ELOGIO DEL MARGINE Flashcards

1
Q

CHE COSA RAPPRESENTA LA CASA?

A

La casa è:
- un sito di resistenza per le comunità nere,
- un luogo di ritorno dopo aver prestato servizio nelle case delle famiglie bianche
- un luogo in cui riconfermare la propria esistenza e i propri valori,
- un luogo in cui le donne hanno fatto lo sforzo di non esaurire completamente se stesse e ritrovare, nonostante lo sforzo e le energie svilite dalla fatica, la forza di stare con la propria famiglia senza lasciarsi risucchiare dal mondo suprematista bianco che avrebbe voluto ledere la loro dignità.
- un luogo in cui guarire

Le donne che hanno fornito dei servizi nella casa hanno svolto essenzialmente un lavoro di riproduzione sociale: accudimento, nutrimento, hanno guarito le ferite che il dominio razzista aveva inferto anche agli altri membri della famiglia

Secondo B.H. bisogna rendere omaggio alle donne che hanno fatto della casa un punto di resistenza, visto che oggi manca la solidarietà tra generi nella lotta alla liberazione nera e il ruolo delle donne nella costruzione di ambienti domestici viene svalutato, e dimenticare il valore politico della resistenza delle donne nere è pericoloso, perché i bianchi sottomettono i neri sottraendo loro i mezzi per costruire un focolare e approfittando delle disunioni, e anche perché si lascia spazio al paradigma della casa dominata da norme sessiste che ne fanno un sito di dominio patriarcale (uomini e donne neri non sono uniti nella resistenza).

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2
Q

RAZZA E SESSO: CHE COSA DICE BELL HOOKS?

A

Sono dei temi profondamente intrecciati e che si sono sempre sovrapposti negli USA.

Le interconnessioni che li legano sono visibili:
- nelle pratiche di schiavismo, in cui viene posta una precisa metafora di genere alla colonizzazione: non solo la terra conquistata viene descritta come una donna vergine, ma gli oppressori sono degli uomini liberi, virili, maschi, dominatori, mentre gli oppressi sono dei neri che perdono la loro virilità e vedono le loro donne stuprate; sono mascolinamente sconfitti dall’atto simbolico dello stupro
- nel modo in cui la sessualità viene cavalcata anche dai neri come una forza da usare per sconfiggere i rapporti di oppressione e dominio. Lo stupro della donna bianca allora diventa un atto di vendetta con cui un uomo si riappropria simbolicamente della propria libertà, questo perché c’è stata un’identificazione tra libertà=virilità

Parla del sessismo, di un atteggiamento politico con cui i bianchi e i neri hanno condiviso un’identica sensibilità rispetto ai ruoli sessuati e all’importanza del dominio maschile. Il dogma patriarcale che lo stupro è qualcosa di accettabile è condiviso da entrambi i gruppi

La soluzione per b.h. è avviare una LOTTA CONGIUNTA CONTRO RAZZISMO E SESSISMO, contro una sessualità diventata, anche per i neri, una forza da cavalcare in nome di una mascolinità tossica da rivendicare e che finisce per nuocere alle donne. Perché dobbiamo decidere, ad esempio, se il caso dello stupro in Central Park è più sessista o più razzista? E’ entrambi, è un atto misogino. E’ sessista perché diventa l’anello di una catena di stupri e di atti terroristici organici al dominio maschile, razzista perché la donna stuprata per quei ragazzi neri sicuramente non era solo una donna.

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3
Q

COS’E’ IL SESSISMO?

A

E’ un atteggiamento politico con cui i bianchi e i neri hanno condiviso un’identica sensibilità rispetto ai ruoli sessuati e all’importanza del dominio maschile. Il dogma patriarcale che lo stupro è qualcosa di accettabile è condiviso da entrambi i gruppi

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4
Q

COS’E’ LO STUPRO?

A

Lo stupro è un atto simbolico di terrorismo violentissimo che comunica ad un uomo il suo essere mascolinamente sconfitto dal dominatore. Questo avviene perché c’è un’identificazione tra libertà = virilità.
E’ stato usato nelle pratiche di schiavismo per annientare la mascolinità degli schiavi neri, che vedevano le loro donne stuprate dagli oppressori e dominatori bianchi davanti ai loro occhi.
Con lo schiavismo viene infatti posta una precisa metafora di genere alla colonizzazione.

