Approfondimento - Rivoluzione culturale Flashcards
Cosa fu, in generale, la Rivoluzione culturale cinese?
Fu un grande esperimento sociale e una grande rivoluzione dal basso contro gli apparati burocratici del partito. Il popolo entrò in contatto con se stesso durante la RC. Fu il frutto di una scelta rivoluzionaria contro l’ordine costituito promossa e sostenuta dal responsabile supremo di tale ordine, Mao Zedong.
Gli obiettivi principali della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria (la Rivoluzione Culturale Cinese) furono quelli di:
* consolidare il potere del PCC;
* rafforzare l’ideologia comunista;
* colpire il gruppo politico che ha assunto la guida del Paese dopo il GB e che, secondo Mao, ha abbandonato la strada della rivoluzione.
Premesse politiche e ideologiche della Rivoluzione culturale
Samarani individua le premesse in alcune** scelte e tecniche politiche e ideologiche** adottate dal PC in occasione della Campagna di rettifica portata avanti a Yan’an nei primi anni Quaranta.
La Rettifica fu una campagna per l’educazione delle masse e la purificazione Partito comunista cinese, che, a poco a poco, finì per emarginare, intimidire e rimuovere i membri del partito contrari alla leadership e alle politiche di Mao, il quale emerse come leader politico indiscusso:
- fu individuata un’unica linea interpretativa corretta della rivoluzione che coincideva con quella di Mao. Tutte le altre alternative erano delle devianze, delle linee erronee di sinistra (quelle comuniste più estremiste, volte all’introduzione di politiche premature rispetto ai tempi della rivoluzione) e di destra (le cosiddette “revisioniste” che avevano abbandonato la causa rivoluzionaria).
- i nemici furono demonizzati ed etichettati pubblicamente attraverso slogan di immediata percezione (ad esempio, erano i “seguaci di Chruscev” o “gli imboccatori della via del capitalismo”); molti intellettuali (“la nona categoria puzzolente”) furono denunciati e anche pubblicamente umiliati in meeting di massa; nei loro confronti venivano adottti anche metodi polizieschi che contribuirono a diffondere un esteso terrore all’interno del partito;
- emerse il ruolo di Mao, in una tensione costante e tipicamente cinese (ma non solo) tra la fedeltà al partito inteso come organizzazione in senso collettivo e al leader supremo, nel quale si riconosce la somma dell’esperienza teorica complessiva e nel quale si ravvisa la suprema interpretazione del corso della rivoluzione.
Cosa successe nel triennio 1962 - 1965?
In questi tre anni fu preparato il terreno per la ripresa del potere da parte di Mao e quindi per la Rivoluzione Culturale.
Furono anni in cui:
- fu ribadita l’importanza delle scelte e della prassi socialiste, nonché della lotta di classe (nella Conferenza dei settemila quadri del 1962, ovvero i responsabili delle comuni e amministratori locali, fu ribadita l’importanza delle comuni popolari; nella X sessione plenaria del Comitato centrale nel settembre 1962 Mao dichiarò che la lotta di classe non doveva essere subalterna al processo di riaggiustamento economico, quindi fu dato il via libera alla creazione del Mes, il Movimento per l’Educazione Socialista, ovvero un movimento che inizialmente si prefisse come obiettivo quello di rinvigorire lo spirito della lotta di classe all’interno del partito e migliorare il livello qualitativo dei quadri nelle aree rurali, attraverso un lavoro di pulizia (“le quattro pulizie”) portato avanti da attivisti del partito esterni ai villaggi, che si recavano nelle zone rurali per raccogliere il malcontento dei contadini e per mobilitare questi ultimi in sessioni di lotta contro i responsabili locali trovati colpevoli. L’obiettivo era quello di trattare gli errori dei quadri del partito come contraddizioni interne, rettificandoli e riconducendoli sulla giusta via;
- in generale ci si scagliò contro gli scivolamenti nel revisionismo e contro le spinte capitaliste che iniziavano a farsi largo nelle campagne e poi anche all’interno del partito stesso. Lo sradicamento di coloro che avevano intrapreso all’interno del partito la via del capitalismo fu al centro del secondo, nuovo obiettivo del Mes (a partire dal 1965, come dichiarato nella conferenza nazionale di lavoro del Comitato centrale). La supervisione del comportamento dei quadri spettava in ultima analisi alle associazioni contadine, al popolo, che poteva assumere il controllo diretto del potere locale.
