CITOSCHELETRO Flashcards

1
Q

CITOSCHELETRO- definizione, cosa conferisce alla cellula

A

Il citoscheletro costituisce l’impalcatura della cellula, lo scheletro della cellula, ed è composto da un insieme di filamenti proteici di tre tipi, la cui particolarità è quella di funzionare in un concerto per garantire alla cellula 5 funzioni:
* L’organizzazione spaziale del citoplasma
* movimenti intracellulari degli organelli: i filamenti proteici rappresentano dei binari su cui possono muoversi le proteine motrici che trasportano dei materiali, garantendo una riorganizzazione dello spazio intracellulare a seconda della necessità
* garantiscono la segregazione dei cromosomi: durante la divisione cellulare se non ci fosse citoscheletro il materiale genetico non potrebbe essere segregato nelle cellule figlie
* la citochinesi: separazione del citoplasma della cellula che si sta dividendo in due cellule figlie punto e citoscheletro è fondamentale per quanto riguarda la costituzione della strozzatura per dividere le due cellule figlie.
* movimento delle cellule sul substrato: molte cellule nel nostro organismo hanno la capacità di migrare.
* contrazione muscolare e adesione: il fenomeno della contrazione muscolare prevede l’intervento del citoscheletro di actina e delle proteine accessorie
Il citoscheletro conferisce alla cellula tre principali caratteristiche:
* La forma: grazie al citoscheletro è possibile avere forme diverse che si adattano a quelle che sono le circostanze extracellulari
* l’organizzazione interna a: ciascuno organello alla sua specifica posizione all’interno della cellula
* garantisce robustezza o resistenza meccanica: le cellule vengono continuamente sollecitate da stress extracellulare e meccanico pertanto devono possedere dei meccanismi di robustezza per evitare il collasso della cellula stessa.
Il citoscheletro è caratteristico delle cellule eucariote e non di quelle procariote. La caratteristica principale è di essere altamente dinamico, quindi permette alla cellula di modificare velocemente la sua organizzazione interna in base alle proprie necessità. Affinché i tre principali filamenti proteici possano formare diverse strutture e riarrangiarli in maniera ordinata si ha l’intervento di alcune speciali proteine dette proteine accessorie.

Le proteine accessorie: esse hanno la capacità di legare i filamenti proteici caratteristici del citoscheletro tra loro e far sì che possano essere organizzati in strutture eterogenee. Un esempio ne è la miosina che permette di legare i filamenti di actina e grazie a questa interazione viene prodotta la contrazione muscolare.

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2
Q

CITOSCHELETRO- proteine accessorie

A

Le proteine accessorie: esse hanno la capacità di legare i filamenti proteici caratteristici del citoscheletro tra loro e far sì che possano essere organizzati in strutture eterogenee. Un esempio ne è la miosina che permette di legare i filamenti di actina e grazie a questa interazione viene prodotta la contrazione muscolare.

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3
Q

CITOSCHELETRO- tipologie di filamenti proteici

A

I filamenti proteici che caratterizzano il citoscheletro sono tre tipi:
1. Microfilamenti di actina: hanno la disposizione all’interno della cellula differente da quella che ritroviamo nei microtubuli. I microfilamenti di actina si trovano principalmente sulla periferia della cellula, legati strettamente alla propria funzione, ovvero quella di conferire rigidità alla membrana plasmatica, costituendo una corteccia sotto di essa.
2. Microtubuli: filamenti che partono dalla zona centrale della cellula e si diramano per tutto il corpo cellulare.
3. Filamenti intermedi: conferiscono robustezza alla cellula proteggendola dagli stress meccanici. Un esempio pratico ne è la costituzione della lamina nucleare, che fa sì che il nucleo sia resistente e che la membrana non collassi.
E’ fondamentale ricordare che questi tre tipi di filamento devono lavorare in concerto per garantire un buon funzionamento della cellula.

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4
Q

CITOSCHELETRO- MICROFILAMENTI DI ACTINA- definizione, forme diverse, struttura microfilamenti, formazione

A

MICROFILAMENTI DI ACTINA: I microfilamenti di actina sono formati dall’unione di due protofilamenti avvolti su se stessi, costituiti da monomeri di actina globulare. Si localizzano principalmente nella zona subcorticale ovvero subito sotto la membrana plasmatica, per conferire resistenza, e in corrispondenza della membrana plasmatica, dove sono responsabili della generazione di appendici della membrana stessa, produzioni della membrana plasmatica verso l’esterno, dette lamellipodi e filopodi, funzionari all’esplorazione dell’ambiente extracellulare.
Inoltre l’actina forma delle strutture caratteristiche:
* Villi intestinali: formati da filamenti paralleli di actina, che come sappiamo spinge la membrana plasmatica verso l’esterno permettendo la formazione di microvilli che aumentano la superficie intestinale al fine di assorbire nutrienti.
* Sarcomeri: unità funzionale del muscolo fondamentale per la contrazione

