Anni Ottanta - Duemila Flashcards
Deng Xiaoping
Dalla fine degli anni Settanta fu l’artefice della svolta nella strategia cinese di sviluppo («quattro modernizzazioni») alla quale unì la difesa del socialismo e del PC, come dimostra la decisione di risolvere attraverso le forze armate la crisi di piazza Tienanmen (1989).
La politica di Deng non è di rottura rispetto al periodo maoista; Xi Jinping ritiene che sia sbagliato considerare separati il periodo maoista e quello successivo.
Deng ha avviato diverse formulazioni politiche interessanti, sottolineando il ruolo non universalistico di queste linee politiche, ma come se fossero espressione della cultura e della storia cinese.
Riforme:
- nel settore agricolo, nel 1983 furono eliminate le comuni popolari, creando – amministrativamente – villaggi e borghi rurali. Fu indebolito il sistema di welfare di base nelle campagne; infatti, pur con tutti i limiti gestionali, le comuni popolari, a un livello di base, gestivano asili, medicina di base, istruzione primaria;
- nel settore agricolo, fu introdotto un sistema di responsabilità familiare. Tornò centrale la famiglia, perno della produzione agricola: il capofamiglia stipulava con l’amministrazione del villaggio/borgo un contratto per l’affitto, per un certo periodo di tempo, di un appezzamento di terra. Il periodo d’affitto poteva andare da pochi anni fino a 30, oppure, di fatto, a tempo indeterminato;
- furono create le prime ZES (zone economiche speciali) nel sud della Cina, per introdurre forme sperimentali di cooperazione con l’economia internazionale e concedere agevolazioni alle imprese straniere.
Per costruire una società socialista sarebbe stato indispensabile, per Deng, ispirarsi a quattro principi fondamentali: marxismo e leninismo, pensiero di Mao Zedong, ruolo guida del PC, via socialista e dittatura del proletariato.
Con l’affluire di film e libri dall’estero, secondo lui era necessario rafforzare il lavoro in campo culturale e combattere le influenze capitalistiche e feudali che arrivavano nella cultura dopo l’apertura verso l’esterno.
Crisi degli anni Ottanta
L’apertura all’Occidente sollevò critiche e osservazioni di tipo diverso. Alcuni intellettuali diventarono vivi sostenitori del modello occidentale (democrazia). All’interno del partito, invece, ci furono critiche da parte di esperti economici e della pianificazione, preoccupati degli effetti fuori controllo dell’inserimento così rapido di elementi di mercato. C’è chi sostiene che il socialismo era portatore di elementi anche etici e morali che il PC doveva essere in grado di trasmettere.
A partire dal 1985, ci fu un forte declino nella produzione cerealicola. Tutti i negozi erano negozi di Stato. Crebbe il costo dei fertilizzanti, quindi il prezzo per lo Stato dei cereali (li comprava per i contadini); i contadini si rivolsero a produzioni più redditizie, che necessitavano di meno fertilizzanti (frutta e verdura); scarseggiarono i cereali e i prodotti alimentari di base. L’inflazione aumentò (anche + 30%).
Dilagò la scontentezza nei confronti della politica economica del PC, che aveva ridotto i sussidi alle campagne (all’epoca era segretario del partito Zhao Ziyang). Questi decise di accelerare la liberalizzazione delle vendite dei generi alimentari, consentendo l’apertura di negozi privati, permettendo una libera decisione sui prezzi di vendita (non più gestiti solo dallo Stato), dando così avvio a un periodo di libera concorrenza. Affiancare, dopo tanti anni di prezzi calmierati gestiti dallo Stato, questa nuova impostazione, si rivelò un fallimento. I contadini si affrettavano a fare delle scorte. Iniziò a serpeggiare del risentimento.
La protesta di Piazza Tienanmen e la visita di Gorbacev
Il 5 giugno 1989, Gorbačëv visitò la Cina, cercando di riallacciare i rapporti con la Cina. Mentre le telecamere di tutto il mondo sono presenti a Pechino, gli studenti, da maggio, avevano cominciato a occupare piazza Tienanmen, chiedendo la democrazia, erigendo anche una copia della Statua della Libertà statunitense. Le proteste erano cominciate per la morte di Hu Yaobang, un dirigente che era stato allontanato nel 1987 perché accusato di tenere un atteggiamento ideologico sbagliato. Anche alcuni operai volevano unirsi, ma gli studenti rifiutarono, in virtù di quella lontananza tra il mondo intellettuale e quello del lavoro manuale.
In una prima fase, la dirigenza del PC non fece nulla. Non represse le proteste, ma non accettò neppure un dialogo; ancora una volta, erano tante le organizzazioni studentesche, e non era chiaro quali fossero gli obiettivi di tutti; non si volle legittimare un interlocutore casuale.
Verso metà maggio, le cose cominciarono a irrigidirsi: alcuni studenti iniziarono uno sciopero della fame, indossando la fascia bianca del martirio. Il segretario del partito, Zhao, in lacrime davanti alle telecamere di tutto il mondo, supplicò agli studenti di lasciare la piazza. Poi diede le dimissioni. Il 20 maggio fu proclamata la legge marziale e agli inizi di giugno fu deciso l’intervento dell’esercito da Deng. Ad oggi si parla di un centinaio di morti.
Come nuovo segretario del partito emerse Jiang Zemin.
Altri problemi (inizio anni Novanta)
- Rimase aperta la problematica questione dell’inflazione. Per risolverla, furono richiamati a lavoro i grandi esperti che avevano risolto l’iperinflazione del tardo periodo repubblicano, tra cui Chen Yun, ministro delle finanze che, sorprendentemente, era un tipografo. Ancora una volta, riuscì a stabilizzare la situazione.
- C’era la possibilità che la Cina tornasse a forme di pianificazione di tipo sovietico, ma Deng fece un viaggio nel sud della Cina e ribadì la necessità di costruire un sistema economico-socialista di mercato (1993) (il 70% delle entrate proveniva da di imprese pubbliche; Chen Yun aveva elaborato la teoria dell’«uccellino in gabbia»: il libero mercato deve essere tenuto in gabbia, ma quanto deve essere grande la gabbia deve essere valutato dallo Stato). Il mercato fu introdotto per generare ricchezza, ma il percorso doveva essere controllato.
- Fu studiatissimo, dal 1991, il crollo dell’Urss.
- Nel 1999 ci fu il bombardamento statunitense dell’ambasciata cinese di Belgrado. Suonò come un campanello d’allarme per la Cina (reg)
Da anni Duemila fino ad oggi
- Fu formulata, nel 2000, la teoria delle tre rappresentatività. Il PCC rappresenta le forze produttive avanzate, la cultura più avanzata e gli interessi più avanzati del popolo cinese.
- Nel 2002, il partito venne definito come «partito di governo», non più come «partito rivoluzionario».
2021: il sogno cinese di Xi Jinping, un calco di quello americano
Fu formulato nel 2021, in occasione del centenario della fondazione del PC. I traguardi raggiunti, tra cui la costruzione di una società moderatamente prospera, devono rappresentare per Xi Jinping una base per creare, entro il 2049, un moderno paese socialista, prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato e armonioso (democrazia con caratteristiche cinesi).
Nel 2021 è stata annunciata anche l’eliminazione della povertà assoluta per 90milioni di persone in Cina. Dal 1990, circa 750 milioni di persone sono uscite dalla povertà (acqua potabile, assistenza medica, istruzione e alloggio). La Cina ha contribuito per il 60% alla riduzione del tasso mondiale di povertà tra il 1990 – 2018.