Testi Flashcards
In mezzo ai due eserciti ferma il mio carro, o immoto,
affinchè io osservi bene costoro che, schierati, hanno desiderio di battaglia, e veda con chi dovrò combattere in questo conflitto che si sta preparando
Bhagavadgita - I lettura
Io non desidero ucciderli, anche se dovessi esserne ucciso, o Krsna, neppure per l’impero dei tre mondi: a maggior ragione non per questa terra!
Bhagavadgita - I lettura
Distrutta una famiglia, periscono i dharma della famiglia. Perito il dharma, il non-dharma predomina sulla famiglia intera. A causa poi del predominio del non-dharma le donne della famiglia si corrompono, o Krsna, e, corrotte le donne, si produce la confusione dei varna.
Bhagavadgita - I lettura
La qual confusione conduce agli inferi sia i distruttori della famiglia che la famiglia stessa. Infatti gli antenati cadono negli inferi una volta privati delle offerte rituali d’acqua e di pinda.
Bhagavadgita - I lettura
Ahimè!, un gran male noi ci siamo decisi a compiere, preparati come siamo a uccidere la nostra gente per avidità delle gioie del regno.
Bhagavadgita - I lettura
Pur di non uccidere i nostri magnanimi maestri, infatti, sarebbe meglio addirittura mendicare di che mangiare, qui in questo mondo. Giacchè uccidendo qui i maestri, per quanto essi desiderino il proprio vantaggio, godrei godimenti lordati di sangue.
Bhagavadgita - II lettura
E non sappiamo neppure che cosa sia per noi preferibile: vincere o che ci vincano. Proprio coloro uccidendo i quali non desidereremmo più vivere, proprio loro sono schierati di fronte a noi, gli uomini di Dhrtarastra.
Bhagavadgita - II lettura
Il mio essere è stordito da una colpevole compassione, e a te chiedo, io che sono confuso riguardo al dharma, che cosa sia meglio. Dimmelo chiaramente. Io sono tuo discepolo: istruiscimi, a te mi sono abbandonato.
Bhagavadgita - II lettura
Tu hai pianto per chi non deve essere compianto, eppure pronunci parole di saggezza. I sapienti non piangono nè per chi è morto nè per chi non lo è.
Bhagavadgita - II lettura
Così come in questo corpo l’incorporato attraversa gli stadi di fanciullezza, giovinezza e vecchiaia, analogamente egli assumerà poi altri corpi. Chi è saldo, in questo non si confonde.
Bhagavadgita - II lettura
I contatti con la materia poi, o Arjuna - che procurano freddo e caldo, piacere e dolore - vanno e vengono, instabili. Ad essi disponiti a resistere, o Arjuna.
Infatti l’uomo che essi non rendono inquieto, o Arjuna, indifferente al piacere e al dolore, saldo, è pronto per l’immortalità.
Non si dà esistenza di ciò che non è, nè inesistenza di ciò che è. E coloro che hanno visione della realtà hanno visto il confine tra i due.
Bhagavadgita - II lettura
Chi ritiene che egli sia uccisore e chi pensa che egli sia ucciso, entrambi costoro non sanno discernere: egli non uccide e non è ucciso,
nè mai nasce o muore, e neppure, essendo, potrà mai non più essere. Non nato, eterno, permanente, questo antico non è ucciso quando viene ucciso il corpo.
Bhagavadgita - II lettura
L’uomo che sa che egli è indistruttibile, eterno, non nato, imperituro, come può, o Arjuna, fare uccidere qualcuno? e chi può uccidere?
Come un uomo, abbandonati gli abiti più vecchi, ne prende altri di nuovi, così l’incorporato abbandona i vecchi corpi e ne incontra di nuovi.
Le armi non lo lacerano, il fuoco non lo brucia, le acque non lo bagnano, il vento non lo asciuga.
Bhagavadgita - II lettura
Infatti di chi nasce sicura è la morte, e sicura è la nascita di chi muore. Dunque, giacchè la cosa è inevitabile, non devi piangere.
