domande Flashcards

1
Q

differenza tra ratei e risconti

A

Il RATEO è un valore numerario, per l’esattezza un valore numerario presunto.
Il rateo è una sorta di debito o credito potenziale per servizi già goduti dall’impresa o già prestati a terzi alla data di redazione del bilancio, ma la cui manifestazione numeraria è posticipata.
I ratei sono attivi se tengono conto di entrate future relative a ricavi già maturati, ma non ancora liquidati.
I ratei sono passivi se tengono conto di uscite future relative a costi già maturati, ma non ancora liquidati.

I RISCONTI sono quote di costi o di ricavi non ancora maturate che hanno già avuto la loro manifestazione numeraria.
Quindi il risconto, esso una quota di costo o di ricavo è un valore economico.
Siamo in presenza di un risconto quando dobbiamo stornare dai costi o dai ricavi una parte per servizi non ancora prestati o goduti, ma riscossi anticipatamente.
I risconti sono attivi se rinviano al futuro una quota di costi non ancora maturati, ma già pagati.
I risconti sono passivi se rinviano al futuro una quota di ricavi non ancora maturati, ma già incassati.

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2
Q

plusvalenza vs minusvalenza

componenti straordinarie di reddito

A

PLUSVALENZA= esprime il maggior valore derivante dalla cessione di un bene a lento ciclo di utilizzo rispetto al valore netto contabile

MINUSVALENZA= esprime il minor valore derivante dalla cessione di un cespite rispetto al suo valore netto contabile

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3
Q

sopravvenienza e insussistenza

dismissione dei cespiti ammortizzabili

A

SOPRAVVENIENZA= sopravvenire imprevisto di un elemento del patrimonio aziendale

  • elemento attivo=sopravvenienza attiva
  • elemento passivo= sopravvenienza passiva

INSUSSISTENZA= viene a mancare o si riduce in modo imprevisto un elemento del patrimonio aziendale

  • elemento attivo = insussistenza passiva
  • elemento passivo= insussistenza attiva
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4
Q

cos’è la scala dei bisogni di Maslow?

A

Maslow era uno psicologo americano che nella seconda meta dello scorso secolo ha classificato i bisogni in una scala dei bisogni che parte dalla base con i bisogni fondamentali per l’uomo, i bisogni fisiologici, per poi mettere i bisogni di sicurezza, il bisogno di socializzazione, il bisogno di stima e infine in cima alla piramide il bisogno di autorealizzazione. Secondo Maslow l’individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è anche conosciuta internazionalmente come: “La piramide di Maslow”.

successivamente la sua teoria fu criticata, perché ritenuta non adattabile a tutti i soggetti ed eccessivamente semplificata

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5
Q

definire il concetto di azienda e le funzioni svolte dalle aziende

A

L’azienda è l’unita di base in cui si svolge l’attività economica per il soddisfacimento dei bisogni umani attraverso la produzione di beni e servizi.
sotto l’aspetto economico l’azienda è “la coordinazione economica in atto istituita e retta per il soddisfacimento di bisogni umani”. Mentre sotto l’aspetto giuridico è “il complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”.

con lo specializzarsi dei bisogni umani sono nati dei complessi di beni specializzati nella produzione e nello scambio: le aziende.

I processi della produzione, dello scambio e del consumo costituiscono i momenti cardine dell’attività economica e orientano i comportamenti nel sistema economico. i processi produttivi si riferiscono a beni economici presenti in natura in quantità limitata.
l’azienda si definisce un sistema perché nel processo di produzione partecipano fattori umani, capitali, beni materiali e immateriali e conoscenze scientifiche.

l’azienda è inserita in un ambiente in costante collegamento con l’esterno con il quale si scambia costantemente informazioni, queste portano l’azienda ad adattarsi dinamicamente alle situazioni in cui si trova.

In relazione alla loro funzione economica, le aziende si distinguono in aziende di produzione per il mercato (produzione per il magazzino o su commessa) e aziende di erogazione (di erogazione in senso stretto o di autoconsumo).

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6
Q

definire le caratteristiche delle aziende di erogazione e delle imprese

A

Le aziende si dividono in aziende di erogazione o di consumo e in aziende di produzione per lo scambio nel mercato o imprese e aziende composte (quindi non unicamente di erogazione ne unicamente di produzione).
Le aziende di erogazione o di consumo, soddisfano i bisogni di determinati soggetti o categorie di persone, utilizzando le risorse preventivamente acquisite; i limitati mezzi a disposizione sono ripartiti tra i vari bisogni da soddisfare. Il loro obiettivo non è quello di conseguire un profitto ma quello di aumentare le risorse, i beni o servizi, per la collettività interessata. Quindi queste non hanno scopo di lucro. Le aziende di erogazione si distinguono in aziende di auto -consumo (es. associazione sportiva, convento) che producono beni/servizi per soddisfare bisogni di persone o enti interni all’azienda , e aziende di erogazione in senso stretto che producono beni/servizi per soddisfare bisogni di persone o enti esterni all’azienda(es. aziende che forniscono servizi sociali per anziani)
queste traggono le risorse necessarie al funzionamento dai contributi dei soci, da finanziamenti e dall’eventuale tariffa di erogazione di servizi.

Le imprese producono beni/servizi in vista della loro collocazione sul mercato, sostengono costi anticipati per produrre e collocano i beni e i servizi nel mercato per ottenere ricavi posticipati.
si distinguono in aziende di produzione per il magazzino , che attuano una produzione standardizzata e aziende di produzione su commessa, che attuano una produzione personalizzata di cui viene stabilito preventivamente il prezzo. entrambe hanno dei rischi in quanto la produzione per il magazzino può non trovare abbastanza acquirenti sul mercato mentre quella su commessa potrebbe no sfruttare appieno gli impianti produttivi.

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7
Q

cosa si intende con produzione di valore e con processo input-output

A

L’azienda crea valore quando produce dei beni o servizi che hanno un valore maggiore rispetto ai fattori primi sommati, questo concetto è legato al processo input-output, che è l’insieme di tutte le operazioni che portano alla produzione di valore e consiste nei processi di:

  • acquisizione dei fattori produttivi
  • trasformazione(fisica e/o economica) di questi
  • cessione di beni o servizi al mercato

l’acquisizione consiste nell’approvvigionamento dei fattori produttivi
la trasformazione può essere sia fisica che economica:
-fisica quando si ha una trasformazione fisico-tecnica dei fattori (es. aziende industriali)

-economica quando si ha il trasferimento nello spazio e nel tempo dei beni (es. aziende commerciali)

la cessione consiste nella vendita dei servizi/beni e conclude il processo produttivo

nel processo produttivo l’azienda deve rispettare l’efficienza, efficacia e l’economicità

  • EFFICIENZA= è il rapporto tra i risultati ottenuti da un’azienda e i fattori produttivi usati, una azienda più efficiente a parità di risultati è quella che ha usato meno fattori produttivi
  • EFFICACIA = l’azienda è riuscita a raggiungere l’obbiettivo prefissato
  • ECONOMICITà= è il criterio che consente di giudicare la convenienza a iniziare/continuare un’attività imprenditoriale, si raggiunge se si ha l’equilibrio economico a valere nel tempo, se i ricavi sono almeno uguali ai costi(che devono comprendere la congrua remunerazione del capitale proprio)
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8
Q

definire le caratteristiche e il ruolo dell’ambiente-contesto di riferimento per la vita delle aziende

A

l’azienda è in continuo collegamento con l’ambiente esterno, infatti vi è un costante scambio reciproco di risorse e informazioni.
l’ambiente è il contesto generale nel quale l’azienda svolge la propria attività che determina un insieme di vincoli e di opportunità per l’azienda, che saranno le basi per i programmi aziendali.
l’ambiente può essere scomposto in :
-ambiente fisico (aspetti geografici e clima)
-ambiente economico (comprende le principali attività economiche, il reddito pro capite, il PIL, l’inflazione, occupazione e disoccupazione, etc. )
-ambiente istituzionale-politico (comprende il quadro normativo che disciplina il comportamento dell’azienda, la PA, sistema elettorale, orientamento politico e stabilità governo)
-ambiente demografico-sociale(fasce d’età, densità popolazione tassi di natalità e mortalità, flussi migratori)
-ambiente culturale-tecnologico (cultura, tradizioni popolari, religione, conoscenze scientifiche, propensione all’innovazione)

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9
Q

definire soggetto economico e soggetto giuridico

A

SOGGETTO ECONOMICO= è la persona o il gruppo di persone che detengono il potere decisionale dell’azienda essendo subordinato soltanto ai vincoli di ordine giuridico e morale ai quali deve sottoporsi. nelle aziende questo esercita il suo potere assumendo decisioni strategiche e controllando il funzionamento del sistema aziendale, nelle imprese è generalmente espresso da chi apporta capitale proprio, nelle imprese individuali è il titolare, nelle società di persone sono i soci con quote maggiori, nelle società di capitali sono i soci con la maggioranza di capitale.

