analitica Flashcards
1- parla di materia: sostanze pure e miscele
MATERIA→ tutto ciò che ci circonda e occupa volume
Se la materia si separa meccanicamente o fisicamente è una MISCELA, se no è una SOSTANZA PURA. Se la miscela è uniforme viene chiamata OMOGENEA, se no viene chiamata ETEROGENEA. Se la sostanza pura è scomponibile chimicamente è un COMPOSTO, se no è una SOSTANZA PURA.
SOSTANZA PURA→ ha composizione definita e costante, se cambio il suo stato di aggregazione le caratteristiche delle sue molecole non cambiano
SOSTANZA ELEMENTARE→ costituita da un solo elemento (es. H2, O2, Ca)
COMPOSTO→ costituito da 2 o più elementi diversi in rapporti costanti
2- parla di atomo: elettrone, protone e neutrone
MODELLO ATOMICO→ la materia è costituita da atomi
MODELLO ELETTRONICO DELL’ATOMO→ l’atomo è costituito da nucleo ed elettroni
MODELLO DEL LEGAME CHIMICO→ gli atomi formano le sostanze chimiche attraverso riorganizzazione spaziale degli elettroni (ad es. Condividendo elettroni)
Ogni atomo ha un nucleo e uno o più elettroni: il nucleo costituisce la maggior parte della massa dell’atomo, mentre gli elettroni costituiscono il volume dell’atomo e hanno carica negativa.
Il nucleo è formato da neutroni, senza carica, e protoni, che presentano una carica positiva uguale e opposta a quella degli elettroni dell’atomo. Neutroni e protoni vengono chiamati nucleoni.
3- parla della teoria atomica
le basi della teoria atomica moderna iniziarono a formarsi già nel 400-300 aC con democrito che era un filosofo che ipotizza che la materia sia formata da atomi, ovvero particelle indistruttibili e indivisibili
LEGGE DELLA CONSERVAZIONE DELLA MASSA (Lavoisier, seconda metà del 1700)→ nel corso di una reazione chimica la somma delle masse dei reagenti è uguale alla somma delle masse dei prodotti (la materia non si crea e non si distrugge)
LEGGE DELLE PROPORZIONI DEFINITE (Proust, 1794)→ gli elementi che costituiscono un composto sono sempre combinati tra loro secondo proporzioni fisse e definite in termini di massa. Questo significa che, indipendentemente dalla quantità del composto, gli elementi presenti si combinano sempre nello stesso rapporto di massa.
LEGGE DELLE PROPORZIONI MULTIPLE (Dalton, 1804)→ Quando 2 elementi si combinano per formare più di un composto, le masse di uno di questi elementi che si combinano con una quantità fissa dell’altro elemento stanno tra loro in rapporti semplici e piccoli.
TEORIA ATOMICA DELLA MATERIA (Dalton, 1804)→ i principali punti della teoria atomica di Dalton:
TUTTA LA MATERIA è COMPOSTA DA ATOMI: la materia è costituita da particelle indivisibili e indistruttibili, chiamate atomi, che sono le unità fondamentali della materia.
GLI ATOMI DI UN ELEMENTO SONO IDENTICI TRA LORO: gli atomi di un elemento sono uguali per massa, dimensione e altre proprietà.
GLI ATOMI DI ELEMENTI DIVERSI HANNO PROPRIETA’ DIVERSE: ogni elemento è costituito da atomi unici, che differiscono per massa e altre proprietà, quindi atomi di un elemento non possono essere convertiti in atomi di un altro elemento.
LE REAZIONI CHIMICHE SONO COMBINAZIONI DI ATOMI: le reazioni chimiche non comportano la creazione o la distruzione di atomi, ma semplicemente la loro riorganizzazione. Gli atomi si combinano in rapporti semplici e definiti per formare composti.
I COMPOSTI CHIMICI SONO FORMATI DA ATOMI DI PIU’ ELEMENTI COMBINATI IN RAPPORTI DEFINITI: i composti si formano quando atomi di elementi diversi si uniscono in rapporti fissi e costanti.
La teoria di Dalton aveva però dei limiti, perché lui pensava che gli atomi fossero indivisibili, ma con la scoperta delle particelle subatomiche (neuroni, protoni ed elettroni), si scoprì che gli atomi sono in realtà divisibili. Inoltre, la teoria di Dalton non spiegava il concetto di isotopi, che sono atomi dello stesso elemento con masse diverse.
