Leopardi Flashcards

1
Q

Quante lettere scrive Leopardi e a quali destinatari? + In che cosa l’epistolografia di Leopardi si differenzia da quella degli autori più antichi?

A
  • Leopardi scrive 931 lettere a più di 100 destinatari diversi, tra cui il più frequente è sicuramente il padre, ma anche la sorella Paolina e il fratello Carlo, oltre che alcuni intellettuali a lui contemporanei come Carlo Pepoli e Pietro Giordani.
  • L’epistolografia è fin dall’antichità un vero e proprio genere letterario attraverso cui gli autori autopromuovono se stessi (mediante la pubblicazione delle proprie lettere). Leopardi, al contrario, scrive lettere private che solo in seguito alla sua morte vengono pubblicate.
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2
Q

Quali sono le 4 grandi fasi dell’opera leopardiana? Rispondi collegando ad ogni fase le rispettive opere.

A

1) La poesia del vago e dell’indefinito.
Leopardi ha piena fiducia nella poesia, la quale coincide con l’immaginazione.
1819 –> “L’Infinito”

2) Abbandono della poesia.
L’obiettivo non è più l’illusione ma lo smascheramento del vero.
POESIA vs FILOSOFIA
1824 –> prime Operette morali (“Dialogo di un islandese con la natura”)

3) Periodo della poesia filosofica.
“Risorgimento delle facoltà immaginative”.
POESIA = FILOSOFIA
1828 –> “A Silvia”

4) Periodo di forte conflitto con le ideologie del proprio presente.
1836 –> “La Ginestra”

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3
Q

IDILLIO e CANZONE: due forme poetiche appartenenti a due epoche diverse che Leopardi recupera modificandone le caratteristiche. Spiega in che cosa Leopardi rimane fedele alle forme tradizionali e in che cosa no.

A
  • L’IDILLIO è una forma poetica di brevi dimensioni risalente al III sec a.C (Teocrito, molto più avanti anche Virgilio) generalmente di ambientazione agreste/bucolica.
    Leopardi (5 idilli, tra cui L’Infinito) aggiunge ad una descrizione della natura una riflessione filosofica/concettuale.
    Dal punto di vista stilistico, Leopardi sceglie una forma metrica libera (senza strofe e senza rime). Dell’antico idillio sono rimasti sono la brevità e l’utilizzo del verso endecasillabo.
  • la CANZONE è la forma metrica italiana per eccellenza insieme al Sonetto; codificata da Petrarca, presenta un’alternanza di versi endecasillabi e settenari.
    La canzone leopardiana presenta, come elementi innovativi, l’alternanza libera di endecasillabi e settenari, l’utilizzo di strofe libere dal punto di vista della lunghezza e di versi sciolti liberi da legami rimici.
    Inoltre, l’ultimo verso di ogni strofa è posto in rima con un verso qualunque della strofa stessa.
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4
Q

Quali caratteristiche della personalità di Leopardi e del suo rapporto con la famiglia, con la sua città e con il mondo esterno possiamo riconoscere dalle sue lettere e dallo Zibaldone?

A
  • grande consapevolezza della propria superiorità intellettuale vs la propria inferiorità fisica (in una lettera alla sorella Paolina scrive di sé “Il ritratto è bruttissimo”)
  • rapporto conflittuale con la propria città natale (Recanati) perché luogo isolato/emarginato che col tempo comincia a stargli stretto
  • grande distanza ideologica con la famiglia (sviluppa idee atee e materialiste, in opposizione alla forte religiosità soprattutto della madre) MA forte legame affettivo con il padre (della madre scrive invece un ritratto molto negativo nello Zibaldone, descrivendola come bigotta, fredda, rigida e sempre pronta a far notare i difetti dei propri figli)
  • nelle lettere a Pietro Giordani emerge già il proprio pessimismo e la propria distanza ideologica con il mondo intellettuale contemporaneo (“e umilmente domando se la felicità de’ popoli si può dare senza la felicità degli individui.”)
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5
Q

Descrivi l’idea di progresso presentata da Leopardi ne “La Ginestra” (1836) in contrapposizione a quella proposta fino ad allora nel panorama intellettuale illuminista.

