La Critica della ragion pura Flashcards
Che problema affronta Kant nella Critica della ragion pura ?
La Critica della ragion pura è sostanzialmente un’analisi critica dei
fondamenti del sapere. E, poiché ai tempi di Kant l’universo del sapere si articolava in
scienza (matematica e fisica) e metafisica, essa prende la forma di un’indagine valutativa
circa queste due attività conoscitive.
A quali domande la Critica cerca di dare risposta ?
Le domande fondamentali a cui la Critica cercherà di dare risposta sono:
■ «Come è possibile la matematica pura?»;
■ «Come è possibile la fisica pura?»;
■ «Come è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?».
Consapevole di non potersi accontentare, nel caso della metafisica, di uno studio che si limiti
ad analizzarla come «disposizione naturale», a queste tre domande Kant ne aggiunge
una quarta:
■ «Come è possibile la metafisica come scienza?».
Tuttavia, mentre nel caso della matematica e della fisica si tratta di giustificare una situazione
di fatto, chiarendo le condizioni che le rendono possibili come scienze, nel caso della
metafisica si tratta in realtà di scoprire “se” esistano condizioni tali che possano legittimare
le sue pretese di porsi come scienza, o, viceversa, se essa sia inevitabilmente condannata
alla non-scientificità.
Come concepisce la scienza Kant ?
Kant ritiene, contro il razionalismo, che la scienza derivi dall’esperienza, ma ritiene
anche, contro l’empirismo, che alla base dell’esperienza vi siano dei principi inderivabili
dall’esperienza stessa.
In virtù di questi ultimi, essa è anche a priori, cioè universale e necessaria.
Pur derivando in parte dall’esperienza e pur nutrendosene continuamente, la scienza presuppone anche,
alla propria base, alcuni principi immutabili che sono i “pilastri” su cui essa si regge.
I principi di questo tipo sono giudizi sintetici a priori.
Quali sono i giudizi sintetici a priori ?
I giudizi sintetici a priori sono:
■ giudizi poiché consistono nel connettere un predicato con un soggetto;
■ sintetici perché il predicato dice qualcosa di nuovo e di più rispetto al soggetto;
■ a priori perché, essendo universali e necessari, non possono derivare dall’esperienza, la
quale, come aveva insegnato Hume, non ci dice, ad esempio, che ogni evento debba necessariamente,
anche in futuro, dipendere da cause, ma solo che finora (nel passato) è stato così.
Quali sono i giudizi analitici a priori ?
I giudizi analitici a priori sono giudizi che vengono enunciati a priori, senza bisogno di ricorrere all’esperienza, in quanto in essi il predicato non fa che esplicitare, con un processo di analisi basato sul principio di non-contraddizione, quanto è già implicitamente contenuto nel soggetto.
Pur essendo universali e necessari (a priori), i giudizi analitici a priori sono dunque infecondi, perché non ampliano il nostro preesistente patrimonio conoscitivo.
Quali sono i giudizi sintetici a posteriori ?
I giudizi sintetici a posteriori sono giudizi in cui il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto, aggiungendosi o sintetizzandosi a quest’ultimo in virtù dell’esperienza, cioè a posteriori.
Pur essendo fecondi (sintetici), questi giudizi sono privi di universalità e necessità, perché poggiano
esclusivamente sull’esperienza.
Come sono possibili giudizi sintetici a priori ?
Kant risponde a questo interrogativo articolando la sua ipotesi gnoseologica di fondo ed
elaborando una nuova teoria della conoscenza, intesa come sintesi di materia e forma, ossia
di un elemento a posteriori e un elemento a priori:
■ per “materia” della conoscenza si intende la molteplicità caotica e mutevole delle impressioni
sensibili che provengono dall’esperienza (elemento empirico o a posteriori);
■ per “forma” della conoscenza si intende l’insieme delle modalità fisse attraverso cui la
mente umana ordina, secondo determinati rapporti, tali impressioni (elemento razionale
o a priori).
Kant ritiene infatti che la mente filtri attivamente i dati empirici attraverso forme che le
sono innate e che risultano comuni a tutti i soggetti pensanti.
Come tali, queste forme sono a priori rispetto all’esperienza e hanno validità universale e
necessaria, in quanto tutti le possiedono e le applicano allo stesso modo.
L’esistenza nell’uomo di determinate forme a priori universali e necessarie attraverso cui si “incapsulano” i
dati della realtà spiega perché si possano formulare dei giudizi sintetici a priori intorno a essa senza timore di essere smentiti dall’esperienza.
Perché la concezione gnoseologica di Kant è definita “rivoluzione copernicana” ?
Come Copernico, per spiegare i moti celesti, aveva ribaltato i rapporti tra lo spettatore e le stelle, e quindi tra la Terra e il Sole, allo stesso modo Kant, per spiegare la scienza, ribalta i rapporti tra soggetto e oggetto, affermando che non è la mente che si modella in modo passivo sulla realtà – nel qual caso non
vi sarebbero conoscenze universali e necessarie – ma la realtà che si modella sulle forme
a priori attraverso cui la percepiamo.
