Domane Pensate Da Noi Flashcards

1
Q

Parla dell’emersione del sistema

A

L’impresa è il risultato di un processo che a partire dalla specificazione di una idea imprenditoriale si traduce prima, mediante la definizione di uno schema organizzativo, in una struttura e poi, per interazione tra componenti strutturali, interne ed esterne, nel sistema impresa.
Fasi dell’emersione del sistema:
1. Idea imprenditoriale -> è il risultato delle prime riflessioni dell’imprenditore circa la costituzione di un’impresa.
Le riflessioni investono i lineamenti distintivi dell’impresa: prodotti; mercati di riferimento; tecnologie; canali distributivi.
L’idea imprenditoriale può modificarsi a causa dei risultati raggiunti e dell’evoluzione del contesto.
In questa fase l’impresa non esiste ancora.
2. Schema organizzativo di massima -> la definizione dell’idea imprenditoriale è il presupposto per l’identificazione del disegno del ciclo “imput-trasformazione-output” che qualificano l’impresa.
La scelta dei processi da inserire nello schema dipendono, oltre che dall’idea imprenditoriale, dalle conoscenze del decisore e dalle caratteristiche del contesto.
Implica una prima riflessione in merito ai confini dell’impresa: ipotesi dei ruoli e delle capacità necessaria per gestire le attività e l’individuazione delle entità esterne fornitrici e acquirenti.
3. Struttura logica -> individua l’insieme di componenti logiche idonee a svolgere un determinato ruolo, nel rispetto di regole prefissate e sulla base di relazioni con altre componenti: ruoli, attività e set di capacità.
Bisogna capire di che elementi e capacità (che devono essere coordinati fra loro) necessita ogni componente.
4. Struttura fisica -> rappresenta l’impresa quale complesso di componenti fisiche dotate di capacità adeguate per lo svolgimento dei ruoli previsti dalla struttura logica e necessari per gestire le attività definite nello schema organizzativo di massima.
Al fine di una migliore individuazione delle capacità di base necessarie per la qualificazione delle componenti è utile distinguere tra dimensione tecnica, umana e finanziaria.
Esiste la struttura ma non essendoci ancora le relazioni con l’esterno, l’impresa non esiste ancora.
5. La struttura ampliata/lo schema organizzativo definito -> rappresenta una varietà più o meno estesa di componenti fisiche interne e le relazioni tra componenti interne ed entità sistemiche esterne.
La sua composizione richiede:
-l’individuazione delle entità esterne fornitrici ed acquirenti;
-l’impostazione delle relazioni tra le componenti della struttura fisica e le entità (componenti) esterne.
6. La struttura specifica -> rappresenta il complesso di capacità che consente di assicurare una dinamica evolutiva del sistema in sintonia con le dinamiche di contesto.
Queste capacità sono in parte progettate dall’organo di governo e in parte sono il risultato di processi di apprendimento per interazione.
L’arricchimento del complesso di capacità che qualificano la struttura specifica in un determinato momento (stato) favoriscono la sua evoluzione in sintonia con le dinamiche di cambiamento del contesto.

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2
Q

La teoria del successo sociale

A

Questa teoria nasce dall’esigenza di dare contenuti più ampi al concetto di valore non declinabile solo in senso economico ma anche sociale.
Le finalità dell’imprenditore, secondo Maslow, in ordine crescente d’importanza sono:
- assicurare la sopravvivenza dell’impresa, mediante il perseguimento dell’equilibrio economico fra costi e ricavi;
- affermarsi nell’ambito della propria classe sociale d’appartenenza (leadership competitiva);
- assumere posizioni di permanenza nella comunità di prestigio o di leadership sociale.
L’aspetto innovativo di questa teoria è la strumentalità del profitto e il potere di mercato (leadership competitiva) per il successo sociale dell’ imprenditore.
PROFITTO -> POTERE -> PRESTIGIO

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3
Q

teoria della sopravvivenza aziendale

A

Nasce come espressione dell’interesse dei manager (sicurezza e prestigio): in condizioni di dissociazione fra proprietà e governo dell’impresa i dirigenti sono interessati, in primo luogo, alla sopravvivenza dell’impresa (continuità dello
sviluppo aziendale)
Indicatori per misurare il raggiungimento della sopravvivenza dell’impresa(Druker)
-innovazioni
-redditività
-risorse umane
-posizione del mercato
-risorse finanziarie
Galbraith sottolinea l’importanza di assicurare un livello stabile di profitto consenta di destinare adeguate risorse all’autofinanziamento (di ridurre la dipendenza da fonti esterne e maggiore autonomia del gruppo manageriale).

