Appunti di Geografia - Minca/Proto Flashcards
COSA E’ IL COLONIALISMO
Espansione degli stati moderni europei su pop. e territori di altri continenti, che portò a un dominio economico e commerciale su Asia, America e Africa.
Causò una serie di conflitti dovuti alle dinamiche competitive con cui le potenze europee rivendicavano il controllo dei territori: un esempio fu la disputa per il controllo dell’Africa (Conferenza di Berlino, 1884/1885).
Esso si lega alle:
- rappresentazioni grafiche e cartografiche prodotte per testimoniare la grandezza degli imperi europei
- alla nascita di stereotipi e geografie immaginarie dell’altrove e dell’altro/costruzione sociale dell’altro/costruzione orientalista dell’altro
- costruzione orientalista dell’altro come prodotto della metafisica della rappresentazione che fonda l le sue premesse con l’allestimento delle prime Wunderkammer e dei primi spazi espositivi universali alla fine dell’800.
- metafisica della carta che poggia sulla logica del world-as-exhibition. Carta –> rappr. territorio –> che rappr. verità e progetto –> esplicitata attraverso un sistema di rappresentazioni ma mai veramente tangibile e presente.
LO SGUARDO COLONIALE, L’ORIENTALISMO E LA COSTRUZIONE SOCIALE DELL’ALTROVE/ALTRO
E’ un prodotto della metafisica della rappresentazione che fonda le sue premesse durante la fase imperialistica europea.
1) espansione di stati europei su pop. e territori di altri continenti e conseguimento di dominio economico e commerciale
2) imperialismo, colonialismo e viaggi di esplorazione producono visioni grafiche e cartografiche che sostengono la legittimità dei progetti europei. La carta vuole mostrarsi come rappresentazione innocente e oggettiva del mondo, ma è deformata dalle visioni eurocentriche, razziste e biologizzanti
3) La costruzione di un’immagine dell’Altro passa attraverso un fitto sistema di rimandi spettacolarizzato nelle Wunderkammer e negli spazi espositivi universali –> contribuirono alla costruzione di stereotipi e idee orientaliste del mondo coloniale e alla conferma di aspettative fondate su bias culturali
- Edward Said e l’orientalismo
LA METAFISICA DELLA CARTA
Il funzionamento della ragione cartografica posa sul meccanismo del mondo come esibizione.
1) Sulla carta, il territorio diventa manifestazione materiale di un progetto, significato (trascendente o intenzionale) che per esistere deve essere ordinabile attraverso la carta. Quindi la carta è la rappresentazione di una rappresentazione che contiene una dimensione simbolico/progettuale.
2) Essa contiene l’unica realtà possibile, quella delle nostre rappresentazioni. Esiste infatti una certezza legata al significato attribuito alle rappresentazioni: se non esiste altra realtà se non quella rappresentabile, ciò che non è incluso/rappresentato o è dis-ordinato o non esiste. Mitchell mette in discussione questo sistema di certezze –> decostruzione del discorso geografico da parte della geografia critica
COS’E’ LA METAFISICA DELLA RAPPRESENTAZIONE
Secondo Timothy Mitchell, è l’effetto teologico che ha consentito all’Occidente moderno di colonizzare l’Altro.
Poggia sulla logica del “mondo come esibizione”, dispositivo che ha legittimato nella cultura europea una radicale separazione tra rappresentazione e realtà.
Le rappresentazioni hanno consentito all’uomo di METTERE IN ORDINE LA REALTA’, che è fatta dipendere dal sistema di rappresentazioni e dalle gabbie concettuali che la ingabbiano e la raccontano. Il vero potere della metafisica della rappresentazione consiste nel FAR RIENTRARE TUTTA LA REALTA’ NELL’ORDINE DELLE NOSTRE RAPPRESENTAZIONI: non esiste altra realtà al di fuori di quella rappresentabile, quindi ciò che non è incluso nella rappresentazione non è ancora ordinato, oppure non esiste.
PREMESSE DELLA METAFISICA DELLA RAPPRESENTAZIONE NELL’800
- wunderkammer: camere delle meraviglie in cui si raccoglievano, con un sistema classificatorio, manufatti e oggetti provenienti da luoghi lontani oggetto di esplorazione da parte di naturalisti e viaggiatori. Questi rappresentavano un rimando evocativo a dimensione lontana di un altrove misterioso e di grande attrattiva
- spazi espositivi universali nelle città europee: si riproducevano e si ricontestualizzavano spazi che rimandavano al passato e all’altrove attraverso la messa in scena di oggetti visibili, tangibili e classificabili che possono essere osservati da un soggetto da una posizione isolata ed esterna –> distanza tra rappresentazione (dentro spazio espositivo) e realtà (quella a cui gli oggetti rimandano, che è tale in quanto rappresentabile).
Questi spazi contribuivano al rafforzamento di immaginari e stereotipi di luoghi e società in essi descritti e rappresentati.
1) l’osservatore si aspetta di ritrovare fuori dallo spazio di rappresentazione la realtà rappresentata
2) in realtà questa appare come riflesso di una verità, un significato, un progetto espresso da una società e dalle relazioni che l’attraversano (es: i progetti coloniali sono i significati intenzionali che contribuiscono a significare il territorio nell’unica forma in cui viene concepito, ovvero come rappresentazione di un progetto)
3) la realtà quindi, di fatto, non è mai raggiungibile. Si presenta come portatrice di un significato e di una verità che viene ordinata attraverso le rappresentazioni, ma mai veramente presente
Quindi il potere della metafisica della rappresentazione: a) non-presentabilità della realtà b) ma fiducia nella sua rappresentabilità
EFFETTI SULLO SGUARDO DEL VISITATORE A CAUSA DELLA LOGICA DEL WORLD-AS-EXHIBITION
1) l’osservatore si aspetta di ritrovare fuori dallo spazio di rappresentazione la realtà rappresentata
2) in realtà questa appare come riflesso di una verità, un significato, un progetto espresso da una società e dalle relazioni che l’attraversano (es: i progetti coloniali sono i significati intenzionali che contribuiscono a significare il territorio nell’unica forma in cui viene concepito, ovvero come rappresentazione di un progetto)
3) la realtà quindi, di fatto, non è mai raggiungibile. Si presenta come portatrice di un significato e di una verità che viene ordinata attraverso le rappresentazioni, ma mai veramente presente
Quindi il potere della metafisica della rappresentazione: a) non-presentabilità della realtà b) ma fiducia nella sua rappresentabilità
DECOSTRUZIONE DEL DISCORSO GEOGRAFICO
Confutazione della posizione che interpreta le rappresentazioni geografiche come un riflesso innocente del territorio. In realtà servono a noi per ordinare la realtà, che viene ingabbiata nell’ordine delle nostre rappresentazioni e nelle nostre gabbie concettuali.
1) Ogni RAPPR. CARTOGRAFICA HA UN CARATTERE PARZIALE E POSIZIONATO.
