cosmologie violente Flashcards
primo triangolo di penrose
dimensione macro della rappresentazione della violenza–> concerne le istituzioni, l’agire politico e il controllo della violenza.
1. primo vertice–> stato tardo moderno e la violenza fondatrice.
2. secondo vertice–> riguarda la violenza contro cui combattono politica e stato costituito.
3. terzo vertice–> violenza nell’elaborazione penalistica e come attacco al corpo.
secondo triangolo di penrose
dimensione micro della rappresentazione della violenza–> concerne le cause della violenza e i suoi soggetti.
1. primo vertice–> riguarda moralità, virtù e comportamento violento.
2. secondo vertice–> neuroscienze, patologie cerebrali e ragionamento morale.
3. terzo vertice–> rapporto tra psicoanalisi e violenza
oggetto sociale
mead, qualsiasi cosa possa indicarsi come un sentimento. l’uomo li crea e gli attribuisce dei significati che diventano mete dell’agire individuale.
simboli
mead, classe di oggetti sociali che prendono il significato di ciò che vanno a sostituire e vengono utilizzati per rappresentare qualcosa.
i significati attribuiti agli oggetti sociali devono essere identici per tutti gli attori della comunità, altrimenti non è efficace e non c’è cooperazione tra gli individui
gesti
momenti dell’azione che stimolano una risposta del soggetto a cui essa è indirizzata
self
mead, diverse interpretazioni:
1. riflessione–> capacità di essere oggetto e soggetto allo stesso tempo, ovvero agire verso noi stessi come gli altri agiscono nei nostri confronti.
2. conversazione tra i e me scandita da due fasi di sviluppo:
- play–> gioco puro e semplice in cui il bambino fa si sè un oggetto osservabile da un punto di vista al di fuori di sè
- game–> gioco più complesso e organizzato in cui il bambino fa propria una differenza qualitativa
3. processo–> ogni azione è preceduta da una fase di preparazione in cui l’individuo elabora attivamente la realtà con cui si sta confrontando, seguita da un processo di interpretazione formato da una fase di definizione della situazione (si assume il ruolo delle persone presenti in quella specifica situazione) e da una fase di giudizio (si decide a che genere di azione dare avvio, con l’aiuto dell’altro generalizzato)
4. oggetto–> immagine che ciascuno ha di sè, ovvero dell’oggetto che l’individuo crea di sè grazie alla propria riflessività. si costruisce tramite due fasi:
- assumo il ruolo di un gruppo selezionato di persone a cui si è legati affettivamente–> l’immagine che essi hanno di me si sviluppa a partire dalla loro interpretazione delle sue azioni
- assumo il ruolo dell’altro generalizzato e giudico l’immagine che il gruppo ha di me–> da questo giudizio deriva l’immagine di sè
altro generalizzato
gruppo astratto che il soggetto ha creato nel tempo attraverso le interazioni sociali + insieme degli atteggiamenti altrui internalizzati–> diciamo agli altri ciò che stiamo dicendo a noi stessi
i definizione
rappresenta l’impulso ad agire e si concretizza con la realizzazione dell’atto stesso. è l’azione.
se prevale, il soggetto è individualista
me definizione
rappresenta le aspettative degli altri alle nostre azioni. è il censore morale, controlla l’i. le azioni consapevoli provengono dal me.
se prevale, il soggetto è conformista–> l’individuo è camaleonte perchè è chiamato a conformarsi costantemente alle aspettative degli altri riflesse nel proprio vincolo interiore (me)
indagine naturalistica
blumer, indica la fedeltà che uno studioso deve osservare nei confronti della natura del fenomeno da studiare. si compone di:
1. esplorazione–> deve sviluppare una conoscenza più intima del fenomeno sociale. si vuole otterene una descrizione pregnante delle caratteristiche del fenomeno
2. ispezione–> esame di un elemento analitico specifico guardandolo da angoli diversi. poi bisogna assemblare i vari concetti per comporre delle proposizioni teoriche generali
primo vertice primo triangolo
stato tardo moderno e violenza fondatrice:
1. la violenza (fondatrice) non è riconosciuta come propria, ma se ne può parlare solo se la si trasferisce su qualcos altro (meccanismi di autoinganno).
