cap. 3 - patologie ossee metaboliche Flashcards
Le patologie ossee metaboliche si possono distinguere in due gruppi:
Patologie metaboliche con insufficiente mineralizzazione ossea (rachitismo e osteomalacia) e patologie metaboliche con inadeguata osteogenesi e aumentata osteolisi (osteoporosi)
Rachitismo e osteomalacia: definizione e epidemiologia
Patologie metaboliche da insufficiente mineralizzazione ossea in seguito a carenza di calcio e vitamina D. Il rachitismo interessa lo scheletro durante l’accrescimento, soprattutto nei primi 2 anni di vita, mentre l’osteomalacia tipica dell’età adulta. Ormai quasi scomparsi nei paesi occidentali, rari casi di rachitismo congenito nei nati prematuri. Rachitismo nei paesi in via di sviluppo, carenze alimentari.
Rachitismo e osteomalacia: eziopatogenesi
Carenza di vitamina D e di calcio con conseguente
- ipocalcemia
- aumento del riassorbimento osseo
- diminuzione del riassorbimento renale di calcio e fosforo.
Alterata mineralizzazione dell’osso con eccesso di produzione ossea non mineralizzata (osteoide).
Rachitismo: clinica
Sintomi riguardano lo scheletro:
- rammollimento delle ossa
- deformità
- rallentamento della crescita staturale
- ritardo nell’eruzione dei denti e nell’inizio della deambulazione.
Deformità ossee più comuni a carico del: cranio, colonna (cifosi e scoliosi), bacino, torace e arti inferiori (ginocchio valgo o varo).
Tipica deformità a livello condro-costale, detta rosario rachitico, dovuto ad un eccesso di tessuto cartilagineo.
Altri sintomi possono essere: tetania, crampi alle gambe, dolori alle ossa, parestesie e disestesie, debolezza generale, convulsioni e depressione immunitaria.
Osteomalacia: clinica
Quadro clinico dominato da dolori ossei diffusi e da un’astenia muscolare, le deformità scheletriche possono passare inosservate. Deformità a carico degli arti inferiori del bacino ma soprattutto si verificano fratture patologiche dovute alla scarsa resistenza dell’osso. Tipiche sono le fratture vertebrali da schiacciamento.la presenza di pseudo fratture è probabilmente il segno dei difetti localizzati della mineralizzazione.
Rachitismo: diagnosi
Diagnosi prevalentemente clinica. Esami di laboratorio evidenziano: calcemia poco ridotta o ai limiti inferiori, ipofosforemia, diminuzione della vitamina D e aumento della fosfatasi alcalina.
Radiologicamente: zone di coniugazione delle cartilagini di accrescimento ingrossate, tipiche sono le metafisi a coppa di champagne di ulna e radio. Chiaramente visibili le deformità ossee, come il ginocchio valgo. L’opacità ossea è diminuita in modo omogeneo, in alcune aree può essere più evidente soprattutto a livello cranico con possibile ritardo nella chiusura delle fontanelle (che normalmente si chiudono tra i 10 e i 18 mesi di vita).
Osteomalacia: diagnosi
Quadro radiografico caratterizzato da un aumento della trasparenza ossea, una riduzione delle trabecole della spongiosa, corticali assottigliate e a livello vertebrale possono esserci fratture da schiacciamento.
Rachitismo e osteomalacia: trattamento
Terapia medica preventiva: neonati prematuri, somministrazione di vitamina D e calcio durante il primo anno di vita. Se vi sono deformità scheletriche bisogna correggerle prima possibile per evitare artrosi secondaria. Nei casi di osteomalacia conseguente a problema intestinale e renale bisogna risolvere il problema di base.
Osteoporosi: definizione e epidemiologia
Malattia a carattere evolutivo che determina una riduzione progressiva della massa ossea, aumentando gli spazi midollari e diminuendo la componente minerale senza alterazioni del rapporto tra la componente organica e la componente inorganica. L’osso risulta più debole ed esposto a fratture.
