SMISTAMENTO PROTEINE Flashcards
COMPARTIMENTI IN CUI SI DIVIDE LA CELLULA
Perché è necessario avere un corredo di specifiche proteine nei vari compartimenti? Ogni compartimento ha la sua funzionalità e necessita di avere un corredo di proteine indispensabili al suo corretto funzionamento. Per questo è importante lo smistamento delle proteine all’interno della cellula
I compartimenti in cui si divide la cellula sono principalmente due:
- Topologicamente equivalenti, ovvero sono corrispondenti gli uni agli altri e questo fa sì che le molecole non debbano attraversare nessuna membrana plasmatica per passare dall’uno all’altro (per esempio il reticolo endoplasmatico risulta essere topologicamente equivalente all’apparato Golgi, ai lisosomi e allo spazio extra molecolare)
- Topologicamente distinti
TIPOLOGIE DI TRASPORTO DELLE PROTEINE
Tipologie di trasporto delle proteine
- trasporto regolato: avviene tra citosol il nucleo e viceversa, quindi compartimenti topologicamente equivalenti (che non richiedono l’attraversamento di membrana). I pori nucleari fungono da canali selettivi che permettono il passaggio di grossi complessi macromolecolari
- traslocazione transmembrana o trasporto transmembrana: avviene tra citosol e un compartimento topologicamente distinto, reticolo endoplasmatico, mitocondrio o perossisoma. Sono quindi presenti delle proteine trasportatrici che dirigono le proteine attraverso la membrana
- trasporto vescicolare: avviene tra compartimenti topologicamente equivalenti e simili. In questo caso intervengono degli intermedi di trasporto racchiusi da membrana, come delle vescicole.
COME FANNO LE PROTEINE A SAPERE DOVE ANDARE ?
La destinazione delle proteine dipende da specifici segnali di smistamento riconosciuti da molecole sull’organello bersaglio che si occupano del trasporto: i recettori di smistamento.
Un tipico peptide segnale consiste in una sequenza di residui amminoacidici generalmente collocati nella zona N-terminale. E’ fondamentale ricordare che ogni sequenza segnale è altamente specifica, infatti esiste quella per l’importazione nel nucleo, nei mitocondri e così via.
Queste proteine sono condizione sufficiente e necessaria allo smistamento proteico e nella maggior parte dei casi vengono eliminate dall’enzima peptidasi del segnale al termine del trasporto.
- TRASPORTO REGOLATO- definizione
Il trasporto regolato consiste nel traffico di proteine per esempio dal citosol allo spazio intranucleare e viceversa, dunque tra organi topologicamente equivalenti.
All’interno della doppia membrana nucleare, ognuna avente una composizione proteica differente, sono presenti dei siti di legame per i cromosomi e la lamina nucleare che conferisce stabilità alla struttura, mentre esternamente presentano una continuità con il reticolo endoplasmatico ruvido. I pori nucleari sono le strutture funzionali e il collegamento tra le due membrane, strutture complesse che giocano un ruolo fondamentale per il trasporto regolato.
I pori nucleari sono formati da proteina chiamate nucleoporine che risultano permeabili alle piccole molecole idrosolubili, ma impermeabili alle macromolecole, che non possono passare spontaneamente ma devono possedere una sequenza di localizzazione nucleare.
Nei pori nucleari sono presenti una serie di ramificazioni che fungono da filtro: sul lato citosolico vi è un insieme di fibrille, su quello nucleare una struttura detta canestro. I pori nucleari sono numerosi e possono trasportare fino a mille macromolecole al secondo persino in entrambe le direzioni in contemporanea.
- TRASPORTO REGOLATO- IMPORTAZIONE NUCLEARE
Importazione nucleare
Come fanno le proteine a muoversi verso i pori nucleari? I vari segnali di localizzazione cellulare vengono legati da diversi recettori di importazione nucleare, le importine, molto specifiche, per cui ogni proteina ne ha una corrispondente. Le importine sono inoltre in grado di legare ripetizioni di fenilalanina e glicina presenti nei domini di nucleoporine.