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4
Q

teoria dello sviluppo dimensionale

A

Assume il punto di vista dei manager impegnati in imprese di grandi dimensioni, interessati più allo sviluppo dimensionale quale condizione di stabilità, di prestigio e di miglioramento economico.
La finalità manageriale consiste nella crescita del fatturato (con un vincolo di un livello minimo di profitto) si sostituisce a quella del profitto, quale obiettivo primario della conduzione dell’impresa.
L’organo di governo tende (Baumol) a massimizzare il fatturato perché questo è l’indicatore del suo successo, consente di migliorare gli sviluppi di carriera dei dirigenti, facilita i rapporti con banche, fornitori e personale.

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5
Q

cos’è la strategia?

A

La strategia definisce i rapporti con l’ambiente, cioè con il contesto generale entro cui opera l’impresa e che, come abbiamo detto, comprende il sistema politica-istituzionale, economico, culturale e socio-demografico.
Risponde all’obiettivo più specifico di scegliere l’ambiente competitivo e transazionale di riferimento dell’azienda, ossia di definire i mercati di collocamento di quanto prodotto e il confine tra l’organizzazione e i mercati di approvvigionamento con cui l’impresa stessa entrerà in contatto durante la sua attività di gestione.

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6
Q

Ansoff

A

Secondo Ansoff il modo più semplice per definire l’area strategica d’affari prende in esame i mercati in cui l’impresa è presente ed i prodotti che essa offre.
Sulla base di questi elementi viene definita la matrice di Ansoff, dove vengono combinati marcati esistenti e potenziali, così come prodotti esistenti e nuovi prodotti.
Ansoff identifica, quindi quattro diversi tipi di ASA:
- La diversificazione: nel quale vengono collocati sia nuovi prodotti che nuovi mercati; questo è il modello più rischioso;
- Lo sviluppo del prodotto: dove vengono collocati nuovi prodotti nel mercato attuale;
- Lo sviluppo del mercato: nuovi mercati con prodotti vecchi;
- La penetrazione di mercato: vecchi prodotti in vecchi mercati.
Si dovrà quindi individuare la combinazione più conveniente per l’impresa. A queste scelte corrispondono formulazioni strategiche diverse, è logico, quindi, che ci saranno politiche, prodotti, concorrenti…. diversi.

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7
Q

Le tappe principali del processo organizzativo

A
  1. La determinazione dell’organico di personale
  2. La definizione del decentramento direzionale (poteri interni ed esterni)
  3. La scelta della macrostruttura
  4. La composizione delle unità organizzative
  5. La fissazione dei collegamenti tra gli organi per porre in essere le procedure (routine)
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8
Q

Procedure decisionali ed operative

A

Le procedure (o routine organizzative) possono essere programmate in fase di avviamento ma si arricchiscono col tempo e stabiliscono delle norme di comportamento adottabili in modo ripetitivo per l soluzione di problemi similari o analoghi.
- Procedure operative: disciplinano lo svolgimento di attività ripetitive ai livelli dell’esecuzione;
- Procedure di controllo: dirette a seguire gli andamenti di gestione;
- Procedure di informazione: alimentano i flussi di conoscenza ricorrenti all’interno dell’organizzazione;
- Procedure decisionali: definiscono gli interventi e i ruoli rivestiti nell’assunzione delle decisioni.
La regolamentazione dettagliata della successione di decisioni, atti, autorizzazioni e poteri, si traduce in una serie di norme che può essere rappresentata graficamente in un apposito documento.