Colpisce prevalentemente le donne, gli uomini soprattutto con carenza di testosterone, anziani e alcolisti cronici. Il 25-40% delle donne sopra i 50 anni e il 70% delle donne dopo i 70 anni.
Osteoporosi: eziopatogenesi
Essenzialmente è dovuta al riassorbimento del tessuto osseo, un fenomeno in parte fisiologico. Nei soggetti giovani adulti la quantità di tessuto osseo riassorbito e formato si equivalgono, mentre negli individui anziani, soprattutto con osteoporosi, la quantità di nuovo tessuto osseo è inferiore a quella riassorbita. La massa ossea va incontro a progressiva diminuzione. Con l’avanzare dell’età sia gli uomini sia le donne perdono dall’1 al 3% di massa ossea all’anno. Inoltre nell’osteoporosi la riduzione di massa ossea si accompagna ad un’anomala mineralizzazione del tessuto osseo superstite. Quindi abbiamo un ulteriore deterioramento che determina un aumento della fragilità e un aumento del rischio di fratture in seguito a traumi anche di minima entità.
Cause primarie: familiarità, in menopausa la carenza di estrogeni, carente assunzione di calcio e vitamina D, donne nullipare, sedentarietà, fumo e alcol.
Cause secondarie: uso di corticosteroidi, iperparatiroidismo, ipertiroidismo, ma l’assorbimento di natura intestinale e renale.
Osteoporosi: clinica
Malattia ad insorgenza molto lenta, sintomi spesso subdoli.
Quando la densità ossea diminuisce si rincontra dolori ossei intensi e persistenti e deformità di vario tipo. Si può anche riscontrare un’infiammazione locale che tende a risolversi nel giro di poco tempo. Le vertebre coinvolte possono andare incontro frattura spontanea oppure a seguito di un lieve trauma e se sono coinvolte più vertebre si ha deformità della colonna. Una delle fratture più gravi è quella dell’epifisi prossimale del femore, che causa disabilità e perdita di autonomia per l’anziano, e la frattura dell’epifisi distale del radio e/o ulna.
Osteoporosi: diagnosi
Dovrebbe essere prevenuta, specie nelle donne in età menopausale, ma spesso la diagnosi si fa in caso di frattura. La radiografia evidenzia una diminuzione diffusa dell’opacità ossea e delle trabecole della spongiosa. Densitometria ossea (rachide e femore).
Osteoporosi: trattamento
Precauzioni: dieta, efficace in età giovane, esercizio fisico, nel periodo della menopausa trattamento sostitutivo degli estrogeni. Il calcio, la vitamina D e i bifosfonati agiscono inibendo riassorbimento osseo e sono prescritti a scopo preventivo ma anche dopo la diagnosi.
Iperparatiroidismo: definizione ed epidemiologia
Patologia derivante da un’eccessiva attività delle ghiandole paratiroidee con aumento della concentrazione ematica del paratormone, che altera il metabolismo di calcio e fosforo.1% della popolazione adulta, solo alcuni sviluppano sintomatologia. Le manifestazioni scheletriche prevalgono nelle donne tra i 20 e i sessant’anni. Nella maggior parte dei casi è provocato da adenomi singoli e benigni, talvolta da una iperplasia e raramente da neoplasie maligne delle ghiandole paratiroidi.
Iperparatiroidismo: eziopatogenesi
Deriva da un malfunzionamento delle ghiandole e può essere primario o secondario.
Iperparatiroidismo primario: idiopatico, in una piccola percentuale è ereditario e si manifesta nelle neoplasie endocrine multiple (1 e 2a).
Iperparatiroidismo secondario: insufficienza renale cronica, malassorbimento intestinale del calcio, rachitismo o osteomalacia, allattamento e gravidanza.
Il paratormone determina attivazione osteoclastica a livello osseo con intensa osteolisi ossea sia livello della corticale che della spongiosa.
Aree osteolitiche sostituite da tessuto collagene lasso perché mineralizzazione inibita. Si sviluppa una fibrosi midollare che può sostituire completamente in alcune zone del tessuto osseo, dando origine al tumore bruno costituito da tessuto connettivo patologico ricco di cellule giganti e vasi sanguigni.