Argomenti appunti Flashcards
Come si spiega in greco la declinazione di Ζεύς, Διός?
La parola viene dalla radice i-e * djēw-s, che passa uguale al greco tranne per il suo dz dato da d+j: quello diventa z.
Il passaggio non si verifica per gen/dat perché la parola si forma dal grado zero Djw- + le desinenze inizianti per vocale, e in questo caso è il vav ad assumere forma semiconsonantica, mentre jod passa ad essere una semplice i, che quindi con d non forma più il suono dz.
Per l’acc. si ha di nuovo la radice al grado -e- * djēw-m, che passa a Ζήν perché dj > z, il waw cade e la nasale -m- passa al greco come ni.
Nella declinazione di Ζεύς, Διός appaiono anche forme come Ζῆνα, apparentemente irregolari. Perché?
La forma Ζῆνα è la forma regolarmente passata dall’i-e al greco, a cui è stata aggiunta una alfa per evidenziare l’accusativo. Per analogia si sono poi formate anche le forme Ζηνός e Ζηνί, riflesso della tendenza della lingua a regolarizzarsi.
Cosa si intende per distrazione omerica o diectasis?
Sono forme verbali che sembrano presentare contemporaneamente sia la contrazione fra voc. tematica e voc. desinenziale (come avviene in attico), che presentare la forma non contratta.
Non è chiaro il motivo della loro esistenza, anche se esistono due ipotesi:
1. sono naturali stadi di evoluzione dei verbi fra la forma non contratta e quella contratta
- sono forme artificiali comparse con le edizioni pisistratiche dell’opera, che, nate in ambiente attico, avrebbero avvicinato il suono di queste forme ad uno più familiare al lettore. La sostituzione non è completa perché usare forme totalmente contratte farebbe saltare in molti punti lo schema metrico
Quale meccanismo entra in gioco in forme come σφισι e la desinenza di dativo plurale -εσσι?
Si tratta di analogia e rianalisi, meccanismi della lingua che tendono a regolarizzarla. Esisteva infatti già una antica forma σφι, data da σ- (radice per il pron. di III pers.) + -φι, antica disenenza di strumentale usata per il dativo. L’aggiunta di -σι tuttavia rende più chiara e regolare la declinazione, ed è anche spiegata dalla rianalisi della radice, da σ+φι a σφ- + desinenze.
Lo stesso accade per -εσσι, derivata dalla declinazione in sigma, che ha apofonia al dat. plur. ed esce dunque in -εσσι. La forma è diventata tipica dell’eolico, ed è molto usata in poesia perché per necessità metriche permette di aggiungere una sillaba quando necessario.
Perché la declinazione in alfa non si considera propriamente tematica?
Solo le vocali di timbro /e/ ed /o/ sono riconosciute come tematiche
Perché nel greco omerico molti infiniti presenti prendono la desinenza -μεν?
Si tratta di un suffisso tipicamente ionico originato dall’i-e * men/mn/mon, che ha alternanza apofonica e veniva usato per la formazione di sostantivi.
Dal momento che l’infinito (così come il participio medio, per cui il suffisso viene sempre usato) dà valore nominale al verbo, non è strano che lo ionico utilizzi un suffisso impiegato per la formazione di forme nominali.
Qual è l’evoluzione della parola επος dall’i-e al greco?
Cos’ha di strano il suo dativo plurale?
La radice επ- deriva dalla forma * wek^w, con caduta del vav iniziale e trasformazione della labiovelare sorda in -π.
Il dat. plur., che sulla scia di γένος dovrebbe fare επεσσι, ma le è stata applicata la pseudodesinenza -εσσι, con risultato επεσεσσι e quindi επεεσσι per caduta del sigma intervocalico.
Qual è il processo di formazione dell’aoristo εἶπον?
La forma viene dalla radice * wek^w/wk^w/wok^w , da cui viene preso il grado zero wk^w. Il verbo è a raddoppiamento, quindi viene raddoppiato come wewk^w, aggiunto l’aumento e- e la desinenza di prima persona -om: ewewk^wom. In greco diventa εϝειπον, per dissimilazione del secondo digamma, trasformazione della labiovelare in -π- e passaggio della nasale m a ni.
Successivamente εϝειπον avrebbe perso il digamma, dando luogo a εειπον, quindi alla contrazione in εἶπον
A cosa corrisponde la frequente forma omerica ταὶ?
È il nominativo plurale femminile dell’articolo determinativo (qua in una forma arcaica che conserva ancora il tau per le forme del nominativo), e che in Omero si trova frequentemente col suo originario valore di dimostrativo
Cos’è l’epentesi? Come agisce nel verbo βλώσκω?
È l’aggiunta di alcuni suoni – consonantici o vocalici – che permettono una migliore e più agevole pronuncia della parola.
Il verbo βλώσκω viene dalla radice i-e * mleh3, dove la laringale di tipo tre origina il suono o, e passa dunque al greco come μλω-. Questo gruppo consonantico, causa di punti e modi di articolazione diversi, è difficile da pronunciare, e dunque è stato “aiutato” con l’inserimento della consonante β a fare da raccordo fra i due: il risultato è μβλω-. Un gruppo consonantico così ingombrante è stato poi semplificato in βλω-; la radice indoeuropea emerge nell’aoristo
Qual è la differenza fra il futuro i-e e quello greco?
Il futuro, nel greco a tutti gli effetti un tempo, era un modo nell’indoeuropeo, dove aveva valore desiderativo, e quindi esprimeva la volontà/desiderio di fare qualcosa.
Anche in greco possiamo notare come alcuni verbi presentino solo la diatesi media per il futuro, conservando la sfumatura soggettiva/desiderativa espressa dal verbo.
Da dove e come si originano le due forme di genitivo -oo (-ου in ionico-attico e -ω in dorico ed eolico) e -οιο (conosciuto come genitivo omerico)?
- -ojjo, con uno jod geminato per assimilazione della s. In questo caso la desinenza passa al greco come -οιο, perché uno jod diventa elemento del dittongo e l’altro sparisce
- -ojo, dove il gruppo ha subito una riduzione della consonante s; la jod intervocalica cade e dà luogo -oo, che può contrarsi o in -ου (quindi una o lunga chiusa) nel caso dello ionico-attico, o in -ω (quindi una o lunga aperta) per il dorico e l’eolico
Come si formano i participi (tranne quelli del perfetto)?
Tutti i participi, tranne quelli del perfetto, usano i suffissi derivati dall’indoeuropeo * -nt-/-ent-/-ont.
Il participio presente femminile fa per esempio λεγουσα > λεγονσα > λεγοντ-j-α, dove nella forma media fra le due τ+j subisce una palatalizzazione che risulta in una sigma secondaria. Il gruppo νς si alleggerisce ulteriormente perdendo la ni con allungamento di compenso ο>ου
Come si formano i participi del perfetto?
Il perfetto invece forma i participi a partire dai suffissi -wos/-ws/-wot. -wos viene usato per il singolare del nominativo maschile e del nominativo/accusativo neutro; -ws viene usato per il femminile; -wot viene usato per tutti gli altri casi del maschile e del neutro.
Considerando il participio femminile μεμαυια, la sua desinenza si spiega partendo dal suffisso -ws+j+h2, rispettivamente il suffisso formativo del femminile e la laringale di tipo due, che passano in greco come * υσ-j-ᾰ > υια, perché sigma cade e j diventa ι.
Cos’è l’allungamento di compenso?
È l’allungamento che avviene per la scomparsa di un gruppo sonantico o consonantico rispetto alla forma più antica della parola. Questo dà diverso esito in ogni dialetto greco.