Propedeutica al latino universitario Flashcards
Qual è la lingua madre del latino?
I
L’indoeuropeo
Da quali lingue, oltre l’indoeuropeo, il latino ha subito delle influenze?
I
- Dalla lingua dei Siculi e il greco in misura maggiore (per il greco soprattutto influssi lessicali)
- Dall’osco e dall’etrusco in maniera minore. Dall’etrusco nello specifico il latino avrebbe ereditato l’alfabeto, a sua volta modificato a partire da quello calcadico di Cuma
Quali sono le fasi della lingua latina?
(7 fasi, nominare anche una breve caratteristica)
I
- latino preletterario (inizi/III sec. a.C.) → scarse iscrizioni, frammenti
- latino arcaico (240 a.C./I sec. a.C.) → Palliata e Catone
- latino classico (I sec. a.C.) → Cesare e Cicerone
- latino augusteo (principato di Augusto) → poeti augustei e Livio
- latino postclassico (14 d.C./180 d.C.) → lin. poetica e prosaica si avvicinano, lin. parlata e letteraria divergono
- latino cristiano (dal II sec. d.C.) → negli scrittori cristiani, lin. “sporcata” da volgarismi, grecismi, semitismi
- tardolatino (ultimi sec. dell’Impero)
Che caratteristiche ha la variazione sincronica del latino?
(Sia nello scritto che nel parlato)
I
Lingua scritta: il latino cambia molto a seconda di prosa o poesia, e poi a seconda dei vari generi di ognuna. La lingua letteraria si affianca poi a quella tecnica, che ovviamente varia seconda dell’ambito di riferimento
Lingua parlata: il latino non conosce la divisione in dialetti a causa del forte accentramento politico. Era comunque comune che popolazioni bilingui passate sotto il controllo romano contaminassero il latino con elementi della propria lingua.
Una vera e propria differenziazione diatopica arriverà con la caduta dell’impero e l’isolamento dei luoghi dove il latino era stato esportato
Cosa accadde al latino letterario dopo la caduta di Roma?
I
Il latino letterario venne adottato dalla Chiesa come lingua del clero e delle scritture, oltre che come lingua di comunicazione internazionale.
Nonostante la lingua letteraria fosse meno soggetta a variazioni, il latino medievale (quello usato dalla Chiesa) subì comunque influenze barbare rispetto a quello classico.
Cosa accadde al latino parlato dopo la caduta di Roma?
I
Il latino parlato si è gradualmente evoluto nelle lingue romanze, ognuna caratterizzata dagli elementi tipici delle parlate delle zone in cui era stato portato
Nel corso del tempo il latino era diventato molto caotico: chi e come fermò questo processo?
I
Carlo Magno, sovrano dai grandi interessi culturali, che commissionò a dotti italiani e irlandesi di normare il latino e ripristinarne principalmente le strutture lessicali e sintattiche.
Questa operazione venne condotta tramite soluzioni artificiali come il recupero e la modifica di materiale antico (il latino non aveva possibilità di rinnovamento, era necessario guardare al suo passato)
Che caratteristiche ha il latino umanistico? Da cosa viene messo in difficoltà?
I
Il latino medievale viene ripulito per essere portato dagli umanisti ad un latino simile a quello classico. Questo però portò all’irrigidimento e alla cristallizzazione della lingua, che si aliena dal mondo esterno.
A mettere in difficoltà il latino umanistico fu da una parte la caduta dell’ideale dell’Europa unitaria, dall’altra la fine dell’unità religiosa con la Riforma protestante.
Quali questioni legate alla pronuncia esistevano già in tempi antichi?
II
Già in tempi antichi esistevano diversi modi di pronunciare il latino:
* L’urbanitas, la pronuncia cittadina di Roma
* La rusticitas, la pronuncia delle campagne
* La peregrinitas, la pronuncia delle province
* Il barbare loqui, pronuncia comparsa alla fine del II. sec d.C. e che si opponeva al latine loqui
Quali sono attualmente le due possibili pronunce adottate?
II
Le pronunce attualmente valide sono:
- classica, quella verosimilmente usata nella prima metà del I sec a.C. dalle classi colte romane
- scolastica (o ecclesiastica), quella usata nel latino ecclesiastico già dal tardoantico
Come vengono pronunciati i dittonghi?
