economia Flashcards

1
Q

mercato

A

in senso economico il termine mercato indica, in modo astratto, l’insieme delle contrattazioni fra acquirenti (cioè chi compra) e offerenti (cioè chi vende)

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2
Q

domanda

A

la domanda è la quantità di un bene o di un servizio richiesta dei soggetti economici in un determinato momento, in un dato mercato, a un certo prezzo
la famiglia ricopre un ruolo fondamentale nella formazione della domanda in quanto la sua attività tipica è il consumo e le imprese devono valutare le possibilità di spesa dei consumatori a cui si rivolgono, i fattori che influenzano la domanda possono essere economici o psicologici (pubblicità o tendenze)
ponendo la domanda in relazione al prezzo la regola generale è che all’aumento del prezzo la domanda diminuisce (domanda funzione inversa del prezzo), vi sono alcune eccezioni come i beni rifugio, i beni inferiori, i beni di prima necessità e i beni voluttuari di lusso
la domanda rispetto ai beni può essere rigida (beni di lusso e prima necessità) o elastica (beni di bisogni secondari)
la domanda aumenta quando il prezzo diminuisce, all’aumentare del reddito, all’aumento della domanda del bene complementare oppure all’aumento del prezzo del bene succedaneo

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3
Q

offerta

A

offerta è la quantità di un bene o di un servizio che i venditori ritengono di collocare in un certo momento a un certo prezzo, il soggetto economico tipico è l’impresa in quanto produttore di beni e servizi
l’offerta è una variabile dipendente dal prezzo e possiamo affermare che l’offerta aumenta se il prezzo aumenta, ci sono eccezioni come i beni a offerta rigida, che si distinguono in beni a offerta limitata e beni deperibili

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4
Q

prezzo di equilibrio

A

il prezzo di equilibrio è il prezzo ideale al di sopra del quale un gran numero di consumatori non avrebbe più convenienza a comprare e al di sotto del quale un gran numero di produttore non riuscirebbe a coprire il costo di produzione (il punto di equilibrio è il punto di intersezione fra domanda e offerta)

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5
Q

scuola classica

A

fine 18 secolo inizio 19 secolo, inizio rivoluzione industriale
nel 1776 A. Smith pubblica “La ricchezza delle Nazioni” nel quale analizza las situazione economica dell’epoca e le teorie con metodo scientifico, egli è considerato il fondatore della scuola classica secondo cui la libera concorrenza e la libera iniziativa dei privati permettevano di soddisfare i bisogni della società e di accrescere la ricchezza di tutta la nazione, senza bisogno di interventi da parte dello Stato
i principi sostenuti dalla scuola classica possono essere raggruppati in tre punti: teoria della mano invisibile, teoria del valore lavoro e teoria dei rendimenti decrescenti

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6
Q

scuola socialista

A

la rivoluzione industriale provocò contrasti tra classi sociali il che venne analizzato da Karl Marx fondatore insieme a Engels della scuola socialista
secondo la scuola socialista la povertà classe lavoratrice e la ricchezza nelle mani di pochi capitalisti avrebbero provocato un movimento rivoluzionario, l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e una società senza distinzione di classi sociali, in cui ciascuno avrebbe lavorato secondo le proprie possibilità ottenendo il necessario a soddisfare i propri bisogni

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7
Q

scuola neoclassica

A

i neoclassici basarono le loro teorie sulla convinzione che ogni uomo è perfettamente razionale: e per questo raggiunge il miglior risultato possibile. Usando il linguaggio matematico analizzarono il comportamento dei singoli soggetti come “il consumatore” e “l’imprenditore”: si dedicarono quindi alla microeconomia.
questa scuola si oppone alle teorie socialiste e condivideva con la scuola classica l’avversione per l’intervento dello Stato nell’economia

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8
Q

rivoluzione keynesiana

A

a seguito della grande crisi a cavallo fra gli anni 20 e 30, Keynes riuscì a dare una svolta definitiva allo studio dei fenomeni economici
secondo Keynes gli economisti non dovevano limitarsi a studiare la microeconomia, era necessario guardare anche ai fenomeni della macroeconomia, come il cambiamento dei consumi globali, dei risparmio e del reddito nazionale. Grazie all’analisi di questi dati lo Stato avrebbe potuto e dovuto intervenire con investimenti pubblici per sostenere privati, che non erano in grado di soddisfare da soli tutti i bisogni della società

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