Importante Flashcards

1
Q

Cosa intendiamo quando diciamo che: -L’educatore è una figura di connessione

A

. L’educatore è una figura di connessione:
l’educatore è il punto d’incontro tra le diverse professioni della cura.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
2
Q

Cosa intendiamo quando diciamo che: -L’educatore è un custode della parola

A

L’educatore, come custode della parola, presidia la qualità pedagogica delle parole. Riconosce l’importanza del linguaggio, sceglie con cura le parole.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
3
Q

Cosa intendiamo quando diciamo che: -L’educatore è l’esito e l’origine di un processo intenzionale

A

Diveniamo professionisti dell’educazione grazie ad un processo intenzionale e a nostra volta possiamo generarne altri

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
4
Q

Cosa intendiamo quando diciamo che: -l’educatore è un ricercatore

A

L’educatore è un ricercatore in quanto è un rappresentante autorevole del sapere pedagogico, deve conoscere e aggiornarsi profondamente sulla materia.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
5
Q

Cosa intendiamo quando diciamo che: -educare significa occuparsi dell’intero

A

Occuparsi dell’intero, significa non solo di occuparsi di ciò che è qui ed ora ma anche di ciò sarà, sempre in un’ottica di formazione interdisciplinare dell’educatore.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
6
Q

Esponi le 4 macro dimensioni del GreenComp e le varie competenze

A
  1. Incarnare i valori della sostenibilità
  2. Accettare la complessità nella sostenibilità
  3. Immaginare futuri sostenibili
  4. Agire per la sostenibilità
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
7
Q

Quali sono alcuni obbiettivi redatti dall’agenda 2030 per la parità di genere?

A
  • Porre fine, ovunque, a ogni forma di discriminazione e violenza nei confronti di donne e ragazze
  • Eliminare ogni forma di violenza nei confronti di donne e bambine (sfruttamento sessuale, traffico di donne)
  • Eliminare ogni pratica abusiva come il matrimonio combinato, il fenomeno delle spose bambine e le mutilazioni genitali femminili
  • Riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
8
Q

Quali sono alcuni obbiettivi redatti dall’agenda 2030 sull’istruzione di qualità?

A
  • Che tutti, giovani e adulti, uomini e donne, sviluppino alfabetizzazione e capacità di calcolo
  • Aumentare la presenza di insegnanti qualificati
  • Costruire e potenziare strutture educative che siano sensibili ai bisogni di tutti
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
9
Q

Dimensioni concettuali fondamentali dell’educazione alla cittadinanza attiva

A

L’educazione alla cittadinanza attiva mira a promuovere la partecipazione responsabile e consapevole dei cittadini nella società; si fonda su dimensioni come la conoscenza, la competenza, la partecipazione e l’impegno.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
10
Q

MORTARI: In che senso l’educatore è intenzionalità e trasformazione?

A

L’agire educativo è intenzionalità in quanto implica la volontà consapevole di intervenire attivamente nel processo educativo attraverso il quale promuove il cambiamento nelle persone.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
11
Q

IORI: Su cosa è centrata la relazione educativa secondo Rogers?

A

Negli anni ‘70 Carl Rogers introdusse un approccio non direttivo nell’educazione, promuovendo esperienze educative libertarie che miravano a favorire la spontaneità esperienziale e la libertà di espressione di sé nei bambini

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
12
Q

Cosa significa volere il bene dell’altro?

A

La cura non implica sempre una relazione affettiva con l’altro. Si può volere il bene dell’altro senza necessariamente voler bene all’altro, ossia senza sentirsi coinvolti in un legame affettivo

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
13
Q

Cosa intendiamo quando diciamo che:
-l’educazione ha carattere dinamico

A

. L’educazione ha un carattere dinamico
Si compie all’interno di una relazione che è instabile, soggetta all’imprevisto e al cambiamento

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
14
Q

Da dove deriva la parola “setting”?

A

La parola setting deriva dall’inglese “to set”, che rimanda al termine stare, la cui radice indoeuropea “sta” rinforza un concetto di stabilità. Da questo termine derivano anche altre parole come istituire o istituzione

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
15
Q

Key competences for lifelong learning: spiega la competenza imprenditoriale (presentata a lezione)

A

Capacità di agire sulla base di idee e opportunità. Si fonda sulla creatività̀, sul pensiero critico, sulla risoluzione di problemi, sull’iniziativa, sulla perseveranza, sulla capacità di lavorare in gruppo al fine di programmare e gestire progetti che hanno un valore culturale, sociale o finanziario.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
16
Q

Key competences for lifelong learning: spiega la competenza in materia di cittadinanza (presentata a lezione)

A

Capacità di agire da cittadini responsabili, sulla base della conoscenza dei valori comuni dell’Europa, delle vicende, della storia nazionale, europea e mondiale, dei movimenti sociali e politici, dei sistemi sostenibili. È essenziale la consapevolezza della diversità̀, la capacità di pensiero critico e di risoluzione dei problemi, di argomentare e partecipare al processo decisionale, da quello locale e nazionale al livello europeo e internazionale.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
17
Q

Key competences for lifelong learning: spiega la competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare (presentata a lezione)

A

Consiste nella capacità di riflettere su sé stessi, gestire efficacemente il tempo e le informazioni, lavorare con gli altri in maniera costruttiva, mantenersi resilienti e gestire il proprio apprendimento e la propria carriera. Saper far fronte all’incertezza e alla complessità, imparare a imparare, favorire e mantenere il proprio benessere fisico ed emotivo, empatizzare e gestire il conflitto.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
18
Q

Key competences for lifelong learning: spiega la competenza digitale (presentata a lezione)

A

La competenza digitale presuppone l’interesse per le tecnologie digitali e il loro utilizzo con dimestichezza, spirito critico (controllando le fonti) e responsabile per apprendere, lavorare e partecipare alla società.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
19
Q

IORI: cosa si intende con Walfare rigenerativo?