Le forme diverse di filamenti di actina:
* Microvilli, lume intestinale
* fibre di stress, che connettono i punti di adesione
* estroflessioni della membrana: filopodi, strutture parallele che esplorano l’ambiente circostante, lamellipodi, strutture simili ad un gel che spostano in avanti la membrana plasmatica
* citochinesi: divisione della mitosi, anello contrattile

Struttura: formata da un assembramento di monomeri, che prendono il nome di actina globulare o actina G, legati ad una molecola di ATP o ADP ( si parla di actina T, nel momento in cui l’actina globulare lega un ATP, di tipo D se lega un ADP). I monomeri di actina si agganciano sempre all’estremità positiva del filamento e formano un protofilamento, il quale si avvolgerà ad un altro protofilamento, formando così l’actina filamentosa o actina F, estremamente dinamica.

la formazione: la formazione di un filamento di actina è suddiviso in tre passaggi:
1. Nucleazione: anche detta fase di latenza. Singoli monomeri di actina, che molto lentamente si assemblano a formare oligomeri, strutture dove ci sono due o tre subunità di actina monomerica
2. Allungamento, fase di crescita: fase molto rapida di tipo esponenziale, all’estremità positiva si attaccano delle subunità di actina ATP
3. Fase stazionaria, di equilibrio, treadmilling: tante subunità di actina si attaccano alla parte positiva quante quelle che si staccano da quella negativa. Il filamento non cresce e non si accorcia.

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5
Q

CITOSCHELETRO- MICROFILAMENTI DI ACTINA- ciclo dell’actina

A

Ciclo dell’actina T: l’actina T è l’actina globulare che lega un ATP. Essa si lega all’estremità positiva, con il passare del tempo l’ATP sincronizza e rilascia un gruppo fosfato, l’actina diventa così di tipo D, lega l’ADP. Per questo è meno stabile rispetto al tipo T e tenderà a staccarsi. Le subunità appena staccate ritorneranno in ciclo dopo che avranno acquisito un altro gruppo fosfato e saranno tornate actina T
Il ciclo continuo è determinato dai monomeri di actina liberi nella cellula.
Si definisce “Treadmilling” la situazione di equilibrio nella quale i monomeri di actina T e D che si aggiungono e si staccano sono direttamente proporzionali.

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6
Q

CITOSCHELETRO- MICROFILAMENTI DI ACTINA- proteine che legano l’actina

A

Proteine che legano l’actina: l’actina nella determinazione del comportamento cellulare è appoggiata da proteine accessorie suddivise in:
* Proteine che regolano la disponibilità di subunità: cioè sono in grado di legare l’actina monometrica e facilitare o meno il suo aggancio i filamenti
-timosina: si lega all’actina monometrica sia in formato ATP che ADP e impedisce l’aggancio al filamento bloccando la polimerizzazione
-profilina: allo stesso modo si aggancia ad un monomero ma facilita la polimerizzazione del nuovo filamento di actina.
* Proteine che regolano la rinucleazione: alcune proteine sono in grado di legarsi a filamenti e creare delle ramificazioni fondamentali per la cellula:
- ARP 2 e 3: due proteine che formano un complesso di nucleazione per un nuovo filamento che avrà un angolo di 70 gradi rispetto a quello a cui è attaccato. si formeranno quindi delle ramificazioni del filamento principale essenziali per i lamellipodi e per l’actina corticale
-Formina: al contrario delle proteine precedenti e se impedisce che si formino delle ramificazioni punto mentre il complesso ARP 2 su 3 resterà attaccato alla ramificazioni appena formate la formina invece nel momento in cui polimerizza i filamenti lineari si stacca.
* Proteine che alterano la dinamiche del filamento: possono stabilizzare o tagliare i filamenti in tratti più piccoli.
- tropomiosina: proteina piuttosto lunga in grado di legare sei o sette subunità di actina, stabilizzandolo. La proteina cappuccio CAP Z ha una funzione simile, ma legandosi all’estremità, mantenendo il filamento di una determinata lunghezza
-Famiglia della gelsolina, cofilina una delle più importanti: si legano al filamento alterando il ripiegamento del filamento stesso. Normalmente l’avvolgimento è lungo 74 nanometri, quando la cofilina si lega forma un superavvolgimento e si riduce a 57 nanometri, creando una rottura del filamento stesso.

