Test 3 (fotosintesi) Flashcards
Dove avviene la fotosintesi?
Tutte le parti verdi di una pianta contengono cloroplasti e possono compiere la fotosintesi.
La maggior parte dei cloroplasti si trova nelle foglie (circa mezzo milione per millimetro quadrato di superficie fogliare),
che costituiscono quindi il sito principale in cui avviene la fotosintesi.
Il colore delle parti verdi di una pianta è dovuto alla presenza di molecole di clorofilla, un pigmento contenuto nei cloroplasti.
La clorofilla è in grado di assorbire l’energia luminosa e ha perciò un ruolo fondamentale nella fotosintesi.
Descrivi brevemente la struttura della foglia in relazione alla fotosintesi.
I cloroplasti sono concentrati nelle cellule del mesofillo, il tessuto verde all’interno della foglia. Minuscoli pori presenti
sulla superficie della foglia e chiamati stomi (dal greco stóma “bocca”) consentono l’ingresso del diossido di carbonio e la fuoriuscita di ossigeno.
L’acqua assorbita dalle radici raggiunge le foglie attraverso le nervature.
Come potete osservare nella fotografia al microscopio ottico (il secondo particolare dall’alto), ogni cellula del mesofillo contiene numerosi cloroplasti.
Descrivi la struttura dei cloroplasti.
Le membrane dei cloroplasti formano una serie di compartimenti in cui avvengono le reazioni della fotosintesi (proprio come le membrane dei mitocondri rappresentano la sede per le reazioni della respirazione cellulare).
Un involucro costituito da due membrane, una esterna e una interna, racchiude un compartimento central contenente un liquido denso chiamato stroma. Immerso nello stroma si trova un sistema di sacchetti membranosi interconnessi, i tilacoidi, che racchiudono un ulteriore compartimento interno.
In alcuni punti, i tilacoidi sono disposti in pile dette grani. Le membrane dei tilacoidi ospitano le molecole di clorofilla e parte del dispositivo molecolare che trasforma l’energia luminosa in energia chimica, utilizzata nello stroma per la sintesi degli zuccheri.
Da dove proviene l’ossigeno prodotto durante la fotosintesi?
l’ossigeno prodotto durante la fotosintesi proviene dale molecole di acqua e non da quelle di CO2
Sapere da dove proviene l’ossigeno ci aiuta anche a comprendere meglio gli altri processi che si verificano durante la fotosintesi.
Ulteriori esperimenti, per esempio, hanno dimostrato che gli atomi di ossigeno delle molecole di CO, e quelli di idrogeno delle molecole di H2O presenti all’inizio della reazione si ritrovano nelle molecole di zucchero e di acqua che si formano alla fine.
Inoltre l’acqua è sia un reagente che un prodotto della fotosintesi
Descrivi la fotosintesi in quanto reazione.
Proprio come la respirazione cellulare, anche la fotosintesi è costituita da numerose reazioni di ossidoriduzione, o redox.
Quando le molecole di acqua si scindono liberando O2 in realtà si ossidano, cioè perdono elettroni e ioni idrogeno (H*).
Allo stesso tempo, il CO2 acquista elettroni e ioni idrogeno, riducendosi a glucosio.
Compara la respirazione cellulare e la fotosintesi.
Esaminiamo ora l’equazione della respirazione cellulare, tramite la quale si libera energia chimica (Figura 7.4B).
Nel complesso, la respirazione cellular libera l’energia contenuta in una molecola di glucosio ossidando lo zucchero e riducendo I’O2 ad H2O.
Questo processo comprende un certo numero di reazioni redox nel corso delle quali gli elettroni perdono via via energia potenziale (vedi unità 6).
Al contrario, nelle reazioni redox della fotosintesi, mentre l’acqua si ossida e il COy si riduce, gli elettroni acquistano energia e vengono spinti a un livello energetico superiore graze all’energia luminosa catturata dalle molecole di clorofilla dei cloroplasti.