A

Si tratta di un modello di welfare incentrato sull’investimento delle risorse attraverso la loro ri-generazione e la responsabilizzazione di aiutati e aiutanti nel perseguimento di obiettivi di benessere e di sviluppo sociale. Per passare dal welfare redistributivo al welfare moltiplicativo occorre cambiare mentalità e comprendere che il welfare non è solo un costo, ma produce vantaggi relazionali, economici, crea occupazione, produce maggiori entrate tributarie per lo Stato.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
20
Q

Che cos’è il quadro GreenComp e di quante dimensioni si compone?

A

Il quadro GreenComp identifica competenze in materia di sostenibilità da inserire nei programmi educativi (formali, non formali, informali) che promuovano atteggiamenti di sostenibilità nei confronti del nostro pianeta. Si compone di dodici competenze organizzate in quattro macro dimensioni: incarnare i valori della sostenibilità, accettare la complessità nella sostenibilità, immaginare futuri sostenibili, agire per la sostenibilità.
***
Il quadro GreenComp (2022) può essere utilizzato in programmi di formazione in contesti formali, non formali e informali e per studenti di qualsiasi età, allo scopo di sviluppare competenze relative alla sostenibilità nell’ambito dell’apprendimento permanente.

Si compone di 12 competenze organizzate in 4 macro dimensioni.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
21
Q

Cosa ha a che fare l’educatore con il concetto di sostenibilità?

A

L’educatore deve educare ad una cittadinanza attiva e responsabile. Questo comprende lo sviluppo di competenze e atteggiamenti che rendono possibile il vivere in modo più sostenibile. Significa cambiare i modelli di consumo, di produzione, gli stili di vita, per trasformare le nostre società sia a livello individuale che a livello collettivo.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
22
Q

Cosa intende Enriquez quando parla di “fantasmi” del lavoro educativo?

A

Chi esercita attività di formazione, rischia durante il suo percorso,di riferirsi più o meno a una serie di modelli espliciti di fantasmi. Per fantasmi si intendono “immagini create dalla fantasia” alla quale si aderisce totalmente e unicamente, durante il percorso educativo.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
23
Q

Qual è la posizione di Brezinka su chi può essere educatore, esposta in “Metateoria dell’educazione”?

A

Il concetto di «educatore» è molto generale. Ci sono gli educatori naturali, le madri e i padri, e poi chiunque si dedichi all’educazione per professione, e a questi si aggiungono coloro che non si occupano prettamente di educazione ma, al tempo stesso, educano.
L’azione educativa si compie sempre in determinate circostanze socioculturali: essa s’inquadra nel contesto della vita di una società.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
24
Q

Quale elementi determinano un setting sufficientemente buono in ambito educativo?

A

o Attenzione al singolo e al gruppo
o Rispetto reciproco
o Coerenza nell’organizzazione degli spazi, dei tempi, delle regole
o Buon clima
o I conflitti e i problemi presenti hanno modi e tempi appositi in cui essere affrontati

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
25
Q

Esponi l’Agenda 2030.

A

L’Agenda 2030 è una raccolta di 17 obbiettivi per lo sviluppo sostenibile stilati dall’ONU, da raggiungere entro il 2030, allo scopo di porre fine alla povertà, lottare contro l’ineguaglianza, affrontare i cambiamenti climatici, costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
26
Q

Di cosa tratta la raccomandazione europea “KEY COMPETENCES FOR LIFELONG LEARNING” redatta nel 2006 e poi aggiornata nel 2018?

A

È una raccomandazione redatta dal Parlamento Europeo, inizialmente nel 2006, e poi rivisitata nel 2018, nella quale sono state individuate le 8 competenze chiave per il lifelong learning (competenze che trasversalmente toccano ogni aspetto della vita, da sviluppare da ciascun individuo per tutte le età della vita)
*****
È una raccomandazione redatta dal Parlamento Europeo, inizialmente nel 2006, e poi rivisitata nel 2018, nella quale sono state individuate le 8 competenze chiave per il lifelong learning (competenze che trasversalmente toccano ogni aspetto della vita, da sviluppare da ciascun individuo per tutte le età della vita). Da questo documento, il sistema scolastico italiano assume, come orizzonte di riferimento verso cui tendere, il quadro delle competenze chiave per l’apprendimento permanente.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
27
Q

Cos’è il MEMORANDUM SULL’ISTRUZIONE E LA FORMAZIONE PERMANENTE (2000)?

A

Documento redatto dalla Commissione Europea nel 2000, che si è posta l’obiettivo di stimolare un dibattito sul concetto di lifelong learning e della sua applicabilità nei paesi europei a livello sia individuale sia istituzionale. Descrive e distingue i tre tipi di apprendimento: formale, non formale e informale. Inoltre propone sei messaggi chiave verso cui i diversi membri devono puntare.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
28
Q

Perché il paradigma dell’apprendimento nell’arco della vita muta?

A

Il precedente paradigma si basava sulla stabilità. La formazione portava al lavoro, e la carriera definiva l’identità dell’individuo, che rimaneva stabile nel tempo.
Con il tempo, aumentano le richieste di flessibilità e aggiornamento professionale. Oggigiorno, ogni apprendimento non è mai completo e concluso. Oggi prevale una condizione di instabilità, di continuo cambiamento.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
29
Q

L’alfabeto prassico della pedagogia: parla del trinomio educazione-istruzione-formazione

A

L’educazione si realizza prevalentemente nelle istituzioni non formali, come la famiglia, la chiesa, le libere associazioni oltre che la scuola; l’istruzione si esplica e realizza prevalentemente nella scuola e fa riferimento all’ambito del cognitivo e dei processi dell’acquisizione di conoscenze, saperi e competenze; la formazione si riferisce al processo individuale dell’acquisir forma.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
30
Q

L’alfabeto teorico della pedagogia: parla del principio euristico della pedagogia

A

Il principio euristico anima la ricerca in pedagogia e la rende una scienza in continua evoluzione e cambiamento. Favorisce l’emergere di soluzioni inedite, impreviste, intuitive e creative. Questo apre la strada all’utopia, non come meta ma come direzione, incoraggiando un approccio critico alle problematiche e un approccio trasformativo-progettuale