MODERNO RIESAME DELLA TEORIA ATOMICA→ La teoria atomica venne quindi riesaminata in questo modo:
Gli atomi sono divisibili in particelle subatomiche, ma mantengono inalterata la loro identità nelle reazioni chimiche
Nelle reazioni nucleari gli atomi di un elemento si convertono spesso in atomi di un altro elemento, ma ciò non avviene in una reazione chimica
Gli isotopi di un elemento differiscono nel numero di neutroni, quindi nel numero di massa, ma un campione dell’elemento è trattato come se i suoi atomi avessero una massa media
I composti sono formati dalla combinazione chimica di elementi in rapporti specifici, possono verificarsi lievi variazioni ma il postulato resta essenzialmente invariato
4- parla del numero atomico, la carica atomica, il numero di massa atomica, gli isotopi
ELEMENTI E NUMERO ATOMICO
Gli elementi sono i tipi fondamentali di atomi, e ciascun elemento è definito da un numero unico di protoni nel nucleo: questo numero si chiama numero atomico (Z). Il numero atomico distingue un elemento dall’altro.
Per esempio:
Idrogeno (H) ha un numero atomico di 1 (Z = 1), quindi ha un protone.
Elio (He) ha Z = 2, Carbonio (C) ha Z = 6, e così via.
Se l’atomo è neutro, il numero di elettroni (che sono negativi) è uguale al numero di protoni, bilanciando così la carica complessiva dell’atomo.
CARICA ATOMICA E IONI
Uno ione si forma quando un atomo guadagna o perde elettroni, modificando la sua carica elettrica. Se un atomo perde elettroni, diventa un catione (ione positivo) perché ha più protoni che elettroni. Esempi: Na⁺ (Sodio ha perso un elettrone), Ca²⁺ (Calcio ha perso due elettroni). Se un atomo guadagna elettroni, diventa un anione (ione negativo) perché ha più elettroni che protoni. Esempi: Cl⁻ (Cloro ha guadagnato un elettrone), S²⁻ (Zolfo ha guadagnato due elettroni).
Gli ioni sono indicati con il simbolo dell’elemento e il valore della carica come apice, ad esempio, Fe³⁺ per il ferro che ha perso tre elettroni.
NUMERO DI MASSA E NUCLIDI
Il numero di massa (A) è la somma del numero di protoni (Z) e neutroni (N) nel nucleo di un atomo. Questo valore rappresenta il peso complessivo del nucleo. A = Z + N
Per esempio, se un atomo di carbonio ha Z = 6 e N = 6, il numero di massa sarà A = 12.
Un nuclide è una forma specifica di un elemento, definita dal numero di protoni e neutroni nel nucleo. Anche se un elemento ha sempre lo stesso numero di protoni, il numero di neutroni può variare, creando nuclidi diversi.
ISOTOPI
Gli isotopi sono versioni di uno stesso elemento che hanno lo stesso numero di protoni (stesso numero atomico) ma un diverso numero di neutroni, e quindi un diverso numero di massa. Per esempio, l’idrogeno ha tre isotopi:
- Prozio (¹H): un protone, nessun neutrone.
- Deuterio (²H): un protone, un neutrone.
- Trizio (³H): un protone, due neutroni.
In natura, molti elementi esistono come miscele di isotopi, e le loro proprietà fisiche (come la massa atomica) sono una media delle masse dei singoli isotopi presenti. Ad esempio, il carbonio naturale è composto principalmente da ¹²C e ¹³C, con tracce di ¹⁴C.
5- parla della massa atomica, il difetto di massa, l’unità di massa atomica e la massa atomica relativa
DETERMINAZIONE DELLE MASSE ATOMICHE TRAMITE SPETTROFOTOMETRIA DI MASSA
Il principio di base della spettrometria di massa è che quando le particelle cariche attraversano un campo magnetico, la loro traiettoria viene deviata. La quantità di deviazione dipende dalla massa della particella: particelle più leggere subiscono una deviazione maggiore rispetto a quelle più pesanti, quindi misurando il punto in cui le particelle colpiscono un rivelatore, è possibile determinare la loro massa.
Se un campione contiene diversi isotopi di uno stesso elemento, ciascun isotopo devierà in modo diverso, creando fasci distinti sul rivelatore. L’intensità di ciascun fascio riflette l’abbondanza relativa degli isotopi nel campione.
MASSA ATOMICA
La massa atomica è la massa di un singolo atomo di un elemento. Si può approssimare la massa atomica di un nuclide come: mA=Zmp+Nmn+MmeAmn
Dove:
- Z è il numero di protoni,
- mp è la massa di un protone,
- N è il numero di neutroni,
- mn è la massa di un neutrone,
- M è il numero di elettroni (in genere trascurabile rispetto alla massa del nucleo).
