Pedagogia speciale Flashcards

1
Q

Nel passato, la disabilità era accettata, dal punto di vista sociale?

A

Nel passato la disabilità era un evento anche abbastanza comune, ma non molto accettato dal punto di vista sociale. Per cui, chi nasceva con particolari difficoltà e/o condizioni, rischiava quella che possiamo chiamare l’esclusione sociale.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
2
Q

Com’era vista la disabilità nel periodo del medioevo?

A

Nel Medioevo, invece, la disabilità veniva accolta anche se c’era sempre questa visione esclusiva: veniva, ad esempio, vista con un sentimento di pietà: le persone disabili più fortunate, chiedendo la carità, trovavano qualcuno che si occupasse di loro; ma c’erano anche delle pratiche di esibizione: soprattutto per le persone con disabilità che erano caratterizzate da una certa mostruosità nell’aspetto della persona avevano la possibilità di usufruire di queste pratiche (particolari da vedersi, come il nanismo o persone deformi).

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
3
Q

Quando si ha iniziato ad occuparsi di disabilità?

A

È stato verso la fine dell’Ottocento ed inizio Novecento che si ha iniziato ad occuparsi della disabilità, anche da un punto di vista medico ed esperienziale. Dunque, in seguito anche alle Guerre che hanno prodotto tanti disabili, il soggetto disabile è diventato oggetto di pensiero: orientato verso la necessità di dare assistenza a queste persone e non abbandonarle a sé stesse; così come, soprattutto nel caso della cecità, si ha iniziato a porre attenzione all’istruzione e all’educazione dei bambini ciechi.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
4
Q

Quando e in che situazione nasce il modello medico - assistenziale?

A

La Prima Guerra Mondiale è stata purtroppo un grande esperimento umano: la maggior parte delle persone che tornavano dal fronte erano invalide, sorde, cieche, malati, ma anche, dal punto di vista psichiatrico, molto compromesse a causa dei vissuti molto pesanti. A seguito di tutto questo, è nata la prospettiva o il modello «medio – assistenziale» per cui il disabile era una persona che aveva diritto di essere assistito in quanto malato.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
5
Q

Cosa afferma il modello medico - assistenziale?

A

La nascita del modello medico - assistenziale ha fatto sì che il mondo delle disabilità, così come il mondo delle malattie, divenisse campo di studio, intervento ed interesse dell’area medico – sanitaria. Inoltre, il modello medico – assistenziale pone l’attenzione sulla persona, e quindi sulla disabilità, in quanto un fatto individuale, cioè come un problema di quella persona che possiede dei bisogni e alla quale non si può adattare alle aspettative sociali e non riesce ad avere una vita come quella di tutti gli altri. Per questo motivo, gli interventi proposti vertono principalmente sulle cure mediche e sulla riabilitazione che punta alla guarigione del singolo o, per lo meno, al suo adattamento alle richieste di una società impostata su un funzionamento per normodotati.
Inoltre, c’è anche un risvolto politico dietro questo modello, per anni ha confinato l’interesse della disabilità in finanziamenti e supporti da dare al campo medico e sanitario, non vedendo nella persona disabile delle potenzialità di vita all’interno della società.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
6
Q

Quali sono gli aspetti positivi del modello medico - assistenziale?

A

L’attenzione viene posta a tutti i bisogni di cura, di assistenza e di accudimento della persona con disabilità.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
7
Q

Quali sono gli aspetti negativi del modello medico - assistenziale?

A
  1. persona viene identificata con il suo deficit e trattata in quanto malata: la persona viene vista come mancante di qualcosa, deficitaria; come se, il deficit che quella persona ha, influenzasse tutta la sua vita e priva delle potenzialità per vivere una vita anche di qualità (viene valutata per ciò che le manca e non per ciò che ha);
  2. C’è la tendenza ad escludere la persona con disabilità dalla vita comune e dalla società.
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
8
Q

Qual è la differenza tra la parola malattia e disabilità?

A
  • La «malattia» è qualcosa che sopraggiunge nella vita dalla quale si guarisce o non si guarisce e richiede un periodo di assistenza nella vita della persona;
  • La «disabilità» può essere una condizione che la persona vive dalla nascita o da un certo periodo della sua vita, per tutto il resto della sua vita; non è tanto una malattia, ma una condizione in cui la persona si trova a vivere
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
9
Q

Quali eventi si sono verificati nel mondo della disabilità, durante gli anni ‘60?

A

Durante gli anni Sessanta del Novecento ci sono stati degli eventi molto importanti per il mondo della disabilità. Uno di questi è la «Legge Basaglia»: Basaglia è stato un incaricato primario nei manicomi a Gorizia e poi a Trieste, che ordina di chiudere tutti i manicomi. A quel tempo, i manicomi e gli istituti erano degli spazi molto grandi, anonimi, con all’interno tutto depersonalizzato: vi era quindi la riduzione della persona ad un numero. Per cui, la persona che entrava in manicomio, veniva spogliata da tutto e si trovava obbligata a vivere in luoghi vuoti dal punto di vista identitario e sociale.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
10
Q

Cosa ha fatto Basaglia?

A

Basaglia ha avuto il merito di iniziare a pensare ai soggetti disabili non più come oggetti da contenere, ma come persone che hanno dei bisogni.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
11
Q

Cosa sono i Disability Stadies?

A

Intorno agli anni ‘70 si sono affermati dei movimenti di protesta da parte di alcuni gruppi formati da persone disabili. Così si ha incominciato a dar vita ai Disability Stadies, ovvero partecipazioni ampie di attivisti disabili i quali volevano rompere con il modello medico - assistenziale e proporre un modello di visione della disabilità considerata di tipo sociale, ovvero una trasposizione della responsabilità, rispetto alla disabilità, sulla società.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
12
Q

Cosa affermano Disability Stadies?

A

Presentano una analisi della disabilità basata su alcuni principi:
- hanno portato un contributo all’uso del linguaggio: hanno portato la distinzione tra la parola «deficit» (condizione biologica) e «disabilità» (condizione sociale);
- è la società che si deve attivare per rimuovere gli ostacoli e le barriere che impediscono alla persona con disabilità di vivere allo stesso modo degli altri;
- Propongono una connotazione della disabilità intesa come una oppressione sociale;
- hanno portato un’ottica di necessità di emancipazione: le persone disabili possano mettersi in gioco, in prima linea, favorendo un percorso di crescita e di sviluppo basato sui diritti.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
13
Q

Quali sono le critiche fatte al modello sociale?

A

1) È estremamente centrato sull’analisi della società e non va a considerare l’elemento soggettivo, ovverosia l’individuo che ha anche una sua parte nel successo della propria vita;
2) Il carattere oppressivo della società non è generalizzabile a tutte le persone con disabilità;
3) Pesa il forte condizionamento di quelle che sono le politiche locali, cioè è molto condizionato dagli investimenti che le politiche fanno rispetto ai bisogni delle disabilità.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
14
Q

Come vede la disabilità il modello interattivo?

A

Il modello interattivo afferma che la disabilità sia il risultato dell’interazione tra tanti fattori: tra questi fattori c’è la persona (con tutte le sue caratteristiche e peculiarità) ed il contesto in cui quella persona vive (contesto inteso come luogo dove la disabilità può essere amplificata o ridotta; e luogo che può generare opportunità come può presentare ostacoli allo sviluppo di quella persona).

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
15
Q

Quali sono gli esempi del modello interattivo?

A

1) Il modello ICF: «Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute»: documento che è stato emanato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
2) Il modello PPH: modello di processo di produzione della disabilità, sviluppato negli anni Ottanta in Canada.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
16
Q

Come definisce il concetto di benessere l’OMS?

A

«Un completo stato di benessere fisico, mentale e sociale e non solo l’assenza di malattia o infermità».
Per cui il benessere che si sperimenta non deve essere solo fisico ma anche psicologico. Il concetto di benessere, secondo l’OMS, si espande grazie alla qualità del rapporto che si ha con le altre persone e con l’ambiente: l’ambiente e le relazioni sociali sono i creatori o istruttori del benessere di una persona.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
17
Q

A cosa ha dato luogo il concetto di benessere?

A

Lattenzione che l’OMS ha dato al concetto di «benessere» ha anche dato luogo a un modello e a una prospettiva di analisi della persona da un punto di vista «Bio – Psico – Sociale», e quindi l’importanza di dare attenzione a tutti gli aspetti della persona.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
18
Q

Da dove nasce il concetto di «Qualità della Vita»?

A

Il concetto di «Qualità della Vita» è un concetto, nato in ambito statistico ed economico, volto a poter misurare la qualità della vita dei cittadini (ad esempio tramite dei dati statistici si può valutare l’inquinamento oppure la qualità dei trasporti…).

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
19
Q

Quali sono i due modi per definire la qualità della vita delle persone?