Una situazione particolare è il caso in cui il recettore non si lega direttamente alla proteina che necessita di entrare nel nucleo, ma ad una proteina adattatrice di importazione. In questo caso tutto il complesso proteico entra nel nucleo.
Energia del trasporto nucleare
l’energia del trasporto nucleare è fornita dalle GTPasi RAN, sono delle proteine con attività idrolitica in grado di trasformare il GTP in GDP, liberando energia.
Sono interruttori molecolari che si presentano in forma attiva se legati al GTP e inattiva se legati al GDP. La transizione dall’una all’altra è regolata da 2 enzimi regolatori:
- Proteina GAP, GTPase Activating Protein, attiva la GTPasi e velocizza l’idrolisi del GTP in GDP, liberando un gruppo fosfato ed energia. In questo modo la proteina GTPasi RAN passa dalla sua forma attiva a quella inattiva.
- Proteina GEF, GTPase Exchange Factor, che scambia il GDP con un GTP, riportando la GTPasi RAN in forma attiva
Trasporto nucleare: ciclo della RNA GTPasi
- La RAN-GDPasi entra nel nucleo, incontra la proteina GEF che la trasforma nella sua forma attiva, RAN-GTPasi, in modo da permetterle di trasportare qualcosa fuori dal citosol.
- una volta fuori dal nucleo la proteina GAP idrolizza il GTP in GDP, trasformando la RAN-GTPasi in RAN-GDPasi
- ricomincia il ciclo…
CICLO DELL’RNA-GTPasi con quello dell’importina:
1. Il recettore per il trasporto nucleare localizzato sull’importina si lega alla proteina trasportatrice
2. Il recettore trasporta il suo carico proteico nel nucleo: Il complesso proteico proteina cargo importina attraverso il poro nucleare grazie ai legami che l’importina instaura con la fenilalanina e la glicina presenti nel groviglio di nucleoporine. Nel frattempo entra nel nucleo una RAN GDPasi, attivata dall’enzima GEF, che la trasforma in RAN GTPasi
3. La proteina viene recapitata al nucleo: il complesso viene disassemblato grazie all’intervento della RAN GTPasi, che si lega all’importina, ne modifica la conformazione e libera la proteina cargo che verrà recapitata nel nucleo.
4. Il recettore scarico torna nel citosol: il complesso RAN GTPasi-importina esce dal nucleo. La gtpasi grazie all’intervento dell’enzima Gap idrolizza il GTP, diventando inattiva e libera l’importina che verrà riciclata.
- TRASPORTO REGOLATO- ESPORTAZIONE NUCLEARE
l’esportazione nucleare? L’esportazione nucleare è sostanzialmente analoga all’importazione ma al contrario.
- Una proteina adibita all’esportazione della proteina cargo, l’esportina, entra spontaneamente del nucleo, nel frattempo anche una RAN GDPasi attraverso il foro nucleare e grazie all’azione dell’enzima GEF, si attiva
- la proteina cargo da portare nel citosol lega il suo segnale di esportazione nucleare alle sportina. La RAN GTPasi si lega all’intero complesso e lo trasporta fuori nel citosol punto
- l’enzima GAPidrolizza il GTP, trasformando la RAN GTPasi in RAN GDPasi liberando la proteina nel citosol.
- TRASPORTO DI MEMBRANA- definizione
trasporto transmembrana
il secondo tipo di trasporto è il trasporto trans membrana attraverso le membrane
- TRASPORTO TRANSMEMBRANA- nei mitocondri e cloroplasti
Trasporto trans membrana nei mitocondri e cloroplasti
Il trasporto nei mitocondri e cloroplasti è un trasporto di tipo trans membrana. Il mitocondrio ha una membrana interna e una esterna, uno spazio in tempo in membrana e una matrice. Nel caso di cloroplasti si avrà una terza membrana detta dei tilacoidi.
