DOMANDE ESAME Flashcards

1
Q

Metodo riduzionista (definizione dagli appunti)

A

Si fonda su una concezione filosofica della realtà di tipo materialista.
È il metodo tradizionale utilizzato per la ricerca scientifica e consiste nella scomposizione di un determinato fenomeno o entità oggetto di osservazione in singoli elementi o parti, ritenendo che fosse sufficiente l’analisi delle caratteristiche di questi ultimi per risalire alle caratteristiche generali del fenomeno o entità
Procedura di analisi
1. Scomposizione in parti elementari del fenomeno in esame
2. Analisi delle proprietà delle singole parti elementari
3. Risalire a spiegare il fenomeno, sommando la conoscenza delle parti elementari
La sua efficacia è legata alle condizioni seguenti:
- non sono presenti relazioni tra le parti o sono talmente deboli da poter essere trascurate
- le relazioni tra le parti da cui è derivabile il tutto e il suo comportamento sono di causa effetto (la causa X produce l’eletto Y (non relazioni complesse)
Insufficienza del metodo riduzionista
• un fenomeno complesso non risulta spiegabile esaurientemente mediante la scomposizione in elementi

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2
Q

Pensiero sistemico CAPITOLO 1.2

A

In alcuni ambiti delle scienze si è sviluppato un paradigma culturale scientifico che si basa non soltanto sulla rilevanza del fenomeno studiato e degli elementi che le caratterizzano, ma anche e soprattutto sulle interazioni tra gli elementi e sulle sinergie che si formano all’interno del fenomeno stesso e che si estendono alle relazioni tra fenomeni diversi.
Il pensiero sistemico è un metodo di indagine che, nell’ottica dell’organo di governo, Concepisce l’impresa come un sistema articolato e complesso. Complesso significa una molteplicità di elementi interni tra loro in relazione soggetti a cambiamenti nel tempo.
Le sue origini risalgono ai filosofi greci. Focalizzano l’attenzione sulle condizioni di forma (sistema) E di sostanza. (struttura) che secondo Aristotele, consentono di spiegare i processi Evolutivi di un determinato sistema. Quindi contrappone lo studio della forma e lo studio della sostanza, con lo studio della forma identificare quelle sia la configurazione delle sue relazioni caratteristiche, con studio della sostanza intende spiegare di cosa siano fatti determinati oggetti o realtà.
Però le prime formulazioni risalgono agli anni ‘20 da Bogdanov (russo)
sviluppa l’idea della realtà in termini di interazioni tra diversi elementi che lo compongono dando vita ad una scienza delle strutture basata sulla formulazione di principi di organizzazione che spiegano la struttura di sistemi viventi e non viventi
individua tre tipi di sistemi
o sistemi organizzati: dove il tutto assume un valore maggior della soma delle parti;
o sistemi disorganizzati: in cui il tutto è minore della somma delle parti;
o sistemi neutri: l’attività di organizzazione e quella di disorganizzazione si annullano a vicenda
Vernadskij, un altro scienziato russo, analizzando i sistemi viventi (subsistemi) e il loro rapporto con il mondo fisico circostante, studiando la biosfera che definisce come un sistema vivente caratterizzato da forti interconnessioni tra tutti gli organismi che lo popolano e che ne alimentano l’evoluzione e la vita. Crea dei presupposti teoriche che andranno a costituire le basi per dei concetti che rappresentano elementi centrali per il pensiero sistemico.
➢ Il contesto, dal quale un sistema non può̀ essere studiato separatamente,
➢ Il confine, che funge da filtro rispetto agli input, selezionandoli e rendendoli omogenei rispetto al sistema. “La linea che divide l’entità dal mondo esterno, permettendoci di
identificarla come tale=> cit. prof;
➢ La modificazione strutturale, come risposta adattiva del sistema al contesto.

Tra gli anni 40 e 50 Bertalanffy elabora la Teoria Generale dei sistemi ossia una disciplina logico-matematica basata su una connotazione olistica (passaggio dal sistema chiuso a quello aperto)
e nasce dalla necessità di Bertalanffy di discostarsi dal percorso riduzionistico e meccanicistico. Finisce per rendere compatibili i due approcci (dal concetto di sistema aperto a quello di sistema complesso)
Gli aspetti più significativi di questo pensiero sono i concetti di: apertura e chiusura dei sistemi; omeostasi e autoregolazione; equi finalità.
Qual é stato il contributo apportato da Bogdanov e Vernadskij? B. introduce il concetto di organizzazione del sistema, V. introduce il concetto di interdipendenza tra sistemi viventi e non viventi

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3
Q

Teoria Generale dei sistemi CAPITOLO 1

A

Tra gli anni 40 e 50 Bertalanffy elabora la Teoria Generale dei Sistemi ossia una disciplina logico-matematica basata su una connotazione olistica (passaggio dal sistema chiuso a quello aperto)
e nasce dalla necessità di Bertalanffy di discostarsi dal percorso riduzinistico e meccanicistico. Finisce per rendere compatibili i due approcci (dal concetto di sistema aperto a quello di sistema complesso)
Gli aspetti più significativi di questo pensiero sono i concetti di: apertura e chiusura dei sistemi; omeostasi e autoregolazione; equifinalità.
Un sistema si dice aperto se intrattiene con l’ambiente scambi, oltre che di energia, anche di materia di informazioni. Un sistema si dice chiuso se non presenta scambi di materia e di informazioni con l’esterno, ma solo di energia.
Le caratteristiche dei sistemi aperti:
ORIENTATO AL CAMBIAMENTO
A differenza del sistema chiuso, il sistema aperto non raggiunge mai uno stato finale di equilibrio assoluto ed è pertanto capace di ulteriore evoluzione. Non si applica ai sistemi aperti la seconda legge della termodinamica in quanto per i sistemi aperti è possibile che l’entropia decresca o che si mantenga costante, questo sta alla base della formulazione di una nuova termodinamica: la termodinamica non lineare.
OMEOSTASI e AUTOREGOLAZIONE
Il sistema aperto è capace di mantenere grazie ad un processo di omeostasi caratteristiche di stabilità interna anche in presenza di un ambiente non favorevole
L’omeostasi si basa sul meccanismo di autoregolazione ed è fondato da scambi informativi tra sistema è ambiente così facendo il sistema riesce a mantenersi in uno stato di equilibrio attraverso l’adattamento (come fa il metabolismo).
Bertalanffy accoglie inoltre il meccanismo di retroazione ponendo la prima significativa distinzione tra schema organizzato e struttura fisica di un sistema
EQUIFINALITÀ
La possibilità che un sistema raggiunga uno stesso stato finale partendo da condizioni iniziali differenti o con persorsi alternativi.

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4
Q

Differenza tra sistema aperto e parzialmente aperto

A

Due biologi cileni Maturana e Valera hanno introdotto il nuovo concetto di sistema complesso, ossia solo parzialmente aperto
a) sistemi completamente aperti, per i quali le interazioni con l’ambiente sono incontrollate e incondizionate e, pertanto, gli influssi esterni hanno modo di manifestarsi all’interno del sistema senza alcun ostacolo;
b) sistemi parzialmente aperti (o aperti/chiusi), dotati di chiusura definita «operazionale», caratterizzati dall’esistenza di una barriera (confine) all’ingresso del sistema che funge da filtro. Tali sistemi sono in grado di selezionare gli influssi esterni, facendo penetrare quelli positivi e
ostacolando l’ingresso di quelli negativi, capaci, questi ultimi, di alimentare il disordine interno al sistema e di condurre, all’estremo, alla sua dissoluzione.

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5
Q

Pensiero sistemico: concetto di ambiente e confine CAP. 1

A

L’approccio sistemico ridefinisce il concetto di ambiente che dipende dalla percezione sistemica contestualizzata, nel tempo e nello spazio, che di una certa realtà hanno i soggetti che osservano.
L’ambiente dipende ora dalla percezione sistemica contestualizzata, nel tempo e nello spazio, che di una certa realtà hanno i soggetti che osservano. Ogni sistema ha il suo ambiente in relazione alla percezione soggettiva del sistema stesso.
Il cambiamento dell’ambiente non è, comunque, determinato unicamente dall’ambiente, ma è il sistema stesso che costruisce il proprio ambiente, determinandone gli elementi (es. ricorda la segmentazione del mercato);
Il confine viene qualificato in relazione ai suoi sovra-sistemi di riferimento. Il soggetto decisore, analizzando la struttura del proprio sistema e la struttura dei sovrasistemi di riferimento, pone in essere delle azioni di attenuazione e amplificazione della varietà necessaria alla propria sopravvivenza, modificando così i confini tra il sistema ed i singoli sovrasistemi;
Il problema del confine può essere affrontato rispetto alle due dimensioni:
-strutturale: ossia “la linea che divide l’entità dal mondo esterno, permettendoci di identificarla come tale” => cit prof;. Questa dimensione svolge le funzioni di distinzioni, comunicazione e selezione;
-sistemica: individua lo spazio delle interazioni attivate dal sistema con le componenti esterne in funzione della propria sopravvivenza che amplia a soggetti esterni e rende evanescenti i confini strutturali.

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6
Q

Concezione sistemica dell’impresa: l’impresa é un insieme di componenti strutturali interconnessi e gestiti dall’OdG. L’impresa é un sistema perché: - parzialmente aperto, contestualizzato e dinamico

A

Con il pensiero sistemico e la sua formalizzazione in una teoria generale dei sistemi si associa all’impresa la qualifica di sistema in relazione a delle condizioni, quali:
• La presenza di più componenti, siano esse di natura materiale o immateriale;
• L’interdipendenza e la comunicazione tra le componenti
• L’attivazione delle relazioni per raggiungere gli obiettivi generali del sistema
I rapporti tra il sistema impresa e l’ambiente portano a considerare l’impresa stessa come un sistema:

a) PARZIALMENTE APERTO, essendo l’impresa in grado di regolare il flusso di energia, materia ed informazione in ingresso nel sistema.
La struttura dell’impresa è stata progettata in modo da consentire, attraverso atti di scambio con l’esterno, l’immissione di energia, materia ed informazione (input), nonché l’emissione dell’output risultante dai processi interni, in vista del conseguimento delle sue finalità.
Il maggiore o minore grado di apertura dell’impresa nei confronti dell’ambiente e la sua variabilità nel tempo dipendono da diversi fattori: esigenze di sopravvivenza, vincoli imposti, opportunità concesse dal contesto di appartenenza; essi dipendono dalla cultura e dai valori imprenditoriali di coloro che governano l’impresa.

b) CONTESTUALIZZATO, ovvero immerso in sovrasistemi presenti nell’ambiente di riferimento, con i quali intrattiene relazioni nella ricerca delle migliori condizioni atte a garantirne la sopravvivenza nel tempo. Infatti, in un’economia complessa, l’impresa trae la propria capacità di innovazione e di sviluppo non solo dalle proprie forze ma, necessariamente, anche dalle opportunità di cooperare ed acquisire conoscenze e competenze specifiche dall’esterno. L’impresa è motivata dalla continua ricerca della consonanza (efficacia relazionale) e della risonanza (efficacia dal punto di vista di interazione) con l’ambiente.
Gli elementi peculiari dell’ambiente, che influenzano indirettamente l’impresa sono classificabili in:
• Elementi di tipo geo-territoriale;
• Elementi demografici di tipo qualitativo e quantitativo;
• Elementi socioeconomici;
• Elementi politici;
• Elementi culturali;
• Elementi tecnologici.

c) DINAMICO. Il carattere di dinamicità comporta che gli stati che progressivamente contraddistinguono l’evoluzione del sistema sono caratterizzati da equilibrio dinamico, in quanto l’apertura del sistema, con la continua immissione ed emissione di conoscenza, fa sì che ogni stato di equilibrio raggiunto dal sistema rappresenti il presupposto per la ripresa del percorso evolutivo.
Si ha così la comparsa di nuove configurazioni della struttura e di nuove forme di comportamento.