Ma può essere anche un atto di vendetta, nel momento in cui i neri usano la sessualità come forza da cavalcare per sconfiggere i rapporti di oppressione e dominio stuprando le donne bianche.

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5
Q

CHE VALORE HA L’ESTETICA E IL SENSO DEL BELLO ALL’INTERNO DELLA COMUNITA’ AFROAMERICANA?

A

Il rapporto della comunità afroamericana con il senso della bellezza è passato per una politicizzazione dell’estetica.

In nessun modo la mancanza materiale può impedire ai neri di guardare il mondo con occhio critico o di riconoscere il bello. B. H. dichiara di aver appreso il senso estetico frequentando la casa della donna. Il senso della bellezza è un malessere del cuore che rende reale la nostra passione.

Hanno sempre, inoltre, avuto bisogno di esprimersi culturalmente e artisticamente. A volte il bisogno è stato declinato come un dovere nelle comunità protestanti, così fedeli alle sollecitazioni della parabola dei talenti. L’arte è diventata così un campo di lotta politica, di reazione alla propaganda bianca, un campo in cui mettere in discussione l’ideologia suprematista bianca per recuperare e mantenere un legame col passato (nesso tra produzione artistica e politica rivoluzionaria). L’arte è messa a servizio della lotta di liberazione nera, come nel BAM, che da movimento per l’estetica nera militante si trasformò ben presto in un paradigma restrittivo e sminuente, in un diktat che svalutava la creatività e l’inventiva dei neri.

Secondo

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6
Q

COS’E’ STATO IL BLACK ARTS MOVEMENT?

A

Il Black Arts Movement è stato un movimento per l’estetica nera militante, sorto in un periodo in cui l’arte è diventata un campo di lotta politica, di reazione alla propaganda bianca, un campo in cui mettere in discussione l’ideologia suprematista bianca per recuperare e mantenere un legame col passato.
Il rapporto della comunità afroamericana con il senso della bellezza è passato per una politicizzazione dell’estetica.

Ma si è trasformato presto in una prescrizione, un diktat, perché ha liquidato tutte le forme di produzione culturale afroamericane che non si conformavano ai criteri del movimento, ad esempio quelle astratte: postulava il naturalismo e il realismo come forme di arte più facilmente accessibili e politicizzabili, ma in questo modo parlava la stessa lingua degli altri e spogliava gli artisti della loro creatività e iniziativa.

B.H. propone di riaprire lo spazio creativo e di rivitalizzare il dibattito sulla questione dell’estetico, parlando di estetica radicale e di contro-estetica, ovvero di programmi che partono dalle tradizioni bianche occidentali senza eliminarle e ripudiarle, senza negare l’esistenza di un canone e di una teoria che stabilisce dei criteri di giudizio, ma allo stesso tempo accogliendo un terreno che permette la realizzazione di opere che trasgrediscono ai canoni e che rompono con i vecchi modi di vedere la realtà secondo cui esiste un solo pubblico, un solo metro estetico.

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7
Q

A CHE COSA SERVE L’ESTETICA RADICALE E LA CONTRO-ESTETICA?

A

A fronte di una politicizzazione dell’arte all’interno della comunità afroamericana che è passata per l’adozione di regimi artistici prescrittivi e restrittivi, come il BAM, B.H. propone di riaprire lo spazio creativo e di rivitalizzare il dibattito sulla questione dell’estetico, parlando di estetica radicale e di contro-estetica, ovvero di programmi che partono dalle tradizioni bianche occidentali senza eliminarle e ripudiarle, senza negare l’esistenza di un canone e di una teoria che stabilisce dei criteri di giudizio, ma allo stesso tempo accogliendo un terreno che permette la realizzazione di opere che trasgrediscono ai canoni e che rompono con i vecchi modi di vedere la realtà secondo cui esiste un solo pubblico, un solo metro estetico.