A

Il progresso fino ad allora proposto dagli intellettuali illuministi era basato su un’ideologia di tipo ottimistico, che poneva piena fiducia nella ragione umana come unico strumento di avanzamento culturale. Leopardi, ben lontano da questa visione, propone comunque una propria idea di progresso, basata innanzitutto sul riconoscimento della condizione di infelicità dell’uomo, e dunque, sul PESSIMISMO. E’ questo, secondo Leopardi, il presupposto da cui nasce una serie di valori su cui dovrebbe fondarsi il progresso: la SOLIDARIETA’ tra gli uomini, consapevoli di trovarsi tutti nella stessa condizione di infelicità, così come la PIETA’ e la GIUSTIZIA.
Partendo, quindi, da presupposti diversi e molto originali rispetto al suo tempo, quello proposto da Leopardi è un progresso basato su VALORI CIVILI e MORALI, piuttosto che materiali.

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6
Q

In che modo, secondo Leopardi, lo sviluppo della civiltà avrebbe allontanato gli uomini dalla felicità?

A

Leopardi recupera l’opposizione Antichi/Moderni, Natura/Civiltà già analizzata da Rousseau: gli Antichi, in quanto ignoranti rispetto alla moderna società, erano in grado di sperimentare la vera felicità, poiché le illusioni create dalla loro mente non potevano essere smascherate dalla ragione e venivano scambiate per realtà.
Il progresso della ragione, al contrario, ha portato gli uomini moderni ad allontanarsi dalla felicità. Il rimedio per i moderni è la POESIA, che permette loro di costruire quei mondi che la realtà esclude. Per questo Leopardi predilige, almeno in questa fase della sua produzione, la cosiddetta “poesia del vago e dell’indefinito”.

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7
Q

Spiega la contrapposizione messa in luce nel Dialogo di Tristano e di un amico tra l’ “io” (=Leopardi) e “gli uomini universalmente”. Quali sono le caratteristiche dell’una e dell’altra parte?

A

L’ “io” di Leopardi rappresenta la sua visione dell’uomo nobile, cioè di colui che, al contrario degli uomini comuni, non ha paura di riconoscere la condizione di infelicità degli uomini (VILTA’), né ripone un’incondizionata fiducia nella ragione umana quale strumento di progresso costante (SUPERBIA –> visione antropocentrica tipica degli intellettuali progressisti del suo tempo). Alla vigliaccheria o superbia degli uomini si contrappongono quindi il CORAGGIO e la FORTEZZA dell’uomo nobile, che, seppur solo contro il mondo, non rinuncia alla rivendicazione della propria visione delle cose, in un atteggiamento quasi agonistico, che rimanda al titanismo romantico.

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8
Q

Descrivi la “poetica del vago e dell’indefinito”.

A

La cosiddetta “poetica del vago e dell’indefinito” è il tipo di linguaggio poetico prediletto da Leopardi, almeno nella prima fase della sua produzione. Include tutta quella serie di vocaboli che, rimandando all’INDETERMINATEZZA e all’INFINITO, non definiscono precisamente una cosa, ma la evocano mediante delle sensazioni (è ciò che accade, per esempio, nella descrizione del paesaggio ne “L’Infinito”). E’ poetico, inoltre, tutto ciò che è LONTANO, sia in termini spaziali (“interminati spazi”), sia temporali (“l’eterno”).

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9
Q

Spiega il titolo “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”.

A
  • CANTO: rimanda alla dimensione lirica e melodica del testo, ma anche a ciò che ha ispirato Leopardi a scrivere questa poesia: la lettura di un articolo del “Journal des Savants” in cui si riferiva l’uso di alcuni pastori asiatici che passano la notte a guardare la luna cantando tristemente
  • NOTTURNO: la notte è il momento canonico delle grande domande sul senso della vita; esprime anche la mancanza di certezze
  • PASTORE: figura che ha la funzione di guida verso la verità
  • ERRANTE: esprime il vagare senza meta e senza risposte degli uomini alla ricerca del senso della vita; può indicare anche l’azione di “errare” nel significato di “sbagliare” a suggerire le difficoltà della ricerca
  • ASIA: indica l’universalità della condizione umana (un po’ come l’islandese)
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10
Q
  • L’Infinito
  • Dialogo della Natura e di un islandese
  • A Silvia
  • La quiete/Il sabato
  • Canto notturno di un pastore errante dell’Asia
  • Dialogo di Tristano e di un amico
  • Palinodia al marchese Gino Capponi
  • La Ginestra

ASSOCIA AD OGNI OPERA LA DATA e la raccolta di appartenza!

A
  • 1819, Idilli
  • 1824, Operette Morali
  • 1828, Canti pisano-recanatesi
  • 1829, Canti pisano-recanatesi
  • 1829/30, Canti pisano-recanatesi
  • 1832, Operette Morali
  • 1835
  • 1836, Canti
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