Propedeutica #2 Flashcards

1
Q

come e dove si realizza il ritmo nella prosa?

A

nella prosa il ritmo normalmente tipico del verso si realizza nella parte finale del periodo, la clausola, dove si possono notare schemi prosodici tipici della poesia

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2
Q

qual è il verso indigeno del latino?

A

è il saturnio, dalla formazione varia e originariamente usato per l’epica, poi sostituito dall’esametro

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3
Q

cos’è il sandhi?

A

è il verso considerato come catena unica, che in quando flusso unico presenta divisione sillabica diversa da quella delle singole parole, e può quindi anche cambiare la quantità vocalica delle sillabe rispetto a quella che avrebbero considerando la parola in maniera isolata

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4
Q

cosa comporta e quando si verifica la sinalefe? perché non va considerata come elisione?

A

è quando, al contatto di due vocali, la prima quasi si annulla foneticamente, e viene pronunciata solo la seconda.
Anche se all’orecchio può sembrare un’elisione in realtà è il provvisorio costituirsi di un dittongo ascendente, dove il nucleo della sillaba è dato dalla seconda vocale, che essendo accentata ha un corpo fonico maggiore

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5
Q

cosa comporta l’incontro di m + vocale?

A

comporta la “caduta” della m, secondo il fenomeno chiamato m caduca

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6
Q

cos’è l’aferesi o prodelisione?

A

l’aferesi è considerabile come l’opposto della sinalefe, perchè nell’incontro fra due vocali prevede che sia la seconda a ridursi e scomparire. E’ un fenomeno che spessissimo coinvolge le forme del verbo essere precedute da vocale, -is, -us e -m

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7
Q

quali sono i due tipi di piedi che compaiono nell’esametro?

A

sono lo spondeo (¯ ¯ ) e il dattilo (­­­¯˘˘)

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8
Q

citare altri tipi di piede e le loro caratteristiche

A

cretico - U -
baccheo U - -
pirrichio UU
giambo ˘ˉ
trocheo ¯˘
tribraco ˘˘˘
anapesto ˘˘ˉ

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9
Q

qual è la definizione di “piede”?

A

Un piede è la figura prosodica assunta da un gruppo di sillabe, con unità minima (nel caso della metrica classica la sillaba breve), chiamata tempo primo, elemento che non può essere ulteriormente scomposto.

I piedi sono classificati in base alla somma dei tempi primi in essi contenuti

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10
Q

da tutti i piedi possono crearsi dei metri?

A

no, quelli che presentano per esempio sono elementa longa o brevia, per mancanza di varietà nel ritmo, non vengono usati per creare dei metri; spesso vengono usati per sostituire degli elementi in alcuni metri (es. lo spondeo usato per sostituire il dattilo nell’esametro)

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11
Q

cosa si intende per dipodìa?

A

sono quei versi che si formano dalla duplicazione dei tempi prosodici, come per esempio il dattilo, dato da un lungo e due brevi (che equivale alla durata di un elemento lungo)

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12
Q

cosa si intende per arsi e tesi? qual è la differenza fra il significato moderno dei termini e quello originario?

A

l’arsi, cioè il momento di “slancio”, corrisponde all’elemento accentato, mentre la tesi corrisponde al momento di posa. originariamente per arsi si intendeva il momento di posa (cioè il momento in cui si alzava il dito) e a tesi il momento di enfasi (cioè quando si abbassava il dito per batterlo e segnare appunto l’enfasi sulla sillaba)

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13
Q

cosa sono metri ascendenti e discendenti?

A

i metri ascendenti sono quelli che iniziano con la tesi e continuano con l’arsi (per esempio l’anapesto), mentre quelli discendenti sono quelli che iniziano con l’arsi e terminano con la tesi (come il trocheo)

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14
Q

quali sono le caratteristiche dell’esametro?

A

l’esametro è caratterizzato da sei metri, generalmente dattili, in cui però l’elemento biceps può essere sostituito da un elemento longum. L’esametro può realizzarsi così in forma varia e si adatta all’uso κατὰ στίχον (katà stichon), ideale in narrazioni lunghe (es. epica)

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15
Q

cosa si può dire sulla parte iniziale dell’esametro? e sulla cadenza finale?

A

la prima metà dell’esametro (quindi i primi tre metri) può subire variazioni numerose per rendere appunto meno monotono l’andamento; il quinto piede è generalmente un dattilo, mentre il sesto metro è formato generalmente da due sole sillabe, che possono dar luogo a uno spondeo o a un trocheo.

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16
Q

cos’è un esametro spondiaco? cosa implica questa caratteristica nel resto del verso?

A

è un esametro il cui quinto piede (che si è detto essere normalmente un dattilo), è uno spondeo. In tal caso si è osservato che il verso presenta prima del quinto piede almeno un dattilo

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17
Q

cos’è un esametro olospondiaco?