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8
Q

COME LA COMUNITA’ AFROAMERICANA HA SVILUPPATO UNO SGUARDO OPPOSITIVO NEL CINEMA?

A

Qui affronta il rapporto tra sviluppo e crescita dei sistemi comunicativi massmediali e la riproposizione di dinamiche discriminatorie sul grande schermo, approfondendo il tema del ruolo degli spettatori neri nel cinema.

Alla negazione del diritto di guardare nelle politiche di schiavismo e a quella violenza sottile che colpisce negando al corpo nero il diritto di essere adeguatamente rappresentato sul grande schermo, la comunità afroamericana ha spesso risposto sfidando le resistenze e sviluppando uno sguardo oppositivo e critico.

I primi neri che andavano al cinema non si riconoscevano nelle rappresentazioni della nerezza date dai bianchi. Ma lo spettatore che guarda e che non si riconosce può assumere una posizione attiva e non acritica, perché una narrazione filmica viene completata da chi guarda.
Come reagire?
a) sviluppando un cinema nero indipendente
b) guardandolo attraverso uno sguardo oppositivo, interrogativo, per sviluppare un atteggiamento spettatoriale critico

Ma l’atteggiamento spettatoriale nero ha delle differenze nelle sue declinazioni al maschile e al femminile.
- lo spettatore nero spesso condivideva le politiche sessiste, fallocentriche della spettatorialità dando sfogo nel cinema allo sguardo represso e guardando le donne bianche sullo schermo
- la donna nera invece è stata profondamente oggetto di svalutazione nella rappresentazione massmediologica

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9
Q

CHE COS’E’ LA SPETTATORIALITA’ NERA?

A

E’ un ATTEGGIAMENTO con cui la comunità afroamericana ha spesso risposto alla riproposizione di dinamiche discriminatorie sul grande schermo e al problema di una violenta o fallace e mortificante rappresentazione della nerezza da parte dei mass media, sfidando le resistenze e sviluppando uno sguardo oppositivo e critico.

Ma SI PUO’ SCEGLIERE IL MODO IN CUI REAGIRE e questo rende la spettatorialità nera non più passiva, non più una ricezione acritica, ma attiva, e cambia il rapporto che si instaura tra cinema-sguardo.
Al piacere di guardare si sostituisce il piacere dell’analisi di forme, linguaggio e contenuto. Anche B.H. ha raggiunto il “punto di disaffezione”, un punto di partenza da cui molte nere si avvicinano al cinema all’interno della dura realtà del razzismo.

Lo sguardo nero poi ha anche contestato, revisionato quel tipo di cinema dominante, reinventato e ricostruito una femminilità nera radicale, sovvertendo le ingombranti narrazioni filmiche esistenti, riteorizzando la soggettività sul terreno del visivo e offrendo immagini diverse e trasgressive, anche prendendo a prestito strategie hollywoodiane per poi capovolgerle e fare irrompere sulla scena la protagonista nera (come ha fatto Julie Dash con Illusions). Accogliere, modificare, restituire, non rigettare violentemente.

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10
Q

LE DONNE NERE NEL CINEMA HOLLYWOODIANO

A

Le donne nere sono state oggetto di svalutazione e disumanizzazione nella rappresentazione massmediologica.

  • erano l’oggetto dello sguardo maschile nei primi film maker neri indipendenti,
  • ma hanno anche subito violenza dai discorsi filmici bianchi. In questo caso, il loro corpo era presente come assenza per perpetuare la supremazia bianca e la spettatorialità fallocentrica dove la donna da desiderare è bianca (=rafforzamento della femminilità bianca)
  • non venivano rappresentate come abbastanza desiderate; erano un antimodello: Julie Burchill ha notato anche l’ossessione presente all’interno del mondo del cinema che fa sì che una donna bianca ma bruna si debba fare bionda per apparire ancora più chiara, in maniera tale da mantenere una divisione tra la sua femminilità e quella dell’Altra nera;
  • hanno guardato altrove, senza dare più peso al cinema, quando vedevano alcuni personaggi in cui magari si identificavano venire messi in ridicolo (come nel caso di Sapphire nella sitcom del 1928 Amos ‘n’ Andy);
  • altre erano cinematograficamente manipolate: il loro era uno sguardo del desiderio e della complicità. Erano subordinate, si facevano sedurre dal cinema e riuscivano a dimenticare il razzismo e il sessismo. Alcune volevano diventare come le donne bianche;
  • la loro spettatorialità non è stata riconosciuta dalla critica cinematografica femminile, che si poggia su un’astorica struttura che privilegia la differenza sessuale e sopprime attivamente il riconoscimento della razza come fattore di oppressione. Il soggetto che cercano di decostruire e mettere in discussione è sempre bianco. È sintomo di una teoria femminile che vede e combatte solo l’uso servile dell’immagine femminile nel patriarcato, ma finisce, per Mary Ann Doane, in un punto cieco dove può solamente rendere astratte le donne. Sono rimaste mute davanti alla problematicità della rappresentazione nera.
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11
Q