La fotosintesi trasforma l’energia luminosa in energia chimica, immagazzinandola nei legami chimici delle molecole di zucchero.
In seguito, queste molecole sono utilizzate per ottenere energia oppure materia prima per la sintesi di molecole organiche.
Cosa si intende con il termine fotosintesi?
La fotosintesi è un processo biochimico complesso che avviene in due fasi, ciascuna delle quali è costituita da diversi passaggi (Figu-ra 7.5).
Il termine “fotosintesi” (dal greco photós “luce” e synthesis “mettere insieme”) fa riferimento a entrambe le fasi del processo: una prima fase che richiede la presenza di luce e una seconda fase, che non necessita di luce, nella quale vengono sintetizzati gli zuccheri.
Descrivi dettagliatamente la fase luminosa della fotosintesi.
Le reazioni della fase luminosa comprendono tutti i passaggi che trasformano l’energia luminosa in energia chimica, liberando O2.
Queste reazioni avvengono nelle membrane dei tilacoidi. L’energia in forma di luce assorbita dalle molecole di clorofilla viene impiegata per trasferire elettroni e ioni H+ dall’acqua al NADP+, riducendolo così a NADPH.
Il NADP+ (nicotinammide adenina dinucleotide fosfato) è un trasportatore di elettroni analogo al NAD+ della respirazione cellular; esso immagazzina temporaneamente elettroni ricchi di energia per alimentare le suc-cessive fasi della fotosintesi. La scissione dell’acqua, oltre a liberare elettroni, genera O2 come prodotto di scarto.
L’energia generata nelle reazioni della fase luminosa è usata inoltre per formare ATP.
Riassumendo, le reazioni della fase luminosa assorbono energia solare e la convertono in energia chimica immagazzinata nelle molecole di ATP e NADPH.
Queste reazioni, dunque, non producono molecole di zuccheri.
Descrivi dettagliatamente la fase oscura della fotosintesi.
La seconda fase della fotosintesi, denominata fase oscura perché non richiede la presenza di luce, avviene nello stroma dei cloroplasti.
Questa fase comprende una serie ciclica di reazioni, chiamata ciclo di Calvin, che sintetizza molecole di zuccheri a partire dal CO2, e dalle molecole a elevato contenuto energetico prodotte dalle reazioni della fase luminosa.
Il ciclo di Calvin prende il nome dal biochimico americano Melvin Calvin, premio Nobel per la chimica nel 196l.
Negli anni quaranta del secolo scorso Calvin e i suoi collaboratori sono riusciti a seguire il percorso degli atomi di carbonio nelle reazioni della fase oscura, marcando la molecola di CO, con l’isotopo radioattivo “*C.
In pratica, hanno osservato che il carbonio del CO, viene incorporato nelle molecole organiche, in un processo chiamato fissazione del carbonio (rappresentato nella Figura 7.5 dalla freccia azzurra che collega il CO2 al ciclo).
Dopo la fissazione del carbonio, gli enzimi del ciclo catalizzano la formazione degli zuccheri riducendo ulteriormente il carbonio fissato.
Come suggerisce la figura, il NADPH prodotto nella fase luminosa fornisce gli elettroni che servono per la riduzione del carbonio, mentre ‘ATP fornisce l’energia chimica necessaria.
Benché nessuno di questi passaggi richieda direttamente la luce, nella maggior parte delle piante il ciclo ha luogo durante il giorno, quando avvengono le reazioni della fase luminosa che forniscono il NADPH e l’ATP.
Cosa fanno i pigmenti (contenuti nei cloroplasti)?
I pigmenti sono particolari molecole specializzate nell’assorbire la luce. Quando la luce visibile attraversa un cloroplasto (Figura 7.6B), i pigmenti localizzati nelle membrane dei tilacoidi assorbono alcune delle lunghezze d’onda e ne riflettono o ne trasmettono altre.
Noi possiamo vedere soltanto le lunghezze d’onda riflesse e quelle trasmesse, cioè che attraversano la foglia.