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
31
Q

Come avviene il passaggio da pedagogia come ancilla (serva) della filosofia–> a pedagogia come scienza

A

-La pedagogia nasce come Filosofia. Due millenni dopo, dal 700 al 900 avverrà il processo di emancipazione della pedagogia dalla filosofia, nel quale la pedagogia si fa scienza.
-Poi diventerà scienza “ponte”, legando l’attività educativa e le altre discipline. è una scienza che riflette attraverso il contributo di molte altre scienze.
-Della filosofia resta l’aspetto critico, regolativo e riflessivo, ma il metodo di indagine della pedagogia non è più solo riflessione teorica.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
32
Q

Etimologia di pedagogia

A

Il termine pedagogia (paidagoghìa) trae origine dal greco e significa “educazione del bambino” (paidòs = bambino, figlio; aghein = condurre, guidare).
Quest’etimologia racchiude due concetti:
* Andare verso l’altro
* Accompagnare l’altro, nel senso di aver cura dell’altro e aver cura della relazione

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
33
Q

Riguardo alla pratica dell’aver cura, tratta la differenza tra cure e care

A
  • La ragione generativa della responsabilità di cura, si divide in cure o care.
    -Cure: azioni orientate a rispristinare lo stato di salute, porre rimedio, riparare.
    -Care: azioni volte a monitorare, proteggere, dedicare attenzione, avere considerazione.
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
34
Q

Differenza tra legacci e legami

A

Il legaccio rappresenta quel filo relazionale che, nel momento in cui mi distanzio, diventa un cappio che soffoca, che stringe e che non rende autonomo.
Il legame rappresenta quel vincolo con l’altro che si può consolidare anche attraverso lo scioglimento: è qualcosa di profondo che viene interiorizzato e realizzato all’interno della prassi quotidiana.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
35
Q

Quali tipi di supervisione esistono in ambito educativo?

A

Supervisione psicologica: non è intesa come terapia individuale. S’intende come opera di supervisione che va ad analizzare i vissuti degli educatori rispetto al progetto che stanno elaborando;
Supervisione pedagogica: riguarda maggiormente il progetto educativo. interviene anche in situazioni specifiche durante il progetto, di cui è un vero e proprio monitoraggio

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
36
Q

Elenca i fantasmi di Enriquez

A
  1. Il formatore
  2. Il terapeuta
  3. Il maieuta
  4. L’interpretante
  5. Il militante
  6. Il riparatore
  7. Il distruttore
  8. Il trasgressore
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
37
Q

Cosa intende Le Boterf quando parla di “risorse”?

A

Con “risorse”, Le Boterf intende sia risorse all’interno del soggetto (conoscenze teoriche, conoscenze ambientali, conoscenze procedurali, abilità operative, abilità relazionali, capacità cognitive) che reti di risorse esterne al soggetto.
Queste risorse vanno mobilitate, integrate e trasferite per arrivare alla performance.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
38
Q

***Secondo Le Boterf, la competenza è il risultato dinamico di:

A

Secondo Le Boterf la competenza è il risultato dinamico di: saper agire, che presuppone il saper mobilitare, trasferire e integrare le risorse adeguate; voler agire, che riguarda la motivazione del soggetto ad esprimere la competenza; poter agire, che si riferisce al contesto e alle situazioni che rendono possibile l’espressione della competenza.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
39
Q

Riguardo alla parte sommersa del modello dell’iceberg, che cosa rappresentano i tratti?

A

I tratti sono le caratteristiche fisiche e reazioni costanti a situazioni o informazioni;

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
40
Q

L’alfabeto teorico della pedagogia: nell’ambito dell’oggetto della pedagogia, parla dei tempi della formazione

A

Lo sviluppo accompagna le diverse età dell’uomo, e attraversa, senza gerarchizzare, l’infanzia, la giovinezza, l’età adulta e l’età anziana. Studi dimostrano che il cervello è e sempre assetato di apprendimento; questo determina la messa in crisi della concezione adultocentrica e considera l’istruzione la formazione e l’educazione le principali risorse per sviluppare e mantenere l’efficienza cognitiva ed emotiva.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
41
Q

L’alfabeto teorico della pedagogia: nell’ambito dell’oggetto della pedagogia, parla dei soggetti della formazione

A

Uomini e donne nelle diverse età della vita, in tutti i contesti, con le loro differenze: di genere (legate alla specificità dell’esser uomo e dell’esser donna); individuali (biologiche e psicologiche), sociali (che possono creare disuguaglianze); etniche, linguistiche e culturali (risorse di inestimabile valore che andrebbero rispettate, difese e valorizzate).

42
Q

Cosa si intende con interdipendenza positiva?

A

Termine che deriva dagli studi dei fratelli Johnson nell’ambito dell’apprendimento cooperativo)
Si intende la necessità e percezione dei membri di dipendere sia dal gruppo per il proprio successo, sia dal singolo per il successo del gruppo.
La valorizzazione di ciascun membro è determinante nel raggiungimento dell’impresa comune.

43
Q

Parla dell’approccio biografico (alternativamente posta come: autobiografia formativa come tecnica formativa e riflessiva)

A

Attraverso l’approccio biografico, si scava nella vita delle persone. Questo strumento permette una sintesi tra l’approccio idiografico, che considera la soggettività nel racconto, e l’approccio nomotetico, che permette di generalizzare il significato di ciò che si è compreso. Consente agli educatori di conoscere le continuità o al contrario le fratture nelle storie delle persone

44
Q

Cosa s’intende all’interno del concetto di cura con il termine “passività attiva”?

A

Avere cura dell’altro significa modellare la propria presenza in modo da non essere intrusivi. Questo consiste nel facilitare l’altro con discrezione, lasciando all’altro il tempo di essere, il tempo di cui ha bisogno per rispondere all’appello di esistere.