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7
Q

Teoria sulle relazioni impresa-ambiente

A

Sono spiegate da teorie che evidenziano l’influenza che l’ambiente esercita sulle dinamiche evolutive del sistema impresa. Secondo la:
TEORIA DEGLI STAKEHOLDER,
Nasce dalla consapevolezza che l’ambiente é composto da interlocutori sociali, nominati stakeholder (portatori di interesse), che avario titolo ricercano da soddisfazione di bisogni e proiettano attese pressioni sull’attività dell’impresa. Classificazione degli stakeholder col criterio di influenza sull’impresa:
STAKEHOLDER PRIMARI: gruppi di persone che partecipano direttamente alla vita dell’impresa (azionisti, investitori, dipendenti, clienti, fornitori, stakeholder pubblici….i) . Se gli stakeholder primari non dovessero essere soddisfatti e decidessero di cessare i rapporti, né deriverebbe n grave rischio alla sopravvivenza dell’impresa
STAKEHOLDER SECONDARI: gruppi di persone che pur influenzando ed essendo influenzati dall’attività dell’impresa, non sono impegnati in transazioni dirette e non incidono sulla sua capacità di sopravvivenza (media, gruppi di interesse, associazioni dei consumatori, movimento ecologista, cioè tutti i soggetti che
possono mobilitare l’opinione pubblica (a favore o contro l’impresa).
La soddisfazione degli stakeholder è fondamentale ai fini del successo aziendale quindi è responsabilità primaria dell’OdG:
• individuare le categorie degli stakeholder più rilevanti dell’impresa
• valutare quali sono i loro interessi
• classificare gli stakeholder in base al loro grado di influenza nel business
• quali responsabilità ha l’impresa rispetto agli stakeholder
• quali strategie e politiche dovrebbero essere adottate per rispondere alle sfide e opportunità degli stakeholder

TEORIA DELLE CONTINGENZE:
La sopravvivenza dell’impresa dipende dalla percezione degli eventi emergenti nell’ambiente e dalla sua capacità di adattamento
Implicazioni per il governo dell’impresa
• l’assenza di soluzioni standard per il successo dell’impresa richiede risposte organizzative contingenti
• il monitoraggio continuo delle dinamiche ambientali
• lo sviluppo di azioni continue di adattamento alle dinamiche ambientali
Mantenere l’allineamento tra esigenze ambientali e obiettivi previsti, tenuto conto delle risorse disponibili

TEORIA DELLA DIPENDENZA DALLE RISORSE ESTERNE, dove l’ambiente è visto come l’insieme delle fonti presso cui l’impresa, in competizione con altre imprese, attinge risorse rilevanti per la propria sopravvivenza.
L’impresa deve cercare il suo principale punto di forza nella capacità di influenzare l’ambiente che ne vincola l’attività.
Imprenditori e manager, che fanno fronte alla dipendenza esterna nel tentativo di acquisire maggiore libertà dai condizionamenti, possono agire con:
1. L’internalizzazione di altre organizzazioni, attraverso fusioni e operazioni di integrazione
verticale e di diversificazione;
2. L’instaurazione di accordi di coordinamento e di interdipendenza con altre organizzazioni.
L’esercizio di influenza tra imprese (es. associazioni, joint venture, cartelli, partecipazioni incrociate…) mira a rendere l’ambiente un ambiente negoziato;
3. La rotazione dei manager tra imprese anche in competizione tra loro, al fine di favorire la
costruzione di reti informali di scambio di informazioni.

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8
Q

Quali sono i due concetti alla base della matrice concettuale che permettono di concepire il sistema come sistema vitale? Concetto di struttura (identificabile come insieme di elementi fisici, tecnici e personale) e Schema organizzativo

A

Secondo la concezione costruttivista non è possibile giungere ad una conoscenza oggettiva e completa ma solo soggettiva e parziale della realtà. A partire da questa consapevolezza nell’ambito delle discipline manageriali è emersa da tempo la necessità di una matrice concettuale condivisa, finalizzata alla formulazione di teorie che possano spiegare e supportare l’azione degli organi preposti al governo delle imprese
La conoscenza evolve per cambiamenti di prospettiva, ma si ha comunque bisogno di una matrice concettuale comune condivisa
Per capire in che modo un’accolta di elementi (insieme di elementi) attraverso un’interazione dinamica degli stessi elementi possa consentire l’emergere di una nuova entità percepibile e identificabile come sistema è necessario introdurre due concetti.

Concetto di struttura: insieme di componenti strutturali a cui sono assegnati ruoli e funzioni da svolgere, nel rispetto di vincoli e regole, poste tra loro in relazione per rendere possibile, attraverso ‘implementazione di un sistema, il conseguimento di un determinato fine comune
Il sistema è una struttura fisica in azione, dotata di componenti fisiche (con un ruolo), intese come qualificazione di predefinite componenti logiche, tra loro interagenti, orientata ad una determinata finalità

Lo schema organizzativo riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo della dinamica di interazione delle componenti strutturali
Definizione schema organizzativo: disegno di attività e processi da realizzare secondo una specifica successione di relazioni tra le componenti interne e tra loro e quelle esterne al sistema
Esempio in ottica imprenditoriale:
È l’OdG che definita l’idea imprenditoriale, disegna le attività e i processi da realizzare mediante una mappa di relazioni (interazioni) tra componenti interne e tra loro e le componenti di selezionante entità esterne
La compiuta comprensione dello schema richiede l’individuazione di due specifiche qualificazioni:

1) SCHEMA ORGANIZZATIVO DI MASSIMA: riguarda il passaggio dall’idea imprenditoriale alla struttura logica (chi fa che cosa? in che modo e quando?), implica prima riflesso e sui confini dell’impresa

2) SCHEMA ORGANIZZATIVO DEFINITO: riguarda il passato dalla struttura ampliata e serve, una volta individuati gli interlocutori esterni e analizzate le loro caratteristiche, a definire una mappa di relazioni/interazioni tra le componenti strutturali interne e esterne

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9
Q

accolta, insieme, struttura G. CAPITOLO 3

A

Queste relazioni sono coordinate da coloro che hanno il ruolo di governare l’impresa
Chiarimento preventivo: differenza tra accolta e insieme di elementi

Accolta di elementi: una serie di elementi caratterizzanti, nell’ottica di un osservatore, dell’assenza di un evidente principio di aggregazione

Insieme di elementi: un complesso di elementi in cui sia riscontrabile un nesso di omogeneità capace di dar vita ad una logica di aggregazione

Le fasi logiche del passaggio dallinsieme alla struttura sono le seguenti
- individuazione degli elementi strutturali e della presenza di nessi di omogeneità (passaggio da accolta ad insieme di elementi)

-specifico del ruolo assegnato a ciascun elemento rispetto ad una specifica finalità da raggiungere e delle relazioni tra gli stessi elementi;

-riconoscimento della struttura, cioè del complesso unitario (insieme di componenti e di relazioni)

Concetto di struttura: insieme di componenti strutturali a cui sono assegnati ruoli e funzioni da svolgere, nel rispetto di vincoli e regole, poste tra loro in relazione per rendere possibile, attraverso ‘implementazione di un sistema, il conseguimento di un determinato fine comune

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10
Q

Sistema vitale

A

Il sistema vitale non è il sistema vivente.
L’analogia dell’impresa come sistema vivente evidenza aspetti interessanti quali
- l’apertura del sistema,
- la sopravvivenza,
- la capacità di adattamento al contesto
ma tale modello traferisce all’impresa anche proprietà che non sono proprie di un sistema imprenditoriale.
Il sistema vitale è un sistema che sopravvive, rimane unito ed è integrale, è omeostaticamente equilibrato sia internamente che esternamente e possiede meccanismi e opportunità per crescere e apprendere, per svilupparsi e adattarsi, e cioè per diventare sempre più efficace nel suo ambiente.
Vi sono quattro postulati che descrivono il sistema vitale:
POSTULATO 1 - LA FINALITÀ DELLA SOPRAVVIVENZA
Un sistema vitale è capace di sopravvivere in un particolare contesto grazie a continui processi di adattamento con l’ambiente
La sopravvivenza del sistema si esplica nella sua attitudine a soddisfare, in modo appropriato, le attese e aspettative dei sovra-sistemi percepiti come rilevanti dal suo organo di governo
Esemplificazioni: sovra-sistemi rilevanti nel caso di un individuo (famiglia, ufficio, associazione), di un’impresa (sistema delle proprietà, del consumo, della distribuzione, … finanziario); di un’impresa farmaceutica: stato (normativa), enti ospedalieri (priorità), concorrenza (rapporti di forza), pazienti (esigenze)

POSTULATO 2 - LA PROPRIETÀ DELL’ISOTROPIA
Il sistema vitale manifesta un’immagine, una forma, un’identità unica rappresentabile in due distinte aree di attività:
a) l’area del decidere
b) l’area dell’agire (operazioni)
L’isotropia indica l’invarianza della forma, la riferiamo all’attività del sistema vitale quindi quest’ultimo avrà sempre le stesse due aree di attività

POSTULATO 3 - FINALIZZAZIONE E CONNESSIONE
Il sistema vitale è proiettato verso il perseguimento di finalità e il raggiungimento di obiettivi ed è connesso a sovra e sub-sistemi da cui, rispettivamente, trae e fornisce indirizzi e regole
L’attività svolta dal sistema è condizionata dalla necessità di dover soddisfare le esigenze dei sovra-sistemi, mentre i sub-sistemi in esso inclusi qualificano le loro attività realizzando obiettivi in linea con le esigenze, le regole e gli indirizzi del sistema

POSTULATO 4 - POSSIBILITÀ DI DISSOLUZIONE
Un sistema vitale, attraverso il proprio decisore, ha la possibilità, sulla base di condizioni di consonanza prima e di risonanza poi, di dissolvere sé stesso - inteso come ente autonomo - nel sovra-sistema a cui, in uno specifico periodo temporale, riferisce.
La relazione tra sistema e sovra sistema richiede la computabilità strutturale allo scambio (consonanza); il passaggio - prospettiva sistemica - ad interazioni risonanti consente di soddisfare le diverse parti coinvolte

La rappresentazione dell’impresa come sistema vitale riflette la dicotomia tra attività di governo e gestione e quindi la necessita di distinguere nell’area delle decisioni: le decisioni di governo (strategiche) dell’area residua decisioni gestionali

a) le decisioni di governo: sono centralizzate, si adottano in condizioni di incertezza, non sono ripetitive, colgono i segnali deboli del contesto

b) le decisioni gestionali: riguardano la combinazione delle risorse a disposizione in vista del conseguimento di elevati livelli di efficienza.

Le decisioni gestionali si integrano nell’area delle operazioni e originano l’area della gestione

Le attività dell’azione di governo sono di competenza dell’imprenditore, dell’organo di governo, mentre l’area della gestione, che include decisioni e operazioni è responsabilità della struttura operativa

il sistema vitale impresa ha due macro-componenti:
•Organo di governo
•struttura operativa
L’ OdG identifica la macro-componente cui sono attribuite le scelte inerenti la definizione della struttura operativa dell’impresa

La struttura operativa rappresenta la componente necessaria a tradurre in azioni le scelte dell’OdG, volte a imprimere al sistema impresa una adeguata dinamica evolutiva
Il ruolo dell’OdG consiste nell’ assicurare che l’impresa, attraverso le sue attività di progettazione, indirizzo strategico e controllo, evolva verso il conseguimento di uno sviluppo durevole e sostenibile dell’impresa

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11
Q

Perché è più corretto parlare di finalità imprenditoriale e non finalità dell’impresa?

A

Secondo l’impostazione di tipo soggettivo della finalità d’impresa (la finalità come espressione del soggetto economico, che può variare a causa della sua composizione e dell’evoluzione delle sue motivazioni (esempio: profitto, fatturato, sviluppo della carriera, crescita dimensionale …)) l’impresa in quanto tale ha funzioni da svolgere, piuttosto che fini da raggiungere, essendo questi ultimi il risultato di scelte del soggetto economico. Inoltre le finalità siano riferibili agli individui che operano all’interno dell’impresa e in prima linea coloro che ne detengono la proprietà ed il governo.

Oggettiva: la finalità è intrinseca all’organizzazione stessa ed è neutrale rispetto alle persone che la governano (è generale, temporale, fondata su principi di economicità)

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12
Q

Qual é la differenza tra sistema vitale e sistema vivente?