A

è un verso costituito da soli spondei, molto raro

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18
Q

cos’è la cesura? quali due tipi di cesura esistono?

A

la cesura è data dalla “divisione” di un metro dalla fine della parola in cui iniziava. In altre parole la fine dell’unità semantica (la parola) non coincide con la fine dell’unità metrica (il piede), quindi il piede si trova “a cavallo” di due parole.

Ces. forte: divide a metà il piede (elementum longum + elementum longum / elementum longum + elementum biceps)

Ces. debole: isola un trocheo all’interno del piede (— ∪ + ∪)

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19
Q

cosa si intende per dieresi?

A

la dieresi è la coincidenza della fine della parola con la fine del metro

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20
Q

cosa sono la cesura pentemimere, eftemimere e tritemimere?

A

Tritemimere: cade dopo tre mezzi piedi; normalmente è appare nel verso insieme alla eftemimere

Pentemimere: cade dopo cinque mezzi piedi. Divide il verso in maniera equilibrata proprio a metà

Eftemimere: cade dopo sette mezzi piedi; normalmente appare nel verso insieme alla tritemimere (la presenza di quest’ultima serve a ribilanciare il verso)

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21
Q

che effetto crea nel ritmo e nella narrazione la pentemimere?

A

crea come una pausa d’attesa e suspence all’interno del verso, ed è molto efficace in momenti che già semanticamente sono carichi di pathos e tensione emotiva; pone enfasi nella parola che la precede

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22
Q

che effetto crea nel ritmo e nella narrazione l’eftemimere?

A

in unione con la tritemimere è particolarmente efficace nello scandire le singole unità sintattiche che la compongono

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23
Q

cos’è la dieresi bucolica?

A

è quel tipo di dieresi che cade fra il quarto e il quinto piede dell’esametro. Si chiama così a causa dell’uso frequente da parte dei poeti bucolici

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24
Q

qual è la struttura del pentametro?

A

il pentametro è composto da due dattili, uno spondeo e due anapesti

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25
Q

quali sono le due ipotesi riguardanti il nome del pentametro?

A

a. il pentametro è così chiamato perché a prima vista, nonostante sia composto da sei momenti di arsi, è composto da cinque piedi (due dattili, uno spondeo e due anapesti)

b. il pentametro è così chiamato perché è composto da due mezzi esametri (quindi due piedi e mezzo x 2), che come risultato dà cinque piedi

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26
Q

la tesi nel primo emistichio di pentametro può essere variabile? e nel secondo?

A

i momenti di tesi (quindi gli elementa bicipites dei dattili) nel primo emistichio possono essere anche sostituiti da un elementum longum, mentre questo di norma non avviene nel secondo emistichio.

Questo rende il pentametro piuttosto monotono e quindi poco adatto all’uso katà stichon, mentre il suo utilizzo tipico è nel distico elegiaco

27
Q

come è composto il distico elegiaco? in che tipo di composizioni viene solitamente usato?

A

è composto da un esametro e un pentametro alternati, all’interno dei quali di norma è contenuta un’affermazione che si autoconclude.

È un tipo di metro tipico dell’elegia e dell’epigramma

28
Q

cosa si intende per iato?

A

Lo iato è una sorta di eccezione alla sinalefe, perché, data l’adiacenza di due vocali, entrambe mantengono il loro corpo fonico costituendo un dittongo provvisorio e

29
Q

cos’è il fenomeno dell’abbreviamento in iato?

A

è un fenomeno per cui una vocale normalmente lunga, trovandosi all’interno dello iato, si abbrevia

30
Q

cos’è l’allungamento in arsi davanti a cesura?

A

è l’allungamento di una vocale normalmente breve che si trova prima di una cesura, che in seguito all’allungamento costituisce un momento di arsi

31
Q

che fenomeno riguarda la -s a fine di parola?

A

il fenomeno è chiamato della cosiddetta -s caduca, che similmente alla m caduca riduce il suo corpo fonico sensibilmente quando si trova alla fine della parola

32
Q

cosa gli ipermetri? come si spiegano?

A

Sono metri che apparentemente presentano una sillaba in più rispetto al loro schema teorico, sillaba che in realtà è legata da sinalefe con la sillaba iniziale del verso successivo (e quindi è come se andasse a costituire la prima sillaba del verso successivo)

33
Q

in che modo termina solitamente l’esametro?

A

Nella stragrande maggioranza dei casi gli ultimi due metri sono formati da un bisillabo + trisillabo oppure da un trisillabo + bisillabo.

34
Q

quali sono le clausole eccezionali nell’esametro? con quale scopo vengono usate?