45
Q

Parla del sistema formativo integrato

A

È un modello che mira all’integrazione, alla collaborazione e al dialogo tra i diversi spazi educativi presenti in un determinato territorio (scuola, famiglia, istituzioni culturali). L’obiettivo è realizzare una proposta formativa unica basata su un linguaggio comune, con particolare attenzione a porre il soggetto al centro.
***
È un modello utopico, teorizzato nel 1974 da Franco Frabboni, di integrazione e collaborazione tra tutti gli spazi educativi presenti in un determinato territorio, allo scopo di attuare una proposta formativa unica, che mette al centro la persona, basata sulla specificità che ogni istituzione ha da offrire.

46
Q

In cosa consiste la tecnica del decentramento cognitivo?

A

È la capacità di spostare il proprio punto di vista da una prospettiva egocentrica a una più ampia, considerando le diverse prospettive degli altri. Favorisce l’interazione con altre identità senza rinunciare alla propria. È un approccio che riconosce e valorizza le differenze e promuove la convivenza, la democrazia e la solidarietà.

47
Q

Nel memorandum sull’istruzione e la formazione permanente del 2000, come viene definito l’apprendimento informale, formale e non formale?

A
  • Apprendimento formale: che si svolge negli istituti di istruzione di formazione e porta l’ottenimento di diplomi e di qualifiche riconosciute;
  • Apprendimento non formale: si svolge al di fuori delle strutture d’istruzione e di formazione e non porta a certificati ufficiali. Avviene sul luogo di lavoro, in associazioni, od organizzazioni.
  • Apprendimento informale: corollario della vita quotidiana; non è necessariamente intenzionale e può pertanto non essere riconosciuto, a volte dallo stesso interessato
48
Q

(MORTARI) Parla della dimensione del dono e delle sue caratteristiche.

A

La più alta forma di cura è donare il tempo in quanto significa donare l’essenziale, perchè la vita è tempo. Questo agire nulla chiede in cambio: può accadere che qualcosa si riceva, ma non perchè l’altro diventa intenzionalmente donatore che ricambia. Chi agisce in modo donativo offre situazioni esperienziali in cui l’altro possa trovare il proprio benessere.

49
Q

Riguardo alla pratica dell’aver cura, tratta la differenza tra occuparsi e preoccuparsi.

A

Chi si occupa di qualcuno o qualcosa, sta svolgendo la pratica di cura senza mettersi in gioco sul piano soggettivo. E’ un agire neutro, un fare cose così come viene chiesto e così come è stato stabilito. L’altro in qeusto caso è trattato come un oggetto.
Preoccuparsi, è un prendersi a cuore l’altro che entra nei tuoi pensieri e questo comporta un forte investimento sia sul piano del pensiero, sia sul piano emotivo.

50
Q

L’alfabeto teorico della pedagogia: nell’ambito dell’oggetto della pedagogia, parla dei luoghi della formazione

A

L’apprendimento avviene in diversi contesti differenziati, ognuno con un ruolo specifico e una funzione originale: la famiglia, la scuola, le istituzioni e le associazioni culturali e del tempo libero (vere e proprie “aule didattiche decentrate), il territorio non prossimo (l’ambiente lavorativo), il sistema dei media culturali (cinema, radio, social network).
****
La formazione investe trasversalmente molteplici luoghi dove si realizzano i processi di alfabetizzazione e socializzazione: la famiglia, la scuola, le istituzioni del tempo libero, e il sistema dei media culturali. Idealmente, i luoghi della formazione dovrebbero operare in modo integrato, secondo il sistema formativo integrato, ideato da Frabboni.

51
Q

MORTARI: Perché la cura è svalorizzata?

A

La pratica della cura è stata spesso svalutata perché il termine stesso “cura” è associato, se non identificato, con l’universo femminile e il femminile è stato a lungo soggetto a una pesante svalorizzazione.
**
La pratica della cura è stata spesso svalutata perché a lungo associata alle donne, che erano viste come emotive ed irrazionali, (al contrario della loro controparte maschile). Ciò a contribuito alla svalutazione delle attività viste come “femminili”, insieme alla non adeguata retribuzione che accompagna i ruoli di cura.

52
Q

SANTERINI 6: in cosa consiste la Philosophy for Children?

A

Nata negli anni ‘70 da una sperimentazione di M. Lipman, la Philosophy for Children (P4C) è un movimento educativo che promuove il pensiero critico e la riflessione soprattutto attraverso il dialogo. L’aula diventa un laboratorio nel quale ricercare la verità attraverso la dimensione della relazione in cui i bambini imparano ad analizzare i problemi, esprimersi e rispettare le opinioni degli altri.

53
Q

SANTERINI 6: Quali qualità vengono promosse dalla narrazione?

A

La narrazione è un elemento fondamentale nella trasmissione della cultura, nella costruzione dell’identità personale e nell’educazione, ci aiuta a dare significato alle esperienze, a capire il mondo che ci circonda, a creare relazioni significative, a sviluppare una sensibilità etica e la capacità di assumersi la responsabilità delle proprie scelte e azioni.

54
Q

SANTERINI 6: Esponi la metafora della casita (resilienza)

A

La metafora della “casita” di Vanistendael illustra la costruzione della resilienza come un processo a diversi livelli: le fondamenta rappresentano i bisogni materiali di base; il pavimento è la rete di contatti formali e informali; il piano terra rappresenta la capacità di trovare un significato agli eventi della vita; il primo piano presenta diverse stanze: autostima, abilità personali e sociali, senso dell’umorismo; il sottotetto rappresenta l’apertura al nuovo e la capacità di credere nel superamento della sofferenza e nella bellezza.

55
Q

SANTERINI 6: cos’è la resilienza? Quali sono i fattori di rischio e di protezione per lo sviluppo della resilienza?

A

La resilienza è la capacità di affrontare e superare un evento traumatico e ripartire dalla difficoltà.

I fattori di rischio:
- Situazione familiare precaria
- Fattori sociali e ambientali
- Problemi cronici di salute del bambino
- Minacce vitali (guerra, catastrofi naturali)

I fattori di protezione:
- capacità e disposizioni individuali;
- sostegno e coesione familiare e sociale;
- sistemi esterni di supporto.

