TEST 1 (Energia, Enzimi E Catalisi) Flashcards
Come mai le cellule evitano il raggiungimento dell’equilibrio?
Le cellule evitano il raggiungimento dell’equilibrio fino a quando sono in vita dato che esse utilizzano un continuo apporto di energia, in modo tale che possano costantemente essere caratterizzate da una composizione chimica diversa da quella dell’ambiente che le circonda.
Cosa vuol dire quando un equilibrio è spostato verso destra?
In casi di questo tipo, in cui l’equilibrio di una reazione si trova spostato verso i prodotti, diciamo che la reazione A → B è una reazione spontanea, mentre la reazione B → A non lo è.
Una reazione spontanea, dato un tempo adeguato, procede verso il compimento in modo autonomo, cioè senza che sia necessario fornirle energia dall’esterno.
In effetti, le reazioni spontanee al loro procedere liberano generalmente energia.
Se una reazione procede spontaneamente in una direzione (per esempio dal reagente A al prodotto B), ciò non è possibile per la reazione inversa (da B ad A); cioè è necessario un apporto di energia dall’esterno.
Definisci le reazioni esoenergetiche ed endoenergetiche.
Una reazione spontanea - cioè una reazione che decorre autonomamente quasi sino a termine — rilascia una considerevole quantità di energia libera - utilizzabile per compiere lavoro —; una reazione di questo tipo è detta esoergonica in quanto genera energia libera.
Si dice che una reazione è caratterizzata da una costante di equilibrio modesta se essa può essere forzata a decorrere a condizione che le venga fornita energia libera; tale reazione richiede energia e quindi viene definita endoergonica.
Parla dell’energia libera.
L’energia libera viene indicata col simbolo G, essa non può essere misurata in termini assoluti, mentre può venire determinata facilmente la variazione di energia libera, deltaG, di una reazione, che è in relazione diretta con il valore della Keq della reazione.
Nell’Universo, considerato nel suo complesso, la quantità di energia libera è in continua diminuzione mentre l’entropia è in continuo aumento.
Questa affermazione rappresenta un altro modo di formulare la seconda legge della termodinamica. L’energia libera tende sempre a raggiungere spontaneamente un valore minimo.
In una reazione spontanea, il contenuto di energia libera dei reagenti è sempre maggiore di quello dei prodotti; quindi il valore di deltaG di una reazione esoergonica è sempre negativo.
Spiega i significati dei valori del deltaG.
Una reazione che procede quasi a termine («verso destra» nel modo in cui è scritta) è sempre accompagnata da un deltaG negativo, elevato in valore assoluto, che indica come nella reazione viene liberata una rilevante quantità di energia libera.
Invece, un valore di deltaG elevato e positivo sta a indicare che la reazione mostra scarsa tendenza a decorrere «verso destra»; in presenza di molecole dei prodotti, una reazione di questo tipo procede pressoché completamente al contrario («verso sinistra»).
Un valore di deltaG vicino a zero è caratteristico di reazioni facilmente reversibili, in cui reagenti e prodotti hanno contenuti di energia libera molto simili.
Che misura da il valore del deltaG?
Nel corso degli anni è risultato chiaro che il valore di deltaG dà una misura dell’energia chimica liberata da una reazione e utilizzabile per compiere un lavoro, quale quello necessario per far decorrere una reazione endoergonica.
La cellula ottiene energia libera dalle reazioni esoergoniche che in essa avvengono, come l’ossidazione delle sostanze nutritive, oppure dalla luce del Sole, e utilizza questa energia per far decorrere reazioni endoergoniche indispensabili alla vita, quali quelle associate alla fotosintesi.
Da cosa è definito il punto d’equilibrio di una reazione?
Lo specifico punto di equilibrio di ciascuna reazione è descritto da una costante di equilibrio.
La costante di equilibrio, Keq è definita come il rapporto tra le concentrazioni dei prodotti e quelle dei reagenti all’equilibrio, espresse, per esempio, in moli al litro.
Le concentrazioni all’equilibrio di reagenti e prodotti sono definite dal valore della Keq indipendentemente dalle proporzioni in cui inizialmente sono presenti i i due; in altre parole, per una data reazione chimica e a parità delle altre condizioni, la costante di equilibrio è una costante.
Descrivi il significato dei valori della Keq.
Keq può variare in modo ampio.
Un valore elevato significa che la reazione tende a decorrere fino quasi a termine;
un valore basso significa invece che la reazione ha poca tendenza a decorrere spontaneamente, mentre predomina la reazione inversa.
Cosa rappresenta la barriera, energia d’attivazione?
(Esempio scintilla butano - ossigeno) In generale, le reazioni procedono solo dopo che alcune delle molecole dei reagenti hanno superato la barriera energetica grazie a questi modestissimi sovrappiù di energia, complessivamente riferibili all’energia di attivazione.