In questo modo Kant fonda l’oggettività della conoscenza nel cuore stesso della soggettività e intende il fondamento del sapere in termini di possibilità e di limiti, cioè conformemente al modo d’essere di quell’ente pensante finito che è l’uomo.
Cosa comporta la nuova ipotesi gnoseologica di Kant ?
La nuova ipotesi gnoseologica comporta la distinzione kantiana tra fenomeno
e cosa in sé:
■ il fenomeno è la realtà quale ci appare tramite le forme a priori che sono proprie della
nostra struttura conoscitiva. Esso, dunque, non è un’apparenza illusoria, poiché è un
oggetto, e un oggetto reale, ma è reale soltanto nel rapporto con il soggetto conoscente:
in altre parole, il fenomeno possiede una peculiare oggettività (universalità e necessità),
consistente nel fatto di valere allo stesso modo per tutti gli intelletti strutturati come il
nostro;
■ la cosa in sé è la realtà considerata indipendentemente da noi e dalle forme a priori
mediante le quali la conosciamo. Come tale, la cosa in sé costituisce una «x sconosciuta»,
che rappresenta tuttavia il necessario correlato dell’«oggetto per noi» o fenomeno.
Quali sono le facoltà conoscitive ?
Kant distingue tre facoltà conoscitive principali: «Ogni nostra conoscenza scaturisce dai
sensi, da qui va all’intelletto, per finire nella ragione».
■ La sensibilità è la facoltà con cui gli oggetti ci sono dati intuitivamente attraverso i sensi
e tramite le forme a priori di spazio e tempo;
■ l’intelletto (in senso stretto) è la facoltà attraverso cui pensiamo i dati sensibili tramite i
concetti puri o le categorie;
■ la ragione (in senso stretto) è la facoltà attraverso cui, procedendo oltre l’esperienza,
cerchiamo di spiegare globalmente la realtà mediante le idee di anima, mondo e Dio.
Come si divide la Critica della ragion pura ?
L’opera si biforca in due tronconi principali:
a) la dottrina degli elementi, che si propone di scoprire, isolandoli, quegli elementi formali
della conoscenza che Kant chiama «puri», o «a priori»;
b) la dottrina del metodo, che consiste nel determinare l’uso possibile degli elementi a priori
della conoscenza, cioè il metodo della conoscenza medesima.
Come si divide la dottrina degli elementi ?
La dottrina degli elementi, che è la parte più estesa della Critica, si ramifica a sua volta in
estetica trascendentale e logica trascendentale:
■ l’estetica trascendentale studia la sensibilità e le sue forme a priori dello spazio e del
tempo, mostrando come su di esse si fondi la matematica;
■ la logica trascendentale si sdoppia a sua volta in analitica trascendentale, che studia
l’intelletto e le sue forme a priori (le 12 categorie), mostrando come su di esse si fondi la
fisica; e dialettica trascendentale, che studia la ragione e le sue tre «idee» di anima, mondo
e Dio, mostrando come su di esse si fondi la metafisica.
Qual è il significato di trascendentale ?
Kant connette il concetto di trascendentale con quello di forma a priori, la quale, come sappiamo, non esprime una proprietà (ontologica) della realtà in sé, ma solo una condizione (gnoseologica) che rende possibile la conoscenza della realtà fenomenica.
Il principale significato di “trascendentale”, su cui egli ha esplicitamente richiamato l’attenzione, è quello che lo identifica non con gli elementi a priori in quanto tali, ma
con lo studio filosofico dei medesimi.
Pertanto, a rigore, in Kant risultano trascendentali non tanto le forme a priori, quanto le
discipline filosofiche relative a esse (l’estetica trascendentale, l’analitica trascendentale ecc.)
Come deve essere inteso il titolo Critica della ragion pura ?
Il titolo in questione può essere interpretato esattamente nel seguente modo: “esame critico generale della validità e dei limiti che la ragione umana possiede in virtù dei suoi elementi puri a priori”.
Dinnanzi al «tribunale» (come lo chiama Kant) della critica, la ragione appare come giudice e giudicato al tempo stesso. Infatti, la critica è «della» (der) ragione sia nel senso che la ragione è ciò che viene reso argomento di critica, sia nel senso che essa è ciò che mette in atto la critica.
Cosa studia Kant nell’Estetica trascendentale ?
Nell’Estetica trascendentale Kant studia la sensibilità e le sue forme
a priori.
Come considera Kant la sensibilità ?
Egli considera la sensibilità «ricettiva», perché essa non genera i propri contenuti,
ma li accoglie per intuizione dalla realtà esterna o dall’esperienza interna. Tuttavia la sensibilità
non è soltanto ricettiva, ma anche attiva, in quanto organizza il materiale delle sensazioni
(le intuizioni empiriche) tramite lo spazio e il tempo, che sono appunto le forme
a priori (le intuizioni pure) della sensibilità.
