Capitolo I Flashcards

1
Q

Quali sono i punti in cui si nota la derivazione giudaica della liturgia e del canto cristiano?

A

1) Messa in due parti
2) Cantillazione
3) Salmodia
4) Calendario
5) pratica del digiuno

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Q

Cosa è la cantillazione?

A

È un metodo utilizzato per proclamare la parola di Dio. Consiste in una forma solenne di recitazione dei testi sacri che vengono intonati su un’unica nota ripetuta (corda di recita o repercussio), alla quale vengono aggiunte brevi e semplici formule melodiche che evidenziano sezione e cesure del discorso. il contenuto che si sta esponendo viene sottolineato attraverso piccole oscillazioni del ritmo e del volume.

La cantillazione è l’atto musicale per eccellenza, in quanto usa lo strumento primario che il divino ha donato all’uomo: la voce. Consiste in una forma solenne di recitazione dei testi sacri che segue l’andamento del testo, sottolineando il contenuto che si sta esponendo attraverso piccole oscillazioni del ritmo e del volume.
Nell’ambito della lettura dei testi sacri la cantillazione rappresenta quindi il livello più alto dell’espressione della fede e della comprensione intellettuale, che va al di là della parola.
Nel canto abbiamo una melodia che si sviluppa, invece nella cantillazione non esiste melodia, ma una singola nota sulla quale viene cantillato un testo.
Cantillazione vuol dire quindi prima di tutto mettere in evidenza un testo, a cui l’elemento ritmico si aggiunge, per farlo emergere.

La semplicità e la sobrietà sono il segreto di una buona cantillazione; meno è la presenza musicale e più emerge il testo e non viene sopraffatto. Bisogna conoscere bene il testo, saperlo recitare ma è anche fondamentale fare attenzione ai vari segni di interpunzione della frase, agli accenti e dare importanza ai respiri e alle pause.

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3
Q

Che cosa è la salmodia e da dove deriva?

A

La salmodia è il canto dei salmi. Deriva dalla liturgia giudaica.
Tra le forme più antiche del rito cristiano troviamo gli esordi del canto gregoriano, in cui spicca la tecnica vocale della salmodia (derivato dai salmi biblici). È una forma vocale di recitazione di un testo sopra un’unica nota, recto tono, per interpretare più sillabe del testo, solitamente un periodo intero di una frase. Il canto gregoriano ha una struttura complessa con particolari significati simbolici, liturgici, rituali e fonici che favoriscono l’avvicinamento al divino. In particolare nel canto corale, l’unione delle voci è il momento in cui l’individuo scompare e si assorbe nella comunità degli uomini che adorano Dio.

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4
Q

In cosa sono accomunate cantillazione e salmodia?

A

Entrambe sono caratterizzate da una ripetizione ciclica di una formula melodica.
Queste due forme hanno forti tratti in comune con altre tradizioni mediterranee arcaiche. Nei repertori che da esse si svilupparono è riconoscibile la tecnica compositiva della “variazione della struttura” coltivata in ambito semitico (maqâm) e indiano (râga).
Le melodie sono quindi il risultato delle varie possibilità combinatorie di poche note, brevi formule melodiche che ne costituiscono l’ossatura.

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5
Q

Dei vari modi in cui gli ebrei intonavano i salmi, quali assunsero rilevanza nella tradizione cristiana?

A

Sono tre:

Salmodia responsoriale —> Il solista esegue il salmo, e l’assemblea risponde con un versetto-ritornello.

Salmodia alleluiatica —> Il solista esegue il salmo, l’assemblea canta l’alleluia

Salmodia antifonica —> il solista canta la prima parte del versetto e l’assemblea declama la seconda parte.

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6
Q

Qual è il modo prevalente in cui verranno intonati i salmi durante il Medioevo?

A

Quello con tutto il coro che, senza interruzione, canta l’intero testo dopo l’intonazione da perte del solista.