56
Q

Qual è l’essenza della cura? (Con “essenza della cura” intendiamo gli indicatori empirici dell’aver cura, in cui si sa trovare la giusta misura del rapporto con l’altro.) (Alternativamente: quali sono le diverse forme che assume la pratica della cura)

A

RIREDICO EMPATASCO PARI COTECAVER
RI-RE-DICO EMP-AT-ASCO * PA-RI-COTEC-AVER

RIcettività: capacità di fare posto all’altro, ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti. È necessario avere dentro di sé uno spazio vuoto che permetta l’ascolto dell’altro

REsponsività: saper rispondere adeguatamente agli appelli dell’altro, comporta una presenza attiva e vigile che permette di vedere ciò che è necessario per il bene-esistere dell’altro

DIsponibilità COgnitiva ed emotiva: la capacità di essere disponibili sia a livello emotivo che cognitivo

EMPatia: permette di sentire la realtà dell’altro come componente essenziale per orientarci alla cura.

ATtenzione: dedicare tempo alla comprensione del suo modo di essere, delle sue necessità e dei suoi desideri. È necessaria un’attenzione sensibile affinchè nulla del suo vissuto vada perduto

ASCOlto: dedicare tempo all’ascolto, quando l’altro è in condizione di raccontarsi, è essenziale nella pratica di cura. Solo ascoltando l’altro, si può comprendere come l’altro dia senso e interpreti lesue esperienze

PAssività attiva: è necessario modulare la propria presenza in modo da non essere intrusivi, che faciliti l’altro con discrezione. Significa saper lasciare all’altro il tempo di essere, il tempo di cui ha bisogno per rispondere all’appello di esistere.

RIflessività: è necessaria perchè i casi che ci troviamo ad affrontare, pur potendo essere analoghi ad altri, sono sempre unici e singolari perchè uniche e singolari sono le persone. Questo induce a non poter individuare una regola generale.

SEntire nella cura

COmpetenza TECnica: la cura prevede specifiche tecniche senza le quali non si potrebbe attuare la pratica di cura

AVER cura di sé

57
Q

In base a cosa è analizzabile la pratica dell’aver cura?

A

1 - L’oggetto a cui si dirige: chi riceve la cura.

2 - La direzione e lo scopo che la muove.
Autentica, si conserva l’altro nella sua essenza;
Inautentica, struttura la relazione di cura nel controllare e nel manipolare

3 - L’atteggiamento relazionale che la sostiene.
Occuparsi: procurare cose necessarie a conservare, riparare, senza un investimento personale, come una serie di mansioni da svolgere. È un agire neutro; Preoccuparsi: è un prendersi a cuore l’altro che entra nei tuoi pensieri, richiede un maggior investimento a livello del pensiero ed emotivo.

4 - La ragione generativa della responsabilità di cura.
Cure: azioni orientate a ripristinare lo stato di salute, porre rimedio, riparare;
Care: azioni volte a monitorare, proteggere, dedicare attenzione, avere considerazione

5 - La qualità della relazione.
Simmetrica: la responsabilità è distribuita nella diade relazionale, c’è reciprocità di cura;
Asimmetrica: la responsabilità è assunta da uno dei soggetti. Non c’è reciprocità di cura intenzionale.

6 - Il riconoscimento di cui necessita. Gratuita, chi pratica l’attività di cura agisce secondo il principio dell’agape (amore immenso è disinteressato) inteso come senso di responsabilità per gli altri;
Retribuita: lavoro retribuito agito all’interno di organizzazioni

58
Q

Cos’è la cura? Che caratteristiche ha?

A

La cura è pratica, un’attività:
-che implica precise disposizioni e mira a precise finalità
-la cui caratteristica è quella di soddisfare i bisogni degli altri
-che richiede investimento di tempo e di energia
-orientata all’altro e a ciò che all’altro procura beneficio
-necessaria per coltivare ogni aspetto della vita umana, sia materiale che immateriale.

59
Q

Secondo Freire, insegnare esige…? Descrivi tutti i punti

A

Secondo Freire, insegnare esige:
1. rigore sistemico: quando si vuole conoscere un determinato oggetto bisogna avvicinarsi adesso con rigore sistemico ciò significa che la conoscenza non deve essere superficiale bensì l’approccio è un approccio critico riflessivo;
2. continua ricerca e formazione: la conoscenza nel concetto dell’autore non è statica, ma dinamica, in continuo mutamento, in continua trasformazione, in continua evoluzione. L’autore distingue due tipi di curiosità: la curiosità ingenua e la curiosità critica: per curiosità ingenua intende quel sapere che deriva dalla semplice esperienza; la curiosità critica porta ad un sapere basato su processi sistematicamente rigorosi ed è il superamento della curiosità ingenua e l’insegnante deve portarne rispetto.

  1. rispetto nei confronti dei saperi degli educanti
  2. estetica ed etica, ovvero moralità e purezza
  3. che si dia l’esempio mettendo in pratica quanto si dice
  4. rischio, accettazione del nuovo, rifiuto di qualsiasi discriminazione: Produrre conoscenza può ribaltare conoscenze apprese nel passato; si corre questo rischio e bisogna assumersene la responsabilità; assumendosene la responsabilità si accetta il nuovo. Un altro concetto fondamentale dell’autore è il rifiuto verso qualsiasi forma di discriminazione: qualsiasi pregiudizio di razza di classe o di genere
  5. riflessione critica sulla pratica
    Per far evolvere il pensiero ingenuo in pensiero critico è necessario riflettere sulla pratica
  6. riconoscimento e assunzione dell’identità culturale
    Uno dei compiti più importanti della pratica critico-educativa è favorire le condizioni in cui gli educanti possano fare esperienze profonde elevando (assumendo) se stessi a soggetti. Ciò è incompatibile con la concezione di addestramento pragmatico di chi si ritiene padrone della verità e del sapere complesso.
60
Q

Cosa sai dirmi della fine della relazione educativa? Cosa si intende quando si dice che essa è il paradosso della relazione educativa?

A

La fine della relazione educativa è un paradosso in quanto la relazione stessa nasce per concludersi. La fine di questa relazione rappresenta un nuovo inizio per l’educando, in cui è chiamato ad agire in autonomia.

