28 A - 29 C Flashcards

1
Q

Ἀλλὰ γάρ, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, ὡς μὲν ἐγὼ οὐκ ἀδικῶ κατὰ τὴν Μελήτου γραφήν, οὐ πολλῆς μοι δοκεῖ εἶναι ἀπολογίας, ἀλλὰ ἱκανὰ καὶ ταῦτα· ὃ δὲ καὶ ἐν τοῖς ἔμπροσθεν ἔλεγον, ὅτι πολλή μοι ἀπέχθεια γέγονεν καὶ πρὸς πολλούς, εὖ ἴστε ὅτι ἀληθές ἐστιν. Kαὶ τοῦτ ̓ ἔστιν ὃ ἐμὲ αἱρεῖ, ἐάνπερ αἱρῇ, οὐ Μέλητος οὐδὲ Ἄνυτος ἀλλ ̓ἡ τῶν πολλῶν διαβολή τε καὶ φθόνος. Ἃ δὴ πολλοὺς καὶ ἄλλους καὶ ἀγαθοὺς ἄνδρας ᾕρηκεν, οἶμαι δὲ καὶ αἱρήσει·

A

Ebbene, o cittadini di Atene, che io non sia
colpevole secondo l’accusa di Meleto, non mi sembra ci sia bisogno di molta difesa, ma sono sufficienti pure queste cose; quello che però dicevo nei discorsi di prima, il fatto che anche da parte di molti è nato molto odio contro di me, sapete bene che è vero. E questo è ciò che mi perderà, se pure mi perde, non Meleto né Anito ma la calunnia e l’invidia dei più. Cose che certamente hanno rovinato anche molti altri uomini onesti, e penso ne rovinerà anche;

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Q

Osservazione
Ἀλλὰ γάρ, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, ὡς μὲν ἐγὼ οὐκ ἀδικῶ κατὰ τὴν Μελήτου γραφήν, οὐ πολλῆς μοι δοκεῖ εἶναι ἀπολογίας, ἀλλὰ ἱκανὰ καὶ ταῦτα· ὃ δὲ καὶ ἐν τοῖς ἔμπροσθεν ἔλεγον, ὅτι πολλή μοι ἀπέχθεια γέγονεν καὶ πρὸς πολλούς, εὖ ἴστε ὅτι ἀληθές ἐστιν. Kαὶ τοῦτ ̓ ἔστιν ὃ ἐμὲ αἱρεῖ, ἐάνπερ αἱρῇ, οὐ Μέλητος οὐδὲ Ἄνυτος ἀλλ ̓ἡ τῶν πολλῶν διαβολή τε καὶ φθόνος. Ἃ δὴ πολλοὺς καὶ ἄλλους καὶ ἀγαθοὺς ἄνδρας ᾕρηκεν, οἶμαι δὲ καὶ αἱρήσει·

A

È interessante questo passaggio perché Socrate durante il suo discorso difensivo, la sua apologia, con una strategia che risulterà perdente visto che verrà condannato, tenda a far passare le accuse di Meleto (l’accusa era personale: un cittadino presentava un’accusa e l’accurato si difendeva nel tribunale popolare), puntando su un altro argomento. Lui afferma che il problema è che negli anni ha raccolto l’invidia, l’antipatia della maggioranza dei giudici. Siamo di fronte a una captatio benevolentiae rovesciata. Socrate per tutto il processo sa che la sua sorte è segnata, la sua apologia è spesso provocatoria nei confronti dell’auditorio.

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3
Q

οὐδὲν 28b δὲ δεινὸν μὴ ἐν ἐμοὶ στῇ. Ἴσως ἂν οὖν εἴποι τις. «εἶτ ̓οὐκ αἰσχύνῃ, ὦ Σώκρατες, τοιοῦτον ἐπιτήδευμα ἐπιτηδεύσας ἐξ οὗ κινδυνεύεις νυνὶ ἀποθανεῖν;» ἐγὼ δὲ τούτῳ ἂν δίκαιον λόγον ἀντείποιμι, ὅτι «οὐ καλῶς λέγεις, ὦ ἄνθρωπε, εἰ οἴει δεῖν κίνδυνον ὑπολογίζεσθαι τοῦ ζῆν ἢ τεθνάναι ἄνδρα ὅτου τι καὶ σμικρὸν ὄφελός ἐστιν, ἀλλ ̓οὐκ ἐκεῖνο μόνον σκοπεῖν ὅταν πράττῃ, πότερον δίκαια ἢ ἄδικα πράττει, καὶ ἀνδρὸς ἀγαθοῦ ἔργα ἢ κακοῦ.

A

e non è per nulla strano che non si fermino in me. Forse quindi qualcuno potrebbe dire ‘Ebbene, Socrate, non ti vergogni di aver esercitato una attività tale in conseguenza della quale ora rischi di morire?’ e io a costui potrei contrapporre un giusto discorso, che ‘Non dici bene, o uomo, se credi sia necessario che calcoli il rischio di vivere o di morire un uomo di cui c’è anche una piccola utilità, ma, quando agisce, non guardi questo soltanto, se fa cose giuste o ingiuste, e azioni proprie di un uomo buono o malvagio.

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4
Q

osservazione
οὐδὲν 28b δὲ δεινὸν μὴ ἐν ἐμοὶ στῇ. Ἴσως ἂν οὖν εἴποι τις. «εἶτ ̓οὐκ αἰσχύνῃ, ὦ Σώκρατες, τοιοῦτον ἐπιτήδευμα ἐπιτηδεύσας ἐξ οὗ κινδυνεύεις νυνὶ ἀποθανεῖν;» ἐγὼ δὲ τούτῳ ἂν δίκαιον λόγον ἀντείποιμι, ὅτι «οὐ καλῶς λέγεις, ὦ ἄνθρωπε, εἰ οἴει δεῖν κίνδυνον ὑπολογίζεσθαι τοῦ ζῆν ἢ τεθνάναι ἄνδρα ὅτου τι καὶ σμικρὸν ὄφελός ἐστιν, ἀλλ ̓οὐκ ἐκεῖνο μόνον σκοπεῖν ὅταν πράττῃ, πότερον δίκαια ἢ ἄδικα πράττει, καὶ ἀνδρὸς ἀγαθοῦ ἔργα ἢ κακοῦ.