La soluzione potrebbe essere l’accettazione e l’ESPLICITAZIONE DELLA NATURA SITUATA DELLA CONOSCENZA che ogni lettura cartografica esprime nel suo rapporto con la realtà. Esistono mille cammini in evoluzione cartografabili; CAMBIA IL FILTRO TEORICO che si decide di adottare per produrre una versione del territorio. I luoghi ora non appaiono più dis-ordinati, ma si presentano associati alla grande complessità dei processi di significazioni presenti e alla traccia delle negoziazioni di significato passate. La geografia è liberata dal bisogno di verità.
2) La decostruzione della carta processo avviato negli anni ‘80 da Brian Harley e tempo prima da Farinelli: confutazione della presunta autonomia della carta come modello di rappresentazione che pretende di presentarsi quale modello accurato, oggettivo e scientifico del mondo.
Due regole sottese alla produzione cartografica: regola dell’etnocentrico e dell’ordine sociale.
La carta è
a) strumento tecnico di potere e di controllo incardinato nell’epistemologia positivista, secondo cui
- oggetti del mondo da cartografare reali ed esprimibili in termini matematici con osservazione e misurazione
b) prodotto di un rapporto tra potere e sapere
c) determinato modo di imporre ordine nel mondo ed esercitare su di esso controllo semantico e materiale (confini naturali = confini che impongono territorialità e definiscono spazio su cui stato esercita controllo)
d) proposta culturale e soggettiva, in grado di colonizzare il mondo attraverso la sua rappresentazione geografica
e) seleziona, generalizza e normalizza la complessa varietà dei territori, disconoscendo le differenze che li distinguono e riducendo la natura a formula grafica. Immagina gli elementi guardati tutti contemporaneamente da un punto perpendicolare.
COS’E’ L’ORIENTALISMO DI SAID
Said usa il termine “orientalismo” per descrivere quel filtro storico e culturale e quel sistema di conoscenze attraverso cui l’Oriente è entrato nella cultura occidentale nella forma di un mito materiale e tangibile, attraverso
- letteratura di viaggio
- documentazione ufficiale dei governi
- visioni geopolitiche
- allestimento di spazi espositivi universali e di Wunderkammer (messa in scena in forma spettacolarizzata di oggetti e manufatti che costituiscono un efficace sistema di rimandi evocativi che generano stereotipi e contribuiscono alla costruzione dell’identità europea)
La costruzione dell’identità europea e occidentale si fonda sull’esistenza di un’alterità forte, stabile e riconoscibile. E’ una geografia immaginaria che applica una visione dicotomica: Occidente è il maschio positivista, compatto, unitario e affidabile, l’Oriente è il fascino esotico, sensuale e femmineo, inaffidabile e disordinato.
E’ un prodotto della metafisica della rappresentazione che, fondandosi sulla logica del world-as-exhibition ha consentito all’occidente di colonizzare l’altro e il suo territorio, presentato come riflesso/rappresentazione di un significato, una verità, un progetto (come quello coloniale), in grado di significare il territorio nell’unica forma in cui esso è concepito, ovvero come rappresentazione di un significato fornito dal dominatore europeo.
OGGETTIVITA’ E SOGGETTIVITA’ DELLA RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFICA (in ragione cartografica)
Ogni RAPPR. CARTOGRAFICA HA UN CARATTERE PARZIALE E POSIZIONATO.
Non esistono visioni o rappresentazioni oggettive e non culturalmente determinate. Ciononostante, lo sguardo cartografico sul mondo ci sembra ovvio, naturale, originario.
1) L’idea che le carte forniscano un modello accurato e scientifico del mondo risale al Seicento. La carta è il linguaggio e la misura del mondo espressi dalla geografia, con cui il territorio viene espresso attraverso un modello relazionale.
Esso e gli oggetti posti in esso esistono indipendentemente dal geografo, che può rappresentarli traducendoli in un linguaggio scientifico attraverso l’osservazione e la misurazione.
2) L’ordine della carta secondo Dematteis è invece
a) un insieme di rapporti convenzionali stabiliti da chi produce la carta. Coordinate non esistono realmente, servono solo ad assegnare una posizione tra gli oggetti, eppure le relazioni metriche che da quei punti sono rappresentate finiscono per apparire come proprietà intrinseche all’oggetto rappresentato, ma sono in realtà di ordine geometrico e topologico.
La carta diventa così specchio del mondo valutata sulla base di standard scientifici di accuratezza, obiettività e veridicità.
b) Le carta sono elaborate, lette e interpretate all’interno di uno specifico contesto sociale, politico e culturale, entro cui il linguaggio che parlano, le affermazioni di principio e le formazioni discorsive sono comprese e acquisiscono significato.
MONDO COME RAPPRESENTAZIONE/WORLD-AS-EXHIBITION
Dispositivo che legittima una radicale separazione tra rappresentazione e realtà e che contribuisce alla spettacolarizzazione del mondo in età moderna.
LE METAFORE GEOGRAFICHE, COSA SONO?
Sono i diversi modi di dire, i modelli, le teorie e i linguaggi apparentemente neutrali con cui parlano le diverse geografie.
Sono
1) ancorati al soggetto che li produce
2) esprimono una visione parziale e situata della conoscenza
3) esprimono una traduzione e un atto di appropriazione semantica del mondo
2 dati in comune alla mille formazioni discorsive possibili/metafore geografiche:
- messa al centro di teorie e rappresentazioni spaziali con le quali leggere i fenomeni visibili e invisibili
- presentare come descrizioni della Terra neutrali e oggettive quelle che invece sono le forme di organizzazione sociale dello spazio, che riflettono dinamiche di potere storicamente connotate.
LA NASCITA DELLA CARTOGRAFIA
Nasce dal bisogno umano di colonizzare, organizzare e trasformare lo spazio della superficie terrestre, e dall’esigenza di tradurre questo atto in una rappresentazione geografica coerente che risulti in un atto di appropriazione discorsiva del mondo.
LA DEFINIZIONE DI CARTOGRAFIA
E’ la riduzione del mondo alla sua rappresentazione e un atto di appropriazione geografica del mondo, presente ben prima delle società complesse.
Lo spazio ha bisogno di essere compreso e pensato razionalmente.
STORIA IN BREVE STEP DELLA CARTOGRAFIA
Atto di appropriazione discorsiva e geografica del mondo ben prima delle società complesse
- preistoria: situare una serie di oggetti nella loro relazione con lo spazio (arte rupestre della Valcamonica e di Catal Huyuk)
- Antica Grecia: nascita dei primi modelli rappresentativi e descrittivi dello spazio, che ha natura matematica, geometrica, scientifica e meccanica. Sono rappresentazioni svincolate da riferimenti di ordine religioso e che si applicano ai progetti geopolitici e geostrategici dei greci: (ad esempio, come racconta Erodoto, il pinax di Anassimandro perfezionato poi da Ecateo viene presentato al re di Sparta Cleomene I per convincerlo a sorreggere le altre polis nello scontro contro l’impero persiano. Lo spazio a oriente della penisola ellenica diventa un oggetto su cui estendere una dominazione politica e militare).