A
  1. In modo oggettivo: fa riferimento a tutte una serie di cose che si possono misurare chiaramente;
  2. In modo soggettivo: ovvero la concezione della persona rispetto alla propria vita che è legata ad altri fattori (ad esempio le aspettative che io posso avere nei confronti della mia stessa vita).
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
20
Q

Come definisce l’OMS la qualità della vita delle persone?

A

«La percezione dell’individuo della propria posizione nella vita nel contesto dei sistemi culturali e dei valori di riferimento nei quali è inserito e in relazione ai propri obiettivi, aspettative, standard e interessi» (1995).
In altre parole si riferisce allo stato di salute fisico e psicologico di ogni singolo individuo, al livello di indipendenza, delle relazioni sociali, delle credenze personali, e al rapporto con le caratteristiche del proprio ambiente di vita.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
21
Q

Come definiscono il concetto di qualità della vita Schalock e Browun?

A

1) Schalock: che si riferisce alla qualità della vita come il grado di soddisfazione percepita nelle principali aree della propria vita, quali relazioni familiari, relazioni sociali, scuola, lavoro…;
2) Browun: suggerisce che ci sia anche la possibilità di essere soddisfatto tenendo presente che noi abbiamo una vita che possiamo migliorare riducendo al massimo la discrepanza tra quelle che sono le necessità di una persona e la capacità che possiede per soddisfare queste necessità.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
22
Q

Gli studiosi sostengono che vi sono quindi due aspetti misurabili della qualità della vita. Quali sono?

A

1) Misurabilità Oggettiva: data dagli aspetti più materiali nei vari contesti come il lavoro, famiglia;
2) Misurabilità Soggettiva: data dalla perfezione e valutazione soggettiva che si ha rispetto alla propria vita individuale e collettiva nei vari contesti di vita.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
23
Q

Quali sono i due manuali diagnostici che sono stati stilati dall’OMS?

A
  • L’ICD – X: “classificazione statistica internazionale delle malattie, degli infortuni e delle cause di morte”. Non è altro che la classificazione delle cause dei disturbi psichici e comportamentali e delle cause di morte. L’ICD – X è il manuale diagnostico che si utilizza in clinica per dare una definizione del disturbo, della disabilità, della condizione della malattia che caratterizza una persona;
  • Il DMS – V (oggi alla sua quinta versione): manuale statistico diagnostico dei disturbi mentali che può essere utilizzato in alternativa all’ICD – X.
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
24
Q

Perché l’OMS decide di affiancare un ulteriore manuale all’ICD - X? Qual è?

