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Cos’è un archivio?
1) L’archivio in senso proprio: un l’insieme dei documenti prodotti o acquisiti da un’istituzione, una famiglia o una persona durante lo svolgimento della propria attività. Questi documenti sono trasmessi e conservati dai soggetti produttori o da altri che gli sono subentrati. Si tratta del risultato spontaneo di attività individuali o istituzionali, come ad esempio l’attività di governo e amministrazione, che producono documenti in risposta a esigenze di natura pratico-operativa. L’archivio comprende solo una parte del patrimonio documentario che si sedimenta nella contemporaneità.
2) Il locale nel quale l’ente conserva il proprio archivio.
3) L’archivio in senso lato, ovvero l’istituto ove vengono concentrati archivi di varia provenienza; sono archivi generali, per lo più organi dello Stato, detti ufficialmente in Italia Archivi di Stato, dove si deve parlare – più che di semplice confluenza – di integrale, sistematica e periodica concentrazione.
4) Strumento di gestione di imprese, attività professionali, amministrazioni pubbliche e private: la loro efficienza è legata a doppio filo alla corretta tenuta dei sistemi documentari. Non potrebbero svolgere la loro attività altrimenti.
5) Veicolo di comunicazioni interpersonali o sociali, memoria individuale, espressione di stati d’animo e sentimenti.
Quali sono alcune delle diverse funzioni degli archivi?
Gli archivi svolgono diverse funzioni:
- Sono il risultato delle attività individuali o istituzionali: si producono documenti principalmente per finalità pratiche, spesso preoccupandosi poco dell’interesse che essi potranno suscitare nei posteri (S. Vitali).
- Sono uno strumento di gestione per imprese, attività professionali, amministrazioni pubbliche e private, e la loro efficienza è legata alla corretta tenuta dei sistemi documentari.
- Fungono da veicolo di comunicazioni interpersonali o sociali e possono essere espressione di stati d’animo e sentimenti.
- Nel corso del tempo, archivi e documenti possono diventare fonti e testimonianze del passato.
Quindi, spesso da strumenti di auto-documentazione e prova giuridica possono diventare delle testimonianze storiche.
Chi sono i soggetti produttori degli archivi e perché sono importanti per la ricostruzione storica?
I soggetti produttori, secondo Filippo Valenti, sono coloro la cui storia può essere ricostruita dai residui documentari che lasciano dietro di sé. In altre parole, sono le istituzioni, le famiglie o le persone che producono o acquisiscono documenti durante lo svolgimento della loro attività.
Questi soggetti produttori sono essenziali per la ricostruzione storica poiché i documenti che producono costituiscono una testimonianza diretta delle loro azioni, decisioni e interazioni nel corso del tempo.
Cosa studia l’archivistica/quali sono i compiti dell’archivista e quali sono gli elementi che essa analizza negli archivi?
L’archivistica è una disciplina che studia, cura, ordina e descrive le fonti all’interno di ciascun istituto archivistico per renderle accessibili alla ricerca storica. Tra gli elementi che l’archivistica analizza negli archivi ci sono:
1) La struttura, ossia il modello logico di organizzazione e rappresentazione dell’archivio che tiene conto della multilivellarità dei fondi.
2) La tipologia, che riguarda il soggetto produttore e influenza la composizione dell’archivio.
3) L’ordinamento e l’inventariazione, dove l’ordinamento mira a mantenere o ricostruire l’originaria disposizione dei documenti, mentre l’inventariazione è volta a comunicare come trovare le informazioni all’interno dell’archivio.
4) Le modificazioni casuali o deliberate, come selezioni e scarti ragionati, che indagano sulla necessità e legittimità di ridurre il materiale archivistico.
5) Le tecniche di conservazione e le modalità di ricerca storica o amministrativa.
6) Le normative dettate dalle leggi e dai regolamenti riguardanti gli archivi.
Qual è la differenza tra archivio e biblioteca, come sottolineata da Giorgio Cencetti?
Secondo Giorgio Cencetti, la differenza tra archivio e biblioteca risiede principalmente nelle seguenti caratteristiche:
- I libri di una biblioteca hanno un fine proprio, un’autore, un editore e una loro autonomia originaria. Non dipendono dagli altri libri per avere senso. Il fatto che siano confluiti a destinazione comune è un caso. Nel caso dell’archivio, invece, tutti i documenti provengono dallo stesso individuo, ente o aggregato materiale e portano in sé il vincolo della destinazione comune.
- I volumi di una biblioteca sono fungibili, cioè possono essere sostituiti da altri libri simili. Al contrario, i singoli documenti dell’archivio non possono essere sostituiti in quanto sono unici e rappresentano testimonianze specifiche delle attività dei soggetti produttori.
- I libri sono oggetti commerciali con un prezzo, mentre i documenti, inizialmente, non hanno un prezzo attribuibile.
- Una biblioteca può essere divisa in sottosezioni o tematiche, mentre la divisione di un archivio spezza il vincolo tra le carte, perdendo così il contesto e la completezza delle informazioni che esso rappresenta.
Qual è il ruolo della diplomatica nell’archivistica e come differisce dalla prospettiva degli archivisti?
La diplomatica è una disciplina che ha come oggetto di studio il documento con l’obiettivo di determinarne il valore come fonte storica. Essa analizza le “forme” del documento e studia i processi di produzione. Per gli archivisti, la diplomatica è importante per determinare il valore probatorio del documento, la sua genuinità, inalterabilità e autenticità, aspetti essenziali nella gestione e nella conservazione degli archivi. La diplomatica, quindi, si focalizza sul documento stesso, mentre gli archivisti utilizzano la diplomazia per garantire l’integrità e l’affidabilità delle informazioni contenute nei documenti archivistici.
Quali sono le fasi di un archivio secondo la prospettiva tradizionale?
Le fasi di un archivio secondo la prospettiva tradizionale sono:
- Archivio corrente: la fase attiva, relativa alla gestione archivistica dei documenti prodotti durante le attività di un’amministrazione.
- Archivio di deposito: la fase semi attiva, in cui alcuni documenti vengono trasferiti dall’archivio corrente a uno spazio di conservazione a lungo termine.
- Archivio storico: la fase di conservazione sul lungo periodo, dove i documenti sono preservati per fini storici o di ricerca.
Quali sono alcune delle norme che regolano la gestione degli archivi correnti menzionate nel testo?
