Neurologia Flashcards
Definire il coma e i suoi stadi
Il coma è definito come uno stato di completa perdita di coscienza, motilità volontaria e sensibilità con conservazione parziale o totale delle funzioni vegetative. Il soggetto in stato di coma non è reattivo agli stimoli esterni e non può essere risvegliato. Le cause di questo disturbo di coscienza, distinte in strutturali o metaboliche, portano al danneggiamento di componenti cerebrali come la sostanza grigia o il sistema RAS del tronco encefalico.
Il coma viene classificato in 4 stadi di gravità e ad ognuno di questi corrispondono specifiche caratteristiche che lo rendono trattabile o meno:
- Stadio 1
Si tratta di un coma di lieve entità in cui il soggetto appare in uno stato soporoso (non riesce a mantenersi vigile) ma è in grado di rispondere a stimoli verbali e dolorosi. E’ uno stadio di coma reversibile.
- Stadio 2
Si tratta di uno stato comatoso più profondo del precedente in cui il soggetto non risponde a stimoli verbali ma risponde solo a stimoli dolorosi. Vi è perdita del controllo degli sfinteri. Anche in questo stadio il coma è reversibile ma richiede tempi più lunghi.
- Stadio 3
Si tratta di uno stadio di coma profondo in cui il paziente non risponde ad alcuno stimolo, inoltre, si può manifestare aumento della TC, della FC e FR. Questo stadio di coma può evolvere in morte cerebrale o può essere reversibile ma con conseguenze cerebrali significative.
- Stadio 4
Si tratta dello stadio di coma più grave e profondo in cui la condizione comatosa è irreversibile o si evolve in morte cerebrale.
Rachicentesi
La rachicentesi, conosciuta anche più comunemente come puntura lombare, è una pratica medico-chirurgica utilizzata per diagnosticare e trattare patologie neurologiche. Consiste nel prelievo di un campione di liquor mediante l’introduzione di un ago tra le vertebre L3-L4 o L4-L5. Come strumento diagnostico, la rachicentesi serve per individuare processi infiammatori o cellule tumorali nel SNC, patologie infettive o demielinizzanti. Eseguita a scopo terapeutico, la rachicentesi viene eseguita per ridurre la pressione endocranica o per somministrare direttamente farmaci.
L’esecuzione della rachicentesi può essere percepita come dolorosa dal paziente e per tale ragione viene eseguita precedentemente anestesia locale. Il paziente viene poi posizionato in modo da allargare gli spazi tra le vertebre per facilitare l’ingresso dell’ago; in particolare, viene fatta assumere la posizione in decubito laterale rannicchiato o anche in posizione seduta e piegato in avanti.
Tra gli effetti collaterali che si possono manifestare a seguito di rachicentesi vi sono principalmente cefalea e nausea. Nei casi più gravi, ma comunque raramente, può verificarsi emorragia per rottura dei plessi venosi localizzati nel canale vertebrale. Vi sono poi delle condizioni in cui è sconsigliata la rachicentesi come ad esempio la presenza di infezione cutanea nella regione della colonna preposta all’inserzione dell’ago o in caso di ipertensione.
Esame neurologico
L’esame neurologico consiste nella ricerca di segni di alterazione del normale funzionamento del sistema nervoso finalizzato a determinare la presenza e la sede anatomica di una lesione neurologica. Si esegue in modo sistematico e sequenziale per esplorare ogni sistema funzionale neurologico.
- Esame delle funzioni mentali: viene utilizzato per valutare il livello di coscienza del paziente e il contenuto della coscienza. Vengono valutati attraverso vari test: attenzione, orientamento spazio-tempo, memoria, linguaggio, giudizio e conoscenze generali.
- Nervi cranici: si valutano i 12 nervi cranici ognuno dei quali ha uno specifico distretto anatomico di innervazione e con una specifica funzione (motoria, sensitiva, mista) e per tale ragione il test sarà specifico per il tipo di nervo su cui si sta indagando.
- Funzione motoria (coordinazione dei movimenti, postura e andatura, riflessi): vengono utilizzati dei test oggettivi per valutare l’integrità delle funzioni motorie. Ad esempio, si valuta la capacità di mantenere la stazione eretta chiedendo al paziente di stare in piedi mantenendo gli occhi chiusi; si valuta la marcia chiedendo al paziente di deambulare e si osservano le caratteristiche del suo andamento; viene valutato il tono, la forza muscolare e la presenza o meno di tremori; si valutano poi i riflessi, eseguibili anche su un paziente incosciente, andando ad esplorare i vari distretti degli arti superiori e inferiori.
- Funzione sensitiva: l’esame sensoriale mira a localizzare la disfunzione e a determinare se il problema è a livello della corteccia, del talamo, delle vie sensoriale dell’encefalo, del midollo spinale o dei nervi periferici. Si valuta la sensibilità profonda mediante diapason, quella superficiale attraverso il tatto, quella termica e dolorifica.