61
Q

Cosa significa perseguire la prossimità e abitare la distanza?

A

Nella relazione educativa per perseguire la prossimità bisogna raggiungere l’altro; allo stesso tempo la giusta distanza permette di riflettere, progettare e riprogettare, e consente di vivere quel tempo dilatato necessario a noi e all’altro.
**
Perseguire la prossimità significa saper pensare all’educando, stare-con l’educando, dedicandogli tempo e continuità. Ciò comporta la rinuncia a indossare la maschera del ruolo.

Abitare la distanza significa essere consapevoli dell’asimmetria di ruolo tra l’educatore e l’educando, che si divide nella responsabilità della relazione, che è affidata all’educatore, e la direzionalità della reazione, che va verso l’autonomia dell’educando.
La distanza rende possibile una visione progettuale, riflessiva, ed empatica.

62
Q

Cosa vuol dire che l’educatore è “un mediatore di due mondi”?

A

Significa che è colui che media tra il mondo del sapere autorevole, professionale, e il mondo del sapere comune, quotidiano, e fa ciò attraverso un linguaggio semplice, e comprensibile, ma non banale, in grado di trasmettere conoscenze specifiche all’educando o alla famiglia.

63
Q

Cosa vuol dire che l’educazione è un “sistema di sistemi”?

A

Nel momento in cui l’educatore e educando entrano in relazione, entrano in contatto i due sistemi differenti a cui appartengono (storia familiare, sociale, relazionale, economico…), e questi due sistemi si condizionano e trasformano a loro volta. Nel momento in cui intervengo con una persona, non sto agendo soltanto sulla persona ma su tutto il sistema a cui questa persona afferisce (reti, relazioni, contesti).

64
Q

Cosa vuol dire “Lavorare secondo il paradigma della complessità”?

A

Ragionare secondo il paradigma della complessità significa porre attenzione non a un unico fattore, ma ai vari livelli della realtà, alle molteplici logiche dei contesti, ai diversi piani su cui si snodano le situazioni. La forma mentis della complessità è legata alla capacità di trarre sapere dall’esperienza e all’esercizio della riflessività.

65
Q

Cosa vuol dire che “i caratteri di indefinitezza sono propri del lavoro educativo e ne connotano la specificità”?

A

Il fatto educativo è di per sé indeterminabile, ovvero non possiamo controllare tutte le variabili. Ciò non significa cedere all’improvvisazione, significa tenere sotto controllo le variabili dove è possibile, essere consapevoli degli imprevisti e sapervi rispondere in maniera flessibile.

66
Q

La capacità di educare dell’educatore professionale è naturale o deriva da un’intensa opera di professionalizzazione?
(Alternativamente, qual è la differenza tra educazione tecnicistica e carismatica?)

A

La figura dell’educatore prevede una sintesi importante di queste due dimensioni: empatia, relazione (educatore caldo, genitoriale, empatico, coinvolto, intuitivo); aspetto tecnico (educatore freddo, tecnicista, distaccato, riproducibile in serie)

67
Q

Che cos’è la supervisione?

A

Per supervisione si intende il rapporto con qualcuno che, per esperienze e competenza, può esprimere un parere su un’esperienza nella quale il richiedente è impegnato.
Il supervisore deve avere una necessaria posizione di distacco dall’esperienza che deve valutare.
**
Per supervisione si intende il rapporto con qualcuno che, per esperienze e competenza, può esprimere un parere su un’esperienza nella quale il richiedente è impegnato.
Il supervisore deve avere una necessaria posizione di distacco dall’esperienza che deve valutare, quindi essere una persona esterna al contesto, che può assumere un punto di vista nuovo.

68
Q

Cosa sono il setting istituito e il ***setting istituente ?

A

Il setting istituito non ha bisogno di essere costruito, perché è predefinito, implicito. Deriva dalla relazione che all’interno di quel contesto si ha almeno tra due persone: Il profano si rivolge all’esperto in quanto possiede le competenze necessarie per il caso richiesto.
Il setting istituente, ovvero che si deve istituire, creare e organizzare con precisione nel dettaglio. quello che troviamo in educazione, non è prestabilito, viene realizzato ed è modificabile. Sulle dimensioni dinamiche di tempo, spazio, e regole condivise si va a basare: il progetto educativo, il servizio, e la cultura organizzativa.
****
Il setting istituito si trova in ambiti in cui il setting non ha bisogno di essere costruito, perché è predefinito, implicito. Il profano si rivolge all’esperto assumendo di non avere le competenze necessarie al caso, e assumendo che invece l’esperto le abbia.

Il setting istituente, quello che troviamo in educazione, non è prestabilito, viene realizzato ed è modificabile. Sulle dimensioni dinamiche di tempo, spazio, e regole condivise si va a basare: il progetto educativo, del servizio, e la cultura organizzativa.

69
Q

Cos’è il setting?

A

Una struttura organizzata degli spazi, dei tempi, delle regole e relazioni condivisi da due o più persone. Su queste dimensioni si basa la progettualità e l’organizzazione del servizio, il progetto educativo, le regole di interazione e contratto comunicativo e la cultura organizzativa

70
Q

Quali sono le fasi del Role Playing?

A

Riscaldamento = il leader crea l’atmosfera e invita il partecipante ad entrare nel ruolo
2. Gioco/esecuzione = generalmente il leader e gli altri membri osservano in silenzio lo svolgimento dell’attività
3. Raffreddamento = tempo necessario per riguadagnare un clima meno teso
4. Analisi e interpretazione = lavoro di analisi fatto dal gruppo nel modo più oggettivo possibile

71
Q

Quali sono le funzioni del Role Playing?

A

1- Addestramento = per preparare la persona ad un particolare compito o una mansione
2- Selezione= per valutare le capacità di reazione e di azione delle persone da selezionare
3- Animazione = per facilitare l’apprendimento di contenuti disciplinari
4- Formazione = simulazioni in cui sperimentare possibili strategie da mettere in atto

72
Q

Che cos’è il role playing?