Alcune delle norme che regolano la gestione degli archivi correnti sono:
- Legge comunale e provinciale del 22 marzo 1865, n. 2248
- Regio decreto del 25 gennaio 1900: regolamento per gli uffici di registratura e di archivio delle amministrazioni centrali
- Circolari relative alla tenuta degli archivi di prefettura (1887), degli archivi di pubblica sicurezza (1887) e degli archivi dei comuni (1897)
- Decreto del Presidente della Repubblica n. 1409 del 30 settembre 1963 (Legge archivistica)
- Decreto legislativo 490/1999
- Decreto legislativo 42/2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio
Quali sono i caratteri estrinseci del documento?
- Forma: le caratteristiche che riguardano la struttura e la disposizione del documento, comprende i caratteri intrinseci ed estrinseci del documento, contestualizza le abitudini del soggetto produttore in un ordinamento giuridico.
- Supporto: l’elemento fisico utilizzato per scrivere il documento, come carta o supporto digitale.
- Scrittura: il segno che lo scrivente lascia sul supporto e può variare.
- Segni speciali: come i segni del rogatario e le annotazioni di cancelleria, ovvero quelli che documentano la tradizione del documento, lo identificano entro un sistema e sono relative all’eventuale esazione di diritti per il rilascio del documento, oppure alla registrazione, classificazione e gestione del documento stesso.
- Sigilli: identificazione autorevole dell’autore che chiude il documento con il duplice scopo di precludere aggiunte e garantire la segretezza.
Quali sono i caratteri intriseci del documento?
- Invocazione: un’invocazione alla divinità presente nei documenti medievali, ma rara oggi.
- Intitulatio: l’enunciazione del nome, titoli e qualità della persona che ha emanato il documento.
- Inscriptio: comprende i nomi, titoli e qualifiche del/di dei destinatario/destinatari.
- Salutatio: il saluto presente nei documenti tradizionali, ma meno comune oggi.
- Arenga: la motivazione ideale dell’azione giuridica documentata, che può essere presente anche nei documenti contemporanei come motivazioni nei testi legislativi. Essa è obbligatoria per la Legge sul procedimento amministrativo (ogni provvedimento deve essere motivato, e se la decisione risulta da un altro atto richiamato dalla decisione stessa, questo deve essere indicato e reso disponibile)
- Notificazione: la comunicazione di qualcosa presente anche nei documenti moderni.
- Narratio: l’esposizione dell’antefatto.
- Dispositio: la decisione e i provvedimenti presi, il nucleo del documento a valenza informativa e giuridica.
- Sanctio: accenno alle punizioni per gli eventuali trasgressori.
- Corroboratio: la firma digitale, che sostituisce i sigilli nei documenti digitali.
Cosa propone Federico Valacchi riguardo alla declinazione dell’archivio dopo l’avvento del digitale?
Federico Valacchi propone una diversa declinazione dell’archivio che si rende necessaria dopo l’avvento del digitale. La sua proposta si articola in tre fasi:
1) Conception: Fase della progettazione dei sistemi di gestione e conservazione documentale. In questa fase, l’archivio ancora non esiste, ma vengono concepiti i codici genetici fondamentali dell’archivio digitale.
2) Creation: Fase di creazione del documento digitale. Durante questa fase, si producono i documenti attraverso i sistemi di gestione documentale progettati nella fase di concezione.
3) Maintenance: Fase di mantenimento e conservazione dei documenti digitali nel tempo. In questa fase, si cura la gestione e la preservazione dei documenti digitali per assicurare la loro fruibilità e accessibilità nel corso del tempo
Quali sono le caratteristiche del documento secondo le definizioni di Cesare Paoli e Harry Bresslau?
Secondo Cesare Paoli (1883) e Harry Bresslau (1889), il documento possiede le seguenti caratteristiche:
Per Cesare Paoli è una testimonianza scritta di un fatto di natura giuridica (evento giuridico), che viene compilata con l’osservanza di determinate forme che gli conferiscono forza di fede e lo rendono valido come prova legale (valore probatorio).
Harry Bresslau (1889) fornisce la stessa definizione, ma aggiunge che le forme sono variabili in relazione alla persona, al luogo, al tempo e all’oggetto.
Valenza probatoria: costituisce una base di certezza dell’azione del produttore, contribuendo a dare validità giuridica agli eventi documentati.
Quali sono gli elementi fondamentali che compongono il processo di produzione di un documento secondo quanto menzionato nel testo?
Il processo di produzione di un documento comprende i seguenti elementi fondamentali:
1) Deve esserci un evento giuridico, un fatto
2) e una testimonianza: Il documento è una testimonianza scritta dell’evento giuridico, non solo per ricordarlo ma anche per sottolinearne la rilevanza giuridica per la comunità sociale e affinché l’evento abbia effetti legali.
3) una compilazione secondo forme specifiche che conferiscono al documento forza di fede e lo rendono valido come prova legale.
Il documento è prodotto attraverso un processo di scrittura o digitazione su un supporto fisico, come carta o supporto digitale, che gli conferisce una forma tangibile.
4) deve esserci la volontà del produttore: è necessaria l’intenzione da parte del produttore del documento di creare una testimonianza scritta dell’evento giuridico, conferendo al documento il ruolo di prova legale o di registrazione di un atto giuridico.
Definizione di documento archivistico
- Paola Carucci: Un documento archivistico è una rappresentazione di un fatto o atto relativo allo svolgimento delle attività istituzionali, statutarie o professionali di un ente o persona.
- Mariella Guercio: Un documento archivistico è una rappresentazione memorizzata su un supporto e conservata da una persona fisica o giuridica nell’esercizio delle sue funzioni. Riguarda atti o fatti rilevanti per lo svolgimento delle attività stesse, prodotti o acquisiti durante la pratica da un soggetto produttore –> tira in ballo il supporto e la conservazione.
- Luciana Duranti: Un documento archivistico comprende l’insieme dei documenti redatti e ricevuti da una persona fisica o giuridica durante le sue attività. Questi documenti sono strumenti e residui che vengono conservati per riferimento personale o da successori legittimi –> tira in ballo la memoria
Caratteristiche del documento digitale/informatico
I caratteri delle fonti tradizionali sono assenti nei documenti digitali. La loro produzione e il loro accesso sono mediati dalla combinata attività delle componenti hardware e software dei computer:
- immateriali; e il libro digitale è invisibile: l’informazione deve essere codificata in sequenze di 1 e 0, e questa modalità con cui i simboli sono disposti fisicamente sul supporto di memorizzazione è indipendente dai significati che assumeranno per l’uomo
-
legati alla tecnologia e al processo che li rende intelligibili all’uomo
le unità (i file) in cui le informazioni digitali sono registrate e quelle che appaiono unità significative all’utente possono non coincidere: un documento che a noi sembra unico potrebbe essere composto da più file - può cambiare il formato ma non cambia il suo contenuto informativo
- sono fluidi: «parole e immagini scritte con il silicio sono come tracciate sulla sabbia. Invece di un colpo di vento basta il click di un mouse per farle scomparire» e facilmente manipolabili;
- sono fragili: la loro conservazione deve fronteggiare 3 problemi: obsolescenza hardware, software e la fragilità dei supporti di archiviazione.