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7
Q

CITOSCHELETRO- MICROFILAMENTI DI ACTINA- asemblaggio microfilamenti in base a proteine accessorie che li legano

A

Microfilamenti possono essere assemblati in diversi modi a seconda delle proteine accessorie che li legano:
* Fasci paralleli:
sia all’intervento della fibrina che attacca tanti filamenti di actina in modo compatto. Nel caso di fossi contratti di come le fibre di stress, la distanza tra i filamenti di actina è più ampia grazie alle alfa actina. Questo spazio è utile per l’inserimento di proteine motrici, come la miosina.
* Gel o ramificati: la flaminia è in grado di tenere in contatto due filamenti di actina e mantenerli con un angolo di 90 gradi formando strutture fondamentali per la migrazione cellulare.
Se la Flaminia dovesse essere mutata, nell’organismo vi sarebbero gravi difetti nello sviluppo dell’encefalo e, in quanto vi sono difetti nella migrazione delle cellule neuronali durante le prime fasi di sviluppo.

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8
Q

CITOSCHELETRO- MICROFILAMENTI DI ACTINA- migrazione cellulare

A

Migrazione cellulare: si può dividere il processo di migrazione cellulare in tre fasi:
1. Emissione di propaggini:
Spinte in avanti e la membrana cellulare, verso un fronte di migrazione, sia una polimerizzazione dell’actina verso l’estremità dove la cellula deve migliorare, quindi vengono messi dai lamellipodi
2. adesione:
I lamellipoidi poi si attaccano alla superficie tramite dei contatti focali. Questi contatti vengono mediati da proteine dette integrine che legano la membrana plasmatica e dall’altro la componente extracellulare dell’altro
3. Contrazione:
Grazie alle fibre contrattili la cellula si tirerà dietro la membrana plasmatica è presente dalla parte opposta ai fronti di migrazione

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9
Q

CITOSCHELETRO- MICROFILAMENTI DI ACTINA- GTPasi che regolano il processo dell’actina

A

Proteine GTPasi che regolano il processo dell’actina: le GTPasi sono interruttori molecolari, la loro attivazione dovuta da stimoli esterni che sono:
Rho: tutte le fibre contrattili sono create dall’attivazione di questa proteina
Rac: forma i lamellipodi
Cdc42: forma i filopodi

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10
Q

CITOSCHELETRO- MICROFILAMENTI DI ACTINA- CONTRAZIONE MUSCOLARE

A

La contrazione muscolare
Actina miosina: l’interazione tra actina e miosina ha un ruolo fondamentale all’interno del processo di contrazione muscolare. La prima è una proteina di forma globulare, i cui monomeri uniti tra di loro formano dei microfilamenti utili alla contrazione muscolare. La seconda è una proteina motrice ed è in grado, legando l’atp e idrolizzandolo, di spostarsi verso l’estremità positiva di actina. Sono due i principali tipi di miosina:
-miosina 1: presente in tutti i tipi di cellule, formata da una testa globulare che funge da motore e una lunga coda. Si può associare con le teste al filamento di actina mentre con la coda contatterà o una vescicola o la membrana plasmatica stessa.
Con l’ausilio di una molecola di ATP sarà in grado di spostarsi verso il polo positivo, e quando attaccata alla membrana sposterà il filamento stesso traslandolo a sinistra
-miosina 2: È specifica del tessuto muscolare e ha una funzione più complessa rispetto alla precedente. Essa è costituita da due catene leggere e da due pesanti, queste ultime a loro volta formate da un dominio globulare capace di legarsi alla actina e idrolizzare ATP e una coda che si avvolge a spirale con l’altra catena. Le code possono avvolgersi tra di loro formando una struttura molto stabile che non viene deformata. Tutte queste strutture si assemblano in un unico filamento spesso. Questi filamenti si intercalano fra quelli di actina mediando lo scorrimento.
Questi filamenti si intercalano fra quelli di actina mediando lo scorrimento e ognuna delle due teste globulari contatterà un filamento di actina, una testa verso l’altro verso il basso. Il risultato è far scorrere in senso opposto i filamenti di actina generando l’accorciamento muscolare.

Processo di contrazione muscolare: si compone di quattro fasi
1. Attacco: una testa di miosina si trova saldamente agganciata ad un filamento di actina
2. intervento ATP: la testa di miosina si stacca, successivamente la molecola di ATP viene idrolizzata ad ADP e la miosina si sposta a destra
3. distacco: si rilascia il gruppo fosfato facendo nuovamente spostare la mia Sila più avanti rispetto alla posizione precedente
4. rilascio: nella fase finale viene rilasciato anche l’ADP e così ritorna alla conformazione iniziale, spostando il filamento soprastante di actina.

Sarcomero: struttura specializzate delle miofibrille originate dalla fusione di cellule più piccole, i mioblasti. I mioblasti si fondono fra loro mettendo in comune la membrana e Il citoplasma e sposta nel nucleo e all’esterno del sarcomero, mentre all’interno avremo strutture di actina miosina.
I filamenti di actina sono attaccati con le estremità positiva alla banda Zeta, nel momento in cui la miosina in mezzo fa spostare l’actina tutto il sarcomero si comprime.