A

L’ICD - X e il DSM - V ci forniscono una classificazione delle malattie e dei disturbi, e quindi ci restituiscono una diagnosi e un’etichetta della persona, ma ci restituiscono ben poco della persona. Questa riflessione è stata fatta anche dall’OMS ed è per questo che decide di affiancare all’ICD – X un ulteriore documento: l’ICIDH.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
25
Qual è lo scopo dell'ICIDH?
L'ICIDH ha lo scopo di affiancare l’ICD – X (non sostituirlo) finalizzandolo ad un approfondimento di quella che è la condizione della persona che ha ricevuto una diagnosi: questo perché ci si era resi conto che basare tutte le conoscenze solo su una diagnosi che la persona riceve, è ben limitante. Dunque, l’ICIDH è un documento che ha come obiettivo quello di dare informazioni sul funzionamento della persona sul piano corporeo, sociale e personale, in relazione anche al contesto in cui vive.
26
Qual è la differenza tra ICD - X e l'ICIDH?
- ICD - X: si occupa solamente di classificare le malattie ma non delle conseguenze che queste malattie hanno sulla vita delle persone; - ICIDH: interviene andando ad analizzare le conseguenze che quella malattia ha, rispetto ad eventuali menomazioni, disabilità ed handicap.
27
Cosa ha introdotto l'ICIDH?
L’ICIDH ha introdotto le prime definizioni internazionali sulla disabilità e distingue le conseguenze anatomiche e funzionali dell’evento morboso (danno e menomazione), dalla perdita di capacità della persona (disabilità) che ne deriva e le conseguenze dell’impatto della disabilità con gli ostacoli posti dall’ambiente architettonico, psicologico e socio – economico (handicap).
28
Cos'è la menomazione (ICIDH)?
La menomazione si riferisce a qualsiasi perdita o anormalità (che può essere transitoria o permanente) e comprende l’esistenza o l’evenienza di anomalie, difetti o perdite a carico di arti, organi, tessuti o altre strutture del corpo: ad esempio nascere con due dita in meno della mano destra ma anche avere un incidente e gli si viene amputata una gamba. La menomazione rappresenta, dunque, l’esteriorizzazione di uno stato patologico e riflette un disturbo a livello di organo. Ma, le menomazioni possono essere anche a livello di funzioni mentali: come perdere la memoria.
29
Cos'è la disabilità (ICIDH)?
La disabilità si riferisce a qualsiasi restrizione o carenza della capacità di svolgere un’attività (conseguente a menomazione) nel modo e nei limiti ritenuti normali per un essere umano.
30
Cos'è l'handicap (ICIDH)?
L'handicap rappresenta una condizione di svantaggio sociale, vissuta da una persona in conseguenza alla disabilità e menomazione, che limita o impedisce la possibilità di ricoprire il ruolo normalmente proprio alla persona in relazione all’età, sesso, ai fattori socioculturali (OMS).
31
L’ICIDH era un modello che andava a fare un’analisi in modo sequenziale. In che senso?
Una volta riscontrata la patologia (come malformazioni, eventi traumatici o malattie), una persona può subire una menomazione, ovvero la perdita o l’anomalia strutturale o funzionale, fisica o psichica. La menomazione può portare alla disabilità, ovvero alla limitazione della persona nello svolgimento di una o più attività considerate normali per un essere umano della stessa età. Infine questa disabilità, secondo l’OMS, porta come conseguenza l’handicap, ovvero una variabile del rapporto tra persone con disabilità e il loro ambiente: si verifica quando esse incontrano barriere culturali, fisiche o sociali che impediscono l’accesso ai vari sistemi della società. Tale handicap corrisponde alla perdita o alla limitazione di opportunità di prendere parte alla vita della comunità allo stesso livello degli altri cittadini.
32
Quali sono le critiche riportate all'ICIDH?
- non è scontato e non è detto che ci sia sempre un legame consequenziale tra le menomazioni, disabilità ed handicap; - categorie appaiono spesso inadeguate; - lavora fin da subito in termini negativi; - dà poca importanza alle variabili contestuali.
33
Di che cosa si tratta l'ICF?
L’ICF è un ulteriore documento (pubblicato dall'OMS nel 2001) che affianca l’ICD – X con la finalità di andare a fondo al funzionamento della persona in relazione al contesto in cui si vive. L’ICF è una «Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute» e non si tratta di una classificazione delle «conseguenze delle malattie» ma delle «componenti della salute».
34
Quali sono stati i cambiamenti portati dall'ICF?
- Con l’ICF si parte da uno stato di salute più generale: mentre l’ICIDH partiva ad analizzare direttamente la situazione della persona facendo riferimento solo al disturbo (l’ICIDH partiva dal concetto di menomazione  che cosa manca alla persona); con l’ICF si parte da un’analisi della condizione generale della persona per poi andare ad analizzare che cosa non funziona; - L’obiettivo dell’ICF è analizzare il funzionamento della persona all’interno di un’ottica complessa che tiene in considerazione una serie di fattori legati all’ambiente e all’individuo stesso.
35
Di che cosa si tratta L'ICF - CY?
Nel 2007 è uscita una versione più aggiornata dell’ICF chiamata ICF – CY («Children and Young») ed è una versione che tiene presente non soltanto la condizione adulta (come la versione del 2001) ma tiene presente anche la condizione dell’età evolutiva (analizzare lo stato di salute di un bambino è diverso da analizzare lo stato di salute di un adulto).
36
Quali sono gli aspetti fondamentali dell'ICF?
1. L’ICF non ci restituisce una diagnosi, come il DSM, ma ci permette di ottenere un profilo di funzionamento della persona: non ci dice che la persona è affetta dalla Sindrome di Williams, ma ci restituisce un profilo di come funziona quella persona in base al suo profilo generale. 2. L’obiettivo dell’ICF è quello di arrivare a descrivere la natura e la gravità delle limitazioni del funzionamento della persona e ci permette anche di fare un’analisi di quelli che sono i fattori ambientali e quanto essi influiscono sul funzionamento della persona. Ad esempio, una persona che nasce cieco e ha una serie di limitazioni funzionali legate alla mancanza della vista, l’ambiente in cui egli cresce, può diventare un fattore di aiuto e supporto (con l’educazione precoce, l’uso di sistemi alternativi di apprendimento) che riduce la disabilità, senza togliere la sua menomazione.
37
Da dove parte ad analizzare la persona l'ICF?
Per prima cosa si parte dalla condizione di salute della persona ed eventuali menomazioni, disturbi o malattie che vengono valutati dall’ambito sanitario (l’analisi delle funzioni corporee e strutture corporee). Dalle funzioni corporee e strutture corporee si vanno ad individuare le ricadute che le condizioni della persona hanno sia sulla capacità di agire sia sulla capacità di svolgere un compito in una condizione più complessa. Dopodichè si valutano anche i fattori ambientali e i fattori personali che intervengono.
38
Cos'è la Legge 104 e di che cosa si tratta?
La Legge più significativa ancora oggi attuata in tema di diritti per le persone con la disabilità è la Legge 104 del 5 Febbraio 1992 ovverosia la «Legge Quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate
39
Quali sono gli obiettivi della Legge 104?
- Garantire il pieno rispetto della dignità umana; - Garantire il diritto di libertà e di autonomia della persona handicappata; - Promuovere la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società.
40
Di che cosa ha avuto il merito la Legge 104?
La Legge 104 ha il merito di introdurre una disciplina organica del settore, con la funzione di garantire alle persone con disabilità rispetto a tutte le componenti della loro vita oltre ai loro bisogni, come: la tutela alla salute, l’assistenza, il diritto all’istruzione e alla formazione professionale, le misure a sostegno del diritto al lavoro, promozione dell’accesso alla cultura e allo sport e tutti quegli aspetti connessi alla possibilità di perseguire e vivere un’esistenza libera e dignitosa.
41
Che cosa prevede la Legge 104/1992?
La Legge 104/1992 prevede l’istituzione dei gruppi di lavoro inter – istituzionale Provinciale/Regionale (GLIP e GLIR), ovvero gruppi di lavoro multi – disciplinare con l’obiettivo di mettere in campo degli accordi di programma tramite i quali i soggetti coinvolti si impegnano a svolgere in maniera coordinata e sinergica i compiti che la Legge assegna loro.
42
Quali sono gli strumenti di lavoro per garantire loro l’integrazione che la Legge prevedeva?
- Diagnosi Clinica o Medica (stabilita dai manuali DSM – V e l’ICD – X) che inquadra la situazione e la condizione della persona oltre al suo profilo di funzionamento: una volta definita la gravità della situazione di una persona, si va a definire il suo livello di invalidità e i suoi bisogni; - Diagnosi Funzionale e il Profilo Dinamico Funzionale, dal punto di vista clinico – sanitario; - Piano Educativo Individualizzato, dal punto di vista educativo.
43
Di che cosa si tratta la diagnosi clinica o medica?
La Diagnosi Clinica si tratta di una dichiarazione della situazione clinica del bambino con disabilità. Questa viene fatta, in fase iniziale oppure può venir svolta nella fase evolutiva in seguito a delle segnalazioni.
44
Chi ha il compito di fornire le segnalazioni riguardo a possibili disabilità del bambino?
Un ruolo importante non tanto per diagnosticare ma per dare una segnalazione della possibile disabilità del bambino, va alle scuole e alle educatrici dei nidi d’infanzia che riferiscono ciò che hanno osservato alla famiglia di quel bambino e, naturalmente, spetta proprio alla famiglia rivolgersi ai centri specializzati della sanità per fare approfondimenti rispetto ad una segnalazione. L’educatore, dunque, deve limitarsi a osservare i comportamenti che possono sembrare devianti, anormali o strani, raccogliere le informazioni, metterle in relazione con le proprie conoscenze e segnalare il tutto alla famiglia.
45
Di che cosa si tratta la Diagnosi Funzionale?