E un documento per essere fonte storica deve non poter mutare, non essere soggetto a trasformazioni non documentabili, deve poter essere attribuito a una persona o istituzione certa e a un contesto temporale
Requisiti tecnici del documento informatico: il FORMATO. Che cos’è e quali requisiti deve avere.
Il formato del documento informatico è l’insieme di sequenze di bit che consentono la replicazione dell’oggetto dell’informazione tramite un software.
Le pubbliche amministrazioni devono indicare nei loro manuali di gestione i formati adottati per i diversi tipi di documenti informatici. E’ opportuno scegliere formati che siano standard internazionali, oppure formati proprietari, i cui standard siano però accessibili.
Costituiscono un nodo assai rilevante nel processo di conservazione a lungo termine della documentazione: è opportuno scegliere formati adatti alla conservazione a lungo termine se sappiamo che un documento deve andare in archivio storico.
Esistono tantissimi tipi di formati adatti a diversi scopi.
Devono essere valutati in base a criteri quali:
* diffusione (non posso usare un formato che possiedo solo io),
* portabilità,
* funzionalità (la possibilità di un formato di essere gestito da prodotti informatici che prevedono una varietà di funzioni messe a disposizione dell’utente per la gestione del documento informatico),
* dimensioni di archiviazione,
* sicurezza (dipende dal grado di modificabilità del contenuto del file; una PA tenderà a utilizzare formati pensati per non essere modificati. Ma significa anche sicurezza rispetto alla possibilità di subire attacchi da parte di codici maligni esterni),
* capacità di gestire metadati (in riferimento, ad esempio, a chi ha fatto aggiunte rispetto al documento originario)
Quadro normativo del documento informatico
La normativa stabilisce la piena ammissibilità del documento informatico
- La legge sul procedimento amministrativo (Legge 241/1990) riconosce i supporti digitali;
- il CAD e successive modifiche stabiliscono la validità giuridica degli atti e documenti formati con mezzi informatici.
Nel CAD si incoraggia l’uso delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione per la trasmissione e conservazione delle informazioni, oltre alla promozione della cultura digitale tra i cittadini.
Tutto questo, purché vengano rispettati alcuni requisiti che garantiscano la persistenza del contenuto del documento e il suo valore giuridico di testimonianza: autenticità, integrità del sistema di gestione e la produzione del documento nel corso usuale e ordinario degli affari;
- un DPCM del 2014 contribuisce a definirlo ulteriormente
Definizione di documento amministrativo
Il documento amministrativo è tutto ciò che un’amministrazione produce come risultato di atti interni o utilizzati per l’attività amministrativa (Testo Unico sulla documentazione archivistica approvato con D.P.R. 445/2000).
Il documento amministrativo informatico è una rappresentazione grafica o elettromagnetica del contenuto di atti utilizzati ai fini dell’attività amministrativa (Legge sul procedimento amministrativo, 241/1990)
Fatto giuridico e atto giuridico
Il fatto giuridico è un evento che produce effetti giuridici in modo indipendente dalla documentazione (ad esempio, il fatto di nascere).
L’atto giuridico è una manifestazione di volontà con cui un soggetto esercita un potere previsto dalla normativa, producendo effetti giuridici corrispondenti alla volontà espressa. Può essere orale, scritto o solenne.
Pubblicità dell’azione amministrativa
La pubblicità dell’azione amministrativa implica la:
* comunicazione: il destinatario dell’azione giuridica deve essere avvisato. Il mezzo più comune è la lettera;
* notificazione: : una forma di comunicazione certificata da un soggetto terzo neutrale che assicura al mittente che il destinatario l’abbia ricevuta. La notificazione avviene nel caso di comunicazioni 1:1, ossia nei casi in cui il mittente spedisce e comunica a una singola persona o a un gruppo ristretto e ben individuato di persone
* pubblicizzazione: vuole raggiungere tutti i potenziali soggetti interessati. Può avere valore dichiarativo (per conoscenza) o costitutivo (per determinare l’esistenza di una situazione giuridica).
Definizione di documento informatico/digitale
Un documento informatico o digitale è una rappresentazione informatica di atti e fatti giuridicamente rilevanti. Questo tipo di documento viene prodotto e conservato in forma digitale, leggibile e intelligibile attraverso l’uso di strumenti informatici.
Per essere considerato un documento informatico, deve soddisfare due requisiti fondamentali: la forma scritta e l’identificazione informatica dell’autore, garantendo la sicurezza, integrità e immodificabilità del contenuto mediante l’apposizione di una firma digitale qualificata o avanzata, o altri processi normativamente stabiliti.
Cosa è un documento informatico secondo un DPCM del 2014
E’ normata da un DPCM del 2014 che definisce il documento informatico.
Redazione: Il documento informatico è redatto utilizzando appositi strumenti software.
Ricezione per via telematica o su supporto informatico: Il documento può essere creato internamente o ricevuto esternamente tramite mezzi informatici.
Copia informatica o analogica: Il documento può essere una copia informatica di un documento analogico o viceversa.
Registrazione delle informazioni da processi informatici o presentazione telematica di dati: Il documento può essere il risultato di processi informatici o presentazione telematica di dati tramite moduli o formulari.
Raggruppamento automatico di dati provenienti da basi dati: Il documento può essere un raggruppamento automatico di dati provenienti da una o più basi dati.
Come nasce e si forma un atto pubblico?
- Iniziativa: Gli atti pubblici sono prodotti per volontà unilaterale di un’entità pubblica. L’iniziativa può provenire dagli organi amministrativi (iniziativa d’ufficio) o dai cittadini (iniziativa per istanza di parte).
- Intervento: è il contributo che un soggetto può dare alla formazione di un atto, fornendo pareri, svolgendo attività istruttorie o partecipando alla deliberazione o determinazione dell’atto.
- Redazione: Il documento che rende noto l’atto pubblico viene redatto utilizzando strumenti analogici o informatici.
- Registrazione: Il documento viene trascritto su registri di copia lettere o registri di protocollo per tenerne traccia nell’ufficio.