Spiega “l’esempio della sfera che rotola giù.
Un’altra illustrazione del ruolo dell’energia nelle reazioni chimiche è fornita nella figura che mostra una sfera in cima a una china;
la sfera ha un contenuto di energia libera maggiore di quello che la caratterizza alla base della china, come è dimostrato dal fatto che qualcuno deve aver speso energia per trasportare o gettare la sfera in alto.
Questa energia viene liberata quando la sfera rotola giù, un processo assimilabile a una reazione chimica esoergonica.
Al contrario far risalire alla sfera la china costa ener gia; il processo è assimilabile a una reazione endoergonica che non si verifica spontaneamente.
Supponiamo ora che la sfera si trovi in alto sulla china in una piccola depressione (fig. 26.4b); anche in questo caso il rotolamento della sfera verso la base della china è un processo esoergonico, tuttavia nelle nuove condizioni è necessario fornire una piccola quantità di energia alla sfera perché questa esca dalla depressione e inizi a rotolare; questa energia è assimilabile all’energia di attivazione di una reazione.
Come viene dunque definita la barriera energetica in una reazione chimica?
In una reazione chimica, la barriera energetica che le molecole dei reagenti devono superare per poter «rotolare» spontaneamente verso la formazione dei prodotti è definita come l’energia necessaria per trasformare le molecole dei reagenti in forme molecolari intermedie dette intermedi di transizione: essi possiedono una quantità di energia libera superiore a quella contenuta sia nei reagenti che nei prodotti.
Nel precedente esempio, un intermedio di transizione corrisponde alla sfera appena spinta oltre la depressione (fig. 26.4c).
L’energia di attivazione necessaria per far partire una reazione viene restituita durante la fase «in discesa» di questa; conseguentemente, il valore della variazione complessiva di energia libera associata alla reazione non ne risente (fig. 26.3).
Tuttavia, quanto più elevata è l’energia di attivazione di una reazione tanto minore sarà la velocità con cui questa decorre.
Descrivi la miscela di molecole e l’impatto che hanno sulla velocità di reazione.
In una data situazione, alcune molecole tendono ad avere un contenuto energetico maggiore di quello di tutte le altre, cioè il reagente di una reazione è costituito in realtà da una miscela di molecole con contenuto energetico diverso (fig. 26.5);
solo una piccola frazione delle molecole della miscela può avere contenuto energetico sufficiente a superare la barriera di attivazione passando nello stato di transizione, e solo alcune di queste sono in condizione di reagire per dare i prodotti.
Una reazione caratterizzata da una bassa energia di attivazione decorre con velocità più elevata poiché è maggiore la frazione di molecole con energia sufficiente a superare la barriera di attivazione.
Quando invece prevalgono le molecole con contenuto e-nergetico insufficiente a superare la barriera, la reazione non decorre in modo significativo a meno che non sia fornita l’energia, di solito sotto forma di calore, dall’esterno.
Cosa succede se il sistema viene scaldato?
Se il sistema viene scaldato aumenta il contenuto energetico complessivo delle molecole e quindi sarà maggiore la frazione di queste con un contenuto energetico uguale o maggiore rispetto all’energia di attivazione; di conseguenza la velocità della reazione aumenta.
Spiega l’esempio dell’energia di attivazione con l’amido e la saliva
L’idea di una barriera energetica è illustrata dalla comune reazione biochimica corrispondente all’azione della saliva sull’amido presente nei cibi (fig. 26.6n).
Come abbiamo visto nel capitolo 3, l’amido è un polimero formato da moltissime unità di glucosio; la reazione in presenza di saliva in realtà è una reazione tra amido e acqua.
L’acqua produce oligomeri dalle molecole polimeriche dell’amido, rompendo alcuni dei legami che uniscono le unità di glucosio.
Tuttavia una soluzione di amido in acqua pura è assai stabile poiché l’energia di attivazione della reazione è alta.
Quando diciamo «stabile» vogliamo sottolineare il fatto che la reazione non decorre affatto oppure che procede così lentamente che sarebbe necessario un lungo tempo prima di poter notare qualsiasi cambiamento.
Perché la reazione avvenga, è necessario che le molecole di acqua e di amido collidano, e che quindi entrino in tensione e successivamente si rompano i legami che uniscono le unità di glucosio.
Dopo questa fase devono formarsi nuovi legami tra gli atomi presenti alle estremità interrotte delle molecole di amido e i gruppi H e OH derivanti dalle molecole di acqua.
Come mostrato nella figura 26.66, esiste uno stadio intermedio in cui il legame tra due unità di glucosio ha lunghezza superiore a quella normale mentre nuovi legami stanno formandosi; questa specie chimica (intermedio di reazione) è riferibile allo stato di transizione, e in un diagramma come quello della figura 26.3 si troverebbe nel punto più alto della barriera energetica.