La Diagnosi Funzionale si tratta della «descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psicofisico dell’alunno in situazione di handicap» (non è altro che la descrizione che viene data dall’ICIDH, ovvero di quelle che sono le compromissioni funzionali di cui è affetto il soggetto). La DF fornisce ciò che è l’anamnesi fisiologica e patologica, prossima e remota (dal passato fino a quel momento) del soggetto.
46
La Diagnosi Funzionale una volta andava stipulata tendendo conto di sei dimensioni dello sviluppo del bambino. Quali sono?
1. aspetto cognitivo 2. aspetto affettivo - relazionale 3. aspetto linguistico 4. aspetto motorio - prassico 5. aspetto neuropsicologico 6. autonomia personale e sociale. La Diagnosi Funzionale si tratta di una ricognizione analitica delle funzioni attive del soggetto e di quelle che sono le strategie che la persona ha mobilitato nel corso della sua esperienza per far fronte ai problemi e alla difficoltà della sua vita: ad esempio, un bambino che utilizza la mimica per parlare, vuol dire che ha attivato una strategia per far fronte alla sua difficoltà.
47
Di che cosa si tratta la Profilo Dinamico Funzionale?
Il «Profilo Dinamico Funzionale» che si tratta di un documento conseguente alla Diagnosi Funzionale con l’obiettivo di analizzare i possibili e probabili livelli di risposta dell’alunno in situazioni di handicap, in riferimento alle attività e alle esperienze che si intendono realizzare durante il percorso scolastico.
48
Perché il «Profilo Dinamico Funzionale» viene definito «Dinamico»?
Il Profilo è Dinamico in quanto non si limita a fotografare la situazione esistente o non si sta indicando solo quella che è la condizione attuale del soggetto; ma coglie e descrive comportamenti, strategie, competenze, conoscenze, abilità, possibili evoluzioni che si ha avuto modo di osservare e registrare durante i momenti condivisi con l’allievo disabile (genitori, insegnanti).
49
Perché il «Profilo Dinamico Funzionale» viene definito «Funzionale»?
Il Profilo è Funzionale in quanto deve descrivere le risposte concrete e personali che il soggetto attiva in rapporto a ben definite situazioni di vita: in altri termini, si tratta di evidenziare le funzioni attive (cioè le potenzialità) che possano essere ulteriormente ampliate, potenziate e affinate in relazione al proprio progetto di crescita.
50
Di che cosa si tratta il Piano Educativo Individualizzato?
Si tratta di un documento di programmazione che deve definire tutto ciò che insegnanti ed educatori intendono fare per sviluppare capacità, conoscenze e apprendimenti del bambino. Il Piano Educativo Individualizzato deve contenere progetti didattico – educativi, riabilitativi e di socializzazione individuali, nonché delle forme di integrazione tra le attività scolastiche e quelle extrascolastiche.
51
Quali cambiamenti ha portato il Decreto legislativo 66/2017?
Il Decreto Legislativo 66 del 13 aprile 2017 ha portato a una modifica tale per cui, dal gennaio 2019, la Diagnosi Funzionale e il Profilo Dinamico Funzionale verranno sostituiti da un unico documento definito «Profilo di Funzionamento» e diventerà il documento propedeutico alla formulazione del PEI. Il Profilo di Funzionamento viene redatto dopo l’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva (la Diagnosi clinica rimane), ma la novità sta nel fatto che il Profilo di Funzionamento andrà fatto sulla base il modello «bio – psico – sociale» della «Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute» (cioè l’ICF).
52
Quali cambiamenti ha portato il Decreto legislativo 66/2017 riguardo il PEI?
- Definire sia le competenze professionali che entrano in gioco, sia quelle che vengono definite le «misure di sostegno» e le risorse che si mettono in campo ai fini dell’inclusione scolastica. - Viene redatto con la collaborazione dei genitori dell’alunno, nel rispetto del diritto di autodeterminazione, dello studente con disabilità (viene dato il diritto al bambino di dire la sua opinione, esprimere desideri), del dirigente scolastico e di un docente specializzato sul sostegno. - Viene aggiornato al passaggio di ogni grado di istruzione. - Viene condiviso e trasmesso ai genitori o a chi esercita la responsabilità genitoriale.
53
Di che cosa si tratta il progetto di vita?
Il Progetto di vita di solito viene associato al PEI ed è legato al riconoscimento di adultità che bisogna dare alle persone con disabilità. E' fondamentale che chi sta vicino a un bambino con disabilità, debba avere la capacità di vederlo, un domani, come un adulto e di proiettare la sua adultità, come si fa come qualsiasi altro bambino: costruire con loro e insieme a loro le basi per farli diventare adulti e pensare a degli obiettivi orientati il più possibile alla vita adulta.
54
A che cosa serve il progetto di vita?
Il progetto di vita è importante per la stipulazione del PEI ovverosia l’atto che documenta la programmazione che vi è dietro una persona. La progettazione è personalizzata per aderire al meglio alle capacità residuali dell’utente e potenziali in linea con ciò che è per lui/lei funzionale. Per cui, il PEI viene costruito tenendo presente quelle che sono le caratteristiche di quella persona: non è un documento uguale per tutti, ma viene cucito ad hoc su quella persona. Dal punto di vista burocratico, contiene: una parte anagrafica (nascita, abitazione), dei dati personali (il suo contesto di vita, la sua famiglia, con chi vive) e una maggior attenzione alle caratteristiche personali e ai bisogni. Solitamente, il PEI è un documento che viene sviluppato dopo un periodo di conoscenza e osservazione più approfondita della persona: di solito il PEI va stipulato dopo 2/3 mesi di conoscenza della persona.
55
Quali tappe prevede la progettualità per la stipulazione del PEI?
1) analisi della situazione: osservare il soggetto in modo da conoscerlo sotto tutti i punti di vista (affettivo, relazionale, fisico, emotivo…); il contesto in cui si trova a vivere e in cui è inserito; il rapporto tra richieste e aspettative ambientali; i potenziali di sviluppo; 2) definire le finalità educative e obiettivi didattici; 3) definire i procedimenti metodologici; 4) verifica e valutazione.
56
Possiamo suddividere i portatori di disabilità in quattro macro – categorie fondamentali. Quali sono?
1. Portatori di disabilità sensoriale: riguardano i sensi (vista, udito, ma anche tatto, gusto, olfatto); 2. Portatori di disabilità motorie: riguardano la motricità e l’efficienza degli organi delle parti del corpo deputati al movimento; 3. Portatori di disabilità intellettive: riguardano le carenze a livello intellettivo, di apprendimento, di vita autonoma; 4. Portatori di disabilità psichica: riguardano i problemi psichici (disturbi mentali) e relazionali (psicosi) e i problemi psicologici (nevrosi gravi e invadenti).
57
Quali sono altre caratteristiche che riguardano il mondo della disabilità?
- La pluridisabilità: implica la presenza contemporanea di più deficit e di più limitazioni compresenti nella stessa persona. Esistono alcune disabilità che possono presentarsi in comorbidità con altre problematiche: la cecità e la sordità, in alcuni casi, si possono presentare assieme; - Le disabilità acquisite: riduzione di abilità che la persona prima possedeva e ha perso in seguito ad una modificazione dello stato di salute; - L’invecchiamento: anche il passare degli anni e l’invecchiare comporta la perdita di tutta una serie di funzionalità le quali corrono il rischio di generare delle disabilità nella persona che prima non erano presenti in tutto il suo arco di vita precedente.
58
Qual è uno dei grossi rischi che si corrono quando ci troviamo davanti a persone con disabilità motorie importanti?
Quando le disabilità motorie sono importanti, uno dei problemi più grossi che si riscontra sono le barriere architettoniche le quali sono il principale impedimento per lo sviluppo regolare delle attività quotidiane. La Legge n.13 del 1989 si occupa di garantire il diritto fondamentale di tutti i cittadini con disabilità di muoversi agevolmente nei luoghi pubblici, accedere alle parti comuni degli edifici e spostarsi con naturalezza negli ambienti residenziali e domestici. Attualmente, però, i lavori di abbattimento delle barriere sono ancora molto ridotti.
59
Di che cosa si tratta il senso cinestetico?
Dicono che abbiamo anche un sesto senso di tipo cinestesico, cioè legato alla capacità di percepire il movimento che, effettivamente, è presente soprattutto nelle persone cieche dato che imparano ad utilizzare altri sensi rispetto alla vista fin da subito.
60
Come ci viene misurata la vista?
Durante una visita oculistica, a cui prima o poi tutti ci sottoponiamo, ci viene misurata l’acuità visiva, cioè la capacità di mettere a fuoco uno stimolo sia da lontano sia da vicino. Un altro elemento della vista che viene valutato, ovverosia il campo visivo che non è altro che la fetta di ampiezza della vista che noi riusciamo a dominare sia con la vista diretta e sia con quella laterale.
61
Tutti i difetti della vista sono da considerarsi disabilità?
Esistono moltissimi difetti della vista (come la miopia, l'astigmatismo) che non sono, però, considerati ad oggi delle disabilità in quanto sono correggibili sia chirurgicamente dia con l'utilizzo di lenti. Per cui, tutto ciò che è correggibile attraverso queste due modalità non rientra nella classificazione delle disabilità visive
62
Quali sono gli aspetti che possono essere danneggiati della disabilità motoria?
- Di fronte a problemi del tono muscolare (attività del muscolo che si mantiene e si adatta ai bisogni delle azioni da svolgere) possiamo vedere soggetti che hanno difficoltà a gestire la forza e attività; - La postura riguarda l’atteggiamento che adottiamo nei confronti dello spazio; - La coordinazione è la capacità di movimento, controllare e regolare le azioni in base alle necessità; - La prassia (cioè la capacità di fare gesti finalizzati) riguarda la capacità di utilizzare dei movimenti e di farli in modo coordinato in funzione di uno scopo.
63
I deficit visivi vanno dalla cecità alla presenza di diversi gradi di capacità visiva che può dipendere dall’interazione di più fattori. Quali sono?