I mitocondri, come noto, posseggono delle mRNA, con cui possono sintetizzare delle proteine, ma la maggior parte delle proteine che regolano il loro funzionamento provengono dal citosol. Per entrare come abbiamo già visto necessitano di una specifica sequenza segnale, che da un lato presenta una serie di amminoacidi carichi positivamente mentre dall’altro presenta due amminoacidi idrofobici. Si ha quindi un’alfa elica anfipatica molto importante per la localizzazione delle proteine sintetizzate nel citosol a livello del mitocondrio.
I tipi di trasportatori presenti nel mitocondrio sono due:
- Il complesso TOM, Traslocase of the Outer Membrane, formato da porzione recettoriale che interagisce con l’alfa elica e una porzione che funge da canale di traslocazione
- il complesso TIM 23, Traslocase of the Inner Membrane, in comunicazione con il complesso TOM
- altre tipologie di proteine selettive sono il complesso SAM, responsabili del folding delle proteine per lo spazio interno.
- le proteine del complesso OXA, che si trova sulla membrana interna e prenderà le proteine del mitocondrio sintetizzate nella matrice e le sposterà nello spazio intermembrana
- il complesso TIM 22 che ha funzioni legate alla localizzazione delle proteine implicate nel trasporto di ADP e gruppi fosfati.
passaggi:
Il problema principale che devono affrontare i traslocatori riguarda la struttura tridimensionale ingombrante che presenta la proteina che deve entrare.
Il processo per proteine che devono entrare nella matrice:
1. La proteina chaperon hsp70, di tipo citosolico, lega la proteina da trasportare nel citosol, e riesce a mantenerla in forma non foldata, quindi distesa, che non ha struttura secondaria e terziaria.
2. la proteina hsp70 citosolica non passa attraverso il complesso TOM e TIM 23 e viene tagliata con una spesa energetica utile alla proteina che la usa come forza motrice per passare i complessi.
3. la proteina passa per primo il complesso TOM e successivamente si inserisce nel TIM 23, quando una porzione di essa esce dal complesso TIM 23, viene legata da una chaperon hsp70 di tipo mitocondriale che la trascina all’interno della matrice.
4. appena il passaggio è completato interviene una peptidasi, un enzima, che effettua un taglio alla sequenza segnale e alla hsp mitocondriale.
5. la proteina sarà quindi libera nella matrice, dove verrà inserita in un altra chaperon di origine mitocondriale, hsp60 con dispendio di altra energia. Questo è un passaggio utile per il processo del folding.
E’ bene ricordare che la proteina raggiunge la forma matura grazie a delle proteine accessorie dette chaperoni.
Non tutte le proteine devono raggiungere la matrice mitocondriale, alcune devono inserirsi nella membrana. Entrano in gioco in questo caso delle sequenze della proteina volutamente idrofobiche: nel momento in cui il traslocatore le riconosce interrompe l’entrata, poi si apre lateralmente e rilascia la proteina nella membrana. Questo può avvenire sia nel Tom che nel TIM. E’ importante però che la proteina passi prima nel TOM senza essere bloccata oppure la proteina potrebbe doversi fermare nello spazio intermembrana.
Da questa possibilità derivano tre casi:
- La proteina è traslocata interamente dal TOM ma non è riconosciuta dal TIM, quindi viene rilasciata nello spazio intermembrana
- La proteina attraverso TOM, attraversa TIM, che però riconosce una parte idrofobica e la rilascia nella membrana. A questo punto interviene una proteasi che taglia la parte idrofobica da quella idrofilica, che si trova ancora nello spazio intermembrana, in modo che questa possa essere rilasciata
- Una proteina attraverso sia Tom che TIM completamente, ma viene fondata nella matrice mitocondriale e solo in seguito dei canali la porteranno nello spazio intermembrana. In questa tipologia ciò che fa passare la proteina dalla matrice ha lo spazio intermembrana è un canale e non è un complesso TOM né TIM
- TRASPORTO TRANSMEMBRANA- nel RE
Trasporto trans membrana del RE
Questo riguarda il passaggio di proteine dal citosol al reticolo endoplasmatico.