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9
Q

Mappature strategiche

A

Valutata l’attrattività del settore la fase successiva consiste nell’analisi delle differenze tra strategie delle imprese presenti nel mercato. Un raggruppamento strategico è definito come un insieme di imprese che all’interno di un settore seguono strategie simili (quali ad esempio integrazione ampiezza della gamma, qualità del prodotto).
Queto mi consente di mappare le situazioni.
Le imprese all’interno dello stesso raggruppamento sono competitor diretti e sono imprese omogenee per quanto riguarda determinate strategie, che si differenziano dalle altre [ad es. Gucci, Praga, Versace fanno parte dello stesso raggruppamento].
Le imprese possono unirsi in modo verticale o orizzontale.
L’analisi dei gruppi strategici contribuisce alla compressione del settore, fornendoci informazioni sulle tipologie di imprese e sulle strategie attuate.

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10
Q

Approccio basato sulle risorse

A

Mette al centro dell’analisi la specificità dell’impresa in termini di risorse e competenze (cosa è in grado di fare meglio rispetto ai concorrenti). Secondo questo approccio la ricerca del vantaggio competitivo dipende sempre di più dalla formazione di una strategia che riconosca e sviluppi le caratteristiche distintive di ogni impresa.
La logica della strategia non è quella dell’allocazione delle risorse… ma è costituita dallo sviluppo delle risorse e delle competenze necessarie a fronteggiare il contesto ambientale e acquisirne le opportunità.
Le risorse aziendali sono costituite da risorse, attività, capacità e competenze che permettono all’impresa di rispondere alle opportunità e minacce.
Possono essere classificate in:
- risorse tangibili -> Finanziarie e materiali (fisiche);
- risorse intangibili -> Tecnologia e reputazione;
- risorse umane -> Competenze, capacità di relazione e capacità di comunicazione.

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11
Q

Sistema dei piani d’impresa

A

Il processo di programmazione si traduce nella redazione di un sistema di piani d’impresa in cui sono pianificati obiettivi da perseguire, mezzi da impiegare e operazioni da compiere entro un determinato periodo.
Questi piani si dividono in:
- PIANO STRATEGICO ossia il piano a lungo termina (3-5 anni): piano di supporto, di investimenti e organizzativo;
- PIANO OPERATIVO ossia il piano a breve termine (12 mesi): piano di produzione, di vendita, finanziario e di R&S.
Il piano strategico rappresenta l’elemento di riferimento di tutto il sistema in quanto sia il piano operativo, sia i singoli piani di funzione dovranno essere elaborati in vista del perseguimento degli obiettivi di lungo termine.
Gli elementi di un piano di gestione sono:
- Obiettivi, traguardi cui dovrà tendere l’organizzazione;
- Politiche, linee generali d’azione;
- Risorse, opportunità-vincoli da rispettare nello svolgimento delle operazioni
- Operazioni, attività da attuare durante la gestione.
Questi elementi sono fortemente interrelati, per questo l’impresa deve tener conto delle previsioni di mercato in cui opera o vorrebbe operare.

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12
Q

Definizione di piani operativi

A

La parte quantitativa del BP riguarda Le proiezioni economiche, finanziarie, patrimoniali legate all’attuazione del nuovo posizionamento strategico

-PIANO DI MARKETING: Il piano di marketing esplicita in modo chiaro e completo gli obiettivi di vendita e le politiche da adottare: per il suo conseguimento: il suo obiettivo consiste nella progettazione delle attività da realizzare per soddisfare le esigenze della clientela

Le politiche riguardano:
- prodotto (caratteri qualitativi,tecnici o di immagine)
- prezzo (in funzione di elasticità della domanda, struttura dei costi aziendali, profitto atteso)
- promozione (iniziative finalizzate a far conoscere il prodotto e a promuovere e spingere le vendite)
- distribuzione (la scelta dei canali di vendita da utilizzare per raggiungere i clienti obiettivo)

-PIANO DEL PERSONALE (o ORGANIZZATIVO): Il piano di sviluppo può comportare un incremento dell’organico con evidenza dei ruoli che saranno assegnati alle nuove risorse e delle skills di cui saranno dotate

-PIANO DEGLI INVESTIMENTI: La sua finalità é quantificare entità dei capitali necessari per gli investimenti in immobilizzazioni in capitale circolante (liquidite, scorte, crediti verso clienti)

-PIANO DELLE FONTI FINANZIARIE: Il piano consente l’individuazione del contributo finanziario della futura gestione e delle fonti di finanziamento disponibili per l’effettuazione degli investimenti programmati