i deficit visivi vanno dalla cecità alla presenza di diversi gradi di capacità visiva che può dipendere dall’interazione di più fattori: 1) L’acuità visiva: visus misurato in decimi per ogni occhio; 2) Caratteristiche del campo visivo residuo; 3) Percezione del contrasto: permette di vedere le cose a livello tridimensionale (permette di cogliere che cosa si trova in prima linea e quello che si trova dietro.
64
Qual è la legge che tratta delle minorazioni visive?
La Legge che si occupa di classificare e quantificare le minorazioni visive e che serve agli oculisti per dare loro la possibilità di fare delle diagnosi, è la Legge 138 del 3 aprile del 2001. Tale Legge tratta le minorazioni visive che implicano un riconoscimento giuridico e legislativo ai fini delle invalidità.
65
Lo sviluppo del soggetto con disabilità visiva da che cosa dipende?
Lo sviluppo del soggetto con disabilità visiva dipende dalla varietà individuale nella possibilità di usare il residuo visivo e di utilizzo di ausili esterni. Lo sviluppo dipende da diversi fattori: - Gravità del danno; - Epoca di insorgenza (è differente diventare cieco in un certo punto della vita da nascere cieco); - Fattori personali (età, stato di salute); - Fattori ambientali (accettazione dei familiari, richieste ambientali).
66
Quali sono le aree colpite dalla cecità che non sono compensabili tramite una buona educazione?
1. Aree di coordinazione visuo – motoria: svolgere le attività che si compiono con le mani ma che si controllano attraverso la vista (formare una collana di perle); 2. L’autonomia nel movimento: i ciechi imparano anche a uscire da soli ma rimangono sempre più esposti al pericolo, perché l’autonomia e l’indipendenza nel movimento richiederebbero tanta più educazione nella gestione dell’ambiente.
67
Quali sono le aree colpite dalla cecità che sono compensabili tramite una buona educazione?
1. Sviluppo linguistico: il linguaggio diventa un punto di forza per le persone cieche, così come la memoria; 2. Sviluppo socio – emotivo; 3. Sviluppo del controllo posturale: il cieco viene educato ad un controllo posturale dato che il non vedere tende a portare delle posture strane o non adeguate.
68
Come deve avvenire l'educazione del bambino non vedente?
L’educazione del bambino non vedente è fondamentale fin dai primi giorni di vita e risulta importante intervenire su alcuni aspetti fondamentali: 1) Sulla motricità (correre o camminare): il bambino cieco rischia di non sentire stimoli per muoversi, l’ambiente deve essere sicuro per non fargli insorgere la paura; 2) Sulla vicarianza sensoriale: la capacità di conoscere e di sperimentare il mondo utilizzando i sensi che funzionano. Nel bambino cieco è importante educare l’udito e il tatto; tant’è vero che la loro sensibilità tattile è molto più sviluppata rispetto alla nostra, perché è stata educata fin da subito; 3) Nell’apprendimento scolastico che dovrà essere gestito secondo modalità ben pensate e adeguate.
69
Come andrà guidato il bambino non vedente alla scoperta del mondo?
Il bambino non vedente andrà guidato a piccoli passi alla scoperta del proprio ambiente. Egli dovrà imparare a conoscerlo e a immaginarselo, oltre che a rappresentarsi i movimenti e tutto ciò che avviene all’interno. Con i bambini ciechi, a seconda delle diverse tappe, bisogna: - Imparare a mettersi in relazione con l’ambiente (imparano a usare l’eco per cogliere la grandezza); - A cogliere gli indizi significativi (minimo rumore, un minimo movimento); - A prestare attenzione ai suoni, voci, rumori, a riconoscere le voci più familiari (i giochi, per esempio, che non parlano è bene siano rumorosi come una palla che abbia un campanellino); - A camminare orientandosi nello spazio; - Ad agire con gli oggetti, a parlare, a giocare, a vestirsi, a trattare correttamente con sé e con l’ambiente; - La scoperta dello spazio (inizia con la scoperta del proprio corpo per procedere poi con la scoperta degli oggetti, delle persone e delle loro collocazioni nell’ambiente).
70
Quando e in quale contesto iniziarono a nasce i primi studi dedicati ai ciechi?
Il mondo della cecità è stato uno dei primi ambiti della disabilità che si è visto riconosciuto il diritto all’istruzione e il diritto allo studio. Nell’Ottocento, alcuni giovani di buona famiglia che nascevano o diventavano ciechi e che avevano avuto l’opportunità di studiare e di laurearsi, per aver avuto la fortuna di aver avuto una famiglia anche gli supportasse, si sono impegnati a trovare soluzioni per far sì che anche altri ragazzi ciechi potessero imparare attraverso degli strumenti: sono stati, così, creati i primi istituti per ciechi (In Italia, a Napoli, il primo istituto a nascere è «Santi Giuseppe e Lucia» fondato nel 1918) nei quali si faceva una ricerca per definire tutti materiali che le persone cieche utilizzano per imparare a fare i conti, per imparare la scrittura…
71
Di che cosa si tratta la «Tiflologia»?
La «Tiflologia» è la scienza che studia le condizioni delle persone cieche e i loro bisogni dal punto di vista dei materiali e delle metodologie alternative per poter apprendere.
72
Qual è la legge che tratta della sordità e quali modifiche ha portato?
La Legge 96 del 20 febbraio 2006 il termine sordo – muto è stato modificato in sordo: nel passato, la sordità implicava, come conseguenza, l’incapacità di acquisire il linguaggio, dato che il bambino che nasce sordo, non sentendo i suoni delle parole, non li registra. Per cui anche se il suo apparato fono – articolatorio è integro e può emettere suoni, lui non esercita l’acquisizione della lingua. Mentre nel passato, le diagnosi di sordità (lievi, medio e gravi) venivano diagnosticate attorno ai 2/3 anni quando ci si rendeva conto che il bambino non parlava e allora veniva il sospetto che di base ci fosse anche un problema di udito. Ad oggi, quasi tutti i bambini quando nascono, vengono sottoposti a una visita audiometrica già al secondo giorno di vita: questo permette, nel caso in cui si registri una sordità, di intervenire subito già con l’intervento logopedico per evitare il problema di non dare la possibilità al bambino di acquisire la lingua parlata.
73
Di che cosa si tratta la sordità pre - natale?
La sordità pre - natale si parla laddove la sordità viene diagnosticata subito, già alla nascita e, di solito, si ha: - Origini di tipo ereditario (laddove anche i genitori del bambino sono sordi); - Cause acquisire (come malformazioni legati a delle infezioni, come la toxoplasmosi in gravidanza).
74
Di che cosa si tratta la sordità pre - linguale, post - linguale e per - linguale?
- Sordità pre – linguale laddove la sordità è presente dalla nascita o insorte precocemente (prima dei 18 mesi, ovvero prima dell’acquisizione spontanea della lingua parlata); - Sordità post – linguale laddove la sordità viene acquisita dopo i 36 mesi (dopo aver acquisito spontaneamente la lingua parlata); - Sordità per – linguale laddove la sordità viene acquisita tra i 18 e i 36 mesi d’età.
75
Quali sono le variabili dello sviluppo del bambino sordo?
- Grado di ipoacusia; - Epoca della diagnosi; - Percorso logopedico; - Percorso educativo; - Ambiente familiare
76
Come viene definita oggi l'intelligenza?
Definire l’intelligenza non è facile. Nel passato gli insegnanti definivano intelligenti solamente i bambini che imparavano a scuola senza difficoltà e che seguivano tutte le regole. Oggi siamo molto più attenti al concetto di intelligenza separandolo al concetto di istruzione (dal momento che, una persona può essere anche molto colta, ma non intelligente dato che potrebbe non sapersi adattare, non sapere stare con gli altri…). Alcune teorie, anche molto attuali, che si occupano di studiare l’intelligenza, oggi ci danno molte sfaccettature di questo concetto, intendendo l’importanza della capacità di ragionare, interagire con gli altri e di orientare le proprie capacità su alcuni ambiti piuttosto che su altri
77
Di che cosa si tratta la metacognizione?
Oggi si parla molto anche di metacognizione, ovvero della capacità non solo di applicare processi cognitivi, ma anche di riflettere sui processi cognitivi che noi applichiamo e, di conseguenza, di acquisire consapevolezza del nostro modo di ragionare.
78
Su che cosa si basano i test intellettivi?
I test intellettivi si basano, di solito, su item che vanno a valutare quella che chiamiamo intelligenza verbale e quella che chiamano intelligenza di performance tramite i quali viene definito quello che è un punteggio medio, ovverosia il punteggio di 100: - più di 100: intelligenza buona - meno di 100: intelligenza borderline.
79
Come definisce la DI Luckasson?
Una prima definizione di Disabilità Intellettiva (DI) la troviamo data da Luckasson, il quale la definisce «una disabilità caratterizzata da limitazioni significative sia nel funzionamento intellettivo che nel comportamento adattivo, che si manifestano nelle abilità adattive concettuali, sociali e pratiche. Tale disabilità insorge prima dei 18 anni».
80
Come viene definita ad oggi la DI dal DSM - V?
Al giorno d’oggi, l’etichetta di Disabilità Intellettiva sostituisce quella di Ritardo Mentale e non è più legata soltanto all’analisi del Quoziente Intellettivo, come nel passato (2002), ma tiene in considerazione anche la capacità di adattamento della persona. Nel DSM – V, la DI viene definita come: «un disturbo con esordio nel periodo dello sviluppo che comprende deficit del funzionamento sia adattivo* sia intellettivo negli ambiti concettuali, sociali e pratici».
81
Di che cosa si tratta il funzionamento adattivo?
Il funzionamento adattivo riguarda tutte quelle capacità mentali generali, quali: ragionamento, problem solving, pianificazione, pensiero astratto, capacità di giudizio, apprendimento dall’esperienza e apprendimento scolastico. Viene valutato con i testi di intelligenza (Leiter – R, Scala Wechsler). Il funzionamento adattivo è la capacità del soggetto di fare fronte alle esigenze comuni della vita quotidiana in base a età, contesto ambientale e culturale. Il funzionamento adattivo è l’insieme delle abilità pratiche, sociali, concettuali e comunicative che la persona possiede e ha acquisito per far fronte alla vita di ogni giorno e per raggiungere un certo grado di autonomia personale e sociale