Tra poco sarà chiara la differenza che sussiste tra saliva e acqua, tale da determinare la rottura delle molecole dell’amido in presenza della prima ma non della seconda.
Definisci e spiega il funzionamento delle costanti di velocità delle reazioni.
La velocità di qualsiasi reazione chimica è direttamente proporzionale alla concentrazione dei reagenti.
La velocità di reazione — espressa, per esempio, in micromoli per minuto — è semplicemente uguale al prodotto delle concentrazioni dei reagenti per una costante di velo-cità, k, che è correlata all’energia di attivazione.
Per ogni temperatura una data reazione è caratterizzata da una specifica e caratteristica costante di velocità.
Nel caso della semplice reazione
A —k—> B
la velocità di formazione del prodotto B è uguale a k volte la concentrazione di A, cioè vB = k[A], in cui vB rappresenta la velocità di formazione di B.
La costante di velocità di una reazione risente della temperatura, crescendo all’aumentare di questa. L’aumento di temperatura va a incrementare il contenuto energetico delle molecole e quindi la frazione di quelle in grado di superare la barriera rappresentata dall’energia di attivazione della reazione: conseguentemente la velocità della reazione aumenta.
Che cos’è un catalizzatore?
Un catalizzatore non rende possibile alcuna reazione che non avverrebbe anche in sua assenza e al termine della reazione catalizzata non si ritrova tra i prodotti di questa.
Un catalizzatore semplicemente abbassa l’energia di attivazione di una reazione chimica permettendo il raggiungimento dell’equilibrio di questa in un tempo minore.
Spiega la differenza tra catalizzatori biologici e non.
La maggior parte dei catalizzatori non biologici (inorga-nici) sono relativamente aspecifici;
per esempio, il nero di platino catalizza praticamente qualsiasi reazione in cui uno dei reagenti sia l’idrogeno molecolare, dato che la sua azione consiste nel ridurre la forza del legame tra i due atomi nella molecola dell’H2.
Invece la maggior parte dei catalizzatori biologici — gli enzimi — è dotata di una elevata specificità.
Di solito un enzima catalizza soltanto una singola reazione chimica oppure, al massimo, un gruppo ristretto di reazioni strettamente correlate.
Nella saliva esiste un enzima che catalizza la demolizione dell’amido.
Spiega nel dettaglio il complesso enzima - substrato
Le molecole soggette all’azione catalitica sono dette substrati dell’enzima; le molecole dei o del substrato si legano alla superficie dell’enzima, in corrispondenza del suo sito attivo, la regione della molecola in cui ha effettivamente luogo la catalisi.
Il legame di un substrato al sito attivo di un enzima porta alla formazione di un complesso enzima-substrato, stabilizzato da uno o da più tipi di legami, quali quelli a idrogeno, le interazioni ioniche oppure i legami covalenti (fig. 26.7).
Il complesso enzima-substrato può quindi formare il prodotto o i prodotti della reazione, rigenerando l’enzima libero:
E + S <=> ES <=> E + P
in cui E è l’enzima, S il substrato, P il prodotto ed ES il complesso enzima-substrato.
L’enzima cambia alla fine della reazione?
Si noti che il simbolo E, l’enzima libero, si ritrova nella medesima forma chimica tanto all’inizio che al termine della precedente reazione; le sue molecole possono andare incontro a trasformazioni nel corso della reazione ma vengono rigenerate prima del termine della stessa.
Su cosa si basa la specificità di un enzima? Parla del lisozima.
La specificità di un enzima si basa sulla configurazione del suo sito attivo.
La figura 26.8 mostra la struttura terziaria dell’enzima lisozima, la cui azione litica a carico dei batteri estranei protegge gli organismi che lo producono.
Esso esplica tale funzione catalizzando la rottura di certe catene polisaccaridiche presenti nella parete cellulare di numerosi batteri.
Il lisozima è presente anche nelle lacrime e in altre secrezioni corporee ed è particolarmente abbondante nell’albume delle uova degli uccelli.
Nella figura 26.8 il sito attivo del lisozima appare come un’ampia fessura occupata dal substrato (raffigurato in verde).
La molecola del substrato si adatta con grande precisione al sito attivo, mentre altre molecole, caratterizzate da forma diversa oppure da caratteristiche chimiche diffe-renti, non possono formare un complesso con l’enzima.
Una volta che il complesso enzima-substrato (ES) si è formato, l’enzima può andare incontro a un cambiamento di struttura (fig. 26.9) con la comparsa di un adattamento indotto tra l’enzima stesso e il substrato, che migliora l’allineamento tra questa molecola e il sito attivo.