L’intuizione è la conoscenza alla quale l’oggetto risulta direttamente presente
Kant distingue tra un’intuizione sensibile e un’intuizione intellettuale. L’intuizione sensibile è l’intuizione propria di un essere pensante finito, a cui l’oggetto è dato e coincide
con la ricettività della sensibilità; quella intellettuale è l’intuizione di un ipotetico intelletto divino.
Le intuizioni empiriche consistono nell’immediato riferirsi all’oggetto mediante le sensazioni. Le intuizioni pure sono le forme a priori delle sensazioni. «Chiamo pure (in senso
trascendentale) tutte le rappresentazioni in cui nulla è riscontrabile che appartenga alla sensazione. Di conseguenza, la forma pura delle intuizioni sensibili in generale si troverà a priori nell’animo.
Cosa è lo spazio ?
Lo spazio è la forma del senso esterno, cioè quella «rappresentazione a priori, necessaria,
che sta a fondamento di tutte le intuizioni esterne» e del disporsi delle cose «l’una accanto all’altra».
Cosa è il tempo ?
Il tempo è la forma del senso interno, cioè quella rappresentazione a priori che sta a fondamento
dei nostri stati interni e del loro disporsi l’uno dopo l’altro, ovvero secondo un ordine di successione.
Poiché è unicamente attraverso il senso interno che ci giungono i dati del senso esterno,
il tempo si configura anche, indirettamente, come la forma del senso esterno, cioè come la
maniera universale attraverso cui percepiamo tutti gli oggetti. Ogni cosa è nel tempo.
Con quali argomenti kant confuta la concezione empirista dello spazio e del tempo ?
Contro l’interpretazione empiristica, Kant afferma che spazio e tempo non possono derivare
dall’esperienza, poiché per fare un’esperienza qualsiasi dobbiamo già presupporre le
rappresentazioni originarie di spazio e di tempo.
Con quali argomenti kant confuta la concezione oggettivista dello spazio e del tempo ?
Contro l’interpretazione oggettivistica, Kant sostiene che qualora spazio e tempo fossero
davvero dei recipienti vuoti, ossia degli assoluti a sé stanti, essi dovrebbero continuare a
esistere anche nell’ipotesi che in essi non vi fossero oggetti. Ma come fare a concepire «qualcosa
che, senza un oggetto reale, sarebbe tuttavia reale?
Con quali argomenti kant confuta la concezione concettualista dello spazio e del tempo ?
Contro l’interpretazione concettualistica, infine, Kant afferma che spazio e tempo non possono
essere considerati alla stregua di concetti, in quanto hanno una natura intuitiva e non
discorsiva, perché noi, ad esempio, non astraiamo il concetto di spazio dalla constatazione
dei vari spazi (come il concetto di cavallo dai vari cavalli), ma intuiamo i vari spazi come
parti di un unico spazio, presupponendo in tal modo la rappresentazione originaria di spazio,
che risulta quindi un’intuizione pura o a priori.
Qual è la concezione di Kant dello spazio e del tempo ?
Spazio e tempo non sono dei contenitori in cui si trovano gli oggetti – poiché in tal caso, come si è appena visto, sarebbe difficile concepire la loro esistenza autonoma – bensì dei quadri mentali a priori entro cui connettiamo i dati fenomenici.
Come tali, essi, pur essendo “ideali” o “soggettivi” rispetto alle cose in se stesse, sono tuttavia
“reali” e “oggettivi” rispetto all’esperienza, ossia alle cose quali appaiono fenomenicamente . Per questo motivo, Kant parla di idealità trascendentale e di realtà empirica dello spazio e del tempo.
Che rapporto c’è tra geometria e aritmetica da un lato e spazio e tempo dall’altro ?
Kant vede nella geometria e nell’aritmetica delle scienze sintetiche a priori per eccellenza. Sintetiche (e non analitiche) in quanto ampliano le nostre conoscenze mediante costruzioni mentali che vanno oltre il già
noto. A priori (e non a posteriori) in quanto i teoremi geometrici e aritmetici valgono indipendentemente dall’esperienza.
Il punto di appoggio delle costruzioni sintetiche a priori della matematica risiede nelle intuizioni di spazio e di tempo. Infatti la geometria è la scienza che dimostra sinteticamente a priori le proprietà delle figure mediante l’intuizione pura di spazio. Analogamente, l’aritmetica è la scienza che determina sinteticamente a priori la proprietà delle serie numeriche, basandosi sull’intuizione pura di tempo e di successione, senza la quale lo stesso concetto di numero non sarebbe mai sorto.
In quanto a priori, la matematica è anche universale e necessaria, immutabilmente valida per tutte le menti pensanti.
Perché la matematica vale anche per la natura ?
Matematiche possono venir proficuamente applicate agli oggetti dell’esperienza fenomenica poiché quest’ultima, essendo intuita nello spazio e nel tempo – che sono anche i cardini della matematica –, possiede già, di per sé, una configurazione geometrica e aritmetica.