Al contrario dei trasporti visti precedentemente, quindi post tradizionali per quanto riguarda il RE si parla di trasporto co-traduzionale poiché il processo avviene ancora prima che tutta la proteina venga sintetizzata, il ribosoma che sta traducendo l’RNA è traiettato dalla membrana del RE in modo da offrire la proteina nell’immediato trasporto.
Esistono due tipi di ribosomi:
-quelli sparsi nel citosol, che traducono i messaggeri a formare polipeptidi traslocati dopo la traduzione, mitocondri, cloroplasti, nucleo
-quelli attaccati al reticolo endoplasmatico ruvido che traducono tutti i restanti messaggeri.
Il reticolo endoplasmatico è spesso solo un compartimento di transizione per le proteine che devono raggiungere altri compartimenti. Tutte le proteine che devono transitare nel reticolo hanno un segnale caratterizzato da residui amminoacidici idrofobici e devono possedere anche una particella di riconoscimento del segnale, SRP, Signal Recognition Particle è un recettore che riconosce la SRP situato sulla membrana del RE.
Cos’è la SRP? L’SRP è una ribo proteina composta da 6 domini proteici e avente forma di cerniera, con una tasca di legame per la sequenza segnale e una per il ribosoma. I 6 domini sono connessi da una molecola di RNA che fornisce la flessibilità necessaria per effettuare il cambiamento conformazionale a livello della cerniera nel momento in cui lega la sequenza segnale.
La seconda funzione del reticolo endoplasmatico è quella di sintesi dei lipidi, quindi dei fosfolipidi. Questo avviene sul versante citosolico del reticolo endoplasmatico, dove sono inserite catene di acido grasso che tramite diverse reazioni vanno progressivamente unite ad una molecola di glicerolo e ad un gruppo fosfato. Dal momento che I fosfolipidi crescono soltanto sull’emistrato esiste un meccanismo che ne permette la ridistribuzione sui due strati evitando una crescita disomogenea.
Il meccanismo sopra citato è regolato da scramblasi, proteine chiamate scramblasi, che sposteranno in modo aspecifico i fosfolipidi dal lato citosolico al lato interno. Avremo anche delle proteine dette flippasi (specifiche per i gruppi di testa) che agiscono principalmente sul monostrato citoplasmatico e catalizzando il flip-flop di fosfolipidi, creano la simmetria tipica delle membrane cellulari.
SEQUENZE SEGNALE
La sequenza segnale ha un ruolo di legame con la particella di riconoscimento del segnale, ma è anche responsabile dell’apertura del canale per entrare nel RE. La traslocazione completa la peptidasi del segnale taglia il segnale e la proteina è rilasciata nel reticolo dove può riassumere nuovamente la sua conformazione tridimensionale.
I passaggi:
- Il ribosoma sta iniziando a sintetizzare una proteina: di solito la sequenza segnale è situata all’N-terminale, quindi la prima parte di sequenza sintetizzata.
- appena l’N-terminale è espulsa dal ribosoma viene riconosciuta dal SRP, e lega la sequenza di riconoscimento instaurando, grazie alla sua conformazione, anche un legame con il ribosoma, in contemporanea questo legame ferma momentaneamente la traduzione della proteina per far sì che i ribosoma raggiunga la membrana del re per attaccarvisi prima che la proteina sia completamente sintetizzata.
- il legame ribosoma-RE avviene grazie alla presenza del recettore che riconosce l’SRP
- il recettore si trova nei pressi di una proteina traslocatore: nel momento in cui il traslocatore riconosce il segnale della proteina, si apre può iniziare il trasporto all’interno del re.
- le componenti del processo vengono poi staccate e riutilizzate per altre proteine.