82
Quali sono i domini tramite i quali vengono valutati i livelli di gravità della DI?
1) Dominio concettuale  riguarda tutte le attività di tipo scolastico, come comprendere la lettura, la scrittura, il ragionamento e le conoscenze generiche; 2) Dominio sociale  riguarda la capacità di mettersi in relazione con gli altri, di comunicare, di fare nuove conoscenze e amicizie, mantenere legami e così via; 3) Dominio pratico  riguarda tutto ciò che ha a che fare con ambiti personali che partono dalla cura della propria persona e alla capacità di organizzarsi la vita quotidiana.
83
Quali sono i costrutti che vengono tenuti in considerazioni per quanto riguardano le DI?
- L’età equivalenti o età test o classe equivalente (delle varie funzioni cognitive, come le varie forme di memoria, ma anche dei vari aspetti del linguaggio, dell’adattamento a livello di attività quotidiane, di rapporti sociali, delle prestazioni scolastiche ecc…); - Il profilo (più informativo se si basa su età equivalenti/età test); - I potenziali di sviluppo e di apprendimento.
84
Come viene definito il comportamento adattivo?
Il comportamento adattivo viene definito da Grossman come l’«efficacia e il grado con cui l’individuo raggiunge gli standard di indipendenza personale e di responsabilità sociale propri dell’età o del gruppo culturale di appartenenza». Questa definizione ci suggerisce che, nel comportamento adattivo, noi mettiamo in campo tutta una serie di abilità, che vanno dal sociale, al manuale, al strategico, per adattarci alla nostra vita quotidiana e, di conseguenza, per renderci sempre più autonomi e indipendenti in ciò che facciamo.
85
Quali sono le caratteristiche del comportamento adattivo?
* È di età specifica e si sviluppa nel corso dell'età; * È contesto specifico: in base alle attività che facciamo, mettiamo in gioco diverse competenze; * È espressione di una performance tipica; * È un costrutto multidimensionale
86
Su quali campi si vanno a valutare i comportamenti adattivi delle persone?
1) comunicazione (linguaggio produttivo - linguaggio di comprensione) 2) abilità quotidiane (abilità dell'avere cura di sé, attività domestiche) 3) socializzazione (la capacità di socializzare con gli altri, di avere delle relazioni interpersonali e sapersi adattare) 4) abilità motorie (capacità di fare tutto ciò che si può fare in autonomia).
87
Quali linee di intervento sono importanti da tenere a mente per quanto riguarda lavorare con ragazzi con DI?
1. avere una conoscenza rispetto sullo sviluppo tipico, soprattutto con i bambini 2. partire dalle capacità presenti in partenza del soggetto con Disabilità Intellettiva per costruire conoscenze nuove e rinforzare le attività di cui sono già capaci 3. dare la libertà ai soggetti con DI di manifestare i comportamenti negativi 4. riconoscere il soggetto con DI come protagonista del suo stesso sviluppo e apprendimento.
88
Qual è la finalità delle scale Vineland?
Queste scale Vineland sono utilizzate per la valutazione del comportamento adattivo che permette di farsi un quadro della situazione di partenza della persona. Questa scala permette, attraverso delle schede, di: - Valutare la capacità di autosufficienza personale e sociale nella vita reale; - Fare un'osservazione di quelle che sono le abilità cognitive che si traducano nella gestione della propria autonomia nella quotidianità.
89
Come vengono strutturate le scale vineland?
Vengono utilizzate con un’intervista semi – strutturata (somministrata a un genitore della persona con disabilità) che va a valutare il comportamento adattivo che, a sua volta, viene valutato in diversi ambiti: la comunicazione funzionale (capacità di utilizzare il linguaggio o altri stili comunicativi ai fini della vita quotidiana); abilità di vita quotidiana; socializzazione; e abilità motorie. Lo scopo delle Vineland è quello di rilevare in modo descrittivo ciò che il soggetto fa per avere cura della propria persona e stare insieme agli altri e non ciò che l’intervistato o altri fanno per lui.
90
Da dove nasce il termine «Autismo»?
Il termine «Autismo» (dal greco «autùs» ovvero «sé stesso») è stato utilizzato per la prima volta da un psichiatra svizzero, Eugen Bleuler, che, all’inizio del Novecento, ha fatto delle descrizioni di alcuni pazienti che sembravano essere ritirate dal mondo ed estranee alla vita sociale, ipotizzando che avessero una forma di malattia mentale, in particolar modo collegata alla schizofrenia. Poco più tardi, nel 1943 Leo Kanner, un psichiatra austriaco, fece un’analisi più approfondita di questi casi e definì l’«Autismo Precoce Infantile».
91
Quali sono i sintomi che Kanner descriveva per l'autismo?
- Incapacità di relazionarsi; - Disinteresse per gli altri bambini; - Disinteresse per ciò che accade intorno a loro; - Comportamenti ossessivi; - Ansia nei confronti di cambiamenti dell’ambiente; - Campi di interesse molto ristretti. Però, lo stesso Kanner notò che, in questi soggetti, ci sono comunque delle abilità mnemoniche e/o cognitive sono molto sviluppate.
92
A quale altra sindrome assomiglia all'autismo?
Nello stesso periodo, anche un altro psichiatra austriaco, Hans Asperger, descrisse dei casi di persone che sembravano essere molto ritirate dal mondo, poco disposte alle relazioni sociali e inclini ad utilizzare il linguaggio verbale; ma allo stesso tempo, capaci in alcune abilità cognitive e mnemoniche. Da questi due punti di vista nascono due descrizioni di disabilità molto simili e con quadri diagnostici molto simili che danno luogo a quelli che vengono chiamati Autismo di Kanner e Sindrome di Asperger: definizioni che ancora oggi sentiamo molto parlare, le quali si riferiscono compromissioni dal punto di vista sociale e relazionale ma con buone capacità intellettive e cognitive.
93
Che cosa affermano le teorie psicodinamiche?
Dopo i primi casi di descrizioni dell'autismo, dagli anni Quaranta si sono imposte delle teorie di tipo psicodinamiche che hanno cercato di scoprire le cause che portano a questi comportamenti cosiddetti «stravaganti». Queste teorie psicodinamiche propongono, soprattutto nella figura di Bettelheim, una prima causa di Autismo collegata alla relazione disfunzionale madre – figlio: tant’è vero che era stato coniato il termine di «madre frigorifero» proprio per motivare la causa di questa chiusura da parte dei bambini nei confronti del mondo  dunque la causa era collegata all’incapacità da parte delle madri di dare la giusta reazione affettiva ed emotiva al proprio figlio e di aiutare il bambino a sviluppare delle competenze durante il suo sviluppo e la sua crescita.
94
Cosa affermano gli studi di Wing e Gould?
Wing e Gould dimostrarono che una buona percentuale (60%) dei bambini autistici erano affetti anche da una DI, mentre erano pochi i soggetti con Autismo che non hanno DI (rimaneva però l’idea di base che l’Autismo non vede come sintomo primario la DI, bensì la difficoltà dal punto di vista sociale, relazionale e comunicativo).
95
Cosa volevano affermare gli psichiatri che facevano parte del Progetto Teacch?
Volevano rompere soprattutto con le teorie psicodinamiche e partivano dal rifiuto dalla concezione di «madre frigorifero» come causa di Autismo: - Innanzitutto, dimostrando che non ci sono casi che supportano tale teoria; - Dimostrano l’inefficacia delle terapie su base psicodinamica; - Dimostrano anche che non ci fosse una relazione diretta tra sintomi dell’Autismo e schizofrenia.
96
Su quali punti fondamentali si basa il progetto Teacch?
Il «progetto Teacch» dedica proprio l’attenzione sui seguenti punti importanti per dare risposte all’Autismo: 1. Importanza di modificare e adattare l’ambiente in modo tale da essere funzionale alle esigenze del bambino autistico 2. Puntare sulle capacità e potenzialità del soggetto, non solo sul deficit 3. Sviluppare autonomie e capacità dell’autistico 4. Migliorare la qualità della vita dei soggetti con Autismo e delle loro famiglia. Il «progetto Teacch» non è un metodo di lavoro bensì un approccio perché questi principi vengono applicati nel momento della diagnosi, per poi lavorare sulla presa in carico del soggetto per tutta la sua vita.
97
Come definisce l'autismo il DSM - V?
DSM – V definisce l’Autismo come «Disturbo dello Spettro Autistico»: definizione ampia che fa riferimento al tema dello Spettro inteso come un insieme di sintomi molto diversi tra di loro.
98
Con quale altro disturbo si può presentare l'autismo?
Spesso e volentieri vicino allo Spettro Autistico troviamo associato un disturbo della comunicazione sociale (e che rientra nella definizione del DSM – V) ovvero la difficoltà persistente nell’uso pragmatico della comunicazione verbale e non verbale: ovverosia la capacità di decodificare una comunicazione all’interno di un contesto in cui quella comunicazione avviene.
99
Sull'analisi di che cosa vengono definiti i livelli di gravità dell'autismo?
Facendo un'anlisi di quelli che sono i sintomi che interferiscono sia sulla comunicazione che sull'interazione sociale, sia sui comportamenti ripetitivi e sugli interessi limitati della persona autistica.
100
Che cosa si intende per il termine di «neuro - diversità»?
Questo concetto (inventato da una sociologa e attivista per i diritti delle persone autistiche) viene indicato per definire le diverse variazioni che ci sono a livello di cervello umano e che provano delle presenze, a livello di competenze cerebrali, che possono essere più o meno tipiche. Essi affermavano che esistono delle persone neuro – tipiche (e sono la maggioranza delle persone), ovvero coloro i quali possiedono uno sviluppo tipico. Infatti, - Ci sono delle persone nella popolazione che hanno uno sviluppo neurologico che trovano buone capacità di adattamento a quelle che sono le aspettative ambientali e sociali: sviluppo tipico; - Ci sono delle persone nella popolazione che hanno uno sviluppo neurologico con minor capacità di adattamento a quelle che sono le aspettative sociali e cognitive nella media  sviluppo atipico. In questo si fa riferimento sia all’Autismo sia ai DSA.