SOGGETTO GIURIDICO= è la persona o il gruppo di persone o l’ente nel cui nome l’azienda viene esercitata ed a cui fanno capo i diritti e gli obblighi che derivano dalla costituzione e dalla gestione dell’azienda, quindi è colui che risponde, dal punto di vista patrimoniale, dei risultati dell’attività dell’azienda. Il soggetto giuridico può essere una persona fisica o una persona giuridica (cioè un ente astratto che nasce in forza di legge, pertanto è un soggetto di diritto diverso dall’essere vivente). Sia persona fisica che giuridica hanno la capacità giuridica, ovvero possono essere titolari di diritti. La persona giuridica è un soggetto di diritto diverso dall’essere vivente ed è costituita da un elemento materiale e da un elemento formale.
-L’elemento materiale è rappresentato da una stabile organizzazione, di persone e di beni, sistematicamente rivolta a realizzare un determinato fine.
-L’elemento formale è invece riconosciuto da parte dell’ordinamento con il quale l’ente (associazione, fondazione, o società commerciale) acquista la personalità giuridica; come la persona fisica è dotata di una generale idoneità ad essere titolare di diritti e di doveri.
La natura del soggetto giuridico è rilevante ai fini della distinzione fra aziende pubbliche e aziende private. Si considerano, infatti, private quelle aziende il cui soggetto giuridico è una persona fisica o giuridica di diritto privato, mentre si definiscono aziende pubbliche quelle il cui soggetto giuridico è una persona fisica o giuridica di diritto pubblico.
Il soggetto giuridico di rappresentanza è invece composto dalle persone che possono formalmente rappresentare e impegnare l’azienda presso terzi.

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10
Q

quali sono le condizioni che una società deve acquisire perché una società acquisisca una personalità giuridica

A

Per acquisire la personalità giuridica, si devono rispettare quattro condizioni.

Prima condizione: Manifestazione di volontà mediante stipulazione dell’atto costitutivo. L’atto costitutivo è rappresentato dal contratto di società. con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili. Quindi, in questo caso si tratta d’imprese e si persegue lo scopo di lucro.
Seconda condizione: L’azienda deve svolgere attività commerciale(attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi; attività intermediaria nella circolazione dei beni; attività di trasporto per terra, per acqua, per aria; attività bancaria o assicurativa; altre attività ausiliarie delle precedenti)
Terza condizione: La società deve assumere una delle seguenti forme giuridiche:
-S.p.A. (società per azioni);
-S.r.l. (società a responsabilità limitata);
-S.A.P.A. (società in accomandita per azioni);
-Società cooperativa.
Quarta condizione: Iscrizione della società nel Registro delle imprese. Dal momento dell’iscrizione la società acquisisce personalità giuridica e diventa soggetto giuridico. Questo si fa per comunicare a tutti che è nata una nuova società

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11
Q

definire il concetto di controllo e di collegamento tra società

A

Controllare una società vuol dire disporre della maggioranza dei voti (a cui si ha accesso tramite l’apporto di capitale proprio), per imporre la propria volontà alle assemblee (serve il 50%+1 voto). Disporre della maggioranza dei voti in assemblea non significa necessariamente avere la proprietà della maggioranza del capitale sociale. È, infatti, possibile avere il controllo di una società con una quota di capitale sociale inferiore al 50% con l’acquisizione di deleghe di voto, la mancanza di organizzazione da parte degli azionisti, l’esistenza di particolari azioni (di risparmio) che per legge o per statuto non hanno diritto di voto nell’assemblea, oppure una scarsa partecipazione alle assemblee da parte dei soci, o ancora l’acquisizione di diritti di voto di vari tipi di contratto.

Sono considerate controllate:
• le società in cui un’altra società dispone, direttamente o indirettamente, della maggioranza dei voti nell’assemblea ordinaria.
• le società in cui un’altra società dispone, direttamente o indirettamente, di voti sufficienti per esercitare un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria, non si tratta di una maggioranza assoluta, però di fatto riesce ad avere un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria grazie all’assenteismo dei piccoli azionisti.
• le società che sono sotto l’influenza dominante di un’altra società in virtù di particolari vincoli contrattuali con la società stessa.
Si può controllare una società anche indirettamente. Per esempio la società A detiene il 30% delle azioni della società C (non sufficienti per il controllo) e il 55% della società B che a sua volta detiene il 25% della società C. Quindi la società A controlla anche la società C.
Il concetto di collegamento riguarda invece l’esercizio di un’influenza notevole da parte di una società su un’altra, ma questa influenza non è dominante. Tale tipo d’influenza si presume quando la prima società esercita almeno un quinto dei voti (un decimo dei voti se la società è quotata nei mercati regolamentati) nell’assemblea ordinaria della seconda.

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12
Q

che cosa sono le aree funzionali?

A

l’azienda è un sistema , ovvero un insieme di elementi interconnessi tra di loro con un fine comune (la produzione di beni/servizi). questo sistema a sua volta è suddiviso in sottosistemi chiamati aree funzionali, ciascuna di esse opera separatamente ma si sviluppano continui collegamenti tra diverse aree.
si dividono in aree caratteristiche, integrative, di informazione e controllo

CARATTERISTICHE=le tipiche funzioni che più direttamente qualificano l’oggetto dell’attività di produzione economica dell’impresa:
Marketing: studia i rapporti con l’ambiente, come favorire il collocamento della produzione allestita, l’individuazione dei potenziali clienti e lo studio delle esigenze dei clienti sui prodotti. Da questo studio l’impresa definisce il target market. In relazione agli obiettivi di vendita, l’impresa definisce il marketing mix: politica del prezzo, del prodotto, della distribuzione e della promozione.
Ricerca e sviluppo: è finalizzata a promuovere nuovi processi produttivi e nuovi prodotti e a realizzare migliorie in quelli già in essere.
Produzione: realizza l’allestimento delle strutture produttive ed i processi di trasformazione fisica e/o economica per realizzare i prodotti secondo le quantità, le qualità e i costi previsti. L’impresa può adottare processi produttivi su modello per diverse tipologie di prodotti standard; a flusso continuo con produzioni scarsamente differenziate; su commessa per specifiche unità di prodotto secondo le richieste del cliente.

INTEGRATIVE=sono aree di supporto alle aree caratteristiche che forniscono le necessarie risorse finanziarie e umane:
Organizzazione e del personale: ostenere l’attività aziendale con il contributo del fattore lavoro. L’obiettivo è quello di ottimizzare l’impiego delle risorse umane nel processo di produzione economica.
Finanza: gestisce le risorse finanziarie necessarie per il funzionamento del sistema aziendale. Deve coordinare il fabbisogno di capitale nell’azienda nella fase di costituzione e durante lo svolgimento della gestione d’esercizio con mezzi propri o con finanziamenti di terzi

INFORMAZIONE E CONTROLLO: svolgono funzioni d’indirizzo, di controllo e informazione sul funzionamento del sistema
Programmazione: studia ed elabora i piani aziendali a medio e lungo termine tenendo conto delle scelte economiche e produttive che l’azienda intende esercitare nell’ambiente nonché predispone un programma operativo a breve termine (budget annuale).
Amministrazione e controllo: è finalizzata ad acquisire, elaborare, distribuire informazioni a supporto dell’informazione esterna e, all’interno dell’azienda, nei processi decisionali e gestionali delle diverse aree aziendali. In particolare si occupa del sistema delle rilevazioni amministrative relative alla contabilità generale.

I collegamenti sono frequenti ad esempio tra le aree di marketing e produzione, o produzione e organizzazione e personale, o tra programmazione e produzione, o tra ricerca e sviluppo e marketing.

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13
Q

quali elementi costituiscono il sistema aziendale sotto l’aspetto soggettivo, oggettivo e dinamico

A

L’azienda è un sistema, cioè un insieme di elementi interconnessi tra di loro con un fine comune. Questo sistema è formato da un insieme coordinato di elementi: elemento umano (aspetto soggettivo), capitale (aspetto oggettivo), attività d’organizzazione (aspetto dinamico), sapere scientifico e tecnico (aspetto cognitivo)
L’elemento umano (aspetto soggettivo) è l’insieme delle persone che partecipano all’attività aziendale. Direttamente come apportatori di capitale proprio e prestatori di lavoro (soci, lavoratori), indirettamente come fornitori di beni e servizi, finanziatori, clienti.

Il capitale (aspetto oggettivo) rappresenta il capitale a disposizione dell’azienda, ossia il patrimonio di risorse materiali, di risorse finanziarie e risorse immateriali (marchi, brevetti).

L’attività d’organizzazione (aspetto dinamico) riguarda l’assetto organizzativo, cioè il funzionamento dei vari organi nei vari aspetti relativi all’organizzazione (assetto organizzativo, processi decisionali, processi produttivi e sistemi di controllo).
L’aspetto cognitivo composto da tutte le conoscenze tecnico-scientifiche, know how, presenti nell’azienda.
Nell’azienda di produzione tutti questi elementi concorrono, sulla base degli indirizzi e degli obiettivi definiti dal soggetto economico, all’acquisizione, trasformazione e cessione di beni e servizi.

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14
Q

cosa sono i fattori produttivi? differenza tra fattori a fecondità semplice e a fecondità ripetuta

A

I fattori produttivi sono i fattori necessari per l’allestimento dei beni e/o servizi che l’azienda vuole offrire (risorse materiali, risorse immateriali, risorse finanziarie, risorse umane).
i fattori d’esercizio o a fecondità semplice si consumano interamente con il loro impiego nella produzione esaurendo in tal modo il loro contributo al processo produttivo, mentre i fattori produttivi a fecondità ripetuta(o di strutturali)) vengono utilizzati in più processi produttivi anche e soprattutto in più periodi diversi.
Il concetto dei fattori produttivi a fecondità semplice è che ognuno di questi fattori, una volta utilizzato, s’incorpora nel bene che si realizza perdendo la loro entità separata. L’acquisizione di fattori a fecondità semplice può generare costi comuni a produzioni di più periodi. In questo caso il costo dei fattori produttivi viene ripartito in più esercizi attraverso scritture di storno o di imputazione.
I fattori a fecondità ripetuta costituiscono le basi tecniche produttive e logistiche dell’azienda. Sono fattori che costituiscono costi anticipati a utilizzo pluriennale, cioè destinati a fornire utilità in più esercizi. Per questo motivo i fattori produttivi a fecondità ripetuta devono essere ammortizzati.
Il fatto che un fattore sia d’esercizio o strutturale non dipende dalla natura del bene ma dalla sua funzione nell’azienda, ad esempio un forno per pizze può essere un fattore strutturale in una pizzeria ma non lo è per un’azienda che vende forni per pizze.