- RICAPITOLAZIONE: Il processo inizia con il riconoscimento della sequenza segnale da parte della proteina SRP; questa, legandosi al segnale, subirà un cambiamento conformazionale, esponendo un sito di legame per il recettore di membrana che a sua volta è connessa ad una proteina traslocatrice sulla membrana del 12 reticolo endoplasmatico. Quando avviene questa serie di legami, il traslocatore si apre, il ribosoma resta attaccato al traslocatore e inizia a produrre la proteina all’interno del lume del RE. La proteina SRP si stacca dal recettore e dal ribosoma, torna nuovamente lineare e così comincia un nuovo ciclo.
I ribosomi liberi e quelli attaccati al reticolo endoplasmatico presentano una struttura
identica: troveremo, infatti, tutte le subunità libere nel citosol indistintamente da ciò
per cui, poi, saranno utilizzate. La sola differenza sta nella proteina da sintetizzare
che presenterà o meno la sequenza segnale che ne identifica l’indirizzamento verso
il reticolo endoplasmatico. Si individuano due situazioni differenti in base alla localizzazione ultima della proteina sintetizzata: le proteine sintetizzate dai ribosomi liberi nel citoplasma verranno poi indirizzate verso il nucleo, il mitocondrio, il cloroplasto e il perossisoma in base a specifici segnali di localizzazione; diversamente, le proteine indirizzate al reticolo endoplasmatico vengono sintetizzate direttamente all’interno del lume del RE.
PROTEINe CHAPERONE- BiP- ALTRE- SCRAMBLASI
proteina chaperone: aiuta le proteine neosintetizzate a ripiegarsi nella loro struttura 3D funzionale
proteine BiP: sono delle proteine all’interno del reticolo endoplasmatico responsabili del controllo del Folding delle proteine, BiP sta per Binding immunoglobulin Protein. Queste sono in grado di associarsi a residui di idrofobici esposti dalle proteine nel lume e non si staccano fin quando la proteina non raggiunge la sua forma tridimensionale corretta. Quando i residui idrofobici vengono fondati correttamente, questo costituisce il segnale di stacco alla proteina bip e successivamente la proteina potrà gemmare in vescicole e passare al compartimento successivo.
Le proteine destinate ad altri compartimenti saranno indirizzate ad essi quindi solo se ripiegate correttamente all’interno del lume del reticolo endoplasmatico, in caso contrario ne conseguirebbe un danno in quanto la proteina non avrebbe un ruolo funzionale nella cellula
La seconda funzione del reticolo endoplasmatico è quella di sintesi dei lipidi, quindi dei fosfolipidi. Questo avviene sul versante citosolico del reticolo endoplasmatico, dove sono inserite catene di acido grasso che tramite diverse reazioni vanno progressivamente unite ad una molecola di glicerolo e ad un gruppo fosfato. Dal momento che I fosfolipidi crescono soltanto sull’emistrato esiste un meccanismo che ne permette la ridistribuzione sui due strati evitando una crescita disomogenea.
Il meccanismo sopra citato è regolato da scramblasi, proteine chiamate scramblasi, che sposteranno in modo aspecifico i fosfolipidi dal lato citosolico al lato interno. Avremo anche delle proteine dette flippasi (specifiche per i gruppi di testa) che agiscono principalmente sul monostrato citoplasmatico e catalizzando il flip-flop di fosfolipidi, creano la simmetria tipica delle membrane cellulari.
OLIGOSACCARIDI
Oligosaccaridi
Il reticolo endoplasmatico effettua la glicosilazione delle proteine, quindi l’aggiunta di zuccheri alla proteina neo sintetizzata, si avranno quindi dei polisaccaridi precursori formati da n-acetilglucosamina, mannosio e glucosio.
Gli oligosaccaridi fungono da etichette che indicano lo stato di ripiegamento di una proteina. Esse si trovano ancorate alla membrana all’interno del reticolo endoplasmatico. Gli oligosaccaridi sono il segnale riconosciuto delle proteine chaperoni all’interno del reticolo endoplasmatico, le quali riescono a distinguere le proteine correttamente consumate e ne permettono il rilascio.