Reticolo sarcoplasmatico: struttura ramificata che avvolge completamente il sarcomero.
Tubo trasverso: struttura di membrana che dall’esterno si inserisce all’interno dei sarcomeri ed è in contatto con reticolo sarcoplasmatico. Esso è fondamentale perché su questi tubi vincerà un potenziale d’azione che sarà arrivato da una cellula del sistema nervoso, che stimolerà l’apertura dei canali voltaggio dipendenti per il rilascio del calcio.

Ruolo del calcio: il processo di contrazione muscolare è mediato dal calcio (come detto nelle prime lezioni a livello citosolico è praticamente assente, viene sempre tenuto al di fuori della cellula o immagazzinato nel reticolo endoplasmatico liscio, REL specializzato nell’accumulo di calcio necessario per la contrazione muscolare.)
In seguito al rilascio del calcio si avrà l’attivazione delle teste motorie della miosina.
E’ fondamentale il ruolo del tubo trasverso, ovvero della membrana plasmatica che dall’esterno si inserisce all’interno dei sarcomeri ed è in contatto col reticolo sarcoplasmatico. In questo luogo vigerà un potenziale d’azione che arriva da cellule nervose, il quale stimolerà l’apertura dei canali voltaggio-dipendenti per il rilascio del calcio. Quando il calcio arriva nei sarcomeri interagisce con altre due proteine accessorie:
* tropomiosina: in grado di legare in maniera stabile filamenti di actina e mascherare siti di legame per aggancio della miosina
* La troponina c che si lega agli ioni calcio, va a scalzare la tropomiosina liberando così il sito di legame.

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11
Q

CITOSCHELETRO- MICROTUBULI- composizione, struttura, legami, differenza con ATP

A

MICROTUBULI: strutture cave formate da lunghi dimeri di protofilamenti composti da alfa e beta tubulina, assemblati a formare un unico microtubulo. Costituiscono dei veri e propri binari che originano nella zona nucleare e si irradiano fino alla periferia della cellula. Formano:
* Formano il fuso mitotico
* funzionali al mantenimento allo spostamento di organelli e vescicole
* formazione di ciglia (adibite alla percezione del segnale extracellulare) e di flagelli (formati da nove coppie di microtubuli e funzionale alla mobilità della cellula).

Struttura: i microtubuli sono dei lunghi polimeri di Tubulina. La tubulina è un eterodimero di tubulina alfa e tubulina beta, due polipetti di globulari che si completano a vicenda per formare 13 protofilamenti lineari che si uniscono a creare una struttura cava cilindrica.
Esistono dei legami longitudinali tra le varie molecole di tubulina ma anche dei legami laterali tra Alfa e alfa e beta e beta dei protofilamenti. Si formano quindi strutture particolari con uno spazio al centro.
Ogni componente della topolina contiene al suo interno una molecola di GTP: quando contenuto nella tubulina Alfa non viene mai ironizzato per ottenere energia, contenuto nella tubulina Beta e responsabile della stabilità dei microtubuli perché viene idrolizzato a GDP destabilizzando l’intera struttura del microtubulo.
La tubulina si differenzia dall’actina grazie all’utilizzo di un nucleotide trifosfato diverso dall’ATP, in questo caso il GTP.

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12
Q

CITOSCHELETRO- MICROTUBULI- differenza di polarità all’interno microtubuli?

A

Differenza di polarità all’interno dei microtubuli? Sì all’interno di questi protofilamenti si trova l’alternanza di tubulina Alpha e tubulina Beta che crea una polarità all’interno del filamento. Il polo positivo è dovuto alle beta situate all’estremità periferica, il polo negativo è dovuto alla presenza dell’Alfa sulle estremità più centrale vicino al centro organizzatore dei microtubuli.
Tornando a paragonare microtubuli con filamenti di actina abbiamo anche qua una struttura polare e troviamo in entrambi i casi dei legami con delle molecole che sei idrolizzate possono portare alla destabilizzazione dell’intero complesso: la differenza è che nei microtubuli che possiedono dei legami laterali Alfa alfa e beta Beta rendono l’intera struttura più rigida e resistente e nello stesso tempo le rendono sature.