- Corroboratio: Per conferire autenticità all’atto, può essere apposta la firma digitale o altre misure di sicurezza.
- Tassazione: Se necessario, l’atto può essere soggetto a tassazione, come l’apposizione di una marca da bollo.
- Spedizione: L’atto può essere spedito tramite diverse modalità, inclusa la forma telematica (e-mail tradizionale o PEC) o tramite servizi postali.
Cos’è e quali funzioni svolge la firma digitale nei documenti digitali?
È il risultato di una procedura informatica (=validazione) che garantisce autenticità e il non ripudio dei documenti.
La firma digitale svolge tre funzioni principali nei documenti digitali:
- Funzione identificativa: Identifica autorevolmente l’autore del documento.
- Funzione di chiusura: Chiude il documento digitalmente.
- Funzione dichiarativa: Attribuisce la responsabilità del contenuto del documento all’autore e garantisce la non interpolazione del documento.
Chi può adottare la firma digitale e chi ne rilascia i certificati qualificati in Italia?
La firma digitale può essere adottata da tutti, sia singoli cittadini che pubbliche amministrazioni. I certificati qualificati, necessari per l’apposizione della firma digitale, vengono rilasciati da prestatori di servizi fiduciari qualificati, come Aruba, Infocert, e Poste Italiane.
Quali sono i tre tipi di firma elettronica/digitale e quali sono le differenze tra di loro?
I tre tipi di firma elettronica/digitale sono:
Firma elettronica semplice (FES): usata raramente, non rispetta il principio di immodificabilità del documento e offre una bassa sicurezza. Conferisce dati in forma elettronica al documento, associati logicamente ad altri dati utilizzati dal firmatario per firmare. Ad esempio, login e password. E’ liberamente valutabile in giudizio.
Firma elettronica avanzata (FEA): meno frequente della FEQ (un esempio è la firma grafometrica su un tablet in banca), offre una maggiore sicurezza perché:
1) soddisfa il requisito di connessione univoca al firmatario;
2) capacità di rilevare modifiche al documento (integrità);
3) creazione con dati che il firmatario può utilizzare sotto il proprio esclusivo
controllo;
Firma elettronica qualificata (FEQ): è la vera firma digitale e certifica autenticità, provenienza, integrità (utilizza tecniche di crittografia avanzate per creare un’impronta digitale univoca (hash crittografico) che viene alterata se viene alterato il contenuto del documento) ed efficacia probatoria del documento (può essere utilizzata per scopi legali, come contratti e processi giudiziari), con una sicurezza superiore rispetto alla FEA perché per ottenere una FEQ, l’autore del documento deve sottoporsi a una verifica rigorosa dell’identità da parte di un ente di certificazione qualificato. Mediante l’utilizzo di un certificato si rileva la validità del certificato stesso, eventuali limiti d’uso e gli elementi identificativi del titolare della firma.
Quali sono le caratteristiche della firma elettronica qualificata (FEQ) che la differenziano dalle altre forme di firma elettronica?
La firma elettronica qualificata (FEQ) ha caratteristiche specifiche che la differenziano dalle altre forme di firma elettronica:
- Richiede un processo di identificazione più rigoroso: per ottenere una FEQ, il richiedente deve sottoporsi alla verifica dell’identità da parte di un ente di certificazione qualificato.
- Utilizza tecniche di crittografia avanzate per creare un’impronta digitale univoca del documento firmato per garantire l’integrità.
- È soggetta a normative e requisiti legali specifici, conferendole un riconoscimento giuridico più ampio rispetto alla firma elettronica leggera.
Quali sono le due modalità di apposizione della firma digitale e quali formati di documento supportano ciascuna modalità?
Le due modalità di apposizione della firma digitale sono:
Firma CADES: Utilizzata per firmare tutti i formati possibili, ma modifica il nome del documento aggiungendo l’estensione .p7m. La verifica della firma richiede specifici software.
Firma PADES: Utilizzata solo con documenti in formato PDF, non modifica il nome del documento (In realtà poi i programmi modificano leggermente il nome del file, con un’aggiunta (signed.pdf) che permette di distinguere il file primitivo da quello firmato (altrimenti chiede di sovrasciverlo al file originale), e può essere verificata da qualsiasi software che legge PDF.
Perché è necessario associare all’indicazione della firma digitale anche l’indicazione del tempo di firma, espresso fino al secondo preciso?
Perché l’utilizzo della firma digitale non consente di fornire un riferimento temporale certo al documento.
Il regolamento EiDAS stabilisce specifici requisiti per garantire che la validazione temporale sia qualificata:
* collegare la data e l’ora ai dati in modo da escludere la possibilità di modifiche non rilevabili, ad esempio attraverso l’utilizzo di un registro informatico di protocollo;
* disporre di una fonte accurata di misurazione del tempo collegata al tempo universale coordinato (il tempo del meridiano di Greenwich);
* apporre il riferimento temporale mediante una marca temporale fornita dai certificatori di firma qualificata, in grado di attestare la data certa di esistenza di un documento.
L’associazione del tempo esatto di firma è importante per garantire la validità temporale del documento. In contesti come bandi di concorso con scadenze specifiche, un documento con data e ora di firma oltre la scadenza risulterebbe fuori dai termini e non valido.
Perché la firma digitale ha una scadenza? Qual è la sua funzione e perché non è necessario che sia a durata indeterminata?
La firma digitale ha una scadenza perché corrisponde alla scadenza del certificato qualificato associato alla firma stessa. Una volta che il documento è arrivato al destinatario e l’autenticità è stata accertata, la firma non è più necessaria e il certificato può essere revocato. La scadenza evita l’uso di certificati non più validi e contribuisce alla sicurezza dell’intero sistema.
Qual è la differenza tra posta elettronica (PE) e posta elettronica certificata (PEC) in termini di validità giuridica?
La posta elettronica semplice (PE), è un metodo di comunicazione che utilizza dispositivi elettronici per recapitare messaggi attraverso reti di computer. All’articolo 47 del CAD c’è scritto che le comunicazioni che avvengono tra le PA con posta elettronica devono rispondere a dei requisiti per essere valide ai fini del procedimento amministrativo: sottoscritte con una firma digitale o altra firma elettronica qualificata, oppure dotate di segnatura di protocollo, o essere inviate con PEC.
Dal punto di vista legale, può essere soggetta a controversie riguardo alla sua autenticità e integrità. Non fornisce garanzie di autenticità delle parti coinvolte né di integrità del contenuto.