UNITA’ DI MASSA ATOMICA (u.m.a.)
Per semplificare i calcoli, si usa l’unità di massa atomica (u.m.a.), definita come 1/12 della massa dell’isotopo di carbonio-12 (12C). Questa unità corrisponde a circa: 1 u.m.a.=1.66053782×10-27 kg
Tutte le altre masse atomiche sono confrontate rispetto a questa unità.
MASSA ATOMICA RELATIVA
La massa atomica relativa è un valore che esprime quante volte la massa di un nuclide è maggiore rispetto all’unità di massa atomica. Si calcola con: Massa atomica relativa=mA/u.m.a
Essendo un rapporto tra due masse, è un numero puro (senza unità di misura).
LA MASSA MANCANTE E L’ENERGIA DI LEGAME NUCLEARE
Quando si misura la massa di un nucleo atomico, spesso risulta inferiore alla somma delle masse dei protoni e dei neutroni che lo compongono. Questa differenza di massa, chiamata deficit di massa (Δm\Delta m), è convertita in energia di legame nucleare secondo l’equazione di Einstein: E=Δm⋅c2
Dove:
- Δm è la massa mancante,
- c è la velocità della luce (≈3×108 m/s).
L’energia di legame è l’energia necessaria per mantenere insieme il nucleo atomico. Un nucleo con un deficit di massa maggiore ha un’energia di legame maggiore, rendendolo più stabile.
6- parla del peso atomico e del peso molecolare
PESO ATOMICO E MASSA ATOMICA RELATIVA MEDIA
Ogni elemento può avere degli isotopi, cioè atomi con lo stesso numero di protoni ma diverso numero di neutroni. Anche se gli isotopi hanno una massa leggermente diversa, le loro proprietà chimiche sono quasi identiche. Per questo motivo, è utile definire una massa atomica relativa media, che tiene conto di tutti gli isotopi di un elemento e delle loro abbondanze relative. Questa media ponderata è conosciuta come peso atomico standard o peso atomico.
Per calcolare il peso atomico di un elemento, si usa la formula:
Peso atomico=(massa isotopo 1%abbondanza)+(massa isotopo 2%abbondanza)…
Ad esempio, per il carbonio:
- carbonio-12 ha una massa di 12 u.m.a. e un’abbondanza del 98,89%.
- carbonio-13 ha una massa di 13,003 u.m.a. e un’abbondanza dell’1,11%.
Il peso atomico del carbonio è: (12×0,9889)+(13,003×0,0111)=12,011
PESO MOLECOLARE
Quando si parla di composti o molecole, si usa il termine peso molecolare. Il peso molecolare è la somma dei pesi atomici degli atomi che costituiscono una molecola.
Ad esempio per la molecola di acqua (H2O): PM(H2O)=2×1,00794+15,9994=18,01528
7- parla della mole, della costante di avogadro e della massa molare
LA MOLE
Una mole di una sostanza contiene esattamente lo stesso numero di unità elementari (atomi, molecole, ecc.) del numero di atomi in 12 grammi di carbonio-12.
Questo numero è noto come numero di Avogadro (NA): NA=6,022×1023 unitaˋ/mol
Questo significa che una mole di una sostanza ha una massa in grammi uguale al suo peso atomico o molecolare.
ESERCIZI SLIDE 52 PPT 1
MASSA MOLARE
La massa molare è la massa di una mole di una sostanza, espressa in grammi per mole (g/mol). Si calcola dividendo la massa della sostanza per il numero di moli: M= m(g)/n° moli(mol)
Dove:
- M è la massa molare,
- m è la massa in grammi,
- n° moli è il numero di moli.
Per trovare il numero di moli in una data massa di sostanza, si usa la formula: n° moli= m(g) / M(g/mol)
Dove:
- n° moli è il numero di moli,
- m è la massa in grammi,
- M è la massa molare.
8- parla delle formule chimiche
FORMULA MINIMA
La formula minima di un composto indica quali elementi lo compongono e il rapporto più semplice tra gli atomi di questi elementi. In questa formula, i numeri che compaiono in basso a destra di ogni simbolo chimico sono chiamati indici e rappresentano il numero minimo di atomi di ciascun elemento. Ad esempio H2O significa che ci sono 2 atomi di idrogeno per ogni 1 atomo di ossigeno.