Bhagavadgita - II lettura
Qualcuno lo vede come un prodigio, qualcun altro come di un prodigio parimenti ne parla, e come un prodigio un altro lo ode: ma nessuno, anche avendolo udito, lo conosce.
Quest’incorporato è, nel corpo di ciascuno, eternamente inviolabile, o Arjuna. Perciò non devi compiangere nessuno degli esseri.
Bhagavadgita - II lettura
Questo atteggiamento mentale ti è stato esposto sul piano speculativo, ma ora ascoltalo nello yoga, e disciplinato da tale atteggiamento mentale, o Arjuna, sfuggirai al legame delle azioni.
Bhagavadgita - II lettura
Oggetto dei Veda sono i tre elementi costitutivi. Ma tu affrancati dai tre elementi costitutivi, o Arjuna, dalle coppie di opposti, perennemente fermo in ciò che è, libero dal possesso, padrone di te stesso.
Bhagavadgita - II lettura
Soltanto sull’azione esercita il tuo controllo, mai sui suoi frutti. Non essere mai motivato dal frutto dell’azione. Non aver mai attaccamento per l’inazione.
Compi le tue azioni fermo nello yoga, o Arjuna, avendo abbandonato l’attaccamento, indifferente nel successo e nell’insuccesso. Lo yoga, si dice, è indifferenza.
Bhagavadgita - II lettura
Chi si attiene allo yoga dell’atteggiamento mentale, si lascia dietro qui entrambi: l’atto buono e l’atto cattivo. Perciò attieniti allo yoga. Lo yoga è l’abilità nelle azioni.
Bhagavadgita - II lettura
E quando, come una tartaruga che ritrae da ogni parte le membra, egli ritrae i sensi dagli oggetti dei sensi, allora ha una saggezza ben stabile.
Gli oggetti si estinguono per l’incorporato che non se ne nutre, ma non il gusto per essi. Ma anche il gusto si dilegua, una volta che egli abbia visto la realtà suprema.
Bhagavadgita - II lettura
Questo è lo stato del Brahman, o Arjuna. Colui che ottiene non si confonde, Stando in esso, anche solo al momento della morte, si raggiunge il nirvana nel brahman.
Bhagavadgita - II lettura
In questo mondo ci sono due posizioni, come prima ti ho detto, quella dello yoga della conoscenza, propria degli speculativi, e quella dello yoga dell’azione, propria degli yogin.
Anche se si astiene dalle azioni, l’uomo non raggiunge l’inazione, nè ottiene la perfezione a partire dalla rinuncia.
Bhagavadgita - III lettura
Compi l’azione prescritta. Infatti l’azione è meglio dell’inazione. Non si riuscirebbe neppure a sostentare il corpo, senza l’azione.
Bhagavadgita - III lettura
L’azione, sappi, nasce dal brahman e il brahman dall’indistruttibile. Perciò il brahman, che tutto pervade, è sempre presente nel sacrificio.
Chi non fa volgere qui la ruota che così è stata messa in moto, vive invano, o Arjuna, una vita impura, dedito ai piaceri dei sensi.
Bhagavadgita - III lettura
Desideroso [del cielo], il discendente di Vajasravas offrì [un sacrificio comprendente] tutte le sue proprietà. Egli aveva un figlio di nome Naciketas.
Katha Upanisad - Prima valli
Disse allora a [suo] padre: “E me, babbo, a chi mi vuoi donare?”. E così per due o tre volte. Gli rispose allora il padre: “Al dio della morte io ti dono!”.
Katha Upanisad - Prima valli
[Avviandosi al regno dei morti, Naciketas per confortarsi disse:] “Primo di molti [che mi seguiranno] io vado; in mezzo a molti [che mi hanno preceduto e mi seguiranno] io vado. Qual è mai il disegno che Yama oggi intenderà mandare a termine per mezzo mio?
Guarda indietro e guarda avanti: come già antenati [morirono], così del pari altri [moriranno]. Come il grano l’uomo matura, come il grano egli di nuovo rinasce.”