L’indagine sulla ricezione della rivoluzione all’interno della cultura e della letteratura (1964 - 1966)
Nell’estate 1964 fu istituito un gruppo di 5 figure («Gruppo dei Cinque») per la rivoluzione culturale, diretto da Peng Zhen (all’epoca anche sindaco di Pechino) e da Kang Sheng.
Esso doveva controllare e verificare se anche la produzione letteraria dopo il 1949 fosse rivoluzionaria, se avesse recepito che c’è stata una rivoluzione.
Lo stesso Mao segnalò 40 opere come esempi negativi, tra cui il libretto Le dismissioni (l’allontanamento) di Hai Rui; era un generale di epoca Ming. Era un libello scritto nel 1960 da Wu Han, un autore iscritto al partito e vicesindaco di Pechino (era pertanto un collaboratore di Peng Zhen). Riguardava il fatto che il generale era stato allontanato dal suo posto perché aveva osato criticare l’imperatore. Fu intercettato come allusivo nei confronti dell’allontanamento di Peng Deuhuai e Wu Han fu additato come «revisionista».
Il fatto che circolassero opere simili che si occupavano del presente ma non con il linguaggio del presente dimostrava che in ambienti della cultura e intellettuali non esisteva una produzione letteraria che si potesse dire rivoluzionaria o socialista: era un modo ammuffito di parlare, passatista.
Il gruppo dei cinque entrò ben presto in collisione con Mao perché nei confronti del libretto non prese una posizione nello specifico, anzi, glissò sul presunto significato politico dell’opera, valutandola in generale come un attacco mascherato a Mao nei confronti del quale però si doveva agire con grande cautela («Rapporto di Febbraio», 1966).
Diversa fu la posizione degli ambienti più vicini a Mao, ai quali questi chiese di redigere un altro rapporto, preparato da Jiang Qing. Ci fu un durissimo articolo scritto da Yao Wenyuan, che criticò aspramente il livello di Wu Han.
Nel frattempo, Mao, temendo un complotto imminente ordino ai suoi danni, si allontanò per circa 6/7 mesi da Pechino. In sua assenza, durante una serie di riunioni fu deciso di sciogliere il Gruppo dei Cinque, escludendo Peng Zhen, e fu impressa una torsione più rigida alla campagna di indagine nazionale nel mondo della cultura, come espresso dalla Circolare del 16 maggio, la quale dichiarava l’uregnza di smascherare l’atteggiamento reazionario e borghese delle autorità accademiche e ripudiare i borghesi che si sono infiltrati all’interno del partito.
Anche per questo motivo, alla fine di maggio del 1966, fu creato un nuovo gruppo di 4 figure guidato da Chen Boda per la rivoluzione culturale, in cui tutti erano vicini alle posizioni di Mao; ne faceva parte anche la moglie di Mao, Jiang Qing, che si occuperà di politica relativamente al teatro (esisteva una forma di teatro rimasta ossificata; si occuperà di modernizzarla). Wang Hongwen era un operaio capace; fino alla primavera del 1966 sembrava dovesse essere il successore di Mao, ma questi, negli ultimi mesi, si preoccupò di lasciare una situazione il più stabile possibile, e Wang non salirà alla carica. Zhang Chunqiao era un letterato di Shanghai, che si era occupato, come Yao Wenyuan, della discussione di questi libelli. In futuro, queste 4 figure saranno definite, in senso dispregiativo, «la banda dei quattro».