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13
Q

CITOSCHELETRO- MICROTUBULI- instabilità dinamica

A

Instabilità dinamica: come nel caso dell’actina anche microtubuli sono sottoposti a un’instabilità dinamica, cioè a momenti di polimerizzazione o crescita rapida in cui vengono aggiunte subunità di Alfa e beta-tubuline seguite da momenti di depolimerizzazione in cui il filamento viene accorciato.
* durante la crescita vengono aggiunti tanti dimeri di alfa e beta tubulina nella forma T, come per l’actina attivata. Questo processo va poi a formare un cappuccio di GTP con funzione di protezione del microtubulo dal di assemblamento. Può accadere che questo cappuccio di GTP venga perso oppure che nel corso del tempo venga igienizzato andando a creare un instabilità all’interno dei microtubuli: in questo caso vengono perse delle subunità di tubulina alfa e tubulina beta e ci sarà un rapido di assemblamento.
* ad un certo punto avviene un salvataggio da parte della tubulina legata al GTP, che si va a legare all’estremità in fase di accorciamento e le va’ a bloccare. Questo legame stabilizza di nuovo il microfono che entra in una fase di crescita rapida.
* questo processo avviene in continuazione nei microtubuli e in alcuni casi questo processo viene influenzato da alcune proteine accessorie

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14
Q

CITOSCHELETRO- MICROTUBULI- perchè la tubulina GDP dovrebbe diminuire la stabilità del microtubulo?

A

Perché la tubulina GDP dovrebbe diminuire la stabilità del microtubulo? Quando l’estremità del microtubulo ha un cappuccio GTP la conformazione strutturale dei legami porta ad avere una struttura stabile e lineare, dove vari eterodimeri sono legati gli uni agli altri in modo regolare.
Quando il GTP viene idrolizzato a GDP avviene un cambiamento conformazionale della tubulina e la struttura si incurva rompendo i regali laterali. Quindi il microtubulo cresce o decresce in funzione della quantità di GTP o GDP legato alla tubulina. Il filamento entra in una fase di catastrofe in seguito all’idrolisi della GTP.
Si può dire quindi che la concentrazione di tubulina legata al GTP e limitante: quando la tubulina informa T è disponibile, dopo una fase di latenza iniziale, viene aggiunta velocemente al microtubulo creando un grosso cappuccio di tubulina GTP. Se la sua concentrazione diminuisce, la velocità di aggiunta della tubulina diminuisce sino a un livello soglia di tubulina GTP in cui la velocità di idrolisi del GTP ad un estremo del microtubulo e superiore alla velocità di aggiunta della nuova topolina GTP, in forma di, risultando nella contrazione del cappuccio GTP

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15
Q

CITOSCHELETRO- MICROTUBULI- sostanze stabilizzanti e destabilizzanti

A

Sostanze stabilizzanti e destabilizzanti: come per l’actina, anche nei microtubuli esistono delle molecole naturali o sintetiche con la possibilità di legarsi al filamento per stimolarne la stabilità o la depolimerizzazione.
* Taxolo: si lega al microtubulo con capacità di stabilizzarlo punto rende difficile l’idrolisi del GTP a GDP e le tubuline non si smantellano
* Nocodazolo e la colchicina: Portano destabilizzazione che provoca lo smantellamento, in quanto dopo il loro legame con il microtubulo avviene l’idrolizzazione del GTP.
Queste sostanze possono essere utilizzate per impedire la mitosi

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16
Q

CITOSCHELETRO- MICROTUBULI- processo di nucleazione dei microtubuli

A

Processo di nucleazione dei microtubuli: Come già detto in precedenza il microtubulo cresce sulle estremità positiva poiché dall’estremità negativa microtubuli sono agganciati ad una regione comune chiamata “Centro di organizzazione dei microtubuli”, MTOC. l’MTOC è una regione ricca di un’altra forma di tubulina, denominata gamma tubulina, che non fa propriamente parte del microtubulo ma funge da stampo per il filamento sintetizzato da alfa e beta tubulina.
Il processo di allungamento del microtubulo sarà molto più veloce poiché tramite lo stampo di gamma tubulina si avrà già la forma definita del microtubulo a cui basta aggiungere delle subunità di tubulina. Questo processo continua finché non si raggiunge l’equilibrio dinamico sopra citato dove la fase di crescita sarà compensata da una fase di depolarizzazione e il microtubulo si manterrà all’incirca lungo uguale in base alla disponibilità di Alfa e beta-tubulina.

il MTOC, nella maggior parte delle cellule animali, è uno solo, destinato sempre vicino al nucleo prendendo il nome di centrosoma. I microtubuli sono nucleati a partire dal centrosoma. All’interno del mtoc sono presenti centrioli.
Centrioli: strutture disposte a delle composte da microtubuli, anche se non hanno una particolare funzione nella nucleazione

MAP, proteine associate ai microtubuli, microtubule-associated proteins, sono delle proteine accessorie che si legano al microtubulo e influenzano la sua stabilità. Si possono legare a microtubuli già polimerizzati e possono mantenerli saturi oppure possono legarsi a singole subunità di tubulina e avere dei differenti effetti in base alla necessità. Ci sono proteine alte invece che sono in grado di legarsi all’estremità dei microfilamenti e sono in grado di influenzarne la dinamicità e la stabilità.