A

Il sistema vitale ha bisogno di un soggetto che lo governi mentre il sistema vivente non ne ha bisogno perché esso é indipendente, autonomo e capace di auto svilupparsi

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13
Q

Quali sono i 3 principali significati (non tra loro alternativi) di struttura? Struttura logica, fisica, ampliata

A

Struttura logica -> individua l’insieme di componenti logiche idonee a svolgere un determinato ruolo, nel rispetto di regole prefissate e sulla base di relazioni con altre componenti: ruoli, attività e set di capacità.
Bisogna capire di che elementi e capacità (che devono essere coordinati fra loro) necessita ogni componente.
Struttura fisica -> rappresenta l’impresa quale complesso di componenti fisiche dotate di capacità adeguate per lo svolgimento dei ruoli previsti dalla struttura logica e necessari per gestire le attività definite nello schema organizzativo di massima.
Al fine di una migliore individuazione delle capacità di base necessarie per la qualificazione delle componenti è utile distinguere tra dimensione tecnica, umana e finanziaria.
Esiste la struttura ma non essendoci ancora le relazioni con l’esterno, l’impresa non esiste ancora.
La struttura ampliata/lo schema organizzativo definito -> rappresenta una varietà più o meno estesa di componenti fisiche interne e le relazioni tra componenti interne ed entità sistemiche esterne.
La sua composizione richiede:
-l’individuazione delle entità esterne fornitrici ed acquirenti;
-l’impostazione delle relazioni tra le componenti della struttura fisica e le entità (componenti) esterne.

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14
Q

I limiti della teoria della creazione del valore azionario nel contesto europeo

A

I limiti della teoria della creazione del valore azionario nel contesto europeo riguardano il fatto che quest’impostazione non è applicabile anche ai casi (molto frequenti nel contesto italiano ed europeo) di piccole-medie imprese gestite da imprenditori-proprietari e non quotate in Borsa, ma è applicabile solo alle public company e società con capitale frazionato e quotate in Borsa.
Un altro limite è che con questa teoria non sono massimizzabili il profitto, il fatturato e la crescita dimensionale, ma solo il capitale azionario dell’impresa.

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15
Q

Come si crea valore economico?

A

Con valore economico si intende, non la differenza tra costi e ricavi, ma le potenzialità dell’impresa di generare ricchezza nel tempo (flussi di reddito /cassa)
Questo valore si crea tramite la somma attualizzata dei flussi di cassa (cash flow).
Creare valore significa accrescere la dimensione del capitale economico, cioè̀ in breve il valore dell’impresa intesa come investimento. Ma il maggior valore che si forma, in non pochi casi, per essere percepito e misurato dagli azionisti-risparmiatori deve passare anche nel valore di mercato, cioè̀ trasferirsi sui prezzi delle azioni. (Luigi Guatri)

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16
Q

Come si crea valore azionario?

A

Il valore azionario si ricollega alla teoria del valore azionario che si riferisce alla realtà delle public company.
Il valore azionario si crea aumentando il valore delle azioni; l’investitore azionario aspira non solo al dividendo, ma anche alla crescita del corso delle azioni.
La crescita di ricchezza per l’azionista si traduce nell’obiettivo di aumentare il valore del capitale economico dell’impresa ossia tramite la somma attualizzata dei flussi di cassa (cash flow).
L’obiettivo dell’impresa non é sviluppare profitto o svilupparsi dimensionalmente ma creare valore economic

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17
Q

critiche alla teoria della massimizzazione del profitto?

A

La teoria nel campo pratico presenta dei limiti:
- il fattore tempo poiché ciò che l’imprenditore andrebbe a massimizzare è il risultato della gestione nel lungo andar, obbiettivo che nel breve periodo potrebbe essere sacrificato
- il fattore rischio poiché l’imprenditore tende a condizionare le sue aspirazioni reddituali ad un determinato grado di rischiosità globale della gestione
Inoltre vi è anche la necessità di rispondere alle esigenze di tutti i gruppi sociali con cui l’impresa viene in contatto. Infine la massimizzazione del profitto non sarebbe comunque compatibile con altre finalità di carattere etico che l’imprenditore dovrebbe porre a base della sua azione

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18
Q

Teoria comportamentista e di massimizzazione del profitto

A

TEORIA COMPORTAMENTISTA:
L’impresa è vista come una coalizione di gruppi di persone con interessi anche conflittuali. La necessità di assicurare un giusto equilibrio tra le aspirazioni dei vari gruppi coinvolti nel suo funzionamento genera limiti alla massimizzazione del profitto.
Situazioni di potenziale conflitto possono sorgere rispetto a:
• gruppi esterni (clienti, fornitori, finanziatori, poteri pubblici)
• gruppi interni (proprietari, dirigenti, maestranze,)
L’imprenditore per massimizzare il risultato economico della gestione, secondo la teoria classica, deve aumentare i ricavi, o ridurre i costi o entrambe le manovre. Ma queste manovre incontrano l’opposizione dei gruppi sociali esterni e interni all’impresa. Queste possono essere evitate con la promozione di innovazioni (prodotto, processo, mercato).

MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO: Con profitto si intende il compenso che spetta all’imprenditore per l’organizzazione dei fattori produttivi. Però non è interpretato sempre allo stesso modo, ma anche come:
-compenso che spetta a colui che coordina l’impiego dei fattori produttivi, affine ai compensi del lavoro (salario),
terra (rendita) e capitale (interesse);
-corrispettivo destinato a ripagare il rischio corso nell’attività imprenditoriale;
-premio che spetta non al semplice investitore, ma all’imprenditore che promuove l’innovazione (definizione più rilevante);
-risultato dell’acquisizione di posizioni di monopolio rispetto ad altri produttori.
Secondo la teoria classica le scelte imprenditoriali sarebbero orientate al conseguimento del massimo profitto, cioè
del maggior divario possibile tra ricavi e costi di gestione.
La teoria nel campo pratico presenta dei limiti:
- il fattore tempo poiché ciò che l’imprenditore andrebbe a massimizzare è il risultato della gestione nel lungo andar, obbiettivo che nel breve periodo potrebbe essere sacrificato
- il fattore rischio poiché l’imprenditore tende a condizionare le sue aspirazioni reddituali ad un determinato grado di rischiosità globale della gestione
Inoltre vi è anche la necessità di rispondere alle esigenze di tutti i gruppi sociali con cui l’impresa viene in contatto. Infine la massimizzazione del profitto non sarebbe comunque compatibile con altre finalità di carattere etico che l’imprenditore dovrebbe porre a base della sua azione

La massimizzazione dei profitti deve assumere una prospettiva di lungo periodo ( creazione di valore ) e tenere conto del livello di rischiosità della gestione. E obiettivo fondamentale per assicurare la sopravvivenza, che è uno degli elementi che rientrano nelle finalità imprenditoriali.

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19
Q

Teorie sul finalismo dell’impresa: teoria della creazione e diffusione del valore

A

La finalità della creazione del valore risponde agli obiettivi di tutti i partecipanti all’impresa e sostiene che la finalità da assegnare alla gestione è quella di far crescere il valore economica dell’impresa, la visione dei risultati aziendali è orientata al futuro (non conta il profitto ma le potenzialità di produrre risultati sempre migliore i). Oltre alla creazione del valore ci si riferisce anche alla sua diffusione ossia al trasferimento nel valore di mercato espresso dalle quotazioni azionarie. E più agevolmente tradotta in misurazioni economiche e nel lungo termine coincide con la massimizzazione del profitto. Non è di associare con la pratica nordamericana della creazione del valore azionario perché tende alla massimizzazione dei vantaggi per gli azionisti e non alla redditività di lungo termine.

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20
Q

il ruolo dell’organo di governo

A

Il ruolo dell’OdG consiste nell’assicurare che l’impresa, attraverso la sua attività di progettazione, indirizzo
strategico e controllo, evolva verso il conseguimento di uno sviluppo sostenibile
Le decisioni dell’OdG:
• di adeguamento: riguardanti azioni che consentano di sfruttare al meglio le capacità incorporate nella struttura
• di trasformazione: connesse ad azioni di modifica della struttura operativa (componenti e relazioni) di più ampia portata incidono sullo schema organizzativo definito
• di ristrutturazione: riguardanti azioni dirette a riconfigurare e ridefinire lo stesso schema organizzativo di massima o la stessa business idea
• processo di indirizzamento strategico dell’impresa (della struttura operativa): riguarda la ridefinizione nel tempo del posizionamento strategico nei confronti del mercato e degli altri interlocutori;
• processo di progettazione, organizzazione e riorganizzazione nel tempo della struttura operativo.

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21
Q

Differenza tra gestione strategica e operativa

A

La strategia definisce i rapporti con l’ambiente. La gestione strategica è impostata sulle scelte di lungo termine, riguardanti gli obiettivi e l’impiego delle risorse aziendali coerenti in vista del perseguimento di quegli obiettivi. Nel caso di un’impresa multi business, la gestione strategica si articola in:
- strategie complessive (o corporate), scelta delle aree d’affari
- strategie competitive (o di area strategica), scelta delle modalità di competizione in ciascuna area d’affari
- strategie funzionali, produzione marketing, finanza, personale, ricerca e sviluppo

La gestione operativa è costituita da atti di gestione, controllo ed esecuzione di attività e processi produttivi.
- ciclo di produzione;
- ciclo di vendita;
- ciclo finanziario
- ciclo logistico
- ciclo ricerca e sviluppo
La gestione operativa, a differenza di quella strategica e dei meccanismi di governo aziendale, si svolge con caratteristiche e problematiche dissimili da azienda ad azienda. È intuibile, infatti, che il complesso di attività, mediante le quali ciascuna impresa produce e vende i beni o servizi da destinare al mercato, si caratterizza in funzione dell’oggetto sociale.

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22
Q

Decisioni tattiche, strategiche e operative (Ansoff)

A

Lo studioso Ansolf si è contraddistinto per l’analisi della dimensione decisionale delle imprese. Ha distinto e qualificato tre principali tipi di decisioni (fortemente interrelati fra loro):
- strategiche -> riguardano gli aspetti di fondo dell’attività dell’impresa (es. scelta del mercato di riferimento);
- tattiche -> sono tese a precostituire risorse e capacità adeguate alla missione (es. scelta delle modalità di competizione per ASA);
- operative -> attuano le scelte strategiche (es. scelte relative a produzione, marketing, finanza ecc.)

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23
Q

La definizione della gerarchia delle strategie funzionali, competitive e complessive é applicabile a tutte le imprese?

A

No, perché la gerarchia opera solo nelle imprese multi business e non nelle imprese che operano in una specifica area d’affari dove le strategia complessiva collasserebbe; é possibile definire un quarto livello per le imprese multi-prodotto dove la strategia può essere sviluppata anche in termini di prodotto (oltre che in termini funzionali, competitivi e complessivi)

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24
Q

orientamento strategico -> atteggiamento di attesa, anticipazione, proattivo

A

Trascurare il rapporto tra impresa e ambiente porta ad un elevato grado di rischio, poiché l’impresa, proprio per il modificarsi del quadro esterno ambientale, può ritrovarsi improvvisamente fuori o senza mercato. Gli atteggiamenti che l’imprenditore può adottare nei confronti dell’ambiente esterno sono:
1) un atteggiamento di attesa, che consiste nell’aspettare il verificarsi di fenomeni evolutivi nel mercato o nel più vasto contesto (macro-ambiente) in cui questo è compreso, per promuovere soltanto dopo ch’essi si sono chiaramente affermati, gli opportuni adattamenti della gestione;
2) un atteggiamento anticipatorio, che si traduce nell’attuazione di uno sforzo costante di previsione dei mutamenti ambientali, allo scopo di potere realizzare, in modo preventivo e tempestivo, le necessarie modifiche nei comportamenti di gestione;
3) un atteggiamento proattivo, che si concreta nella promozione di azioni tendenti ad influenzare l’ambiente (macro e microambiente) nella direzione più̀ favorevole alle prospettive di sviluppa aziendale.