FORMULA MOLECOLARE
La formula molecolare indica quali elementi sono presenti in una molecola e il numero esatto di atomi di ciascun elemento che costituiscono la molecola. La formula molecolare può essere la stessa o un multiplo della formula minima. Ad esempio nel glucosio la formula molecolare è C6H12O6, mentre la formula minima è CH2O.
FORMULE MOLECOLARI ELEMENTARI
Le molecole possono essere costituite da un solo tipo di atomo o da più atomi:
- MOLECOLE MONOATOMICHE→ Contengono un solo atomo per molecola, come i gas nobili (es. He, Ne).
- MOLECOLE DIATOMICHE→ Contengono due atomi dello stesso elemento, come H2
- MOLECOLE POLIATOMICHE→ Contengono più di due atomi, come O3 (ozono)
FORMULA RAZIONALE
La formula razionale evidenzia la struttura interna della molecola e i gruppi funzionali. Mostra come gli atomi sono legati tra loro, non solo quanti atomi ci sono. Ad esempio per l’acido acetico:
- FORMULA MINIMA→ H2CO
- FORMULA MOLECOLARE→ C2H4O2
- FORMULA RAZIONALE→ CH3COOH
La formula razionale mostra il gruppo funzionale (caratteristico delle molecole) che può influenzare il comportamento chimico della sostanza.
FORMULA IONICA
La formula ionica evidenzia i cationi (ioni positivi) e anioni (ioni negativi) che costituiscono un composto ionico.
Questo tipo di formula è utile per composti ionici, dove è importante sapere come le cariche si bilanciano tra cationi e anioni.
FORMULA DI STRUTTURA
La formula di struttura fornisce una rappresentazione bidimensionale della molecola, mostrando come gli atomi sono connessi tra loro: ogni linea rappresenta un legame chimico tra due atomi, quindi mostra la connettività tra atomi, ma non dà informazioni sulla geometria tridimensionale.
9- parla della radiazione elettromagnetica
Le radiazioni elettromagnetiche si propagano nello spazio sotto forma di campi elettrici e magnetici che oscillano su piani ortogonali: ogni campo è descritto da un’onda sinusoidale.
Ogni radiazione è caratterizzata da una sua lunghezza d’onda e da dalla sua frequenza:
- LUNGHEZZA D’ONDA→ è indicata dalla lettere lambda (λ) ed è definita come la distanza fra 2 successivi massimi (punti + elevati di un’onda) o fra 2 successivi minimi (punti meno elevati di un’onda). Si può esprimere in metri.
- FREQUENZA→ viene indicata dalla lettera nu (𝛎) ed è definita come il numero di onde complete che passano in un dato punto in un certo intervallo di tempo (solitamente 1 secondo). Si può esprimere in 1/s quindi in hertz (Hz).
La lunghezza d’onda e la frequenza sono correlate alla velocità (c) alla quale un’onda si propaga:
c (m/s)=λ (m) *𝛎 (1/s)
La luce visibile è una piccola porzione dello spettro elettromagnetico: le onde con lunghezza d’onda minore di quella della luce visibile sono la luce ultravioletta (UV), i raggi X e i raggi gamma; mentre quelle con lunghezza d’onda maggiore di quella della luce visibile sono la radiazione infrarossa e le microonde.
Una luce bianca o policromatica può essere scomposta nelle sue componenti monocromatiche sfruttando fenomeni di rifrazione.
10- parla dello spettro di emissione e dello spettro di assorbimento
SPETTRO DI EMISSIONE
Quando si fornisce energia a un campione di atomi (ad esempio riscaldandolo), gli atomi possono assorbire questa energia e passare a uno stato eccitato, dove gli elettroni si spostano verso livelli di energia più alti. Quando gli elettroni tornano ai loro stati energetici iniziali, rilasciano l’energia in eccesso sotto forma di radiazione elettromagnetica.
Questa radiazione emessa può essere scomposta in componenti a diverse lunghezze d’onda utilizzando un prisma, e il risultato è uno spettro di emissione, che si presenta come una serie di righe colorate su uno sfondo scuro. Ogni riga corrisponde a una specifica lunghezza d’onda emessa dall’atomo.
SPETTRO DI ASSORBIMENTO
Lo spettro di assorbimento si ottiene quando un fascio di luce bianca (che contiene tutte le lunghezze d’onda visibili) passa attraverso un campione di atomi. Gli atomi assorbono alcune specifiche lunghezze d’onda della luce, mentre le altre passano attraverso il campione e vengono scomposte dal prisma.
