Biochimica D’organo Flashcards
Funzione del fegato sulla glicemia
Attività glucostatica
Quello che caratterizza il fegato è la presenza dell’enzima G6P fosfatasi, che converte il G6P in glucosio. Questo enzima è presente solo nel fegato.
Trasportatori del glucosio
GLUT1 (Km 1 mM) trasporta il glucosio in: eritrociti, cervello e barriera
emato-encefalica (tessuto insulina-indipendente), e minor misura nel muscolo e nel tessuto adiposo, ma non nel fegato.
Glucosio entra ed esce in base al gradiente, flusso di glucosio in ingresso.
Questo trasportatore è sempre saturo (fa sempre entrare glucosio perché
solitamente la glicemia è pari a 5mM).
GLUT2, principale trasportatore epatico, che non viene mai saturato dal
glucosio perché ha una bassa affinità (Km=20 mM) e quindi non limita il
trasporto di glucosio negli epatociti. Espresso anche nella membrana
basolaterale delle cellule dell’intestino e delle cellule β del pancreas.
Km= concentrazione alla quale l’enzima è saturato per metà
A 20 mM di glucosio il 50% dei trasportatori epatici sono saturati.
Normo glicemia è di 5 mM, quindi anche dopo un pasto con glicemia elevata circa 10 mM il trasportatore non sarà mai saturato e farà entrare se le glucosio nell’epatocita.
GLUT3 è pure espresso nel cervello (membrana dei neuroni), lavora in sinergia con GLUT1 e riveste un ruolo di primaria importanza nella regolazione della glicemia. Glucosio entrerà in cellula. Km=1 mM
A livello della BEE e nel liquor la concentrazione del glucosio è molto più bassa della concentrazione ematica; il glucosio quindi tenderà ad entrare in cellula.
GLUT4 è presente nel muscolo e nel tessuto adiposo ed è sensibile all’insulina, che induce un rapido aumento del numero di
trasportatori sulla membrana plasmatica dalle vescicole intracellulari che le contengono. Le vescicole si fondono con la membrana aumentando così la rimozione di glucosio dal sangue, che entra così nelle cellule di questi due tessuti; ciò è facilitato anche dalla discreta affinità (Km=2-5 mM).In condizioni di
normoglicemia è saturo.
Quando la conc. ematica di glucosio si normalizza e l’insulina viene eliminata,
le molecole di GLUT4 vengono lentamente rimosse dalla membrana
plasmatica e sequestrate per endocitosi in vescicole intracellulari.
Trasportatore insulino-dipendente.
GLUT5: muscolo, adipociti e spermatozoi. Catalizza il trasporto intestinale di
glucosio e soprattutto fruttosio.
Sono ancora scarse le conoscenze per GLUT6 e GLUT7; quest’ultimo si trova
nel reticolo endoplasmico delle cellule epatiche ed è molto simile al GLUT2.
GLUT 1 e 4 sono saturati alle concentrazioni fisiologiche;
Ingresso di glucosio in cellula attraverso GLUT2 è sempre direttamente proporzionale alla concentrazione di substrato.
Glucochinasi
epatociti, il GLUT2 a causa della sua scarsa affinità, è in grado di equilibrare la conc. di glucosio tra il fegato e il sangue.
Il glucosio assunto nel fegato viene fosforilato dalla glucochinasi: negli altri
tessuti invece si ritrova un altro isoenzima la esochinasi, che ha un’alta
affinità per il glucosio (per cui si satura subito) ed è retro-inibito dal prodotto
(glucosio-6P).
La glucochinasi, invece, ha una Km molto alta (10 mM) e non è regolata dal
prodotto, per cui può continuare a fosforilare il glucosio anche quando la
conc. è elevata.
Via metabolica specifica del fegato
GLUCONEOGENESI
Substrati:
Lattato, ha origine muscolare (ciclo di Cori) tramite la lattico-deidrogenasi con cofattore NAD/NADH abbiamo ossidazione del lattato in piruvato con riduzione di NAD a NADH;
Il piruvato entrerà nei mitocondri, tramite piruvato carbossilasi diventa ossalacetato che diventa grazie alla PEP carbossichinasi fosfoenolpiruvato che viene trasportato nel citosol;
Substrati (alcuni amminoacidi alanina) che entrano nel ciclo di krebs e indirettamente portano alla sintesi di ossalacetato.