- Tolomeo con la sua Geografia rappresenta un tentativo di ricomporre il sapere accumulato e fornire un modello visuale, grafico e matematico del mondo. A Tolomeo si deve a) la suddivisione del mondo in coordinate basate su un reticolo di meridiani e paralleli con cui carta = immagine della terra b) proiezione geometrica (tecniche con cui tridimensionalità tradotta in un’immagine bidimensionale). Modello aristotelico-tolemaico valido fino alla rivoluzione scientifica di Galilei e Copernico
- Medioevo: Le carte cosmografiche del Medioevo sono ricche di simboli religiosi e allusioni allegoriche, che parlano un linguaggio comunicato e compreso soltanto all’interno di uno specifico contesto, già fatto di affermazioni di principio e di formazioni discorsive che al suo interno acquisiscono significato. Il pubblico a cui le cartografie simboliche si rivolgono possiede già come requisito la pre-conoscenza della complessa combinazione di segni e simboli.
- Età moderna: agli studi tolemaici si aggiunge la 1) prospettiva lineare, che rivoluziona la pittura, lo sviluppo della cartografia finalizzata a conquiste e a viaggi di esplorazioni. (es: un centro di produzione di carte Olanda, Mercatore e Ortelio)
2) Il perfezionamento di conoscenze matematico-scientifiche fa dello spazio astratto cartografico un territorio su cui poggia la sovranità, il potere e il controllo dello stato territoriale, che ha bisogno di definire, conoscere e controllare il suo contenuto e i suoi confini
3) le istituzioni accademiche scientifiche diventano gli organismi deputati allo studio approfondito del territorio (coniugare riflessione immaginifica e osservazione empirica). Es: Accademica delle scienze di Parigi del 1666.
CHE COS’E’ LA GEOGRAFIA
- descrizione della Terra (Farinelli) /sua scrittura geometrica e insieme delle narrazioni sul mondo, un globo irriducibile a forma piana
- riduzione a discorso dei rapporti economici, storici e socionaturali tra gli esseri viventi e la vita organica del pianeta
- studio spaziale dei fenomeni antropici
DIFFERENZE PROIEZIONE GEOMETRICA E PROSPETTIVA LINEARE
Proiezione tolemaica: ridurre sfericità e tridimensionali della terra in un’immagine bidimensionale, ma l’osservatore è posto in verticale rispetto al punto osservato
Prospettiva lineare: ribaltamento in orizzontale della proiezione, perché l’osservatore è posto in orizzontale, di fronte.
DA DOVE DERIVA STATO TERRITORIALE
da “terrere”: terrore, uso di violenza e potere
LA TEORIA DEL FUNZIONAMENTO DEL POTERE DI FOUCAULT: COSA HA INFLUENZATO E COSA SOSTENEVA?
Influenzato gli studi sul rapporto-spazio politica.
Sostiene che la relazione tra conoscenza e potere si basi su meccanismi di spazializzazione: considera l’organizzazione dello spazio come strategia fondamentale per il controllo della vita sociale, politica ed economica degli individui di uno stato.
SOCIETA’ TRADIZIONALI/FEUDALI: potere esercitato in forma visiva, con manifestazioni pubbliche e celebrative. Disciplina esibita pubblicamente attraverso atti spettacolari
SOCIETA’ MODERNE/DISCIPLINARI: esercizio del potere è mimetizzato, ha perso la sua visibilità ed evidenza. Il controllo sociale avviene attraverso una sorveglianza invisibile e impercettibile, attraverso l’istituzione di regole interiorizzate dai cittadini. Lo stato mette in atto tecnologie atte a controllare silenziosamente ma pervasivamente ogni aspetto della vita sociale degli individui.
CHE COS’E’ LO STATO
1) Prima forma di organizzazione politica che esercita il proprio potere, militare e non, su un territorio unificato e delimitato da confini.
Nasce come prodotto storico, sociale e politico, nell’Europa del Seicento, e rappresenta
2) Modello geografico ideale di organizzazione della politica che nasce in risposta a un bisogno di contenitore di potere e di sicuro controllo sul territorio (che dalla pace di Vestfalia è un’entità contigua, compatta, chiaramente definita su cui lo stato esercita la propria autorità)
Viene riconosciuto anche il diritto interstatale.
3) Modello alternativo di organizzazione socio-economica che diventa un soggetto economico, disponibile e capace di competere dal pov economico/commerciale con stati rivali
QUANDO NASCE LO STATO? E IN CHE FORME SI PRESENTA?
E’ una formazione politica e sociale che nasce in prossimità della fine della guerra dei Trent’anni, nell’Europa del ‘600.
1) Organizzazione politica che esercita il proprio potere, militare e non, su un territorio delimitato da chiari confini.
2) Modello geografico di organizzazione dello spazio che nasce in risposta a un bisogno di contenitore di potere e di sicuro controllo del territorio
3) Modello alternativo di organizzazione socio-economica che diventa un soggetto capace di competere dal pov economico/commerciale con stati rivali e di guadagnarsi quindi i mezzi necessari per assicurare la sovranità sul territorio
DA DOVE NASCE LO STATO NAZIONE MODERNO?
Dall’associazione tra ‘700 e ‘800 tra l’idea di stato inteso come
- unità politico-amministrativa (contenitore territoriale)
- contenitore spaziale del corpo della nazione
NAZIONE, COS’E’ SECONDO L’APPROCCIO DEL COSTRUTTIVISMO SOCIALE DI ANDERSON E HOBSBAWM?
E’ una costruzione sociale e politica legata allo sviluppo dello stato moderno e del capitalismo globale.
La nazione è una comunità immaginata che fonda la sua esistenza sull’invenzione di una tradizione nazionale da parte di un’élite economicamente, politicamente e culturalmente egemonica.
Quest’invenzione possiede un grande potere evocativo: dall’‘800 si pone enfasi sul senso di comunione, di condivisione e partecipazione nazionale, di relazione di compresenza tra tutti i membri di uno stato che tuttavia non si incontreranno mai tutti quanti, che non possiedono legami di parentela.
Ciò che consente di pensarsi come insieme, comunità che condivide un legame spaziale e un’unica matrice identitaria è la forza dell’immaginazione
COSA HA CONTRIBUITO ALLA NASCITA DELLO STATO NAZIONE?
Lo smantellamento delle visioni universaliste di stampo religioso.
Età della secolarizzazione illuminista –> esigenza di trovare una nuova fede in grado di rassicurare l’essere umano, che vuole sapere di vivere in continuità rispetto al passato.
Allora il passato diventa il luogo dove radicare l’immaginario collettivo nazionale, da arricchire con racconti di trascorsi ed eventi gloriosi che legittimano la forza della nazione e proiettino i suoi progetti nel presente e nel futuro.
RAGIONE CARTOGRAFICA
1) STRUTTURA DELLA CONOSCENZA manifestata attraverso la costruzione di carte geografiche.
2) E’ un MODELLO DEL MONDO che tracima la semplice struttura della Terra, per INVESTIRE VARIE REGIONI DEL SAPERE e molteplici pratiche di controllo della nostra comprensione ed esperienza del mondo.
3) Visione cartografica si fonda su IMPIANTO SPAZIALIZZANTE, TENDENZA CLASSIFICATORIA volta a produrre una visione complessiva del mondo, posizionamento dell’OSSERVATORE ALL’ESTERNO e oggettivazione della conoscenza del pianeta.
