Variazione Linguistica Flashcards
VARIAZIONE
È la capacità di una lingua di variare in base a uno o più parametri extralinguistici (detti VARIABILI SOCIOLINGUISTICHE, di carattere sociale e culturale) e di articolarsi di conseguenza in VARIETÀ diverse.
Cosa corrisponde a ciascuna VARIABILE SOCIOLINGUISTICA?
A ciascuna variabile sociolinguistica corrisponde un “asse di variazione” o “DIMENSIONE DI VARIAZIONE SOCIOLINGUISTICA” = dimensione entro la quale la variazione della lingua e suoi mutamenti si esplicano concretamente.
INSIEME DELLE VARIETÀ
L’insieme delle varietà presenti in una lingua va a costituire il REPERTORIO LINGUISTICO a disposizione dei parlanti. In corrispondenza di ciascuna dimensione di variazione individuiamo VARIETÀ di lingue differenti.
ASSE DI VARIAZIONE
Ogni asse di variazione Individua due poli, alto e basso, tra cui si collocano le varietà che vengono condizionate da quel parametro sociolinguistico.
VARIAZIONE LINGUISTICA
concetto che si riferisce alla sincronia (greco “sin” = con insieme, contemporaneità). Identifica la variazione così come si configura attualmente o in un determinato momento della storia di una lingua. Individua le varietà interne e i fattori extralinguistici che contribuiscono ad articolarle.
MUTAMENTO LINGUISTICO
concetto che si riferisce alla diacronia (greco “dia” = attraverso + khrònos). Identifica la variazione chi si è verificata nel corso del tempo e fotografa le tappe delle modifiche e le modalità con le quali la variazione si è manifestata. // È la sostituzione, in un certo arco temporale, di una variante con un’altra variante, attraverso una fase in cui le diverse varianti coesistono e si distribuiscono secondo tendenze determinate da fattori sociali (→ Le varianti convivono finché i parlanti non eleggono quella che si afferma e diventa variante esclusiva)
N.B.: I mutamenti linguistici prendono le mosse dalla lingua parlata informale, di uso comune e quotidiano.
ITALIANO
lingua romanza/neolatina, continua il latino riprendendo buona parte di forme e strutture.
Esempio di PROCESSO DI MUTAMENTO LINGUISTICO (1)
- La 1° pers. sing. dell’imperfetto indicativo continuava l’imperfetto latino che aveva come desinenza -AM, con valore di MORFEMA (=sentendo AMAB-AM il parlante comprendeva che il verbo indicava la 1° pers. sing. dell’imperfetto indicativo)
- Da -AM si è generato il morfema che in italiano aveva la stessa funzione: -A(M) > -a (AMAB-AM>amav-a) → “-a” morfema italiano
- PROBLEMA: il morfema desinenziale di 1° pers. sing. era identico a quello di 3° pers. sing. → l’imperfetto indicativo di 3° pers. sing. continua l’imperfetto latino con morfema desinenziale -AT ⇒ -A(T) > -a (AMAB-AT>amav-a) → “-a” morfema italiano
- Se il sogg. non viene espresso è impossibile capire la differenza: sistema poco funzionale, perciò i parlanti italiani apportano un MUTAMENTO → per rendere il sistema verbale più funzionale e differenziare le due persone, i parlanti italiani iniziano a sostituire sempre più spesso nel corso del tempo il morfema “-a” con il morfema “-o” (= le 2 varianti)
- Perché il morfema “-o”? Era il morfema della 1° pers. sing. dell’indicativo, derivava dalla desinenza latina -o con valore morfematico: AM-Ō > am-o.
Esempio di PROCESSO DI MUTAMENTO LINGUISTICO (2)
- La -o della 1° pers. sing. dell’indicativo viene quindi estesa alla 1° pers. sing. dell’imperfetto indicativo, marcando lo con lo stesso morfema, per LIVELLAMENTO ANALOGICO.
- Per del tempo i parlanti hanno scelto tra le varianti a seconda dei contesti comunicativi: -a in contesti formali, -o informali.
- Il mutamento (io) amava > (io) amavo avviene a livello di lingua parlata e si afferma progressivamente. La lingua scritta tarda ad accogliere io amavo perché la diffusione nell’oralità induce a percepirlo come forma inadeguata agli usi scritti.
- Le grammatiche ignorano “io amavo” fino a fine ‘800 nonostante nel parlato fosse ormai affermata e l’altra variante non più usata.
- Manzoni, per avvicinare la lingua scritta a una varietà viva e vera, sostituisce le 1° pers. sing. dell’indicativo perfetto in -a presenti nell’edizione del 1827 con la desinenza in -o nell’edizione del 1840.
- L’autorevolezza del modello manzoniano porterà ad accogliere il tipo “io amavo” che si generalizza era e verrà inserito nella norma tra fine ‘800 e inizio ‘900.