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15
Q

che cosa sono le operazioni di interna ed esterna gestione?

A

Le operazioni di gestione, dette anche fatti amministrativi, si distinguono tra le operazioni d’interna gestione e operazioni di esterna gestione.
Le operazioni d’interna gestione sono quelle che riguardano la combinazione dei fattori produttivi, la realizzazione di beni e servizi che caratterizzano l’attività dell’azienda, scambi che avvengono all’interno dell’azienda e non determinano scambi di risorse finanziarie con l’ambiente. Comprendono l’organizzazione e i processi di trasformazione fisico tecnica, la gestione del personale, lo studio, la ricerca, ecc..
Le operazioni di esterna gestione riguardano gli scambi di risorse (beni e servizi) con l’esterno, attraverso i quali si modifica il patrimonio aziendale. Questi scambi comprendono i costi per l’acquisto dei fattori produttivi strutturali e d’esercizio, e i ricavi di vendita della produzione. Sono dunque correlati con i movimenti di risorse finanziarie e monetarie e si manifestano nella fase iniziale e in quella terminale del processo di produzione economica (input-output).
Le operazioni di interna ed esterna gestione sono operazioni collegate, infatti l’azienda può vendere beni o servizi perché sono stati realizzati al suo interno. Perciò le due gestioni non sono totalmente separate ma hanno caratteristiche diverse.
I fatti di esterna gestione sono collegati con la contabilità generale dell’impresa. Con la contabilità generale si rilevano tutti gli scambi che avvengono tra la nostra azienda e l’esterno. Mentre i fatti d’interna gestione sono collegati alla contabilità speciale: contabilità industriale, contabilità di magazzino, ecc.

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16
Q

cosa s’intende per ammortamento dei beni a fecondità ripetuta

A

I beni a fecondità ripetuta costituiscono per l’impresa dei costi anticipati ad utilizzo pluriennale, cioè destinati a partecipare alla produzione economica per più esercizi. Esprimono quindi costi comuni alle produzioni realizzate nell’esercizio e nei successive in cui troveranno impiego.
Il concorso al risultato economico dell’esercizio, si realizza mediante la ripartizione del loro costo pluriennale nei diversi esercizi, imputando ad ogni esercizio una quota di ammortamento. Quindi l’ammortamento è quel processo tramite il quale si ripartisce il costo di un fattore produttivo a fecondità ripetuta in un arco temporale più lungo di un anno entro il periodo in cui si pensa che quel bene rilasci la sua utilità: si stima una vita utile economica e si ripartisce il costo all’interno di quel periodo.
La vita utile economica è il periodo di tempo entro il quale l’utilizzo di un certo bene è economicamente vantaggioso mentre la vita utile fisica è il periodo massimo di utilizzo di un bene.
L’uso delle aliquote per determinare la quota di ammortamento è un’approssimazione. In teoria si dovrebbe vedere l’effettivo utilizzo di quel bene nell’anno, ma è difficile e costoso fare questi calcoli. Perciò si fa un calcolo medio: un anno corrisponde ad una quota
Quando si acquista un bene a fecondità ripetuta, possono esserci anche dei costi collegati al bene, per esempio il costo del trasporto oppure le spese d’installazione. Questi costi devono essere considerati parte integrante del costo di quel bene perché sono dei costi che non vengono sostenuti come costi d’esercizio ma sono necessari affinché il bene possa essere utilizzato: un impianto non può funzionare se non viene trasportato e installato. Quindi sono costi da capitalizzare, cioè da aggiungere al valore del bene a fecondità ripetuta e conseguentemente ammortizzati.
Esistono due procedimenti di ammortamento: il procedimento fuori conto (indiretto) e in conto (diretto).
Il procedimento fuori conto, non incide in modo diretto sul costo storico del bene cioè non modifica il conto “impianti”, ma crea un altro conto, il fondo ammortamento impianti, che indirettamente rettifica il valore del costo storico quindi ci sarà da un lato il valore degli impianti e dall’altra il fondo ammortamento. In questo modo si sa sempre qual è il costo storico ma anche qual è il valore residuo cioè il valore ancora da ammortizzare.
Il procedimento in conto, viene utilizzato per le immobilizzazioni immateriali, e non usa il fondo ammortamento, ma usa il conto specifico. Per esempio si fa una scrittura di questo tipo: “ammortamento a spese d’impianto”. Mentre nell’ammortamento indiretto sarà “amm. impianti a f.do amm. impianti”.

17
Q

cosa di intende per impieghi e fonti di capitale? cos’è un prospetto fonti impieghi

A

Il prospetto fonti e impieghi è un documento che raffigura l’elenco e la quantificazione di tutte le fonti di capitale e i correlati impieghi. Nei documenti del bilancio d’esercizio, il prospetto fonti e impieghi si chiama stato patrimoniale. Lo stato patrimoniale esprime i componenti del patrimonio, gli elementi attivi e gli elementi passivi. Gli elementi attivi sono tutti gli investimenti, gli impieghi che l’impresa ha fatto, mentre gli elementi passivi sono tutte le fonti che esprimono le risorse che deve restituire ai terzi, o ai soci nel momento in cui la società cessa di esistere (se ci sono risorse).
Quindi è un prospetto articolato in due sezioni. Una riporta le fonti di provenienza del capitale (sezione avere). L’altra ci dice come sono state usate queste risorse (sezione dare). Da una parte la provenienza delle risorse, dall’altra gli impieghi, la destinazione. Per definizione il totale delle fonti è sempre uguale al totale degli impieghi.
Questo prospetto si può fare riferito a momenti temporali diversi. In genere lo stato patrimoniale di una società si fa al 31/12 o comunque alla chiusura dell’esercizio. Se ipotizziamo di voler avviare un’attività imprenditoriale, bisogna calcolare che cosa e quanto ci serve per fare quell’investimento (gli impieghi) e dove reperire i soldi (le fonti). Quindi il prospetto fonti e impieghi si può fare riferito al passato ma può essere riferito anche a una situazione futura.
Quindi per fonti si intende la provenienza del capitale, mentre per impieghi si indica in che modo le fonti sono state impiegate e investite.

18
Q

quali sono le principali tipologie di fonti di finanziamento? quali sono le principali caratteristiche delle differenti fonti

A

le principali fonti di finanziamento sono i mezzi propri o i mezzi di terzi.
mezzi propri= capitale sociale, costituito da azioni nelle società per azioni, e da capitale nelle altre società
mezzi di terzi= capitale di credito, i debiti della società.
vi sono delle differenze tra capitale proprio e di terzi, il capitale proprio è assegnato alla società quindi entra a far parte del suo patrimonio, non ha un vincolo temporale e non ha un tasso di rendimento previsto, mentre nel caso di capitale di terzi i finanziatori si aspettano il denaro dato in prestito + gli interessi entro la data di scadenza.
Il capitale proprio è costituito da conferimenti effettuati dai soci nella fase di costituzione e durante la gestione, riserve legali, accantonate per legge, e dalle riserve straordinarie, accantonate liberamente dall’impresa.
I finanziamenti ottenuti da terzi si possono distinguere in debiti di finanziamento, consistono nei prestiti ricevuti e causano delle entrate nell’impresa (es. mutuo), e debiti di regolamento consistono in dilazioni di pagamento concesse dai fornitori e non causano entrate.
Le principali forme di capitale di credito sono obbligazioni, credito bancario, credito di altri istituti finanziari e credito di soci, credito mercantile, credito dei dipendenti.
Un’altra fonte di finanziamento è l’autofinanziamento. In generale, si fa riferimento alla capacità che un’impresa ha di produrre risorse finanziare aggiuntive con la sua attività di produzione e vendita (reinvestimento degli utili non distribuiti ai soci). Un’altra forma di autofinanziamento, sia pure impropria, è data dai costi non monetari (cioè che non provocano uscite monetarie) rilevati in sede di scritture di assestamento, come le quote di ammortamento, il trattamento di fine rapporto, ecc.

19
Q

cosa sono i crediti e i debiti di finanziamento e di regolamento

A

I crediti e i debiti di finanziamento, consistono nei prestiti concessi o ottenuti, e causano delle uscite o delle entrate monetarie (es. mutuo), mentre i crediti e i debiti di regolamento consistono in dilazioni di pagamento concesse ai clienti o ottenute dai fornitori, che non generano movimenti monetari.
I crediti e i debiti di finanziamento riguardano operazioni di natura finanziaria. In particolare i debiti di finanziamento sorgono in relazione a prestiti che l’azienda ottiene da banche o da altri finanziatori. Tali finanziamenti comportano il pagamento di un interesse esplicito e possono assumere forme tecniche diverse a seconda della durata, della modalità di utilizzo e di rimborso, ecc. Questi finanziamenti sono soggetti all’obbligo del rimborso alla scadenza concordata e della remunerazione.
I crediti e i debiti di regolamento si riferiscono a crediti o debiti sorti in seguito a scambi commerciali di beni e servizi, cioè sono quelli generati dall’esercizio dell’attività d’impresa: le dilazioni di pagamento concesse per la vendita di prodotti finiti e le dilazioni ottenute per l’acquisto di merci. Queste dilazioni di pagamento sono concesse senza particolari indagini e hanno la caratteristica di essere notevolmente elastiche ma costose. In taluni casi c’è un interesse esplicito (indicato dal tasso di interesse). In altri casi l’interesse è implicito. Quando c’è una differenza tra il prezzo a termine (cioè il prezzo tra 30 giorni) e il prezzo a pronti (cioè pagamento in contanti), la differenza non è uno sconto, ma è il pagamento a trenta giorni che contiene un interesse nascosto nel prezzo di vendita.