CHE COS’E’ IL POSTMODERNISMO SECONDO B.H.?

A

Si chiede quale significato possa avere il postmodernismo per l’esperienza nera contemporanea. È convinta che possa essere utile, anche se il suo approccio al post modernismo è cauto e diffidente.

In questo saggio si vede la tendenza di bell hooks a non rigettare culture, stilemi, ideologie, impronte dominanti e preponderanti.

2) È una PRATICA DISCORSIVA CHE PARLA PER CODICI, che affronta anche il tema dell’Alterità e della Differenza, ma il panorama è dominato dalle VOCI DI INTELLETTUALI BIANCHI o élite accademiche: è esclusivo. Sono temi che sembrano avere scarso impatto concreto, incapaci di produrre una vera teoria liberatoria, perché manca l’incorporazione della voce dell’Altro e del marginalizzato: si sta veramente ricercando che cosa stanno facendo le alterità o si continua a separare la politica della differenza da quella del razzismo?
I critici bianchi postmoderni continuano ad assorbire passivamente il punto di vista bianco e a indirizzare la loro voce critica a un pubblico proveniente da tradizioni di narrazioni padronali.

2) Gli stessi INTELLETTUALI NERI, secondo Cornel West, oscillano tra cultura bianca e nera, non sono in contatto organico con gran parte della vita dei NERI COMUNI. In realtà bell hooks lavora in ambito accademico, ma è seriamente impegnata nei confronti della comunità nera, perché non ha spezzato i vincoli che la legano ad essa.

3) Non fa riferimento a esperienze e scritti di neri, né ad opere prodotte da donne nere (= egemonia teorica maschile). Si citano autori neri solamente quando si scava a fondo in aspetti della cultura nera.

4) Il postmodernismo inoltre nasce in opposizione al pieno MODERNISMO, che ha invece influenzato il movimento per il potere nero degli anni Sessanta (che rappresentano la piena stagione del modernismo e del movimento per i diritti civili: molte battaglie sono state vinte (desegregazione dei trasporti, delle scuole, dei luoghi di ristoro, è stato garantito il rispetto effettivo di un diritto di voto formalmente già esistente ma ostacolato)) Ma l’ideologia del potere nero è stata poi schiacciata dal potente stato repressivo postmoderno e fu ridotta al silenzio. Prima i neri marginalizzati invece erano riusciti a ottenere udienza. I neri hanno dovuto quindi trovare altre strade per trasmettere i messaggi delle lotte di liberazione nera, nuovi modi per parlare di razzismo.

5) ha approfondito tra i gruppi neri un profondo senso di alienazione, insicurezza, perdita di appartenenza, sia nel sottoproletariato nero (che vive in condizioni di mancanza di speranza, nichilismo, droga e alcool, che usa il rap come “alfabeto comune” per esprimere la sua voce critica, per decostruire le narrazioni del padrone. Lo fa però in un momento in cui è emersa una critica al concetto di soggetto e di essenza, che nega la validità politica dell’identità: proprio adesso che stiamo cercando di costruire un terreno comune, il postmodernismo critica il concetto di comune–condiviso), sia nella classe media logorata dall’ansia e dal desiderio di essere cooptata dal potere vigente. C’è un senso diffuso di malessere che potrebbe essere una solida base per forme di coalizione.