Quando è attiva la via gluconeogenica l’ossalacetato non va verso il citrato ma verrà spinta verso il fosfoenolpiruvato in maniera indiretta.
Glicerolo si inserisce a metà della via gluconeogenica per formare gliceraldeide 3P e DHAP
Regolazione epatica della glicemia
A seconda delle necessità in condizioni in cui il fegato deve diminuire la glicemia attiva le vie metaboliche che portano al catabolismo del glucosio, quindi glicolisi e attivazione del ciclo di krebs;
se il fegato deve fornire glucosio al sangue per alzare la glicemia, blocca la glicolisi attiva la gluconeogenesi: lo scheletro carbonioso dal ciclo di krebs fuoriesce come
malato e viene indirizzato verso la sintesi di glucosio, viene formato glucosio-6fosfato, fosfatasi produce glucosio che fuoriesce dalla cellula.
Il fegato degrada le proteine producendo amminoacidi gluconeogenici
che serviranno da una parte al ciclo di krebs per produrre ossalacetato
e l’ammoniaca prodotta viene convertita in urea ed eliminata con le
urine; gli intermedi del ciclo di krebs vengono dirottati verso il
fosfoenolpiruvato (via gluconeogenica) e il glucosio che verrà liberato
nel torrente ematico verrà indirizzato verso il cervello, in particolare nei
neuroni.
Il fegato ha bisogno di energia per cui il metabolismo epatico cambia e
diventa metabolismo lipolitico, inizia ad utilizzare gli acidi grassi che
provengono dal tessuto adiposo che verrano usati principalmente dal
fegato ma anche dal tessuto muscolare per produrre Acetil-CoA
(digiuno➞dimagrimento).
Poiché l’ossalacetato è utilizzato nella via gluconeogenica, l’Acetil-
CoA prodotto dalla β-ossidazione, mancando l’ossalacetato, l’Acetil-CoA non può reagire con esso a dare citrato, perciò si accumula,
l’Acetil-CoA verrà direzionato verso la sintesi dei corpi chetonici il cui 90% viene utilizzato dal cervello, dai neuroni e dagli eritrociti, quindi aiutano il supporto energetico del cervello, vengono prodotti durante il digiuno.
Regolazione ormonale della glicemia
Regolazione della glicemia dipende da 2 ormoni con effetti opposti:
- insulina
- Glucagone
I 2 ormoni sono presenti contemporaneamente a livelli complementari perché devono bilanciare la loro azione.
Glucagone non agisce sul muscolo ma solo sul fegato poiché il muscolo non presenta i recettori per il glucagone
ormoni catabolici
(glucagone, catecolammine, GH e cortisolo) contrastano l’azione dell’insulina. Effetto iperglicemizzante
Valore di riferimento glicemia
Intervallo di riferimento: 70-100 mg/dl che corrisponde a
4-6 mmol/l
Ipoglicemia <70
Iperglicemia >100
Metabolismo post prandiale
Iperglicemia
Assorbimento nell’ intestino tramite il pasto di:
-Proteine che vengono degradate a dare aa che nel muscolo sono usati per la sintesi proteica
-Lipidi trasportati nel sangue come chilomicroni che nel tessuto adiposo verranno usati per la sintesi dei trigliceridi o scissi in acidi grassi e glicerolo che andrà nel fegato
-Carboidrati, glucosio che entra tramite:
Glut 4 nel tessuto adiposo e nel muscolo; muscolo fa glicolisi e glicogenosintesi
Tessuto adiposo sintesi di AcetilCoA e sintesi di DHAP, glicerolo 3 p per la sintesi dei trigliceridi
Ingresso di glucosio nel muscolo e tessuto adiposo è insulino-dipendente, insulina va a dare indicazioni al muscolo e tessuto adiposo di fare entrare glucosio in cellula andando ad aumentare il numero di GLUT4 sulla membrana plasmatica delle cellule (miociti e adipociti);
Glut 2 entra nel fegato dove farà glicogeno sintesi e glicolisi, se è presente AcetilCoA in eccesso farà lipogenesi con la formazione dei trigliceridi mandati al tessuto adiposo
Metabolismo nel digiuno notturno (post- assorbimento)
Quantità di glucosio derivante dall’intestino si è quasi esaurita, glucosio non verrà più fornito
dall’assorbimento intestinale, ma dal fegato.