A

L’uso di quadrisillabi, pentasillabi o monosillabi viene considerata eccezione, e in quanto tale usata per rendere effetti particolari (come rallentare o velocizzare il ritmo), oppure è semplicemente caratteristica di poeti meno attenti ad evitare questo tipo di caratteristica (es. Lucrezio)

35
Q

Quali sono le definizioni delle parole: tradizione, vie di trasmissione, emendazione, recensione, edizione critica e apparato critico?

A

La tradizione comprende lo studio della trasmissione del testo, sia nelle sue forme che nei modi (orale, manoscritto, stampato).

La via di trasmissione: il mezzo che fisicamente trasmette il testo

Emendazione: la correzione del testo tradito tramite integrazioni o al contrario espunzioni

Recensione: la raccolta dei manoscritti e delle varie attestazioni che riportano un’opera per intero o parzialmente

Edizione critica: è il testo che risulta dalla cure filologiche, idealmente quello originale, spesso quello più vicino possibile alle ultime volontà dell’autore

Apparato critico: corredo di note che spiega e motiva le scelte del filologo in corrispondenza di punti di cui i manoscritti riportavano diverse lezioni

36
Q

quali sono le negative caratteristiche dei manoscritti in nostro possesso delle opere della classicità?

A

sono per lo più manoscritti medioevali, scritti quando il latino come lingua d’uso già stava scomparendo o era scomparsa, e quindi riportano un numero nettamente maggiore di errori rispetto a quelli di età imperiale, che pur lontani nel tempo dall’originale erano comunque molto più protetti da certi tipi di errore.

37
Q

cosa si intende per antigrafo, apografo e pericope?

A

Antigrafo: il testo da cui si copia, quello preso come riferimento per creare una nuova copia

Apografo: i il nuovo testo che viene prodotto dal copista

Pericope: singola porzione di frase che il copista legge dall’antigrafo, memorizza e copia sull’apografo

38
Q

cosa sono le glosse e in che modo diventano interpolazioni?

A

le glosse erano commenti di spiegazione non facenti parte del testo originale ma aggiunti a lato da persona diversa dall’autore per spiegare alcune parole o porzioni di testo.

Diventano interpolazioni quando il copista le copia assieme al testo come se ne facessero originariamente parte.

39
Q

Le qualità esteriori dell’antigrafo possono rendere difficile la copiatura. Quali sono e cosa comportano?

A

Le difficoltà possono essere date dalla sua condizione materiale (es. punti rovinati), dalla grafia poco chiara o da un errato scioglimento delle abbreviazioni, o ancora una errata interpretazione della scriptio continua

40
Q

Quali errori dovuti alle condizioni psicofisiche del copista e dalla sua distrazione possono venirsi a creare?

A
  • peculiarità fonetiche della lingua madre
  • omissioni
  • reduplicazioni
  • salto da uguale a uguale
  • difetti di scrittura/lettura
  • lapsus
  • errata interpretazione della scriptio continua
41
Q

perché un tentativo di correzione operato non da un filologo può causare danni ancora maggiori al testo?

A

Tentativi di correzione di errori ad opera di un copista semidotto possono finire o per peggiorare la situazione del testo non correggendo proprio l’errore, oppure possono anche correggere errori apparenti, che appaiono però tali ad un copista che non riesce a spiegarsi l’incongruenza.

Tendenzialmente copisti non dotti tendono a non tentare nessuna correzione.

42
Q

cos’è l’ecdotica? che questioni porta con sè il concetto di originale?

A

È quel ramo della filologia che si occupa della restituzione - idealmente - del testo originale, che nella realtà si traduce nell’arrivare al testo più corretto possibile rispetto all’originale.

Lo stesso concetto di originale in realtà è complesso, dal momento che è una definizione piuttosto sfumata: non sempre l’opera pubblicata che noi conosciamo corrisponde alle ultime volontà dell’autore, che magari non aveva avuto modo di correggerla, senza contare che potevano esistere varianti d’autore, numerose edizioni. Infine bisogna ricordare che anche un manoscritto prodotto dalla mano dell’autore non era necessariamente privo di errori.

43
Q

cosa si intende con editio? cosa prevedeva questo processo?

non confondere con il moderno significato di edizione

A

era l’operazione di consegna del testo a chi era incaricato di copiarla e diffonderla, oppure a chi volesse trarne una copia per sé.

L’editio destinata alla replica “in massa” dell’opera, quindi quella affidata al librarius, portava spesso alla generazione di copie scorrette a causa della poca cura dedicata a questo lavoro.

44
Q

qual era la frequenza degli errori nei manoscritti di età imperiale rispetto a quella medioevale?

A
45
Q

quali sono i secoli che decretano un netto peggioramento della quantità di errori nei manoscritti? perché?