A

28b. Anche all’interno dell’apologia, che pure è un monologo, un discorso di difesa, per vivacizzare, ora imita per certi versi una sorta di dialogo, per cui si inventa un interlocutore che pone delle domande e a cui lui dà risposte. Il ragionamento qui è che il discorso non è giusto. La domanda è un po’ capziosa, in quanto sarebbe ‘valeva la pena aver fatto quello che hai fatto pur sapendo di dover morire?’, ma con l’intento di intendere che ora lo vogliono condannare solo perché è esistito, perché ha fatto quello che ha fatto, ma non che sia sbagliato, per l’attività dialettica e perché ha avuto discussioni con discepoli. Lui dice di aver fatto quello che ha fatto perché pensava che in qualche modo ciò potesse essere utile e senza pensare che ciò avrebbe potuto creare un rischio di morte. Lui dice di aver agito sempre riguardo alle cose che riteneva giuste e dunque è un uomo giusto, e perciò non si pente anche se ora ciò lo porta alla morte.

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5
Q

Φαῦλοι γὰρ ἂν τῷ γε σῷ λόγῳ εἶεν τῶν 28c ἡμιθέων ὅσοι ἐν Τροίᾳ τετελευτήκασιν οἵ τε ἄλλοι καὶ ὁ τῆς Θέτιδος υἱός, ὃς τοσοῦτον τοῦ κινδύνου κατεφρόνησεν παρὰ τὸ αἰσχρόν τι ὑπομεῖναι ὥστε, ἐπειδὴ εἶπεν ἡ μήτηρ αὐτῷ προθυμουμένῳ Ἕκτορα ἀποκτεῖναι, θεὸς οὖσα, οὑτωσί πως, ὡς ἐγὼ οἶμαι· ‹ὦ παῖ, εἰ τιμωρήσεις Πατρόκλῳ τῷ ἑταίρῳ τὸν φόνον καὶ Ἕκτορα ἀποκτενεῖς, αὐτὸς ἀποθανῇ -αὐτίκα γάρ τοι,› φησί, ‹μεθ ̓ Ἕκτορα πότμος ἑτοῖμος›-

A

Di poco conto infatti sarebbero, secondo il
tuo discorso, 28c quanti fra i semidei sono
morti a Troia, sia gli altri sia il figlio di Tetide, che a tal punto disprezzò il rischio di sottostare a qualcosa di vergognoso che, dopo che la madre, che era una dea, disse a lui, intenzionato ad uccidere Ettore, press’a poco così, come penso: ‘O figlio, se vendicherai l’uccisione dell’amico Patroclo e ucciderai Ettore, tu stesso morirai -per te infatti, dice, dopo Ettore è pronto il destino’-

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6
Q

osservazione
Φαῦλοι γὰρ ἂν τῷ γε σῷ λόγῳ εἶεν τῶν 28c ἡμιθέων ὅσοι ἐν Τροίᾳ τετελευτήκασιν οἵ τε ἄλλοι καὶ ὁ τῆς Θέτιδος υἱός, ὃς τοσοῦτον τοῦ κινδύνου κατεφρόνησεν παρὰ τὸ αἰσχρόν τι ὑπομεῖναι ὥστε, ἐπειδὴ εἶπεν ἡ μήτηρ αὐτῷ προθυμουμένῳ Ἕκτορα ἀποκτεῖναι, θεὸς οὖσα, οὑτωσί πως, ὡς ἐγὼ οἶμαι· ‹ὦ παῖ, εἰ τιμωρήσεις Πατρόκλῳ τῷ ἑταίρῳ τὸν φόνον καὶ Ἕκτορα ἀποκτενεῖς, αὐτὸς ἀποθανῇ -αὐτίκα γάρ τοι,› φησί, ‹μεθ ̓ Ἕκτορα πότμος ἑτοῖμος›-

A

Fa un paragone alto: quello tra la sua situazione e quella degli eroi di Troia. Gli viene chiesto se avendo saputo che le azioni compiute lo avrebbero portato alla morte lui le avrebbe fatto, e la risposta è si in quanto è convinto che non ha fatto nulla di sbagliato, come per Achille uccidere Ettore, il più grande eroe dei troiani, rappresentava non solo una vendetta personale per l’uccisione di Patroclo, ma anche un colpo terribile per tutta la parte troiana e un vantaggio evidente per la propria parte. La madre aveva avvisato Achille che se avesse ucciso Ettore lui sarebbe stato il prossimo, ma lui lo fece comunque perché sapeva che fosse la cosa giusta. Nelle opere platoniche, sentendo parlare questi personaggi antichi e soprattutto Socrate, troviamo tante testimonianze indirette di testi antichi, anche perduti. Per questo i dialoghi platonici sono anche testimonianza indiretta di questi testi. Il racconto, l’esempio omerico era sempre il più alto, e quindi era normale che nel proprio discorso si citasse questo o quest’altro episodio, questo o quest’altro eroe della saga omerica, perché rendeva tutto più autorevole. Quando dice ‘pressappoco così come penso’ ci troviamo di fronte a una testimonianza indiretta dell’Iliade. Paradossalmente, questa citazione di Omero, era più fedele di quella del copista, Patriarca Fozio, che lo citava nel X secolo.

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