libro antico Flashcards

1
Q

Quali sono le tipologie di supporti?

A

1)Tavolette di legno (di solito)
2)Papiro
3)Pergamena
4)Carta

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
2
Q

Tavolette

A

-Sono superfici di materiale duro (in genere legno)destinate a ricevere la scrittura, direttamente o su unostrato di gommalacca fusa (no cera, è un equivoco che si perpetua). L’uso delle tavolette cerate continuò pere tutto il medioevoper esercizi scolastici, brogliacci d’autore, conti privati etalvolta pubblici.
-Le tipologie fondamentali di tavolette sono due:
1.Tavolette semplici: tavolette sottili, per lo più di legno di betulla o di ontano. Erano scritte ad inchiostro e con il calamo oppure a pennello.
2.Tavolette cerate: tavolette più spesse, per lo più di legno d’abete o di larice, con la parte centrale incavata o circondata da una cornice e riempita di gommalacca fusa. Erano scritte a sgraffiocon uno stilo metallico. Lo stilo era adatto per scrivere ecancellare. Una punta metallica per incidere, dalla parte opposta una spatola per eradere il testo.

-TAVOLETTE= :l’anello di congiunzione materiale fra la vecchia forma del ROTOLO e il libro in veste di CODICE, nuovo soltanto in apparenza in quanto di fatto anticipato da strutture da tempo esistenti e largamente utilizzate, come gli aggregati di tavolette (= Gli “aggregati di tavolette” si riferiscono a collezioni o gruppi di tavolette scritte che venivano raccolte insieme in un unico insieme o archivio, talvolta utilizzando un supporto fisico per tenerle unite, come una corda o una fascetta. Questi aggregati di tavolette erano comuni nelle antiche civiltà mesopotamiche e in altre culture antiche che usavano tavolette di argilla, cera o legno per la scrittura. Le tavolette erano spesso utilizzate per registrare informazioni amministrative, contabili, legali, o religiose.)

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
3
Q

Papiro e il rotolo

A

• Primo fra i materiali scrittori di più ampia e duratura diffusione nella produzione di ambito mediterraneo.
• L’uso del papiro per la scrittura è strettamente legato almondo egizio, ove affonda le sue radici molto indietro neltempo (fino al III millennio a. C.), mentre i più antichitestimoni greci risalgono al IV secolo a. C.
Manifattura
La manifattura del papiro iniziava dalla scortecciatura etaglio del fusto. Il fusto viene privato dalla scorza e tagliato in strisce sottili (phylirae), operazione semplice perché ilfusto è a sezione triangolare. Una volta ricavate queste“strisce” (3x12cm) venivano disposte l’una accanto all’altra con una minima sovrapposizione. Per la preparazione del foglio, al primo strato di strisce neviene sovrapposto un secondo in senso trasversale dandoluogo ad un potenziale foglio. I due strati venivano quindi pressati e battuti per farli aderire fra loro e dar luogo al foglio.
La battitura veniva effettuata perché la pianta contiene unalinfa collosa che funge da collante. Eventuali asperità dellasuperficie vengono eliminate con un martello o con una zanna di animale per facilitare lo scorrimento del calamo.Infine la carta di papiro può essere cosparsa con vari tipi diresine per preservarla dall’umidità o dagli insetti.
• Il papiro si diffuse soprattutto in ambito mediterraneo efino al II secolo dopo Cristo il suo uso nelle pratichelibrarie fu diffusissimo, praticamente incontrastato

Il rotolo
• Il papiro veniva posto in vendita sotto forma di rotoli, formatiincollando i fogli l’uno all’altro in successione orizzontale.
• Il rotolo veniva predisposto per la scrittura con le fibre orizzontali all’interno e le fibre verticali all’esterno perché per la scritturagreca e latina le fibre orizzontali erano più adatte allo strumentoscrittorio. È molto raro che la parte esterna venga vergata.
Lo scriba greco-romano scriveva senza l’aiuto di lineetracciate col regolo per guidare la scrittura o per segnare ilimiti delle righe, che, difatti, spesso hanno una marcatapendenza da sinistra a destra.
Nelle colonne di scrittura il testo si svolgeva continuamente senza divisioni di parole, con pochi o punti accenti e spiriti e scarsa punteggiatura. Era interamente sconosciuta qualsiasi sorta di facilitazione per il lettore. Per leggere un rotolo il lettore doveva usare entrambe le mani, la destra per tenere il rotolo, la sinistra per tener ferma la parte iniziale srotolata e per arrotolarla via via che la lettura procedeva.
• Il rotolo di papiro era arrotolato attorno ad un bastoncinodi legno su cui si poteva legare un cartellino su cui eraindicato il nome dell’autore e il titolo dell’opera.
FOTO-> LATO FIBRE ORIZZONTALI= RECTO, CON COLONNE DI TESTO (SCRIPTIO CONTINUA) + LATO FIBRE VERTICALI=VERSO

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
4
Q

Pergamena

A

Con l’arrivo della pergamena in Occidente le due materie scrittorie entrarono in concorrenza ma alla fine del IV secolo la pergamena ebbe il sopravvento sul papiro.
-La pergamena è un materiale di origine animale ottenutoda pelli ovine, caprine o bovine
• Dalla tarda antichità la pergamena diventa il supporto principale (anche se mai esclusivo) del libro greco-latino erimane tale fino alla fine del XIV secolo, quando è definitivamente sconfitta dalla concorrenza della carta.
-La pergamena non si presenta come una superficie deltutto compatta ed caratteristiche di uniforme, aspetto, ma conserva una serie dicolore, consistenza chetradiscono l’origine animale (e.g. si distinguono il lato carne(interno, in origine a contatto con il corpo dell’animale) e il lato pelo (esterno, coperto dal manto).
• È difficile stabilire quanto grandi fossero le pelli che venivanoimpiegate per ottenere la pergamena. Le dimensioni variavano considerevolmente in funzione della specie animale, della loro età, delle dimensioni dei singoli capi e probabilmente delle tecniche di allevamento.
• Secondo le stime degli studiosi le dimensioni massime potevano variare all’incirca fra i 60x80 cm e 75x95 cm a secondadell’animale. Queste stime si riferiscono al rettangolo di pelle utilizzabile, avendo eliminato i bordi irregolari e difettosi.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
5
Q

Codice

A

L’affermazione del codice avverrebbe dunque a partire dal Ie II secolo d.C. nel mondo romano, in stretta connessionecon l’impiego già ampiamente attestato della pergamena,mentre il codice di papiro costituirebbe una meno riuscitaimitazione
COS’E?
Il codice è un libro formato da fogli piegati in due (bifogli)e riuniti in uno o più fascicoli, cuciti mediante un filo lungola linea di piegatura. Il bifoglio è l’elemento strutturale essenziale del fascicolo e del codice e consiste in unasuperficie unica che viene piegata. Le due metà risultantivengono chiamate carta o foglio.
MOTIVAZIONI DEL CAMBIAMENTO DI FORMATO:
1)ragioni di ordine pratico (maggiore capienza, abbattimento dei costi,maneggevolezza e comodità di lettura, semplicità di reperimento dipassi specifici del testo)
2)ragioni ideologiche, legate all’identificazione del codice con la forma libraria più privilegiato modesta e specifica delle classi di diffusione del cristianesimo popolari – terreno– in possesso diun’alfabetizzazione limitata e abituate a forme più quotidiane e occasionali di scrittura, come le tavolette quaderni membranacei di appunti.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
6
Q