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25
Q

Strategia competitiva

A

Le strategie competitive definiscono gli obiettivi e le politiche da adottare per: fronteggiare la concorrenza e acquisire la clientela, puntando sui vantaggi competitivi conseguibili
Pur sussistendo un rapporto gerarchico tra strategie, sono sempre quelle competitive che influenzano quelle complessive: la scelta di essere presenti in più aree d’affari è fondata sulla probabilità di competere con successo in quella porzione di mercato, in base alle risorse possedute o acquisibili.
Tutte le imprese hanno una propria strategia che è il risultato del prodotto volto a soddisfare i bisogni della clientela.
Nel tempo a questi elementi si è aggiunto il risultato delle azioni delle imprese agli agenti esterni. Prima una volta determinato e scelto il mercato d’interesse questo rimaneva immutato, ora cambia rapidamente.

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26
Q

paradigmi teorici per la formulazione della strategia? spiega il paradigma strutturalista, quali sono le implicazioni?

A

Storicamente si sono sviluppati i vari modi (paradigmi) per realizzare la strategia d’impresa
Strutturalista (industrialista) (STRUTTURA-CONDOTTA-PERFORMANCE): secondo gli studiosi cosiddetti «strutturalisti», è la struttura del mercato che incide sul comportamento delle imprese ed è quest’ultimo che, a sua volta, determina il risultato della gestione aziendale. l’impresa è vista, in realtà, come elemento che influenza l’ambiente, che produce degli output che finiscono per modificare il settore in cui opera, e non come soggetto che deve semplicemente adattarsi ad esso. Si ha un rapporto di interdipendenza perché è raro potere rinvenire un’impresa del tutto libera da condizionamenti esterni nella formulazione dei suoi comportamenti di mercato; così com’è lontano dalla realtà immaginare un’impresa, piccola o grande che sia, del tutto incapace di influenzare almeno in parte le condizioni del mercato specifico in cui ha scelto di operare.
INTERPRETAZIONE FORTE
è la struttura del mercato (sistema delle imprese concorrenti) a influenzare le performance dell’impresa.
Esiste una casualità unidirezionale, le strategie non contano, i risultati dipendono esclusivamente dalla struttura del settore
VERSIONE DEBOLE
La condotta l’impresa reagisce alla situazione esistente cambiano le politiche pubbliche che possono influenzare
-le caratteristiche strutturali, (n° compratori e venditori, economie di scala, barriere all’entrata, differenziazione di prodotti, integrazione verticale, diversificazione barriere all’entrata, differenziazione prodotti, integrazione verticale)
-la condotta strategica, (pubblicità, ReS, politiche di prezzo, tattiche leali, funzioni e accordi)
-la performance (redditività, qualità de prodotto, progresso tecnologico)
La versione debole del modello considera relazioni bidirezionali; introduce il ruolo delle politiche pubbliche e specifica alcune condizioni della struttura
Comportamentista (CONDOTTA-STRUTTURA-PERFORMANCE): è la condotta, il comportamento strategico dell’impresa che influenza il settore di appartenenza e conseguentemente le performance.
Le conoscenze accumulate dall’impresa producono le capacità innovative e queste a loro volta determinano i risultati gestionali (impresa come sistema cognitivo).
Fondato sulle risorse (RISORSE-CONDOTTA-PERFORMANCE): sono le risorse che influenzano la strategia, partendo dalle risorse disponibili. Paradigma che riduce l’influenza del settore e accresce il peso dei fattori endogeni nella formulazione delle scelte strategiche. L’impresa, con i comportamenti innovativi che è in grado di attuare in virtù delle risorse specifiche possedute, sarebbe in grado di mutare l’assetto del settore a cui si rivolge migliorando la probabilità di successo competitivo.
Fondato sulla conoscenza (KNOWLEDGE-CAPABILITIES-PERFORFANCE): si fonda sulle conoscenze sia possedute che acquisibili. Le conoscenze che si accumulano nell’impresa producono le capacità innovative e queste determinano i risultati.

A conclusione di questa analisi sui paradigmi si può quindi sostenere che sulle scelte dell’impresa pesano sia fattori esogeni (legati al mercato) sia endogeni (legati alle risorse) e che, in realtà il rapporto è in ogni caso di interdipendenza. Da questo si deduce l’importanza dello studio del mercato prima di assumere qualsiasi scelta strategica.

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27
Q

tipologie di strategie competitive di base (Porter)

A

Michael Porter identifica tre possibili strategie alternative per l’ottenimento del vantaggio competitivo
• Leadership del costo
• Differenziazione
• Focalizzazione
LEADERSHIP DEL COSTO: L’impresa può abbassare il prezzo di vendita della propria offerta ad un livello che pur rimanendo al di sopra del costo medio sarà inferiore a quello dei concorrenti
Schema di determinazione della strategia:
- scomposizione dei costi operativi e di investimento per le singole attività della catena di valore dell’impresa
- comparazione dei costi sostenuti per svolgere le varie attività con quelli dei concorrenti per le stesse abilità
- definizione della strategia e esplicitazione delle azioni da adottare
Precisazione: il vantaggio delle leadership di costo non si manifesta necessariamente nella riduzione del prezzo (aumento della domanda): l’impresa mantiene il prezzo ai livelli medi della concorrenza potrà beneficiare comunque di un margine di redditività più elevato
Sistema di catena di valore aziendale: tutte le attività necessarie per la produzione di un bene
DIFFERENZIAZIONE: La capacità di offrire un prodotto con determinate caratteristiche che lo distinguono da quello dei concorrenti a cui il cliente riconosce un maggior valore e in virtù del quale è disposto a pagare un prezzo superiore
Condizioni di successo:
▪️unicità
▪️percezione
▪️valore
▪️sostenibilità
FOCALIZZAZIONE: Terzo tipo di strategia tra virgolette
La strategia di focalizzazione consiste nella ricerca di una posizione di vantaggio dei costo o di differenziazione in un’area molto circoscritta (nicchia) del mercato servito.
I vantaggi della focalizzazione sono:
▪️target definito e molto ristretto
▪️prodotto unico e inimitabile
▪️confronto con pochi competitor
▪️alti profitti ( se riesce a servire in modo efficiente i bisogni specifici)
Non è una situazione creata dalla stessa impresa. Non è una strategia a se stante ma va a integrare le prime due strategie.

28
Q

Pianificazione strategica

A

La pianificazione strategica è il procedimento volto a formulare le strategie di un’impresa nel medio-lungo termine. Per pianificare vengono utilizzati svariati strumenti d’indagine che consentono di leggere, studiare e analizzare il contesto di riferimento dell’impresa e quello interno.
Gli obiettivi dell’analisi dell’ambiente esterno consistono nel:
-identificare le caratteristiche strutturali di un settore e la loro influenza sulla concorrenza e sulla redditività;
-spiegare perché alcuni settori sono più redditizi di altri o perché vi è maggiore o minore concorrenza;
-sviluppare strategie che possano influenzare la struttura del settore per aumentare competitività o redditività;
-analizzare concorrenti e clienti per individuare opportunità per la costruzione del vantaggio competitivo.
Gli strumenti utilizzati per la pianificazione della strategia sono:
-per l’ambiente esterno il modello delle 5 forze di Porter, mappatura strategica, Ansoff, Abell e SWOT;
-per l’analisi interna la catena del valore, modello VRIO e approccio basato sulle risorse.

29
Q

5 forze di Porter

A

Uno dei più noti schemi di analisi è quello comunemente noto come schema delle 5 forze di Porter ( o della concorrenza allargata).
Il grado di attrattività di un settore può essere valutato analizzando cinque forze che determinano minore o maggiore rivalità tra le imprese.
Queste forze sono:
- la rivalità tra i concorrenti presenti
- la minaccia di nuovi concorrenti
- la minaccia di prodotti sostitutivi
- il potere contrattuale dei fornitori
- il potere contrattuale dei clienti
Redditività (costi e margini) è funzione della forza della clientela, del potere dei fornitori e della pressione competitiva (attuale, potenziale, diretta, indiretta)

  • La rivalità tra i concorrenti presenti è il principale fattore che influenza la redditività e l’attrattività del settore: maggiore è il grado di rivalità tra le imprese in esso presenti, minori sono le prospettive di redditività di periodo
    Il grado di rivalità è influenzato:
    ▪️Numero di concorrenti
    ▪️Tasso di crescita del settore e condizioni della domanda
    ▪️Struttura di costo delle imprese
    ▪️Barriere all’uscita
    ▪️Vantaggi di costo indipendenti dal volume di produzione
  • La minaccia di nuovi concorrenti è tanto maggiore quanto sono l barriere all’entrata, che rendono difficile l’ingresso di un’impresa nel settore
    Principali barriere all’entrata:
    ▪️Economie di scala
    ▪️Differenziazione del prodotto
    ▪️Facilità ad accedere ai nuovi fornitori
    -> se è facile barriere in entrata basse
  • La minaccia di prodotti sostitutivi riduce la redditività del settore, perché rende la domanda elastica rispetto al prezzo
    Dipende dai seguenti fattori :
    ▪️Disponibilità di stretti sostituti
    ▪️Costi di riconversione dell’utente
    ▪️Rapporto prezzo/quantità del prodotto sostitutivo
  • Il potere contrattuale dei fornitori identifica la capacità di fornitori di imporre le proprie condizioni contrattuali (costo materie, attrezzature, prestazioni di servizio)
    Dipende dalla presenza di molteplici fattori quali
    ▪️il numero d fornitori rilevanti
    ▪️la disponibilità di sostituti per i prodotti dei fornitori
    ▪️i costi di riconversione per l’impresa
    ▪️il rischio di integrazione a valle dei fornitori
    ▪️ il contributo dei fornitori alle caratteristiche di qualità del prodotto
  • Il potere contrattuale dei clienti. I clienti sono intesi in senso ampio quali clienti industriali (altre imprese industriali), clienti intermediari (canali commerciali) e clienti finali

Il loro potere contrattuale dipende:
▪️Numero di clienti rilevanti
▪️Disponibilità di sostituti per i prodotti
▪️Costi di riconversione del cliente
▪️Rischio di integrazione a monte dei clienti

30
Q

Modello tridimensionale di Abell

A

Secondo Abell 1986 la definizione dell’area di business è il risultato delle scelte rispetto a tre dimensioni:
▪️clienti da servire -> gruppi di clienti
▪️bisogni da soddisfare -> funzioni d’uso
▪️tecnologie alternative
La combinazione di questi elementi porta all’area strategica d’affari.
L’impresa può decidere di servire più gruppi di clienti, di soddisfare differenti funzioni d’uso, utilizzare più tecnologie (di operare in una o più aree di business).
L’analisi strategica tradizionale è concentrata sullo studio dell’ambiente esterno dell’impresa:settore, concorrenza allargata, gruppi strategici, unità di business, area strategica d’affari (ASA)

Per affrontare i cambiamenti nell’ambiente competitivo, l’analisi dell’ambiente esterno va integrata con:
▪️La globalizzazione dei mercati
▪️L’emersione di nuovi mercati e nuovi segmenti di mercato
▪️Progressivo accorciamento del ciclo di vita del prodotto

Quanto più i cambiamenti dei settori ambientali esterni sono rapidi e di difficile previsione tanto più le risorse e le competenze interne rappresentano la base per la definizione dell’identità delle imprese

Mette al centro dell’analisi la specificità dell’impresa in termini di risorse e competenze (cosa è in grado di fare meglio rispetto ai concorrenti)
Secondo questo approccio di ricerca del vantaggio competitivo dipende sempre di più dalla conformazione di una strategia che riconosca e sviluppi le caratteristiche distintive di ogni impresa

La logica della strategia non è quella dell’allocazione delle risorse… ma è costituita dallo sviluppo delle risorse e delle conoscenze.
N.B. Non si fa riferimento al prodotto perché ci si focalizza sui bisogni dei consumatori. Quasto perché diversi segmenti hanno diverse esigenze.

31
Q
  1. Concetto di area strategica di affari?
A

Con il termine area strategica d’affari, si identifica l’area di business in cui l’impresa intende competere, rappresentata dal mercato e dall’insieme di clienti serviti. Una singola azienda che operi in aree strategiche d’affari diverse si rivolgerà a mercati e clienti diversi per ciascuna delle ASA.