20
Q

quale differenza c’è tra costo d’acquisto e costo di utilizzazione

A

Il costo d’acquisto è il costo che si sostiene per l’acquisto dei beni, dei fattori produttivi, a prescindere dal fatto che vengano usati nei processi produttivi. Il costo di utilizzo o di consumo, invece, è il costo del fattore produttivo effettivamente impiegato nel processo produttivo. ESEMPIO Ipotizziamo di acquistare durante l’anno un fattore produttivo per 10.000 euro e alla fine dell’anno abbiamo rimanenze di quel fattore produttivo per 2.000 euro, il costo di utilizzo è stato di 8.000 euro (10.000 – 2.000). Per quanto riguarda i fattori a lento ciclo di utilizzo, il costo di utilizzo indica qual è stato il contributo che quel bene ha dato ai processi produttivi (ammortamento).

21
Q

definire i concetti di dinamica monetaria ed economica

A

Per capire il concetto di dinamica monetaria ed economica dobbiamo partire dalla distinzione tra costo e pagamento. Il costo non sorge quando c’è il pagamento, ma sorge quando c’è lo scambio dei beni. Stesso discorso per il ricavo. La differenza fa riferimento ad aspetti economici e aspetti finanziari tra il momento in cui si acquista e il momento in cui si paga, e il momento in cui si vende e il momento in cui si incassa.
Il processo di input ed output aiuta a capire meglio queste dinamiche. Nella fase di input abbiamo una funzione aziendale che si occupa dell’approvvigionamento dei fattori produttivi. Dopo l’acquisto, queste materie prime andranno immagazzinate. Successivamente vengono inviate alla produzione e trasformate in prodotti finiti e rinviati ai magazzini. Alla fase di produzione segue la fase di output in cui si ha la funzione di commercializzazione che ha il compito di collocare i prodotti finiti sul mercato.
Questo processo è quello che si chiama dinamica economica. Con la dinamica economica si osserva il sorgere del costo, lo svolgimento dei processi produttivi e l’ottenimento dei ricavi che arriva dopo che si colloca il bene sul mercato.
La dinamica monetaria è strettamente connessa alla dinamica economica. La dinamica monetaria analizza le uscite di denaro, che derivano dall’acquisto dei fattori produttivi (pagamento dei debiti verso i fornitori), e le entrate di mezzi finanziari che provengono dal capitale di rischio e dalla riscossione dei crediti derivanti dalla vendita della produzione allestita.
La dinamica economica è diversa dalla dinamica monetaria. La dinamica economica riguarda i costi e i ricavi mentre la dinamica monetaria riguarda i movimenti di credito o debito, i movimenti di denaro generati da quei costi e da quei ricavi. Sono due dinamiche separate ma strettamente interconnesse: si possono riscuote i crediti perché abbiamo venduto beni e servizi. “Aspetto finanziario” ed “aspetto economico” sono quindi distinti tra loro, per questa ragione anche i fatti amministrativi in contabilità generale vengono rilevati sempre sotto questi due aspetti.
I flussi economici sono conseguenti ai valori finanziari, infatti “l’aspetto finanziario” viene anche definito “originario” in quanto rappresenta l’origine e l’avvio delle rilevazioni, mentre “l’aspetto economico” viene definito “derivato”, perchè rappresenta il momento successivo delle rilevazioni, nonché la causa della variazione finanziaria.

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descrivere le fasi del ciclo di vita delle aziende

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Il ciclo di vita delle aziende avviene in tre fasi: la fase della costituzione, la fase del funzionamento e la fase della cessazione.
La fase di costituzione è quella che spesso viene preceduta da una fase pre-aziendale, in cui viene valutata la convenienza ad affrontare l’iniziativa produttiva, analizzando le diverse alternative d’investimento. In questa fase viene stilato il business-plan, un piano pluriennale che prefigura lo scenario di mercato futuro in cui si prevede l’impresa dovrà operare e le prospettive di sviluppo che pensa di avere. Si individuano anche le fonti disponibili a fornire le risorse finanziare necessarie per fronteggiare i fabbisogni necessari nella fase d’avvio dell’impresa e in quella di funzionamento. vengono decise diverse cose che prefigurano i caratteri fondamentali dell’azienda forma giuridica dell’impresa, la localizzazione, l’adozione della tecnologia, l’acquisizione delle strutture produttive, il dimensionamento del capitale proprio e quello di terzi. Successivamente si procederà alla costruzione dello stabilimento, all’acquisizione dei macchinari, delle attrezzature e delle conoscenze tecnico-scientifiche necessarie per allestire i processi di trasformazione fisica ed economica, nonché le risorse umane necessarie per avviare la produzione. Allo stesso tempo si dovrà conferire il capitale proprio. La fase della costituzione è caratterizzata da più costi che ricavi.

La fase di funzionamento comprende le operazioni tipiche di gestione esterna, come l’acquisizione dei fattori produttivi, che generano dei flussi monetari in uscita, e la vendita dei prodotti finiti che generano flussi monetari in entrata, e le operazioni di gestione interna, come i processi di trasformazione fisico tecnica ed economica dei fattori produttivi impiegati. Nella fase di funzionamento vengono individuati anche i flussi monetari generati dai debiti e crediti di finanziamento e dal movimento del capitale proprio. Durante la fase di funzionamento possono avvenire eventi straordinari, fattori non prevedibili e di tipo eccezionale generati da eventi ambientali, naturali, politico-sociali e da eventi casuali per esempio un incendio. Questi fattori straordinari possono generare dei costi o dei ricavi straordinari. La fase del funzionamento è caratterizzata da più ricavi che costi.
La fase della cessazione può avvenire per diverse cause, tra cui individuiamo: la scelta del soggetto economico per sopraggiunto limite d’età o eventuali difficoltà a collocare la produzione allestita a causa della scarsa capacità di adattamento alle richieste di mercato, che creano delle difficoltà economico/finanziarie che determinano la fine dello scopo aziendale.
L’ultima fase è quella della cessazione. Principalmente la cessazione dell’azienda deriva da motivazioni dipendenti dalla volontà del soggetto economico o da sopravvenute difficoltà di funzionamento.Occorre effettuare una distinzione tra cessazione relativa e cessazione assoluta, nella prima l’impresa continua a funzionare ma il suo controllo è assunto da un altro soggetto, nella seconda l’azienda cessa completamente di funzionare.
Unitamente a questi due casi limite si aggiungono altri casi particolari: fusione (vera e propria o per incorporazione), scorporazione, scissione ( parziale o totale) e infine trasformazione.

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definire i concetti di ciclo operativo e ciclo monetario

A

Il ciclo operativo è l’arco temporale che intercorre tra il momento in cui si acquistano i fattori produttivi e il momento in cui si vendono i beni e i servizi realizzati. Cioè tra l’input e l’output (riguarda le operazioni di interna gestione). Si calcola in giorni.
Il ciclo monetario è l’arco temporale che intercorre tra l’uscita per il pagamento dei fattori produttivi e l’entrata di denaro, derivante dalla riscossione dei crediti. Quindi dal momento in cui si pagano i fornitori al momento in cui si incassano i crediti (riguarda le operazioni di esterna gestione).
È importante conoscere quanto dura il ciclo operativo perché, in base alla durata, si possono calcolare come si modificano i flussi monetari. Per esempio per un’impresa di costruzioni, tra il momento in cui inizia a costruire e il momento in cui vende, passa molto tempo e quindi deve anticipare tutti i costi. Per questo motivo si studiano i cicli operativi.
Il ciclo operativo e ciclo monetario avranno la stessa durata quando non ci sono dilazioni di pagamento. Quindi pagamento in contanti ai fornitori e incasso in contanti dei crediti dai clienti.
Sebbene siano due cicli diversi, sono strettamente collegati perché all’acquisto seguirà il pagamento, e alla vendita seguirà la riscossione.

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cosa s’intende per economicità aziendale e super-aziendale

A

L’economicità aziendale è il criterio che consente di valutare la convenienza ad iniziare o a continuare una certa iniziativa/attività imprenditoriale. Il principio si pone l’obiettivo di trovare un equilibrio economico nel tempo, in cui i ricavi devono essere almeno uguali ai costi, considerando tra i costi anche la congrua remunerazione del capitale proprio.
La vita dell’azienda richiede non solo che abbia un equilibrio economico ma anche che abbia anche un equilibrio monetario tra le riscossioni e i pagamenti. Quando si raggiunge l’equilibrio economico non è automatico che si raggiunga anche l’equilibrio monetario. Questi due equilibri pur essendo diversi sono strettamente interconnessi.
Il concetto di economicità aziendale vuol dire osservare una singola azienda e vedere se ha ricavi almeno pari ai costi. Mentre il concetto di economicità superaziendale vuol dire economicità riferita non a una singola azienda ma a un gruppo di aziende. Questo tipo di economicità riguarda imprese che trovano l’economicità all’interno del gruppo e imprese che non soddisfano il concetto di economicità nemmeno all’interno del gruppo. In alcuni casi un’azienda deve essere all’interno di un gruppo per poter raggiungere l’equilibrio economico. Perché solo all’interno del gruppo si verificano delle condizioni tali per cui questa azienda riesce ad avere ricavi superiori ai costi. Per esempio un’azienda che produca semilavorati che vengono venduti all’interno del gruppo, con specifiche apposite per loro. Se andasse nel mercato libero probabilmente non troverebbe clienti. In questo caso, si parla di economicità in seno ad un gruppo. L’impresa raggiunge l’equilibrio economico perché si verificano determinate condizioni solo nei rapporti con le altre società del gruppo.
Ma un’azienda potrebbe non raggiungere l’equilibrio economico neanche all’interno di un gruppo ma il gruppo reputi importante che questa azienda continui a vivere per motivi che possono essere, per esempio, legati alla pubblicità, al marketing, ecc. In questo caso si parla di economicità superaziendale di gruppo. Cioè neanche all’interno del gruppo raggiunge l’equilibrio economico però è conveniente tenerla in vita.