Carta? Storia, produzione e formati

A

-Con l’invenzione della carta, la Cina si dota di un supporto talmente innovativo che fa diventare la sua cultura scritta la più diffusa e la più potente del mondo, con cinque secoli di vantaggio su tutte le tecniche in uso in altri paesi.La rapida affermazione della carta sul papiro e sulla pergamena si spiega con il carattere burocratico delle grandi monarchie musulmane, fortemente centralizzate, le quali governano grandi territori e il cui funzionamento dipende dall’affidabilità delle scritture amministrative. Gli Arabi scoprono la carta alla metà del VII secolo. Hanno importato la nuova tecnica dall’Oriente grazie alla conquista militare di una parte dell’Asia centrale. Nel 751 i musulmani conquistano Samarcanda e fanno prigionieri alcuni cartai cinesi, i quali svelano loro il segreto di fabbricazione. Viene organizzato un primo centro di produzione: la carta di Samarcanda, fabbricata con lino e canapa, diventa subito famosa. Fine del secolo VIII: viene installata a Baghdad una prima cartiera e ben presto vengono creati centri nello Yemen, a Damasco, soprattutto in direzione sud-ovest. Fra il X e XII secolo, la produzione di carta si sviluppa nell’Africa settentrionale giungendo in Spagna (Xativa 1150). I principali materiali da cui si ricava la carta a quell’epoca sono il lino, la canapa, sotto forma di fibre vegetali, ma soprattutto la canapa tessuta.La rapida affermazione della carta sul papiro e sulla pergamena si spiega con il carattere burocratico delle grandi monarchie musulmane, fortemente centralizzate, le quali governano grandi territori e il cui funzionamento dipende dall’affidabilità delle scritture amministrative. Verso la metà del XIII secolo i fabbricanti della piccola città di Fabriano, fra Ancona e Perugia, incominciano improvvisamente a produrre la carta secondo un procedimento nuovo che non ha più nulla a che vedere con quello arabo. La carta italiana, di buona qualità, si impone sulle piazze europee. Nel XIV secolo tutte le grandi città dell’Europa occidentale, tutte le istituzioni importanti e tutti i centri di decisione politica o economica possiedono considerevoli scorte di carta italiana.
-Il monopolio italiano termina solo intorno alla metà del XIV secolo, quando i principali consumatori francesi (università,cancellerie, abbazie) seguiti ben presto dai tedeschi,decidono di importare la tecnica produttiva.

-Modalità di produzione
La materia prima è di origine vegetale: lino o canapa. Essa viene ricavata dagli stracci. Prima di poter essere utilizzati, gli stracci devono essere lisciviati, ripuliti e quindi tagliati a strisce. A questa operazione segue uno smistamento meticoloso (cernita) sulla base della qualità del tessuto, dello stadio di usura e del colore Dopo essere stati abbondantemente bagnati, gli stracci vengono posti a fermentare per un determinato lasso di tempi in grandi vasche d’acqua. La materia ottenuta viene trasportata nella sala del mulino e gettata nelle pile piene d’acqua (prima innovazione tecnica dei cartai fabrianesi). Noi sappiamo tutto ciò grazie alle tavole di Papetterie. A questo primo lavoro di sfilacciatura che a seconda della quantità degli stracci può durare da dodici a trentasei ore, segue una seconda fase di triturazione, più fine - la raffinazione - durante la quale si fa passare la pasta digrossata in altre pile, dotate di magli chiodati a testa piatta, i quali trasformano gli sfilacci in fibre. La materia viene cosi ridotta a una sospensione fibrosa di colore biancastro: la pasta o impasto di carta o polpa. Stemperata con dell’acqua purissima la pasta raffinata dà un liquido lattiginoso che viene versato in un tino di legno rotondo e svasato alla cui base un fornelletto mantiene tiepido il contenuto per evitare che le fibre si depositino sul fondo e non rimangano in sospensione, il lavoratore con la forma (strumento, setaccio rettangolare munito di una cornice mobile in legno) prende una determinata quantità di polpa che determina lo spessore del foglio, un altro lavoratore pone un feltro sul foglio, lo gira e così toglie la forma, si pone un’altro feltro, che fungerà da supporto per quello successivo.
-Non appena si forma una pila di fogli, questi vengono pressati sotto un torchio a vite: si ottiene così la prima disidratazione, che riduce lo spessore della pila.Al termine dell’operazione, i fogli sono diventati abbastanza resistenti per essere staccati dai feltri negli stenditoi.
-I fogli destinati a servire da supporto per la scrittura devono essere spalmati di una sostanza idrofoba che impedisce alla superficie di assorbire l’inchiostro. Questa colla, preparata con scarti di pelli di animale bollite nell’acqua, viene filtrata sino ad ottenere una gelatina, che è mantenuta alla corretta temperatura nella vasca di ammollo. Il collatore immerge i fogli nel bagno di colla. Pressati per eliminare la gelatina in eccesso, i fogli collati vengono riportati nello stenditoio per un’ulteriore essiccazione.-> TERZA INNOVAZIONE Il’impiego di gelatina di origine animaleper collare i fogli: ha assicurato alla carta europea la suaeccezionale resistenza. Il nuovo collante presentacaratteristiche di traslucidità, fluidità, impermeabilità eresistenza assai superiori a quelle dell’amido e protegge più efficacemente la carta dagli insetti e dai microrganismi. In più prima la carta era assorbente (per pennini ed inchiostro), mentre ora è ricoperta da una sostanza idrofoba.
-L’operazione successiva di rifinitura era la levigatura o calandratura. Poiché la carta uscita dalle forme presenta delle asperità soprattutto sul lato che era stato a contatto con la forma ogni singolo foglio doveva essere levigato con un’apposita pietra al fine di uniformarne la grana.

-Si produceva carta di diversi formati ma il loro numero ben presto si regolarizza su 4 formati che rimangono grossomodo gli stessi intutta Europa.
I formati erano:
1)imperiale (725x500), utilizzato per libri di grande formato;
2)reale (608x440), impiegato per la confezione di libri giuridici;
3)mezzano (490x345), formato intermedio che non è stato molto utilizzato altrove;
4) e infine il rezute (440x310), che si diffonde rapidamente in Europa che ora ritroviamo anche nei nostri libri.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
7
Q

Carta? Filigrana e carta moderna

A

La filigrana è un disegno ottenuto con un filo metallico cucito ad una delle due metà della forma. Essa può essere collocata tra due filoni o sorretta da un filone sospeso o volante, non retto da un colonnello, che serviva persostenere meglio la filigrana e impedire di spostarsi quando la forma viene utilizzata nella fabbricazione della carta.
-Serviva innanzitutto come marchio di fabbrica, una sorta di copyright; serviva inoltre a distinguere le diverse qualità della carta evitando così possibili frodi o inganni.
Le carte iniziano quasi subito ad essere caratterizzate da una filigrane, disegno ottenuto con un filo metallico cucito ad una delle due metà della forma, è una specie di logo dei cartai. Grazie alle filigrane si riesce a comprendere la provenienza, l’età ed il commercio della carta. Il Briquet è un dizionario storico delle filigrane.

-La notevole incidenza degli stracci nel prezzo di costa incoraggia per tutto il XIX secolo la ricerca di succedanei adatti alla produzione industriali. Nel 1844, un tessitore sassone, Keller, deposita un brevetto per la preparazione di una pasta a base di legno che, consuccessivi miglioramenti, sostituirà del tutto, nel giro di 50 anni, la pasta di stracci. La nuova materia prima permette ora una produzione di massa che rende la carta più economica e accessibile a tutti.
-La carta prodotta con fibre di legno collate con l’allume e la colofonia (resina vegetale) si deteriora irreversibilmente. Il foglio ingiallisce, perde l’originaria flessibilità, diventa fragile e friabile e tende a sbriciolarsi non appena viene toccato perché corroso dall’acido intrinseco che altera la struttura delle fibre di cellulosa che ne assicurano la coesione, da quello di cui vengono caricati giorno per giorno per effetto di manipolazioni sempre più numerose e per il contatto con l’aria inquinata.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
8
Q

Gli strumenti scrittori e gli inchiostri (vedi foto) ?

A

Per scrivere nell’antichità greco-romana si utilizzavano:
• Stilo, strumento formato da un’asticella di materiale duro munito di un’estremità appuntita e una a forma di spatola per pareggiare la cera
• Calamo, adoperato su papiro e pergamena
• Penna

La caratterizzazione degli inchiostri manoscritti si fonda su:
• la natura, ossia sui principi basilari di composizione
• gli ingredienti specifici all’interno di ogni tipologia
• la proporzione di ciascun ingrediente caratteristiche di un inchiostro.