Sullo schermo, si osserva uno sfondo colorato con righe nere, che corrispondono alle lunghezze d’onda assorbite. Questo spettro è complementare allo spettro di emissione: le lunghezze d’onda assorbite coincidono con quelle emesse dagli atomi quando tornano allo stato fondamentale.
LO SPETTRO DELL’ATOMO DI IDROGENO
L’atomo di idrogeno, composto da un protone e un elettrone, è un caso fondamentale per capire gli spettri. Quando si fornisce energia all’idrogeno, l’elettrone si sposta a un livello energetico più alto (stato eccitato). Dopo un breve periodo, l’elettrone ritorna a un livello energetico inferiore, emettendo una radiazione.
Questo fenomeno produce uno spettro di emissione caratterizzato da righe spettrali a lunghezze d’onda specifiche, che possono cadere nell’infrarosso (IR), nel visibile, o nell’ultravioletto (UV). Lo spettro di assorbimento dell’idrogeno presenta le stesse righe dello spettro di emissione, ma con le righe visibili come assorbimenti (nere).
LIVELLI ENERGETICI DISCRETI DELL’IDROGENO
L’elettrone dell’atomo di idrogeno non può assumere qualsiasi valore di energia, ma è confinato a livelli energetici discreti. Quando un elettrone passa da un livello energetico a un altro, il cambiamento di energia corrisponde a una quantità specifica, un “salto energetico”.
Questo è il motivo per cui lo spettro di emissione dell’idrogeno è fatto di righe discrete piuttosto che di un continuo: ogni riga rappresenta una transizione tra due livelli energetici definiti. Non esistono livelli energetici intermedi tra quelli discreti, quindi l’elettrone può solo “saltare” tra i livelli permessi.
11- parla dell’equazione di Planck
QUANTIZZAZIONE DELL’ENERGIA→ Planck ipotizzò che l’energia non fosse continua, ma distribuita in pacchetti chiamati quanti. L’energia E di un quanto è proporzionale alla frequenza della radiazione elettromagnetica, secondo la formula: E= h⋅ν
Dove h è la costante di Planck (6.64 × 10⁻³⁴ J·s).
TRANSIZIONE ENERGETICA→ Per passare da uno stato a energia E1 a uno con energia E2, è necessario fornire energia pari a E2−E1. Quando l’elettrone ritorna allo stato di partenza, emette energia sotto forma di radiazione (es. fluorescenza o fosforescenza).
LUMINESCENZA→ Se più elettroni (N) compiono lo stesso salto energetico, l’intensità della radiazione emessa sarà N volte maggiore, ma la frequenza della radiazione emessa rimane la stessa.
12- parla dell’effetto fotoelettrico
In un metallo, gli elettroni sono legati con una certa energia detta funzione lavoro (E0). Per liberare un elettrone, la radiazione incidente deve avere una frequenza minima chiamata frequenza di soglia.
Solo se l’energia del fotone (E=hν) è uguale o superiore a E0, l’elettrone sarà espulso. Se E<E0, non accadrà nulla, indipendentemente dall’intensità della radiazione.
L’energia cinetica Ecin degli elettroni espulsi aumenta linearmente con la frequenza della radiazione incidente oltre la soglia. Questo mostra che l’energia dipende dalla frequenza, non dall’intensità.
13- parla della relazione di einstein
Einstein propose che energia (E) e massa (m) sono equivalenti, questo viene descritto dall’equazione: E=m⋅c2
Dove c è la velocità della luce.
Oltre ad avere natura ondulatoria, la luce può essere vista come composta da fotoni, particelle con una certa energia e una massa associata. La massa di un fotone è data dalla relazione:
m=hvc2
Dove h è la costante di Planck, ν è la frequenza della radiazione, e c è la velocità della luce.
14- parla del dualismo onda-particella della materia
Il dualismo onda-particella è un concetto fondamentale della meccanica quantistica, secondo cui la materia (come gli elettroni) e la luce (come i fotoni) si comportano sia come particelle sia come onde, a seconda delle circostanze.
Se la luce, che tradizionalmente si considerava un’onda, può comportarsi come una particella (fotone), allora anche le particelle come gli elettroni possono comportarsi come onde. Questa idea è stata proposta da Louis de Broglie nel 1924. De Broglie ha introdotto la relazione
λparticella= h/p
dove λ è la lunghezza d’onda associata alla particella, h è la costante di Planck, e p è la quantità di moto della particella (p=mv).
Secondo questa relazione, una particella ha una lunghezza d’onda particella= h/mv
Questo significa che, nonostante sia una particella, può avere proprietà ondulatorie.