32
Q

componenti del capitale circolante

A

Il capitale circolante calcolato prendendo in esame la gestione economica (costi e ricavi di competenza) e la gestione monetaria (entrate e uscite di cassa) è composto da:
- scorte necessarie per alimentare i processi di produzione e di vendita;
- crediti commerciali verso clienti;
- debiti commerciali vero fornitori;
- liquidità aziendale (cassa, banche);
- altre attività e passività correnti (crediti a breve, debiti a breve, quota corrente di debiti medio-lungo termine, quota imposte).

33
Q

Strumento della catena del valore aziendale (Porter)

A

Il valore è dato dalla somma che gli acquirenti sono disponibili a pagare in cambio del prodotto offerto dall’impresa

La catena del valore visualizza il valore totale prodotto da un’impresa e comprende
▪️le attività generatrici del valore
▪️il margine che rimane all’impresa nel caso in cui i ricavi superano i costi totali

Un più elevato valore è dato dalla più ampia differenza tra il prezzo pagato dagli acquirenti e i costi sostenuti per lo svolgimento delle attività aziendali (per progettare, produrre, vendere, fornire assistenza ai clienti)
ATTIVITÀ PRIMARIE: impegnate nella produzione fisica del prodotto (ricevimento e gestione degli input produttivi; lavorazione, confezionamento, gestione impianti, magazzinaggio, gestione e distribuzione prodotti finiti, pubblicità scelta dei canali, prezzi di vendita, installazione, riparazioni, assistenza.
ATTIVITÀ SECONDARIE : supportano lo svolgimento delle attività primarie: attività infrastrutturali, (direzione, pianificazione, finanza, gestione e qualità), risorse umane (ricerca, formazione del personale, sviluppo innovazione (miglioramento prodotti e processi), approvvigionamento (materie, ricambi, macchinari).

La catena del valore di un impresa si inserisce in una filiera (sistema di valore) che include a monte le catene di valore dei fornitori degli input produttivi e a valle quelle dei distributori, degli utilizzatori degli output, fino al clienti finali.
Si studiano tutte le parti della catena per capire come orientarle e questo viene fatto in base al processo specifico. Ogni fase (es. logistica, marketing ecc.) può essere orientata singolarmente alla leadership di costo e alla differenziazione.

34
Q

VRIO

A

Il modello VRIO messo a punto da Jay Barney, individua le caratteristiche che possono conferire significatività e importanza alle risorse possedute dall’impresa(siamo nel campo dell’analisi dell’ambiente interno), in funzione alla qualità delle risorse i determina la forza competitiva nell’ambito del mercato servito.
Le risorse possono essere classificate in base:
a) al loro valore ovvero al contributo vincente che sono in grado di conferire all’azione competitiva (attributo dì valore);
b) alla loro unicità o rarità ossia alla situazione cli scarsa diffusione presso le altre imprese concorrenti (attributo della rarità);
c) alla loro insostituibilità da parte dei concorrenti (attributo della inimitabilità);
d) alla loro durevolezza ovvero al persistere del loro valore nell’àmbito dell’organizzazione (attributo dell’organicità).

Valore, rarità, non imitabilità e durevolezza, combinandosi variamente, generano, quindi, sotto “l’aspetto competitivo situazioni di svantaggio, parità, vantaggio temporaneo (perché si tratta di risorse imitabili) e van taggio durevole nei confronti della concorrenza.
Sviluppando questo tipo di analisi, l’impresa sarà in grado di pervenire efficace- mente alla formulazione della propria strategia competitiva, che potrà distinguersi da quella dei concorrenti per gli obiettivi specifici, per le linee generali in cui s’inquadra (vincoli) e per le politiche assunte a base dei comportamenti di mercato.
Uomini, fondi, organizzazione, relazioni e consenso sociale sono i pilastri sui quali costruire il vantaggio competitivo durevole e concorrono a costruire un vero e proprio pentagono del successo aziendale.

35
Q

avviene prima l’idea imprenditoriale o il modello di SWOT?

A

Idea imprenditoriale

36
Q

SWOT

A

L’analisi SWOT ha origini in economia aziendale e il suo utilizzo si è diffuso non solo in ambito aziendale. L’analisi mira ad individuare le forze e le debolezze dell’impresa, e, fuori dai confini dell’impresa, le opportunità e le minacce dell’ambiente generale (fattori politici, economici, sociali) e transazionale (fornitori, distributori, clienti, concorrenti, …
Consente di individuare punti di forza e debolezza ed opportunità e minacce di un progetto strategico.
Le fasi di attuazione dell’analisi SWOT sono:
- raccolta delle informazioni sull’impresa
- identificazione delle forze e debolezze
- individuazione delle opportunità e minacce
- analisi combinata variabili interne ed esterne
- definizione alternative d’intervento
Nell’individuazione e selezione delle possibili strategie si fa leva sui punti di forza e si cerca di ridurre le debolezze, si ottimizzano le opportunità e si riducono le minacce, al fine di realizzare l’iniziativa, progetto strategico.

37
Q

caratteristiche della funzione manageriale -> diffusa, competenze specifiche, sovraordinata, universale, coordinare le diverse direzioni

A

Il termine management può essere definito utilizzando criteri diversi: soggettivo, oggettivo, scientifico

Il management soggettivo indica il gruppo che governa o dirige un’organizzazione

Il management in senso oggettivo indica il complesso di attività di direzione, rappresentate dall’organizzazione, programmazione e controllo

Il management in senso scientifico identifica quel complesso di conoscenze organizzate in distinti ambiti disciplinari
Nel tempo ha acquisito nuovi significati
L’evoluzione del concetto riflette le trasformazioni intervenute nelle imprese, nei mercati, e nella società (Taylor e altri)
Il lavoro necessario all’impresa secondo Taylor può essere a differenza del passato analizzato scientificamente: le regole intuitive , frutto di abilità personali e legate all’esperienza, possono essere sostituite da procedure di lavoro

Il ruolo della direzione: segmenta frazionandole le attività lavorative in mansioni, analizza le singole mansioni di lavoro, selezionare persone adatte e addestrarle, distingue nettamente responsabilità direzionali da quelle esecutive
Usa incentivi monetari (cottimo differenziale) come incentivo
La funzione manageriale (o direzionale) è sovra-ordinata rispetto alle altre funzioni di pari livello: tecnica, commerciale, acquisti, finanziario, … contabile
Emergono esigenze di coordinamento tra diverse direzioni

Obiettivo: risolvere i problemi di coordinamento, attraverso la funzione direzionale, coordinando le risorse (umane, finanziarie, tecniche) pianificando, controllando, guidando e organizzando verso il conseguimento di obiettivi
Caratteristiche essenziali:
▪️è universale: interessa la gestione di tutti i tipi di impresa
▪️è diffusa: riguarda non solo il vertice ma, in modo diverso, tutte le persone
Richiede competenze specifiche che possono esser apprese mediante programmi di insegnamento (scuole di management)
Secondo l’AMA il management è l’arte scientifica di conseguire gli obbiettivi specifici di un’organizzazione, attraverso la valorizzazione e l’impiego efficace di tutte le risorse, umane e materiali, che l’organizzazione stessa può acquisire o di cui può disporre

38
Q
  1. funzione organizzativa, come si può rappresentare una struttura-> con un organigramma
A

Organizzare significa ordinare un sistema in parti (elementi, unità organizzative) interdipendenti e correlate, ciascuna avente una specifica funzione rispetto al tutto
L’obiettivo della funzione di organizzazione è di ottenere le condizioni di massima efficienza lavorativa, attraverso la suddivisione e specializzazione delle attività e il loro coordinamento in un sistema integrato…

Inquadramento dei problemi organizzativi
Profilo strutturale => definizione compiti e responsabilità (progettazione strutturata aziendale e procedure organizzative

Profilo comportamentale => rapporti interpersonali
Le scelte fondamentali riguardano:
▪️La determinazione del grado di decentramento dei poteri (da cui dipendono i livelli organizzativi
▪️I criteri di specializzazione dei compiti (per funzioni, per divisioni, processi, progetti …
Vi sono strutture semplici e strutture complesse.
Un assetto organizzativo è l’organizzazione a rete fondata sull’installazione d relazioni molto strette tra più parti dell’impresa e tra questa e i clienti e i fornitori, la sua efficacia è legata al sistema informativo, si tratta di organizzazioni piuttosto flessibili. Tra le strutture tipicamente flessibili le forme più diffuse sono l’organizzazione per matrice(rappresenta l’istituzionalizzazione dell’organizzazione per progetto in quanto la struttura aziendale assume un carattere reticolare con un intreccio di competenze unzione li e per progetto ogni responsabile si troverà alle dipendenze del direttore di linea e del direttore di prodotto) e l’organizzazione per progetto(ergono costituiti gruppi di lavoro incaricati di elaborare e porre in attuazione determinati progetti)

Il modello di struttura funzionale è il modello più diffuso
▪️Le attività sono raggruppate per funzioni con a capo un responsabile
▪️La responsabilità del profitto è allocata in una sola persona (amministratore delegato, direttore, proprietario) cui fanno riferimento i responsabili delle varie funzioni
▪️È adottata in imprese di piccole e medie dimensioni poco diversificate per tecnologie, produzione, mercati
Il modello di struttura multidivisionale
▪️È generalmente adottata da imprese si dirà di dimensioni presenti in molti mercati e con prodotti diversificati
▪️Prodotti e/o mercati omogenei sono raggruppati in divisioni (business unit) articolate in funzioni (produzione, marketing, finanza)
▪️Esistono poi funzioni trasversali che offrono servizi alle varie divisioni (amministrazione, acquisti, personale)
La progettazione della struttura aziendale rappresenta una delle attività primarie della direzione
Le fasi dei processi di programmazione sono:
▪️Individuazione di attività operative
▪️Identificazione delle unità organizzative
▪️Investimento in capacità tecniche umane e relazionali
▪️Definizione delle relazioni tra unità interne e esterne
▪️Specificazione del grado e delle modalità di apertura

39
Q

Ciclo direzionale

A

Il processo di direzione aziendale può essere definito come ciclo di direzione all’interno del quale sono presenti le attività di:
- Programmazione (atti di decisione): stabilire gli obiettivi, le decisioni e le modalità di svolgimento da rispettare e le risorse da impiegare;
- Organizzazione (atti di disposizione): individuare chi e con quale responsabilità dovrà curarne la realizzazione;
- Conduzione (direttive per l’esecuzione): fornire le direttive e motivare gli organi operativi;
- Controllo (dati interni di controllo): valutare i risultati raggiunti rispetto a quelli programmati.
Il controllo conduce il ciclo e allo stesso tempo ne avvia uno nuovo perché i dati rilevati concorrono a fare assumere nuove decisioni nell’ambito della funzione di programmazione.
Queste funzioni costituiscono momenti integrati di un processo non scindibile.
Le informazioni interne ed esterne all’impresa costituiscono il ciclo informativo. Il ciclo informativo rispettivamente a quello di direzione è formato da:
- Informazioni Sull’ambiente;
- Direttive per l’esecuzione;
- Risultati dell’esecuzione;
- Dati interni di controllo.

40
Q

Esempio di vantaggi/svantaggi punti di forza/debolezza dell’analisi SWOT

A

PUNTI DI FORZA: notorietà del brand, differenziazione del prodotto, elevata fidelizzavi one della clientela, vantaggi di costo (es. economie di scala)
PUNTI DI DEBOLEZZA: alto indebitamento, brevetti in scadenza, clima aziendale conflittuale, linee di produzione obsolete.
OPPORTUNITÀ: aumento della domanda del prodotto, nuovi canali distributivi, caduta delle barriere in mercati interessanti, possibilità di espandersi in novi segmenti/mercati
MINACCE: cambiamenti tecnologici, ingresso di nuovi concorrenti, prodotti sostitutivi, cambiamenti nei gusti dei consumatori, nuove leggi che determinano aumento dei costi

41
Q

Strumenti di analisi della strategia competitiva dell’impresa.

A

La scelta della strategia competitiva è sempre funzione della combinazione delle caratteristiche strutturali del mercato (5 forze) e delle caratteristiche delle risorse possedute dall’impresa (catena del valore e VRIO). La scelta ultima si fonda sull’analisi SWOT ovvero sulla previsione dell’evoluzione del mercato e sulla verifica dei punti di forza e debolezza aziendale. Aspetti esogeni ed endogeni devono combinarsi efficacemente per pervenire alla formulazione di una strategia competitiva di successo.
Per comprendere il funzionamento di un dato mercato è necessario esaminare congiuntamente domanda e offerta:
- Mercato del venditore: domanda > offerta, abbiamo un vantaggio per i produttori. Gli acquirenti competeranno per l’acquisto dei beni
- Mercato del compratore: domanda < offerta, i produttori dovranno competere per acquisire la domanda disponibile.