Due grandi famiglie di inchiostri neri utilizzati nei manoscritti medievali:
•inchiostri al carbone
•inchiostri metallo-gallici
• Il medioevo conosceva essenzialmente due tipologie di sostanze colorate:
• pigmenti naturali (elementi naturali o estratti vegetali, ad esempio ocre e zafferano)
• pigmenti artificiali (prodotto di una reazione chimica, come l’azione di un acido su un metallo, ad esempio nel caso del bianco di piombo).

• Sono difficili da applicare in modo uniforme su superfici metalliche
• Soluzione: inchiostro oleoso (viene, forse, dalla pittura)
• Non abbiamo ricette di inchiostro che risalgono al periododegli incunaboli
• Fine ‘400: Diario della stamperia di Ripoli. In base agli racquisti possiamo dedurre la composizione dell’inchiostro-> FOTO
Ingredienti per la preparazione di inchiostri:
• Olio di lino, trementina, ragia, vernice solida a liquida
-.Pigmento nero: inchiostro nero nerofumo di lampada o marcassite
• Cinabro e lacca: inchiostri rossi
• Galla e vetriolo: inchiostro da scrittura!
‘500 e ‘600: abbiamo più fonti
• Plantin: trementina, olio, nerofumo
• Zonca: nerofumo, olio, ragia
Ricette:
• Moxon
• Fertel La science pratique de l’imprimerie

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
9
Q

(Processi che portano alla stampa), i caratteri (vedi foto p. 87) : la loro fabbricazione, classificazione e tipografi famosi ?

A

-Dal 1200 iniziano una serie di processi che porteranno alla stampa:
l’aumento delle sedi universitarie (bisogno di libri, ripopolazione centri urbani, aumento educazione, bisogno di matematici per calcoli->numeri arabi).

-I caratteri costituiscono l’elemento principale che porta all’innovazione della stampa.
-Fonti per la produzione dei caratteri:
• Biringucci: Pirotechnia (1540)
• Plantin, Dialogues enfans françois pour les ieunes enfans (1567)
• Moxon, Mechanick Exercises (1683-84) , presenta un’imponente matrice xilografica (legno), inizialmente in una matrice c’era una sola pagina e la filigrana, ma era poco pratico. Le filigrane imitano l’arte.

-Carattere:
(inteso come carattere tipografico) termine usato per la prima volta da Giustino Decadio nella prefazione allo Psalterion greco di Manuzio (1496-97).
-I caratteri erano composti da una lega di fusione:
-piombo, (compattezza, duttilità, facilità di fusione)
-antimonio ( potere amalgamante e antiossidante)
- stagno (durezza)
Le percentuali al periodo, alla zona geografica, alla perizia e alla disponibilità economia del produttore.
-I caratteri sono una rappresentazione tridimensionale rovesciata di una lettera o di un altro segno grafico, fusa in rilievo in cima a un stelo rettangolare alto all’incirca 2,4 cm.

Fabbricazione
Le fasi di preparazione dei caratteri (+ definizione del disegno di una lettera):
1. Preparazione dei punzoni
2. Battitura e aggiustamento delle matrici
3. Fusione dei caratteri

Classificazione
-Entro cinquant’anni dalla morte di Gutenberg l’originaria abbondanza di caratteri si divise in due correnti di stili(fine 1400-inizio 1500):
1• Antiqua (due varianti):
– Tonda: portata a perfezione da Jenson nel 1470 a Venezia, centro tipografico europeo, l’Italia fu all’avanguardia nei paesi europei.
– Corsiva: si sviluppa durante il Rinascimento, fu una scrittura molto utilizzata dalla cancelleria papale, umanistica corsiva (ulteriore variante nell’ambito della riscoperta della cultura classica da parte degli umanisti che la credevano più antica di quanto in realtà fosse).
2•Gotico: La Fraktur (tipo di scrittura gotica che si sviluppò principalmente nel XV secolo e divenne particolarmente diffusa nei paesi di lingua tedesca; chiamata così per le sue spezzature.

-I caratteri hanno 3 dimensioni:
-Altezza tipografica
-Corpo
-Larghezza, varia da carattere a carattere.
I caratteri possono essere classificati in molteplici modi, basta sapere le forme gotiche (mondo tedesco) e quelle romane con il tondo e il corsivo (Europa occidentale). Il corsivo nasce in Italia grazie ad Aldo Manuzio.

Famosi furono:
• Francesco Griffo, che disegnò il carattere corsivo per Aldo Manunzio
• Robert Granjon, che disegnò il carattere romano per Christophe Plantin
• Claude Garamond, che disegnò il carattere romano cheprese il suo nome per gli Estienne
• John Baskerville, che disegnò il carattere per se stesso (era editore e tipografo).

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
10
Q

Il torchio? terminologia

A

• Strumento familiare per altri usi, ed esistente
• Viene adattato per la stampa
Torchio tipografico: struttura di legno contenente due parti mobili:
• 1. carrello mobile=che trasportava carta e caratteri fino ametterli in posizione sotto la pressa in modo da consentire l’inchiostrazione dei caratteri e la sostituzione , dopo l’impressione, del foglio stampato.
• 2. pressa vera e propria= dalla quale il foglio era premuto sopra i caratteri. La struttura era retta da due contanti alti circa 2 metri e posti a circa 60-65 cm l’uno dall’altro.

Viene perfezionato fra il XV e il XVII secolo.
Nel XV sec.:
• Disegno più razionale della vite; il carrello a scorrimento su rotaia sul quale poggiava la forma da stampare azionato da unmovimento longitudinale grazie a una corda che si arrotolava suun tamburo a manovella• Vite di legno sostituita con una di metallo e introduzione di:
-timpano= telaio ricoperto di pergamena sul quale veniva fissata la carta da stampare in modo che corrispondesse esattamente con la superficie dei caratteri
-fraschetta= altro telaio ricoperto di pergamena o carta dura,imperniato sul timpano (a sua volta girabile su cardini verso il piano portaforma). Aveva gli spazi da imprimere perfettamente riquadrati sul modello delle varie forme da stampa. • Variava in funzione del numero di pagine contenute nella singola forma • Scopo di mantenere la carta in posizione e al contempo proteggerne gli spazi bianchi dal contatto con il materiale per la spaziatura che si fosse accidentamente inchiostrato.

Platina= piatto metallico superiore. Pressata uniformemente sul foglio, ne causa l’inchiostratura ed era azionata da una leva. Le sue dimensioni consentivano di stampare solo metà della forma tipografica alla volta. Venne perciò studiato un tipo di pressa detto a due colpi che consentiva di ripetere l’impressione sulla seconda metà della forma tipografica spostando avanti e indietro il piano portaforma.
Vite= (chatgpt) Nel contesto della stampa a caratteri mobili, la vite è collegata al carrello o alla piastra di stampa, e il suo movimento di rotazione permette di sollevare o abbassare il piano di stampa per applicare la pressione necessaria. La vite funziona in modo simile a una pressa manuale: ruotando, spinge un piatto di supporto contro la matrice di stampa e il materiale da stampare, trasferendo così l’inchiostro.