Tuttavia, nel mondo macroscopico, le masse sono così grandi e le velocità così piccole che la lunghezza d’onda associata è estremamente piccola, quindi le proprietà ondulatorie non sono rilevabili.
ESERCIZI PPT 2 SLIDE 16
ESPERIMENTO DI YOUNG (1803)
L’esperimento di Young, o esperimento della doppia fenditura, ha dimostrato la natura ondulatoria della luce attraverso il fenomeno dell’interferenza.
Una sorgente luminosa emette luce che passa attraverso due fenditure molto vicine tra loro. Se la larghezza delle fenditure è sufficientemente piccola rispetto alla lunghezza d’onda della luce, le fenditure agiscono come sorgenti coerenti di onde luminose. Quando queste onde si incontrano sullo schermo dietro le fenditure, formano un pattern di interferenza, con frange chiare (interferenza costruttiva) e scure (interferenza distruttiva).
INTERFERENZA COSTRUTTIVA→ si verifica quando i picchi e i ventri di due onde coincidono, creando una frangia chiara.
INTERFERENZA DISTRUTTIVA→ si verifica quando i picchi di un’onda coincidono con i ventri di un’altra, annullandosi a vicenda e creando una frangia scura.
15- parla del principio di indeterminazione di heisenberg
Heisenberg dimostrò che è impossibile determinare con accuratezza, allo stesso tempo, sia la posizione che l’energia di un elettrone: il tentativo di determinare accuratamente la posizione o l’energia dell’elettrone porta all’incertezza del valore dell’altro parametro.
Ciò è noto come principio di indeterminazione di Heisenberg: se noi conosciamo il valore dell’energia di un elettrone in un atomo con grande precisione, dobbiamo attenderci un errore molto grande sul valore della posizione dell’elettrone stesso. Non potendo conoscere velocità e posizione allo stesso tempo con sufficiente accuratezza, non si può calcolare la traiettoria di un elettrone, ma solo stimare la probabilità di trovare l’elettrone in una certa regione di energia definita intorno al nucleo.
16- parla dell’equazione di schrodinger
L’equazione di Schrödinger descrive come la funzione d’onda ψ(r) di una particella (come un elettrone) evolve nel tempo.
La funzione d’onda ψ non rappresenta direttamente una traiettoria dell’elettrone, ma piuttosto una probabilità: ψ (r)2 è la probabilità di trovare l’elettrone in una certa posizione.
Questa equazione è il cuore della meccanica quantistica, e ci permette di calcolare non solo la probabilità di localizzare una particella, ma anche la sua energia.
17- parla dei numeri quantici e della rappresentazione degli orbitali
Gli orbitali di un atomo sono caratterizzati da tre numeri quantici:
- n (numero quantico principale)→ indica l’energia e il livello dell’orbitale. Più grande è n, maggiore è l’energia e la distanza dell’elettrone dal nucleo. Se n→∞, l’elettrone non è più legato al nucleo e diventa un elettrone libero.
- l (numero quantico secondario)→ definisce la forma dell’orbitale. Dipende da n, e può assumere valori da 0 a n−1. Ad esempio, l=0 corrisponde a un orbitale sferico (orbitale “s”), mentre l=1 corrisponde a un orbitale a forma di doppio “lobo” (orbitale “p”).
- ml (numero quantico magnetico)→ descrive l’orientamento dell’orbitale nello spazio, in relazione al campo magnetico. Può assumere valori da −l a +l.
18- parla dello spin elettronico
Ogni elettrone ha una proprietà chiamata spin. Gli elettroni possono avere due possibili stati di spin descritti da un quarto numero quantico (ms):
- α (spin up) con ms=+1/2
- β\beta (spin down) con ms=-1/2
Un orbitale può ospitare due elettroni solo se questi hanno spin opposti (uno con spin up e uno con spin down), in accordo con il principio di esclusione di Pauli, che stabilisce che due elettroni non possono avere tutti e quattro i numeri quantici uguali.
19- parla di come disegnare la configurazione elettronica dello stato fondamentale
COME DISEGNARE LA CONFIGURAZIONE ELETTRONICA DELLO STATO FONDAMENTALE
Quando si scrive la configurazione elettronica di un atomo, bisogna seguire tre principi fondamentali:
- Principio della minima energia: ogni elettrone occupa l’orbitale disponibile a più bassa energia, prima di occupare quelli con energia più alta.