-PIANO ECONOMICO-FINANZIARIO: Rappresenta il centro della parte quantitativa del BP. Richiede la redazione dei bilanci previsionali ( base per la valutazione della fattibilità del progetto)
Documento articolato in:
- conti economici previsionali
-Flussi finanziari previsionali
-Stati patrimoniali previsionali

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13
Q

Contabilità generale

A

Nella contabilità generale sono compresi:
- Il bilancio d’esercizio costituito da:
o Conto economico: che fornisce informazioni economiche sul periodo;
o Stato patrimoniale: che fornisce informazioni di carattere patrimoniale e finanziario;
o Nota integrativa: che esplica i criteri adottati per le valutazioni;
o Relazione sulla gestione: che fornisce la sintesi sull’andamento economico-gestionale del periodo.
- Analisi del bilancio d’esercizio:
o Interna: serve a fare il punto sulla gestione;
o Esterna: serve per rendere conto a tutti gli stakeholder dei risultati della gestione.

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14
Q

Contabilità analitica

A

I dati economici rilevati dalla contabilità generale (costi/ricavi) vengono imputati ai centri (di costo, ricavo) o ai prodotti.
Le funzioni sono:
- Supporto informativo alle decisioni manageriali: determinazione prezzo di vendita, scelta di produrre internamente determinate attività, valutazione di redditività dei prodotti.
- Supporto informativo al controllo di gestione: definizione standard per il sistema di budget, indicatori e informazioni economico finanziarie per valutare la performance.
- Supporto alla contabilità generale: valutazione rimanenze prodotti.

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15
Q

Classificazione dei costi

A

I costi si dividono per:
- Misurabilità:
o Diretti: immediatamente riferibili all’oggetto della rilevazione (prodotto);
o Indiretti: sono imputabili all’oggetto della rilevazione solo mediante ripartizioni.
- Variabilità rispetto al livello di attività:
o Variabili: variano in proporzione al livello di attività dell’impresa;
o Fissi: non variano in relazione al livello di attività dell’impresa;
o Semifissi o semi variabili: presentano una variabilità meno che proporzionale rispetto all’entità di produzione, oppure variano a gradini.
ll raggruppamento dei costi mira ad ottenere:
- Costo primo => materie prime, manodopera diretta, ammortamento beni produttivi;
- Costo industriale => spese di produzione imputabili indirettamente;
- Costo complessivo => spese generali di amministrazione, vendita, oneri finanziari e tributari;
- Costo economico tecnico => stipendio direzionale, affitto figurativo, interesse di computo.

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16
Q

La balanced scorecard

A

Kaplan e Norton sviluppano una metodologia che supera l’esclusivo utilizzo di misurazioni basate su indicatori di natura economico-finanziaria e allarga lo spettro di dimensioni di analisi da monitorare:
- Cliente, mercato
- Capacità di apprendimento
- Processi interni
La balanced score card è una scheda di valutazione bilanciata che introduce le seguenti innovazioni:
- Pone al centro della valutazione la visione;
- Definisce un insieme di misure di performance;
- Monitora le aree di creazione di valore;
- Allinea obiettivi strategici e operativi.
Esso è costituito da 4 dimensioni al centro del quale vi è la vision o strategia:
- Dimensione economico-finanziaria: per avere un successo finanziario come impresa deve apparire sugli azionisti;
- Dimensione dei processi interni: per soddisfare i nostri clienti in quali processi dobbiamo eccellere;
- Dimensione dell’apprendimento: per raggiungere la nostra visione come sostenere la capacità di innovare;
- Dimensione dei clienti: per raggiungere la visione core dobbiamo essere percepiti dai clienti.
La visione strategica indica la proiezione futura dell’impresa da parte dell’imprenditore che rispecchia i suoi valori, i suoi ideali e le sue aspirazioni generali. Non è un concetto astratto ma molto concreto, poiché è grazie alla vision che il mondo di oggi è pieno di innovazioni tecnologiche, nuovi prodotti e processi.
Le fasi della balanced scorecard sono:
- Definizione degli obiettivi strategici: questa fase riguarda la definizione degli obiettivi strategici per le dimensioni di analisi. Attenzione alle relazioni tra gli obiettivi: ad esempio migliorare la puntualità delle forniture serve per aumentare l’obiettivo della soddisfazione del cliente.
- Specificazione degli obiettivi: nella balanced scorecard i tre elementi (obiettivi, misure, target, audience) assumono specifici significati.
o Obiettivo: ciò che si vuole percepire (ad esempio incrementare la produttività);
o Indicatore: ciò che si usa per misurare i progressi ottenuti (ad esempio numero di pratiche per dipendente);
o Target: la quantificazione dell’obiettivo e, ma dimensione misurata dall’indicatore (esempio: 120 pratiche al mese).
- Monitoraggio obiettivi specifici: ogni iniziativa o progetto dovrà essere assegnato ad un collaboratore (capo progetto) responsabile del suo sviluppo. La direzione dovrà monitorare se gli obiettivi vengono raggiunti o meno.
I limiti della balanced scorecard sono: la forte soggettività che caratterizza il processo, che rende lo strumento molto utile per confronti temporali, ma poco utilizzabile per comparazioni tra imprese: in questo caso possono essere diverse le dimensioni per creazione di valore e gli indicatori di misurazione delle performance.