Epilessia (possibile domanda su epilessia parziale sintomatica)
L’epilessia è un disturbo neurologico caratterizzato dalla predisposizione a manifestare crisi epilettiche ricorrenti le quali consistono in episodi improvvisi e transitori di attività neuronale anomala nella corteccia cerebrale. Le manifestazioni delle crisi epilettiche sono molto variegate in base all’area da cui origina la crisi, vi possono infatti essere manifestazioni motorie, sensoriali e mentali.
Le manifestazioni motorie riguardano spasmi e contrazioni della muscolatura e si possono distinguere in base alla loro intensità: crisi mioclonica, crisi tonica e crisi tonico-clonica.
L’eziologia dell’epilessia è molto varia, le cause principali possono essere: presenza di alterazioni congenite, trauma cranico, ascesso o tumore cerebrale, anossia alla nascita, ischemia dei vasi cerebrali, emorragie cerebrali, malattie infettive.
La diagnosi si effettua mediante anamnesi, dunque ricavando informazioni sulla storia clinica del paziente, e l’uso di esami strumentali, primo fra tutti l’elettroencefalogramma (EEG) attraverso cui viene registrata l’attività elettrica dell’encefalo. Possono essere eseguiti altri esami come la TAC o la RM con lo scopo di ricercare la presenza di eventuali lesioni cerebrali.
La terapia è principalmente farmacologica che prevede l’uso di antiepilettici, raramente si ricorre alla chirurgia.
Gestione infermieristica dell’ictus ischemico (possibile domanda sul trattamento nelle prime 24h dell’ictus)
L’ictus ischemico, detto anche stroke, è una patologia cerebrovascolare tempo-dipendente in cui si verifica morte di una parte del tessuto cerebrale a causa di un insufficiente apporto di sangue e ossigeno per ostruzione completa di un’arteria cerebrale. E’ una patologia temp-dipendente perché maggiore sarà il tempo trascorso dall’esordio dei sintomi senza effettuare alcun trattamento, maggiore sarà il danno ischemico provocato. Dunque, l’approccio clinico al paziente che arriva in ospedale con sospetto ictus deve essere estremamente rapido.
Una volta effettuata la diagnosi di ictus ischemico (attraverso valutazione di segni/sintomi e TC cerebrale), il paziente viene inviato nella Stroke Unit dove inizierà il percorso di cura. L’infermiere: provvede a monitorizzare i parametri vitali del paziente (FC, PA, FR, SpO2, TC) e applica l’ECG in continuo; verifica la pervietà del CVP e provvede al posizionamento di un secondo accesso venoso in modo da garantire l’infusione della terapia trombolitica e la disponibilità di una seconda via per l’infusione di altri farmaci; si occupa della preparazione della terapia trombolitica; tiene sotto controllo e monitorizzato il paziente durante la trombolisi in modo da intervenire tempestivamente in caso di alterazioni.
Meningite
Con meningite si identifica un processo infiammatorio di natura infettiva a carico delle membrane (meningi) che rivestono il SNC. In base all’eziologia, la meningite è classificata in: batterica, virale, micotica, protozoaria o da elminti. In base a criteri temporali viene classificata in acuta, subacuta o cronica.
La manifestazione più pericolosa e frequente è la meningite batterica (da meningococco, pneumococco, streptococco beta-emolitico, E. coli) che colpisce principalmente individui di età inferiore ai 5 anni e i soggetti immunodepressi. La sintomatologia della meningite batterica consiste in: cefalea, nausea, vomito, fotofobia, allucinazioni, crisi convulsive e deficit neurologici focali, febbre, letargia.
La diagnosi deve essere rapida in modo da iniziare il trattamento il prima possibile. Viene eseguita in primis anamnesi ed esame obiettivo in cui il medico visita il paziente interrogandolo sulla sintomatologia e ricercando segni clinici. Nel momento in cui vi è il sospetto di malattia neurologica infettiva ci si avvale di esami di laboratorio e di imaging. Le indagini di laboratorio a seguito di prelievi ematici daranno informazioni sull’agente infettivo. Viene inoltre eseguita la rachicentesi per studiare il liquor e indagare sulla presenza di eventuali agenti patogeni che hanno scatenato l’infezione delle meningi. Attraverso esami di imaging è possibile individuare i segni diretti causati dall’infezione ed eventualmente escludere altre patologie. Tra gli esami strumentali effettuati rientrano la TC cerebrale e l’RX torace: la prima mostra segni di danno allo strutture cerebrali; la seconda permette l’individuazioni di eventuali infezioni a livello polmonare (come nel caso del pneumococco).
Per il trattamento della meningite infettiva viene prescritta e somministrata terapia antibiotica specifica.
Sclerosi multipla
SLA
Demenza