CHE COS’E’ LA CARTA IN REALTA? (da processo di decostruzione della carta e della cartografia)
La carta è
a) strumento tecnico di potere e di controllo incardinato nell’epistemologia positivista, secondo cui
- oggetti del mondo da cartografare reali ed esprimibili in termini matematici con osservazione e misurazione
b) prodotto di un rapporto tra potere e sapere
c) determinato modo di imporre ordine nel mondo ed esercitare su di esso controllo semantico e materiale (confini naturali = confini che impongono territorialità e definiscono spazio su cui stato esercita controllo)
d) proposta culturale e soggettiva, che può essere letta e interpretata solamente all’interno del contesto sociale, culturale e politico in cui viene prodotta, ovvero all’interno di quel contesto fatto di pre-conoscenze, formazioni discorsive e affermazioni che conferiscono determinati significati a simboli e segni rappresentati sulla carta
e) seleziona, generalizza e normalizza la complessa varietà dei territori, disconoscendo le differenze che li distinguono e riducendo la natura a formula grafica. Immagina gli elementi guardati tutti contemporaneamente da un punto perpendicolare.
LE DUE REGOLE SOTTESE ALLA RAPPR. CARTOGRAFICA
- Regola dell’etnocentrismo: capire il contesto di produzione di una carta individuando il centro della carta stessa
- Regola dell’ordine sociale: codice non scritto che attraverso gerarchie, silenzi cartografici riflette l’ordine sociale dominante ed esalta la struttura di potere egemonico.
LA NON INNOCENZA DELLA GEOGRAFIA/IL VALORE POLITICO DELLA GEOGRAFIA
Nonostante la ricerca persistente di un modello scientifico, accurato e oggettivo del mondo esprimibile attraverso la carta, non esistono rappresentazioni che non siano culturalmente determinate e la geografia non è una disciplina innocente.
A causa di:
- RAGIONE CARTOGRAFICA: specifica struttura della conoscenza che ci fa sembrare ovvio lo sguardo cartografico sul mondo. (investe numerose regioni del sapere, si avvale della tendenza classificatoria e definitoria, si fonda su impianto spazializzante che oggettiva la conoscenza del pianeta collocando osservatore all’esterno)
In realtà, l’ordine cartografico è
1) insieme di rapporti convenzionali stabiliti da chi produce la carta
2) le carte sono lette e interpretate in un contesto fatto di affermazioni di principio, formazioni discorsive e pre-conoscenze attraverso cui una determinata comunità assegna specifici significati a segni e simboli rappresentati nella carta
3) 2 regole sottese alla rappresentazione cartografica
La geografia è compromessa con il potere
- sfrutta la carta come strumento tecnico di controllo e di potere incardinato nell’ideologia positivista che assume che il territorio esista, sia osservabile, misurabile e rappr. dal geografo con linguaggio matematico-scientifico
- presenta una visione parziale del mondo con carattere di assolutezza e oggettività/pretende di presentare una visione innocente e oggettiva del territorio, ma lo spazio raffigurato nella carta è deformato dalle visioni scientifiche, geografiche profondamente biologizzanti, eurocentriche e razziste
- naturalizza e legittima il potere rendendo lo spazio terrestre il sostegno materiale dell’attività politica (effetto speciale della geografia: naturalizzazione del mondo)
NATURALIZZAZIONE DEL MONDO INDAGATA A PARTIRE DA
1) trionfo della LOGICA CARTOGRAFICA in Età moderna: l’Età moderna è caratterizzata infatti da una spettacolarizzazione del mondo concepito come immagine,; verità = certezza del rappresentare e colonizzazione del discorso da parte dell’immagine cartografica stessa)
2) L’affermazione della GEOGRAFIA pura, a-politica e scientifica che si accompagna con il tentativo BORGHESE di distruggere lo stato assoluto aristocratico e di demolire il sapere di cui questi era promotore.
Con la geografia scientifica borghese –> NUOVA CONCEZIONE DI SPAZIO GEOGRAFICO e rifiuto della dimensione politica della scienza, rivendicando la sua neutralità e autonomia.
SPAZIO GEOGRAFICO:
- dispositivo che fa coincidere sapere geografico (spiegazione della sup. terrestre) + cartografico (con la sua rappresentazione)
- ha portato l’adozione di una visione geometrica del territorio: spazio in cui tutti i luoghi hanno le stesse proprietà generali; nasce una sola immagine geometrica della terra, concepibile come schema e gelida fotografia, sempre identica in ciascuna delle sue parti.
- lo spazio così inteso diventa oggetto di appropriazione e dominazione politica
MA ADOZIONE ALLA FINE DEI PRINCIPI TEORICI E METODOLOGICI/CONCETTUALIZZAZIONI GEOGRAFICHE DELLO STATO ASSOLUTO:
1) la superficie terrestre è un’insieme di relazioni tra fenomeni derivanti dalla loro posizione. Ciò che prima era arbitrario è presentato come risultato di leggi e processi naturali.
LA GEOGRAFIA PURA E SCIENTIFICA BORGHESE
La visione parziale del mondo presentata con caratteri di oggettività e scientificità dalla geografia (la naturalizzazione del mondo) si lega all’affermazione della geografia pura, a-politica e scientifica borghese, nel suo tentativo di distruggere lo stato assoluto aristocratico e di demolire il sapere di cui questi era promotore.
1) nuova concezione di spazio geografico
2) rifiuto della dimensione politica della scienza, rivendicando la sua neutralità e autonomia.
SPAZIO GEOGRAFICO:
- dispositivo che fa coincidere sapere geografico (spiegazione della sup. terrestre) + cartografico (con la sua rappresentazione)
- ha portato l’adozione di una visione geometrica del territorio: spazio in cui tutti i luoghi hanno le stesse proprietà generali; nasce una sola immagine geometrica della terra, concepibile come schema e gelida fotografia, sempre identica in ciascuna delle sue parti.
- lo spazio così inteso diventa oggetto di appropriazione e dominazione politica
MA ADOZIONE ALLA FINE DEI PRINCIPI TEORICI E METODOLOGICI/CONCETTUALIZZAZIONI GEOGRAFICHE DELLO STATO ASSOLUTO:
1) la superficie terrestre è un’insieme di relazioni tra fenomeni derivanti dalla loro posizione. Ciò che prima era arbitrario è presentato come risultato di leggi e processi naturali.
EFFETTO SPECIALE DELLO SPAZIO GEOGRAFICO
1) Insieme delle OPERAZIONI LOGICHE con cui tentiamo di dare ordine agli oggetti della sup. terrestre
2) eppure viene assunto come se fosse un’ENTITA’ REALE E MATERIALE che contiene gli elementi della sup. terrestre e i CONTENITORI/TASSELLI di cui è composto (Stati, regioni), caratterizzati da una certa OMOGENEITA’ INTERNA (da qui l’idea che porzioni del territorio esprimano una propria identità peculiare, una vocazione, un progetto comune a tutta la popolazione e che l’appartenenza territoriale sia rappresentabile e cartografabile.