17
Q

CITOSCHELETRO- MICROTUBULI- trasporto attraverso i microtubuli

A

Trasporto Attraverso i microtubuli
Un esempio di trasporto vescicolare è quello dei neuroni, che sono composti da assoni lunghissimi e quindi è difficile avere un unico microtubulo che nasce nel centrosoma e termina nella terminazione assonica; per tale motivo il microtubulo viene tagliato dalla katanina (proteina MAP che è in grado di tagliare i microtubuli) e poi vengono assemblati in modo da avere delle sequenze che si sovrappongono parzialmente per facilitarne la funzione. La dineina (proteina motrice che va verso il centro, polo negativo) e la chinesina (proteina motrice che va verso l’esterno, polo positivo) si troveranno poi a dover saltare da un microtubulo a un altro sovrapposto per continuare la loro strada.
La situazione è diversa nei dendriti dove avviene sempre la frammentazione dei microtubuli ma alle volte questi possono essere anche orientati al contrario quindi per esempio con il polo positivo verso l’interno; questo per adattarsi a delle funzioni specifiche che hanno le cellule neuronali.
Trasporto tramite MAP: le principali MAP motorie sono la chinesina e la dineina, proteine che non si muovono in modo lineare ma saltatorio. Questo avviene perché queste proteine possiedono delle strutture simile a piedi che con l’utilizzo di ATP riescono a muoversi lungo i microtubuli facendo un passo alla volta.
Struttura delle mappe: hanno due teste globulari che si legano al microtubulo e idrolizzano ATP per potersi muovere, hanno una coda con la quale legano la vescicola per poterla trasportare

18
Q

CITOSCHELETRO- MICROTUBULI- ciclo meccanochimico delle proteine

A

Ciclo meccano chimico delle proteine: La chinesina è caratterizzata da testa posteriore che ha l’ATP e lo idrolizza per ottenere energia necessaria per muoversi e superare la vista interiore, viene scartato poi il gruppo fosfato rimanente e l’ex testa anteriore, che successivamente era diventata posteriore, liberando ADP rimasto in precedenza. Lega un altro ATP e il ciclo si ripete per tantissime volte fin quando non si raggiunge la destinazione.

19
Q

CITOSCHELETRO- MICROTUBULI- le dineine

A

Le dineine, che hanno la funzione di camminare sui microtubuli muovendosi verso l’estremità meno quando viene fornito loro ATP, con effetto di scorrimento relativo delle due coppie di microtubuli, a differenza delle chinesine, si suddividono in due classi: citoplasmatiche e assonemiche:
Citoplasmatiche mediano il trasporto di organelli, controllano il posizionamento del nucleo e del centrosoma e servono a regolare l’organizzazione del Golgi.
Quelle assonemiche caratterizzano le strutture di ciglia e flagelli.

20
Q

CITOSCHELETRO- MICROTUBULI- ciglia e flegelli

A

Ciglia e flagelli: entrambe hanno funzione di tipo motorio
* Flagelli: possono spostare un’intera cellula
* ciglia: movimento oscillatorio che permette lo spostamento di fluidi a contatto con la loro superficie cellulare.
-movimento a frusta delle ciglia e dei flagelli mediato da dineine, che in questo caso non spostano qualcosa lungo l’assonema del ciglio ma si attaccano a due strutture microtubulari affiancate e ne mediano la flessione.
-movimento ondulatorio, invece tipico esclusivamente di flagelli negli spermatozoi e protozoi, spinge avanti un’intera cellula.

Questo movimento è garantito da una struttura particolare dei microtubuli nei flagelli e nelle ciglia, che si distinguono in una struttura 9+2, ovvero troviamo 9 coppie di microtubuli all’esterno e due microtubuli centrali. Il movimento di un ciglio o un flagello è prodotto dall’incurvatura del suo nucleo, che si chiama assonema. Queste nuove coppie esterne sono tenute insieme da proteine che le bloccano le une adese alle altre.
Le dineine, situate solo sulla regione esterna, quella delle 9 coppie di microtubuli, si associano tra una coppia di microtubuli a sinistra e una a destra. Nel ciglio del flagello i microtubuli non sono liberi di muoversi poiché bloccati da queste proteine di connessione nel momento in cui l’atp viene fornita la dineina non potrà spostarsi fisicamente lungo il tubulo ma determinerà una forza di trazione e di flessione dei due microtubuli adiacenti. Se si moltiplica tutto per nove coppie di microtubuli che compongono l’assonema del ciglio del flagello si avrà un movimento di oscillazione.