D’altra parte, la posta elettronica certificata (PEC), prevista da un DPR del 2005 e dal CAD, ha gli stessi effetti giuridici di una raccomandata con ricevuta di ritorno (le comunicazioni inviate si intendono consegnate se rese disponibili al domicilio digitale del destinatario), rendendo le comunicazioni valide e opponibili ai terzi di data e ora di trasmissione del documento informatico.
Quali sono alcuni dei vantaggi della posta elettronica certificata (PEC)?
Alcuni vantaggi della posta elettronica certificata (PEC) includono:
- Certificazione dell’avvenuta consegna del testo e degli allegati.
- Possibilità di allegare qualsiasi documento in formato digitale.
- Archiviazione di tutto il flusso di azione per 30 mesi, anche in caso di chiusura della casella.
- Economicità di trasmissione, inoltro e riproduzione, e facilità di ricerca.
- Tracciabilità del mittente e del destinatario.
- Velocità di trasmissione e accesso da diverse postazioni.
- Garanzia della privacy e dell’identità del mittente.
Inquadramento storico-normativo della posta elettronica
- A livello legislativo, la prima legge è del 2003 (Direttiva del Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie) e riguarda l’utilizzo della mail nelle pubbliche amministrazioni. Viene imposto l’uso della posta elettronica per diverse attività interne alla PA (richieste di ferie o di permessi, convocazioni a riunioni, diffusione di circolari). Tutti i dipendenti dovevano essere dotati di casella di posta elettronica istituzionale per far sì che tutte le comunicazioni potessero essere svolte con questo canale.
- La posta elettronica semplice è regolamentata dal CAD.
- La posta elettronica certificata è regolamentata dal CAD e da un DPR del 2005.
Cos’è il sistema di gestione documentale?
Il sistema di gestione documentale è l’insieme di procedure e strumenti finalizzati a garantire un controllo sistematico sulla documentazione di un ente.
Deve:
- garantire sicurezza e integrità dei documenti;
- fornire informazioni sul legame esistente tra ciascun documento registrato, il fascicolo e il singolo procedimento cui è associato,
- fornire supporto informativo-documentaria
- garantire fini di trasparenza amministrativa.
Si compone di tre fasi: creazione del documento, gestione del documento e conservazione del documento.
Quali sono le fasi del sistema di gestione documentale?
Le fasi del sistema di gestione documentale sono:
1. Creazione del documento
2. Gestione del documento, che comprende:
* Registrazione di protocollo
* Classificazione
* Fascicolazione e repertorio dei fascicoli
* Aggregazione della documentazione in serie
3. Conservazione del documento, dall’archivio di deposito all’archivio storico.
Cosa sono i mezzi di corredo coevi utilizzati nella fase di formazione dell’archivio corrente?
I mezzi di corredo coevi servono per ritrovare rapidamente i documenti e le unità archivistiche, e sono utilizzati nella fase di formazione dell’archivio corrente sono:
* Repertorio dei fascicoli
* Rubriche per la ricerca con sistema di voci di indice ordinate alfabeticamente
* Scadenziario per registrare le scadenze da rispettare in uno specifico affare
* Schedari
Cosa rappresenta il sistema informatico di gestione documentale?
Il sistema informatico di gestione documentale è una modalità di gestione documentale basata su tecnologie digitali. Consente la formazione e la gestione di archivi informatici, comprese la digitalizzazione di documenti analogici, la gestione di documenti digitali nativi, e la creazione di depositi digitali certificati. Può essere utilizzato per ottimizzare la gestione e l’accesso ai documenti in ambiente di lavoro condiviso.
Devono essere rispettate alcune condizioni per godere dei suoi vantaggi:
* adozione di procedure innovative e strumenti tecnologicamente avanzati e di qualità;
* conoscenza approfondita degli oggetti archivistici (natura, finalità, funzioni di documenti, fascicoli e delle loro relazioni) e degli strumenti informatici disponibili;
* competenze archivistiche specializzate e diffuse;
I vantaggi:
- consente il recupero automatico dei dati nelle attività più impegnative della gestione documentaria (registrazione di protocollo, fascicolazione) ad esempio mediante l’utilizzo di vocabolari
- assicurano la ricerca immediata di tutti i documenti
- favoriscono l’eliminazione di attività ripetitive
Quali sono le tre tipologie di interventi di informatizzazione dei sistemi documentari?
Esistono tre tipologie di interventi di informatizzazione dei sistemi documentari, e la scelta del livello dipende da esigenze diversificate, e sono:
* Gestione informatica dei documenti: Identificazione e gestione delle relazioni tra documenti, ma i documenti continuano ad avere forma analogica/cartacea.
* Gestione di sistemi documentari informatici: Comprende la produzione di archivi informatici mediante digitalizzazione, documenti digitali nativi e tenuta di documenti informatici.
* Integrazione tra sistemi documentari informatici e controllo dell’iter delle pratiche: attraverso piattaforme di workflow management system, un sistema per la gestione dei flussi di lavoro che utilizza programmi per l’uso integrato e condiviso con, ad esempio, funzioni di messaggistica, che consentono di trasmettere documenti elettronici all’interno di un’amministrazione e di controllare il loro iter.
Cosa rappresenta la registrazione di protocollo e quali elementi descrittivi obbligatori contiene?
La registrazione di protocollo è obbligatoria ai sensi di un DPCM del 2013 e consiste nella trascrizione degli elementi identificativi di un documento su appositi registri.
E’ l’atto di nascita di un documento all’interno di un sistema di gestione documentale. Ha funzione gestionale e funzione giuridico-probatoria. Mentre l’assegnazione di un numero di protocollo è l’atto di battesimo
Contiene elementi come:
- Numero di protocollo progressivo assegnato automaticamente
- Data e ora di registrazione
- Mittente o destinatario (in base alla corrispondenza in entrata o in uscita)
- Oggetto (indicazione, in poche parole, dell’argomento principale del documento. Dalla sua indicazione devono essere estratte le informazioni essenziali. Deve essere indicato seguendo la regola delle 5W)
- Impronta a livello digitale (sequenza di simboli binari per l’identificazione)
- Indice di classificazione e ufficio di assegnazione per i documenti ricevuti
- Data e numero di protocollo dell’ufficio di provenienza per i documenti ricevuti.
Perché è importante protocollare i documenti in un sistema di gestione documentale?
La protocollazione dei documenti ha due scopi principali:
- Funzione gestionale: Serve per gestire i documenti in entrata e in uscita dell’amministrazione (ad esempio smistando il singolo documento all’Unità Organizzativa Responsabile di competenza, o assegnandolo al Responsabile del Procedimento Amministrativo), garantendo un monitoraggio costante della posizione dei documenti.
