura dialettale riflessa’ (1926). ‘testi in improperium’,la parodia della parlata altrui (Canzone del castra fiorentino). la parlata contadina, tradizione rusticana di nencia da barberino.

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15
Q

problematiche nello scrivere in italiano

A

ebbero a lottare contro la difficoltà con quei suoni che il latino pronunciato medievale non possedeva: anzitutto la c e la g velare davanti a e ed i.
affinità con il vocabolo latino era ancora fortemente sentita, era ovvio che si tendesse a rimanere alla grafia latina: il che con significato di pronome relativo è reso con que.Invece per kelle e ki inotai ricorrono al segno k.

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16
Q

l’italiano e la scuola siciliana

A

comprendeva rimatori provenienti da varie regioni d’Italia. La lingua della scuola siciliana ha lasciato molte tracce nell’italiano letterario
Condizionale in -ìa; (cantaria- canterei) Mancanza dei dittonghi in uo e ie in parole come core, novo, leto; Singoli relitti verbali o pronominali come aggio ‘ho’ e nui ‘noi’. sconfitta degli Svevi e l’avvento degli Angioini (fine del siciliano)

17
Q

latino a scuola

A

Nel ‘500, per insegnare la scrittura si poteva ancora adoperare la Grammatica latina di Elio Donato
fino al primo ‘900, la scuola ha trascurato l’insegnamento della grammatica italiana in favore di quella latina. Nelle lezioni universitarie, l’italiano fa la sua comparsa solo nel 1754 nell’Università di Napoli.

18
Q

Latino e italiano nella scienza

A

Medioevo sono frequenti i volgarizzamenti di opere redatte in latino come ‘Chirurgia’ di Guglielmo da Saliceto, oppure opere scritte in volgare
Tra ‘400 e ‘500 adoperano il volgare 2 matematici: Pacioli e Tartaglia. Un decisivo impulso all’uso del volgare nella fisica viene da Galileo Galilei. volontà di allontanarsi dagli scienziati aristotelici, usa neologismi scientifici (cannocchiale)

19
Q

epentesi

A

sviluppo di una vocale o di una consonante all’interno della parola,
soprattutto per evitare incontri fonici inusuali come in BAPTISMUM > battesimo o VIDUA > vedova

20
Q

Epitesi

A

consiste nell’aggiungere uno o piu suoni a fine parola.
frequente nei monosillabi ossitoni: piùe, sìe, nòe; sine e none con epitesi sillabica)

21
Q

codificazione grammaticale

A

‘questione della lingua’. La nascita della stampa vede la necessità di una lingua sovranazionale per tutta la penisola

diverse teorie: uso del latino(In declino); lingua cortigiana: Equicola> lingua scritta molto latineggiante, Castiglione antico toscano, trissino> Dante e Petrarca; macchiavelli fiorentino vivo; bembo> teoria classicista Petrarca e boccaccio