Sunto terminologia:
• Carrello mobile
• Platina
• Timpano + fraschetta
• Vite

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
11
Q

Formato (x scrupolo guarda riassunto del libro)

A

-Foglio di stampa: nucleo strutturale di base che configura variamente le dimensioni, la fascicolazione e la consistenza del libro in relazione al tipo di formato prescelto dal tipografo. Costituisce l’unità originaria della cartulazione-> FOTO(p. 116)
-Rilevare il formato significa, più che dare le dimensioni,descrivere in che modo sono state organizzate le forme di stampa e come sono stati successivamente piegati e tagliati i fogli dopo essere stati stampati
-Il FORMATO è determinato dal numero di piegature chesubisce il foglio di stampa
-4 elementi utili:
1. Orientamento dei filoni e delle vergelle
2. Posizione della filigrana e della contromarca
3. Numero delle carte costituenti il fascicolo
4. Dimensioni del foglio di stampa e relative plicature
-Rappresentazione simbolica:
• Forma completa: in quarto
•Forma abbreviata: 4to
• Numerale con «o» esponente: 4°
- Si possono/devono aggiungere specificazioni
- Formati oblunghi, lunghi, quadrati
Principali formati:
1)ATLANTICO=
x materiale destinato all’affissione:
– Fogli volanti
– Bandi
– Manifesti
• Filoni orizzontali
• Filigrana al centro di una delle due metà del foglio
2)FOLIO=
• Una piegatura
• Fascicolo formato da 1 o più fogli (2, 4, 6, 8, 10 carte)
– Rari quelli formati da 1 solo foglio
– 2, 4, 6 fogli più comuni
• Filoni verticali
• Filigrana al centro di una delle due carte del fascicolo
-> FOTO(p. 124)
3)QUARTO=
• 2 piegature
– 1 lato minore
– 1 lato maggiore
• Filoni orizzontali
• Filigrana in posizione centrale lungo la linea di cucitura dei fascicoli
-> FOTO (p. 128)
-> FOTO (forma esterna e forma interna)
4)OTTAVO=
• 3 piegature
– Lato minore
– Lato maggiore
– Lato minore
• Filoni verticali
• Filigrana nell’angolo superiore interno lungo la cucitura.
-> FOTO (p. 136)
5) DODICESIMO
6) SEDICESIMO=
• Si ottiene con una piegatura in più rispetto all’ottavo
• Filoni orizzontali
• Filigrana nell’angolo superiore esterno
FOTO-> per riassumere: posizione dei filoni nei vari formati (p.139)

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
12
Q

Il libro a stampa: 3 principali periodi?

A

Ci sono 3 periodi dei libri a stampa che dividono in base allo sviluppo della tecnica la stampa:
1• 1450 al 1550: secolo creativo, che fu testimone dell’invenzione e degli inizi di quasi tutto ciò che caratterizza lo stampato moderno; grandi innovazioni.
2• 1550 al 1800: era del consolidamento, in cui si svilupparono eperfezionarono i risultati raggiunti nel periodo precedente,con spirito prevalentemente conservativo; no innovazione ma si perfezionano le tecniche.
3• 1800 fino alla fine del 1900: il periodo delle grandi innovazioni tecniche, che ha mutato radicalmente sia i metodi di produzione e distribuzione, sia le abitudini dei produttori e dei lettori
(• Il digitale: di difficile valutazione in quanto è difficile da analizzare.)

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
13
Q

dal 1450 al 1550: laboratorio tipografico e procedimento tipografico del libro a stampa? Caratteristiche dei primi libri a stampa? Caratteristiche comuni 1400 e 1500?

A

Il laboratorio topografico è composto da:
-una o più serie di caratteri, uno o più torchi con accessori, cassa dei caratteri, compositorio e vantaggio, due strumenti per andare a comporre le righe, mazzi per inchiostrare la forma, quadrati e quadratini per gli spazi bianchi, matrici xilografiche e calcografiche, corde e spaghi per legare la forma, legna e candele (per illuminare e scaldare gli operai), carta e inchiostri, operai (torcolieri, compositori, correttore e aiutanti). -Di norma per 1 torchio servono 4 o 5 operai (1-3 compositori, 2 torcolieri, divisi in torcoliere e battitore, 1 apprendista).

-La produzione era influenzata da 2 fattori: materiale e persone.
LE FASI Le fasi del processo sono lavoro intellettuale, imprenditore-produttore, lavoro manuale e vendita.
1. PUNTO DI PARTENZA: scelta e preparazione del testo da riprodurre, è un operazione culturale e commerciale con 2 obbiettivi principali: 1) mediare il passaggio dalla copia alla stampa con interventi preventivi, 2) ordinatori e correttori ed evitare l’aggiunta di errori e in caso correggerli
2. LAVORO DI PREPARAZIONE: che varia in base a
-all’exemplar da esaminare (manoscritto, autografo, copia di uno scriba, edizione precedente) le cui tipologie potevano essere: classici, testi in volgare, testi di autori viventi, altre tipologie,
-alla lingua, che presenta grandi problemi di standardizzazione linguistica
-e al periodo;
-IL COMPOSITORE sceglie i caratteri per riprodurre il testo dell’esemplare che ha davanti, li preleva dalla cassa e li dispone in ordine (a rovescio, da sinistra a destra) nell’apposito compositoio-> FOTO (p.157) Quando la forma era completa LUI passava all’imposizione, un’operazione che consiste nel distribuire le pagine nell’ordine dovuto per l’ordinamento del fascicolo in un telaio di legno/metallo.
-Per stampare le quattro pagine di un formato in folio (2°) si disponevano nella forma le pagine 4 e 1 da stamparsi sulla facciata A (forma esterna, detta anche forma di bianca) e le pagine 2 e 3 per la facciata B (forma interna, detta ancheforma di volta).
-Per stampare le otto pagine di un formato in 4° sidisponevano nella forma esterna le pagine: 8, 5, 1, 4 e nellaforma interna le pagine: 6, 7, 3, 2.)
Le pagine venivano fissate con cunei in modo da fermare un blocco sufficientemente rigido da reggere la pressione del torchio senza che i caratteri subissero spostamenti, dopodichè si tiravano le bozze e venivano corrette (dall’AUTORE o dal CORRETTORE )
-TORCHIO-> 2 operai per ogni torchio:
TORCOLIERE=applicava il foglio al timpano, lo copriva chiudendo la fraschetta, quindi faceva scorrere il carrello in avanti fin sotto la platina e quindi azionava la leva del torchio. In questo modo la pressione della platina veniva esercitata sul timpano, che spingeva la carta a contatto con i caratteri e permetteva il trasferimento dell’inchiostro sul foglio di carta. Un movimento della leva in senso contrario permetteva l’innalzamento del torchio, che rendeva possibile il ritorno del carrello, e quindi l’apertura del timpano e l’estrazione del foglio fresco di stampa, che veniva infine appeso a dei fili per permettere un rapido asciugamento.
BATTITORE= inchiostra la forma composta. Una volta sistemata la forma in piombo sul carrello mobile,al battitore spettava il compito di inchiostrarla, e per fare questo si avvaleva di un grosso tampone in pelle che,imbevuto d’inchiostro, veniva passato sulle parti in rilievo della forma. Dopo che il torcoliere, con la forma corretta, aveva tirato il numero richiesto di esemplari, il compositore poteva ridistribuire i caratteri utilizzati nella cassa.Operazione difficile che può portare alla nascita di varianti.

-Non era presente il frontespizio nei primi libri a stampa prendendo spunto dai manoscritti, in quanto normalmente venivano commissionato da qualcuno che per l’appunto sapeva già cosa ci fosse dentro. Alla fine sono presenti il registro e il colophon, che dà informazioni sulla tipografia. Il registro ci fa capire se abbiamo tutte le parti del libro, i fascicoli, numerati per lettere e si indica da quanti parti è composto ogni fascicolo? la parte A si distingue rispetto alla a in quanto si poteva rimuovere, a prevenzione (dediche a persone a cui non si vuole più dedicare ecc) senza rovinare tutto il libro. Si riprende la tradizione di lasciare la prima lettera separata dalle altre in uno spazio bianco per poter consentire all’acquirente di far miniare la lettera.