21
Q

CITOSCHELETRO- FILAMENTI INTERMEDI- definizione, strutture che formano, funzione, tipizzazione dei filamenti intermedi

A

FILAMENTI INTERMEDI: formati da una serie di funi intrecciate che compongono una struttura molto resistente e poco deformabile. Mediano l’ancoraggio delle cellule e la loro connessione attraverso la membrana cellulare, desmosomi, e conferiscono alla cellula robustezza proteggendola dagli stress meccanici, sono Infatti principali costituenti della lamina nucleare, rete che fa sì che la membrana nucleare non collassi. Riassumendo:
* Gabbia protettiva per il DNA, lamina nucleare
* filamenti extracellulari di adesione
* conferisce una forza meccanica alla cellula.

Sommando i desmosomi tra tutte le cellule che saranno intorno ad una cellula data, si otterrà una adesione molto stabile che permetterà di formare un tessuto funzionale con le cellule attaccate ed una delle altre.
A differenza della actina e tubulina che sono sostanzialmente conservate, esistono pochi geni che codificano per le subunità alfa e beta della tubulina o per l’actina, nel caso dei filamenti intermedi abbiamo molti più geni, circa 70 nell’uomo che codificano per proteine che compongono i filamenti intermedi. Essi Infatti differiscono tra un tipo cellulare e l’altro e avranno delle funzioni specifiche in base al tipo di tessuto in cui la cellula si trova:
* Filamenti di tipo nucleare: formano una lamina A, B, C, all’interno della membrana del nucleo, formano un involucro di rivestimento che protegge il DNA e dà una struttura sferica al nucleo stesso.
* filamenti intermedi simili a vimentina:
-la vimentina è un filamento intermedio caratteristico delle cellule mesenchimali
-Desmina simile alla vimentina, caratteristiche del nucleo
-proteina fibrillare acida gliale, tipica delle cellule gliali, ma caratteristica anche di astrociti e cellule di Schwann
-Periferina, presente solo su alcune tipologie di neuroni
* Filamenti epiteliali, caratterizzati da cheratine si dividono in tipo 1, acide, tipo 2, basiche
* filamenti di tipo assonale, che formano i neurofilamenti, tipici dei neuroni

La tipizzazione dei filamenti intermedi, cheratina, serve anche come strumento diagnostico particolarmente utile nella diagnosi dei tumori, in quanto le cellule tumorali mantengono i filamenti intermedi di caratteristici del tessuto d’origine indipendentemente dalla localizzazione del tumore nel corpo. Grazie al fatto che vi sono quattro classi differenti di filamenti intermedi, che fanno riferimento a cellule e tessuti differenti, è possibile utilizzare le cheratine per localizzare le cellule tumorali, per esempio durante una biopsia per capire l’origine di quel tipo di tumore si fa uno scanning.
Come già visto i filamenti intermedi si dividono in citoplasmatici e nucleari. I citoplasmatici possono essere:
-cheratine: negli epiteli
-vimentina e simili: tessuto connettivo e cellule muscolari e della glia
-neurofilamenti: cellule nervose
I nucleari possono essere semplicemente caratteristici delle lamine nucleari, tipiche di tutte le cellule animali.

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CITOSCHELETRO- FILAMENTI INTERMEDI- assenza di polarità nei filamenti intermedi

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Assenza di polarità nei filamenti intermedi: i filamenti intermedi differiscono dalla actina e microtubuli anche strutturalmente in quanto non possiedono polarità. Vi sono delle strutture proteiche ad alfa elica di lunghezza compresa tra i 310 e i 318 amminoacidi, conservati dal punto di vista delle dimensioni, ma varia in alcuni casi la sequenza a seconda del tipo di filamento intermedio.
L’assemblamento della proteina dell’alfa elica che rappresenta il monomero e ha una regione N-terminale e C-terminale. Al primo monomero andiamo ad associare un secondo monomero identico e con stesso orientamento e lo avvolgiamo a spirale. Successivamente prendiamo due dimeri e li associamo a questa coda, otteniamo in questo modo una delle principali differenze rispetto all’actina e la tubulina: l’assenza di polarità. All’estremità si avranno infatti in entrambi i casi un’N-terminale, che dà stabilità al filamento.
Si prendono quindi questi tetrameri associati testa-coda e ne associamo otto insieme, otto tetrametri rappresentano un’unità attaccata in maniera sequenziale per formare la fune di un microfilamento in crescita.