La Circolare del 16 maggio fa presa nelle università - la fase universitaria della Rivoluzione culturale e il ritorno di Mao
Già il primo punto della Circolare del 16 maggio fornì una spinta alla critica in campo culturale e accademico. Il 1° giugno del 1966 apparve all’università di Pechino un dazibao (manifesto a grandi caratteri), firmato da laureati e da diversi docenti, sul mancato dibattito del caso Wu Han. In esso, una giovane docente criticava il controllo dell’università da parte di borghesi reazionari, il che avrebbe ostacolato una discussione sul tema che aveva sollevato Mao.
Liu Shaoqi e Deng Xiaoping mandarono delle squadre di lavoro nelle università per placare la situazione. Non era certo se avessero chiesto il parere di Mao Zedong.
Nel frattempo, il 18 luglio 1966 Mao tornò a Pechino; decise di incoraggiare gli studenti protestatari, attraverso delle controsquadre, a portare avanti un dibattito nel campus universitario. Il 5 agosto 1966 lui stesso stese un dazibao con scritto «bombardare il quartier generale»: fece riferimento al formarsi di una nuova burocrazia all’interno del partito, animata in realtà da natura e obiettivi non rivoluzionari (carrierismo, lontananza dalle persone…).
È in questo periodo che Mao decise di puntare sui giovani come elemento facile da accendere, un elemento però grezzo che farà cose che lui non si aspetterà.
La nascita delle guardie rosse: dalle scuole alle fabbriche
Le guardie rosse andarono a colmare un vuoto politico e di direzione lasciato dall’abbandono delle squadre per il lavoro politico dalle scuole e dall’università nell’estate del 1966. Nacquero in particolare nelle scuole superiori. Con questo nome si intendono i figli di famiglie «rosse», dal background operaio o contadino. Il loro obiettivo divenne l’affermazione del proprio ruolo centrale, sociale e ideologico all’interno della nuova fase rivoluzionaria, nonché la denuncia e la soppressione, sia ideologica che fisica, degli appartenenti alle classi «nere», ad esempio gli intellettuali. Il tutto con la radicalità e la passionalità tipici della gioventù.
Infatti, si crearono sin da subito dei gruppi rivali all’interno delle guardie rosse:
* organizzazioni la cui base sociale era costituita da figli di quadri del partito e dell’esercito e di operai: intendevano affermare con più forza il contributo delle loro famiglie alla causa rivoluzionaria e socialista;
* organizzazioni composte da figli di intellettuali e famiglie borghesi: erano espressione del malcontento nei confronti dei vantaggi marginali che tali ceti avevano acquisito dopo la vittoria della rivoluzione; intendevano vendicarsi della discriminazione che avevano subito in passato.
* ma c’erano anche figli di membri del partito di alto livello e di ufficiali di alto livello, che a Pechino nel 1966 fondarono il gruppo Azione Coordinata, portando avanti il cosiddetto «terrore rosso», allo scopo di difendere i loro genitori e i loro nuovi privilegi. Erano infatti state fondate delle scuole di élite per figli di personaggi di alto livello, riproponendo una serie di privilegi di classe che ricordano quelli del sistema funzionariale. Questi giovani furono violenti proprio per salvaguardare questi privilegi adottando allo stesso tempo un comportamento assai violento per far vedere che, tra gli altri, erano i più rivoluzionari di tutti.
In agosto, la linea generale delle guardie rosse – espressa nella famosa «Decisione in 16 punti» – fu definita come la «lotta ai quattro vecchiumi» (vecchi modi di pensare, vecchia cultura, vecchie abitudini, vecchi comportamenti). Nonostante la rivoluzione, continuavano a persistere abitudini e comportamenti, anche all’interno di autorità accademiche, che faticavano a essere eliminati; tra questi, il riproporsi di posizioni privilegiate all’interno dell’apparato amministrativo, come dimostrato dall’apertura di scuole per figli di élite del PCC. Tale lotta contro elementi borghesi nel partito, nel governo, nella cultura, delle scuole fu interpretato anche in senso fisico ed estremo da molti giovani che vandalizzarono case di professori; picchiarono figli di docenti, figli di funzionari di partito, così come gli stessi funzionari; perquisirono diverse case.