101
Quali marcatori riguardano principalmente al disturbo dello spettro autistico?
1. ambito sociale 2. comunicazione verbale e non 3. comportamenti stereotipati e ripetitivi 4. imitazione, gioco simbolico e motorio
102
Quali sono i programmi di intervento per quanto riguarda l'autismo?
1. inquadramento diagnostico individualizzato e un'attenta valutazione clinico - comportamentale 2. migliorare l'adattamento dell'individuo con l'ambiente 3. stretta collaborazione con la famiglia 4. educazione molto strutturata 5. lavorare sul deficit ma anche sulle potenzialità del bambino.
103
Di che cosa si tratta l'ABA?
La prima strategia è l’ABA (Analisi Comportamentale Applicata) e viene utilizzata con i bambini dai 2 ai 4 anni. Prevede l’insegnamento sistemico di piccole e misurabili unità di comportamento con rinforzi e punizioni. L’ABA si basa su una analisi comportamentali e studia il comportamento – problema per cui si analizza per cui studia l’antecedente al comportamento problema, il comportamento in esame, le sue conseguenze (ciò che ha provocato una crisi) e il ruolo che il contesto può avere (ci sono alcuni elementi che possono peggiorare la situazione).
104
Soprattutto in presenza di comportamenti problema è fondamentale studiare che cosa?
1. osservare il motivo per cui si è manifestato il comportamento problema (può essere utile registrarsi ciò che si ha osservato su un diario per conoscere meglio il soggetto) 2. interpretare le possibili cause del comportamento problema (se le cause sono interne al soggetto oppure esterne) 3. valutare le conseguenze del comportamento problema (come reagisce il soggetto) 4. decidere come intervenire per ridurre le cause e le conseguenze del comportamento problema (lavorare su un soggetto per prepararlo a certo eventi, soprattutto cambiamenti).
105
Di che cosa si tratta l'ESDM?
Si tratta di un modello precoce che interviene sui bambini autistici, già tra i 12 e i 48 mesi del bambino. È basato su un’osservazione molto attenta e un’individualizzazione molto precisa degli obiettivi da raggiungere che vengono analizzate tramite checklist (ovvero liste di comportamenti possibili) che permettono di individuare i bisogni primari che il bambino esplicita.
106
Quali sono le caratteristiche dell'ESDM?
1. naturalistico: viene svolto nell’ambiente di vita del bambino e all’interno di quelle che sono le agenzie educative che circondano il bambino 2. evolutivo: sottolinea l’importanza di quelle che sono le tappe di sviluppo di tutti i bambini 3. comportamentale: utilizza l'ABA
107
Perchè in educazione è fondamentale la progettazione individualizzata?
In educazione è necessario un programma che stia attento al singolo individuo e che vada a valutare sia i suoi deficit sia le sue potenzialità. Questo perché, più che mai, nel mondo della disabilità ci troviamo davanti ad un’estrema diversità che caratterizza non soltanto gli individui, ma anche le singole disabilità di cui sono portatori: possiamo avere due bambini con una Diagnosi di Trisomia 21 che rispondo a delle caratteristiche completamente diverse. L’etichetta che viene data in fase diagnostica a quella che è la sindrome che caratterizza quel singolo bambino, non è illustrativa di quello che è realmente quel bambino, ovvero di come funziona quel bambino.
108
Da quale fase si parte per la progettazione?
Per quanto riguarda la progettualità, è fondamentale partire dalla fase di osservazione e dalla fase di raccolta dati. La fase osservativa è la fase in cui ci vede ricercatori, studiosi della realtà. La ricerca osservativa si compie a due livelli, in campo educativo: 1. Il primo livello è mirato ad accrescere le conoscenze su un dato argomento; 2. Il secondo livello è mirato a conoscere a fondo una situazione oppure uno o più individui, per il fine di individuare i bisogni e programmare in modo mirato gli interventi. L’osservazione è lo strumento fondamentale per l’educatore: gli permette di studiare ciò che avviene all’interno di un contesto, di esplorare un fenomeno, di conoscerlo più a fondo, di raccogliere descrizioni caratterizzazioni di una situazione o evento, di raccogliere comportamento.
109
L'osservazione può essere di due tipi. Quali?
1. Strutturata: si caratterizza per la tipologia di strumenti che si utilizzano e per la precisione dei dati che si vuole raccogliere (dunque è una tipologia di analisi che mira a una qualità più scientifica della raccolta dei dati). 2. Non strutturata e quindi libera che prevede un osservatore libero che, al momento dell’osservazione, seleziona che cosa andare ad osservare (dunque selezione degli ambiti si analisi) e dove puntare l’attenzione: potrà decidere di osservare, per prima cosa, come si comporta il ragazzo con i coetanei. L’osservazione non strutturata fornisce una qualità di dati più ampia e più umanistica, più narrativa e ci permette di cogliere tutta una serie di caratteristiche e peculiarità che potrebbero essere utili al fine della conoscenza. Queste due sono modalità di raccolta di dati diverse, non c’è n’è una migliore dell’altra: anzi sono strumenti che possiamo integrare tra di loro. L’una per vedere in generale la situazione, l’altra per vedere dei dati più specifici su un’altra situazione.
110
Quali sono gli strumenti strutturati che si trovano a disposizioni per l'osservazione?
1. La griglia di osservazione: riporta degli elenchi di comportamenti attesi; 2. Le check list (griglie di osservazione più specifica): utili per controllare la presenza o assenza di determinati comportamenti, ma anche la frequenza con cui i comportamenti si manifestano; 3. Le scale di lavorazione: utili per definire l’intensità di determinati caratteri e comportamenti; 4. A basso grado di strutturazione: l’osservatore annota semplicemente ciò che accade, senza utilizzare strumenti strutturati.
111
Di che cosa si tratta l'AFLS (Assessment of Functional Living Skills)?
L'AFLS si tratta di una scala di valutazione che viene spesso utilizzata dagli educatori quando lavorano nei progetti di vita indipendente dei ragazzi con disabilità che diventano adulti, è la scala ALFS. Questa prende in considerazione altre quattro tipologie di moduli che rappresentano le abilità essenziali nella vita quotidiana: 1. abilità di base 2. competenze domestiche 3. partecipazione in comunità 4. abilità scolastiche.
112
Da quali teorie derivano le tecniche di insegnamento nel campo della disabilità?
Derivano dalle teorie comportamentiste ovvero delle teorie sviluppate inseguito ai lavori di alcuni psicologi i quali avevano la prospettiva di studiare la mente umana, non dal punto di vista della funzione mentale, ma per quanto riguarda i comportamenti che l’essere umano mette in atto.
113
Cosa ci hanno lasciato le teorie comportamentiste?
Le teorie comportamentiste hanno avuto un'influenza sul campo didiattico educativo (soprattutto con le disabilità gravi) e ci hanno lasciato alcuni concetti, tra cui uno riguarda proprio l’insegnamento programmato, ovvero il principio secondo il quale bisogna insegnare usando schemi di programmazione didattica (sapere cosa insegnare e quali argomenti presentare, quali risposte ci si vuole aspettare, quali rinforzi e/o premi). Si parla quindi di insegnamento programmato che non si lascia più nulla al caso e all'immaginazione: programmazione didattica.
114
Cosa sono le Task analysis (analisi del comportamento)?
Si tratta della suddivisione di un compito/concetto complesso nelle forme più semplificate. Per poi lavorare su queste semplificazioni in modo da aiutare il soggetto a migliorare le sue competenze per poi costruire un'azione sempre più complessa. Si parte dal semplice per poi andare verso il complesso e poi si prosegue nell’insegnamento di tipo sequenziale e gerarchico: insegnando prima le azioni più semplici per poi progredire in quelle sempre più complesse.
115
Che cosa si tratta di feedback?
Si intende il rinforzo al comportamento che è stato messo in campo: rinforzo positivo (premio) soppure rinforzo negativo (punizione). Per quanto riguarda il concetto di feedback, troviamo importanti due principi: - L’esercizio: più esercizio si fa, meglio apprende; - La scelta del rinforzo che si decide di dare in seguito all’azione. I rinforzi sono utili anche dal punto di vista dell’autostima oltre all’essere più motivati a mettere in campo tale azione..
116
Che cosa si intende per valutazione?
Si tratta di un giudizio sulle prestazioni che il soggetto mostra. La valutazione serve per capire, a chi opera, sta seguendo la strada giusta ed è importante in quanto permette anche di capire se il soggetto ha imparato o meno, se ha bisogno di altri esercizi o aiuti.
117
Che cosa si intende per errore o sbaglio?
L'errore ci aiuta a capire la difficoltà della persona e i bisogni di aiuto che quella persona dovrebbe possedere.
118
Quali sono le tecniche per aiutare i soggetti con disabilità a contenere gli errori?
1. «shaping» 2. «prompting» e «fading» 3. modellamento e l’imitazione
119
Di che cosa si tratta lo «shaping»?
Dato un comportamento meta (finale) si individua un comportamento iniziale che il soggetto è in grado di emettere e che si avvicini il più possibile al comportamento meta. Inizialmente si aiuta la persona, mediante rinforzi, ad emettere un comportamento iniziale per poi smettere poi di rinforzare il comportamento iniziale in favore di un comportamento che si avvicini di più al comportamento meta (finché il soggetto arriva a emettere un comportamento che inizialmente non faceva parte del suo repertorio). Questa tecnica ha lo scopo di ampliare il numero di comportamenti nel repertorio comportamentale già in possesso da parte di un soggetto.
120
Di che cosa si tratta il «prompting» e «fading»?
- il «promping» consiste nel fornire aiuti aggiuntivi (istruzioni, gesti, dimostrazioni, aiuti fisici) che aiutano ad aumentare la probabilità che il soggetto emetta la risposta giusta. - il «fading» consiste nel levare piano piano gli aiuti che si danno al bambino per fare in modo che arrivi a svolgere un'azione autonomamente.