Spiegare entrambe le pronunce
II
C: i dittonghi sono pronunciati come tali; nel caso in cui l’accento cada sul dittongo, si legge accentata la prima vocale
S: i dittonghi vengono monottongati (ae ed oe si leggono [e]). Questo tipo di lettura verrebbe dalla pronuncia rustica, che tendeva anch’essa alla monottongazione, e che poi avrebbe portato alla scrittura di quei suoni non come digrammi ma come ē
Come viene pronunciata la Y?
Spiegare entrambe le pronunce
II
C: la y venne aggiunta all’alfabeto latino per rendere la ipsilon greca (prima trascritta come u), e di conseguenza si legge come questa, ovvero come la u francese ü
S: la ipsilon viene letta come i
Come viene pronunciata la U semivocalica?
Spiegare entrambe le pronunce
II
C: la u, scritta in maiuscolo come V, venica letta sempre come la vocale u, o al massimo con valore di semivocale; la fricativa labiodentale [v], presente in italiano, non viene conosciuta dal latino
S: la u e la v vengono pronunciati come suoni distinti, come in italiano
Come viene pronunciata l’aspirazione?
Spiegare entrambe le pronunce
II
C: l’aspirazione vocalica iniziale viene pronunciata, e si conserva soprattutto in area urbana; l’area rustica perse l’aspirazione iniziale col tempo; l’aspirazione vocalica interna non veniva pronunciata, mentre quella consonantica (legata alle consonanti importate dal greco) veniva conservata nella pronuncia colta ed eliminata in quella popolare
S: non pronuncia mai l’aspirazione
Come si pronuncia ti davanti a vocale?
Spiegare entrambe le pronunce
II
C: si pronuncia esattamente com’è scritto, senza assibilazione
S: ti si pronuncia come [ts]
Come vengono pronunciate le occlusive velari C e G davanti a i ed e?
Spiegare entrambe le pronunce
II
C: le due velari vengono di fatto pronunciate come occlusive, quindi come suoni duri
S: le due lettere vengono pronunciate come le affricate palatali [tʃ] e [dʒ]
Come viene pronunciato il gruppo GN?
Spiegare entrambe le pronunce
II
C: il gruppo gn viene pronunciato come se le due consonanti fossero separate
S: il gruppo gn viene pronunciato come in italiano, quindi [ɲ]
Come viene pronunciato il gruppo QUU?
Spiegare entrambe le pronunce
II
C: la pronuncia classica (nello specifico quella colta) pronunciava il gruppo come l’originaria consonante labiovelare indoeuropea, ma la seconda U veniva letta come O
S: il gruppo viene pronunciato come se QU fosse un C dura, e si conserva così nella lettura la seconda U (lettura CU)
Come viene pronunciata la s intervocalica?
Spiegare entrambe le pronunce
II
C: si pronuncia [s], quindi come sorda, in ogni caso; tutte le s sonore intervocaliche infatti si rotacizzarono entro il IV sec. a.C:
S: la s intervocalica viene pronunciata sonora, come in italiano, quindi [z]
Quali sono gli aspetti positivi e negativi di ogni pronuncia?
II
La pronuncia classica è sicuramente quella più vicina alla pronuncia che avevano i latini (almeno quelli colti), ma è comunque il semplice frutto di ipotesi e ricostruzioni
La pronuncia scolastica è prodotto della tradizione medievale ed ecclesiastica del latino (quindi è meno fedele a quella del latino classico), ma vanta una lunga tradizione e una sicurezza sul come debba essere pronunciato
Qual è la differenza fra accento intensivo e accento di altezza?
III
L’accento intensivo è dato dalla forza con cui si pronuncia la sillaba
L’accento di altezza (anche chiamato accento melodico) è dato dalla diversa frequenza delle vibrazioni delle corde vocali con cui la sillaba viene pronunciata, ed è chiamato anche tono
Che tipo di accento ha il latino?
III
Anche se non ha senso fare una distinzione rigida del tipo di accento delle lingue, il latino ha un accento melodico, quindi basato sul tono, così come il greco
Cos’è la quantità? Perché è importante in latino?
III
La quantità è la dimensione temporale in cui viene pronunciata la sillaba. In latino è importante perché è un tratto fonologicamente pertinente, ovvero ha valore distintivo.
Quali sono i due tipi di sillaba? Come può variare la loro lunghezza?