La seconda metà del Quattrocento e la prima del Cinquecento hanno due caratteristiche in comune, che ne fanno un’unica entità:
1. le mansioni di fonditore di caratteri, stampatore, editore, revisore letterario e libraio sono poco differenziate;
2. la stessa persona o la stessa ditta svolgono tutte o la maggior parte di queste professioni. Anche dal punto di vista grafico la prima metà del Cinquecento è ancora parte integrante del periodo creativo degli incunabula.
Nei fogli antichi le macchie si chiamano “Foxing”.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
14
Q

L’invezione della stampa: Gutenberg? (p.173)

A

Di Gutenberg non si sa molto, abbiamo solo deduzioni di tipo archivistico
• 1440: inizia a sperimentare un sistema di stampa
• 1450: probabile che il sistema fosse stato perfezionato abbastanza da poterlo sfruttare commercialmente, si deduce sempre da informazioni archivistiche (contratti ecc..)
• Bibbia delle 42 (linee da cui era composto): pre agosto 1456
• La realizzazione di Gutenberg sta nella sintesi di diversi esperimenti e tendenze preesistenti. Inizialmente il modello a stampa prendeva come esempio il manoscritto.
-La diffusione fu dovuta a:
-Funzionalità, in quanto il papiro è più conveniente della pergamena (si scrive in un solo lato e si piega difficilmente, occupa più spazio), si passa ad una lettura discreta (divisa in pagine) rispetto alla pergamena, ora stiamo tornando ad un testo continuo. La lettura discreta è più conveniente dal punto di vista mnemonico e di indice.
-Capienza del codice molto più ampia rispetto al volume;
-Mobilità maggiore;
-Comodità dei caratteri mobili;
-Diffusione grazie al cristianesimo, in quanto le classi più agiate erano più familiarizzate con le tavolette, dunque non fu un passaggio drammatico quello ai codici, erano presenti margini molto ampi come nei libri di diritto e permettevano di prendere appunti, anche l’impaginazione era familiare.
• Le cose rimangono abbastanza tradizionali, furono due le “invenzioni”:
- 1. Fondita a ripetizione (=si riferisce a una tecnica utilizzata per la fusione dei caratteri tipografici. Si tratta di un processo che consente di produrre più copie dello stesso carattere tipografico in modo continuativo e automatico, evitando la necessità di rifondere i caratteri ogni volta che se ne ha bisogno. Chatgpt);
- 2. Inchiostro che aderisse ai caratteri metallici: inchiostro composto da un pigmento macinato in una vernice d’olio di lino, probabilmente ripreso dai pittori fiamminghi, che avevano iniziato a dipingere con colori a base oleosa.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
15
Q

Diffusione della stampa in generale: posti, stili e tipografi?

A

Diffusione della stampa
• Germania: fine ‘400: stamperie in circa 60 città tedesche
• Italia: primo paese straniero in cui introdussero la nuova invenzione (1465)gli stampatori tedeschi
• Italia: vedono la luce i due caratteri che sono stati gli elementi base della stampa occidentale (tondo e corsivo), e le prime serie di caratteri greci ed ebraici; Il primo a fare tirature più ampie fu Aldo Manuzio che con il suo corsivo stampava versioni più economiche con il suo corsivo, in quanto permetteva di stampare più pagine e risparmiare sulla carta, la cosa più costosa del processo.

1447 a Magonza-vedi appunti
1459 a Strasburgo
1464 a Subiaco- vedi appunti
1467 a Roma
1468 ad Augusta e a Basilea
1469 a Venezia
1470 a Parigi e a Norimberga
1471 a Milano e a Utrecht
1473 a Lione, a Cracovia, a Budapest, a Valencia, a Lisbona
1476 a Londra
1478 a Barcellona1481 ad Albi
1482 a Vienna, a Odense
• Italia: avviene il lancio dell’uso del frontespizio e della numerazione delle pagine, della stampa della musica e delle edizioni tascabili. Ricordiamo: Roma, Venezia
• Francia: caratteristica la centralizzazione delle stamperie e l’eleganza della produzione (Parigi; Lione)
Stili
Entro cinquant’anni dalla morte di Gutenberg l’originaria abbondanza di caratteri si divise in due correnti (fine 400 inizio 500) in base anche alla locazione: ANTIQUA (con varianti del tondo e del corsivo) E GOTICA (già visti)
Tipografi:
• Francesco Griffo, che disegnò il carattere corsivo per Aldo Manunzio, il vantaggio di questo carattere fu l’essere più stretto e dunque occupava meno spazio e fu sfruttato per dare l’avvio alla produzione tascabile; • Robert Granjon, che disegnò il carattere romano per Christophe Plantin
• Claude Garamond, che disegnò il carattere romano che prese il suo nome per gli Estienne
• John Baskerville, che disegnò il carattere per se stesso (era editore e tipografo).
(vedi prima)
-Vindelino da Spira utilizza dei caratteri già molto più simili a quelli moderni.
-Un modo ingegnoso per farsi pubblicità come tipografo è come fece Ratdolt (1486), che fece una pagina con tutti i suoi caratteri (foglio così si chiama specimen), lo fece anche Caslon, che presenta anche alfabeti non latini ed esempi di fregi.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
16
Q

Frontespizio e Colophon? Differenza tra Impressione, Stato, Emissione, Impronta, Edizione? Vedi poi ultima flashcared (la stampa in Italia)

A

FRONTESPIZIO
Dicesi frontespizio la pagina, solitamente all’inizio, in cui sono riportate le informazioni principali del libro, editore, titolo, anno di stampa, infondo troviamo il colophon, in cui possiamo trovare l’errata corrige, cioè l’elenco di errori che sono presentati nei libri. (vedi appunti x definizione)
Nomenclatura
-Nel verso (la parte dietro) del frontespizio troviamo ulteriori informazioni;
• Antiporta: Tavola incisa in rame che, a partire dal tardo Cinquecento, ma soprattutto nel Seicento, precede il frontespizio tipografico.
• Incipit: Parte iniziali di un testo, senza tener conto dei Principi e dell’Intitolazione;
• Principi: Insieme delle pagine di un libro che precedono il testo vero e proprio e degli scritti che esse contengono.
• Intitolazione: formula che contiene il nome dell’autore, il titolo o una qualsiasi altra designazione dell’opera, collocata all’inizio del testo, introdotta generalmente dalla parola incipit, o alla fine di esso. • Occhietto, occhiello o occhio: la pagina che precede o negli incunaboli sostituisce il frontespizio, con il titolo dell’opera, senza il nome dell’autore e dell’editore.
- Assente nei manoscritti
-Inizio di uso: verso il 1480; sviluppo dopo il 1490.
- Analizzando i 12.411 titoli del Gesamtkatalog, il 39% dei volumi descritti ha qualcosa di simile ad un frontespizio, ma di questi solo il 9% sono anteriori al 31 dicembre 1490. (Non da sapere) Negli incunaboli la prima pagina con solo il titolo dell’opera, detta occhietto rappresenta la prima forma di frontespizio («protofrontespizio»). Il primo frontespizio occidentale che reca informazioni sul titolo, sull’autore, sullo stampatore e sul distributore, è l’Horae ad usum Romanum, stampato a Parigi da Philippe Pigouchet nel 1497.
Primo periodo:
-Caratteri di grandezza uguale
-Composizione del testo per dare movimento Cinquecento:
-Differenziazione caratteri
-Frontespizi con vignette, marche, ritratti, fregi
-Prosegue nel Seicento
Seicento: frontespizi estrosi e prolissi in cui il titolo poteva occupare gran parte della pagina.
Settecento: progressivamente più sobrio ed essenziale, caratteristica che prevalse anche nel XIX secolo. 21esimo secolo: i frontespizi sono sempre più scarni e privi di informazioni, queste sono o nella pagina difianco o dietro al frontespizio.
-Il privilegio è l’esclusiva per un determinato numero di anni per un topografo/casa editrice, valevano solo per un territorio in teoria, in pratica qualsiasi altro territorio poteva plagiare la tua opera senza incorrere a pene.
COLOPHON
Il colophon svolge una funzione ausiliare e complementare a quella del frontespizio.
Definizione ISBD: Formulazione, di solito alla fine di una risorsa [libro], che fornisce informazioni sulla sua pubblicazione o stampa e in alcuni casi altre informazioni bibliografiche, incluso il titolo.
In particolare, nei libri del Quindicesimo e del Sedicesimo secolo il colophon può mostrare informazioni presenti generalmente sul frontespizio dei libri di epoche successive.

Impressione= totalità delle copie stampate in un determinato momento/volta.
Stato=composizione topografica con una determinata composizione/stato (situazione della singola pagina stampata).
Emissione= tutti gli esemplari di un’edizione o di impressione efferti al pubblico in una volta per la vendita. Impronta= punti di riferimento all’interno di un libro che garantisce l’identificazione o meno di due libri all’interno della stessa edizione, se due libri hanno la stessa impronta sono della stessa edizione.
Edizione= due libri stampati secondo le stesse forme tipografiche, per la maggior parte della stampa manuale può coincidere con l’impressione. Se dopo la prima impressione si vuole riprodurre un’ulteriore edizione bisogna ricomporre tutte le forme tipografiche.