Katha Upanisad - Prima valli
O Morte, tu conosci il fuoco che conduce al cielo; rivelalo a me che son pieno di fede! Gli abitatori del cielo godono dell’immortalità. Questo io scelgo come seconda grazia”.
Katha Upanisad - Prima valli
Il Magnanimo, benevolo, disse: “Ancora un dono io ti concedo oggi. Questo fuoco porterà il tuo nome: accetta [questo dono simile a una] variopinta collana.
Katha Upanisad - Prima valli
Colui che, conosciuto il triplice [fuoco] Naciketa, conosciuta questa triade [di fuochi], costruisce, così ammaestrato, l’altare per il fuoco Naciketa, costui, liberandosi in anticipo dai lacci della morte, libero da angosce, gode nel mondo celeste.
Katha Upanisad - Prima valli
“Quel dubbio [che nasce] quando un uomo è morto - alcuni infatti dicono: esiste ancora; altri: non esiste più - proprio questo, ammaestrato da te, io vorrei risolvere. Questa è la terza delle tre grazie.”
Katha Upanisad - Prima valli
Concentrandosi in se stesso, il saggio giunge a ravvisare il dio che è difficile da percepire, che è penetrato nel mistero, arcano, posto nell’intimo del cuore, primordiale: abbandona così gioie e dolori.
Il mortale che ha ascoltato ciò e l’ha compreso bene, che, staccatosi da ciò che è legato ai fattori dell’esistenza ha raggiunto questo sottile [Atman], gode avendo raggiunto ciò che è veramente degno di godimento. Io considero Naciketas come un tempio aperto”:
Katha Upanisad - Seconda valli
“La parola che tutti i Veda insegnano, che proclamano [esser pari a] tutte le austerità, per desiderio della quale si compie lo studentato, questa in breve io ti rivelo: essa è Om.
Questa sillaba è invero il Brahman, questa sillaba è la cosa suprema, chi conosce questa sillaba, qualunque cosa desideri, l’avrà.
Katha Upanisad - Seconda valli
Se chi uccide pensa di uccidere, se chi è colpito a morte pensa d’essere colpito, entrambi non hanno chiara una nozione: nè quello uccide nè [questi] viene ucciso.
Katha Upanisad - Seconda valli
Più piccolo del piccolo, più grande del grande, l’Atman è posto nel segreto della creatura. Chi è privo di desideri, costui vede, libero da angosce, la grandezza dell’Atman per la grazia del creatore.
Katha Upanisad - Seconda valli
Sappi che l’Atman è il padrone del carro e il corpo è il carro, sappi che l’intelletto poi è l’auriga e la mente le redini.
Katha Upanisad - Seconda valli
Superiore al grande [Atman] è l’elemento primordiale non evoluto, al non evoluto è superiore lo Spirito, superiore allo Spirito non v’è nulla: esso è lo scopo, esso è il rifugio supremo.
Katha Upanisad - Seconda valli
Due, o monaci, sono gli estremi che non deve seguire chi è andato via. Quali sono questi due estremi? Uno è la dedizione, nei desideri, ai piaceri dei desideri, bassa, rozza, volgare, ignobile, senza profitto; l’altro è la dedizione all’automacerazione, dolorosa, ignobile, senza profitto.
Ora, o monaci, evitando questi due estremi, una via mediana è stata compresa nel risveglio dal Tathagata, una via che produce vista, che produce conoscenza, e conduce alla quiete, al sapere, al completo risveglio, al nibbana.
Discorso della messa in moto della ruota del dhamma
E qual è, o monaci, questa via mediana, compresa nel risveglio dal Tathagata, che produce vista, che produce conoscenza, e conduce alla quiete, al sapere, al completo risveglio, al nibbana? È il nobile sentiero in otto parti, e cioè: retta visione, retta intenzione, retta parola, retta azione, retto modo di vivere, retto sforzo, retta presenza mentale, compresa nel risveglio dal Tathagata, che produce vista, che produce conoscenza, e conduce alla quiete, al sapere, al completo risveglio, al nibbana.
Discorso della messa in moto della ruota del dhamma