17
Q

I limiti del controllo direzionale

A
  1. È connesso con il rapporto d’interdipendenza nei confronti della programmazione (programmazione di b.t.=controllo di b.t.);
  2. Difficoltà di ampliare le analisi a livello dell’intera struttura organizzativa aziendale; per questo si ha il controllo “strategico” che ha come obiettivo il controllo globale della gestione aziendale e verifica:
    a. La congruenza esterna del comportamento strategico dell’azienda;
    b. La congruenza organizzativa tra strategia e struttura;
    c. L’efficienza del sistema e la qualità di responsabili di direzione.
    Il controllo strategico consente di affrontare in modo tempestivo la revisione della strategia
    Obiettivi di un efficace sistema di controllo di direzione:
    → Equilibrare le esigenze di creatività e conformità nel funzionamento dell’organizzazione;
    → Evitare l’eccessiva proliferazione di controlli;
    → Impiegare tecniche e strumenti adeguati in linea con le risorse professionali e finanziarie dell’impresa.
18
Q

Definizione di stile di direzione

A

modello di comportamento adottato dai manager per la gestione del rapporto con i propri collaboratori
Il problema della scelta dello stile: non esiste un modello ottimo; la sezione del modello adatto dipende da molteplici variabili (soggettive, di contesto e ambientali)
Dirigere: fornire istruzioni specifiche e controlla le fasi di esecuzione delle attività

Addestrare: continua a dirigere e controllare, ma spiega anche il perché delle sue decisioni, sollecita suggerimenti e incoraggia progressi

Sostenere: facilità e sostiene gli sforzi dei collaboratori verso la metà e condivide la responsabilità delle decisioni

Delegare: trasferisce ai collaboratori la responsabilità delle decisioni e lascia che risolvano da soli ogni problema
Per creare eccellenza bisogna trovare un equilibrio tra approccio manageriale e quello orientato alla leadership.

Lo stile direzionale si colloca in uno spettro che ha agli estremi opposti lo stile autocratico e lo stile partecipativo
STILE AUTOCRATICO
▪️Si basa quasi esclusivamente su autorità formale
▪️Si esercita mediante il comando e il controllo gerarchico
▪️Il superiore gerarchico impone al subordinato la sua decisione
▪️Il suo rispetto è assicurato dalla minaccia di sanzioni

STILE PARTECIPATIVO
▪️Si fonda su processi di influenza reciproci, pluridirezionali, basati sulla ricerca del consenso
▪️Si basa in prevalenza su comportamenti di tipo consultivo e partecipativi
▪️E sull’adozione di approcci decentramento delle scelte

Mc Gregor ha elaborato due teorie a riguardo: teoria X e teoria Y:
Teoria X:
▪️l’uomo in generale detesta l’attività lavorativa
▪️Gli unici messo affinché i lavori sono i controlli e le minacce di punizioni
▪️L’obiettivo che si pone è la sicurezza evita il rischio di assumere responsabilità
▪️Preferisce essere diretto piuttosto che assumere posizioni di responsabilità