A

I manoscritti conoscono un netto peggioramento delle condizioni fra il VI e l’VIII secolo, quando il latino smette di essere parlato diffusamente, e al contempo si diversificano e si affermano le lingue romanze

46
Q

Quali sono i tre grandi momenti di passaggio nella tradizione manoscritta? cosa comportarono?

A

Codificazione (II/IV sec. d.C.): passaggio dal papiro in rotoli alla pergamena in fogli

Traslitterazione (VIII/IX sec.): passaggio dalla maiuscola (onciale e semionciale) alla minuscola

Passaggio al libro stampato (XV/XVI sec.): abbandono progressivo della copiatura a mano in favore della stampa

Questi sono momenti di selezione che portano alla perdita di tante opere o comunque, se queste venivano ritenute idonee alla copiatura, del loro antigrafo.

47
Q

Cosa si intende per tradizione diretta e indiretta?

A

La tradizione diretta di un testo prevede l’obiettivo di copiare integralmente l’opera, crearne appunto una copia.

Si considera tradizione indiretta l’inserimento di una porzione più o meno estesa di un testo all’interno di un’altra opera, per esempio come citazione.

48
Q

Quali sono le fonti della tradizione indiretta?

A
  • citazioni
  • scholia
  • lemmi
  • palinsesti
  • epitomi
  • traduzioni
  • parodie
  • centoni
49
Q

dove nasce la filologia e quali furono i primi importanti filologi?

A

Nasce ad Alessandria in età ellenistica. Grandi filologi antichi furono Filita di Cos, Zenodoto di Efeso e Callimaco di Cirene

50
Q

quali sono i passaggi per la nascita di un’edizione critica?

A
  • recensio
  • collatio
  • emendatio
  • constitutio textus
51
Q

cosa vuol dire che il manoscritto viene emendato con l’ope ingenii e con l’ope codicum?

A

ope ingenii: lavoro di emendatio operato tramite la congettura del filologo

Ope codicum: lavoro di emendatio operato tramite il ricorso a testimoni vari della tradizione manoscritta

52
Q

cosa si intende per vulgata o textus receptus?

A

è il risultato del lavoro del filologo, un testo che poi viene diffuso per lo studio scolastico

53
Q

cosa si intende per editio princeps?

A

l’edizione a stampa più celebre e diffusa, che in virtù di questa diffusione e fama acquisita, diventa quella di riferimento per il testo dell’opera

54
Q

cosa si intende per archetipo e per famiglie?

A

Archetipo è il testo originale a partire dal quale si è iniziato a copiare l’opera.

Le famiglie sono quelle ramificazioni, divisioni all’interno della genealogia dei manoscritti, che dimostrano avere una discendenza comune in base ad errori condivisi, e sulla base di errori distintivi che le distinguono invece da altre famiglie

55
Q

cosa prevedevano le teorie di Lachmann? cosa le rende obsolete?

A

prevedevano un meccanico e teoricamente facile lavoro di indentificazione del testo originale, ma implicavano la presenza di queste tre caratteristiche:
1. sistemazione di un albero genealogico assolutamente giusto
2. divisione dell’albero in almeno tre subarchetipi
3. nessuna contaminazione orizzontale

56
Q

cosa si intende per errori congiuntivi e separativi?

A
57
Q

cos’è l’eliminatio codicum descriptorum?

A

è lo scartare un manoscritto B in cui si notano errori appartenenti ad un altro manoscritto A, oltre che ad errori propri. Questo perché chiaramente quel manoscritto B è stato copiato da A, e quindi non porterà alla correzione degli errori del suo antigrafo, ma ne aggiunge addirittura di nuovi, dunque non è utile all’emendatio del testo.

58
Q

cos’è una recensione chiusa o meccanica? e una recensione aperta?

A

Recensione chiusa è quella operata meccanicamente senza l’uso dell’ope ingenii, ed è per esempio quella proposta da Lachmann.

La recensione aperta è quella che, a causa della contaminazione orizzontale dei codici, non permette di fissare meccanicamente il testo dell’archetipo, e necessita quindi del lavoro di congettura del filologo

59
Q

Quali sono i due criteri interni usati per la correzione del testo?

A

Lectio difficilior e usus scribendi

60
Q

cosa si intende per congettura?

A

è la correzione che il filologo opera a partire dalle proprie conoscenze e capacità, operata quando i criteri interni non sono di particolare aiuto

61
Q

Da quali elementi è composta l’edizione critica e che funzione hanno?

A

Praefatio

Stemma codicum

Conspectus siglorum

62
Q

Qual è la differenza fra apparato critico positivo e apparato critico negativo?

A
63
Q

cosa sono gli indices?

A
64
Q

quali sono i segni diacritici più comuni?

A

<> integrazione
[] espunzione
+ + cruces desperationis
* * * lacuna