121
Cosa sono i programmi funzionali?
I programmi funzionali vengono utilizzati in condizioni di disabilità gravi dove l’apprendimento non è proseguibile attraverso i canali tradizionali. Sono programmi che vengono in aiuto rispetto ad apprendimento mirati alle autonomie personali.
122
Cosa intende il termine funzionale dei programmi funzionali?
Il termine funzionale caratterizza tutte le azioni, attività, programmi che hanno l’obiettivo di sviluppare finalità adattive, ovvero rendere la persona capace di affrontare delle semplici situazioni sociali e quotidiane. Questi programmi hanno come obiettivo quello di insegnare direttamente le abilità comunicative e sociali che sono richieste nella vita quotidiana.
123
Di che cosa si tratta il programma Shop Talk?
Il programma Shop Talk riguarda delle proposte di insegnamento di abilità linguistiche comunicative che possono essere utilizzati in alcuni campi della vita quotidiana. Esse riguardano: 1. campo della routine 2. capacità di dare informazioni rispetto alla propria identità 3. lavorare sulle abilità linguistiche di base 4- lavorare sulle espressioni linguistiche dei concetti base importanti da conoscere 5. lavorare sulla propedeutica al mondo del lavoro.
124
In che cosa consiste la lettura funzionale?
La lettura funzionale consiste nell'insegnare anche poche parole nella lettura, ma che siano utili per una persona per potersi muovere in autonomia, per riconoscere un elemento pericoloso rispetto ad altri elementi.
125
In quali modi può essere insegnata la lettura funzionale?
1) approccio visivo globale: consiste nel riconosce ai bambini la capacità di interiorizzare la lettura di parole, riconoscendole come immagini e non come parole 2) Il vocabolario di sopravvivenza: indica un «set» di parole che, in qualche modo, possono tornare utili nella propria vita quotidiana e reale: servono a segnalare al lettore avvisi di utilità o di potenziali rischi
126
In che cosa consiste la matematica funzionale?
La matematica funzionale fa riferimento a delle attività e programmi che si utilizzano per insegnare concetti matematici legati ad obiettivi di autonomie e di capacità di vita quotidiana.
127
Quali sono le dimensioni importanti da acquisire nell'ambito matematico?
- il contare e riconoscere i numeri, - il sapere fare i calcoli, - il sapere svolgere e risolvere i problemi matematici, - le abilità proto -matematiche.
128
In che cosa consistono le abilità proto - matematiche?
Sono delle abilità di quantificazione, veloce ed immediata, di stime matematiche che facciamo e, inoltre, usano molto le abilità percettive. È stato dimostrato che già un bambino neonato è in grado di quantificare (riconoscere uno o molti), secondo queste abilità proto – matematiche (sono delle abilità che si possono evocare anche in assenza di linguaggio e utilizzano il confronto e il calcolo approssimativo, ovvero sia la subtizzazione, la stima).
129
Quali possono essere le condizioni in cui possono nascere delle difficoltà nelle persone dal punto di vista linguistico?
- congenito (malattie o cose che provocano la perdita della capacità linguistica), - acquisite (dalla nascita o durante l’arco di vita), - evolutive (situazioni che non permettono di sviluppare al bambino un linguaggio secondo quelle che sono le parti fondamentali di tutti quanti), - blocchi temporali nell’uso della lingua (in seguito a un incidente, la persona perde l’utilizzo della lingua per poi riprendere questa capacità, grazie alla riabilitazione). Queste sono tutte situazioni in cui è fondamentale cercare dei canali comunicativi alternativi per permettere alla persona di comunicare e quindi garantire un diritto fondamentale.
130
In che cosa consiste la CAA?
Consiste in un insieme di metodi e strategie che si utilizzano per potenziare le capacità residue delle persone e si pone come elemento alternativo laddove la persona non è in grado di utilizzare mezzi espressivi. La CAA si tratta di uno strumento compensativo, ovverosia compensa la debolezza funzionale di un disturbo che non può essere, in qualche modo, riabilitata o abilitata ma che necessita di uno strumento di supporto. Quindi la CAA prevede l’utilizzo di strategie ragionevoli che danno la possibilità alla persona con disabilità di mettersi in contatto con il mondo esterno, di comunicare e di autodeterminarsi e non di restare prigioniero del proprio corpo: prevede l’uso di simboli, fotografie, gesti, apparecchi informatici e serve a fare in modo che il soggetto sperimenti un modo di comunicare che sia comprendibile a tutti.
131
Quando si ricorre alla CAA?
Si ricorre alla CAA, quando: - il bambino non riesce a sviluppare il linguaggio verbale - quando il linguaggio verbale del bambino non è sufficiente a permettergli la comunicazione con le altre persone: sia perchè possiede un vocabolario povero sia perchè risulta essere incomprensibile per chi non lo frequenta abitualmente - quando le persone perdono il linguaggio inseguito ad un incidente.
132
Perchè la Comunicazione è Aumentativa?
La comunicazione è Aumentativa dal momento in cui potenzia le risorse comunicative che ancora sussistono.
133
Perchè la comunicazione è Alternativa?
La comunicazione è Alternativa perché comprende tutto ciò che è alternativo alla parola attraverso codici sostitutivi al sistema alfabetico (figure, simboli, fotografie, segni eccetera).
134
In che modo si progetta la CAA?
Progettare la CAA non è semplice ma è importante progettarla fin da quando il bambino è molto piccolo e non parlante. E' importante: - valutare quanto il bambino sia in grado di comprendere il linguaggio - valutare quanto il bambino sia intenzionato e motivato ad esprimere la comunicazione - capire il livello di attenzione del bambino - capire la modalità di relazione.
135
Di che cosa si trattano i PCS («Picture Communication Symbols»)?
Sono immagini semplici (chiare e facilmente riconoscibili), appropriate per tutte le età, sono divisi sia in ordine alfabetico che in alcune categorie principali (aggettivi, cibi, miscellanei, nomi, persone, socialità, verbi) e alcune categorie sono suddivide in sotto – categorie.
136
Volendo semplificare un testo di lettura, è importante individuare e mantenere che cosa di fondamentale?
1. Il messaggio che quel testo vuole comunicare, ovvero il contenuto e focus generale di quel testo; 2. I concetti chiave e irrinunciabili che rendono significativo l’apprendimento del contenuto e che si vuole che vengano trasmessi; 3. Eventuali elementi che aiutano la memorizzazione e la motivazione alla lettura di quel testo; 4. Individuare eventuali ostacoli importanti i quali rendono difficile la comprensione di quel testo e in quel caso si possono togliere o modificare per portare a delle semplificazioni.
137
Cosa significa adattare un testo per un soggetto con difficoltà di lettura/comprensione e quali sono le operazioni previste?
Adattare significa sostituire il testo con un altro testo che contiene le stesse informazioni del testo base ma presentate in modo molto più accessibile e, in base alle difficoltà, si può decidere di: - ridurre la lettura (cioè di fronte a un testo molto lungo, si possono togliere dei pezzi che non sono fondamentali e si riduce gli elementi da leggere), - semplificare la lettura (significa trovare delle soluzioni che aiutino quella persona a superare gli ostacoli: ad esempio, sostituire le parole più complesse con altre parole che sono a più alta frequenza), - supportare la lettura (ovvero dare ulteriori elementi che aiutino e facilitino la comprensione del testo: ad esempio sottolineare le parti importanti da essere per forza ricordate) - organizzare la lettura (cioè ricordare un metodo per leggere).
138
Di che cosa si tratta il progetto europeo «Patheays 2»?
il progetto europeo «Patheays 2» si tratta di un documento che fornisce delle indicazioni per rendere facile e accessibile la comunicazione, anche quella quotidiana. Tale progetto nasce da un progetto europeo che aveva come obiettivo creare delle linee guida per aiutare le persone con DI ad accedere alle informazioni di qualsiasi tipo. I risultati che sono stati riportati sono state delle linee guida le quali supportano nella semplificazione delle informazioni e che permettono di creare dei testi molto accessibili e semplici, pur mantenendo sempre coerente il messaggio che si vuole comunicare.
139
Quali sono i comportamenti particolari presenti nei ragazzi con ADHD?
- Aggressività; - Tendenza ad essere oppositivi; - Iperattività e incapacità di stare fermi; - Difficoltà di attenzione. Questi comportamenti devono essere osservati all’interno di almeno due ambiti sociali che sono frequentati dal bambino per vedere se certi sintomi sono presenti in entrambi i contesti (la scuola e un’altra agenzia che può essere la famiglia). Inoltre devono manifestare per almeno un periodo di sei mesi e devono comparire prima dei sette anni di vita del bambino.
140
Still come definisce l'ADHD?
Still definisce l'ADHD come un deficit di controllo morale con l’ipotesi che, di base, non ci fosse una cattiva educazione. L’ipotesi, già all’epoca, riguardava il fatto che ci fosse qualche causa biologica.
141
Quando si inizia a riconosce l'ADHD?
Riconoscere l’ADHD non è facile riconoscerla in età prescolare (3 – 6 anni): proprio perché ci possono essere dei bambini di quella fascia d’età che hanno ancora delle difficoltà a gestire l’iperattività, a gestire le emozioni, difficoltà a contenere la rabbia o ad accogliere le regole sociali  molti bambini sono ancora in fase di apprendimento. Per cui, è durante la scuola primaria (6 – 12 anni) che avviene più frequentemente la prima diagnosi, per una serie di sintomi che differenziano il bambino ADHD dai suoi coetanei.
142
Quali sono le linee di intervento per quanto riguarda l'ADHD?
- approccio multimodale: approcci che prevedono interventi rivolte a diverse aree di compromissione del bambino ma che coinvolgano tutti i contesti di vita di quel bambino (come nel caso dell’Autismo). - interventi farmacologici.