- Valenza giuridico-probatoria: I documenti protocollati acquisiscono certezza giuridica e probatoria, perché la protocollazione è l’atto di nascita/il battesimo di un documento, che segnala che è entrato a far parte di un sistema documentale. Questo è possibile attraverso l’attribuzione di determinate caratteristiche formali al documento (l’attribuzione di un numero a ciascun documento attesta l’inoppugnabile presenza e l’entrata di quel documento in un sistema d’archivio e la data in cui questo è stato registrato).
Quali documenti sono obbligatoriamente protocollati?
È obbligatorio protocollare tutti i documenti ricevuti e spediti dall’amministrazione, compresi i documenti informatici. Sono esclusi, ad esempio, le gazzette ufficiali, i bollettini ufficiali, note di ricezione delle circolari, materiali statistici, atti preparatori interni, giornali, riviste, materiali pubblicitari, inviti a manifestazioni, ecc.
Cos’è la classificazione archivistica?
La classificazione archivistica è una forma di dominio sulla realtà, un modo per mettere ordine secondo una logica e collocare un oggetto in una determinata posizione (fisica o logica) onde poterlo ritrovare al momento opportuno (= soddisfa esigenze amministrative) e fornisce la struttura dell’archivio.
Consiste nell’organizzare tutti i documenti di un soggetto produttore (ricevuti, spediti o diversamente acquisiti) in raggruppamenti logici secondo una struttura gerarchica di voci (titolo, classe, sottoclasse), che riflettono le funzioni e le attività svolte dal soggetto produttore.
Per una corretta classificazione, bisogna identificare insiemi/contenitori logici entro cui collocare i documenti, rilevando le differenze tra i singoli documenti.
La classificazione deve essere funzionale rispetto ai compiti di ciascuna area organizzativa omogenea (=settore specifico di attività) in cui si articola ogni ente.
Quale è lo strumento utilizzato per la classificazione archivistica?
Lo strumento utilizzato per la classificazione archivistica è il piano/titolario di classificazione. Esso definisce ciò che la pubblica amministrazione può produrre in campo documentario, analizzando le attività e le funzioni di un soggetto produttore e organizzandole in voci gerarchiche dal generale al particolare. Il piano di classificazione attribuisce un indice di classificazione (segnatura) a ciascun documento in base alla sua posizione nel titolario.
Deve essere formalmente adottato dall’istituzione, ha un carattere di astrattezza e non può essere retroattivo (non può essere applicato su archivi storici, ma solo su archivi in formazione).
Qual è la base normativa della classificazione archivistica in Italia?
La base normativa della classificazione archivistica in Italia si ritrova nel Regio Decreto (RD) n. 35 del 31 gennaio 1900 e nella “circolare Astengo” del 1° marzo 1897 (m. 17100/2). Queste norme stabilivano alcune regole di gestione degli archivi e l’uso di un titolario di classificazione articolato in 15 categorie. Inoltre, il Testo unico sulla documentazione amministrativa (DPR n. 445/2000) ha imposto alle pubbliche amministrazioni la definizione di criteri omogenei di classificazione e archiviazione, nel senso che più o meno le voci dei titolari di classificazione devono essere simili, ma non identiche, perché PA diverse hanno funzioni diverse, tantoché oggi i nuovi titolari di classificazione sono strutturati distinguendo nella sequenza delle voci tra funzioni strumentali/di supporto/secondarie (comuni a molti enti e organizzazioni) e quelle relative alle attività specifiche proprie di ciascun ente (funzioni primarie).
Quali sono i livelli di una classificazione archivistica efficace?
Un titolario di classificazione efficace si sviluppa al massimo in tre livelli, denominati:
Titolo (macroarea di attività)
1.1. Classe (attività)
1.1.1. Sottoclasse
Cos’è un fascicolo nell’ambito archivistico? E nell’ambito amministrativo?
Un fascicolo è un’aggregazione di documenti archivistici che condividono un elemento unificante. E’ un’aggregazione in ambiente analogico fisica, ma è soprattutto un’aggregazione logica. È l’unità di base di un archivio e contiene, all’interno di una camicia/copertina (che fa parte del fascicolo), documenti relativi a una certa pratica o oggetto, ordinati generalmente in ordine cronologico. E’ contraddistinto dall’indice di classificazione, da un numero progressivo che indica la sua posizione all’interno della serie e dal titolo.
Nel linguaggio amministrativo, è l’insieme degli atti e dei documenti posti in esse durante la trattazione di uno speciale oggetto/durante una pratica.
A cosa serve la fascicolazione nella gestione archivistica?
La fascicolazione serve a organizzare la sedimentazione dei documenti, accorpare documenti per soddisfare esigenze di lavoro, evitare frammentazione eccessiva o accorpamento non necessario di documenti. Inoltre, permette di reperire facilmente i documenti e preparare la selezione per eventuali scarti successivi. La fascicolazione consente di trattare gli atti e i documenti come un insieme legato da relazioni indissolubili.
Diversi sono i criteri di ordinamento dei documenti all’interno del fascicolo:
- ordinamento cronologico (secondo il principio di provenienza)
- ordinamento per materia/oggetto (aggregazione secondo il principio di pertinenza)
Cosa è una serie nell’ambito archivistico?
Una serie nell’ambito archivistico è:
- una tipologia documentaria organizzata in base all’omogeneità della forma, indipendentemente dall’oggetto trattato;
- una ripartizione di un fondo/subfondo di unità archivistiche che condividono caratteristiche comuni;
Può essere costituita da documenti della stessa natura o forma (es. circolari, verbali, sentenze, querele, lettere) e può essere ordinata in sequenza cronologica o numerica.
Solitamente le serie non sono soggette a registrazioni di protocollo.
1) I documenti afferenti a specifiche serie possono anche confluire in un fascicolo; nel caso di documentazione cartacea, nel fascicolo sarà conservata una copia del documento già inserito in serie.
2) I documenti raccolti in serie in base all’attività sono collocati in una sequenza determinata, in forma di fascicoli/volumi/registri o documenti sciolti, cui viene attribuito un numero progressivo, dando luogo a specifici repertori. I documenti sono identificati mediante la posizione che occupano nella sequenza cronologica.
3) I documenti realizzati in serie vengono classificati come gli altri, il titolario (allegato al manuale di gestione)
Una serie può essere anche trasferita o chiusa. Il trasferimento è demandato al responsabile della gestione documentale, la chiusura invece avviene quando vengono a cessare le funzioni e le attività dell’organismo di cui la serie è espressione documentaria.
