Pedagogia speciale Flashcards
Nel passato, la disabilità era accettata, dal punto di vista sociale?
Nel passato la disabilità era un evento anche abbastanza comune, ma non molto accettato dal punto di vista sociale. Per cui, chi nasceva con particolari difficoltà e/o condizioni, rischiava quella che possiamo chiamare l’esclusione sociale.
Com’era vista la disabilità nel periodo del medioevo?
Nel Medioevo, invece, la disabilità veniva accolta anche se c’era sempre questa visione esclusiva: veniva, ad esempio, vista con un sentimento di pietà: le persone disabili più fortunate, chiedendo la carità, trovavano qualcuno che si occupasse di loro; ma c’erano anche delle pratiche di esibizione: soprattutto per le persone con disabilità che erano caratterizzate da una certa mostruosità nell’aspetto della persona avevano la possibilità di usufruire di queste pratiche (particolari da vedersi, come il nanismo o persone deformi).
Quando si ha iniziato ad occuparsi di disabilità?
È stato verso la fine dell’Ottocento ed inizio Novecento che si ha iniziato ad occuparsi della disabilità, anche da un punto di vista medico ed esperienziale. Dunque, in seguito anche alle Guerre che hanno prodotto tanti disabili, il soggetto disabile è diventato oggetto di pensiero: orientato verso la necessità di dare assistenza a queste persone e non abbandonarle a sé stesse; così come, soprattutto nel caso della cecità, si ha iniziato a porre attenzione all’istruzione e all’educazione dei bambini ciechi.
Quando e in che situazione nasce il modello medico - assistenziale?
La Prima Guerra Mondiale è stata purtroppo un grande esperimento umano: la maggior parte delle persone che tornavano dal fronte erano invalide, sorde, cieche, malati, ma anche, dal punto di vista psichiatrico, molto compromesse a causa dei vissuti molto pesanti. A seguito di tutto questo, è nata la prospettiva o il modello «medio – assistenziale» per cui il disabile era una persona che aveva diritto di essere assistito in quanto malato.
Cosa afferma il modello medico - assistenziale?
La nascita del modello medico - assistenziale ha fatto sì che il mondo delle disabilità, così come il mondo delle malattie, divenisse campo di studio, intervento ed interesse dell’area medico – sanitaria. Inoltre, il modello medico – assistenziale pone l’attenzione sulla persona, e quindi sulla disabilità, in quanto un fatto individuale, cioè come un problema di quella persona che possiede dei bisogni e alla quale non si può adattare alle aspettative sociali e non riesce ad avere una vita come quella di tutti gli altri. Per questo motivo, gli interventi proposti vertono principalmente sulle cure mediche e sulla riabilitazione che punta alla guarigione del singolo o, per lo meno, al suo adattamento alle richieste di una società impostata su un funzionamento per normodotati.
Inoltre, c’è anche un risvolto politico dietro questo modello, per anni ha confinato l’interesse della disabilità in finanziamenti e supporti da dare al campo medico e sanitario, non vedendo nella persona disabile delle potenzialità di vita all’interno della società.
Quali sono gli aspetti positivi del modello medico - assistenziale?
L’attenzione viene posta a tutti i bisogni di cura, di assistenza e di accudimento della persona con disabilità.
Quali sono gli aspetti negativi del modello medico - assistenziale?
- persona viene identificata con il suo deficit e trattata in quanto malata: la persona viene vista come mancante di qualcosa, deficitaria; come se, il deficit che quella persona ha, influenzasse tutta la sua vita e priva delle potenzialità per vivere una vita anche di qualità (viene valutata per ciò che le manca e non per ciò che ha);
- C’è la tendenza ad escludere la persona con disabilità dalla vita comune e dalla società.
Qual è la differenza tra la parola malattia e disabilità?
- La «malattia» è qualcosa che sopraggiunge nella vita dalla quale si guarisce o non si guarisce e richiede un periodo di assistenza nella vita della persona;
- La «disabilità» può essere una condizione che la persona vive dalla nascita o da un certo periodo della sua vita, per tutto il resto della sua vita; non è tanto una malattia, ma una condizione in cui la persona si trova a vivere
Quali eventi si sono verificati nel mondo della disabilità, durante gli anni ‘60?
Durante gli anni Sessanta del Novecento ci sono stati degli eventi molto importanti per il mondo della disabilità. Uno di questi è la «Legge Basaglia»: Basaglia è stato un incaricato primario nei manicomi a Gorizia e poi a Trieste, che ordina di chiudere tutti i manicomi. A quel tempo, i manicomi e gli istituti erano degli spazi molto grandi, anonimi, con all’interno tutto depersonalizzato: vi era quindi la riduzione della persona ad un numero. Per cui, la persona che entrava in manicomio, veniva spogliata da tutto e si trovava obbligata a vivere in luoghi vuoti dal punto di vista identitario e sociale.
Cosa ha fatto Basaglia?
Basaglia ha avuto il merito di iniziare a pensare ai soggetti disabili non più come oggetti da contenere, ma come persone che hanno dei bisogni.
Cosa sono i Disability Stadies?
Intorno agli anni ‘70 si sono affermati dei movimenti di protesta da parte di alcuni gruppi formati da persone disabili. Così si ha incominciato a dar vita ai Disability Stadies, ovvero partecipazioni ampie di attivisti disabili i quali volevano rompere con il modello medico - assistenziale e proporre un modello di visione della disabilità considerata di tipo sociale, ovvero una trasposizione della responsabilità, rispetto alla disabilità, sulla società.
Cosa affermano Disability Stadies?