fegato shifta il proprio metabolismo: produce glucosio tramite glicogenolisi e gluconeogenesi, pool di substrati sostenuto da alanina e lattato provenienti dal muscolo che li produce a partire da glucosio ottenuto tramite glicogeno lisi e da acidi grassi provenienti dal tessuto adiposo che fa lipolisi
Metabolismo nel digiuno prolungato (inanizione)
Ipoglicemia:a 4 mM che corrisponde al limite inferiore dell’intervallo di riferimento, non si
scende al di sotto di quel valore perché al di sotto della soglia di 3-4 il trasportatore GLUT3 non è più saturato quindi non entra più a sufficienza glucosio nel neurone questo porterebbe a incoscienza e al coma ipoglicemico
Fegato
a livello dell’epatocita il glicogeno si è esaurito, la glicogenolisi non è più in grado di sostenere la glicemia quindi l’Origine del glucosio è principalmente gluconeogenica, quindi si
innesca un problema: L’epatocita ha comunque bisogno di produrre energia che sarà principalmente determinata dalla Betaossidazione degli acidi grassi il cui prodotto finale è l’AcetilCoA che non può più essere usato al di fuori del mitocondrio perché manca l’ossalacetato che è indirizzato tutto verso la via gluconeogenica, una piccola parte si condensa con l’AcetilCoA a dare citrato; quindi si accumula AcetilCoA che viene direzionato verso la via della Chetogenesi che dà origine ai corpi chetonici.
Il tessuto adiposo continua a fare lipolisi;
il muscolo non fa più glicogenolisi perché ha esaurito il suo deposito di glicogeno; fa beta-ossidazione degli acidi grassi derivanti dal tessuto adiposo:
alanina inizia a venire anche dagli amminoacidi perché il tessuto muscolare inizia a fare proteolisi, alanina va nel fegato per la gluconeogenesi
Corpi chetonici
Prodotti tramite chetogenesi dal fegato in condizione di digiuno prolungato a causa dell’accumulo di AcetilCoA proveniente dalla betaossidazione degli acidi grassi prodotti dalla lipolisi del tessuto adiposo.
Sono 3 molecole acetoacetato, acetone, 3-idrossibutirrato necessarie per fornire emergia a neuroni e globuli rossi ed evitare il coma ipoglicemico.
Produzione dei corpi chetonici è inibita dall’insulina (
Causano però dei problemi essendo acidi: accumulo causa acidosi
Importante nel diabete
se ho glucosio il principale utilizzatore dei corpi chetonici, il sistema nervoso, userà il glucosio e se non viene bloccata la sintesi dei corpi chetonici si avrà accumulo dei corpi chetonici nel sangue e quindi iperchetonemia e chetoacidosi che il nostro organismo cercherà di compensare.
Il diabetico che non ha insulina o non funziona per cui un elevata glicemia corrisponde a un aumento dei corpi chetonici che non verranno usati dal sistema nervoso quindi uno dei problemi del soggetto diabetici (soprattutto di tipo 1) non trattato è la chetoacidosi.
Problema dell’eliminazione dei corpi chetonici con le urine: sono soluti per cui nel rene vanno a bloccare il risssorbimento
dell’acqua, viene eliminata anche acqua e si ha disidratazione che determina riduzione della volemia e conseguente
cambiamento della concentrazione di corpi chetonici che essendo acidi la concentrazione degli ioni H+ è ancora più alta e il
pH si abbassa ulteriormente quindi si va a esacerbare una situazione già pericolosa.
Come risponde l’organismo alla chetoacidemia:
aumenta respirazione per eliminare la CO2 quindi l’eccesso di protoni (iperventilazione), equilibrio acido carbonico
A livello renale aumenta l’escrezione
Chetoacidosi compensata respiratoria o metabolica
Se questi 2 sitemi non funzionano correttamente, in un soggetto diabetico la parte renale porta a ulteriore disidratazione quindi
la situazione peggiora con il tempo, si rischia blocco renale e quindi anche blocco cardio-respiratorio che può portare alla
morte.
Metabolismo da stress
Insulino-resistenza temporanea, iperglicemia che si ha con la stimolazione del glucagone e adrenalina non viene abbassata dall’insulina perché il Glucosio destinato al cervello oltre che al muscolo.
ormoni anti-insulina: adrenalina, glucagone, cortisolo mediato da alcune citochine come TNF-alfa e IL-6.