A

Il Role Playing (letteralmente: gioco di ruolo) deriva dalla tecnica dello psicodramma, ideata da Moreno, e consiste nel rappresentare ruoli e situazioni specifiche in cui i protagonisti provano ad agire. Questo approccio permette di sperimentare in prima persona determinate dinamiche sociali e acquisire nuove competenze.

73
Q

Quali sono i prerequisiti per lo sviluppo di competenza collettiva?

A

1- Interdipendenza positiva: La necessità/percezione all’interno di un gruppo:
-del singolo, di dipendere per il proprio successo dal gruppo,
-del gruppo, di dipendere per il proprio successo dal singolo.
2- Engagement: il livello di coinvolgimento dei membri al gruppo
3- Competenze individuali: che si alimentano della competenza collettiva, che a sua volta si nutre delle competenze individuali.
4- Obbiettivi comuni

74
Q

Quali sono le caratteristiche fondanti della competenza collettiva?

A
  • Esistenza di un’immagine operativa comune: ovvero la negoziazione di significati comuni tra i membri del gruppo.
  • Esistenza di un codice linguistico comune
  • Saper cooperare, coprodurre, co-agire: Ciò non significa escludere a priori tensioni e conflitti.
  • Saper apprendere dall’esperienza: sia dai fallimenti che dai successi
  • Sapersi pensare in quanto gruppo
  • Sviluppo della formazione reciproca: i membri del gruppo sono formatori uno dell’altro
75
Q

Come si definisce la competenza collettiva?

A

La competenza collettiva è una rete di competenze che si realizza nella cooperazione tra persone che sanno interagire (in cui ogni soggetto ha bisogno del contributo degli altri per perseguire uno scopo comune), e che genera apprendimenti e riflessioni comuni sull’esperienza e sugli esiti dei progetti.

76
Q

Qual è la differenza tra conoscenze, abilità e competenze?

A

Le conoscenze indicano le informazioni relative a un settore di studio o lavoro, acquisite attraverso l’apprendimento. Le abilità indicano la capacità di applicare conoscenze cognitive e pratiche per portare a termine compiti. La competenza è la comprovata capacità di applicare abilità e conoscenze all’interno di un contesto.

77
Q

Quali sono le caratteristiche delle competenze?

A
  1. dinamicità: la competenza si sviluppa continuamente
  2. multidimensionalità: la competenza comprende e integra più risorse;
  3. riflessività: riflettere sull’azione, quando accade, per pianificarla e quando si è conclusa.
  4. contestualizzazione: scenario in cui la competenza viene agita
  5. trasferibilità: applicare la competenza ad una nuova situazione
78
Q

Cosa si intende dire quando si dice che “la competenza è un processo”? (modello Le Boterf)

A

Si intende che la competenza:
- si esplica nella relazione del soggetto e la “situazione sfidante” nel contesto.
- coinvolge processi: emozionali, cognitivi, motivazionali, interpretativi
- non è uno stato, una conoscenza posseduta, e non risiede nelle risorse (conoscenze, capacità) da mobilitare, ma nella mobilitazione stessa di queste risorse.

79
Q

Parla del MODELLO ICEBERG delle competenze: (Spencer & Spencer)

A

Spencer e Spencer, attraverso la metafora dell’iceberg, definiscono la competenza come una caratteristica intrinseca dell’individuo distinguendo:
- La parte emersa, rappresenta skill (abilità fisiche e mentali) e conoscenze. È possibile percepire ed intervenire direttamente sulla parte emersa.
- La parte sommersa: rappresenta motivazioni, tratti (caratteristiche e reazioni stabili a situazioni), immagine di sé. È la parte più consistente, che noi non vediamo e sulla quale è difficile intervenire direttamente.

80
Q

Esistono due grandi modelli delle competenze: quali? Chi sono i loro maggiori esponenti?

A

Sono stati teorizzati due tipi di modelli: modello individuale in cui la competenza è considerata una caratteristica intrinseca all’individuo (McClelland, Boyatzis, Spencer & Spencer); modello relazionale e contestuale in cui la competenza è considerata un processo dinamico all’interno del percorso di vita (Le Boterf)

81
Q

Spiega il termine “competenza” nel suo doppio significato, cooperativo e antagonista

A

La competenza presenta un carattere relazionale al cui interno racchiude una doppia dinamica: la dinamica cooperativa, ovvero il bisogno dell’altro affinché attraverso l’emulazione si possa diventare più competenti; la dinamica antagonista ossia nel processo di emulazione risiede la volontà di superare il maestro.

82
Q

Elenca le key competences for lifelong learning (2018)

(⚠–> simbolo per indicare quelle presentate a lezione)

A

1.Competenza alfabetica funzionale
2.Competenza multilinguistica
3.Competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria
4.Competenza digitale ⚠
5.Competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare ⚠
6.Competenza in materia di cittadinanza

7.Competenza imprenditoriale ⚠
8.Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali

83
Q

Quali sono i benefici dell’apprendimento intergenerazionale?

A

-Costituisce elemento integrante del processo di lifelong learning, tagliando trasversalmente l’intero processo di apprendimento nel percorso di vita.
-Può supportare lo sviluppo dell’autostima, soddisfazione di vita, partecipazione sociale.
-Introduce aspetti di apprendimento informale, all’interno di sistemi formali.
-Promuove culture e tradizioni in un’ottica di scambio e di mutuo apprendimento.

84
Q

Cosa sono i progetti per l’apprendimento intergenerazionale?

A

programmi originati negli anni 70 per la promozione dell’apprendimento e la crescita sociale, che prevede l’interazione di diverse generazioni con:
-l’intenzionalità di mettere insieme più generazioni per raggiungere determinati obbiettivi;
-reciproco vantaggio: tutte le generazioni coinvolte beneficiano;

85
Q

Definisci il lifewide learning ed il lifedeep learning

A

-Lifewide learning riguarda la dimensione spaziale dell’apprendimento e di come avvenga in un’ampia varietà di contesti e non è necessariamente intenzionale (l’intenzionalità può avvenire successivamente, con la riflessione).
-Lifedeep learning: riguarda la dimensione della profondità dell’apprendimento che si occupa anche dei valori e delle qualità più profonde della vita.