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cosa si intende per efficienza ed efficacia

A

L’efficienza è il rapporto tra la produzione ottenuta e i fattori produttivi utilizzati. Quindi se si vuole aumentare l’efficienza dell’impresa, si aumenta la produzione usando gli stessi fattori produttivi, oppure si lascia la produzione uguale ma si riduce la quantità di fattori produttivi utilizzati.
L’efficienza è strettamente collegata all’economicità. Se l’azienda è inefficiente, ha due conseguenze. La prima è che ha dei costi maggiori. La seconda, è che farà più fatica a raggiungere l’equilibrio economico. Perciò se aumenta l’efficienza migliora anche il rapporto costi-ricavi.
Analizzare le cause dell’inefficienza, vuol dire migliorare le prestazioni economiche dell’azienda. Due indicatori fondamentali: il rendimento fisico-tecnico fattori produttivi e dei processi produttivi (produttività fisico-tecnica) e i costi.
Il rendimento è il rapporto tra la quantità del bene o servizio prodotto e la quantità di fattore impiegato. Quindi se si aumentano i rendimenti, aumenta l’efficienza e l’economicità. Ma si può esprimere questo concetto anche in termini di costi e ricavi. Per cui si potrebbe migliorare l’efficienza se si è in grado di acquistare i fattori produttivi a costi inferiori.
Il concetto di efficacia è il rapporto tra i risultati ottenuti e i risultati previsti. Quindi per poter dire di essere stati efficaci, bisogna dire prima qual è l’obiettivo.
Il concetto di efficacia è collegato con il concetto di efficienza. Non si può essere efficaci, cioè perseguire gli obiettivi aziendali, se si continuano a sprecare risorse, perche se l’impresa ha come obiettivo il raggiungimento di un certo livello di profitto, se é inefficiente, non riuscirà a raggiungere quell’obiettivo.
Quindi sono due concetti collegati, ma si può essere efficaci e inefficienti contemporaneamente perché sono due concetti diversi. Per esempio le aziende che operano in regime di monopolio, possono essere efficaci e raggiungere l’equilibrio economico ma magari sono inefficienti. Questo perché sono in grado di avere dei prezzi di vendita che consentono di remunerare anche le loro inefficienze. Quindi ci sono dei casi in cui l’economicità si può raggiungere anche con gravi inefficienze.
Queste due voci, efficienza ed efficacia, sono completamente interconnesse. Nel medio e lungo periodo, l’impresa deve tendere a migliorare i livelli di efficienza e i livelli di efficacia perché questi incidono fortemente sull’equilibrio economico.

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cosa ‘intende per sistema informativo aziendale e quale ruolo svolge? Mettere in evidenza costi-ricavi e dato-informazione

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Il sistema informativo aziendale è un sistema che si occupa di acquisire, di elaborare, di distribuire le informazioni che occorrono per governare una azienda. È di supporto a tutte le aree funzionali dell’azienda e deve essere strutturato in modo da garantire a ciascuna area funzionale e a ciascun soggetto, la disponibilità delle informazioni che servono per svolgere i loro compiti.
Non è importante avere un sistema informativo che sia molto elaborato, ma bisogna avere un sistema informativo che sia adeguato agli obiettivi che l’azienda vuole perseguire, al tipo di organizzazione, al tipo di attività, al tipo di struttura interna dell’azienda.
Un sistema informativo per essere efficace deve essere selettivo (deve essere in grado di selezionare le informazioni che ci servono in quel momento), tempestivo (le informazioni devono essere disponibili quando vengono richieste), deve avere elasticità, (deve essere in grado di adattarsi alle esigenze che possono cambiare nel tempo). Le informazioni devono essere affidabili altrimenti non sono da supporto alle decisioni e soprattutto bisogna tener conto dei rapporti tra i costi e i benefici. Bisogna valutare se i costi che si sostengono per avere quell’informazione sono controbilanciati dai benefici che si hanno nell’avere a disposizione quell’informazione.
All’interno dell’azienda la funzione principale è supportare le decisioni allo scopo di programmare, attuare e controllare in modo efficace e efficiente la gestione e l’organizzazione. Queste informazioni hanno caratteristiche diverse in base al livello decisionale cui sono destinate.
L’azienda scambia continue informazioni con l’esterno. Alcune sono obbligatorie, altre sono facoltative. Sono obbligatorie le informazioni, ad esempio, verso la pubblica amministrazione: la dichiarazione dei redditi, gli obblighi tributari e previdenziali; o verso terzi, per esempio il bilancio d’esercizio. Altre informazioni non sono obbligatorie ma la società può decidere di dare all’esterno. Ad esempio le informazioni istituzionali, o il bilancio sociale, che in Italia non è obbligatorio.
Per capire il sistema informativo dobbiamo partire dalla differenza tra il concetto di dato e il concetto d’informazione. Il dato è come una materia grezza che deve essere elaborata. L’informazione si ottiene elaborando dei dati grezzi al fine di renderli fruibili per chi deve assumere delle decisioni.
Le informazioni devono avere dei requisiti. Il sistema informativo deve dare a ogni persona le informazioni che siano congrue rispetto allo scopo, rispetto alle decisioni che deve assumere, alle attività che deve svolgere. Deve tenere conto della capacità ricettiva del destinatario. Colui che la riceve deve essere in grado di capirla, di elaborarla, di analizzarla e di utilizzarla. Inutile dare delle informazioni se chi le riceve non è in grado di recepirle. Devono essere rese disponibili quando e dove servono. Vuol dire che l’informazione deve essere resa disponibile nel tempo e nel luogo utile per consentirne l’utilizzo. Inutile mettere un’informazione tra tantissime altre perché non si troverebbe. Devono essere chiare cioè devono essere fatta perché siano comprese. Un altro requisito simile al primo è la rilevanza. Ognuno potrebbe avere bisogno d’informazioni diverse in momenti diversi e deve essere in grado di fruire delle informazioni che sono rilevanti per lui in quel momento.
Non dobbiamo confondere i sistemi informativi con i sistemi informatici. Oggi sono utilizzati insieme, però sono due cose differenti. Parlare di sistema informativo non necessariamente significa parlare di sistema informatico. È evidente che i sistemi informatici migliorano la gestione delle informazioni. Un sistema informatico è un sistema informativo che si avvale delle tecnologie informatiche.
Legato al sistema informativo è la programmazione e la pianificazione. Il sistema informativo è fondamentale per i processi decisionali. Senza le informazioni non si possono assumere delle decisioni che permettano di ottenere i risultati sperati.

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definire concetti di capitale di funzionamento, di liquidazione ed economico

A

Il capitale o patrimonio è il complesso dei beni coordinati a disposizione dell’azienda, che vengono valutati sotto l’aspetto qualitativo (qualità e tipo di beni che compongono il patrimonio) e sotto l’aspetto quantitativo (valore dei beni espresso in termini monetari). I due termini vengono usati come sinonimi, ma il patrimonio è più attento agli aspetti qualitativi e il capitale agli aspetti quantitativi.
Le principali configurazioni di capitale sono: il capitale di funzionamento, il capitale di liquidazione, chiamato anche di liquidazione per stralcio, e il capitale economico. Tutte queste configurazioni rispondono alla definizione di “insieme di ricchezze materiali e immateriali a disposizione dell’azienda in un dato momento” ma variano a seconda delle condizioni nelle quali l’impresa si trova nello specifico momento in cui vengono analizzati.
Il capitale di funzionamento è l’insieme degli elementi attivi e passivi del patrimonio in un determinato momento che caratterizzano un’azienda che sta funzionando e con la prospettiva che continui a funzionare. La differenza con le altre configurazioni di capitale è proprio la prospettiva di funzionamento cioè l’azienda continua a funzionare anche nel futuro. Nello stato patrimoniale, o prospetto fonti e impieghi, avremo il riepilogo sia degli elementi sia dei valori che compongono il capitale di funzionamento.
Il capitale di liquidazione è il capitale determinato nell’ipotesi in cui l’azienda cessi di funzionare e venga posta in liquidazione. Perciò la società si ferma e viene venduta a pezzi, infatti si chiama “per stralcio”. Si vendono tutti gli elementi dell’attivo del patrimonio per estinguere tutte le passività e, solo dopo questa fase, il capitale avanzato può essere distribuito ai soci.
Rispetto al capitale di funzionamento, cambiando la prospettiva, si perde il valore sistemico dei beni. Il valore di una società non è fatto solo dal valore unitario dei beni ma è fatto dall’insieme di questi elementi e dalla capacità che l’impresa ha di stare sul mercato e di vendere beni e servizi.
Nel momento in cui l’azienda cessa, si perde la visione sistema di questi beni perché si vende l’azienda pezzo per pezzo e quindi molto probabilmente il valore che alla fine si ottiene vendendo a pezzi, è inferiore rispetto al valore che si attribuisce all’azienda in funzionamento.
Con il capitale economico ci troviamo nella situazione in cui l’impresa come unità continui ad esistere però viene ceduta. L’impresa diventa oggetto di scambio. Per determinare il capitale economico, si valuta quanto può rendere in futuro quell’azienda cioè si cerca di capire qual è il potenziale frutto che quell’impresa sarà in grado di fornire.
Perciò non si controllano solamente il valore dei beni materiali e immateriali dell’azienda, ma si considerano anche elementi che nel caso delle altre configurazioni di capitale non vengono presi in considerazione. Per esempio il marchio. Il capitale economico viene calcolato quando c’è una compravendita, cioè si vende l’impresa, oppure quando c’è la fusione cioè due società si fondono insieme.
Riassumendo la differenza tra queste configurazioni di capitali è la diversa prospettiva di vita e le condizioni nelle quali si trova l’impresa. Con il capitale di funzionamento l’impresa continua a funzionare, con il capitale di liquidazione l’impresa cessa di funzionare e viene venduta a pezzi, stralcio, con il capitale economico l’impresa intera viene ceduta e diventa l’oggetto di scambio nel suo complesso.