17
Q

dal 1550 al 1800:

A

• Differenziazione delle diverse attività legate al libro (tipografo, fonditore di caratteri, editore…), infatti nei libri contemporanei nel frontespizio lo troviamo nel frontespizio e invece il tipografo è nel colophon o in verso al frontespizio; • Nessun progresso nelle tecniche di composizione e stampa, apparte la sostituzione di alcune parti del torchio dal legno al mtallo aumentando la pressione ; • Editore: figura centrale; stampatore: dipendente dell’editore • Si affaccia alla ribalta la figura dell’autore, prima non esistevano i diritti d’autore e la figura dell’autore (Dante non firmava) che si consolida nel 1700. Gli autori spesso avevano diverse fonte di reddito in quanto non era di cui si campava, si faceva molto mecenatismo. • Allarga e differenzia la cerchia dei lettori, dovuto principalmente all’ampliamento della letterazione nelle classi meno abbienti e ampliamento dei lettori femminili; • Periodici e giornali: principali veicoli di diffusione del sapere in mezzo al nuovo pubblico • Cambia molto il modo in cui si organizza e descrive il patrimonio librario, grazie ai libri a stampa, che davano problemi molto specifici di catalogazione, che aiutano anche con la creazione di indici e tabelle dei contenuti, grazie alla standardizzazione. L’illuminismo influirà tantissimo sul concetto di Beni culturali, in quanto causerà la rivoluzione americana e la rivoluzione francese, in cui nasce il concetto di bene culturale pubblico e del popolo. La produzione libraria si sviluppa nei: • Paesi Bassi, in cui è presente l’editoria più importante d’Europa grazie all abilità commerciale della Nazione e grazie a due grandi editori: il Meridione è cattolico con Plantin (stampa ogni genere e il Settentrione protestante con Elzevir (una delle più importanti casi • • • editrici accademiche e scientifiche mondiali), presenta anche una grande produzione di carte e atlanti, i più grandi cartografi sono Mercatore; Francia, nel 1620 Luigi XIII fonda una stamperia al Louvre (stesso periodo in cui ci fu il pieno della guerra dei 30anni), che nel 1640 diventerà “impremerie royale”, ovvero il luogo in cui il governo centrale controlla la stampa per controllare l’opinione pubblica, dunque presenta molte restrizione, come soluzione gli editori pubblicarono opere di carattere neutro, i due poli sono Parigi e Lione, centri mantenuti anche ora; Germania, venne fortemente influenzata dalla Riforma protestante, il centro culturale si sposta dal sud al nord. Dalla metà del Seicento Lipsia diviene il centro della produzione. È probabilmente stato grazie alla stampa che il protestantesimo raggiungesse popolarità. Paesi di lingua inglese, come l’Inghilterra, in cui nel 1709 esce il Copyright act e si creano anche le società cooperative, per la stampa di alcune edizioni particolare, come l’edizione in folio di Shakespeare, che fu impresa di 4 librai londinesi. Il pubblico prende il posto del singolo patrono; Stampa periodica• Due principali caratteristiche del giornale si precisano presto: 1566 a Strasburgo e Basilea si hanno fogli di notizie; • Giornali veri e propri faranno la loro apparizione nei primi anni del Seicento in Germania; • 1668 in Italia: Giornale de’ letterati; • Inizi del Settecento: stampa periodica affermata definitivamente e diventa sempre più importante. De gli habiti antichi, e moderni bnf gallicaLa Censura • Le autorità ecclesiastiche, e nel tardo Medioevo le Università, avevano sempre esercitato sugli scritti il diritto di censura; • La censura ecclesiastica si era quasi esclusivamente interessata a combattere e reprimere la pubblicistica eretica;• 1488 (Innocenzo VIII) e 1501 (Alessandro VI): censura imposta come dovere a tutti coloro che si trovavano in un posto di responsabilità, introdotta la censura preventiva, e sottoposti a controllo ecclesiastico anche i libri di argomento non teologico; • 1543: Carafa, restauratore dell’Inquisizione, decreta che nessun libro potesse venir stampato o venduto senza l’autorizzazione dell’Inquisizione; • Giovanni della Casa: fece stampare a Venezia il primo elenco di libri proibiti (circa 70 titoli); • 1559: primo Index librorum prohibitorum. La stampa protestante fu forza portante della diffusione delle teorie di Lutero e dunque dal fronte cattolico vennero pubblicati i primi indici di libri proibiti, anche al giorno d’oggi la censura è molto presente nella nostra società

18
Q

.

A
19
Q

Dal 1800 al 1900 (fine slide)

A

Negli inizi del 1800 l’Europa è frammentata, anche i beni culturali lo sono, in quanto il piano Napoleonico prevedeva di avere il meglio degli archivi e delle biblioteche in Francia. In altre parti d’Europa, in Inghilterra, si stanno creando nuove classi sociali con l’industrializzazione, nel frattempo il sud Europa è meno avanzato, infatti in Italia: • Nei primi decenni dell’Ottocento non era ancora ben definita la figura dell’editore, erano presenti piccoli stampatori; • Nel corso del secolo: affermazione di un editore disponibile, da un lato a soddisfare le richieste di nuovi prodotti (in primo luogo del romanzo) da parte di un pubblico nuovo (e, per l’epoca, «di massa», il 70% della popolazione era analfabeta) e, dall’altro, capace di riconoscere nel lavoro intellettuale una professione cui corrispondere un compenso, anche sotto forma di proprietà letteraria, di diritto d’autore; • La nuova figura dell’editore che, come imprenditore, media tra le offerte dell’autore e le richieste del pubblico si afferma, in Italia, soprattutto a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Le difficoltà erano composte da: • Analfabetismo: impedita la diffusione dei nuovi prodotti culturali o dei nuovi generi letterari ai quali si deve, già nel corso del Settecento, in Gran Bretagna e in Francia in particolare, lo sviluppo dell’editoria moderna • il giornalismo • il romanzo, a lungo contrastato, ancora nel corso dell’Ottocento, dai letterati più legati alla tradizione, sebbene sia richiesto da un nuovo e vasto pubblico di recente formazione, composto, in primo luogo, da lettrici e giovani lettori, dove contenere questi libri moderni? Le collezioni dell’epoca erano di vecchio stampo; • Divisione in stati; • Diritto d’autore: intorno a metà dell’Ottocento (1840) vediamo una prima organizzazione dei diritti d’autore tra Piemonte ed Austria, ma soprattutto con l’unificazione e la proclamazione del Regno d’Italia vediamo molti problemi dell’editoria risolti. I principali centri sono Milano (più moderna ed aperta ai centri sociali), Firenze (più legata al classicismo) e Torino (capitale del regno di Sardegna, molti fondi economici), ad esempio l’editore Pomba inizia a promuovere una collana chiamata “Biblioteca popolare”, una raccolta di opere classiche tradotte in italiano. Il pubblico e produzione editoriale:• Prima metà del secolo: differenziazione del pubblico era soprattutto legata alla diversità dei generi letterari e alla collocazione degli scrittori nel variegato quadro culturale • Molti i letterati tradizionali • Cresceva il numero di coloro che, aperti alle trasformazioni culturali in corso, erano disponibili nei confronti del romanzo (soprattutto il romanzo storico esercitava un forte richiamo) Editoria milanese oltre a promuovere il romanzo, incominciava la pubblicazione a puntate di romanzi collocati in «appendice» di giornali e riviste: adattamento italiano (anche nel termine di «romanzo d’appendice») della pratica del feuilleton che in Francia aveva costituito la fortuna di molti romanzieri. Negli ultimi quarant’anni del secolo, sul piano della produzione, si sarebbero sviluppate, in modo riconoscibile, due linee diverse: venuto meno, con l’unificazione politica, l’impulso risorgimentale, da un lato i programmi editoriali avrebbero raccolto, sempre di più, le richieste dei lettori per opere di narrativa italiana e straniera (in particolare francese), e dall’altro avrebbero diffuso opere di divulgazione tecnicoscientifica, testi scolastici, libri di informazione varia. Italia post unitaria • Brutte condizioni economiche • Difficoltà nella creazione di un sistema industriale e di un mercato nazionale; • Mancanza di capitali da investire; • Inizio del flusso migratorio verso le città. MA • Incremento della produzione editoriale; • Aumento dei titoli storici e politici; • Viene introdotto l’obbligo scolastico;• Aumento della “narrativa”. Milano rimane il fulcro dell’editoria di commercio (ricordiamo l’editore Treves). Per un pubblico più popolare troviamo 2 editori come Sonzogno e Salani, inoltre altre forme editoriali come il romanzo d’appendice, il romanzo storico e la letteratura popolare sono molto redditizie.Nel 1871 viene fondata la casa editrice Hoepli, con un ampio catalogo di manuali. Le iniziative editoriali si impegnano a diffondere le letture nel pubblico operaio. Troviamo l’editore Collodi per i libri per ragazzi.