86
Q

Definisci il lifelong learning

A

Concezione dell’apprendimento che lo considera come un continuo percorso lungo l’intera vita. Studi dimostrano che non smettiamo mai di imparare.
Questa concezione prevede momenti di criticità, in cui le abilità che possediamo non sono più sufficienti. In questi casi è necessario mettersi in discussione ed intraprendere una nuova formazione.

87
Q

Cosa si intende con “apprendimento nel percorso di vita”? (Alternativamente: Secondo l’UNESCO, l’educazione alla cittadinanza globale si basa su tre domini dell’apprendimento. Quali?)

A

Il cambio di concezione a “percorso di vita” prevede tre dimensioni: lifelong learnig descrive l’apprendimento come un percorso che dura per l’intero corso della vita dell’individuo; lifewide learning evidenzia come l’apprendimento avvenga in un’ampia varietà di contesti e non sempre è intenzionale; lifedeep learning definisce un tipo di apprendimento in senso profondo, che tratta dimensioni etico-valoriali.

88
Q

Cosa si intende con “apprendimento nell’arco di vita”?

A

Questa concezione considera l’apprendimento come un arco, ovvero un percorso che inizia in salita con la scuola e raggiunge l’apice con la fine degli studi. Il passaggio all’età adulta si esplica nel raggiungimento di obiettivi socialmente definiti (l’acquisizione di un lavoro stabile, la creazione di una famiglia e l’acquisto di una casa) e rappresenta il declino della curva.

89
Q

Elenca le categorie formali dell’alfabeto prassico della pedagogia

A
  1. Trinomio di: Educazione-istruzione-formazione
  2. Sviluppo
  3. Interesse
  4. Gioco
  5. Diversità
  6. Autonomia
  7. Creatività
  8. Corporeità
  9. Affettività
  10. Socialità
90
Q

Elenca le categorie formali dell’alfabeto teorico della pedagogia

A
  1. L’oggetto,
  2. il linguaggio,
  3. la logica ermeneutica,
  4. il dispositivo investigativo,
  5. il principio euristico,
  6. il paradigma di legittimazione
91
Q

L’alfabeto teorico della pedagogia: parla della logica ermeneutica della pedagogia

A

La logica ermeneutica della pedagogia si riferisce al modello teoria-prassi-teoria, secondo cui ogni aspetto della pedagogia si articola a partire da una base teorica, rivolta alla prassi, la quale a sua volta, mettendo in atto le teorie, ne ridefinisce i termini. Ne consegue che teoria e prassi si susseguono in un rapporto a spirale senza fine.

92
Q

L’alfabeto teorico della pedagogia: parla del linguaggio della pedagogia

A

La pedagogia ricorre ad una molteplicità di linguaggi derivanti anche dalle altre scienze la cui riorganizzazione in senso originale e contestualizzata, la rende funzionale alle diverse esigenze educative. I diversi linguaggi sono:
-Linguaggio analitico-descrittivo
-Linguaggio narrativo
-Linguaggio retorico-persuasivo:
-Linguaggio della quotidianità e del senso comune
-Linguaggio dell’analogia e della metafora:

93
Q

L’alfabeto teorico della pedagogia: parla dell’oggetto della pedagogia

A

La pedagogia ha per oggetto la formazione dell’uomo e della donna nella loro contestualizzazione storica, culturale e sociale; si interessa ai soggetti della formazione (con le loro differenze di genere, culturali e di collocazione sociale), ai tempi (infanzia, giovinezza, età adulta e vecchiaia), ai luoghi (famiglia, scuola, strutture culturali e del tempo libero).

94
Q

Fantasmi dell’educatore: il formatore

A

Quando si trova davanti a persone che hanno una forma considerata inadeguata o imperfetta, egli assume il compito di sostituirla con una forma “buona” o “ideale”.

95
Q

Fantasmi dell’educatore: il terapeuta

A

In alcune situazioni “anormali”, alcuni educatori sono spinti a guarire l’altro, a restaurarlo, in modo da permettergli una vita normale. Il fatto è che non si guarisce mai, alcune ferite non sono rimarginabili. Si passa da un’esperienza ad un’altra, ci si destruttura e ci si ristruttura.

96
Q

Fantasmi dell’educatore: il maieuta

A

In questo caso si tratta di far nascere, di favorire uno sviluppo, una maturazione, di permettere l’attualizzazione di potenzialità inibite o represse.

97
Q

Fantasmi dell’educatore: l’interpretante

A

Si esprime nella volontà di interpretare tutto, di spiegare tutto, di trovare cause e ragioni di ogni comportamento.

98
Q

Fantasmi dell’educatore: il militante

A

Questo fantasma induce a credere che sia possibile agevolare e anzi pilotare le trasformazioni. Si tratta di incoraggiare persone e gruppi a prendere coscienza della loro alienazione e di combatterla attraverso azioni collettive, per diventare sempre più padroni del proprio destino

99
Q

Fantasmi dell’educatore: il riparatore

A

Il formatore si trasforma in buon samaritano che condivide le angosce della gente a cui si dedica e ritiene di doversene far carico perché la vede priva di tutto. Si sacrifica per gli altri, non risparmia tempo, fatica e si fa coinvolgere, anzi si immerge nel suo lavoro che gli sembra una vera e propria missione. Il suo lavoro è quello di soccorrere gli altri. L’azione preventiva e di aiuto però, priva le persone aiutate della loro autonomia.

100
Q

Fantasmi dell’educatore: il trasgressore

A

promuove un atteggiamento provocatorio verso le istituzioni che vanno quindi messe a nudo nei suoi aspetti costrittivi; questo permette la sparizione di ogni tabù, proibizione e regola sociale.

101
Q

Fantasmi dell’educatore: il distruttore

A

Un formatore che agisce in questo senso, agisce ad un livello essenzialmente inconscio e si esprime nell’ instaurare un tipo di interazione interpersonale che tende a favorire un conflitto affettivo nell’altro.