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definire il principio di competenza economica, concetti di reddito e capitale di funzionamento

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Il principio della competenza economica permette di determinare quali sono i componenti positivi e negativi di reddito che competono ad uno specifico esercizio. L’elemento fondamentale è il principio della correlazione: il costo è di competenza dell’esercizio in cui trova il correlato ricavo. Una correlazione diretta che mette insieme la causa e l’effetto, la causa è il sorgere del costo e l’effetto è il ricavo.
Il ricavo è maturato quando si verificano questi aspetti: fine del processo produttivo, il bene è pronto per la vendita, e si effettua lo scambio. Lo scambio è concluso, per convenzione, nel momento in cui il bene viene spedito o consegnato o nel momento in cui il servizio è reso o fatturabile.
Non sempre è facile verificare la correlazione tra costo e ricavo. Per esempio quando dobbiamo ripartire l’utilità di un bene pluriennale, l’ammortamento. Non si riesce a collegare il costo al ricavo quindi la correlazione non si fa in base al ricavo ma in base al tempo.
Può avvenire che il costo non si possa più recuperare (un bene che non venderemo mai). In questo caso la competenza economica si ha nel momento in cui valutiamo che quel recupero non ci sarà più (insussistenza). Ma può succedere che riesco a vendere quel bene dopo un paio di anni quindi si avrà un componente straordinario di reddito (sopravvenienza) perché c’è un ricavo (contabilizzato nell’esercizio) senza un costo (contabilizzato nel passato).
Alla fine dell’anno perciò occorre fare l’assestamento dei conti, cioè bisogna depurare tutte le scritture contabili che sono state fatte durante l’esercizio, per rispettare il principio della competenza economica. Durante l’anno registriamo i fatti di gestione ogni volta che si verifica una variazione finanziaria, arriva una fattura e viene registrata, senza interessarci del principio della competenza economica.
Il reddito è la variazione che il capitale netto subisce per effetto della gestione. Cioè la differenza tra i ricavi e i costi che riguardano un esercizio. Può essere calcolato globalmente sulla vita aziendale (capitale finale di liquidazione meno capitale iniziale di costituzione), ma praticamente si calcola annualmente il reddito d’esercizio, perché è indispensabile poter osservare e conoscere l’andamento economico dell’impresa a cadenza costante.
Il reddito d’esercizio si determina individuando i costi e i ricavi di competenza economica che ricadono nell’esercizio in esame. Tutti i costi e i ricavi vengono epilogati nel conto economico alla fine dell’esercizio. La differenza è il reddito d’esercizio. Il reddito dell’esercizio può essere calcolato anche come differenza tra il capitale di funzionamento di due esercizi consecutivi.
Il capitale di funzionamento è l’insieme degli elementi attivi e passivi del patrimonio in un determinato momento che caratterizzano un’azienda che sta funzionando e con la prospettiva che continui a funzionare. Nello stato patrimoniale, o prospetto fonti e impieghi, avremo il riepilogo sia del valore sia degli elementi che compongono il capitale di funzionamento.

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Illustrare, con opportuni esempi, il concetto di capitalizzazione di un costo ed evidenziarne gli
effetti sulla determinazione del reddito d’esercizio

A

La capitalizzazione di un costo è un processo tecnico contabile che consiste nell’imputare a un fattore pluriennale, un costo d’esercizio che si riferisce direttamente allo stesso. In pratica il costo d’esercizio aumenta il valore del costo pluriennale se ad esso è strettamente collegato. Quindi il costo non viene considerato più un costo d’esercizio ma un costo pluriennale.
Un esempio può essere l’acquisto di un macchinario. In fattura oltre al costo del macchinario e dell’IVA, vengono aggiunti dei costi accessori (spese di trasporto, spese di installazione e collaudo). Questi costi accessori sono indispensabili per avere il macchinario operativo e funzionante, e hanno quindi utilità pluriennale, come il costo del macchinario.
Questi costi non vengono considerati come costi d’esercizio, ma vengono capitalizzati e considerati costi che incrementano il valore del bene e quindi portati in aumento del conto macchinari e indicati nell’attivo dello stato patrimoniale. Il costo del macchinario, compresi i costi accessori, verranno ammortizzati.
Un altro esempio sono i lavori in economia. Per esempio la società decide di costruirsi da se i propri uffici. Contabilmente si possono seguire due strade: capitalizzare direttamente al momento dell’acquisto dei fattore produttivi (mattoni, cemento, ecc.). In questo caso quando arriva la fattura verrà contabilizzata “fabbricati a fornitori” anche sta pagando il personale o comprando mattoni.
L’altra strada è lo storno indiretto. Durante l’anno l’impresa ha usato i fattori produttivi in modo indistinto e considerati costi d’esercizio. Alla fine anno non ha la possibilità di determinare la quota di costo che deve essere imputata al fabbricato. Quindi nel conto economico ci saranno tutti i costi che ha registrato nell’anno, perciò dovrà inserire tra i componenti positivi di reddito una voce che complessivamente storni tutti i costi relativi ai fattori produttivi che pensa di aver utilizzato.
La scrittura sarà “Fabbricati a Incrementi di immobilizzazione per lavori interni” Se il fabbricato non è completato la scrittura sarà “Fabbricati in corso a Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni”.
Contabilmente è importante specificare se il bene è stato completato. Se il bene è completato inizia l’ammortamento. Il processo di ammortamento inizia nel momento in cui il bene è pronto per l’uso anche se non viene utilizzato. Se invece il bene è in costruzione non si può ammortizzare perché non contribuisce a generare valore.
Nella capitalizzazione diretta, il costo non passa nel conto economico se non per la quota di ammortamento nel momento in cui quel bene è completato.

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illustrare gli aspetti generali dell’imposta sul valore aggiunto e delle imposte sui redditi

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L’imposta sul valore aggiunto o IVA è un’imposta indiretta che colpisce l’incremento del valore di un bene o servizio acquistato all’interno del territorio italiano, in ogni passaggio economico a partire dalla produzione fino al consumo.
Attraverso un sistema di detrazione e rivalsa (addebito) l’imposta grava interamente sul consumatore finale, mentre il soggetto passivo (contribuente) rimane neutrale, in quanto lo stesso può portare in detrazione l’IVA pagata sull’acquisto dei beni e servizi impiegati nell’esercizio della sua impresa.
Esistono tre aliquote IVA in vigore: 4% aliquota minima, applicata ad esempio alle vendite di alimenti di prima necessità (pane, latte), abitazioni con requisiti “prima casa”; 10%, aliquota ridotta, applicata alla cessione di alimenti o di abitazioni senza requisiti “prima casa”; 21% aliquota ordinaria, se la normativa non prevede specificatamente una delle due aliquote precedenti, questa è l’aliquota da applicare.
L’IRPEF imposta sulle persone fisiche è un’imposta diretta, personale, progressiva e generale che colpisce l’ammontare dei redditi prodotti da un individuo nel territorio nazionale residente o non.
I redditi sottoposti a tassazione sono i redditi fondiari, i redditi di capitale, i redditi di lavoro dipendente, redditi da lavoro autonomo, d’impresa, o diversi.
L’IRPEF è un’imposta progressiva a scaglioni perché cresce proporzionalmente rispetto al reddito. Le aliquote variano dal 23% per redditi fino a 15.000 euro, al 43% per reddito oltre 75.000 euro.
L’imposta si applica sul reddito complessivo dei soggetti passivi, formato da tutti i redditi posseduti al netto degli oneri deducibili, nonché delle deduzioni spettanti. Sono esclusi i redditi soggetti a tassazione separata.
L’IRES è l’imposta sul reddito delle società è un’imposta proporzionale con aliquota del 27,5% che colpisce il reddito percepito dalle società di capitali, cooperative e di mutua assicurazione operanti nello stato italiano nonché enti pubblici ed enti privati, diversi dalle società. Si calcola sul risultato d’esercizio rettificato dalle variazioni in aumento o in diminuzione derivanti dai criteri di valutazione previsti dalla normativa tributaria.
L’IRAP imposta regionale sulle attività produttive è stata introdotta nel sistema tributario italiano con l’obiettivo di dotare le regioni di un tributo proprio. Infatti l’imposta viene calcolata sul valore prodotto dall’attività svolta nel territorio di una regione. L’aliquota predeterminata è del 3,9%.
La base imponibile è costituita dal valore della produzione netta, derivante dall’attività caratteristica dell’impresa. Non rientrano nel calcolo alcuni costi, come i costi del personale, la svalutazione dei crediti e le perdite su crediti, ecc.