20
Q

nel 1900

A

Editoria per ragazzi Nasce nel 1900 il concetto di “letteratura per bambini e ragazzi”, prima i bambini erano considerati adulti in miniatura. Editori principali: Collodi, Treves, Bemporad, Petrini. Ora nei libri per ragazzi troviamo pubblicazioni in formato digitale per ragazzi. Saggistica e produzione “erudita” Pubblicazione destinata ad un gruppo ristretto di lettori, ma pone le basi per una nuova fisionomia editoriale. Casa editrice: Oschki Inizi del ‘900 • Permangono le caratteristiche dell’800; • Produzione destinata a nuovi ceti sociali; • Sforzi per un rinnovamento culturale; • La questione economica è ancora complessa. 1920 • Enciclopedia italiana, nasce l’istituto per l’enciclopedia italiana: la Treccani; • Settore editoriale allineato al regime, o si stampava illegalmente o ci si allineava; • 1919 nasce la casa editrice Mondadori. Anni 30-40 Periodo complicato e molto teso;• Nascono nuove case editrici (Rizzoli, Einaudi, Garzanti, Bompiani) • Crisi dell’editoria dovuta agli eventi bellici, Bompiani però lancia un monumentale dizionario di tutte le opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature. • Sono stati fatti degli studi della carta ed è stato rivelato che la qualità della carta durante, prima e dopo gli eventi bellici fosse molto minore allo standard. Dopoguerra • BUR Biblioteca universale Rizzoli, un innovativo progetto di letteratura universale, costavano poco (molto piccoli) ed erano accessibili anche alle classi più basse; • Editoria in ripresa e in evoluzione; • Nuovi editori e nuove collane; • Veri cambiamenti nella seconda metà del Novecento: ripresa economia e boom economico. Sono ancora processi in via di definizione quindi non possiamo ancora soffermarci a studiarli. Elenco delle biblioteche d’Italia del 1863, presenta anche i numeri di libri che ci sono nelle biblioteche (circa 4 milioni) con una media di 19.5 libri/abitanti. Statistiche Istat focus delle biblioteche di pubblica lettura in Italia 2022: 8131 biblioteche pubbliche e private, il 92% gestite da enti locali, il 60% sono a nord. Circa 5 addetti alla biblioteca, di cui solo 2 bibliotecari. 8/10 hanno cercato di rimuovere le barriere architettoniche, questi interventi dovrebbero essere obbligatori per legge. 1/3 dei Comuni italiani non hanno una biblioteca, bisogna ricordarsi che i Comuni sono realtà molto piccole. Altra statistica Istat sui lettori e le biblioteche: Circa il 40% degli italiani hanno letto 1 libro/anno non per professione, stanno calando di anno in anno. I giovani sono quelli che leggono di più. Troviamo un forte divario nord/sud. Troviamo anche un nuovo target: gli anziani.

21
Q

Conferenza Paolo Tinti, membro dell’AIB (Associazione italiana Biblioteche)?

A

Conferenza con Paolo Trinti membro dell’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) • L’AIB è l’associazione professionale nazionale che rappresenta biblioteche, i bibliotecari e la professione • ha circa 2.500 iscritti tra persone e biblioteche • rappresenta l’Italia in organismi internazionali di cui è membro (es. IFLA -LBLIDA) • è membro del comitato scientifico dell’Associazione Italiana per la Public History • è tra i fondatori del programma Nati per leggere La struttura dell’AIB L’AIB si articola in: • un organo centrale denominato CEN (Comitato Esecutivo Nazionale), eletto dagli associati, il cui Presidente è il Presidente dell’AlB. • Organi territoriali o sezioni regionali • Consiglio nazionale dei presidenti regionali• osservatori, gruppi di studio, commissioni • Collegio sindacale (organo di controllo) • Collegio dei probiviri (organo disciplinare) •Segreteria nazionale Finalità associative • Svolgere il ruolo di rappresentanza professionale in ogni ambito culturale, scientifico, tecnico, giuridico e legislativo, per tutto quanto può concemere l’esercizio della professione bibliotecaria e l’organizzazione dei servizi bibliotecari e di documentazione; •affermare, accrescere e tutelare la dignità e la specificità professionale del bibliotecario (L. 4/2013); https://professionisti.beniculturali.it/ • promuovere, sostenere e sviluppare ogni azione utile a garantire una qualificata formazione professionale continua: • promuovere i principi deontologici della professione e curare il rispetto; • contribuire in ogni sede agli orientamenti ed alle scelte di politica bibliotecaria e in materia di proprietà intellettuale e accesso all’informazione; • promuovere l’organizzazione e lo sviluppo in Italia delle biblioteche e di un servizio bibliotecario che tenga in considerazione le esigenze dei cittadiniLinee Guida • Lo sviluppo delle biblioteche come servizio fondamentale nella società dell’informazione • la diffusione dei servizi bibliotecari • la promozione della lettura • l’accesso ai saperi • lo sviluppo di moderni strumenti professionali su tutto ciò che riguarda le biblioteche e i servizi informativi in ambiente digitale • la valorizzazione delle professionalità impegnate nel settore Strumenti • l’attività dei suoi organi • l’attività di commissioni, gruppi di studio e osservatori che realizzano importanti studi e azioni a livello nazionale sulle principali tematiche biblioteconomiche • l’attività editoriale • la gestione e lo sviluppo di una biblioteca specialistica di settore con sede a Roma • la promozione e l’organizzazione di iniziative volte all’aggiornamento e alla qualificazione professionale continua tramite corsi di formazione • convegni, conferenze, viaggi di studio…Collaborazioni L’AIB ricerca di promuovere collaborazioni con diverse realtà (società italiana archivisti, società italiana biblioteconomia). Si può contattare l’AIB per porre domande sul mestiere.

22
Q

Conferenza Paolo Tinti, membro dell’AIB (Associazione italiana Biblioteche)?