Aumenta il catabolismo; muscolo non è glucagone dipendente perché:
Glucagone porterebbe ad un aumento glicemico ma bloccherebbe l’uso del glucosio da parte del muscolo; l’adrenalina fa aumentare l’ingresso di glucosio nel muscolo ma non va a bloccare la glicolisi e quindi il muscolo utilizza la glicolisi per produrre l’energia come ATP per sopportare la situazione di pericolo che si sta vivendo.
fegato quindi produrrà glucosio,
il muscolo utilizzerà glucosio perché a questo livello funzionerà l’insulina stimolando GLUT4.
Nel muscolo si farà anche glicogenolisi.
Il glucosio non entrerà nel tessuto adiposo. Il tessuto adiposo farà lipolisi, per produrre acidi grassi. Questo perché se la situazione di stress si prolunga, gli acidi grassi serviranno a fornire energia al fegato e al muscolo.
Insulina
Ormone peptidico pancreatico prodotto dalle cellule beta del pancreas endocrino (isole di langherans)
2 peptidi uniti da 2 ponti disolfuro intercatena e un 1 ponte disolfuro intracatena
Catena A = 21 aminoacidi
Catena B = 30 aminoacidi
prodotte da un unico gene e quindi unico mRNA; in particolare mRNA maturo che produce l’insulina non produce l’insulina come tale ma produce la preproinsulina che diventerà proinsulina che successivamente diventerà insulina nella forma attiva.
La sequenza amminoacidica della preproinsulina presenta:
una sequenza leader;
La sequenza amminoacidica (30 amminoacidi) della catena B;
la sequenza del Peptide C che connette la catena B alla catena A.
Nello step di maturazione dalla preproinsulina alla proinsulina il peptide leader tagliato e rimane solo catena B, C e A; successivamente si formano i ponti disolfuro quindi la proinsulina va incontro a una proteolisi che determina il rilascio dell’insulina nella forma attiva e del peptide C.
Solo quando opportunamente stimolata la cellula beta del pancreas rilascia l’insulina e allo
stesso tempo attiva la sintesi di nuova insulina.
È necessario che ci sia questo deposito di insulina affinché si possa avere una risposta più immediata quando arriva lo stimolo iperglicemico, essendoci già insulina pronta questa viene direttamente rilasciata in circolo;
Doppio picco dell’insulinemia è dovuto a:
- prima fase che corrisponde al rilascio immediato dei depositi di insulina;
- Secondo picco dovuto al sovraccarico glicemico è determinato dall’attivazione della sintesi di nuova insulina e rilascio di un secondo pool di insulina
Si può determinare l’insulinemia ma spesso l’insulina ha emivita molto bassa per cui è difficile dosarla con precisione; a volte si ricorre al Dosaggio del peptide C importante nella diagnosi del diabete di tipo 1: Peptide C ha emivita molto più lunga, quindi se ho produzione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas devo trovare peptide C nel sangue, se non lo trovo vuol dire che il pancreas non produce insulina.
cellule beta presentano sulla loro membrana plasmatica lo stesso tipo di trasportatori del glucosio presenti nel fegato, GLUT2 che è il trasportatore di glucosio con km molto elevata quindi non si satura, significa che l’ingresso di glucosio nella cellula beta del pancreas è unidirezionale e proporzionale alla concentrazione di glucosio nel sangue: l’ingresso di glucosio direttamente proporzionale ai valori di glicemia dà il segnale alla cellula beta del pancreas per rilasciare insulina.
L’enzima chiave del meccanismo è la Glucochinasi, enzima con elevata km (non
si satura) e non è inibito dal prodotto, che fosforila glucosio in maniera
proporzionale al glucosio che entra producendo glucosio-6P; quindi la
glucochinasi è l’enzima chiave che attiva la risposta: l’aumento di glucosio-6P che
verrà direzionato esclusivamente verso la via glicolitica mitocondriale, determina
aumento di ATP, in particolare il rapporto ATP/ADP aumenta (↑[ATP] ↓[ADP]);, l’ATP andrà ad inibire il canale al potassio ATP-dipendente, la chiusura di questi canali determina depolarizzazione della membrana che va ad attivare i canali al calcio voltaggio- dipendenti che si apriranno facendo entrare calcio in cellula;
Il Calcio è il principale ione che attiva l’esocitosi, l’aumento della concentrazione
intracellulare di calcio va a stimolare l’esocitosi quindi ora fusione delle vescicole
contenenti insulina con la membrana e il rilascio dell’insulina all’esterno della cellula.
