IL TEMA E LA STRUTTURA Flashcards

1
Q

Cosa domanda Menone a Socrate all’inizio dell’opera?

A

Se la virtù sia insegnabile e esercitabile o innata

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Q

Come risponde Socrate alla domanda iniziale di Menone?

A

Socrate, professandosi ignorante, afferma di non sapere cosa sia la virtù, e quindi che per prima cosa bisogna definire essa prima di capire come si trasmette

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3
Q

Come procede il primo tentativo di Menone di definire la virtù?

A

Menone, seguendo Gorgia, afferma che la virtù dell’uomo è l’abilità politica, quella della donna l’abilità domestica ecc…
Socrate risponde che questo non è definire, ma dare esempi, e che bisogna trovare l’essenza che le accomuna tutte

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4
Q

Come procede il secondo tentativo di Menone di definire la virtù?

A

Menone allora definisce la virtù come. “Essere capaci di comandare agli uomini”. Nonstante sia migliore della prima, non è comunque abbastanza, perché non sufficientemente comprensiva: infatti esclude la virtù dallo schiavo e dal giovane. socrate aggiunge anche che casomai potrà essere virtù il “comandare agli uomini con giustizia”. Menone allora aggiunge che la giustizia, proprio come la magnanimità e la fortezza, è una virtù, ma Socrate interviene ricordando che stanno cercando l’essenza della virtù, e incita a usare solo termini il cui significato sia stato adeguatamente stabilito per definire l’essenza della virtù.

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5
Q

Come procede il terzo tentativo di Menone di definire la virtù?

A

Menone riprova a definire la virtù come “desiderare le cose belle e essere capaci di ottenerle”. Socrate, poiché il bello coincide con il buono, aggiusta la definizione in “desiderare il bene e procurarselo”, per poi essere aggiustata nuovamente da Menone, siccome chi desidera il male lo fa per ignoranza e quindi nessuno è migliore dell’altro, in “saper ottenere le cosa buone nel modo giusto”. Socrate però fa notare che neanche questa va bene, poiché definisce la virtù con una cosa derivata dalla virtù (la giustizia), sfociando così in un ragionamento tautologico. Menone allora ammette di non saper continuare

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6
Q

Prima di proseguire con la ricerca dell’essenza della virtù, cosa dicono Menone e Socrate a proposito della conoscenza?

A

Menone, riprendendo Gorgia, afferma che se veramente non si sa nulla, allora è inutile ricercare la virtù, poiché anche se la si trovasse, non si saprebbe se essa sia ciò che effettivamente si stava cercando. Socrate allora controbatte con la teoria dell’anamnesi, che viene dimostrata in 2 modi:
1. Viene dedotta dalla metempsicosi pitagorica
2. Socrate fa risolvere allo schiavo di Menone (giovane e ignorante) un problema usando il teorema di pitagora

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7
Q

Cosa dicono Socrate e Menone a proposito dell’insegnabilità della virtù?

A

Dopo l’”esperimento maieutico”, Menone si chiede come la virtù si produca nell’uomo. Socrate propone un procedimento “per ipotesi”:
1. “Supposto che la virtù sia una proprietà dell’anima, come dovrà essere perché sia insegnabile?”, essa dovra essere scienza, poiché è un bene, e come tutti i beni è accompagnata dalla ragione (che stabilisce se una cosa sia bene o meno). Se così è, allora i virtuosi saranno tali per educazione
2. Socrate però non crede esistano maestri di virtù

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8
Q

Che ruolo ha la figura di Anito nella trama del Menone?

A

Anito, messosi ad ascoltare la conversazione, viene interrogato da Socrate riguardo se ci siano (e chi siano) i maestri di virtù, Socrate fa anche notare che nessuno si professa maestro di virtù se non i sofisti. Anito risponde criticando i sofisti e dicendo che qualsiasi onesto ateniese è un maestro di virtù, che gli è stata tramandata da generazioni. Socrate però risponde che neppure i migliori ateniesi hanno dimostrato di essere maestri di virtù: Temistocle, Aristide, Tucidide e Pericle infatti, non resero virtuosi né i loro figli né i cittadini ateniesi. Anito se ne va scandalizzato e mormora una minaccia, che probabilmente allude al processo di Socrate.

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9
Q

Come viene concluso il dialogo?

A

Socrate afferma che non esistono maestri di virtù, e che alle cose buone oltre che la scienza può condurre anche la “retta opinione” che a differenza della scienza è instabile, e che è dono divino

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