  1. Cheratina: la classe 1 comprende le cheratine, proteine che organizzano i “tonofilamenti” delle cellule epiteliali che ricoprono la superficie del corpo e le sue cavità. Sono strutture filiformi che ricoprono tutta la superficie dei corpi cellulari e contattano le cellule adiacenti per formare un’adesione.
    Le cheratine si distinguono in cheratine acide (I) e cheratine basiche (II) che si assemblano in eterodimeri. I filamenti di ciascuna cellula sono connessi indirettamente a quelli delle cellule vicine da desmosomi. Nel desmosoma abbiamo questa placca di adesione a livello della membrana plasmatica, che contatta direttamente la placca di adesione presente sulla cellula adiacente. A livello di queste placche di adesione confluiscono quindi i microfilamenti che si estenderanno nel citoplasma, avremo quindi una struttura molto stabile perché saranno presenti sia nel citoplasma che nella connessione cellula-cellula. Tutto ciò è importante perché se arriva uno stress di tipo meccanico (grattandosi la cute, sfregando la cute), le cellule si stirano ma rimangono intatte.
  2. Intermedi di vimentina: classe 2. La classe 2 degli IF include la vimentina, la desmina e la proteina gliale fibrillare acida (GFA). La vimentina è localizzata nei tessuti connettivi ed in altri tipi cellulari di origine non epiteliale. La desmina si trova nelle cellule muscolari, mentre la GFA è caratteristica delle cellule della glia che circondano ed isolano le cellule nervose.
  3. Neurofilamenti: classe 3. I neurofilamenti sono i filamenti intermedi caratteristici dei prolungamenti assonali delle cellule nervose. Esiste una sottocategoria di neurofilamenti presente solo a livello embrionale ed è formata da filamenti di nestina. Sono importanti durante la formazione del sistema nervoso a livello embrionale. I Neurofilamenti hanno una struttura rigida e contengono ramificazioni, a differenza dei filamenti nelle cellule gliali che sono lisci ed hanno pochi legami crociati.
  4. Filamenti intermedi che costituiscono la lamina nucleare: classe 4. La lamina nucleare si trova sotto la membrana nucleare quindi all’interno del nucleo. Le lamine nucleari A, B e C formano una rete filamentosa lungo la faccia interna della membrana nucleare di tutte le cellule eucariote. Le lamine nucleari hanno un segnale di localizzazione nucleare, arriveranno dentro al nucleo grazie ad un trasporto specifico e poi verranno assemblate sullo strato interno della membrana nucleare. Durante la divisione mitotica il nucleo deve smantellarsi, la membrana nucleare sparisce e così deve “sparire” anche la lamina nucleare, giocheranno un ruolo fondamentale degli enzimi che andranno a fosforilare le serine che tenevano uniti i singoli tetrameri di filamenti intermedi visti precedentemente.
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CITOSCHELETRO- FILAMENTI INTERMEDI- adattabilità del citoscheletro

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Adattabilità del citoscheletro: in base agli stimoli extracellulari la cellula è in grado di modificare la forma del proprio scheletro con estrema dinamicità in base alle diverse situazioni.
Esempio: fibroblasto tessuto connettivo
Nello stato di cui è scienza è caratterizzato da un fronte di migrazione formato da lamellipodi e filopodi, già visti nei filamenti di actina, quando però entra in mitosi tutto il citoscheletro si riorganizza disassemblando la struttura di actina e tubulina e formando un fuso mitotico, quindi microtubuli. Nell’ultima fase la citochinesi l’actina si riorganizza formando un anello contrattile, anche i microtubuli cambiano conformazione formando un ponte intracellulare che connetterà le due cellule punto tutti questi processi sono mediati dalle proteine che assemblano i disassemblano il citoscheletro.

esempio: neutrofilo, sistema immunitario
In pochi minuti deve essere in grado di cambiare completamente la sua direzione per poter inseguire ed eliminare agenti patogeni. Per individuare il patogeno, il neutrofilo si serve di filopodi, che esplorano l’ambiente e capitano segnali chimici rilasciati dal patogeno.

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CITOSCHELETRO- FILAMENTI INTERMEDI- esempio fibroblasto e tessuto connettivo

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Esempio: fibroblasto tessuto connettivo
Nello stato di cui è scienza è caratterizzato da un fronte di migrazione formato da lamellipodi e filopodi, già visti nei filamenti di actina, quando però entra in mitosi tutto il citoscheletro si riorganizza disassemblando la struttura di actina e tubulina e formando un fuso mitotico, quindi microtubuli. Nell’ultima fase la citochinesi l’actina si riorganizza formando un anello contrattile, anche i microtubuli cambiano conformazione formando un ponte intracellulare che connetterà le due cellule punto tutti questi processi sono mediati dalle proteine che assemblano i disassemblano il citoscheletro.

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CITOSCHELETRO- FILAMENTI INTERMEDI- esempio neutrofilo, sistema immunitario

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esempio: neutrofilo, sistema immunitario
In pochi minuti deve essere in grado di cambiare completamente la sua direzione per poter inseguire ed eliminare agenti patogeni. Per individuare il patogeno, il neutrofilo si serve di filopodi, che esplorano l’ambiente e capitano segnali chimici rilasciati dal patogeno.