all’interno delle vescicole non è presente come monomero ma come esamero complessato da un atomo di zinco;
Come esamero non è in grado di legarsi al recettore quindi la sua attività è bloccata, quindi viene rilasciato e man mano che si distribuisce nell’organismo attraverso il flusso sanguigno si dissocerà in monomeri e andrà ad agire sul proprio recettore.
incretine sono molecole peptidiche prodotte a livello intestinale che anticipano l’azione dell’insulina;
capacità di sintesi delle cellule beta dell’insulina è una capacità quantizzata, le cellule beta possono produrre una quantità limitata di insulina in tutta la vita.
Infatti in età avanzata (diabete senile o diabete di tipo 2) il pancreas può aver esaurito la sua capacità di sintetizzare insulina.
Importante che il legame insulina-recettore sia ridotto nel tempo per essere pronto a un nuovo stimolo, quindi l’insulina in circolo deve essere eliminata rapidamente e l’inattivazione è provocata da una proteasi insulino-dipendente e dall’enzima citosolico epatico glutatione-insulina-transidrogenasi (insulinasi - IDE) che riduce i ponti disolfuro solo dell’insulina
monomerica.
Meccanismo d’azione dell’insulina
recettore dell’insulina (IR) è una proteina eterotetramerica costituita da:
due subunità α extracellulari
due subunità β trans-membrana.
Si tratta di una Protein Tyrosin-kinase (PTK).
Le subunità sono legate in maniera simmetrica con ponti disolfuro
Insulina si lega alle sub α; cambio conformazionale sub β lato citoplasma; tirosine si autofosforilano e aumentano attività tirosin-chinasica sub β che attivano proteine a cascata:
Attiva GLUT4 quindi glicolisi e glicogenosintesi
Inibisce gluconeogenesi e glicogenolisi
Fegato stimola glicolisi e glicogenosintesi, lipogenesi, inibisce lipolisi e gluconeogenesi;
Tessuto adiposo lipogenesi
Muscolo glicolisi, glicogeno sintesi, sintesi proteica
Attività tirosin chinasica fosforila IRS; a sua volta fosforila 2 proteine:
PI3K fosfatidilinositolo-3-chinasi che produce fosfatifilinositolo3P che può fosforilare PKB e fosforilare altri enzimi; traslocazione GLUT4, fosforila è inattiva enzimi metabolismo glicogeno , stimola glicogenosintasi, inibisce lipolisi
GRB2 controllo della trascrizione genica, attiva RAS MAPK fattore di trascrizione attivazione crescita e proliferazione cellulare
Glucagone
Ormone peptidico, Secreto come pro-glucagone dalle cellule alfa delle isole di Langerhans.
Recettore accoppiato a proteine Gs
Le cellule alfa rispondono ai livelli di glucosio ma anche alla regolazione dell’adrenalina e
degli amminoacidi che stimolano il rilascio di glucagone; se i livelli di glucosio aumentano
andranno ad inibire il rilascio di glucagone.
Anche il glucagone viene prodotto come precursore, va incontro a maturazione e viene
rilasciato nel sangue e andrà al fegato (non al muscolo perchè non vi sono recettori).
Glucosio entra nelle cellule alfa tramite glut1 e subisceesochinasi; prevale glicolisi anaerobia quindi piruvato va a lattato, poca produzione di atp quindi adp prevale, attiva i canali al calcio di tipo T che inducono depolarizzazione che stimola apertura canali al sodio voltaggio dipendenti; attivati canali al calcio tipo L e P/Q vicino ai granuli secretori, aumento di calcio nella cellula causa esocitosi vescicole con glucagone
sescrezione di glucagone è regolata sia per via paracrine che per via autocrina
controllo positivo di tipo autocrino: Il glucagone sostiene la produzione di altro glucagone;glutammato cosecreto modulazione sia positiva sia negativa
Controllo negativo paracrino da insulina e zinco (cellule β) e somatostatina (cellule δ)
Meccanismo d’azione glucagone
glucagone si lega a recettori presente principalmente nel fegato, dove mobilizza il glicogeno per il ripristino della glicemia, e nel rene. Il muscolo non ha recettori per il glucagone.