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7
Q

Come si formano i vari riti e repertori?

A

Durante i primi secoli del Medioevo, la frammentazione politica verificatasi nella parte ovest dell’Impero Romano favorì la comparsa di diverse lingue. Le diverse lingue portarono a un pluralismo nella liturgia e, implicitamente, nel canto.

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8
Q

Quali furono i riti principali?

A

Ve ne furono 5:

  • Il Romano antico
  • Il Beneventano
  • Il milanese o Ambrosiano
  • Il Gallicano
  • L’ispanico, anche detto visigotico o mozarabico.
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9
Q

Come e quando si forma il Canto Gregoriano?

A

Il canto Gregoriano, che comincia a formarsi intorno all’anno 800, non è altro che un nuovo repertorio, frutto della contaminazione tra la tradizione Romana e quella Gallicana.

Venne così chiamato perché venne messo sotto l’egida di papa Gregorio Magno (590-604), secondo un’idea per cui Gregorio era stato un grande musico. Fu un modo per conferire un sigillo di sacralità ai canti contenuti nel Sacramentario Gregoriano, libro principe dell’organizzazione rituale.

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10
Q

Quali sono i tratti tipici del Gregoriano che si ritrovano nel rito Romano antico?

A
  • La limitata estensione dell’ambito melodico
  • Il procedere per gradi contigui delle linee melodiche
  • La tendenza ad abbellire le sillabe con lunghi melismi.
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11
Q

Cos’è la teoria degli otto modi Gregoriani? E come fa la sua comparsa?

A

È il grande problema dell’epoca: vi era un’enorme mole di brani sacri da ricordare. Ogni nuovo brano era il risultato di una complessa organizzazione di brevi formule melodiche tradizionali utilizzate dal compositore come le tessere di un mosaico. In un regime di assoluta oralità e difficoltà di memorizzazione dei canti, fa la sua comparsa la teoria degli otto modi gregoriani, un sistema che consentiva di classificare e raggruppare i canti del repertorio in base alle affinità nell’estensione e nella struttura melodica.

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12
Q

Quali sono i modi gregoriani? Come si strutturano?

A

La teoria degli 8 modi suddivideva la scala naturale di 2 ottave in 8 serie di 8 suoni ascendenti, ciascuna con inizio da un grado diverso. Tutti i canti del corpus gregoriano terminavano su una delle 4 note RE, MI, FA, SOL, dette appunto finales.

Per ciascun modo lo svolgimento melodico avveniva all’interno dell’ottava sopra la finale (modi autentici) o dell’ottava compresa tra la 4° sotto e la 5° sopra la finale (modi plagali).
I modi che facevano parte di una coppia autentica plagale avevano in comune la finale.
Oltre a differire nell’ambito melodico, ciascuno aveva poi una propria nota caratteristica (repercussio o tenor) che fungeva come da centro gravitazionale della melodia.

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13
Q

Cosa è la notazione neumatica?

A

Viene messa a punto nella rete di monasteri tra la Senna e il Reno dove il nuovo repertorio liturgico-musicale era oggetto di accurato studio, e rappresentò la soluzione più efficace per preservarlo dalla corruzione dell’oralità e trasmetterlo in forma stabile sia alle regioni più remote dell’Impero, sia alle generazioni successive.

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14
Q

Cosa sono i neumi e come si svilupparono?

A

Sono un prodotto della politica culturale carolingia, che privilegiava la scrittura sull’oralità. Di fatto innescarono una rivoluzione culturale, in quanto la loro introduzione diede origine a una enorme attività di copiatura.