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12
Q

CRITICA DELL’IDENTITA’ E DELL’ESSENZIALISMO POSTMODERNISTA

A

ha sollevato una critica al concetto di soggetto, di essenza, di identità condivisa che possa declinarsi in lotta politica

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13
Q

CHE VANTAGGI PUO’ PORTARE LA CRITICA ANTIESSENZIALISTA ALLA COMUNITA’ NERA?

A

a) aiuta a riformulare nozioni identitarie oramai obsolete, rifiutando la nozione limitata e costrittiva di nerezza;
b) apre a nuove possibilità di costruzione del sé, sfidando la nozione di universalità e di identità statica
c) apre all’iniziativa individuale
d) riconosce che la mobilità di classe ha alterato l’esperienza collettiva dei neri e che il razzismo non ha lo stesso impatto ora sui neri
e) afferma la pluralità delle identità nere e la varietà delle esperienze
f) sfidano i paradigmi coloniali imperialisti che rappresentano la nerezza a una dimensione, prendendo per naturali le espressioni della vita dei neri e riconducendoli a stereotipo e dando vita all’idea di primitivo e di esperienza autentica
g) riconosce che diversi condizionamenti di vita portano a produzioni culturali diverse.

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14
Q

PERCHE’ E’ IMPORTANTE PER B.H. ASSUMERE UNA POSIZIONE BEN PRECISA?

A
  • perché attraverso la presa di posizione nello spazio si può avviare un processo di re-visione e ci si può allontanare da una posizione imposta
  • perché conoscere da dove vengo mi dice come posso teorizzare la posizione da cui parto, le voci che ho in me e capire dove sto andando

Anche la LINGUA è funzionale al processo di collocazione. La lingua è un luogo di lotta, ma è anche un veicolo per entrare nel mondo dei bianchi e ottenere da loro ciò che di utile possono offrire.
Ma si può ritornare nel proprio mondo mescolando termini dell’idioma bianco con quello del parlato tipico dei neri.

Anche la MEMORIA evoca il bisogno di ricordare uno spazio da ancorare al proprio presente: ricordare le proprie origini, da dove si viene e come l’esperienza del viaggio abbia cambiato le carte in tavola, modificato in positivo la condizione di partenza.

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15
Q

LA LINGUA

A

La lingua è un luogo di lotta, ma è anche un veicolo per entrare nel mondo dei bianchi e ottenere da loro ciò che di utile possono offrire: ci sono afroamericani che parlano la lingua dei bianchi, lei lo ha fatto, altrimenti come avrebbe potuto scrivere la tesi (questo è solo un esempio).

I neri sono accomunati da una stessa lingua, i neri del sud da uno stesso accento: è quindi un modo per riconoscersi, e che non va silenziato per sempre. Lei, ad esempio, in maniera conciliante, dice di mescolare i termini accademici bianchi al “parlato “(espressioni colloquiali tipiche dei neri). E’ una traccia che rimane e che si fa strada negli interstizi.

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16
Q

PERCHE’ BISOGNA SVILUPPARE MEMORIA E TENSIONE A RICORDARE?

A

Perché solo così si creano spazi in cui è possibile recuperare e dare significato al passato, al dolore, per trasformare e illuminare la realtà presente.
Lei ricorda il viaggio che l’ha portata da una piccola città del sud segregazionista a una città universitaria priva di segregazione razziale.

17
Q

IL RAPPORTO TRA CASA E MARGINE E CHE COS’E’ IL MARGINE?

A

Apre e chiude con il concetto di casa per completarlo con quello di margine.
Sì, la casa è stata un sito di resistenza impermeabile e inaccessibile, ma non dobbiamo arroccarci comodamente dietro di essa. Non sempre è qualcosa di positivo, perché cambia a seconda delle condizioni sociali dei neri stessi. Non tutti vogliono ritornarci, non tutti, davvero, vivono questo spazio come un sito di rigenerazione e resistenza.
I neri vissuti nel privilegio spesso hanno l’aspirazione di lasciarsi alle spalle l’estrema povertà della vecchia casa; chi viene da posizioni modeste si è spesso dovuto impegnare in una lotta politica dentro e all’esterno della comunità nera; i neri poveri che riescono a frequentare ambienti privilegiati non vogliono dimenticare la loro storia e i loro sogni di diversità, ma creare degli spazi dentro la cultura dominante.