42
Q

Programmazione

A

Definizione: dal greco pro-gramma scritto prima.
È un processo volto a predeterminare gli obbiettivi, le politiche e le attività da compiere entro un determinato periodo di tempo (assumere in anticipo le decisioni attinenti la gestione futura).
La pianificazione e la programmazione sono due concetti con significati diversi ma complementari. Mentre la pianificazione riguarda lo sviluppo della strategia nel medio-lungo termine, la programmazione concerne la predeterminazione di obiettivi, politiche e attività da svolgere entro un periodo di tempo (scelte di adeguamento delle capacità di produzione di vendita).
Nella sua accezione generale non rappresenta nulla di nuovo. Gli aspetti innovativi riguardano la forma e il metodo:
- Formalizzazione: documento scritto di programmazione;
- Integrazione: riferimento alla gestione nella sua interezza;
- Quantificazione: indicazione di obiettivi e risorse misurabili;
- Pluriennalità: proiezione temporale di obiettivi e politiche.

43
Q

Gap Analysis

A

Gli obiettivi da pianificare per la programmazione possono essere fissati secondo una procedura diversa dalle previsioni di mercato: la gap analysis, parte della fissazione degli obiettivi desiderati.
Le fasi fondamentali della procedura sono:
- Fissazione degli obiettivi desiderati senza considerare le previsioni di mercato;
- Previsione degli obiettivi raggiungibili in base alle tendenze del mercato e senza innovazioni nelle azioni gestionali;
- Determinazione del divario tra obiettivi desiderati e quelli raggiungibili in assenza di innovazioni;
- Individuazione delle modalità di eliminazione del divario, cioè delle politiche innovative necessarie per rendere compatibili le aspirazioni imprenditoriali con i previsti andamenti di mercato;
- Redazione del piano di gestione.

44
Q

Budget (funzione del budget nel piano operativo)

A

Durante la programmazione vengono redatti vari documenti, fra cui il budget che si divide in:
- Budget economico (bilancio preventivo): traduce in costi e ricavi le scelte e le operazioni stabilite nel piano. È un conto profitti e perdite anticipato perché tende a predeterminare il risultato della futura gestione. Questo budget:
o Valuta e valorizza le decisioni prima di tradurle in operazioni;
o Controlla il perseguimento degli obiettivi o l’efficienza dell’organizzazione.
- Budget finanziario: considera usi e fonti di capitale per predeterminare il saldo finanziario dell’esercizio;
- Budget operativo o piano di cassa: governa il flusso monetario di entrate e uscite.
La finalità della redazione del budget è programmare le azioni per raggiungere gli obiettivi del piano strategico.

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Q

programmazione strategica e operativa

A

Nell’affrontare la programmazione aziendale il management può dunque privilegiare una visione di lungo periodo(strategica) dell’attività di gestione e procedere a formulare i piani secondo un’ottica di non breve periodo oppure può orientare previsioni e programmi nel tempo breve(programmazione operativa).
Ogni impresa opera difatti entro un sistema fondamentale di vincoli,
INTERNI: potenzialità produttiva, organizzativa, finanziaria ed economico-strutturale
ESTERNI: crescita della domanda, pressione della concorrenza, il progresso tecnologico, regolamentazione pubblica
La programmazione è uno strumento fondamentale per il coordinamento della gestione perché consente di organizzare in via anticipata lo svolgimento dell’attività aziendale. Ma deve essere sempre accompagnata da un efficace controllo direzionale.
Dalla programmazione di lungo termine si differenzia quella di breve termine, ila prima ha obbiettivo di modificare il sistema di vincoli entro cui opera l’impresa, la seconda ha lo scopo prevalente di adattare l’attività corrente ai vincoli interni ed esterni alla gestione aziendale
Le fasi del processo di programmazione strategica sono:
1. Obiettivi da raggiungere
2. Politiche da adottare
3. Valutazione di vincoli e delle risorse da impiegare
4. Attività da svolgere
Le fasi del processo di programmazione operativa sono:
1. Analisi delle risorse disponibili
2. Stima delle opportunità di mercato (vincoli esterni) & determinazione delle potenzialità aziendali (vincoli interni)
3. Valutazione delle politiche adottabili
4. Fissazione degli obiettivi di esercizio

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Q

Business plan (struttura, destinatari, finalità):

A

Il business plan è un documento che descrive i contenuti e le caratteristiche di un progetto imprenditoriale (avviato da una impresa neo costituita o da una già in attivista) al fine di valutarne la sua fattibilità tecnica, economica e finanziaria.
Il BP svolge molte funzioni:
Pianificazione e controllo strategico: esplicita le strategie, definisce in anticipo obiettivi e risorse e favorisce la valutazione dei risultati raggiunti

Analisi di fattibilità: consente l’analisi di fattibilità di un investimento sia che si tratti di un’attività esistente o di una nuova iniziativa

Comunicazione interna e esterna: è uno strumento di comunicazione il management può presentare il suo progetto a vari interlocutori (banche, società di venture capital, altri finanziatori…)

I destinatari del BP sono molteplici:
- L’imprenditore (singola persona fisica o compagnie di soci
- Il management ossia i collaboratori dell’imprenditore
- I potenziali futuri soci: i soggetti chiamati a sottoscrivere aumenti di capitale, a sostenere lo sviluppo dell’impresa vogliono conoscere le stime di redditività e rischio
- I finanziatori privati quali banche istituti di credito, venture capital e istituzioni pubbliche per l’erogazione di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati

I contenuti di un business plan dovrebbero essere di norma organizzati in due parti principali:
una qualitativa e una quantitativa

La parte qualitativa contiene:
-descrizione dell’impresa
-analisi strategica
-formulazione della strategia

La parte quantitativa riguarda le proiezioni economiche, finanziarie e patrimoniali legate al progetto
La descrizione dell’impresa rientra nella prima parte del business plan
• Storia dell’impresa
• Profilo dei soci
• Descrizione della business idea
-prodotti/servizi offerti
-tipologia della clientela servita
-sistema degli attori esterni
• Struttura organizzativa attuale

L’analisi strategica rappresenta una parte fondamentale del BP
• Analisi dell’ambiente esterno
• Analisi dell’ambiente interno
• Analisi swot

L’aspetto centrale dell’analisi è l’individuazione delle minacce e opportunità esterne e dei punti di forza e debolezza dell’impresa

ANALISI DELL’AMBIENTE ESTERNO
Analisi competitiva:
-concorrenti diretti
-prodotti sostitutivi
-minaccia nuovi entranti
-potere contrattuale fornitori
-potere contrattuale clienti
Analisi di raggruppamenti strategici

ANALISI DELL’AMBIENTE INTERNO: consiste in
-individuazione risorse strategiche (modello VRIO)
-analisi delle attività dell’impresa (catena del valore aziendale)

ANALISI SWOT
-punti di forza e debolezze dell’impresa
- minacce e opportunità ambientali

Il risultato dell’analisi strategica consente la formulazione della strategia competitiva dell’impresa
-modalità di competizione dell’impresa rispetto alla sua concorrenza diretta e indiretta
-il livello di qualità del servizio offerto
-il rapporto qualità/prezzo del bene/servizio offerto
-la clientela target-obiettivo (segmenti di mercato)

La parte quantitativa del BP riguarda le proiezioni economiche, finanziarie, patrimoniali legate all’attuazione del nuovo posizionamento strategico
-piano di marketing
-piano del personale
-piano degli investimenti
-piano delle fonti finanziarie
-piano economico-finanziario

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Q

Funzione direzionale di controllo

A

La funzione di controllo conclude il ciclo di direzione e crea le premesse per l’avvio di un nuovo ciclo di attività.
Le finalità della funzione sono:
- Assicurare la corretta attuazione delle scelte da parte di egli organi operativi;
- Valutare la realizzazione rispetto ai programmi;
- Orientare le successive scelte di programmazione.
È un processo che riguarda numerosi livelli e posizioni organizzative.
Anche a causa delle innovazioni che hanno interessato la direzione del personale il controllo ha subito una profonda evoluzione:
- Visione tradizionale: strumento di costrizione volto a disciplinare e vincolare l’azione del personale;
- Visione moderna: strumento di indirizzo, di guida delle attività e delle funzioni.
Il processo di controllo va attuato:
- In via antecedente rispetto alle decisioni da assumere (analisi di mercato, ricerca operativa);
- In via concomitante all’azione di analisi di scostamento tra prestazioni realizzate e obiettivi;
- In via susseguente all’azione (mediante determinazione di indicatori e serie storiche);
- In via prospettica per l’attuazione del controllo strategico.
Il controllo di direzione si articola in:
- Controllo operativo: formulazione obiettivi e programmi a breve ; valutazione dei programmi in relazione ai risultati definizione di azioni correttive;
- Valutazione di rendimento: misurazioni di efficienza e misurazioni di efficacia della gestione aziendale (indici);
- Controllo strategico: valutazione della strategia e cambiamenti strategici in relazione alla visione/missione.
Le fasi del controllo operativo sono:
- La determinazione degli obiettivi: che possono essere desunti dalla programmazione, dalle politiche e le azioni operative e devono essere realistici e ben definiti;
- La rilevazione periodica dei risultati (più importante): che richiede un’organizzazione efficiente, presuppone una raccolta sistematica e prevede un’elaborazione costante delle prestazioni;
- Analisi di scostamento: che fornisce informazioni sulla genesi delle deviazioni e orienta il management sulle azioni correttive;
- Gli interventi correttivi: che possono correggere deviazioni o modificare gli obiettivi.

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Q

cosa significa motivare

A

La motivazione è un fattore psicologico (cosciente o no) che stimola l’individuo a compiere azioni specifiche verso determinati obiettivi. L’identificazione con l’organizzazione è alla base della motivazione del personale: le imprese devono agire per favorire l’integrazione tra obiettivi individuali ed aziendali. Il problema motivazionale può essere scomposto nella:
1. motivazione a partecipare (accettare l’inserimento nell’impresa);
2. motivazione a produrre (assicurare la produttività richiesta).
Il problema motivazionale nasce dalla percezione di un bisogno fisiologico e/o sociale che genera un impulso verso la sua risoluzione (Maslow). La soddisfazione è generata da fattori motivanti legati ai contenuti del lavoro mentre i fattori ambientali che definiscono le condizioni di lavoro possono solo ridurre il grado di soddisfazione.
Secondo la teoria di Maslow l’individuo punterebbe alla soddisfazione di una serie di bisogni ordinati lungo una scala crescente di desiderabilità:
1. Bisogni di autorealizzazione: rappresentati dalla convinzione di aver realizzato pienamente le proprie capacità professionali e morali;
2. Bisogni di stima (reputazione, prestigio): legato ai riconoscimenti del proprio lavoro da parte dei capi, colleghi, società…;
3. Bisogno di socialità (appartenenza): legato alle esigenze di sentirsi parte del gruppo;
4. Bisogno di sicurezza: legato all’esigenza di assicurarsi il reddito;
5. Bisogni primari: relativi alle necessità fondamentali (alimentazione, vestiti…).
Il bisogno di livello più alto emerge quando è soddisfatto quello di livello più basso.
Maslow distingue i fattori in:
- Fattori ambientali o igienici: che non motivano ma se non soddisfatti generano insoddisfazione;
- Fattori motivanti: che appagano bisogni superiori, producono soddisfazione, motivazione e stimolano all’azione.
L’integrazione tra obiettivi individuali e organizzativi può essere favorita dalla variazione e l’ampliamento della mansione tramite:
- La rotazione della mansione;
- L’ampliamento della mansione;
- L’arricchimento della mansione.
I punti critici della teoria di Maslow sono:
1. La scalata verso bisogni superiori non presuppone il soddisfacimento al 100% del bisogno inferiore;
2. Esistono rapporti di interdipendenza fra le categorie;
3. L’ordinamento dei bisogni non è uguale per tutti;
4. L’ordine è condizionato anche dalle condizioni ambientali.