La parola “neuma” deriva dal greco e significa “soffio, respiro”. Si tratta di un sistema di segni che descrivono solo approssimativamente il movimento ascendente o discendente della melodia ma con ricchezza di sfumature espressive. La notazione ebbe ovviamente un lungo periodo di gestazione, che inizia intorno all’anno 800. I frutti più maturi sono in manoscritti della scuola di Metz e di San Gallo, oppure nei graduali della biblioteca di Bamberg, del monastero di Einsiedeln, o l’Antifonario di Hartker.
Questi libri presentarono anche una struttura stabile della Messa, che rimarrà inalterata per secoli. In particolare il Graduale, detto anche Antifonario della Messa, è il libro destinato a contenere testo e musica dei canti della Messa.

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15
Q

Quali sono le caratteristiche dei neumi?

A
  • La notazione adiastematica, in campo aperto
  • Concepiti per rendere visivamente il moto ascendente e discendente degli intervalli
  • Dalla metà del secolo XI si cominciò a riportarli sul rigo musicale ideato da Guido d’Arezzo.
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16
Q

Quali sono le tappe del Cristianesimo?

A

313: editto di Costantino —> Editto di tolleranza emanato a Milano
325: Primo concilio ecumenico a Nicea (Iznik in Turchia)
382: Girolamo mette mano alla versione latina della Bibbia: la Vulgata

750 circa: Pipino il Breve salva papa Stefano II dalla minaccia Longobarda

758: Paolo II invia un Antifonario e un Responsoriale a Pipino

789: Admonitio Generalis di Carlo Magno
Il canto di Roma soppianta il Gallicano

800: Incoronazione in San Pietro di Carlo Magno, Imperatore del Sacro Romano Impero.

17
Q

Cosa sono gli inni?

A

La nascita dell’innodia cristiana ebbe luogo a Milano, verso la fine del secolo IV, per opera di Sant’Ambrogio. Solo 4 inni sono suoi con certezza:

1) “Deus creator omnium”
2) Aeterne rerum conditor”
3) “Iam surgit hora tertia”
4) “Intende qui regis Israel”

Si caratterizzano per avere 4 strofe regolari di 4 versi identici tra loro, e veniva intonato con una breve melodia sillabica ripetuta identica per ogni strofa.
Il suo essere semplice e i suoi contenuti pregnanti la resero diffusa nelle liturgie europee. 
San Benedetto (480-547) ne prescrisse l'uso nell'ufficio.
18
Q

Cosa sono le sequenze e i tropi?

A

Tropi e sequenze costituiscono procedimenti di farcitura di testi preesistenti: sono “riempimenti” di spazi melismatici sull’ultima sillaba di una parola.

La sequenza nasce dall’applicazione di un procedimento di farcitura ai melismi dell’alleluia.

I tropi dall’adattamento a quelli interni a qualsiasi canto del repertorio liturgico.

19
Q

Come nascono le sequenze e come si sviluppano?

A

La sequenza assomigliano agli inni, ma hanno un processo creativo diverso. La sequenza nasce dall’applicazione di un procedimento di farcitura ai melismi dell’alleluia

  • Nei secoli IX e X si sviluppa quello che viene poi definito come modello Notkeriano (da Notker Balbolus, Monaco di San Gallo, 840-912)
  • All’inizio del secolo XII vi è quella che poi è definita come trasformazione “Vittorina”. (Opera di Adam, cantore nell’abbazia parigina di San Vittore).

La produzione rigogliosa di sequenze si interrompe improvvisamente dopo il Concilio di Trento (1545-1563)

20
Q

Come si sviluppano i tropi?

A

I tropi erano testi di nuova composizione, spesso strutturati metricamente, aggiunti ai canti liturgici tradizionali della Messa (Ordinario e Proprio) e dell’Ufficio.

Nei Secoli IX fino al XIII si sviluppano molteplici forme, e vi è una fittissima produzione in tutta Europa.

Agli inizi l’analogia con la sequenza è calzante, perché i nuovi testi vennero inseriti nei melismi di canti preesistenti collocando una sillaba sotto ogni nota (tropi di adattamento)
Successivamente, il procedimento fu esteso alla creazione di canti nuovi sia per il testo che per la melodia: rispetto ai brani da cui traevano ispirazioni, essi fungevano da introduzione, o da addizioni intercalari o conclusive (tropi di sviluppo, d’interpolazione, d’inquadramento).
Si ebbero anche soluzioni in cui il testo originario veniva frammentato e mascherato all’interno della nuova composizione (tropi di sostituzione).