Bisogna sostituirlo con il concetto di margine: uno spazio di apertura radicale, il bordo, un luogo non sicuro se non lo si trasforma in un sito collettivo di resistenza, da cui poter dire di no al colonizzatore. Appartiene sempre al corpo principale ed è simboleggiato dai binari, che sono un sito di attraversamento verso la città a cui si poteva accedere ma non vivere. Stare al margine consente di sviluppare un particolare sguardo oppositivo sul mondo, uno sguardo che sappia sdoppiarsi, guardare tanto il centro quanto il bordo e capirli entrambi, perché l’universo è fatto di entrambi. Compongono parte di un insieme.
È un luogo radicale di possibilità, di resistenza, dove produrre un discorso controegemonico non solo nel linguaggio, ma anche nei modi di vivere e di essere. È un luogo cui rimanere fedeli perché nutre la nostra capacità di resistenza e da cui avere una prospettiva radicale da cui guardare e immaginare nuovi mondi, anche se ci si è formati in una cultura dominante (ad esempio nelle università). È un luogo in cui si desidera la libertà e si lotta per essa. Certamente, però, è un luogo di repressione e privazione.

18
Q

COSA DICE NELL’ULTIMO SAGGIO?

A

Affronta il tema del senso geografico. Avere consapevolezza sull’importanza di incorporare il senso geografico e di teorizzare la propria posizione di partenza possono essere delle soluzioni innovative che vanno a nutrire il bisogno di resistenza.

  • perché attraverso la presa di posizione nello spazio si può avviare un processo di re-visione e ci si può allontanare da una posizione imposta
  • perché conoscere da dove vengo mi dice come posso teorizzare la posizione da cui parto, le voci che ho in me e capire dove sto andando

e affronta:

1) LINGUA
2) MEMORIA
3) CASA E DEL MARGINE

tutti concetti che hanno a che fare con lo spazio

19
Q

ELOGIO DEL MARGINE (INTRODUZIONE AL LIBRO)

A

BELL HOOKS:

ha contribuito alla costruzione dei cultural studies e del FEMMINISMO INTERSEZIONALE, ovvero quello che vede interagire diversi aspetti delle varie identità (razza, sesso, classe), perché intorno a essi possono verificarsi più livelli di oppressione.

1) Fu una delle prime che invitò a interessarsi una volta per tutte anche alla CONDIZIONE DELLE DONNE NERE, dal momento che fino ad allora se un afroamericano veniva socialmente considerato un intellettuale si trattava sempre di un uomo.
La lotta femminista deve essere pensata allora come LOTTA CONTRO RAZZISMO E SESSISMO. Questo è visibile nel saggio “razza e sesso”, in cui affronta la questione dello stupro: perché decidere se uno stupro è più o meno sessista o più o meno razzista? È un atto terroristico misogino che può avere delle forti connessioni con il tema della razza, come è emerso nel caso dello stupro della jogger a Central Park.

2) E’ una donna che ha saputo parlare a tutti interessandosi anche a MOLTEPLICI ASPETTI DELL’ATTUALITA’ connessi, ad esempio, con il tema della cultura e dei media: il saggio sulla spettatorialità nera e sul ruolo dello sguardo nero nel cinema è illuminante in questo senso.

3) RIVOLGE DELLE CRITICHE ALLA STESSA COMUNITA’ NERA, non fa sconti a nessuno. Il suo non è solo un atteggiamento di condanna verso un razzismo bianco oramai invecchiato, quando critica l’approccio prescrittivo e limitante del Black Arts Movement e invita ad abbracciare una contro–estetica o un’estetica nera radicale; quando inneggia alla decostruzione di una mascolinità tossica che inizia a farsi strada anche all’interno delle famiglie nere, in nome di una lotta congiunta contro razzismo e sessismo (perché il sessismo è un’infezione e un dogma patriarcale che viene abbracciato dagli stessi neri e che ricrea nelle famiglie nere le stesse dinamiche di subordinazione che ci sono nelle famiglie bianche. Perché deve venire a mancare il vincolo solidaristico tra uomo e donna nera, che così tanto ha fatto per fare della casa un sito di resistenza e di rigenerazione?)