LIVELLAMENTO ANALOGICO
processo di regolarizzazione, consistente nell’allineare sulle stesse caratteristiche, fonologiche o morfologiche, le voci che condividono una stessa funzione grammaticale, con lo scopo di semplificare il sistema verbale o nominale e renderlo più efficiente
VANTAGGI DEL MUTAMENTO DAL PUNTO DI VISTA FUNZIONALE
a. Le 1° persone del presente dell’imperfetto sono contrassegnate dallo stesso morfema anziché da due differenti (io amo, io amavo)
b. La 1° e la 3° persona dell’imperfetto indicativo non sono più identiche fra loro (io amavo, egli amava) e c’è una distinzione morfematica che rende il sistema più funzionale permettendoci di non esprimere il soggetto.
VARIAZIONE E VARIABILI
Variazione sociolinguistica = variazione che si manifesta in una lingua in uno specifico momento della sua storia in seguito gli effetti delle variabili sociolinguistiche e delle dimensioni di variazioni sociolinguistiche individuabili per ciascuna di queste variabili.
- VARIAZIONE DIACRONICA
variazione della lingua attraverso il TEMPO. Da essa dipendono le varietà diacroniche e il fenomeno del mutamento (es. italiano del ‘300> italiano di oggi).
- VARIAZIONE DIATOPICA
variazione della lingua attraverso lo SPAZIO GEOGRAFICO. Da essa dipendono le varietà diatopiche (dialetti italoromanzi primari, dialetti italianizzati, italiani regionali).
- VARIAZIONE DIASTRATICA
variazione della lingua attraverso gli STRATI SOCIALI E CULTURALI. Da essa dipendono le varietà diastratiche che si differenziano in base alla provenienza sociale del parlante, alla sua estrazione culturale o la sua appartenenza a determinati gruppi sociali (es. italiano popolare o dei semicolti).
- VARIAZIONE DIAFASICA
variazione in base alla SITUAZIONE COMUNICATIVA. Da essa dipendono le varietà diafasiche che avvengono in base alle situazioni, ai contesti o ai contenuti della comunicazione (es. italiano standard letterario, italiano dell’uso medio, lingue specialistiche = varietà marcata in senso di afasico perché adeguata a un certo contesto comunicativo con figure che condividono le stesse conoscenze in un certo ambito specialistico).
- VARIAZIONE DIAMESICA
variazione della lingua in base al MEZZO FISICO DI CUI CI SI SERVE PER COMUNICARE. Da essa dipendono le varietà diamesiche individuate tra 2 poli estremi: lingua scritta e lingua parlata.
FATTORI CHE INCIDONO SU VARIAZIONE MUTAMENTO LINGUISTICO INDIVIDUATI DALLE DIMENSIONI DI VARIAZIONE SOCIOLINGUISTICA
1) tempo; 2) spazio geografico; 3) collocazione sociale e culturale del parlante; 4) situazione comunicativa; 5) mezzo con cui viene realizzato il messaggio linguistico.
1)→ Dimensione diacronica; 2) 3) 4) → dimensioni sincroniche che si intersecano con la dimensione diacronica, incidendo sulle singole tappe di un ampio mutamento linguistico avvenuto nei secoli; 5) → dimensione sincronica (visivo-grafico/fonico-acustico)
ARCHITETTURA DELL’ITALIANO CONTEMPORANEO - BERRUTO ‘87
Berruto cerca di rappresentare graficamente le dimensioni di variazione in un diagramma bidimensionale che cerca di rendere conto dell’inferenza tra le dimensioni:
* usa criteri per classificare le varietà di lingua e collocare ogni produzione linguistica all’interno di uno spazio preciso;
* le dimensioni di variazione si intersecano l’una con l’altra definendo tante varietà diverse;
* ogni variazione è PLURIDIMENSIONALE perché per definirla c’è sempre l’apporto di fattori correlati a diverse dimensioni
Cosa sono le DIMENSIONI DI VARIAZIONE?
Le dimensioni di variazione sono ASSI lungo e quali le varietà si distribuiscono in successione gerarchica, ai due estremi ci sono la varietà più alta e quella più bassa. Le varietà si dispongono lungo un CONTINUUM che non prevede interruzioni nette ma passaggi graduali e sfumati (uso vivo e concreto).
- ASSE DIASTRATICO→
polo alto= italiano ricercato delle persone colte; polo basso= italiano popolare dei semicolti;
- ASSE DIAFASICO→
polo alto= italiano formale aulico, seguito da italiani usati in contesti formali ma più specifici: italiano tecnico scientifico, italiano burocratico; polo basso= italiano informale trascurato;
- ASSE DIAMESICO→
polo alto= scritto monologico (= rispettoso della norma, prosa letteraria); polo basso= parlato dialogico (=colloquiale); in mezzo= scritto dialogico (testi in prosa), dialoghi scritti (teatro).
- VARIAZIONE DIATOPICA
non è rappresentata perciò non troviamo le varietà dialettali (basse), perché viene reputata come una dimensione di variazione sottointesa a tutte le altre che condiziona in Italia in misura più o meno ampia la variazione lungo tutti gli altri assi (incide soprattutto sulle variazioni del quadrante 4, cioè sulle varietà più parlate che scritte, perché non ci sono le differenze fonetiche. Ma si possono trovare tracce del condizionamento diatopico anche nello scritto.)