A

Conferenza con Paolo Trinti membro dell’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) • L’AIB è l’associazione professionale nazionale che rappresenta biblioteche, i bibliotecari e la professione • ha circa 2.500 iscritti tra persone e biblioteche • rappresenta l’Italia in organismi internazionali di cui è membro (es. IFLA -LBLIDA) • è membro del comitato scientifico dell’Associazione Italiana per la Public History • è tra i fondatori del programma Nati per leggere La struttura dell’AIB L’AIB si articola in: • un organo centrale denominato CEN (Comitato Esecutivo Nazionale), eletto dagli associati, il cui Presidente è il Presidente dell’AlB. • Organi territoriali o sezioni regionali • Consiglio nazionale dei presidenti regionali• osservatori, gruppi di studio, commissioni • Collegio sindacale (organo di controllo) • Collegio dei probiviri (organo disciplinare) •Segreteria nazionale Finalità associative • Svolgere il ruolo di rappresentanza professionale in ogni ambito culturale, scientifico, tecnico, giuridico e legislativo, per tutto quanto può concemere l’esercizio della professione bibliotecaria e l’organizzazione dei servizi bibliotecari e di documentazione; •affermare, accrescere e tutelare la dignità e la specificità professionale del bibliotecario (L. 4/2013); https://professionisti.beniculturali.it/ • promuovere, sostenere e sviluppare ogni azione utile a garantire una qualificata formazione professionale continua: • promuovere i principi deontologici della professione e curare il rispetto; • contribuire in ogni sede agli orientamenti ed alle scelte di politica bibliotecaria e in materia di proprietà intellettuale e accesso all’informazione; • promuovere l’organizzazione e lo sviluppo in Italia delle biblioteche e di un servizio bibliotecario che tenga in considerazione le esigenze dei cittadiniLinee Guida • Lo sviluppo delle biblioteche come servizio fondamentale nella società dell’informazione • la diffusione dei servizi bibliotecari • la promozione della lettura • l’accesso ai saperi • lo sviluppo di moderni strumenti professionali su tutto ciò che riguarda le biblioteche e i servizi informativi in ambiente digitale • la valorizzazione delle professionalità impegnate nel settore Strumenti • l’attività dei suoi organi • l’attività di commissioni, gruppi di studio e osservatori che realizzano importanti studi e azioni a livello nazionale sulle principali tematiche biblioteconomiche • l’attività editoriale • la gestione e lo sviluppo di una biblioteca specialistica di settore con sede a Roma • la promozione e l’organizzazione di iniziative volte all’aggiornamento e alla qualificazione professionale continua tramite corsi di formazione • convegni, conferenze, viaggi di studio…Collaborazioni L’AIB ricerca di promuovere collaborazioni con diverse realtà (società italiana archivisti, società italiana biblioteconomia). Si può contattare l’AIB per porre domande sul mestiere.

23
Q

La stampa in Italia e la sua diffusione?

A

Subiaco: Sweynheym e Pannartz Cicerone, De oratore (1465) Lattanzio De divinis institutionibus 1465 (1468?) Altre opere stampate nello stesso periodo: Donato - De civitate Dei di sant’Agostino Alla metà del 1400 Sweynheym e Pannartz ideano un preciso piano editoriale mirante a fondere la cultura classica con il movente religioso: dopo il latino di base del Donatus, i due Padri della Chiesa e il classico Cicerone costituivano un cursus studiorum completo per il curriculum dell’umanista cristiano di fine Quattrocento. In una supplica rivolta a papa Sisto IV, Sweynheym e Pannartz affermarono nel 1472 di aver stampato ventotto opere in quarantasei volumi, alcune delle quali ebbero parecchie edizioni, di solito di duecentosettantacinque copie ciascuna la produzione dei torchi romani non è notevole dal punto di vista tipografico, ma lo è invece per il suo contenuto. Esempi: Mirabilia Urbis Romae, la guida medievale dei pellegrini e dei visitatori della città, copiata innumerevoli volte a partire, venne ora stampata e ristampata e Cosmographia di Tolomeo, che figurava nel programma di Conrad Sweynheym ma apparve solo dopo la sua morte, stampata da Arnold Buclcinck (1478; ristampata nel 1490). Due stampatori romani meritano particolare menzione: Ludovico degli Arrighi; Antonio Blado. Arrighi, maestro calligrafo e copista di professione. Antonio Blado fu attivo dal 1515 circa fino al 1567; nel 1549 ottiene il titolo di Tipografo Camerale, o stampatore della Santa Sede. In questa veste egli stampò nel 1559 il primo Index librorum prohibitorum. Blado è famoso nella storia della letteratura per aver pubblicato le prime edizioni di due opere di carattere assai diverso: Il Principe di Machiavelli (1532) e gli Exercitia spiritualia di sant’Ignazio di Loyola (1548). Questo periodo vede un esplosione della pubblicistica su ogni fronte, vede anche una produzione intellettuale che cerca di mediare la frattura nella chiesa occidentale (cattolici-protestanti), questo conflitto porterà uno spostamento dei centri di stampa nelle città protestanti, più libere ecc, i topografi usarono anche diversi nomi finti per non essere colpiti dalla censura.
La stampa si diffuse in Italia dal nord al sud (concetto di nord e sud molto vaghi) seguendo le principali rotte commerciali ma espandendosi anche nei piccoli centri marginali per iniziativa di signori locali interessati al prestigio della loro comunità. Emblematico il caso della prima edizione della Commedia, stampata in tre piccole città quasi contemporaneamente nel 1472: • Foligno • Mantova • Verona 1468/70- Venezia I fratelli Johann e Wendelin von Speyer - originari appunto di Spira, nel Palatinato - vi aprirono la prima stamperia nel 1467 e l’anno seguente Johann pubblicò il primo libro stampato Epistolae ad familiares di Cicerone, prima edizione di trecento copie. Wendelin continuò con successo anche dopo la morte del fratello (1470), pubblicando dieci libri nel 1470 e quindici ciascuno nei due anni seguenti. Oltre ai classici latini, che costituivano la produzione fondamentale di ogni stampatore italiano del tempo, i due fratelli pubblicarono i primi libri in lingua italiana, fra cui anche il Canzoniere del Petrarca (1470) e una traduzione della Bibbia (1471). Nicolas Jenson Il primo rivale di Wendelin fu uno straniero, il francese Nicolas Jenson. Questi produsse in dieci anni circa centocinquanta libri. Come editore, Jenson si interessò a vari argomenti, fra cui i padri della Chiesa e i classici latini: Giustino, Eusebio e Agostino (1475) tra i primi, Cesare, Svetonio, Quintiliano, Nepote (tutti nel 1471) e la Naturalis Historia di Plinio (1472). L’importanza di Venezia come centro del mercato librario traspare dall’enorme numero di stamperie (circa 150) che vi svolgevano la loro attività verso la fine del secolo. Manuzio Grande innovatore e uno dei maggiori tipografi/editori, fu un grande intellettuale, conobbe profondamente il greco (di cui stampò molto) e latino, fu il fondatore di un accademia latina a cui parteciparono Pietro Bembo e Rotterdam, nel frattempo mantenne 2 attività commerciali e portò al mondo della stampa molte innovazioni: • Corsivo; • Tirature “tascabili” (16°); • Diffusione stampa in greco, alcuni studiosi sostengono che il suo amore per il corsivo influenzò i caratteri greci e si pensa che il greco che usiamo oggi sia stato influenzato da Manuzio; • Uso della punteggiatura coerente nei testi;• Aumento delle tirature; • I primi cataloghi di una casa editrice recanti il prezzo di ciascun volume furono quelli pubblicati da Aldo Manuzio nel 1498 (dei suoi primi quindici testi greci), nel 1503 e nel 1513 ci diedero un’idea di cosa fosse in commercio. Venezia Sola tra tutte le città italiane, Venezia conservò la sua tradizione di centro della stampa per tutto il Cinquecento, l’asso economico si era spostato in Spagna, Portogallo, Inghilterra e un poco anche la Francia. Francesco Marcolini, nativo di Forlì, si stabili a Venezia nel 1534 e fu l’editore di Pietro Aretino, scrisse anche un libro di cartomanzia e divinazione. Anche più importante per la diffusione della letteratura nazionale furono i 2 Giolito, stabilitosi a Venezia. Fu l’editore dell’Ariosto, delle cui opere pubblicò una trentina di edizioni, ristampò anche maestri più antichi, specialmente Petrarca e Boccaccio. Al momento della sua morte (1578) aveva pubblicato circa 850 libri. Fu il primo a chiamare la Commedia la Commedia di Dante, prima erano le rime di Dante. Un altro filone ricco oltre a all’editoria scolastica, religiosa e classica sono i libri di economia, con target i mercanti e che insegnava a fare i conti e a gestire i libri di conti dedicati al commercio ed anche i libri di medicina, come un manoscritto Padovano, colorato posteriormente con acquerelli, è visibile che l’inchiostro della lettera “miniata” era troppo ferroso e dunque è rimasto impresso in diverse pagine, altri libri, come “Le ingegnose sorti” di Ercole d’Este finirono immediatamente nell’indice dei libri proibiti, in quanto conteneva diversi giochi d’azzardo e domande da fare ai dadi, deve essere stato molto difficile da stampare, siamo nel 1550. Nel 1551 abbiamo un’editoria molto differenziata e con un ampio specchio tematico.