Cosa è un manuale di gestione nell’ambito archivistico?
Un manuale di gestione nell’ambito archivistico è un documento con cui un’istituzione che ha funzioni omogenee descrive il proprio funzionamento e il proprio sistema di gestione documentale, nonché definisce le responsabilità per la gestione dei documenti.
Ogni ente deve pubblicarlo sul proprio sito istituzionale.
Prima della sua redazione è importante individuare l’Area Organizzativa Omogenea, istituire il Servizio archivistico e nominarne il responsabile, che deve predisporre una scheda di rilevazione riferita a ciascuna UOR, in cui elencare poi i procedimenti da essa gestiti. Per ciascun procedimento deve essere indicato il nome del procedimento, l’Unità organizzativa responsabile del procedimento, fasi del procedimento, tipi di documenti prodotti in ciascuna fase, l’UOR responsabile della costituzione e conservazione del fascicolo, tempi di conservazione di ciascun documento.
Esso include le procedure di formazione e tenuta dell’archivio, la definizione delle responsabilità per la gestione dei documenti, le regole relative alla consultazione e riproduzione dei documenti, nonché le modalità di smistamento dei documenti verso altre amministrazioni.
Gli allegati contengono norme e disposizioni più soggette a modifiche e sono 1) il piano/titolario di classificazione; 2) il piano di conservazione (che si riferisce alla fase di deposito).
Diversi sono i vantaggi del disporre di un manuale di gestione ordinato e adeguatamente formato:
* la normalizzazione delle procedure;
* una maggiore coerenza e uniformità dei prodotti documentari;
* una maggiore adesione del personale alle politiche di gestione dei documenti;
* promuovere la condivisione e l’interoperabilità.
Qual è la base normativa dei fascicoli nell’ambito archivistico?
La base normativa dei fascicoli nell’ambito archivistico si trova nel Regio Decreto (RD) n. 35 del 31 gennaio 1900, che disciplinava la procedura di classificazione.
Secondo questo decreto, gli atti registrati e classificati devono essere subito mandati all’archivio corrente per la formazione del fascicolo. Inoltre, il decreto stabilisce le misure fisiche esatte del fascicolo, il numero di ordine dei fascicoli, e la corretta collocazione dei fogli.
Il decreto stabiliva inoltre che il numero di ordine dei fascicoli è dato dal repertorio e che ogni fascicolo nuovo assume il numero seguente a quello dell’ultimo fascicolo indicato.
Negli affari che si dicono di persona, ogni persona ha un fascicolo che dura quanto la persona ha un fascicolo che dura quanto la persona e la segue negli eventuali passaggi suoi da una ad altra amministrazione;
Stabilisce la corretta collocazione dei fogli: il primo foglio che si vede è il più recente.
Quali sono i principali tipi di fascicoli utilizzati nell’ambito archivistico?
I principali tipi di fascicoli utilizzati nell’ambito archivistico sono:
Fascicolo per affare: Comprende i documenti che si riferiscono a un affare specifico e concreto. È individuato da: a) anno di apertura; b) titolo; c) classe; d) numero del fascicolo; e) oggetto. Ha una data di apertura, una durata circoscritta e una data di chiusura.
Fascicolo per attività: Comprende documenti prodotti nello svolgimento di un’attività amministrativa semplice e ripetitiva, e comprende documenti con destinatari diversi, oggetti uguali/simili e identica classificazione. Ha una durata annuale.
Fascicolo per persona: Comprende tutti i documenti, anche con classificazioni diverse, che si riferiscono a una persona fisica (individuo) o giuridica (ente). Per i dipendenti di un ente, c’è un numero attribuito alla persona (numero di matricola) e cognome e nome dell’intestatario.
Quali normative regolano il manuale di gestione nell’ambito della gestione documentale nelle pubbliche amministrazioni?
Le normative che regolano il manuale di gestione nell’ambito della gestione documentale nelle pubbliche amministrazioni includono:
Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, 29 ottobre 1999 (direttiva D’Alema): Stabilisce che il manuale di gestione deve essere predisposto individualmente da ciascun ente e ne definisce il contenuto e le finalità.
DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) 31 ottobre 2000: Regole tecniche per il protocollo informatico. Fornisce indicazioni sulla gestione dei flussi documentali nelle pubbliche amministrazioni, comprese le procedure relative al manuale di gestione.
DPR (Decreto del Presidente della Repubblica) 445 del 31 dicembre 2000 (Testo Unico della Documentazione Amministrativa - TUDA): Descrive la fase progettuale di un archivio come la più importante e fa riferimento alla redazione del manuale di gestione.
Direttiva Stanca: Fornisce indicazioni sulla gestione dei documenti informatici nelle pubbliche amministrazioni.
DPCM 3 dicembre 2013: Regole tecniche per il protocollo informatico (abroga il DPCM del 31 ottobre 2000) e stabilisce i metadati minimi che devono corredare il fascicolo informatico e le modalità di formazione dei fascicoli informatici relativi ai procedimenti.
Linee Guida per la formazione, gestione e conservazione dei documenti informatici del 2020 dell’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale): Forniscono indicazioni più recenti sulla gestione dei documenti informatici e possono includere ulteriori dettagli sul manuale di gestione.
Qual è l’obiettivo principale del percorso normativo ventennale riguardante l’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni?
L’obiettivo principale è stato quello di rinnovare la pubblica amministrazione attraverso un sistema di comunicazione rapido tra amministrazioni e cittadini, implementando sistemi e procedure di informatizzazione dei sistemi documentari per razionalizzare le attività tradizionali e ottenere risparmi di tempo e risorse.
L’informatizzazione è possibile se si possiede già un corretto sistema di gestione documentale. E’ la disciplina archivistica che ha sostenuto i processi normativi avviati, aiutando a ripensare l’intera realtà organizzativa.
Quali sono state le difficoltà che hanno rallentato l’attuazione delle disposizioni normative riguardanti l’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni?
Le difficoltà che hanno causato un rallentamento dell’attuazione delle disposizioni normative riguardanti l’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni sono state:
- Ritardi accumulati che hanno causato la proliferazione incontrollata di documenti e la duplicazione inutile di materiali.
- La mancanza di competenze specifiche per la gestione documentaria all’interno delle pubbliche amministrazioni.
- La diminuzione del personale dipendente e delle risorse economiche destinate alle attività di funzionamento degli uffici.