- Principio di esclusione di Pauli: due elettroni nello stesso orbitale (stesso n, l, e ml) devono avere spin opposti, cioè spin antiparalleli.
- Regola di Hund: quando più elettroni devono occupare orbitali con la stessa energia (orbitali degeneri), si distribuiscono nel numero massimo di orbitali disponibili, assumendo spin paralleli (entrambi up o entrambi down). Questo minimizza l’energia complessiva dell’atomo.
20- parla della razionalizzazione della tavola periodica
La tavola periodica è stata inizialmente proposta da Dmitrij Mendeleev, organizzando gli elementi in base al loro peso atomico e alle somiglianze nelle loro proprietà chimiche. Mendeleev ha osservato delle eccezioni alla sequenza del peso atomico, come il fatto che il potassio (K) ha un peso atomico inferiore a quello dell’argon (Ar), ma l’argon precede il potassio nella tavola.
La versione corretta della tavola periodica è basata sul numero atomico Z (piuttosto che sul peso atomico), che è il numero di protoni nel nucleo di un atomo. Gli elementi nello stesso gruppo (colonna) hanno la stessa configurazione elettronica nel loro strato di valenza, con il numero n che aumenta man mano che si scende nei periodi (righe), mentre il numero atomico Z aumenta progressivamente da sinistra a destra.
RAGGI ATOMICI
Lungo un periodo (da sinistra a destra nella tavola periodica), il raggio atomico diminuisce. Questo accade perché il numero atomico Z aumenta, ovvero cresce la carica nucleare. Gli elettroni, pur aggiungendosi nello stesso guscio (ovvero allo stesso livello energetico), sono sempre più attratti dal nucleo, il che porta a una contrazione del raggio atomico.
Lungo un gruppo (dal alto verso il basso nella tavola periodica), il raggio atomico aumenta. Aumenta infatti il numero quantico principale n, e gli elettroni occupano orbitali più esterni, che si trovano più lontani dal nucleo. Anche se la carica nucleare Z aumenta, la schermatura degli elettroni nei gusci interni riduce l’effetto di attrazione esercitato dal nucleo sugli elettroni più esterni, quindi il raggio aumenta.
RAGGI IONICI
Quando un atomo perde un elettrone per diventare un catione, il suo raggio diminuisce. La perdita di un elettrone riduce la repulsione tra gli elettroni, e il nucleo esercita una maggiore attrazione su quelli rimasti, causando una contrazione del raggio. La contrazione è massima quando un atomo perde tutti gli elettroni nel suo guscio esterno.
Quando un atomo guadagna un elettrone per diventare un anione, il raggio aumenta. La maggiore repulsione tra gli elettroni, che sono ora più numerosi, fa sì che gli elettroni si respingano tra loro, portando l’atomo ad espandersi.
21- parla dell’energia di ionizzazione e dell’affinità elettronica
L’energia di ionizzazione (EI) è l’energia richiesta per rimuovere un elettrone da un atomo isolato, allo stato gassoso. È una misura della tendenza dell’atomo a perdere elettroni.
- Prima ionizzazione (EI1): è l’energia necessaria per rimuovere il primo elettrone da un atomo neutro. L’equazione è: A(g)→ A+(g) + e-
- Seconda ionizzazione (EI2): è l’energia necessaria per rimuovere un secondo elettrone dal catione già formato. L’equazione è: A+A2++e-
Ogni successiva ionizzazione (terza, quarta, ecc.) richiede sempre più energia, poiché gli elettroni rimanenti sono più strettamente legati al nucleo a causa della minore repulsione tra loro.
ENERGIA DI PRIMA IONIZZAZIONE
L’energia di prima ionizzazione (EI1) è generalmente massima per i gas nobili. Gli atomi dei gas nobili hanno un guscio esterno completo, il che li rende stabili e meno inclini a perdere elettroni. La configurazione con un guscio esterno completo è particolarmente stabile, quindi richiede molta energia per rimuovere un elettrone.
AFFINITA’ ELETTRONICA
L’affinità elettronica (A.E.) è l’energia scambiata quando un atomo isolato acquista un elettrone. La reazione generale è: A(g)+e-A-(g)
In generale, l’affinità elettronica è negativa (A.E.<0), il che significa che quando un atomo acquista un elettrone, si libera energia (sotto forma di calore), rendendo il processo esotermico.
L’affinità elettronica è un indicatore della tendenza di un atomo a guadagnare un elettrone. Gli elementi con affinità elettronica positiva (come i gas nobili) tendono a non acquisire facilmente elettroni, mentre gli alogeni (gruppo 17) hanno una grande affinità elettronica negativa, poiché mancano di un elettrone nel loro guscio esterno e sono molto propensi ad acquisire un elettrone per completare il guscio (ad esempio, Cl e F).