3) visione del mondo che RIFLETTE L’ORGANIZZAZIONE E L’ORDINE SOCIALE sugli elementi del territorio, e la fa apparire come se fosse una proprietà naturale delle cose stesse
4) si presenta come una GRIGLIA DI COSE E PERSONE AL LORO POSTO con un nome assegnato. E’ una tendenza definitoria e la pratica della denominazione di spazi e persone è uno strumento di dominazione politica (cambiare nome = stabilire un diverso potere e produrre carte diverse da quelle esistenti)
5) il potere della spazializzazione è la rilevazione, accanto all’ordine dello spazio geografico di un DISORDINE, di un’imperfezione non ancora toccata dall’ordine della carta, ma indispensabile a quello stesso ordine per esistere e definirsi come tale
COS’E’ LA REGIONE
Concetto polisemantico di difficile definizione, vago nel suo utilizzo da parte di media e contesti accademici, ma che si è tentato di formalizzare all’interno di una riflessione scientifica.
- si lega alla presenza di CONFINI che delimitano elementi o combinazioni di elementi considerati particolarmente significativi e che consentono alla regione di differenziarsi rispetto al territorio circostante e di estendersi nella misura del suo distinguersi. Diversi sono i parametri.
- oggi cerchiamo di definire le regioni con sistemi classificatori e descrittivi, individuando confini naturali e stabili, divisioni scientifiche che però dimenticano la complessità storico-culturale del concetto di confine
REGIONE FORMALE e le sue declinazioni (naturale, umanizzata)
in base ad ATTRIBUTI OMOGENEI (principio di uniformità interna) che la identificano e distinguono rispetto al territorio circostante
1) naturale: partizioni identificate sulla base di caratteri di ordine fisico-naturale
2) umanizzata: org. territoriale con cui comunità umana ordina e trasforma l’ambiente e produce un paesaggio con un certo grado di uniformità. E’ una metafora che giustifica il progetto coloniale ed è influenzata dalle riflessioni sul paesaggio di Carl Sauer. Le forme imposte sull’ambiente dal paesaggio recano segni di chiara matrice culturale che riflettono una specifica gestione umana del territorio.
REGIONE FUNZIONALE
in relazione alle FUNZIONI ESERCITATE DA CENTRI DI ATTRAZIONE e di polarizzazione di aree industriale che con il loro potere accentratore attraggono, connettono e favoriscono l’accumulazione di persone, servizi e mezzi.
E’ formata da AREE ORGANIZZATE ATTORNO A UN PUNTO FOCALE (centro urbano).
L’INDUSTRIA MOTRICE influenza l’org. del luogo e del territorio circostante, ed esercita una funzione attrattiva per le attività che si dispongono a monte, a valle e lateralmente rispetto al processo produttivo.
Lo spazio geometrico oscura le specificità materiali e fisiche del luogo e gli oggetti del paesaggio culturale
REGIONE SISTEMICA
Definizione dinamica che si basa sull’esistenza di una struttura in movimento orientata spontaneamente o volontariamente verso un traguardo.
Inserite all’interno di un sistema più grande con cui si relazionano.
REGIONI STORICHE
Dipende dall’esistenza di vecchi confini storici
REGIONI CULTURALI
Dipende da aspetti culturali, spesso rappresentazioni legate a esigenze di marketing o per incentivare mercato del turismo
RAPPORTO REGIONI CON GEOGRAFIA SCIENTIFICA E POLITICA
- geografia scientifica: mettere in relazione elementi della Terra con fenomeni antropici.
- geografia politica (descrivere funzionamento dello Stato inteso come luogo di manifestazione di fenomeni politici e descritto attraverso il linguaggio della geografia della vita: stato = organismo che nasce, cresce e avvizzisce)
La regione è uno strumento concettuale che può agevolare lo studio sul funzionamento dello stato moderno
OLINTO MARINELLI
Sostenne una TEORIA che avrebbe dovuto STABILIRE SCIENTIFICAMENTE LA DIVISIONE REGIONALE ITALIANA sulla base dell’individuazione di ELEMENTI TIPICI, fino all’identificazione di una REGIONE INTEGRALE, un’unità geografica precisa che si diffonde nell’ambiente fino a dissiparsi.
IL PAESAGGIO PER CARL SAUER INFLUENZA LO STUDIO DELLA REGIONE
(Regione umanizzata: org. territoriale con cui comunità umana ordina e trasforma l’ambiente).
Le forme imposte sull’ambiente dal paesaggio recano segni di chiara matrice culturale che riflettono una specifica gestione umana del territorio.
LA SCALA
La scala è un particolare FILTRO/STRUMENTO utilizzato dalla geografia per studiare AMPIEZZA E CONFINI dei processi presi in esame.
La scala oggi è il modello di ogni cosa (Farinelli) che trasforma la faccia della Terra a propria immagine e somiglianza.
E’ una nozione importante per
a) nel definire la nostra appartenenza attraverso l’individuazione del nostro posto nel mondo, che si basa sulla presenza di una o più scale: ci definiamo, a seconda dei casi, abitanti di un quartiere, regione, stato, oppure europei
b) la scrittura fisica sul suolo terrestre (il tracciato lineare di strade e autostrade) sostanzia la nostra moderna idea di progresso, facilitando la circolazione rapida di beni e persone. Il mondo è ridotto a tempo di percorrenza. Inoltre, favorisce l’estensione dell’omogeneità: attraverso il reticolato viario lo stato arriva in tutti i territori inclusi nei suoi confini, diffondendovi la propria geoscrittura.
DUE TIPI DI SCALE, SECONDO NEIL SMITH
- CARTOGRAFICA: rapporto tra grandezza di un oggetto rappresentato su carta e la sua reale dimensione sulla superficie della Terra espressa secondo linguaggio matematico. L’entità dei dettagli, la grandezza dell’area coperta, eventuali inclusioni e omissioni dipendono dalla scala prescelta (grande, media, piccola). La scala oggi è il modello di ogni cosa (Farinelli) che trasforma la faccia della Terra a propria immagine e somiglianza.
- (lineare): riduzione di luoghi a spazio omologato, misura standard e lineare, cifra orizzontale che produce uniformità e ripetibilità.
- GEOGRAFICA: si riferisce alla dimensione di spazi specifici (globo, nazione, regione). Strumento che ci consente di assumere un pov specifico a partire dal quale osservare, è un livello analitico privilegiato. Non è un dato naturale, ma è esito di un processo storico e sociale, nel quale emergono e diventano un modo naturale di parlare di pratiche spaziali (riflessione della geografia critica anglosassone).
Ci consente di distinguere tre scale analitiche: pratiche cartografiche nel quotidiano, regione e stato nazione territoriale.
IL CONCETTO DI AMBIENTE E NATURA SECONDO GEOGRAFIA POSITIVISTA E APPROCCIO DETERMINISTA
- Considera la natura diametralmente opposta all’agire umano da cui però risulta influenzato.
- fiducia nelle capacità dell’uomo di plasmare le forze della natura a proprio favore –> emergere delle teorie di supremazia razziale
- certezza nel progresso tecnologico orienta i programmi di sviluppo economico del Secondo Dopoguerra e la crescita basata sullo sfruttamento delle risorse naturali
IL CONCETTO DI AMBIENTE E NATURA A PARTIRE DAGLI ANNI ‘60
Natura e ambiente entrano nei dibattiti delle scienze sociali.