Cercare di contrastare l’estremismo di questi gruppi giovanili (1967 - 1968)
Dal 1967 si iniziò a verificare un certo «spontaneismo di massa», con conseguenze diverse da città a città. A Shanghai comparvero slogal al grido «vogliamo un mondo senza più funzionari» (a gestione diretta): il modello era la comune di Parigi.
Se però il movimento non veniva sufficientemente controllato e orientato per portare a termine gli obiettivi rivoluzionari, questa eccessiva radicalizzazione rischiava di produrre gravissimi conflitti all’interno del movimento. Furono organizzati diversi periodi obbligatori di training militare per gli studenti delle medie e delle università, al fine di contrastare eccessi ed estremismo, ma oramai il senso di liberazione di massa che era stato scatenato era difficilmente controllabile.
Nella primavera del 1967, Mao decise di riportare l’ordine attraverso il prestigio dell’esercito popolare di liberazione (EPL) (e anche i loro carri armati), e furono istituiti dei comitati rivoluzionari. Questi ultimi erano gruppi tripartiti, che avevano tra la componente base rappresentanti dell’esercito, quadri rivoluzionari e rappresentanti delle organizzazioni di massa, i quali dovevano valutare, caso per caso, quale di queste organizzazioni di massa dovevano essere sciolte e quali potevano continuare a sussistere.
Nella primavera del 1968 le GR furono smobilitate, con l’invio di circa 4milioni di studenti delle scuole superiori e medie in campagna, per essere rieducati. Lo stesso anche per 3 milioni di quadri, rieducati nelle campagne attraverso il lavoro manuale e lo studio.
Il processo di trasformazione e di ricostruzione della filiera amministrativa dello Stato (1969 - 1971)
Con il consolidamento dei comitati rivoluzionari l’obiettivo era ora quello di entrare in una fase di trasformazione e ricostruzione, abbandonando quella della distruzione del vecchio ordine: doveva essere ricostituita tutta la filiera amministrativa dello Stato.
Un momento chiave fu rappresentato dal IX Congresso nazionale del PCC (aprile 1969) nel quale:
* Come successore di Mao venne indicato Lin Biao, ministro della difesa.
* Il Congresso fotografò una situazione nuova: più del 50% dei membri del Comitato centrale erano stati epurati, e più o meno il 35% dei seggi era occupato da militari, che godevano di grande prestigio per aver riportato l’ordine.
Indubbiamente, le forze armate emersero come il nuovo soggetto politico centrale post-1969, responsabile tra le altre cose di proteggere la Cina da minacce esterne (tantoché, nei mesi precedenti, c’erano stati diversi scontri alla frontiera sino-sovietica), anche se non mancavano divisioni interne tra questa o quella unità o regione militare dell’Epl.
* Veniva respinto ogni riferimento al tema della modernizzazione socialista e dello sviluppo delle forze produttive. Non fu neanche indicato quale ruolo affidare all’Epl.
Le priorità della Cina tra il 1969 e il 1971
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ridurre l’influenza delle forze armate di Lin Biao, il quale alimentava un culto della personalità nei confronti di Mao, che non era troppo entusiasta della cosa. Lin Biao, inoltre, aveva dichiarato che non era più necessario studiare i classici del marxismo e aveva assunto degli atteggiamenti di piaggeria nei confronti di Mao: mentre Maonel 1970 aveva avanzato la proposta di abolire la carica di presidente della Repubblica, questa fu ampiamente osteggiata da Lin Biao, che anzi alla seconda sessione plenaria del Comitato centrale (agosto 1970) iniziò a lodare Mao come un genio e a sostenere con forza l’esigenza della sua elezione a presidente della Repubblica. Evidentemente sperava che questo ruolo fosse rifiutato da Mao ma che fosse confermato nella Costituzione (che doveva essere approvata in quella sede), in maniera tale da ritagliarsi uno spazio d’ascesa egli stesso per il vertice dello Stato.