Effetti metabolici:
Lipolisi libera acidi grassi e glicerolo che vanno nel fegato per beta ossidazione; gluconeogenesi dove a metà si inserisce glicerolo; glicogenolisi; nel muscolo anche produzione lattato che con la alanina dal catabolismo degli aa fornisce substrati gluconrogenici.
Attiva chetogenesi
Glucagone si lega al recettore accoppiato a proteina Gs, sub α proteina G si stacca e attiva AC che produce cAMP secondo messaggero che attiva PKA (2 sub regolatrici e 2 sub catalitiche unite da proteina di ancoraggio, 4 molecole di cAMP si legano sulle 2 subunità regolatrici si ha cambio conformazionale, il braccio rientra liberando le subunità catalitiche che
vanno a fosforilare gli enzimi (substrati).); PKA attiva fosforila glicogeno sintasi che si inattiva; fosforila enzimi glicolisi e gluconeogenesi
Che differenza metabolica c’è tra azione dell’adrenalina prodotta sotto stress e il glucagone?
condizioni di stress è l’adrenalina che comanda e agisce sul muscolo, mobilizza il glucosio presente nel glicogeno muscolare per dare substrato al muscolo; nel muscolo non servono quindi i recettori del glucagone, in condizioni di stress si crea un meccanismo di insulino-resistenza perché all’aumento della glicemia non deve rispondere l’insulina per non avere un
effetto contrario a quello necessario.
Adrenalina su che recettori agisce?
β2 con meccanismo uguale al glucagone
α1 legati a proteina Gq:
subunità alfa q dopo essersi attivata (legame dell’adrenalina sul recettore) lega la PLC che catalizza la scissione del fosfolipide di membrana in diacilglicerolo DAG, componente lipidica che rimane in membrana, e IP2 che viene fosforilato in IP3 che essendo idrosolubile andrà a raggiungere il target canale al calcio presente sul reticolo endoplasmatico che fa aumentare la
concentrazione di calcio in cellula, il calcio si va a legare a PKC che forma un complesso con DAG che va a fosforilare altri substrati.
Target di PLC nel fegato è la glicogenolisi indipendente dal glucosio ematico ma stimolata dalla adrenalina e noradrenalina poiché agisce su recettori specifici per le catecolammine: IP3 va a fosforilare il canale al calcio, formazione del complesso calcio- calmodulina, fosforilasi chinasi e fosforilazione proteica. Attiva glicogenolisi
L’attività fisica aiuta molto il diabetico perchè serve a controllare la glicemia senza bisogno di utilizzare i farmaci in quanto ha
una grande capacità di assorbimento di glucosio: se faccio lavorare il muscolo, l’ingresso di glucosio nel muscolo è insulino-
indipendente quindi non ho bisogno di dare insulina (DM1) o ipoglicemizzanti orali (DM2), c’è incontro di questa azione in quanto il soggetto diabetico comunque deve fare attenzione
all’attività fisica perchè se esagera la capacità di abbassare la
glicemia del muscolo può essere eccessiva e portare a ipoglicemia.
Ormoni tiroidei
Ghiandola tiroidea o tiroide presenta 2 tipi cellulari:
Cellule C deputate alla secrezione di calcitonina e le cellule follicolari che producono gli ormoni tiroidei, queste sono circondate da capillari di afflusso e di efflusso.
Raccolgono lo iodio circolante nel sangue per sintetizzare gli ormoni T3 e T4
Sono stimolate dal TSH prodotto dall’ipofisi a sua volta stimolata dall’ ipotalamo con al produzione di TRH
Biosintesi degli ormoni tiroidei
1. I capillari di afflusso portano verso la tiroide un elemento fondamentale per il suo funzionamento: lo iodio (sotto forma di ioduro) e un fattore di stimolazione: il TSH (ormone stimolante prodotto dall’ipofisi che raggiunge la cellula follicolare legandosi a recettori specifici e stimola la produzione dei precursori degli ormoni tiroidei
2. cellula follicolare tiroidea sintetizza una proteina detta “ tireoglobulina”: una proteina costituita da una lunga catena di tirosina che tramite esocitosi verrà riversata all’interno della colloide e subirà in posizione 3 e 5 l’aggiunta di atomi di iodio (in alcuni casi solo in posizione 3).
4. A questo punto si verifica una coniugazione: un residuo fenolico della molecola di tirosina verrà trasferito sull’ossidrile di un’adiacente tirosina (l’unità funzionale sarà costituita da un dimero di tirosina) in quanto questo trasferimento darà origine al precursore degli ormoni tiroidei ( T3 o T4 in base alla tirosina che viene coniugata: se ha 1 o 2 atomi di iodio legati).