Si avverte l’esigenza di approfondire lo studio sull’ambiente, che a seguito dei programmi di sviluppo economico perseguiti dagli stati nel Secondo Dopoguerra si sta trasformando radicalmente.
Nascono le prime critiche al determinismo geografico che fondano l’identità dei primi movimenti ambientalisti.
1) Paul Vidal de La Blanche –> rilievo alla dimensione storica dell’agire umano sull’ambiente
2) Rachel Carson (Silent Spring, 1962) riflessione critica sull’impatto del boom economico capitalista, sui pericolosi risvolti dei meccanismi di crescita economica forsennata (intensificazione della produzione agricola, uso di pesticidi chimici)
3) Movimenti ambientali: riequilibrio rapporti umani con ambiente.
IL CONCETTO DI AMBIENTE E NATURA A PARTIRE DAGLI ANNI ‘70
Critica all’accumulazione capitalista, alle dinamiche di estrazione di valore dall’ambiente, alle logiche di appropriazione e mercificazione delle risorse per sostenere lo sviluppo del capitalismo
- rapporto del Mit sui limiti dello sviluppo, 1972: messa in luce la limitatezza delle risorse finite
- Conferenza di Stoccolma, 1972 che fonda la progettualità politica sul tema ambientale e riserva attenzione ad alcune problematiche del Sud Globale (desertificazione, deforestazione e accesso all’acqua)
- rigettata la distinzione tra natura e società dall’incontro tra la prospettiva marxista di David Harvey e quella geografica di Neil Smith: ambiente e natura sono prodotto di dinamiche sociali e storiche con cui l’uomo trasforma l’ambiente
IL CONCETTO DI AMBIENTE E NATURA A PARTIRE DAGLI ANNI ‘80
Si lega al concetto di sviluppo, che ha 2 interpretazioni
1) naturale evoluzione della società che vuole affrancarsi dai limiti imposti dalla natura
2) trasformazione determinata da fattori storici ed economici che hanno colonizzato l’intero pianeta
IL CONCETTO DI AMBIENTE E NATURA A PARTIRE DAGLI ANNI ‘90
Si sono susseguiti incontri, conferenze, dibattiti, occasioni di confronto sul tema.
- 1992: Rio –> la Convenzione Quadro dell’ONU stabilisce la nascita delle Conferences of the Parties (COP), conferenze annuali e internazionali che propongono una serie di strumenti per governare lo sviluppo sostenibile e risolvere gli squilibri ambientali.
- 1997: protocollo di Kyoto volto a limitare le emissioni di gas serra, ma meccanismi di compensazione attivati attraverso la compravendita di carbon credits (facoltà di emettere gas)
IL CONCETTO DI AMBIENTE E NATURA A PARTIRE DAGLI ANNI 2000
Si aprono all’insegna di tentativi di ricostruzione dell’equilibrio tra rapporti umani e ambiente, di accordi poi disattesi.
- Dichiarazione del Millennio
- controverso Accordo di Parigi non vincolante per i membri aderenti
- Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (17 obiettivi la cui implementazione risulta ora rallentata dalle dinamiche pandemiche)
LE CAUSE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI
- aumento della concentrazione dei gas serra che provocano surriscaldamento globale. Svolgono un ruolo regolatore: trattengono calore nell’atmosfera garantendo una temperatura media superiore rispetto a quella che si avrebbe con la loro assenza.
Causato da
1) processi antropici che caratterizzano lo sviluppo delle economie moderne
2) deforestazione
3) degrado ambientale
ANTROPOCENE
- teorizzata ala fine anni ‘90 da Paul Crutzen e Eugene Stoermer.
- era geologica nella quale l’umanità è entrata, dominata da impatto delle attività umane sulla terra, che sono il motore di trasformazione geologica, e contraddistinta dal rischio di eventi estremi e catastrofici.
Concetto che si sviluppa assieme alla retorica e ai discorsi istituzionali costruiti attorno all’urgenza di contrastare i cambiamenti climatici.
E’ stata contrastata dalla geografia critica che ha proposto invece il concetto di Capitalocene
CAPITALOCENE
Concetto formulato nell’ambito dell’ecologia politica dallo storico dell’ambiente Jason Moore.
Il Capitalocene avvia una decostruzione dell’Antropocene, visione che ha depoliticizzato la crisi ambientale e climatica legittimando l’idea di dover convivere con la possibilità di eventi estremi.
La crisi ambientale non è responsabilità di un Anthropos generico: vanno indagate in maniera approfondita le disuguaglianze create da asimmetrie di potere.
Essa è invece il prodotto della modernità capitalista, dello sfruttamento indiscriminato delle risorse del suolo e dalla pratica estrattiva di valore dal territorio.
COSA STABILIVA IL PROTOCOLLO DI KYOTO
Taglio delle emissioni di gas serra responsabili del surriscaldamento del pianeta.
Tuttavia c’era anche la possibilità di derogare ad alcuni principi stabiliti: gli Usa richiesero meccanismi di compensazione, ovvero la possibilità di comprare dai paesi “green” dell’Africa carbon credits, ovvero il diritto di emettere una certa tonnellata di anidride carbonica o gas serra
COS’E’ IL CONCETTO DI SVILUPPO SOSTENIBILE E CHE OBIETTIVI HA
Definizione data per la prima volta nel Rapporto Brundtland del 1987.
La visione dello sviluppo sostenibile intende favorire la convivenza tra sviluppo e protezione ambientale, senza compromettere i bisogni delle generazioni future.
Non più solo mera concezione economica di crescita, ma miglioramento qualitativo del tenore di vita delle popolazioni, raggiunto attraverso la riduzione dell’inquinamento ambientale operata mediante il supporto delle nuove tecnologie.
I suoi principi sono
- mantenere integrità dell’ecosistema attraverso uso sostenibile delle risorse naturali
- raggiungere il massimo profitto in economia minimizzando l’inquinamento
- favorire l’equità sociale (intergenerazionale e intragenerazionale)
Criticità:
- crescita demografica incontrollata nei Paesi a basso reddito
- dipendenza da combustibili fossili
- mancanza di partnership globale che governi le politiche di sviluppo su scala mondiale
IMPATTO SUI TERRITORI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI
- aumento temperatura
- evaporazione dei bacini idrici –> aumento precipitazioni o siccità e desertificazione
- riduzione delle superfici dei ghiacciai
RICADUTE ECONOMICO-SOCIALI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI
- minore resa agricola con conseguente minore produzione di cibo che influenza scelte migratorie di individui e comunità
- impatto e percezione del cambiamento variano nel tempo e nello spazio (vulnerabilità e resilienza)
PARADIGMI INTERPRETATIVI DEL RAPPORTO TRA SOCIETA’-SVILUPPO-AMBIENTE
- teoria modernista: trainata dalla fiducia nell’innovazione tecnologica e industriale tipica dell’ottimismo post-bellico. Sottosviluppo è una condizione temporanea.