Una seconda distinzione viene fatta in base in base al modo in cui nascono i tropi:

  • se è dalla melodia da cui si prende sviluppo per il tropo, il tropo è definito come melògeno (Kyrie Cunctipotens genitor Deus omnicreator eleison).
  • se invece è il testo che dà origine al tropo, questo tipo di tropo è definito come logògeno (“Quem quaeritis in sepulchro” —> di inquadramento e “Praedictus a prophetis” —> di interpolazione)

Dopo la fioritura nei secoli XII-XIII, l’uso dei tropi si va affievolendo, fino a essere aboliti dal Concilio di Trento (1545-1563).

21
Q

Che cosa si sviluppa dal “Quem Quaeritis”?

A

Il “Quem Quaeritis” è considerato il nucleo da cui germogliò il dramma liturgico. Il tropo “Quem Quaeritis” diventa quindi la “Visitatio sepulchri”, un’autonoma rappresentazione in musica, con l’angelo e le donne come attori.

22
Q

Cosa è il dramma liturgico?

A

È una forma di drammatizzazione di azioni liturgiche le quali, poco prima del 1000, costituirono la ripresa di forme drammatiche articolate e a base letteraria dopo il lungo silenzio teatrale seguito al crollo della civiltà romana.

La trasposizione in forma scenica assecondava una tendenza alla drammatizzazione insita nella stessa liturgia romana. Vi è una forte volontà di coinvolgere il fedele nella liturgia.

Il “Quem Quaeritis” è considerato il nucleo da cui germogliò il dramma liturgico. Il tropo “Quem Quaeritis” diventa quindi la “Visitatio sepulchri”, un’autonoma rappresentazione in musica, con l’angelo e le donne come attori.

A questo nucleo primitivo, vennero aggiunti altri episodi legati al racconto evangelico della resurrezione.

Esempi:

  • Dramma del Peregrinus
  • Officium Stellae (Re Magi)
  • Officium pastorum (Natale)
  • Sponsus (Vergini sagge e Vergini stolte)

Nato in ambiente monastico, il dramma liturgico si diffuse in tutta Europa, acquisendo declinazioni locali e ispirando altre arti.

23
Q

Come veniva insegnata la teoria musicale in quel periodo?

A

Il “De institutione musica” di Severino Boezio (476-525) svolse le funzioni di manuale per l’insegnamento della musica nelle scuole e nelle università fino all’età moderna.

24
Q

A cosa pensò Guido d’Arezzo?

A

Nel tempo, i problemi del cantore si instaurarono come sempre più centrali per il cantore. I problemi erano vari:

  • come restare fedele alla tradizione nell’eseguire i canti;
  • come intonare correttamente
  • come ricordare tutti i vari brani.

Guido mise a punto un modello di educazione musicale che è valido ancora oggi nelle sue linee fondamentali

25
Q

Quali furono le innovazioni di Guido d’Arezzo (attivo fra 1000 a 1033)?

A

1) Disposizione dei neumi adiastematici su di un rigo composto da più linee indicanti i diversi gradi della scala
2) Nel trattato “Micrologus”, affronta tutti gli aspetti fondamentali della dottrina musicale. I gradi della scala, gli intervalli, i modi fino a trattare il monocordo, che consentiva di verificare sperimentalmente l’esatta intonazione delle note della scala musicale.
3) Trasformò il modo di indicare le note della scala per mezzo delle lettere dell’alfabeto. Creò un sistema basato sulle prime 7 lettere (A-G) raddoppiate.
4) Affrancamento definitivo del cantore dall’apprendimento esclusivamente mnemonico, con il metodo della solmisazione