5. Una volta ottenuto il precursore questo subirà endocitosi, direzionata verso la cellula follicolare tiroidea, dove subirà una proteolisi, un processo che degraderà la proteina dando come prodotto finale gli ormoni T3 o T4. Gli amminoacidi e le catene carboniose in eccesso verranno eliminate.
6. Grazie ad un’opportuna stimolazione ad opera dell’ormone TSH si verificherà l’esocitosi dell’ormone in direzione del torrente ematico all’interno dei capillari di efflusso.
I componenti dell’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide sono il TRH, il TSH e gli ormoni tiroidei.
Il TRH è un tripeptide secreto dall’ipotalamo, che a sua volta induce la sintesi
da parte dell’ipofisi dell’ormone TSH
Il TSH stimola la sintesi degli ormoni tiroidei
La produzione di TSH è regolata con meccanismo a feedback negativo dagli
ormoni tiroidei liberi in circolo
E’ importante:
Se la tiroide produce un eccesso di ormoni tiroidei, il TSH circolante è basso
Azione degli ormoni tiroidei
- Azioni fisiologiche: aumento del metabolismo basale:
- Aumento metabolismo ossidativo mitocondriale
- Aumento lipolisi T. adiposo (via cAMP-Lipasi ormone sensibile)
- Aumento glicogenolisi e gluconeogenesi (compensare aumento consumo glucosio)
Gli ormoni T3 e T4 per svolgere la propria azione devono entrare nella cellula bersaglio dove si legano ad un recettore, che appartiene alla famiglia dei recettori nucleari.
Il recettore attivato entra nel nucleo e si comporta come un fattore trascrizionale legando specifiche sequenze di DNA (thyroid hormone response element - TRE)
Proteine leganti gli ormoni tiroidei
> 99 % di T4 si trova legata a proteine, forma libera sarà maggiormente presente per. T3.
Test di funzionalità tiroidea in diagnostica: in vivo e in vitro.
In vivo test dello iodio radiomarcato, test del TRH, test di soppressione del T3
In vitro: dosaggio di T3 e T4 totali, con metodi immunochimici e con l’uso di agenti
bloccanti per staccare gli ormoni dal legame con le proteine.; Dosaggio del TSH
Disfunzioni tiroidee
Ipotiroidismo
L’insufficiente azione degli ormoni tiroidei a livello tissutale determina un rallentamento di tutti i processi metabolici.
L’ipotiroidismo che si sviluppa durante la vita fetale e/o neonatale (ipotiroidismo congenito) determina una riduzione importante e spesso permanente dei processi accrescitivi e dello sviluppo intellettivo fino al ritardo mentale grave: CRETINISMO patologia per la quale è possibile effettuare uno screening neonatale che consente grazie ad una diagnosi tempestiva, la somministrazione di cure adatte per ripristinare la normale funzionalità tiroidea.
Nell’ipotiroidismo congenito può essere determinato da:
- un alterato sviluppo della ghiandola, definito disgenesia,
- una mancanza totale dell’organo o di uno dei suoi lobi, nel qual caso si parla di agenesia
- un volume della tiroide inferiore alla norma, cioè un’ipoplasia.
Le forme di ipotiroidismo congenito nei soggetti con presenza della tiroide sono determinare da insufficiente
produzione di ormoni tiroidei a causa:
- del deficit geneticamente determinati degli enzimi della sintesi ormonale;
- da un deficit degli enzimi che favoriscono i processi di sintesi a partire dallo iodio (organificazione dello iodio)
L’ipotiroidismo che si determina in età giovanile è causa di ritardi della crescita (NANISMO
DISARMONICO TIROIDEO)
L’ipotiroidismo dell’adulto determina rallentamento generalizzato dei processi metabolici. Spesso sono quadri di ipotiroidismo subclinico.
IPOTIROIDISMO NELL’ADULTO.
Più frequente nelle donne.
Il quadro clinico è determinato dalla durata e dall’entità della carenza degli ormoni tiroidei.
Per tireotossicosi si intende il quadro clinico che deriva da un eccesso di ormoni tiroidei in circolo in presenza di una normale responsività dei tessuti bersaglio.