- La progressiva assenza di uniformità nelle procedure della gestione dei documenti.
- Nodi di natura organizzativa e culturale.
Quali sono i principi generali su cui poggiano le varie normative riguardanti l’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni?
I principi generali su cui poggiano le varie normative riguardanti l’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni sono:
- Consentire ai cittadini l’accesso ai documenti anche nella fase attiva, attraverso anche l’uso mirato delle tecnologie.
- Assicurare il controllo dei procedimenti amministrativi in termini di responsabilità e durata.
- Tutti gli step della gestione dei documenti devono essere gestiti in modalità informatica, con automazione della registrazione, della classificazione e della fascicolazione digitale.
- Garantire lo scambio telematico dei dati di registrazione.
- I documenti rilevanti per l’attività corrente devono essere prodotti in forma digitale.
- Digitalizzazione dei documenti analogici.
- Garantire l’affidabilità del sistema rispettando i requisiti archivistici definiti nei diversi provvedimenti.
Quali sono le quattro normative nazionali di riferimento sulla gestione informatica dei documenti, sia analogici che nativamente digitali, e a chi sono indirizzate?
Le quattro normative nazionali di riferimento sulla gestione informatica dei documenti, sia analogici che nativamente digitali, sono:
- Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, approvato con D.P.R. 445/2000. Questo testo è indirizzato a tutte le amministrazioni, comprese le pubbliche amministrazioni, i gestori di pubblici servizi e le società a controllo pubblico.
- Linee guida sulla gestione documentale del 2020 dell’AgID, che superano la dicotomia tra gestione documentale e amministrazione digitale, tenendo conto dell’intero sistema di norme in vigore. Sono anch’esse indirizzate a tutte le amministrazioni.
- Alcuni articoli del D.P.C.M. 3 dicembre 2013.
- CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale).
Quali elementi comuni forniscono le normative riguardanti la gestione informatica dei documenti?
Le normative riguardanti la gestione informatica dei documenti forniscono elementi specifici come:
- Definizioni comuni attingendo dal quadro terminologico della disciplina archivistica.
- Attività di base come registrazione, segnatura di protocollo, classificazione e la definizione dei piani di formazione delle aggregazioni documentali (fascicoli e serie) descritti da metadati obbligatori.
- Elementi obbligatori della registrazione di protocollo.
- Requisiti di sicurezza e di tenuta del sistema, come la protezione delle informazioni degli utenti, il tracciamento permanente delle modifiche alle informazioni e l’obbligo di annullamento delle informazioni registrate in forma immodificabile.
- L’istituzione del Servizio per la gestione informatica dei documenti (poi Servizio per la gestione documentale) con definizione delle sue competenze, responsabilità e compiti, istituito da ogni amministrazione in ciascuna grande area organizzativa omogenea.
Cos’è il CAD?
Il CAD è una normativa azionale di riferimento per la gestione informatica dei documenti, e prefigura un’amministrazione digitale in grado di utilizzare esclusivamente le tecnologie per la gestione dei processi amministrativi.
- Stabilisce la piena ammissibilità del documento informatico, stabilendo che atti e documenti redatti con mezzi informatici sono validi a tutti gli effetti di legge.
- Incoraggia la diffusione della cultura digitale.
- Si pone l’obiettivo di rinnovare la pubblica amministrazione grazie alle tecnologie e a procedure di informatizzazione dei sistemi documentari, che aiutino a razionalizzare le attività tradizionali e a permettere considerevoli risparmi di tempo.
- Dedica particolare attenzione al rispetto di alcuni requisiti per la gestione documentale, tra cui garantire la sicurezza e l’integrità dei dati, fornire informazioni sui legami tra i documenti registrati e i procedimenti associati, consentire il rapido reperimento di informazioni e permettere l’accesso e lo scambio di informazioni con sistemi di altre amministrazioni.
- Regola l’utilizzo delle tecnologie nei procedimenti amministrativi delle pubbliche amministrazioni: la pubblica amministrazione può raccogliere gli atti e i documenti del procedimento in un fascicolo informatico, consentendo la consultazione da parte di tutte le amministrazioni coinvolte nel procedimento.
- Affronta il problema delle copie, classificandole in diverse categorie.
- Affronta il problema della tenuta nel tempo dei documenti informatici (della digitalizzazione, archiviazione e conservazione) in due articoli, il 43 e il 44.
Quali sono i requisiti per la gestione documentale secondo il CAD?
Secondo il CAD, i requisiti per la gestione documentale includono:
* garantire la sicurezza e l’integrità dei dati
* fornire informazioni sui legami tra i documenti registrati e i procedimenti associati,
* consentire il rapido reperimento delle informazioni e della documentazione (fornire supporto informativo-documentario),
* consentire lo scambio di informazioni con sistemi per la gestione dei flussi documentali di altre amministrazioni.
Come possono essere gestiti i procedimenti amministrativi secondo il CAD?
I procedimenti amministrativi devono essere gestiti utilizzando le tecnologie, e la pubblica amministrazione può raccogliere gli atti, i documenti e gli atti del procedimento in un fascicolo informatico, consentendo la consultazione da parte di tutte le amministrazioni coinvolte nel procedimento. Il fascicolo informatico recherà l’indicazione dell’amministrazione titolare del procedimento e di quelle coinvolte, nonché dell’oggetto del procedimento e dell’elenco dei documenti contenuti.
Come vengono classificate le copie di documenti secondo il CAD?
- Riproduzione informatica di documenti analogici: copia informatica per immagine di un documento analogico prodotta mantenendo forma e contenuto identici all’originale previo raffronto dei documenti.
- Riproduzione informatica di documenti informatici: distinzione tra duplicato, copia ed estratto informatico, dove il duplicato contiene la stessa sequenza di valori binari dell’originale, mentre copia ed estratto hanno una sequenza di bit diversa.
- Copia analogica del documento informatico: un pubblico ufficiale attesterà la sua conformità all’originale e la sua efficacia probatoria, ed è utilizzata nel caso in cui il destinatario del documento non disponga di un domicilio digitale.
Cosa stabilisce l’art. 43 del CAD riguardo alla conservazione dei documenti informatici?
L’art. 43 del CAD stabilisce che gli obblighi di conservazione dei documenti informatici sono soddisfatti se le procedure adottate per la loro produzione rispettano le indicazioni normative sulla conformità agli originali. Inoltre, se il documento informatico è conservato per legge da uno dei soggetti indicati, cessa l’obbligo di conservazione a carico dei cittadini e delle imprese che possono richiedere accesso al documento stesso.