Se la proteina non è ripiegata correttamente inizialmente intervengono le chaperone che modificano la proteina in questione permettendo di essere rilasciate nel citoplasma. Nel caso in cui invece la proteina non dovesse comunque raggiungere la conformazione corretta (SS?) verranno trasportate al di fuori del RE e verranno degradate.
Durante la vita di una cellula può capitare che vi sia un accumulo tossico di proteine malformate che attiva però un segnale detto UPR, ovvero risposta alle proteine non ripiegate (unfolded protein response), che attiva la trascrizione dei geni che codificano per le chaperone.
Le UPR sono delle risposte alle proteine non ripiegate correttamente, sono proteine accessorie capaci di riconoscere situazioni di unfolding e incrementare la sintesi di proteine chaperone in grado di ripiegare correttamente. Anche lo stesso reticolo endoplasmatico risponde a questi errori di folding espandendosi in modo tale da aumentare la superficie e facilitare il corretto ripiegamento.
La seconda funzione del reticolo endoplasmatico è quella di sintesi dei lipidi, quindi dei fosfolipidi. Questo avviene sul versante citosolico del reticolo endoplasmatico, dove sono inserite catene di acido grasso che tramite diverse reazioni vanno progressivamente unite ad una molecola di glicerolo e ad un gruppo fosfato. Dal momento che I fosfolipidi crescono soltanto sull’emistrato esiste un meccanismo che ne permette la ridistribuzione sui due strati evitando una crescita disomogenea.
Il meccanismo sopra citato è regolato da scramblasi, proteine chiamate scramblasi, che sposteranno in modo aspecifico i fosfolipidi dal lato citosolico al lato interno. Avremo anche delle proteine dette flippasi (specifiche per i gruppi di testa) che agiscono principalmente sul monostrato citoplasmatico e catalizzando il flip-flop di fosfolipidi, creano la simmetria tipica delle membrane cellulari.
- TRASPORTO VESCICOLARE- definizione, elementi chiave
trasporto vescicolare
Il trasporto vescicolare consiste nel mettere smistamento delle proteine agli altri compartimenti della cellula.
Gli elementi chiave del trasporto vescicolare sono:
-un compartimento donatore, dal quale gemma, quindi si originano e successivamente si stacca, una vescicola
-la vescicola che contiene al suo interno le proteine cargo, che devono essere trasportati in un altro compartimento, oppure proteine cargo trans membrana che entrano a far parte della membrana bersaglio
-compartimento bersaglio, dove si fonderanno la membrana della vescicola e quella del compartimento. A questo punto si libera il contenuto della vescicola stessa, quindi la proteina cargo solubile o la proteina cargo transmembrana
- TRASPORTO VESCICOLARE- come capire in quale compartimento sarà indirizzato
Come capire in quale compartimento sarà indirizzata? Nel citoplasma esistono numerosi compartimenti differenti, sarà quindi necessario avere delle localizzazioni specifiche che permettono di muoversi verso il compartimento corretto. Si distinguono in particolare due vie di trasporto vescicolare.
- TRASPORTO VESCICOLARE- tipologie di trasporto vescicolare
Tipi di trasporto vescicolare: esistono due tipi di trasporto vescicolare
-via secretoria: dal centro della cellula verso l’esterno. si parte dai compartimenti di membrana più interni della cellula e ci si dirige verso lo spazio extracellulare
- via endocitica: compie il percorso inverso. Si parte dallo spazio extracellulare e viene utilizzato dalla cellula per internalizzare ciò che è al di fuori di essa.
-via di recupero: sono piani di trasporto generalmente retrogrado che permettono di recuperare membrana riportandola ai compartimenti da cui si sono originate le vescicole. Ad esempio se una vescicola gemma dal RE diretta verso il Golgi, viene portata dalla membrana del re e, se non esistesse un sistema di recupero, il re perderebbe progressivamente la sua membrana. Questa tipologia di trasporto è funzionale al riporto delle proteine residenti nei compartimenti di origine.