2. girard dice che il sistema penale contiene il medesimo principio di giustizia del principio di vendetta–> reciprocità violenta, o retribuzione. ad agire però non è il clan o la vittima, ma un terzo (giudice) non coinvolto nel’episodio violento. idea di giusta retribuzione, ovvero di proporzionalità tra pena e delitto delimita la reazione punitiva. sistema giudiziario razionalizza la vendetta e la limita, facendone una tecnica di guarigione e prevenzione della violenza
3. umanizzazione della pena + modello di risocializzazione del delinquente–> si parla di pena utile come programmi risocializzativi
4. violenza nasce dal passato animale che riguarda l’imitazione di comportamenti volti al procacciamento e al consumo di ciò che è necessario alla sopravvivenza. la preda costringe l’uomo a imitare l’altro e a sostituirsi a lui fino a compiere gesti estremi. si arriva alla violenza perchè si smette di desiderare ciò che ha l’altro, ma si vuole essere l’altro. si arriva all’indifferenziazione–> perdita delle differenze in favore della violenza. se ne può uscire attraverso il misconoscimento del contesto violento.
5. manipolare la violenza per escludere minacce all’ordine giuridico trasforma la violenza originaria ingiustificata in forza legittima quando il singolo rinuncia a vendicarsi singolarmente e a riconoscere l’autorità legale.
secondo vertice primo triangolo
violenza contro cui combattono politica e stato costituito
1. diffusione della paura della criminalità relazionata alla diffusione dell’inciviltà nei quartieri–> dimostra incapacità delle istituzioni ad affrontare i problemi.
2. incività che crea disordine fisico e inciviltà che crea disordine sociale.
3. studio di baltimora del 1999–> nonostante l’aumento dell’inciviltà nei quartieri poveri, non era aumentata la paura e l’insicurezza.
4. condotta antisociale per definire le situazioni in precedenza definite con disordine sociale–> fa riferimento ad atti imputati a soggetti ben definiti chiamati a rispondere.
5. ASBO (anti-social behaviour orders) per contrastare condotte penalmente rilevanti, ovvero condotte che causano o è probabile che creino paura ad una o più persone che non appartengono alla famiglia di chi le attua. sembra siano causate da mancanza di controlli interni, come il senso di colpa.
6. studio di cambridge sui comportamenti delinquenti–> l’aggressività tra i 16 e i 18 anni rappresenta il metodo di previsione più efficace per una violenza commessa a 32.
7. due misure—> incrementare politiche di welfare e attuare un approccio punitivo per tutelare le persone che abitano quartieri vulnerabili alla criminalità
terzo vertice primo triangolo
elaborazione penalistica e violenza come attacco al corpo:
1. concetto giuridico di violenza–> ogni condotta in grado di attuare sulla vittima un effetto di coazione (costringimento). è un’interpretazione restrittiva che si concentra sulla corporeità.
2. offesa violenta comprende le condotte che rappresentano un attivo sul corpo, che creano un pericolo attuale di lesione di vita, condotte di chi impedisce ad una persona di allontanarsi da un luogo–> attore esercita un gesto di dominio sulla vittima
primo vertice secondo triangolo
moralità, virtù e comportamento violento:
1. haidt–> motivazioni e convinzioni morali derivano da un numero ridotto di veloci intuizioni che generano ragionamenti lenti e coscienti + importanza di influenze sociali e culturali.
2. modello socio-intuizionista di haidt si basa sul fatto che l’individuo mette un atto valutazioni immediate su ogni cosa che vede e ascolta grazie alla comprensione intuitiva fulminea che ci restituiscono i sentimenti (convinzioni morali). composto da sei processi psicologici:
- giudizio morale è onnipotente e viene messo in atto velocemente, spontaneamente e intuitivamente.
l’intuizione morale è l’improvvisa comparsa nella coscienza di un sentimento che valuta le azioni e il carattere di una persona.
giudizio è il risultato di processi automatici e fulminei.
- ragionamento morale è un processo complesso ingaggiato dopo aver portato a termine il giudizio morale.
- norme sociali condivise–> risolutezzza nel rispettarle e disponibilità ad essere persuasi dalle buone argomentazioni degli altri.
c’è necessità di andare d’accordo–> giudizi morali sono modellati da ciò che gli altri pensano di noi.
- persuasione sociale cattura il processo automatico inconscio delle intuizioni morali.
- giudizio ragionato–> persone possono ragionare individualmente senza tenere conto dell’intuizione iniziale. il ragionamento è causale.
avviene quando l’intuizione è molto debole e la capacità di elaborazione è alta.
- riflessione privata–> persona può cogliere spontaneamente un’intuizione nuova che contraddice il giudizio morale intuitivo iniziale attarverso l’assunzione di ruolo.
giudizio finale può aderire all’intuizione più robusta o ricorrere ad un ragionamento per valutare pro e contro–> dialogo interiore.