- teoria della dipendenza: crisi della teoria modernista. Impatto che la colonizzazione ha avuto nel produrre arretratezza in paesi del sud globale. Si aggancia ad essa la teoria del delinking (uscita dalla spirale di sottosviluppo innescata dai rapporti economici con i paesi centrali dell’economia mondiale)
- teorie neoclassiche e neoliberiste
- teorie alternative
COSA E’ IL PAESAGGIO
- PALINSESTO DI SIGNIFICATI E PRODOTTO CULTURALE che riflette il sedimentarsi nel tempo di un lungo lavoro umano sul territorio.
- E’ il prodotto dell’identità di un luogo, città o regione.
- Per Farinelli è allo stesso tempo OGGETTO (nelle forme concrete del territorio) e SUA RAPPRESENTAZIONE (un determinato modo di guardare e apprezzare le forme nel loro insieme. Il nostro occhio riconosce in quelle forme i segni del rapporto tra esigenze funzionali e conservazione di un repertorio di saperi territoriali)
IL PAESAGGIO NEL RINASCIMENTO
A partire dal Rinascimento, il paesaggio è stato preda dell’ILLUSIONE DELL’OGGETTIVITA’, la stessa creata dalla mappa.
D. Cosgrove, nella sua analisi, individua nel paesaggio un modo di RAPPRESENTARE LO SPAZIO E LE RELAZIONI CHE L’UOMO INTRATTIENE COL TERRITORIO nato nell’Italia rinascimentale.
Nasce come RAPPRESENTAZIONE ARTISTICA E LETTERARIA che
1) implica una sensibilità particolare e la centralità assunta dal ruolo della vista (ciò che si vede esiste, è reale, quindi vero)
2) l’osservatore è nascosto ma è la figura dominante padrona assoluta dello spazio rappresentato
3) il paesaggio è rappresentabile in pittura attraverso la prospettiva –> modo corretto di vedere il mondo, una proprietà oggettiva dello spazio che l’uomo ha finalmente conosciuto attraverso il legame che il suo occhio (punto di convergenza di un numero infinito di raggi) istituisce col mondo esterno
Il paesaggio è la naturalizzazione del modo di vedere borghese. Le pitture paesaggistiche escludono la rappr. dei contadini come manodopera sfruttata e in grado di sovvertire l’ordine sociale ingiusto e opprimente; sono invece inclusi nel paesaggio come parte integrante, che curano e lavorano con passione
IL PAESAGGIO COME SGUARDO SOGGETTIVO E ALTERNATIVO SUL MONDO RISPETTO ALLA MAPPA PER ALEXANDER VON HUMBOLDT
A. V. H. vuole fondare una GEOGRAFIA PURA basata sulla CONTEMPLAZIONE DEL TERRITORIO E DELLA NATURA, integrando:
- aspetti oggettivi
- esplicitazione della relazione che intercorre tra soggetto che guarda e paesaggio stesso.
Si superano quindi le opposizioni natura/cultura, soggetto/oggetto.
Il soggetto è pienamente incluso e integrato nel paesaggio stesso, e questi è uno sguardo limitato sul mondo dall’ampiezza del campo visivo, che dipende dalla posizione del soggetto osservatore.
E’ una STRATEGIA CULTURALE CHE IMPLICA UNA RIVOLUZIONE VISIVA E POLITICA: portare al centro dell’interesse il paesaggio significa trasformare quel concetto estetico-letterario di cui la borghesia europea si era appropriata in –> STRUMENTO SCIENTIFICO DI CONOSCENZA ALTERNATIVO ALLA MAPPA (a sua volta strumento di sguardo privilegiato sul mondo dal potere aristocratico)
IL PAESAGGIO NELLA GEOGRAFIA POSITIVISTA E PARADIGMA DETERMINISTA
(Per questo paradigma la geografia è una scienza esatta, puro sapere descrittivo e si lega alle teorie evoluzioniste e organiciste di matrice darwiniana e alle speculazioni del fondatore della geopolitica Friedrich Ratzel).
Una volta assunto il potere da parte della borghesia, le premesse della geografia scientifica humboldtiana vengono contraddette e la geografia diventa con colonialismo e imperialismo uno strumento di legittimazione dei processi di colonizzazione e di consolidamento degli stati nazione.
GLI AMBIENTI INFLUENZANO I GRUPPI UMANI E LE RELAZIONI CHE INTERCORRONO TRA DI ESSI.
Il geografo deve quindi indagare come lo spazio obbliga l’uomo ad assumere certi comportamenti e il PAESAGGIO E’ UN SEMPLICE OGGETTO DI STUDIO, una porzione visibile della superficie terrestre di cui descrivere i lineamenti prescindendo dal legame con interpretazione soggettiva.
La concezione deterministica di paesaggio si lega alla figura di Carl Sauer che ha reso possibile la CLASSIFICAZIONE OGGETTIVA DEGLI ELEMENTI che compongono i diversi tipi di paesaggio: ad esempio, le 4 aree paesaggistiche italiane sono classificabili sulla base di aspetti morfologici ed elementi della vita vegetale e biologica presenti
IL PAESAGGIO STORICO DELLE ANNALES
- critica all’insufficienza del dato visibile come criterio di comprensione del reale
- paesaggio è non solo ciò che si vede, MA CIO’ CHE OCCULTA MA CONTIENE I PROCESSI STORICI, ECONOMICI E SOCIALI DI CUI E’ IL RIFLESSO.
Esso reca i contrassegni di determinate strutture sociali e giuridiche ambientali attraverso cui leggere la SEDIMENTAZIONE DEI RAPPORTI FONDIARI NEL TEMPO.
Ad esempio:
1) paesaggio a campi aperti –> presenza storica di società collettivista orientata all’autoconsumo
2) paesaggio a campi chiusi e recintati –> agricoltura intensiva e privatistica volta all’immissione sul mercato di prodotti commercializzabili.
3) paesaggio della Pianura Padana –> antica organizzazione mezzadrile
4) paesaggio poco recintato del sud Italia –> presenza di grandi ed estesi latifondi
IL PAESAGGIO NELL’APPROCCIO NEO-POSITIVISTA E GEOGRAFIA QUANTITATIVA del Secondo Dopoguerra
Torna a riproporre l’idea di SPAZIO COME ENTITA’ QUANTIFICABILE e GEOGRAFIA COME SCIENZA ESATTA, che spiega il funzionamento del mondo attraverso leggi e modelli razionali.
Abbozzatore fu Christaller con la sua teoria delle località centrali che propone una visione geografica che si fonda sulla quantificazione dello spazio, e che si presta alla legittimazione di progetto politici (fu sostenitore del nazismo) ma fallimentari dal punto di vista dei tentativi pratici di applicazione.
IL PAESAGGIO NELLA GEOGRAFIA UMANISTA Anni ‘70
- torna a criticare idea di geografia come scienza esatta e quantificabile
- nuova rilevanza assunta dalle RELAZIONI UMANE E dagli ASPETTI SOCIALI come FATTORI DI SIGNIFICAZIONE DELLO SPAZIO, che è relativo e mutevole e mai oggettivo
Secondo Henri Lefebvre l’idea di spazio oggettivo e assoluto ha aggravato le forme di marginalità e sfruttamento nelle aree povere del mondo.