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illustrare la funzione e le principali tipologie dei titoli di credito

A
I titoli di credito sono dei documenti che forniscono la prova dell’esistenza di un diritto, assicurano la possibilità di farlo valere e consentono un agevole trasferimento del credito ad altri soggetti.
Si classificano in relazione alla causa (causali: dalla lettura del titolo si capisce il motivo per cui è stato emesso; e astratti), alla forma (formali: esiste una legge che dice cosa deve esserci nel titolo per essere valido; e non formali), e al regime di circolazione (al portatore: non vi è l’indicazione del beneficiario; all’ordine: è indicato il nome del beneficiario e può essere trasferito mediante girata; nominativi: è indicato il nome del beneficiario e il nome è indicato in un registro tenuto dall’emittente. La girata può essere fatta ma il nome del nuovo beneficiario deve essere indicato sia nel titolo che nel registro).
Le caratteristiche fondamentali dei titoli di credito sono: l’incorporazione del diritto: il diritto alla prestazione è incorporato nel documento stesso ed è trasferibile con esso; la letteralità: il contenuto e l’estensione del diritto risultano dal tenore letterale del titolo; l’autonomia: il diritto vantato da un legittimo possessore del titolo è indipendente dai rapporti riferibili ai precedenti possessori.
I principali titoli di credito sono:
La cambiale (pagherò, tratta). Il pagherò contiene la promessa incondizionata da parte di un soggetto, detto emittente, di pagare una determinata somma, nel luogo e alla scadenza indicati, a favore di un altro soggetto, detto beneficiario. La tratta contiene l’ordine incondizionato, dato da un soggetto detto traente, a un altro soggetto detto trattario, che accetta di pagare una determinata somma a favore di un terzo soggetto detto beneficiario.
L’assegno (bancario, circolare), L’assegno bancario è un titolo di credito a vista mediante il quale l’emittente, detto traente, che ha fondi disponibili presso la banca, da l’ordine incondizionato alla stessa banca, detta trattaria, di pagare una determinata somma al beneficiario. L’assegno circolare è un titolo di credito all’ordine mediante il quale una banca promette di pagare a vista una data somma a favore di un beneficiario indicato sul titolo.
Le azioni sono dei titoli di credito particolari che rappresentano quote di capitale sociale delle S.P.A. e delle S.a.P.a. Le azioni sono dei titoli di credito causali, nominativi o al portatore, di massa. Le azioni sono titoli senza rimborso prefissato. Il valore delle azioni può essere valore nominale (è quello indicato sul titolo), e valore di emissione (è il valore richiesto ai soci al momento della sottoscrizione). L’emissione delle azioni può avvenire alla pari (valore emissione = valore nominale), sopra la pari (valore emissione > valore nominale). L’emissione sotto la pari e vietata dalla legge
Le obbligazioni sono titoli di credito che rappresentano quote di prestiti aventi scadenza a medio/lungo termine emessi da società azionarie. Le obbligazioni sono dei titoli di credito di massa, autonomi, letterali, nominativi o al portatore. L’obbligazionista ha il diritto a essere rimborsato a una data prefissata ed a ottenere una remunerazione sotto forma di interesse alle date stabilite (date di godimento). Le obbligazioni sono dei titoli a reddito predeterminato. L’emissione delle obbligazioni può avvenire alla pari (valore emissione = valore nominale), sopra la pari (valore emissione > valore nominale) e sotto la pari (valore emissione < valore nominale).
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descrivere le modalità di funzionamento del metodo di partita doppia

A

Con il sistema del reddito, si rilevano tutti i fatti che sono finalizzati alla determinazione del reddito d’esercizio e che riguardano fatti di esterna gestione. Il metodo è l’insieme delle regole per eseguire queste rilevazioni.
Ci sono vari metodi: il metodo della partita semplice, si osserva solo l’aspetto finanziario quindi scritture non bilancianti, e il metodo della partita doppia, insieme di scritture bilancianti, cioè ogni fatto amministrativo genera sempre almeno due annotazioni.
Ogni fatto che si verifica, si analizza secondo due aspetti: un aspetto di tipo finanziario e un aspetto di tipo economico. Il primo viene considerato l’aspetto originario, mentre il secondo è l’aspetto derivato. Quando si riceve una fattura, c’è una variazione finanziaria (aspetto originario) perché la fattura ci dice che è sorto un debito. La causa di questa variazione finanziaria è il sorgere di un costo d’acquisto. Questo è l’aspetto derivato, l’aspetto economico. Quindi l’aspetto economico aiuta a capire la causa della variazione finanziaria.
Un’altra tipologia di variazioni sono gli aumenti o le diminuzioni di capitale proprio. Dal punto di vista derivato aumenta il capitale sociale, dal punto di vista originario aumenta il denaro in banca.
Quindi le variazioni finanziarie (aspetto originario) sono riconducibili a movimenti di denaro o movimenti di crediti e debiti, le variazioni economiche (aspetto derivato) sono conseguenza di ricavi o costi o variazioni di capitale netto.
I conti funzionano in modo antitetico: tutte le volte che abbiamo un’operazione in dare in un conto, ci sarà un’operazione in avere in un altro conto. Tutte le volte che c’è una variazione finanziaria attiva ci deve essere una registrazione nell’avere del conto economico. E il totale delle movimentazioni in dare deve essere sempre uguale al totale delle movimentazioni in avere.
Perciò avremo due serie di conti, conti che accolgono le variazioni finanziarie (conti finanziari), e conti che accolgono le variazioni di tipo economico (conti economici). Il conto ha due sezioni, una parte accoglie le variazioni in aumento e l’altra le variazioni in diminuzione.
Nella sezione dare dei conti finanziari abbiamo tutte le variazioni finanziarie attive: aumenti di movimenti monetari, aumento di crediti, e diminuzione di debiti. Nella sezione avere, tutte le variazioni finanziarie passive: diminuzione di movimenti monetari, diminuzione di crediti e aumento di debiti.
I conti economici possono riguardare costi e ricavi d’esercizio, e conti economici aperti ai costi pluriennali e al capitale proprio. I primi vengono chiusi nel conto economico e sono “senza ripresa di saldo” perché quel conto fotografa una situazione che riguarda quell’esercizio. I secondi vengono chiusi nello stato patrimoniale e sono con ripresa di saldo perché sono elementi del patrimonio che troviamo a disposizione anche negli anni successivi.
Nel conto economico avremo in dare tutti i costi d’esercizio e pluriennali (ammortamenti), eventuali riduzioni di ricavi ed eventuali riduzioni di capitale proprio. Nell’avere troveremo le variazioni di segno opposto: i ricavi d’esercizio, eventuali riduzioni di costi ed eventuali aumenti di capitale proprio.
Quando incassiamo un credito non c’è l’aspetto economico, perché è una permutazione finanziaria. L’aspetto economico è stato registrato in passato, stiamo spostando i valori da un aspetto finanziario a un altro. Abbiamo un credito, cancelliamo il credito, aumentiamo il denaro in banca.

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quali sono le principali classificazioni dei costi

A

Tra le varie classificazioni possibili dei costi di produzione possono essere individuate le seguenti:

1) costi classificati per natura o per destinazione che sono basati sulle caratteristiche fisiche ed economiche dei fattori impiegati nei processi produttivi;
2) costi classificati secondo il periodo di riferimento, i quali si distinguono in costi capitalizzabili e costi di periodo o d’esercizio. I costi capitalizzabili esprimono costi per fattori ad utilità pluriennale mentre i costi di periodo o d’esercizio riguardano i fattori correnti utilizzati nell’attività di produzione il cui contributo si esaurisce nell’esercizio;
3) costi classificati secondo il rapporto con l’oggetto del calcolo e le modalità con cui sono attribuiti. Quando l’oggetto del calcolo può essere individuato e misurato in modo oggettivo allora si è in presenza di costi speciali, mentre si hanno costi generali o comuni quando tale misurazione non è possibile;
4) costi classificati secondo la variabilità. Questi si distinguono costi variabili che variano con il mutare del volume della produzione (es. materie prime), mentre si denominano costi fissi quelli che non si modificano (es. fattori strutturali);
5) costi classificati secondo la controllabilità. Questi si dividono in costi controllabili e costi non controllabili. Si definiscono costi controllabili quelli il cui andamento è influenzabile, se non pienamente almeno in parte, dalle decisioni del responsabile del centro, mentre non sono controllabili quei costi il cui andamento non è influenzabile dal responsabile stesso.
6) costi classificati secondo le modalità della loro programmazione. Sono distinti in costi tecnici o parametrici, costi discrezionali e costi vincolati. I costi tecnici o parametrici sono tipicamente costituiti dalle materie prime, la mano d’opera diretta e la forza motrice utilizzate nell’allestimento di un dato prodotto. I costi discrezionali sono programmati dai manager e sono rappresentati dagli stanziamenti previsti nel budget per la ricerca e lo sviluppo. I costi vincolati sono invece costi fissi che derivano dalle scelte strutturali effettuate dall’impresa, non modificabili nel breve periodo.