3. fondamenti condivisi in tutte le culture + due che non sono presenti in tutte:
- danno-sofferenza–> sensibilità o avversione verso i segni di sofferenza e i dolori subiti dagli altri
- reciprocità-onestà–> risposte emotive alle situazioni di mancata riconoscenza
- risposta alla gerarchia sociale–> rabbia nei confronti di chi non mostra segni di rispetto
+1 purezza-pietas–> attenzione per la pulizia e disgusto per istuazioni che riguardano sesso, cibo e cadaveri
+2 senso di appartenenza ad un gruppo–> vincoli che escludono da un altro gruppo
4. bisogna guardare alla moralità come un insieme di tematiche riguardanti la vita sociale. affiora e matura nel bambino in una tappa evolutiva che richiede per l’esternalizzazione una guida che proviene dal mondo culturale di appartenenza–> esternalizzazione assistita.
5. virtù come qualità di una persona–> abilità che il bambino sviluppa e che lo aiutano a navigare nel mondo sociale. sono reazioni intuitive apprese durante l’infanzia e tutta la vita
secondo vertice secondo triangolo
neuroscienze, patologie cerebrali e ragionamento morale:
1. condotta moralmente riprovevole può derivere dalla compromissione di aree prefrontali. ragionamento morale guidato da una prospettiva egocentrica con lo scopo di evitare la punizione.
2. studi dimostrano che soggetti antisociali e aggressivi mostrano riduzione di sostanza grigia nelle aree prefrontali
3. blair–> psicopatia come disordine affettivo che implica la riduzione delle capacità di sviluppare empatia come conseguenza di un deficit nell’abilità di formare ragionamenti morali. diversi tipi di aggressività:
- aggressività reattiva–> evento frustrante o minaccioso attiva la rabbia, ovvero è l’esito della risposta animale ad una minaccia inevitabile
- aggressività strumentale–> finalizzata ad uno scopo che riguarda il dominio sulla vittima. la maggior parte delle condotte antisociali è di carattere strumentale
4. psicopatia causata da indebolimento di alcune forme di apprendimento emozionale + fondamentali gli stimoli ambientali provenienti dai genitori per sviluppare una capacità di interpretazione delle situazioni buona per evitare il ricorso a comportamenti violenti
5. distinzione di turiel tra:
- trasgressione morale–> violazione dei diritti e del benessere altrui.
- trasgressione convenzionale–> riguarda il disordine sociale
gli psicopatici non distinguono le due trasgressioni e svolgono ragionamenti morali più deboli
6. dimensione A-V–> ad un estremo sentimenti di irritabilità e dall’altro comportamenti violenti distruttivi. il snc media tra A-V e controlla l’aggressività. il comportamento antisociale può essere dato da:
- deficit della programmazione del comportamento per raggiungere uno scopo
- alterazione del principio organizzatore della valutazione del rapporto rischi/benefici
- mancata integrità della rete neurale di supporto
terzo vertice secondo triangolo
psicoanalisi e violenza:
1. verde e rossi individuano:
- “di più” di pensiero e mentalizzazione dei comportamenti di chi pianifica atti dannosi e li giustifica attraverso delle difese per delegare la colpa depressiva negli psicopatici freddi
- “di meno” di pensiero e mentalizzazione degli atti d’impeto commessi dai delinquenti d’impeto, che rigurarda l’impossibilità di trattenersi originata da precoci frustrazioni ambientali
2. mentalizzazione–> capacità di comprendere il comportamento interpersonale in termini di stati della mente. il bisogno di controllare il comportamento degli altri attraverso la minaccia di violenza è disadattivo perchè interferisce con la mentalizzazione.
una buona relazione di attaccamento con i genitori stimola una funzione autoriflessiva che comporta lo sviluppo della mentalizzazione–> dove fallisce prevale la violenza
3. narcisismo di kerberg–> disturbo antisociale è il prodotto di un amore rivolto a se stessi in modo patologico, di sentimenti di invidia e avidità e di un senso di vuoto e vergogna predominante.
l’aggressività diventa violenta come risposta ad una ferita narcisistica che mira alla distruzione del colpevole tramite vendetta
valori di valutazione
blumer, sono tre:
1. valore teorico–> distinzione tra teorie formali (un oggetto copre una classe generale di fenomeni) e teorie sostantive (oggetto è limitato ad un particolare tipo di fenomeno sociale)
2. base empirica–> concetti scientifici sviluppati devono essere coerenti con le osservazioni e i casi empirici da cui sono ricavati
3. credibilità scientifica–> bisogna fornire un adeguato resoconto delle modalità con cui si è svolto lo studio
prima critica di athens a mead
- non possiamo mai assumere il ruolo degli altri–> dobbiamo aspettare le risposte altrui ai nostri commenti per assumere i loro atteggiamenti e il linguaggio permette di farlo solo in seguito (processo alternato)
- interlocutore del self non è più il me ma è la comunità fantasma
comunità-fantasma
interlocutore dei nostri soliloqui. è l’interazione sociale nella quale il soggetto si indirizza a se stesso e si da risposte (interlocutori fantasma).