SCALETTA DISCORSO SUL PAESAGGIO
- definizione (palinsesto di significati e prodotto culturale che riflette il sedimentarsi nel tempo del lungo lavoro umano su territorio. Fonte e prodotto di identità di luogo, città e regione)
E’ allo stesso tempo oggetto (nelle forme concrete del territorio) e sua rappresentazione (un determinato modo di guardare e apprezzare le forme nel loro insieme attraverso il nostro occhio che le riconosce come segni del rapporto tra esigenze/funzionali e conservazione del repertorio di saperi territoriali) - preda dell’illusione dell’oggettività come la mappa: modo di vedere e rappresentare le relazioni uomo/spazio nato nell’Italia rinascimentale. Rappresentazione artistica e letteraria, ruolo dell’osservatore e tecnica della prospettiva. Naturalizzazione del modo di vedere borghese.
- paesaggio per Humboldt: progetto di geografia pura basata su contemplazione territorio ed esplicitazione relazione soggetto/paesaggio. Ne fa uno strumento scientifico di conoscenza alternativo alla mappa. Fine opposizione binaria soggetto/oggetto - natura/cultura
- geografia positivista e determinista: geografia scienza esatta. Analisi ambiente come influenza uomo e relazioni tra di essi. Paesaggio porzione di superficie osservabile di cui descrivere lineamenti prescindendo da legame con interpretazione soggettiva. Carl Sauer e la classificazione oggettiva di elementi che compongono i diversi tipi di paesaggio.
- la rivoluzione delle Annales e il paesaggio storico: critica all’insufficienza del dato visivo. Paesaggio è ciò che occulta ma contiene processi storico-sociali di cui è il riflesso e che rivelano la sedimentazione di rapporti fondiari nel tempo.
Geografia con Bloch e Gambi si libera dal bisogno di oggettività ed esattezza e diventa descrizione soggettiva di spazi e paesaggi - geografia scienza esatta, spazio quantificabile dell’approccio neo-positivista e geografia quantitativa. Spiegare il mondo con modelli funzionali e leggi razionali. Christaller
- geografia umanista anni ‘70: critica a presunta oggettività e scientificità della geografia e recupero centralità relazioni umane e aspetti sociali come fattori di significazione dello spazio che è relativo e mutevole
- nuovi indirizzi di analisi nello studio del paesaggio e una nuova fase di ripensamento
1) paesaggio come pratica di Cresswell
2) paesaggio come testo di James Duncan
COSA HA FATTO CARL SAUER PER IL PAESAGGIO
Secondo la concezione deterministica di paesaggio di Carl Sauer si rende possibile la CLASSIFICAZIONE OGGETTIVA DEGLI ELEMENTI che compongono i diversi tipi di paesaggio: ad esempio, le 4 aree paesaggistiche italiane sono classificabili sulla base di aspetti morfologici ed elementi della vita vegetale e biologica presenti.
Le forme imposte sull’ambiente dal paesaggio (inteso come composto da elementi naturali + forme imposte dall’attività umana) recano SEGNI DI CHIARA MATRICE CULTURALE che riflettono una specifica gestione umana del territorio.
LA TEORIA DELLE LOCALITA’ CENTRALI DI W. CHRISTALLER
Modello funzionalista attraverso cui spiegare il funzionamento del mondo mediante leggi razionali abbozzato nel 1933 da Walter Christaller.
Rientra nll’approccio neo-positivista della geografia quantitativa del Secondo Dopoguerra.
Esso tenta di spiegare la distribuzione, la forma e la gerarchizzazione dei centri urbani sul territorio.
I centri abitati si dispongono secondo un’organizzazione gerarchica legata ai servizi e ai beni che ogni borgo è capace di offrire.
COSA ASSUME PER LUCIO GAMBI IL PAESAGGIO?
Assume dignità di potenza storica perché variano i valori attribuiti al paesaggio dall’opera dell’uomo, che conferisce al territorio significati di volta in volta diversi.
COSA E’ LA PROSPETTIVA?
Modo corretto di vedere il mondo, una proprietà oggettiva dello spazio che l’uomo ha finalmente conosciuto attraverso il legame che il suo occhio (punto di convergenza di un numero infinito di raggi) istituisce col mondo esterno
PAESAGGIO COME PRATICA DI TIM CRESSWELL
Ripensare il ruolo egemonico e pervasivo della vista nella concezione di paesaggio.
Paesaggio non è qualcosa di solamente visto, ma è reso vivo e dinamico dalle pratiche spaziali, creative e performative dei soggetti embodied.
Sono anche i nostri movimenti di routine che rendono vivo e materiale il paesaggio (es: gli spazi turistici animati dal movimento della camminata)
PAESAGGIO COME TESTO DI JAMES DUNCAN
- Testo letto attraverso FILTRI INTERPRETATIVI INEDITI –> i paesaggi possono essere sovvertiti dalle interpretazioni date da gruppi sociali diversi, che conferiscono al paesaggio significati precisi
- è un sistema SIMBOLICO-MATERIALE DI SEGNI prodotti, scritti e letti (sono momenti diversi e distinti) da gruppi sociali diversi
- il linguaggio di cui è intessuto e materializzato simbolicamente in edifici e monumenti comunica una serie di narrative su chi costruisce e abita il paesaggio, i loro valori, credenze, pratiche e ideologie
- non si può controllare come saranno interpretati i segni da chi abiterà e utilizzerà il paesaggio in futuro –> sistema di SEGNI INSTABILI
COS’E’ IL LUOGO
E’ qualcosa di molto più complesso rispetto alla localizzazione oggettiva di uno spazio sulla mappa.
Spazio degli affetti, della memoria e della pratica quotidiana, concetto aperto a mille interpretazioni e che muta continuamente, indispensabile per la definizione del sé individuale e collettivo.
LUOGO NELLA GEOGRAFIA UMANISTICA
Concetto utile per indagare:
1) i MODI UNICI E IRRIPETIBILI con cui INTERPRETIAMO E CONOSCIAMO il mondo
2) come individui mostrano particolare ATTACCAMENTO NEI CONFRONTI DI DETERMINATI LUOGHI = paesaggi caricati di sense of place (attaccamento emotivo profondo che coinvolge tutti i sensi e che produce una conoscenza profonda e una grande simbiosi affettiva)
3) luogo come parametro di giudizio delle alterità
E. Relph: indagine dal pov fenomenologico –> uomo costruisce sempre una relazione tra il sé e il mondo rispetto a un dove (c’è sempre un’essenza che trasforma i luoghi in spazi speciali)
Edward Casey: rapporto spazio/luogo. E se il luogo venisse prima dello spazio? Non è detto che il luogo sia un’articolazione di qualcosa di universale come lo spazio.
Si passa da spazio a luogo attraverso la nostra CORPOREITA’ (David Seamon), i balletti del corpo (body ballet), gesti quotidiani, ripetuti, performativi che rendono il luogo il palcoscenico in cui si sviluppa, con il proprio ritmo, la nostra vita quotidiana.