Presentano una analisi della disabilità basata su alcuni principi:
- hanno portato un contributo all’uso del linguaggio: hanno portato la distinzione tra la parola «deficit» (condizione biologica) e «disabilità» (condizione sociale);
- è la società che si deve attivare per rimuovere gli ostacoli e le barriere che impediscono alla persona con disabilità di vivere allo stesso modo degli altri;
- Propongono una connotazione della disabilità intesa come una oppressione sociale;
- hanno portato un’ottica di necessità di emancipazione: le persone disabili possano mettersi in gioco, in prima linea, favorendo un percorso di crescita e di sviluppo basato sui diritti.
Quali sono le critiche fatte al modello sociale?
1) È estremamente centrato sull’analisi della società e non va a considerare l’elemento soggettivo, ovverosia l’individuo che ha anche una sua parte nel successo della propria vita;
2) Il carattere oppressivo della società non è generalizzabile a tutte le persone con disabilità;
3) Pesa il forte condizionamento di quelle che sono le politiche locali, cioè è molto condizionato dagli investimenti che le politiche fanno rispetto ai bisogni delle disabilità.
Come vede la disabilità il modello interattivo?
Il modello interattivo afferma che la disabilità sia il risultato dell’interazione tra tanti fattori: tra questi fattori c’è la persona (con tutte le sue caratteristiche e peculiarità) ed il contesto in cui quella persona vive (contesto inteso come luogo dove la disabilità può essere amplificata o ridotta; e luogo che può generare opportunità come può presentare ostacoli allo sviluppo di quella persona).
Quali sono gli esempi del modello interattivo?
1) Il modello ICF: «Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute»: documento che è stato emanato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
2) Il modello PPH: modello di processo di produzione della disabilità, sviluppato negli anni Ottanta in Canada.
Come definisce il concetto di benessere l’OMS?
«Un completo stato di benessere fisico, mentale e sociale e non solo l’assenza di malattia o infermità».
Per cui il benessere che si sperimenta non deve essere solo fisico ma anche psicologico. Il concetto di benessere, secondo l’OMS, si espande grazie alla qualità del rapporto che si ha con le altre persone e con l’ambiente: l’ambiente e le relazioni sociali sono i creatori o istruttori del benessere di una persona.
A cosa ha dato luogo il concetto di benessere?
Lattenzione che l’OMS ha dato al concetto di «benessere» ha anche dato luogo a un modello e a una prospettiva di analisi della persona da un punto di vista «Bio – Psico – Sociale», e quindi l’importanza di dare attenzione a tutti gli aspetti della persona.
Da dove nasce il concetto di «Qualità della Vita»?
Il concetto di «Qualità della Vita» è un concetto, nato in ambito statistico ed economico, volto a poter misurare la qualità della vita dei cittadini (ad esempio tramite dei dati statistici si può valutare l’inquinamento oppure la qualità dei trasporti…).
Quali sono i due modi per definire la qualità della vita delle persone?
- In modo oggettivo: fa riferimento a tutte una serie di cose che si possono misurare chiaramente;
- In modo soggettivo: ovvero la concezione della persona rispetto alla propria vita che è legata ad altri fattori (ad esempio le aspettative che io posso avere nei confronti della mia stessa vita).
Come definisce l’OMS la qualità della vita delle persone?
«La percezione dell’individuo della propria posizione nella vita nel contesto dei sistemi culturali e dei valori di riferimento nei quali è inserito e in relazione ai propri obiettivi, aspettative, standard e interessi» (1995).
In altre parole si riferisce allo stato di salute fisico e psicologico di ogni singolo individuo, al livello di indipendenza, delle relazioni sociali, delle credenze personali, e al rapporto con le caratteristiche del proprio ambiente di vita.
Come definiscono il concetto di qualità della vita Schalock e Browun?
1) Schalock: che si riferisce alla qualità della vita come il grado di soddisfazione percepita nelle principali aree della propria vita, quali relazioni familiari, relazioni sociali, scuola, lavoro…;
2) Browun: suggerisce che ci sia anche la possibilità di essere soddisfatto tenendo presente che noi abbiamo una vita che possiamo migliorare riducendo al massimo la discrepanza tra quelle che sono le necessità di una persona e la capacità che possiede per soddisfare queste necessità.
Gli studiosi sostengono che vi sono quindi due aspetti misurabili della qualità della vita. Quali sono?
1) Misurabilità Oggettiva: data dagli aspetti più materiali nei vari contesti come il lavoro, famiglia;
2) Misurabilità Soggettiva: data dalla perfezione e valutazione soggettiva che si ha rispetto alla propria vita individuale e collettiva nei vari contesti di vita.
Quali sono i due manuali diagnostici che sono stati stilati dall’OMS?
- L’ICD – X: “classificazione statistica internazionale delle malattie, degli infortuni e delle cause di morte”. Non è altro che la classificazione delle cause dei disturbi psichici e comportamentali e delle cause di morte. L’ICD – X è il manuale diagnostico che si utilizza in clinica per dare una definizione del disturbo, della disabilità, della condizione della malattia che caratterizza una persona;
- Il DMS – V (oggi alla sua quinta versione): manuale statistico diagnostico dei disturbi mentali che può essere utilizzato in alternativa all’ICD – X.
Perché l’OMS decide di affiancare un ulteriore manuale all’ICD - X? Qual è?
L’ICD - X e il DSM - V ci forniscono una classificazione delle malattie e dei disturbi, e quindi ci restituiscono una diagnosi e un’etichetta della persona, ma ci restituiscono ben poco della persona. Questa riflessione è stata fatta anche dall’OMS ed è per questo che decide di affiancare all’ICD – X un ulteriore documento: l’ICIDH.