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quali sono le principali configurazioni di costo

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Il costo di produzione può essere variamente configurato.
Si ha una configurazione di “costo pieno”, quando si tende a conteggiare tutti i fattori che direttamente o indirettamente sono attribuibili all’oggetto di calcolo, ed una configurazione di “costo parziale” quando vengono conteggiati solo gli elementi ritenuti significativi.
Il “costo complessivo” costituisce la configurazione di costo pieno che aggrega l’insieme dei costi dei fattori produttivi delle diverse aree funzionali che partecipano all’allestimento del prodotto finito.
Le configurazioni dei costi possono variare anche a seconda dell’attività che viene svolta dall’impresa.
In un’impresa con attività industriale si distinguono le seguenti configurazioni di costo parziale:
– “costo primo industriale” comprende i costi speciali industriali attribuiti, di norma le materie prime, la mano d’opera diretta e i consumi specifici di altri fattori utilizzati nella fase industriale.
– “costo industriale o di fabbricazione”è dato invece dal costo primo e una quota dei costi industriali relativi ai servizi ausiliari.
Inoltre scorporando dal costo industriale il costo diretto delle materie prime s’individua “il costo di lavorazione o di trasformazione”.
Per determinare, invece il costo complessivo occorre sommare al costo industriale gli altri costi diretti ed una quota dei costi indiretti di natura amministrativa, commerciale, finanziaria, e fiscale espressione degli oneri relativi all’intera gestione aziendale.
Nelle imprese con attività mercantile, invece, si distinguono le seguenti configurazioni di costi parziali:
– “costo primo mercantile” che comprende il costo d’acquisto delle merci e i costi speciali accessori per trasporti, carico e scarico, assicurazioni, commissioni, dazi ecc…;
– “costo commerciale” che comprende insieme al costo primo gli oneri diretti e indiretti per un eventuale confezionamento, divisione in porzioni, imballaggio, per il magazzinaggio relativi al fattore lavoro, all’utilizzo dei locali, delle attrezzature e all’impiego di materiali accessori.
Il costo complessivo nelle imprese mercantili è dato invece oltre al costo commerciale da una quota di oneri per la distribuzione, per la vendita, nonché dei costi indiretti di natura amministrativa, finanziaria e fiscale.
Un’altra configurazione di costo è dato dalla somma del costo complessivo agli oneri figurativi che determina il “costo economico-tecnico”
Gli oneri figurativi possono riguardare: gli interessi di computo, il salario direzionale e i fitti figurativi.

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scritture in partita doppia: principali fatti di gestione, assestamento e chiusura

A

Le scritture ovvero le diverse registrazioni rilevate nel libro giornale, seguono le regole della partita doppia, sono datate e numerate progressivamente, contengono l’indicazione dei conti addebitati o accreditati con i corrispettivi valori e infine la descrizione dell’operazione. Inoltre assumono una veste grafica differente a seconda se siano articoli semplici, composti o complessi.
I principali fatti di gestione, ovvero quelli che si verificano nel corso dell’esercizio sono: gli acquisiti o le vendite di beni a fecondità semplice o ripetuta e di servizi che possono essere accompagnati da spese documentate o non documentate, i resi sugli acquisti o sulle vendite, i vari sconti e abbuoni e le anticipazioni ai fornitori o ai clienti, la liquidazione e il pagamento delle competenze dei lavori autonomi o dipendenti, il rinnovo parziale o totale delle cambiali, lo sconto cambiario e il suo mancato buon fine di quest’ultimo, le anticipazioni bancarie, i mutui, la liquidazione dell’IVA e i componenti straordinari di reddito.
Alla fine di ciascun periodo amministrativo inoltre si rende necessaria la determinazione del risultato d’esercizio e del correlato capitale di funzionamento, attraverso la redazione delle scritture di assestamento e di chiusura dei conti.
Le scritture di assestamento a sua volta si distinguono in quelle di imputazione e di storno.
Con le scritture di imputazione si attribuiscono i costi e i ricavi di competenza dell’esercizio in chiusura, la cui manifestazione finanziaria avverrò in futuro.
Tra le principali scritture di imputazione vi sono: La liquidazione degli interessi dell’estratto conto bancario, le fatture da emettere e quelle da ricevere, i ratei attivi e passivi, la rata del mutuo in scadenza, l’accantonamento per trattamento di fine rapporto e le imposte di competenza dell’esercizio.
Con le scritture di storno invece si rinviano i costi e ricavi rilevati durante il periodo amministrativo ma di competenza futura.
Le principali scritture di storno sono: le rimanenze, i risconti attivi e passivi, la capitalizzazione dei costi ad utilità pluriennale, l’ammortamento delle immobilizzazioni immateriali e materiali e la svalutazione dei crediti e l’adeguamento del fondo svalutazione dei crediti stessi.
Con le scritture di chiusura dei conti invece il procedimento che deve essere seguito è innanzitutto quello di redigere una scrittura con la quale si riepilogano i componenti negativi di reddito, girando i relativi conti economici alle variazioni d’esercizio e conti economici di chiusura senza ripresa di saldo.
In particolare, si chiude ciascun conto, rilevando il saldo a pareggio nella sezione avere e contemporaneamente si addebita il Conto economico per lo stesso importo.
Lo stesso procedimento viene utilizzato con i componenti positivi di reddito, rilevando però il saldo a pareggio nella sezione dare e accreditando il Conto economico per lo stesso importo.
L’operazione successiva è quella di rilevare il risultato d’esercizio, rappresentato dal saldo del Conto economico, ovvero se si è in presenza di una perdita o di un utile. Infine con una scrittura vengono chiusi i conti accesi alle attività al conto epilogativo Stato Patrimoniale finale e con un’altra quelli accesi alle passività.
Nel caso in cui si sia verificata una perdita di esercizio questa deve essere inserita tra i conti accesi alle attività, viceversa nel caso si presenti un utile d’esercizio, questo viene posto tra i conti accesi alle passività.

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Computisteria, titoli di credito, conto corrente bancario.

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La computisteria è quella parte della ragioneria che ha per oggetto l’applicazione dell’aritmetica all’attività commerciale.
Alcune applicazioni del calcolo computistico sono ad esempio: le proporzioni, il calcolo percentuale, i riparti proporzionali, l’interesse, il montante e lo sconto.
I titoli di credito invece possono essere definiti come particolari documenti che incorporano un diritto di credito, consentendo al legittimo possessore di ottenere la prestazione indicata sugli stessi titoli da parte del soggetto obbligato.
Esistono diverse tipologie di titoli di credito:
• La cambiale: è un titolo di credito contenente il diritto incondizionato per il
legittimo possessore di farsi pagare una determinata somma, nel luogo e alla
scadenza indicati, dal debitore indicato nel documento.
Un altro titolo di credito è l’assegno bancario A/B, mediante il quale
l’emittente, detto traente, che ha fondi disponibili presso una banco, da l’ordine incondizionato alla stessa banca detta trattaria, di pagare una determinata somma al beneficiario.
Un altro titolo di credito è l’assegno circolare A/C, questo è un titolo di credito a vista e all’ordine, mediante il quale una banca promette di pagare una somma di denaro determinata a favore del beneficiario indicato.
Alcuni titoli di credito particolari sono invece le azioni che rappresentano quote di capitale sociale delle società azionarie (S.p.a e S.a.p.a): il titolare assume la natura di socio (azionista) e diventa comproprietario del patrimonio sociale.
Infine altri titoli di credito sono le obbligazioni, autonomi e letterali che rappresentato quote di un prestito concesso alla società emittente (S.p.a e S.a.p.a).
Il conto corrente bancario può essere definito come un contratto atipico a tempo indeterminato con cui la banca si obbliga a svolgere il servizio di cassa, eseguendo una serie di pagamenti e riscossioni a favore del cliente. All’interno di esso possono inserirsi diversi contratti bancari aventi per oggetto servizi di vario genere, nonché l’impegno della banca ad assicurare al correntista la disponibilità di una determinata somma di denaro.
I conti correnti di corrispondenza consentono al correntista di disporre liberamente delle somme depositate. Tramite essi la banca offre al cliente un servizio di cassa.

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differenza tra vaglia cambiario (cambierò) e tratta cambiaria

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La cambiale è un titolo di credito che contiene la promessa o l’ordine di pagare o far pagare una determinata somma di denaro, alla scadenza e nel luogo indicato, a favore del destinatario
caratteristiche della cambiale=
-all’ordine
-formale
-astratto
-letterale
-autonomo
-esecutivo:caratteristica tipica delle cambiali, fa si che in caso di mancato pagamento un ufficiale giudiziario verrà chiamato per intimargli di pagare
ci sono due tipi di cambiale: pagherò e tratta
Il pagherò è la promessa incondizionata da parte di un soggetto detto emittente di pagare una determinata somma, nel luogo e nella scadenza indicati, a favore di un soggetto, detto beneficiario.
La tratta contiene l’ordine incondizionato dato da un soggetto, detto traente, a un altro soggetto, detto trattario, che accetta di pagare a favore di un terzo soggetto detto beneficiario. L’accettazione della cambiale tratta consiste nel riconoscimento del debito da parte del trattario, se manca l’accettazione la cambiale tratta è un titolo esecutivo solo per il traente
Può essere a scadenza
-a vista, la cambiale è pagabile a qualunque momento alla presentazione al debitore
-a giorno fisso
-a certo tempo data è pagabile decorso un periodo di tempo indicato a partire dalla data di emissione
-a certo tempo vista è pagabile decorso un periodo di tempo indicato a partire dalla data di accettazione da parte del trattario

quindi le differenze principali tre le due sono:
PAGHERÒ
2 soggetti: emittente e beneficiario
promessa di pagare
TRATTA
3 soggetti: traente, trattario e beneficiario
ordine di pagare