ENERGIA DI IONIZZAZIONE E AFFINITA’ ELETTRONICA
Esiste una connessione tra energia di ionizzazione (che riguarda l’energia necessaria per rimuovere un elettrone da un atomo) e affinità elettronica (che riguarda l’energia liberata quando un atomo acquisisce un elettrone).
In generale gli elementi con basse energie di ionizzazione (come i metalli, che tendono a perdere facilmente elettroni) possono combinarsi con elementi con alte affinità elettroniche (come gli alogeni, che sono fortemente inclini a guadagnare elettroni) per formare composti ionici.
Un esempio tipico di questo è il cloruro di sodio (NaCl): il sodio (Na) ha una bassa energia di ionizzazione, quindi è facile per lui perdere il suo elettrone di valenza, mentre il cloro (Cl) ha una grande affinità elettronica, quindi è facilmente in grado di acquisire l’elettrone che il sodio perde.
In questo modo, il sodio cede il suo elettrone al cloro, formando gli ioni Na+ e Cl-. Questi ioni si combinano per formare il reticolo cristallino ionico del cloruro di sodio, dove ogni sodio è circondato da cloro e viceversa, stabilizzandosi in una configurazione elettronica a guscio chiuso (configurazione stabile).
22- parla del legame covalente
Il concetto del legame covalente nelle molecole biatomiche può essere spiegato considerando come due atomi si avvicinano e interagiscono per formare un legame stabile.
Quando due atomi si avvicinano, c’è un’attrazione tra il nucleo di un atomo e l’elettrone dell’altro. Tuttavia, esiste anche una forza di repulsione tra gli elettroni dei due atomi (perché entrambi hanno carica negativa) e tra i nuclei dei due atomi (perché entrambi hanno carica positiva). Se le forze attrattive sono più forti di quelle repulsive, l’energia totale del sistema diminuisce, e i due atomi formano un legame covalente stabile.
La curva energetica mostra l’energia del sistema in funzione della distanza tra i due nuclei atomici. A grandi distanze, l’energia è vicina a zero perché non c’è interazione significativa tra gli atomi. Avvicinandosi, l’energia del sistema scende a un minimo (punto r0) che corrisponde alla distanza di legame, ovvero la distanza ottimale in cui i due atomi formano un legame stabile.
Eb è l’energia di legame, ovvero l’energia che bisogna fornire per rompere il legame e separare gli atomi.
TEORIA DEGLI ORBITALI DI VALENZA (VALENCE BOND)
Il legame covalente si forma quando due orbitali atomici (ciascuno contenente un elettrone) si sovrappongono. La sovrapposizione porta alla formazione di una regione di alta densità elettronica tra i due nuclei. Gli elettroni condivisi devono avere spin opposti (principio di esclusione di Pauli). Se un atomo dona entrambi gli elettroni per il legame e l’altro atomo nessuno, si forma un legame dativo.
23- parla dei legami sigma e pi greco
Tipi di legami covalenti:
- LEGAME SIGMA (σ)→ Si forma da una sovrapposizione assiale di orbitali (ad esempio s−s, s−p, p−p). Il legame σ è forte e non cambia se ruotiamo uno degli atomi attorno all’asse che li collega. Costituisce lo “scheletro” della molecola.
- LEGAME PI GRECO (π)→ Si forma da una sovrapposizione laterale di orbitali p-p o p−d. È più debole del legame σ e può essere influenzato dalla rotazione degli atomi attorno all’asse di legame.
Gli atomi possono formare legami multipli (ad esempio, doppi o tripli), dove un legame è σ e gli altri sono π.
24- parla della notazione di Lewis
FORMALISMO DI LEWIS
Nel formalismo di Lewis, si considerano solo gli elettroni di valenza, ossia gli elettroni nell’ultimo guscio elettronico di un atomo, perché sono quelli coinvolti nei legami chimici.
Quando due atomi formano un legame covalente, condividono una coppia di elettroni. Questi elettroni si posizionano tra i due atomi e interagiscono con i nuclei di entrambi, mantenendo gli atomi uniti. Un legame covalente viene rappresentato con un trattino (-) tra i due atomi nella struttura di Lewis.
Gli elettroni che non partecipano ai legami covalenti sono detti coppie solitarie o di non legame. Questi vengono indicati come punti attorno all’atomo.