Lin Biao uscì di scesa nel 1971. - quella di fronteggiare la minaccia sovietica alle frontiere;
- quella di indebolire in modo definitivo la corrente più radicale all’interno della RC, che cercava sempre di sovvertire l’ordine costituito. In particolare, l’obiettivo era Chen Boda e l’alleanza tra questi e Lin Biao; nella sessione plenaria del 1968 Mao aveva accusato Chen di essere un «sofista» ignorante di marxismo del quale pur si riempiva la bocca.
Nei periodi successivi fu implementata una campagna di studio dei classici del marxismo, del leninismo e del pensiero di Mao.
Anni Settanta: fase di stabilizzazione
Samarani cita anche gli anni Settanta perché è qui che si colloca la fase di stabilizzazione della Rivoluzione Culturale e perché ancora negli anni Settanta sono attivi i protagonisti della Rivoluzione Culturale, sia i suoi animatori più estremisti (banda dei quattro), sia i superstiti (la generazione precedente il 1949).
- In campo economico ed educativo ci furono dei progressi: furono avviati acquisti di impianti e di tecnologia stranieri e fu riformato (ad esempio nelle università) il sistema di reclutamento, per incoraggiare l’accesso dei figli di operai, contadini e soldati, offrendo a ceti sociali largamente esclusi in passato l’accesso all’istruzione superiore.
- Scontri tra tre gruppi più influenti in politica nel tentativo di conciliare posizioni difficilmente concordabili: da una parte, il desiderio di mantenere vive esperienze e conquiste della RC (ad esempio la strenua lotta ai fattori capitalistici, come sostenuto dalla banda dei Quattro); dall’altra, la volontà di combinare lo sviluppo del capitalismo con una forte enfasi sulla modernizzazione economica (ambienti moderati di Zhou e di Deng).
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Zhou Enlai sosteneva l’impegno prioritario verso i temi dello sviluppo e della modernizzazione economica, tecnologica ed educativa. Furono artefici nel 1975 del progetto delle «quattro modernizzazioni» (agricoltura, industria, scienza e tecnologia, difesa). Prevedeva due fasi: 1) da completare entro il 1980: edificare un sistema economico e industriale indipendente e completo; 2) da completare entro il 2000: condurre la nazione ai vertici del sistema economico mondiale.
La posizione moderata di Zhou e dei suoi sostenitori fu rafforzata dalla reintegrazione nell’attività politica di Deng Xiaoping, nominato tra il 1973 e il 1975 membro dell’Ufficio politico, della Commissione militare del Cc, capo di stato maggiore, membro del Comitato permanente dell’Ufficio politico, vicepresidente del Comitato centrale e viceprimo ministro. - coloro che non avevano fatto pienamente parte della RC ma ne avevano comunque beneficiato, come Hua Guofeng;
- protagonisti attivi della RC, la banda dei quattro, che continuava ancora a puntare sul controllo dei mezzi di informazione e propaganda e sull’influenza in campo ideologico e culturale, per sostenere le conquiste della RC; ad avviare campagne per contrastare la riabilitazione (anche postuma) dei quadri allontanati durante la RC, come quella avviata contro Lin Biao e Confucio (la sua linea passatista poteva incentivare la volontà di ridare vita a stati e famiglie estinte); una visione del socialismo più in linea con le posizioni di Mao (era un periodo connotato da forti contraddizioni in cui doveva essere mantenuta centrale la lotte di classe); continuava, inoltre, a mettere in guardia contro il pericolo rappresentato dalla reintroduzione del capitalismo in Cina, come dimostravano l’importazione di tecnologie straniere, la presenza di appezzamenti privati, divisione del lavoro manuale e intellettuale, la partecipazione al commercio internazionale.