49
Q

cosa è la leadership

A

Il modello partecipativo è legato alla leadership, che influenza l’azione delle persone impegnate nell’impresa senza ricorrere solo al potere formale. Esercitare la leadership significa creare spirito di gruppo, ottenere consenso e collaborazione volontaria, far comprendere i valori di fondo da porre a base dell’azione collettiva.
Sistema di capacità di leaders:
- saper comunicare
- saper influenzare positivamente i collaboratori (relazioni collaborative)
- saper motivare i collaboratori per raggiungere gli obiettivi
- pianificare il raggiungimento degli obiettivi
- saper diffondere a tutti i livelli una visione strategica del cambiamento.

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Q

Gestione del personale

A

La gestione del personale serve a favorire lo sviluppo di condizioni di migliore rendimento operativo mediante l’acquisizione delle professionalità adatte allo svolgimento delle attività aziendali. L’abilità direttiva si misura anche in rapporto al clima delle relazioni di lavoro, necessario per ridurre le occasioni di conflitto e motivare le persone verso il conseguimento degli obiettivi. La produttività è funzione delle caratteristiche degli individui selezionati ma anche dei modelli di governo dei rapporti di lavoro adottati dai dirigenti.
La complessità del contesto (interni ed esterno) accresce la rilevanza delle risorse umane, quali fonti di competitività. Attraverso i nuovi ingressi l’impresa può migliorare:
- Il proprio sistema di capacità e competenze distintive;
- Le capacità di innovazione;
- Le capacità d riadeguamento di proprio contesto di riferimento.
Esiste una correlazione pozione positiva tra sviluppo d’impresa e qualità delle risorse umane che accresce la responsabilità della direzione nel processo di ricerca del personale “adatto”.
La gestione del personale è una funzione delicata e complessa che richiede elevate competenze manageriali e psicologiche. Consiste nelle attività di:
➢ Pianificazione dei fabbisogni
L’attività di ricerca (prima fase del processo) è avviata dalla definizione dei fabbisogni di personale dell’impresa (di quante persone ha bisogno e con quali capacità e competenze).
Le dimensioni rilevanti per la pianificazione sono:
- Conoscenza chiara del profilo delle risorse umane presenti nell’organizzazione;
- Conoscenza delle linee di sviluppo strategico dell’impresa (in termini di nuove attività );
- Stima dell’eventuale fabbisogno di personale (organico presente < fabbisogno necessario).
La definizione dei fabbisogni è affidata in generale ai dirigenti delle unità organizzative: la funzione del personale svolge un ruolo di supporto e consulenza per analisi delle posizioni, descrizione profili…
➢ Reclutamento del personale
Una volta definito il fabbisogno di personale l’impresa può avviare il processo di reclutamento di nuove risorse che consiste nel comunicare al mercato la propria domanda di lavoro. Le attività distinte del processo sono:
a) Definizione del profilo professionale da ricercare, che descrive i seguenti aspetti:
1. La posizione da ricoprire;
2. I compiti e le attività da essa inerenti;
3. Le competenze necessarie per svolgere tali attività;
b) Azione di ricerca dei candidati sul mercato del lavoro: l’obiettivo di questa fase e venire in contatto velocemente e al minor costo con i candidati in linea con il profilo della posizione da ricoprire. Le principali decisioni riguardano la scelta tra i principali canali di reclutamento:
1. Mercato interno: quando il personale è ricercato all’interno dell’impresa. Il ricorso a risorse già presenti all’interno avviene mediante:
• Segnalazioni dei dipendenti;
• Interventi di mobilità interna;
• Auto candidature dei dipendenti
2. Mercato esterno: quando il personale è ricercato all’esterno dell’impresa, e dei canali da attivare per la ricerca del personale adatto. Il reclutamento esterno si avvale di molteplici canali:
• Domande dirette;
• Scuole, istituti, Università;
• Mercato del lavoro (inserzioni stampa e online).
A seconda della forma di reclutamento variano gli strumenti (es. università: richiesta formale; giornale: inserzione…).
➢ Selezione dei candidati
La selezione può essere variamente organizzata in funzione delle caratteristiche dell’impresa e dei profili da assumere
Obiettivo: identificare tra le candidature raccolte nella fase del reclutamento quelle idonee alla posizione da ricoprire.
Preselezione: selezionare i profili senza un colloquio in presenza ma solo attraverso le capacità e competenze scritte.
Processo di selezione:
- Conoscenza delle caratteristiche della posizione da ricoprire;
- Scelta delle tecniche e degli strumenti di selezione;
- Valutazione e scelta del candidato.
Principali strumenti: colloqui per selezioni individuali; selezioni di gruppo (simulazioni, discussioni di gruppo, … ).
➢ Inserimento in azienda
Cartella di benvenuto: predisposizione di un kit nel quale sono contenute informazioni relative a storia, cultura, struttura organizzativa.
Incontri formativi: incontri che coinvolgono nel processo di socializzazione il management dell’impresa contestimonianze.
Il ruolo Buddy: persona che affianca il neoassunto con il ruolo di facilitare il suo inserimento dell’organizzazione. Attività di mentoring: dipendente senio che affianca il neoassunto con la funzione di facilitare l’inserimento nel ruolo specifico.
➢ Valutazione delle risorse umane
L’attività di valutazione rappresenta una variabile critica (sono molteplici gli aspetti da valutare ) e fondamentale perché consente di supportare le decisioni inerenti la valorizzazione del personale dell’impresa.
Le finalità molteplici della valutazione sono:
- Migliorare le prestazioni dei collabora orientandolo verso il conseguimento dei migliori risultati;
- Monitorare le competenze ed il potenziale delle persone in funzione dell’ottimale impiego e dello sviluppo;
- Fornire un input oggettivo al sistema premiante un base al quale decidere gli incentivi (aumenti restituitevi, carriere).
Le principali dimensioni da valutare sono:
1. Posizione organizzativa: si focalizza sulle posizioni organizzative. Le dimensioni valutative chiave sono:
o Finalità, responsabilità, compiti della posizione;
o Profilo, competenze richieste per ricoprire la posizione.
Può essere utilizzata per definire il livello retributivo a seconda della complessità e importanza della posizione.
2. Prestazioni: si focalizza sulle performance del lavoratore e gli aspetti di questa valutazione sono:
o I risultati ottenuti in relazione agli obiettivi;
o I comportamenti organizzativi del lavoratore: capacità di leadership; di lavorare in gruppo, capacità di problemi solving e capacità innovativa.
➢ Valutazione delle potenzialità del lavoratore
Focalizzazione: competenze inespresse.
OGGETTO DI VALUTAZIONE: sono sempre le competenze ma, a differenza della valutazione della posizione, si valutano le competenze non utilizzate dal lavoratore nella posizione attualmente ricoperta (perché non richieste o richieste in misura inferiore e quelle possedute).
Finalità: far emergere le possibilità di impiegare le competenze in altre posizioni, caratterizzate anche da maggiore responsabilità, attraverso spostamenti, mobilità interna o percorsi di sviluppo di carriera.

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Q

Possibili strategie di marketing cap 13.7

A

INDIFFERENZIATO: considera il mercato come dose fosse omogenero e propone un programma di marketing standard (Coca-Cola, Nutella …)
DIFFERENZIATO: decide di operare in più segmenti di mercato con diversi programmi di marketing (Barilla, FCA…)
CONCENTRATO: si indirizza verso un solo o pochi segmenti di mercato, con un unico programma di marketing (Ferrari, Porsche, beni di lusso…)
L’orientamento della strategia di marketing de e essere inteso in senso contestuale e dinamico la Volkswagen ha adottato nel passato una politica indifferenziata con un prodotto base che si proponeva di raggiungere il maggior numero possibile di acquirenti

Il marketing operativo riguarda la definizione delle politiche di marketing (marketing mix) in modo coerente con la strategia di marketing prescelta
-prodotto
-prezzo
-comunicazione
-distribuzione

L’obiettivo fondamentale é tradurre le scelte strategiche in azioni operative relative alle leve manovrabili per il conseguimento degli obiettivi desiderati all’interno del mercato obiettivo selezionato

52
Q

Marketing

A

Il marketing è il processo mediante il quale l’impresa studia il mercato, analizza le tendenze della domanda e della concorrenza, individua opportunità di business, orienta la produzione in funzione dei desideri dei clienti potenziali, promuove la domanda e provvede di distribuire i prodotti
La funzione di marketing include un insieme di attività da cui dipende l’efficacia della strategia competitiva dell’impresa
Consiste:
- Analisi (marketing analitico)
- Pianificazione(marketing strategico)
- Azione (marketing operativo)
- Implementazione e controllo di marketing
Tutte queste attività dall’analisi del contesto, alla formulazione della strategia e al marketing mix sono strettamente complementari e nel loro insieme definiscono i contenuti della funzione (processo) di marketing

53
Q

Scadenze di: Sconto effetti commerciali, capitale proprio

A

Capitale proprio: scadenza lunghissima.
Sconti effetti commerciali: scadenza breve (meno di sei mesi)

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Q

Quali sono i 3 metodi utilizzati per valutare un investimento? Indicatori finanziari VAN (in particolare), TIR, ROE, ROI, ROS

A

La valutazione degli investimenti richiede la previsione dei flussi monetari netti (costi e ricavi monetari) associati alala specifica operazioni e l’applicazione di un metodo di valutazione.
Precisazioni : l’esborso iniziale può essere frazionato nel tempo ; il flusso di cassa della gestione è il flusso monetario netto(fiscale) al lordo fedeli ormerei finanziari.
I metodi utilizzati per valutare un investimento sono:
- Il tempo di recupero (Payback Period);
- Il rendimento medio contabile;
- Il valore attuale netto (VAN);
- Il tasso di rendimento (TIR).

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Q

Equilibri e vincoli del finanziamento cap 15

A

La gestione delle attività finanziaria deve svolgersi nel rispetto di tre fondamentali equilibri della gestione delle realtà imprenditoriali.
- Equilibrio economico: costi e ricavi;
- Equilibrio finanziario: impieghi e fonti;
- Equilibrio monetario: uscite ed entrate.
La gestione finanziaria ha un impatto diretto su tutti i tre equilibri: la dipendenza è evidente anche nel caso dell’equilibrio economico influenzato da oneri e proventi derivanti dalla gestione finanziaria.
Le attività di fondo della gestione finanziaria sono costituirete dalla programmazione degli investimenti e dell’individuazione e selezione dei finanziamenti.
L’individuazione degli investimenti e la misurazione dei fabbisogni procede a livello logico la scelta dei finanziamenti Questi ultimi possono costituire:
- Uni vincolo assoluto: si determina quando è impossibile reperire i mezzo finanziari necessari all’attuazione degli investimenti;
- Un vincolo relativo: si configura in termini di divario sfavorevole tra redditività dell’investimento e costo del capitale.

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Q

Previsione fabbisogno finanziario & Elementi che definiscono il fabbisogno finanziario (capitale fisso e capitale circolante) & Determinanti fabbisogno finanziario (disinvestimenti, dividenti ecc…). Le principali fonti di finanziamento di un’impresa.CAP 15

A

L’impresa ha bisogno di capitali per finanziare sia i processi di investimento che la gestione corrente (nel caso in cui i costi monetari superino i ricavi monetari).
FABBISOGNO FINANZIARIO = fabbisogno per capitale fisso (necessario per acquistare immobilizzazioni materiali e non) e fabbisogno di capitale circolante (necessario per finanziare il ciclo acquisti - produzione - vendite).
L’entità del fabbisogno varia a seconda che ci si trovi in fase di costituzione o di funzionamento dell’impresa: nel primo caso si tratta di creare la struttura aziendale e finanziarne la fase di avviamento…
Le determinanti del fabbisogno finanziario sono: i disinvestimenti, la riduzione degli investimenti in ccn, aumenti di capitale, nuovi debiti a mlt.
Le principali fonti di finanziamento di un’impresa sono: il capitale proprio, l’autofinanziamento, il finanziamento di soci, obbligazioni, mutuo bancario, leasing, credito bancario a breve, factoring e prestiti dei dipendenti.