4) ATTEGGIAMENTO SPESSO CONCILIANTE: non chiede che la cultura “alta” bianca venga considerata in modo antitetico rispetto a quella bassa, ma chiede di avere uno sguardo trasversale e di interessarci ad entrambe, abbandonando la dicotomia centro/margine. Sa che il fulcro è spesso il modo in cui si sceglie di reagire.
Non si rigetta mai violentemente, ma si accoglie, si modifica, si restituisce. È una visione che pondera, misura, bilancia, affinata da anni di pratica, di valutazioni e di analisi

5) IL SUO STILE: evidenzia l’esistenza di un nodo problematico (ad esempio, la negazione del diritto di guardare e l’assenza di un cinema bianco inclusivo), lo analizza, visualizza e spiega le conseguenze che ha provocato. Analizza poi le reazioni della comunità nera e dà il suo punto di vista, che non ricerca mai il rifiuto o l’espulsione del punto di vista dominante, ma che lo accoglie mitigandolo con una nuova proposta, ad esempio affinando lo sguardo critico e oppositivo afroamericano.

6) non è mai una condanna fine a sé stessa, ma viene sempre chiusa da un INVITO ALL’AZIONE: apre e chiude con il concetto di casa per completarlo con quello di margine. Sì, la casa è stata un sito di resistenza impermeabile e inaccessibile, ma non dobbiamo arroccarci comodamente dietro di essa. Non sempre è qualcosa di positivo.

E’ un grande commento attento e critico alla difficile esperienza quotidiana dei neri nel nostro presente post-desegregazione, ancora contrassegnato da storture e contraddizioni.
bell hooks in tutti i saggi del testo insiste su una nozione, a volte implicitamente, a volte esplicitamente, di RESISTENZA di SGUARDI OPPOSITIVI

Cos’è la resistenza? La resistenza è un MODO SANO E PROFICUO DI REAGIRE E DI RISPONDERE A UNA SITUAZIONE SFAVOREVOLE, dove continuano ad essere perpetuate pratiche discriminatorie antiche, promosse da una violenta supremazia bianca che detta le regole del funzionamento della società

TANTI SONO I MODI DI REAGIRE E I CAMPI IN CUI LO SGUARDO OPPOSITIVO di donne e uomini afroamericani PUO’ ESSERE ALLEATO, rinforzato, protetto: bell hooks ne cita 6, e dedica a ognuno di essi un saggio all’interno del volume.

20
Q

MARGINE FISICO E MARGINE METAFISICO

A

Bell Hooks insiste molto sul concetto di margine.

Il margine fisico è quello rappresentato dai binari della ferrovia, che ogni giorno gli afroamericani dovevano valicare, attraversare per raggiungere la città dei bianchi in cui prestavano servizio, una città in cui potevano accedere ma in cui non potevano sostare. Facevano ritorno, ogni sera, a casa. E anche la casa quindi è una sorta di margine fisico/conoscitivo con cui bell hooks apre la sua trattazione, casa come sito e luogo di resistenza in cui nutrire e informare la lotta contro l’oppressore facendo lo sforzo di non esaurire completamente se stessi.

Il margine metafisico è un luogo di apertura radicale, di cui bell hooks parla nell’ultimo saggio, un luogo che va ad affiancarsi e a sostituire il concetto di casa. E’ un luogo di apertura radicale, il bordo, l’estremità, in cui continuare a dire di no al colonizzatore/sovvertire le narrazioni padronali. Ma un universo è composto da un centro e da orbite esterne, quindi centro e margine fanno parte dello stesso gruppo.
Qui è possibile sviluppare uno sguardo oppositivo, trasversale, che guarda tanto il centro quanto il margine e li capisce e comprende entrambi. Non visione escludente e dicotomica.

E’ uno stile di bell hooks: non respingere la cultura alta bianca, ma analizzarla, comprenderla, accogliere che cosa c’è di buono.
- estetica
- cinema