Il rafforzamento dei Quattro fu facilitato dall’ascesa di Weng Hongwen e dagli incidenti di piazza Tienanmen (aprile 1976).
Incidenti di piazza Tienanmen (aprile 1976): manifestazioni popolari
In occasione di una commemorazione collettiva dei martiri e degli eroi della rivoluzione che ebbe luogo presso il monumento degli eroi di piazza Tienanmen, oltre a depositare corone e ghirlande bianche, ritratti della persona che si intendeva commemorare, furono posti anche scritti politici allusivi e fortemente critici nei confronti della situazione del Paese.
In una riunione urgente dell’Ufficio politico, fu deciso di intervenire rapidamente contro queste manifestazioni che – si disse – erano orchestrate da Deng Xiaoping, volte ad attaccare lo stesso Mao Zedong. A causa di questo presunto complotto controrivoluzionario, Deng fu rimosso dagli incarichi.
La successione di Mao (1973 - 1976 + 1981)
In questi anni di collocò anche la difficile scelta del successore di Mao. Questi sapeva, in virtù dell’esperienza passata, che conveniva essere molto attenti nella scelta del suo successore: orientarsi su Liu Shaoqi prima e Lin Biao poi non era stata una buona idea. Così, preferiva che dal X Congresso (1973) fuoriuscisse non tanto una figura singola, ma un gruppo dirigente all’interno del quale negli anni successivi potesse emergere un suo valido successore sotto il suo sguardo vigile.
Zhou era malato, Deng non garantiva la continuazione di alcuni principi di fondo di Mao, ma il gruppo radicale dei Quattro aveva creato, d’altra parte, un forte fazionalismo in seno al partito; oltretutto, i tempi non erano ancora pronti per l’ascesa di una donna (Jiang Qing) al potere. Per questo motivo il Congresso indicò ben cinque vicepresidenti del PCC (Zhou, Ye Jianying, Kang Sheng, Wang Hongwen e Li Desheng), con Wang – membro dei Quattro e giovane operaio che non aveva nulla a che fare con gli atti più radicali della RC – indicato come primo vicepresidente.
Successivamente, però, fu lasciata decadere l’ipotesi e fu scelto Hua Guofeng (come primo vicepresidente del Cc e primo ministro dopo la morte di Zhou), che portò avanti l’impostazione di Mao, ascendendo ai vertici del partito, delle forze armate (presidente della Commissione militare) e del governo (presidente del Cc, primo ministro). Hua avviò una strategia economica basata sull’importazione selettiva di tecnologia straniera per sostenere lo sforzo di ammodernamento nazionale, ma numerosi progetti industriali non riuscirono a decollare, anche a causa di insufficienti risorse. Si concentrò anche sull’eliminazione delle tendenze radicali ed estremiste e ripropose il ruolo del partito come veicolo di mobilitazione di massa. Tentò anche di instaurare un culto della propria personalità, facendosi ritrarre in effigi pubbliche, accanto ad altri grandi nomi della rivoluzione comunista.
Fu duramente attaccato dalla banda dei Quattro nei periodi successivi. Nel 1980 però uscì di scena, sostituito quale primo ministro da Zhao Ziyang e nel giugno 1981 da Hu Yaobang quale presidente del Comitato centrale; Deng Xiaoping, invece, assunse la direzione della Commissione militare.
Infatti, a partire dal 1977, Deng Xiaoping aveva ripreso il proprio ruolo politico e con esso fu ridata vita alle idee e ai programmi che avevano costituito il fulcro delle «quattro modernizzazioni»; fu sancita dal Cc la centralità dello sviluppo e della modernizzazione economica.
Nell’ottobre 1976, qualche settimana dopo la morte di Mao, i membri della Banda dei Quattro furono arrestati. Il processo iniziò alla fine del 1980; alcuni di loro furono condannati all’ergastolo, altri a morte.