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Q

Definizione di funzione finanziaria

A

La funzione finanziaria comprende un complesso di decisioni volte a reperire e impiegare le risorse finanziarie (fondi aziendali).
Il profilo della gestione finanziaria si divide in:
- Profilo strategico: che si divide in “ottimizzare gli investimenti” e “ottimizzare la raccolta”.
- Profilo operativo: che si divide in “attuazione decisioni” e” controllo azioni”.
Questa funzione ha un ruolo strumentale rispetto alla gestione caratteristica d’impresa e deve perdere qualsiasi carattere speculativo.
La direzione finanziaria:
- Partecipa insieme alle d’altre direzioni alla definizione delle strategie e delle politiche generali di gestione;
- Cura (di concerto con la direzione commerciale) i rapporti di credito con la clientela e le condizioni di pagamento con i fornitori;
- Gestiste (su indicazione della direzione generale) il patrimonio -mobiliare e immobiliare- dell’impresa Verifica la fattibilità dei progetti di investimento e definisce le modalità di reperimento dei finanziamenti.

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Q

Cosa si intende per investimenti

A

Per investimento si intende l’impiego di capitale per l’acquisizione delle risorse da utilizzare per il processo produttivo al fine della generazione di valore.
Riguardano le aree di attività aziendali:
- Investimenti di natura strategica;
- Investimenti operativi;
o Produzione;
o Logistica;
o Commerciale;
o Amministrazione;
o Innovazione.
Gli investimenti strategici modificano la posizione competitiva dell’impresa (es. lancio di un nuovo prodotto); gli investimenti operativi sono decisioni di minore rilevanza (scelte tra due modelli alternativi di macchine…).
Gli investimenti si classificano per scopo in:
- Primo impianto;
- Sostituzione immobilizzi;
- Ampliamento capacità;
- Ammoderamento tecnologico.
Per destinazione in:
- Tecnici;
- Commerciali;
- Distributivi;
- Amministrativi.
Per natura in:
- Materiali: immobili, impianti, attrezzature e mobili e partecipazioni;
- Immateriali: marchi, brevetti, pubblicità e formazione.
Si differenziano, inoltre, fra:
- Investimenti indifferibili, pena l’interruzione dell’attività aziendale;
- Investimenti opzionali.
Tra le attività della funzione particolare rilevanza riveste la valutazione dei progetti di investimento opzionale.
Si possono adeguare tecniche valutative volte a:
- Stabilire l’accettabilità di un progetto rispetto a valori standard prefissati;
- Comparare progetti alternativi al fine di definire delle priorità.
L’efficacia della scelta d’investimento andrebbe stimata in rapporto:
- Al suo ritorno economico (differenza tra ricavi e costi);
- Ai vantaggi prodotti in altre aree aziendali (rendimento indiretto);
- Ai ritorni non economici (immagine, reputazione aziendale…).
L’ottimizzazione delle scelte di investimento è limitata.
Difficoltà di valutazione:
a) attendibilità delle previsioni formulate in termini di flussi monetari;
b) complessità della stima ei risultati non quantitativi, di natura anche sociale, ambientale, culturale

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Q

Le strategie funzionali devono essere strumentali rispetto alle strategie competitive scelte

A

Il quadro strategico di una impresa è composto da una scala gerarchica di strategie, dove al primo posto troviamo una strategia complessiva o corporate, al secondo una o più strategie competitive nella o nelle aree d’affari in cui opera o vuole operare l’impresa e al terzo posto un insieme di strategie funzionali che attengono alle modalità di gestione operativa nelle diverse funzioni. Fra strategie funzionali e competitive non c’è un vero e proprio rapporto gerarchico, ma piuttosto uno stretto legame, dato che ogni scelta aziendale dovrà inserirsi in un sistema di scelte che ricomprenderà i molteplici aspetti della gestione.
Le strategie funzionali sono fondamentali, poiché ogni impresa, producendo un bene o un servizio, dovrà curarne la distribuzione, la vendita, avrà bisogno di approvvigionarsi dei materiali, dovrà governare la finanza, attuare la ricerca e via dicendo.

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Q

Sono 3 le principali condizioni di esistenza

A

Il pensiero sistemico ha influenzato il progresso delle conoscenze in molteplici ambiti disciplinari, compreso quello inerente lo studio delle imprese, qualificando, fra le varie cose, le condizioni di esistenza di un’impresa.
PLURALITA’ DI COMPONENTI INTERNE (di natura materiale o immateriale) rappresentate da unità organizzative costituite da elementi sia personali che tecnici, da elementi economici, finanziari…;
INTERDIPENDENZA E COMUNICAZIONE TRA LE COMPONENTI;
ATTIVAZIONE DELLE RELAZIONI in vista del conseguimento della finalità degli obiettivi generali dell’impresa (coordinate).

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Q

Differenza tra sistema aperto e sistema vitale

A

Il sistema aperto intrattiene scambi di energia, materia e informazione con l’ambiente esterno e le sue principali caratteristiche sono:
- Orientamento al cambiamento, che gli permette di non raggiungere mai uno stato finale di equilibrio assoluto, consentendogli di evolvere nel tempo;
- Capac di omeostasi, che gli permette di mantenere una stabilità interna anche in presenza di un ambiente non favorevole;
- Orientato all’equi finalità, quindi capace di raggiungere uno stesso stato finale partendo da condizioni iniziali diversi o mediante percorsi alternativi.
Il sistema vitale, invece, è un sistema che sopravvive, rimane unito ed è integrale, è omeostaticamente equilibrato sia internamente che esternamente e possiede meccanismi e opportunità per crescere e apprendere, per svilupparsi e adattarsi, e cioè per diventare sempre più efficace nel suo ambiente.
Una delle principali differenze la possiamo trovare nel rapporto che questi due sistemi hanno con l’ambiente: mentre, il sistema vitale è omeostaticamente equilibrato con l’ambiente esterno e quindi decide che tipo di rapporti intrattenere con l’esterno, il sistema vitale non è dotato della capacità di regolare il flusso di scambi di energia, materie e informazioni.
ALTRE POSSIBILI DIFFERENZE FRA I POSTULATI

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Q

orientamento al mercato, al prodotto, al business

A

L’orientamento delle imprese prima era di due tipi:

ORIENTAMENTO AL PRODOTTO dove ci si focalizzava sulla cura dei problemi attinenti al ciclo di produzione. Di solito ci si trova in un mercato facile dove basta produrre a prezzi competitivi per ottenere profitti. Questo orientamento presenta uno schema di ciclo di produzione chiuso:
Capacità di produzione -> produzione -> azione di vendita -> clientela.

ORIENTAMENTO AL MERCATO dove è necessario effettuare un preventivo accertamento della vendibilità dei prodotti da vendere. Bisogna analizzare la domanda globale, valutare la quota massima ottenibile e indirizzare le politiche in funzione degli obiettivi. Questo orientamento ha uno schema aperto:
Valutazione della domanda -> potenziale di mercato -> programmazione di mercato -> programmazione della produzione -> produzione -> vendita -> clientela -> e in fine il feedback che rappresenta sia la fine dello schema che l’inizio.

ORIENTAMENTO AL BUSINESS. Ora, invece, l’orientamento è al business e si concentra nella ricerca di nuove occasioni di affari da aggiungere eventualmente a quelle già sfruttate nell’ambito del mix di settori in cui si opera. È necessario individuare: bisogni e desideri dei consumatori e realizzare nuove opportunità di business. La ricerca si amplia a tutti i mercati e non più solo a quelli già presenti.
Anche qui troviamo uno schema aperto, poiché il rapporto con la clientela rappresenta sia la conclusione del ciclo di vendita, sia l’avvio di nuovi processi. Schema:
Feedback -> nuovi bisogni e desideri dei consumatori/clienti e bisogni e desideri dei consumatori non clienti -> nuove opportunità di business -> capacità di produzione e programma di marketing -> produzione -> vendita -> clientela -> feedback.
L’orientamento al business si fonda sul concetto di marketing mix, ossia la miscela degli strumenti rivolti all’ottenimento degli obiettivi di mercato fissati di periodo in periodo: product, price, promotion, place.
Il marketing mix si fonda sulla scelta strategica del bersaglio di mercato o mercato obiettivo (market-target) da raggiungere e richiede uno studio approfondito del comportamento dei consumatori.

63
Q

knowledge management

A

Il knowledge management come un approccio strategico che identifica nella conoscenza la risorsa da gestire al fine di accrescere/migliorare le capacità di azione non soltanto dell’individuo ma dell’intera organizzazione aziendale. L’obiettivo è riuscire a far circolare/condividere la conoscenza che viene a crearsi all’interno dell’organizzazione aziendale, evitando di relegarla a semplice abilità personale; solo valorizzano il capitale di esperienze e le capacità e competenze dei lavoratori si creano le premesse affinché le best practice possano essere diffuse e gli errori non siano ripetuti. In altre parole, se è vero che l’impresa è un sistema cognitivo e che il suo-processo di apprendimento si alimenta (e, quindi, la base di conoscenze organizzative si modifica in funzione) dell’apprendimento realizzato dagli individui/gruppi che ne fanno parte, il problema che l’impresa si trova ·a gestire è quello di rendere la conoscenza “accessibile a persone diverse dai suoi creatori: l’obiettivo è, dunque, quello di riuscire a trasformare le conoscenze individuali (capitale umano) in conoscenza aziendale organizzata (capitale strutturale).

64
Q

esiste una relazione tra la scelta delle fonti di copertura e la natura del fabbisogno

A

La relazione tra fonti di copertura e fabbisogno finanziario consiste, dunque, nello stimare il fabbisogno finanziario netto, in modo da prevedere tempestivamente l’esigenza di reperire nuove fonti di copertura (nell’ipotesi di un disavanzo finanziario) oppure individuare le migliori opportunità di impiego di fondi esuberanti.

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Q

scelta fondi di copertura, natura e caratteristiche di fabbisogno, c’è relazione tra scelte di fonti di copertura e impiego?

A

La struttura finanziaria è rappresentata dal complesso delle fonti di copertura del fabbisogno aziendale. delle condizioni del mercato dei capitali. In primo luogo, la scelta della struttura finanziaria si collega all’assetto proprietario dell’impresa. Il finanziamento mediante capitale proprio, indebitamento, leasing, ecc. è correlato al grado di controllo che l’imprenditore vuole mantenere sull’impresa.
L’aumento del capitale proprio potrebbe, difatti, collegarsi ad un ampliamento della base societaria con corrispondente riduzione del grado di potere in capo alla vecchia proprietà̀. L’indebitamento bancario, invece, non influisce sull’assetto proprietario, ma può̀ fare crescere l’influenza delle banche sulle strategie aziendali. Il ricorso, infine, ad altre vie di indebitamento è legato alle condizioni del mercato dei capitali e alle possibilità̀ di contrattazione sui termini di pagamento con clienti e fornitori.
le variabili più direttamente incidenti sul fabbisogno finanziario dell’impresa sono:
a) le operazioni di investimento e di alienazione dei beni impiegati nella gestione corrente epatrimoniale;
b) illivellodellescortedimagazzino;
e) le condizioni di pagamento applicate ai clienti;
cl) le condizioni dipagamento stabilite con ifornitori; e) il livello di liquidità.

La prima incide sul fabbisogno di capitale fisso, mentre le altre sono correlate al fabbisogno di capitale circolante in senso stretto.
Il fabbisogno finanziario globale può essere coperto:
a) dalla dotazione di mezzi propri, legati all’impresa con vincolo di capitale;
b) dal risultato economico della gestione (autofinanziamento);
c) dal finanziamento interno dei soci;
d) dal finanziamento esterno attinto presso i rispamiatori, le banche e i dipendenti.
Una delle prime regole della gestione finanziaria suggerisce infatti di impiegare capitali omogenei rispetto al tipo di fabbisogno da coprire
La caratteristica dell’omogeneità si lega a quella della flessibilità.. La flessibilità dipende, in effetti, dalla particolare combinazione delle fonti di finanziamento, ciascuna delle quali presenta un grado diverso di vincolo rispetto alla gestione aziendale.
l’attributo dell’elasticità si lega ai primi due e in particolare a quello della flessibilità, concretandosi nell’opportunità di dilatare l’area di manovra delle scelte finanziarie.