Teoria Y:
▪️Il lavoro è accettato dall’uomo in modo naturale e gratificante
▪️L’uomo può esercitare l’autodisciplina ed è disponibile d accettare responsabilità per ottenere prestigio sociale
▪️Capacità innovativa, fantasia, creatività sono diffuse fra i lavoratori e possono essere messe a rutto con uno stile di direzione adatto

19
Q

Concetto di prodotto

A

Il prodotto offerto dall’impresa per soddisfare le esigenze del consumatore rappresenta il fondamento del programma commerciale
Il concetto di prodotto:
«qualunque cosa possa essere offerta al mercato al fine di soddisfare un bisogno del cliente»: fra i prodotti rientrano oggetti fisici, servizi, luoghi…

Fra i prodotti rientrano beni fisici, servizi, luoghi, destinazioni…

Prodotto essenziale: il prodotto di base acquistato dal cliente (di cosa l’acquirente ha realmente bisogno? Qual è il beneficio principale?)
Prodotto di facilitazione: beni e servizi necessari per l’uso del prodotto di base; aspetto importante rappresentatodall’accessibilità.
Prodotto di supporto: prodotti aggiuntivi che conferiscono un ulteriore valore al prodotto di base e lo differenziano da prodotti concorrenti;
Prodotto ampliato: risultato della combinazione di fattori esterni al prodotto essenziale che, insieme a questo e ai prodotti di facilitazione e di supporto, conferiscono un carattere particolare all’offerta.

La politica di prodotto si caratterizza per un elevato grado di strategicità, in quanto riguarda decisioni che vincolano l’impresa a medio lungo termine
Contenuti delle decisioni:
- L’ampiezza dell’offerta
- (estensione della gamma di prodotti)
- La differenziazione degli assortimenti
- (distinzione interna alla gamma e alla concorrenza)
- L’innovatività dele produzioni
- (tasso di rinnovamento e ricambio dei prodotti)
- La riconoscibilità dei prodotti
- (scelta della marca e della confezione)

20
Q

MARKETING STRATEGICO

A

IL MARKETING STRATEGICO: Espletate le attività di analisi, l’impresa può procedere alla formulazione della strategia di marketing, il cui obbiettivo È quello di soddisfare con la propria offerta i bisogni e desideri della clientela
SEGMENTAZIONE:
identificare variabili di segmentazione
Definire i segmenti di mercato
La segmentazione della domanda consiste nella scomposizione del mercato totale in sottoinsiemi di clienti omogenei in grado di costituire mercati potenziali a se stanti
Le variabili di segmentazione sono:
• Variabili geografiche: Area geografica di appartenenza
• Variabili demografiche: Età, sesso, stato civile, religione, ampiezza della famiglia;
• Variabili socio-economiche: Professione, livello di istruzione, reddito disponibile,
• Variabili psicografiche: Personalità, autonomia decisionale, preferenza per l’innovazione;
• Variabili comportamentali: Disposizione all’acquisto, grado di fedeltà, benefici desiderati
• Variabili ubicazionali: Popolazione urbana, suburbana/rurale;

Individuazione dei segmenti di mercato: devono essere omogenei al loro interno, significativi dal punto di vista dimensionale, misurabili come dimensione quantitativa, accessibili rispetto al resto di mercato e raggiungibili da messaggi

TARGETING:
Stabilire l’importanza dei segmenti
Selezionale i segmenti obiettivi

Il targeting riguarda l’individuazione del segmento e/o dei segmenti di mercato a cui l’impresa intende riferire la propria offerta

Principali criteri di scelta:
→ capacità di offrire un prodotto di successo nel segmento
→ andamento crescente della domanda del prodotto offerto
→ possibilità di elevati profitti
→ intensità competitiva bassa

POSIZIONAMENTO:
Posizionare il prodotto di ogni segmento
Definizione del marketing mix per segmento
È l’insieme di iniziative volte a definire le caratteristiche del prodotto e ad impostare il marketing mix più adatto per posizionarlo nella mente del consumatore

L’obiettivo dell’impresa è
• Realizzare il prodotto che i consumatori desiderano
• Valorizzare la forza della marca rispetto ai concorrenti
• Massimizzare le performance aziendali, non solo economiche