Ipertiroidismo
aumentata sintesi di ormoni tiroidei, che ha come conseguenza una riduzione dei
livelli circolanti di ormone TSH
tiroide può diventare iperattiva per una serie di motivi diversi,
Malattia autoimmune, iatrogena da farmaci, tumore della tiroide, infiammazioni virali
Diabete
Malattia del metabolismo glucidico
2 tipi di diabete :
Mellito
Insipido alterato riassorbimento dell’acqua
Mellito comporta l’assenza di produzione di insulina e distruzione delle cellule beta pancreatiche
DM1 tipo 1 o giovanile auto immune distruzione delle cellule beta predisposizione genetica
DM2 tipo 2 insulino resistenza associata a obesità e infiammazione del tessuto adiposo: -Acidi grassi e citochine prodotte da TA ipertrofico e macrofagi inducono alterazioni epatiche e
muscolari che portano all’insulino-resistenza
Aumento in età pediatrica a causa della diffusa obesità infantile
Metabolismo diabete mellito
Metabolismo simile a digiuno
Manca lo switch metabolico del fegato dato dall’azione dell’insulina
Si comporta come in condizioni ipoglicemiche
Muscolo: assorbimento insulino dipendente, glucosio non entra con GLUT4 che è saturato a causa dell’iperglicemia, glicogenosintesi, glicolisi, beta ossidazione, degrada proteine produce alanina, produce lattato
Alanina e lattato mandate al fegato
Tessuto adiposo lipolisi, acidi grassi e glicerolo al fegato
Fegato: gluconeogenesi, sostenuta da alanina e lattato e glicerolo; glicogenolisi, chetogenesi, bloccate glicolisi e glicogeno sintesi
per la presenza della glucosio-6fosfato fosfatasi immette ulteriore glucosio in circolo
Sintomi primari: iper glicemia a digiuno, iperchetonuria, glicosuria, ipertrigliceridemia
Sintomi secondari polidipsia, poliuria, polifagia e prurito
Metabolismo diabete mellito tipo 1
Nei diabetici di tipo 1 dall’intestino vengono assorbiti i 3 principali nutrienti (carboidrati,
amminoacidi e acidi grassi); il glucosio viene assorbito dall’intestino e rimane nel sangue
perche il fegato inizierà a produrre glucosio sostenendo l’iperglicemia; gli amminoacidi
diventeranno precursori nel fegato della gluconeogenesi quindi sosterranno ulteriormente
i rilascio di glucosio nel sangue; gli acidi grassi del tessuto adiposo sosterranno la
betaossidazione he verra direzionata verso la sintesi di corpi chetonici, mentre gli acidi grassi
della dieta poiché molte lipasi sono insulino- dipendenti risulteranno inattivate e quindi si
accumuleranno sotto forma di chilomicroni.
La mancanza di insulina comporta la secrezione di glucagone che va a esacerbare il metabolismo ipoglicemico.
aumento di trigliceridemia quindi un elevato contenuto di trigliceridi nel sangue, per il mancato metabolismo periferico della lipogenesi.
A questa situazione si associa una condizione di glicosuria, polidipsia e polifagia perché l’eccessivo livello di glicemia e l’iperchetonemia fanno si che queste molecole non vengano riassorbite a livello del rene e rimangano nelle urine, perchè i sistemi di riassorbimento si saturano.
Glicosuria a cui si associa iperchetonuria determina una perdita di acqua essendoci più soluti nelle urine che richiamano acqua che non viene riassorbita; questo effetto stimola il senso della sete perchè il soggetto si sta disidratando quindi polidipsia; oltre all’eccessiva sete, il mancato riasssorbimento di acqua determina poliuria cioè una maggiore urinazione.
Glicosuria che si associa a poliuria, nonostante ci sia polidipsia comunque genera una disidratazione del paziente, questo effetto di disidratazione esacerba l’aumento della glicemia e della chetonemia (se diminuisco il volume, aumenta la concentrazioen); in più si hanno polifagia e prurito.
Parametri polidipsia, polifagia, poliuria e prurito insieme a misurazioni analitiche della glicemia e glicosuria sono i sintomi macroscopici di una possibile condizione di diabete (non trattato).
Complicanze a breve termine del diabete:
• Chetoacidosi e coma diabetico (a causa della variazione di pH per la iperchetonemia)
• Ipoglicemia (indotta da sovradosaggio di insulina, farmaci, attività fisica)