Questo spiega perché, per esempio, le foglie delle piante ci appaiono verdi: esse contengono pigmenti che riflettono e trasmettono le radiazioni di lunghezza d’onda corrispondente al colore verde.
Parla dei due tipi di clorofilla presenti nei cloroplasti.
Diversi pigmenti sono specializzati nell’assorbire radiazioni di differenti lunghezze d’onda:
la clorofilla a, che partecipa direttamente alle reazioni della fase luminosa, per esempio, assorbe soprattutto la luce di colore rosso e blu-violetto, mentre riflette quella verde.
La clorofilla b, invece, assorbe soprattutto la luce blu e arancione e riflette quella giallo-verde, assumendo quindi questo
colore.
La clorofilla b non partecipa in modo attivo alle reazioni fotosintetiche, ma amplia la gamma di radiazioni che possono essere utilizzate da una pianta, cedendo poi l’energia assorbita alla clorofilla a.
Cosa sono i carotenoidi e che funzione hanno?
I cloroplasti contengono anche un’ulteriore famiglia di pigmenti chiamati carotenoidi, con colorazioni nelle diverse sfumature del gallo e dell’arancione.
Le tinte dei carotenoidi diventano evidenti quando le molecole di clorofilla si disgregano e sono responsabili della colorazione assunta dalle foglie in autunno.
Anche i carotenoidi, come la clorofilla b, ampliano lo spettro di colori utili per la fotosintesi, convogliando l’energia assorbita alla clorofilla a.
Alcuni carotenoid svolgono anche un’importante funzione di fotoprotettiva, assorbendo e dissipando l eventuale energia in eccesso che potrebbe danneggiare la clorofilla. (I carotenoidi che assumiamo mangiando carote hanno una funzione fotoprotettiva per gli occhi e la pelle.)
Parlami della teoria ondulatoria della luce
La teoria ondulatoria, secondo la quale la radiazione luminosa si comporta come un’onda, spiega la maggior parte delle proprietà della luce.
La luce, tuttavia, si comporta anche come se fosse costituita da singoli pacchetti di energia chiamati fotoni.
Un fotone corrisponde a una quantità ben precisa di energia luminosa: quanto più corta è la lunghezza d’onda della radiazione considerata, tanto maggiore è l’energia del fotone.
Ciascun pigmento assorbe la luce di una o più lunghezze d’onda perché è in grado di assorbire l’esatta quantità di energia dei fotoni in essa contenuti.
Cosa succede quando una molecola di pigmento assorbe un fotone?
Quando una molecola di pigmento dei cloroplasti assorbe un foto-
ne, uno degli elettroni del pigmento si sposta da un livello energeti-
co più basso, chiamato stato fondamentale, a un livello energetico
superiore, raggiungendo così uno stato eccitato in cui il suo con-
tenuto di energia potenziale è maggiore. Lo stato eccitato è molto
instabile: in genere, quando molecole isolate di pigmenti assorbono
energia luminosa, i loro elettroni eccitati tornano allo stato fonda-
mentale in un miliardesimo di secondo circa, liberando sotto forma
di calore l’energia in eccesso che avevano acquisito.
Descrivi il fenomeno della fluorescenza.
Quando sono isolati e vengono illuminati, al-
cuni pigmenti, tra cui la clorofilla, emettono calore ma anche fo-
toni di luce. Questo fenomeno, che possiamo osservare facilmen-
te in laboratorio, è detto fluorescenza (Figura 7.7A) e dipende dal
fatto che, assorbendo un fotone, la molecola di clorofilla “spinge”
un elettrone in uno stato eccitato. Quando torna allo stato fonda-
mentale, l’elettrone emette luce (un bagliore rossastro) e calore. Il
fenomeno, tuttavia, è osservabile se la clorofilla è isolata; dentro un
cloroplasto il suo comportamento è invece molto diverso. Infatti,
all’interno delle membrane dei tilacoidi, la clorofilla trasferisce i
propri elettroni eccitati alle molecole vicine, prima che essi torni-
no allo stato fondamentale.