Le sillabe chiuse (terminanti per consonante) sono sempre lunghe, a prescindere dalla quantità della vocale che contengono
Le sillabe aperte (terminanti per vocale) sono chiuse quando la vocale che contengono è chiusa, e lunghe quando le vocale che contengono è lunga
Il dittongo si considera di quantità lunga
Come avviene la scomposizione in sillabe in latino?
III
- Due consonanti consecutive si dividono sempre, anche nel caso della s seguita da consonante, e nei casi di sc(i) e gn
- Le consonanti composte x (c+s) e z (d+s) vanno scomposte
- La muta cum liquida rappresenta un’eccezione, perché p, b, c, g, d, t seguite da l o r costituiscono normalmente un unico nesso da non dividere
- La h va sempre ignorata
- Qu e nasale+gu+vocale fanno sillaba con la vocale che segue. Nei casi in cui gu + vocale non siano preceduti da nasale il gruppo gu va trattato normalmente
- i/u più vocale non fanno dittongo ma si dividono in due sillabe
- i/u semivocaliche vanno trattate come consonanti (quindi quando si trovano in seconda posizione nel dittongo)
Quali sono le tre leggi dell’accento latine?
III
Legge del trisillabismo: l’accento nelle parole latine non risale mai oltre la terzultima
Legge della baritonesi: l’accento non cade mai sull’ultima sillaba
Legge della penultima: se la penultima sillaba è lunga l’accento cade lì, se la penultima è breve l’accento risale sulla terzultima
Quali sono i tre principali casi di eccezione alle leggi dell’accento?
III
- ossitonie secondarie: parole che originariamente rispettavano la legge della baritonesi (quindi non avevano l’accento sull’ultima) ma a causa di apocope o sincope hanno l’accento sull’ultima sillaba: illíc < illíce
- enclisi: le enclitiche (es. -que, -ve, -ne, -nam, -ce, -met) non seguono la legge della penultima, ma sono accentate sulla sillaba che le precede, al di là di quale sia la quantità di quest’ultima
- epectasi, che costituisce un’eccezione all’enclisi: riguarda parole con enclisi si sono trasformate in parole autonome e seguono le normali leggi dell’accento (es. ítaque, ùtĭnam)
Com’è l’accento nei composti di facio non apofonici?
III
I composti di facio non apofonici hanno la caratteristica di essere, più che dei composti, dei giustapposti fra il preverbio e facio, che conserva l’accento dove lo ha solitamente (es.calefàcio, benefàcio etc)
Cos’è l’accento “colonnare”?
III
L’accento colonnare è l’accento che si mantiene sulla stessa sillaba, nello specifico lungo le voci di uno stesso paradigma, e che porta spesso a commettere errori, visto che con l’aggiunta di determinate desinenze alla radice le quantità si spostano.
Come si comportano i suffissi presi dal greco?
relativamente all’accento
III
-
Cos’è l’apofonia? Quali suoni e quali loro caratteristiche coinvolge?
L’apofonia è un fenomeno che comporta il mutamento delle vocali all’interno della parola. I mutamenti apofonici possono riguardare la quantità vocalica, la lunghezza o entrambe
Quali sono i due tipi di apofonia?
IV
Apofonia indoeuropea: interessa le lingue figlie dell’indoeuropeo, ed è caratterizzata dal valore morfologico di ogni variazione.
Apofonia latina: interessa solamente le vocali brevi, facenti parte di sillabe un tempo a inizio e fine di parola, passate poi ad una posizione centrale. È esclusiva del latino e ha valore solo fonetico, non anche morfologico
Quali sono i gradi di variazione dell’apofonia indoeuropea?
IV
Si divide grado zero (assenza di vocale), grado medio (di timbro e, che può essere lunga o breve) e grado forte (di timbro o, che può essere lunga o breve)
Quali sono i mutamenti a cui dà origine l’apofonia latina?
IV
Se la sillaba è chiusa: la vocale risulta in ĕ, o in ŭ se la vocale di partenza era o
Se la sillaba è aperta: risulta in ĭ, più raramente in ŭ
Nei dittonghi: ai>ae, au>ō, ei>ī, eu>ū
In quali eccezionali casi l’apofonia latina non agisce?
IV
L’apofonia latina non agisce nei giustapposti, nei composti formatisi quando l’apofonia non era più operante, ricomposizione analogica (preservazione dell’etimologia), parole su cui interviene l’assimilazione, composti tardivi