è l’interlocutore principale del self.
distinta dalla comunità fisica in cui si è collocati–> è distillato delle esperienze passate
principi dell’attività riflessiva che opera nel soliloquio
- persone conversano con se stesse come se stessero conversando con qualcun altro, ma parlano ellitticamente
- le persone non possono comprendersi senza conversare contestualmente anche con loro stessse
- bisogna raccontarsi simultaneamente ciò che gli altri ci stanno narrando
- nel soliloquio le sensazioni si trasformano in emozioni
- nel soliloquio tutto ciò che viene detto proviene da un altro interlocutore
- si è in grado di comunicare con un solo interlocutore fantasma alla volta
- il soliloquio opera in superficie perchè siamo consapevoli di ciò che diciamo e in profondità perchè è dove si trova la comunità fantasma
- gli interlocutori fantasma sono la sorgente delle emozioni
- il soliloquio consente di creare autoritratti attraverso due fasi (considera ciò che familiari e amici pensano e provano per lui, poi assume la prospettiva della comunità fantasma e rivede l’immagine che loro hanno di lui per mettere a fuoco l’immagine di sè)–> se la comunità è frammentata si avrà un’immagine contraddittoria di sè
- comunità fantasma ha un ruolo fondamentale nel soliloquio
- il soliloquio è un dialogo a più voci con possibili divergenze di opinioni–> società è them, comunià fantasma è us: possono entrare in contrasto, ma è us che influenza maggiormente il self
- individui sono camaleonti o creativi in base a ciò che la comunità suggerisce
- esperienza sociale è lo scultore occulto della comunità fantasma
personalità alla base dei comportamenti violenti
toch, sono di due tipi:
1. personalità inadeguate–> ricorrono alla violenza per accrescere la loro autostima ed è vista come uno strumento per vendicarsi di mancanze percepite all’immagine di sè.
paura genera paranoia che porta alla violenza come soluzione.
2. personalità sfruttatrici–> agire violento a causa della loro natura eccessivamente egocentrica che li rende incapaci di riconoscere i bisogni degli altri
menargee, parla di autocontrollo:
1. persone dotate di scarso autocontrollo–> hanno poche inibizioni nei confronti dell’aggressività e tendono a reagire violentemente
2. persone dotate di autocontrollo eccessivo–> hanno maggiori freni inibitori ma comunque pericolose
cambiamento drammatico di sè
mutamenti del self simili ai processi che accadono durante una conversazione, ma sono drastici e improvvisi. quattro fasi:
1. frammentazione–> il self vecchio si spezza in seguito ad un evento traumatico e il soggetto attraversa un percorso di autoesame con bassa autostima
2. unità provvisoria–> si prende consapevolezza dell’inadeguatezza del vecchio self e dell’impellenza del nuovo self
3. praxis–> self provvisorio con nuova comunità e nuovi interlocutori fantasma è sottoposto alla prova dell’esperienza. sentimenti di ansia e disperazione perchè non si padroneggiano sia il vecchio che il nuovo self–> forme di disorganizzazione che possono portare a patologie psicotiche
4. consolidamento–> vecchia comunità sostituita definitivamente e i nuovi interlocutori vengono internalizzati nel nuovo self
seconda critica di athens a mead
- mead ha fondato l’analisi sulla socialità (principio organizzativo per cui si può essere più cose alla volta) invece che sul dominio onnipresente. il self emerge dai rapporti di dominio e dai conflitti scatenati da questioni relative a chi prenderà il ruolo di sovraordinato, non all’incapacità di assumerlo
- assunzione di ruolo–> non si prende il ruolo di qualcun altro, ma ne si diventa consapevoli
- critica l’idea di mead secondo cui quando le persone astraggono atteggiamenti altrui per formare un piano d’azione rimangono congelate in un presente senza tempo–> estensione temporale
- dominio come rapporto sociale di superiorità che un soggetto esercita su altri
crimine violento definizione
atto individuale o collettivo a contenuto violento che ha come bersaglio il corpo di uno o più individui.
ambivalenza del corpo–> ha il potere di ferire e la vulnerabilità di essere ferito